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S
in alute
DOSSIER menopausa
La terapia ormonale sostitutiva:
una grande risorsa
Quando gli estrogeni non vengono più prodotti dall’organismo è possibile fare ricorso ai farmaci per minimizzare i disturbi della menopausa e soprattutto per contrastare il rischio di osteoporosi e di patologie
circolatorie.
info
➔ LA PAROLA
ALLA SCIENZA
A proposito del rischio di
tumore al seno dovuto alla
terapia ormonale sostitutiva, presso l’Istituto Europeo
di Oncologia (diretto dal
Prof. Veronesi) è in corso
una ricerca sul ruolo protettivo di un farmaco, il Tamoxifen , che si sta dimostrando capace di difendere
efficacemente la mammella
dal potenziale effetto cancerogeno degli estrogeni.
Secondo Veronesi, dopo la
conferma definitiva della
sua efficacia in questo senso il Tamoxifen andrebbe
regolarmente aggiunto alla
terapia sostitutiva che, da
quel momento in poi, sarebbe “al di fuori di ogni sospetto”.
L
a svolta più importante nel trattamento dei problemi della menopausa risale al 1928, quando fu introdotto in commercio il primo prodotto a base di
estrogeni. Da allora, la terapia estrogenica è stata
progressivamente perfezionata, fino a raggiungere i
livelli odierni di sicurezza e di efficacia, che la rendono consigliabile per la grande maggioranza delle donne.Ciononostante, in Italia soltanto l’8,4% delle donne in postmenopausa assume questa terapia. La ragione consiste probabilmente
in parte nell’ignoranza dei vantaggi che derivano dalla terapia sostitutiva e in parte nel timore degli effetti collaterali e,
soprattutto, dell’aumento del rischio di cancro di cui si è
tanto parlato negli anni scorsi.
Consideriamo innanzitutto i vantaggi della somministrazione di estrogeni. Ripristinando il livello di questi ormoni nel
sangue si riduce del 30-40% il rischio di osteoporosi e si
esercita un’azione preventiva contro le malattie cardiovascolari; inoltre si contrastano efficacemente le vampate e le alterazioni atrofiche dei tessuti cutanei, vulvari, vaginali e vescicali, eliminando i sintomi a carico di questi organi.Il beneficio in termini di qualità di vita (anche nella sfera sessuale e psicologica) sono importanti e indiscutibili.
Il rischio di cancro all’utero viene decisamente contrastato
somministrando, insiema agli estrogeni, anche gli ormoni
progestinici, secondo lo schema terapeutico “combinato”.
Per quanto riguarda il cancro al seno, alcuni studi hanno
evidenziato un lieve aumento del rischio dopo 5 anni di terapia sostitutiva; tuttavia, poiché le donne che assumono
questa terapia si sottopongono regolarmente a controlli clinici, non si è riscontrato alcun aumento della mortalità per
questo tipo di tumore. A proposito di tumori, poi, va ricordato che secondo alcune ricerche la terapia sostitutiva riduce addirittura del 30-40% il rischio di cancro del colon. Per
quanto riguarda la via di somministrazione, quella in pillole
è senza dubbio la più usata.Gli estrogeni presi per bocca aumentano la produzione da parte del fegato delle lipoproteine
che esercitano un effetto protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari. Ovuli e creme a base di estrogeni vengono applicati direttamente in vagina per contrastare l’atrofia;
il loro uso deve però essere accompagnato dall’assunzione
di progestinici per evitare il rischio di tumore all’utero. I cerotti , che vengono applicati sull’addome o sui glutei, rilasciano una quantità costante di estrogeni, ma possono risultare scomodi o antiestetici.I gel da applicare sulla cute sono
efficaci ma richiedono un certo impegno perché devono essere applicati ogni giorno in quantità costanti. Il loro vantaggio consiste nel fatto che gli estrogeni assorbiti attraverso la
pelle entrano subito in circolo e non vengono metabolizzati
dal fegato: per questo motivo se ne possono usare dosaggi
inferiori. Altre vie di somministrazione della terapia sostitutiva, come la via sottolinguale o endonasale, non presentano
particolari vantaggi rispetto agli altri metodi. La scelta della
via di somministrazione deve comunque essere concordata
dal ginecologo con l’interessata, in modo da salvaguardare
tanto gli aspetti clinici quanto la preferenza soggettiva: un
metodo sgradito sarà infatti inevitabilmente abbandonato
dopo breve tempo.
© A. RUGGIERI
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