Inquinamento atmosferico: aspetti medici e buone pratiche sanitarie per la difesa della salute Dott.ssa Edda Enzo S.C. Pneumotisiologia ULSS 2 Feltre Nel 2013 la IARC ha inserito l’inquinamento atmosferico tra le sostanze cancerogene, vi è dimostrazione di causalità sia per il tumore del polmone che della vescica. L’inquinamento dell’aria causa milioni di morti premature a livello mondiale ogni anno 2012 OMS: 7 milioni. Più della metà di queste morti avvengono nei Paesi in via di sviluppo. In molte città, i livelli medi annuali di PM10 eccedono i 70 µg/m³. La riduzione in base alle indicazioni dell'OMS a 20 µg/m³ ridurrebbe le morti del 15%. Nell'Unione Europea le PM2.5 danno una riduzione dell'aspettativa di vita di circa 8 mesi. Ogni aumento nella media annuale di PM10 di 10 µg/m³, e di PM2.5 di 5 µg/m³ corrisponde a un aumento del rischio di attacchi cardiaci del 12% e 13% rispettivamente. Vale anche per livelli inferiori ai limiti fissati dall’UE (40 µg/m³ per PM10, 25 per PM2.5). Correlazione tra esposizione acuta a PM da traffico e infarto miocardico acuto. La mortalità cardiovascolare aumenta circa dello 0.5–2% ogni aumento di PM 10–20 µg/m3. Le PM10 danno i maggiori effetti a breve termine, come riacutizzazione bronchitica, asma, alterazioni della frequenza cardiaca, mentre le PM2.5 sono responsabili degli effetti globalmente più severi e cronici (neoplasie, aterosclerosi). Mortalità e PM2.5 FISIOPATOLOGIA DEI DANNI DA INQUINAMENTO Meccanismi di difesa naturali Respirazione nasale tranquilla: le ciglia nasali catturano le polveri grossolane. La mucosa nasale adsorbe il 98% anidride solforosa inalata. Respirazione orale durante esercizio fisico: aumentano il volume di aria scambiato e la quantità di aria che attraversa la bocca. Respirare in modo rapido e superficiale favorisce la deposizione delle particelle nelle vie aeree di maggior calibro, mentre respiri lenti e profondi le fanno depositare in periferia. Pertanto chi presenta ostruzione nasale e a esercizio fisico in zone inquinate inala più inquinanti solubili ed è esposto ad un rischio maggiore di danni respiratori. La liberazione dalle particelle depositate nelle vie aeree centrali avviene grazie alla cosidetta clearance mucociliare e alla tosse. Clearance mucociliare Le PM2.5 depositate negli alveoli vengono distrutte o captate dai macrofagi alveolari che: - - risalgono le vie aeree tramite l'ascensore mucociliare attraversano la parete dell'alveolo e passano nei tessuti. Le PM0.1 attraversano gli alveoli e vengono assorbite dal torrente ematico, dove possono proseguire la propria attività. I meccanismi di difesa sono strettamente correlati al danno causato dagli inquinanti… LE SPECIE REATTIVE DELL’O2 (ROS) Sono prodotti sia dalle reazioni chimiche degli inquinanti sia nella risposta infiammatoria. Sono in grado - di uccidere le cellule - di attivare geni antiossidanti - di ossidare direttamente il DNA. Ozono, ossidi di azoto e PM sono potenti ossidanti che producono ROS - ossidano direttamente lipidi e proteine - causano una cascata infiammatoria con successivo stress ossidativo: l'infiammazione causata da queste sostanze richiama nei tessuti i globuli bianchi deputati alla difesa dell'organismo, che sono in grado in grado essi stessi di produrre ROS. STRESS OSSIDATIVO Uno stress ossidativo lieve viene contrastato efficacemente dai meccanismi di difesa antiossidanti e detossificanti ma quando diviene eccessivo o se le difese sono insufficienti si innesca un processo sbilanciato verso l'infiammazione e danno cellulare che si autoalimenta. PROTEASI E ANTIPROTEASI A livello respiratorio la risposta infiammatoria determina la produzione cellulare di sostanze dette proteasi che hanno il compito di distruggere elementi dannosi ma anche la capacità di danneggiare i tessuti. Questo abitualmente non avviene perché le antiproteasi ne modulano l’azione. Le PM inibiscono la produzione e l’efficacia delle antiproteasi. La reazione chimica dell'ozono nello strato mucociliare produce sostanze in grado di dare broncospasmo nei soggetti asmatici. Gli IPA presenti sulle PM2.5 possono impedire la morte programmata cellulare con prolungata risposta infiammatoria dopo l’esposizione. Effetti dell’inquinamento sul sistema cardiovascolare Aritmie Riduzione della contrattilità delle cellule cardiache Riduzione del flusso coronarico Danno endoteliale con aterosclerosi Alterazioni della coagulazione. Prevenzione delle neoplasie Smettere di fumare prima dei 50 aa dimezza il rischio di tumore del polmone nei successivi 15 aa. Una dieta ricca di frutta e verdura riduce il rischio di tumore del polmone. La somministrazione di integratori vitaminici in fumatori o ex fumatori non riduce il rischio, anzi il beta carotene lo aumenta. Attività fisica regolare, controllo del peso. Bere molta acqua (carcinoma vescicale) Prevenzione delle malattie respiratorie Mantenere una buona qualità dell'aria domestica: ventilare regolarmente l'abitazione (non nei giorni di maggiore inquinamento), attenzione ai prodotti industriali utilizzati per la pulizia, profumazione dell'aria, vernici, solventi. Sostituire la stufa a legna con una più efficiente, controllare il buon funzionamento della caldaia e i filtri del condizionatore. Utilizzare aspirapolvere con filtro HEPA Prevenzione delle malattie cardiovascolari Dimostrata nell'animale ma non nell'uomo l'efficacia degli antiossidanti nel prevenire i danni cardiovascolari da inquinamento. Farmaci ampiamente utilizzati come le statine agiscono come antinfiammatori e sembra che riducano lo stress ossidativo dopo esposizione a PM in pazienti con riserve antiossidanti ridotte. È ipotizzabile che aspirina e betabloccanti abbiano un effetto protettivo. Data la diffusione di questi farmaci è possibile che già una gran parte della popolazione sia protetta, ma attualmente non lo sappiamo, come non sappiamo se coloro che non assumono questi farmaci effettivamente siano più esposti. Quindi la logica suggerisce di intervenire correttamente con i farmaci che abbiamo a disposizione in base alle loro indicazioni, e di proteggere dall'esposizione all'inquinamento le persone più a rischio. L'utilizzo di maschere protettive contro le PM può essere utile a ridurre lo stress ossidativo, non dimostrata la prevenzione dell'IMA. In ambito professionale l’utilizzo è di competenza del medico del lavoro.