Ti spiego perché sarebbe meglio non
trovassi lavoro.
Da almeno una decina di anni non svolgo più attività di orientamento scolastico nelle scuole.
Nel periodo che precede l’iscrizione dei nuovi alunni negli Istituti superiori e nelle Facoltà Universitarie, i
Presidi hanno usanza di invitare presso le loro sedi testimonial per sessioni di orientamento scolastico.
Le volte che solo o in compagnia di colleghi ho avuto il piacere di essere invitato ad indirizzare giovani
studenti a preferire un percorso formativo meglio che un altro sulla base di quelle che potevano essere le
informazioni di uno che come me svolge in mestiere di Head Hunter, si è verificato un puntuale problema:
ho sbagliato le previsioni.
Per l’esattezza l’ultima volta che mi è stato domandato quale fosse la figura professionale o il settore che il
mercato del lavoro richiedesse maggiormente non esitai a rispondere “quello informatico”, specificando
come se non bastasse che internet e telecomunicazioni sarebbero stati i due settori trainanti che
avrebbero offerto le maggiori opportunità lavorative. Era il 2005.
Un quinquennio dopo, in realtà le mie previsioni si rivelarono abbastanza azzeccate, ma probabilmente
proprio a causa della grandissima espansione del mercato predetto ( e della conseguente offerta ) gli
informatici divennero una delle principali figure a dominare le classifiche dei disoccupati. O al limite a dover
prendere partita Iva per poter guadagnare qualcosina.
Per tale motivo decisi di lasciare ad altri l’onere, ed il peso di queste figuracce.
Ovvio anche per un bambino capire che presagire quale figura professionale andrà per la maggiore tra 3-5
anni e farlo sulla base di dati odierni è praticamente impossibile considerando la velocità con la quale il
mercato si evolve radicalmente.
Nel frattempo maturai però una risposta-tipo da tenere nel taschino e da sfoderare in occasione di
qualche intervista dove a freddo mi fosse stata rivolta appunto la domanda trabocchetto “Quale sarà la
figura professionale….bla bla bla”.
La risposta suonava più o meno come quelle che si sentono girare da qualche tempo ovvero “Punta su ciò
che ti piace fare e persegui le tue passioni, il successo arriverà, ecc ecc”.
Credo che questa affermazione cominci a sentirsi così spesso proprio perché gli opinion leader hanno
capito che non era possibile darne un’altra, e questa salva capra e cavoli.
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Ti spiego perché sarebbe meglio non trovassi lavoro.
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In realtà questo fatto mi instillò un tarlo che mi portò a ragionare a fondo, molto più a fondo, su quali
fossero le caratteristiche eterne di un posto di lavoro ideale.
Ovviamente il ragionamento partì da un’analisi interiore del mio percorso personale.
Mi resi conto immediatamente che la vera esperienza di crescita, quella che mi ha plasmato non solo come
professionista ma anche e soprattutto come uomo, fu quella maturata a decorrere dal 1991 quando dopo
neanche un decennio condiviso prima con mamma FIAT e poi con la multinazionale tedesca Freudemberg
mi misi in proprio e persi definitivamente il mio posto di lavoro.
In sostanza mentre scrivo questo post sto realizzando di essere senza un posto di lavoro da ben 25 anni
benché mi senta occupato, azzarderei addirittura occupatissimo.
Da sempre mi definisco una persona appagata e realizzata professionalmente e sempre di più mi appare
chiaro che la ragione della mia realizzazione professionale sia proprio la mancanza del posto di lavoro.
Siccome però a te che mi stai leggendo serve un qualcosa di forte, vorrei coniare una definizione che
renda l’idea, qualcosa del tipo:
Se vuoi crescere professionalmente e come uomo la cosa peggiore che ti può
capitare è trovare un posto di lavoro.
© MASSIMO ROSA
Per rincarare la dose azzarderei addirittura affermare che sia nel caso in cui tu sia un giovane in cerca di
occupazione sia che tu sia un senior con necessità impellenti di trovarne uno nuovo, trovare un posto di
lavoro non solo è limitante ma è insensato.
- Un posto di lavoro è insensato sotto l’aspetto ECONOMICO
- Un posto di lavoro è insensato sotto l’aspetto PROFESSIONALE
- Un posto di lavoro è insensato sotto l’aspetto UMANO.
A questo punto è chiaro che i soldatini addomesticati sfornati dagli Atenei ed i sostenitori della certezza del
posto fisso a tutti i costi avranno già i capelli dritti o avranno abbandonato la lettura.
Poco importa. Per i fedelissimi rimasti vorrei tentare di scendere un pò più in profondità.
Un posto di lavoro è insensato sotto l’aspetto ECONOMICO
La caratteristica di maggiore attrattività di un posto di lavoro è la sicurezza. Su questa falsa certezza si sono
immolate milioni di persone ed oggi ne pagano le conseguenze.
Sfatato ormai da tempo questo concetto abbiamo verificato che la certezza rincorsa dai nostri padri è
svanita. La velocità con la quale si evolve e cambia il mondo del lavoro a causa anche dell’instabilità
economica generale non mette nessun settore al riparo dal subire tagli occupazionali
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Parafrasando una pubblicità di pneumatici che recita: “La sicurezza senza controllo è nulla”
è facile capire che tu non hai nessun controllo sul tuo reddito, quindi è difficile parlare di sicurezza o posto
di lavoro sicuro quando a disattivare il tuo reddito è un altro con la semplice frase “sei licenziato”..
Quelle posizioni lavorative definite da sempre “sicure e certe” (vedi Istituti Bancari o multinazionali) hanno
dimostrato essere fra le più colpite da tagli e licenziamenti.
Per evitare di farmi confondere con la schiera di quelli di “Mettiti in proprio e fai soldi facili con questo
sistema…” voglio evitare di cadere in banalità che altrimenti puoi reperire senza troppa difficoltà in rete o
su qualche giornaletto di franchising.
La realtà è che se guardiamo la cosa dal punto di vista economico avere un posto di lavoro non è
certamente conveniente.
Lasciando stare per un attimo il discorso delle false certezze sulle quali ti potresti fare male e costruire una
trappola mortale come ad esempio accendere un mutuo sulla casa o effettuare investimenti passivi al
prezzo di farti ingabbiare vita natural durante, parliamo di soldi.
L’impostazione di come viene retribuito il lavoro dipendente è stupida.
Tu lavori un tot in cambio ricevi un tot. Quasi sempre a prescindere dalla qualità di quanto produci ma
soprattutto con il limite che più di tanto non puoi lavorare e quindi la tua illusione di ricchezza svanirà
quando capirai che anche se ti ammazzi di lavoro il tuo guadagno è limitato.
Esiste in realtà una eccezione, ovvero i miei Candidati Rockstar. Loro sovente non sono legati alle ore
lavorate, hanno stipendi a 6 cifre e spesso li integrano con sostanziosi premi e bonus al raggiungimento
dei risultati. Chi sono i Candidati Rockstar ? Leggiti Sei un Candidato RockStar o uno "degli altri"?
In buona sostanza se sei alla ricerca di un posto di lavoro per una mera questione economica, sia che si
tratti di sostentare la tua famiglia sia che tu voglia andartene di casa, esistono sistemi migliori e meno
limitanti di guadagnare un reddito.
Per i metodi di guadagno ti invito a sfoderare le tue doti di web searcher…
Ovvio ma non troppo ricordarti che le persone ricche rifuggono il sistema lavoro-un-tot-mi-paghi-un-tot,
ma si fanno retribuire per il “valore” di ciò che producono, siano essi professionisti, dipendenti o
imprenditori.
Un posto di lavoro è insensato sotto l’aspetto PROFESSIONALE
Quando conducevo colloqui a giovani laureati una delle risposte più frequenti alla classica domanda
“Perché si è candidato per questa posizione?” era “Perché entrare in Piripacchi Spa mi consentirebbe di
accrescere le mie competenze e crescere professionalmente…”.
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Ambire ad un posto di lavoro presso un’azienda che ti consenta un percorso formativo e una crescita
continua è certamente logico e ragionevole. Purtroppo anche questo concetto comincia a fare acqua.
Svolgendo una mansione in particolare si acquisisce esperienza verticale in quella specifica operatività, non
in altro.
Diventare bravo a svolgere una mansione, diciamo anche "il più bravo in assoluto", non ti consente di
crescere professionalmente. Ti rende solo più bravo in "quella mansione".
Di contro ci sono professionalità che si possono benissimo integrare in diverse tipologie di aziende senza
grossi adattamenti, ad esempio le figure amministrative, ma comunque necessiteranno di aggiustamenti e
rifiniture a livello di competenze e saper fare.
Mio padre, oggi in pensione, per oltre 40 anni svolse la mansione di fresatore. Lo face con passione e
dedizione, era il migliore, glielo riconoscevano tutti. Un giorno gli fu affiancato un ragazzo di 22 anni
diplomato alle scuole tecniche e fu adibito ad una strana macchina definita CNC, era l’automazione di
quello che lui faceva così bene manualmente da 40 anni, fresa a controllo numerico.
Di colpo il suo valore professionale precipitò a zero. Beatamente pensionato può guardare a
quell’avvenimento con serenità ma ciò non cancella il fatto che la sua formazione verticale su una sola
operatività rischiò di essere il suo disastro.
Competenze laterali o complementari generalmente non si acquisiscono durante la normale formazione
aziendale e ciò rischia di intrappolarti all’interno di un ruolo che ha valore solamente sin che esiste.
Un posto di lavoro è insensato sotto l’aspetto UMANO
Per me questo è l’aspetto che il posto di lavoro limita maggiormente.
Per definizione il posto di lavoro implica lo status di “dipendenza”, i lavoratori con contratto sono infatti
denominati “lavoratori dipendenti”.
Questo basta a definire quanta limitazione di libertà ci sia in una posizione del genere.
Oltre che per l’aspetto economico si è “dipendenti” da terzi per una miriade di altri aspetti e la cosa non è
mi pare tutto positiva.
Dipendere dalle ore lavorate per ottenere un reddito è già di per se una enorme limitazione, se poi ci
aggiungiamo che tale reddito dipende a sua volta da una terza parte (l’azienda) che in qualunque
momento potrebbe decidere di interromperlo, viene da domandarsi se tale limitazione di libertà possa
essere sostenuta a lungo.
In realtà la stragrande maggioranza delle persone sembra trovare questa cosa non solo normale ma
assolutamente accettabile o addirittura la miglior soluzione alla quale ambire per guadagnarsi da vivere.
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Non ricordo esattamente le sensazioni prodotte dal lavoro dipendente (sono trascorsi troppi anni da
quando lo fui anch’io) ma passo in azienda una discreta percentuale del mio tempo ed ho modo di
percepire come esterno le sensazioni di diversi luoghi di lavoro, dalla piccola azienda padronale sino alla
multinazionale iper strutturata e la cosa che colpisce è quanto a dispetto di incentivare la diversità, la
creatività e i talenti personali, si cerchi di "incasellare" i caratteri in più o meno rigide griglie di regole e
regolamenti interni.
Norme Iso, procedure e diagrammi di flusso, obbligano le persone ad operare senza poter interpretare il
loro ruolo.
L'azienda vuole avere il controllo, vuole la “tranquillità” di sapere che le cose che i loro "dipendenti" faranno
saranno come avevano stabilito e quindi non ci saranno sorprese.
Questo uccide ogni possibilità di spirali evolutive. Aziende particolarmente ispirate (leggi Google e soci)
lasciano liberi i loro di pendenti di lavorare su progetti che si sentono più vicini e spesso li incentivano a
cambiare ruolo e mansione....a giudicare dalla crescita non solo dei loro titoli in borsa ci sarà da imparare
qualcosa o no??!.
Tutto ciò determina frustrazione e malcontento, i dipendenti sono spesso astiosi e ipercritici nei confronti
della propria azienda, si scatenano guerre per la tutela dello status quo che a volte consiste nel poter
continuare a parcheggiare l’auto in una determinata zone del cortile interno ....
Ancora una volta i miei Candidati Rockstar fanno eccezione e sono esentati da tutto ciò, i loro incarichi
prevedono la possibilità di apportare migliorie, anzi lo richiedono espressamente, possono e devono
essere flessibili, adattabili, lungimiranti e tutto ciò stride con la posizione del dipendente tipo che abbiamo
appena visto.
Ma davvero hai ancora voglia di cercare un posto di lavoro?
Credo che la mia vita cominciò ad andare nel verso giusto proprio quando decisi di abbandonare i mio
posto di lavoro, e grazie a ciò mi costrinsi ad acquisire conoscenze e competenze che altrimenti mai avrei
sognato di ricevere. Imparare a "dipendere da se stessi” per quanto riguarda il sostentamento economico è
una capacità che chiunque dovrebbe acquisire.
Uno dei motivi della drammaticità di questa crisi consiste proprio nel fatto che milioni di persone si sono
ritrovare sul marciapiede dopo aver perso il posto di lavoro senza possedere la conoscenza e competenza
per potersi sostentare autonomamente poiché state allevate dal sistema con la modalità "dipendente".
Esattamente come avviene quando si libera un animale domestico che per anni è stato abituato a ricevere
cibo e cure e a dipendere da altri; dopo una breve agonia muore.
Seguo con passione lo sviluppo di carriera di quanti mi contattano scrivendomi che hanno perso il lavoro e
riscontro troppo spesso come le loro storie coincidano.
Allo shock iniziale segue solitamente un periodo di iperattività nel quale l'ex "dipendente" invia Curriculum
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Vitae e contatta chiunque lo possa riciclare in questa fase è possibile cadere in braccio a qualche outplacer
o career coach che prendono in carico la sua disperazione... 3-6 mesi dopo ed ovviamente nulla di
risolutivo scatta il pensiero "punto su me stesso" e si cade nella rete di qualche società di franchising o
peggio multilevel marketing che dilapidano la liquidazione o peggio lo fanno indebitare.
Non fraintendermi, sia il franchising che il network marketing sono attività di tutto rispetto che possono
dare enormi soddisfazioni economiche ma richiedono preparazioni e talenti che solitamente un
"dipendente", proprio per quanto ti ho detto prima, non possiede.
In buona sostanza la forza di chi è abituato a procacciarsi il cibo quotidianamente a prescindere dalle
condizioni del mercato o da quelle meteorologiche risiede nella capacità di sopravvivere a qualunque
evenienza utilizzando lo strumento del "dipendere da se stesso".
Spesso la sera a casa durante la cena con mia moglie discutiamo dello sciagurato momento economico e
delle plumbee prospettive che ci attendono ma anziché preoccuparci e deprimerci concludiamo il discorso
sorridendo nella certezza che qualunque cosa ci riservi il futuro siamo fortunati perché abbiamo imparato
a sopravvivere autonomamente e non vediamo l'ora che cominci un'altra giornata di lavoro.
Fortunatamente io non ho un posto di lavoro!
Siate RockStar! (mai "dipendenti" da altri)
Massimo Rosa
L'autore:
Massimo Rosa head hunter cuneese da oltre 25 anni elabora ed innova sistemi applicati in scala
all’ambito delle Risorse Umane e della Ricerca e Selezione del Personale.
E' l'ideatore del primo modello di "Job Shop" d'Italia aperto nel 1991, trasformato e sviluppatosi
nelle attuali agenzie per il lavoro.
Scelto dalla produzione di Sky per interpretare se stesso nella prima edizione di The Apprentice
con Flavio Briatore, è spesso ospite o commentatore delle principali testate televisive e
giornalistiche nazionali.
Autore di testi tematici fra i quali "Il Manuale per Esperti nella Selezione del Personale", "Ricerca e
Selezione del personale. Strumenti e tecniche", "Curriculum Guerrilla - 100 modi non
convenzionali per Trovare Lavoro", "Le frasi che fanno bene al business", collabora come
opinionista per i maggiori quotidiani economici.
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