III Domenica del T.O. Anno B
25 gennaio 2015
“ Prendere o lasciare!”
Dal Vangelo secondo Mc 1, 14-20
II Mt 4, 12-17; II Lc 4, 14-15
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando Rm 1,1; Dn 7,22
il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; Mt 3, 2+; 8,10+
convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di II Mt 4, 18-22; II Lc 5, 1-11
Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù
disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E
subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo
fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò.
Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e
andarono dietro a lui.
Finalmente, Marco. I brani del Vangelo del tempo di Natale e i successivi testi di Giovanni sull'Agnello
di Dio indicato dal Battista ai suoi discepoli come presente nel mondo, cedono ora il passo alla lettura
continuata (a parte l'interruzione della Quaresima) del Vangelo di Marco; un vangelo essenziale,
scarno, quasi freddo nella sua essenzialità, riflesso di una predicazione ancestrale, degli inizi,
probabilmente riconducibile all'apostolo Pietro, che costituisce la base su cui si è costruita la teologia
dei Vangeli sinottici prima e della tradizione giovannea molto più tardi. Non a caso, Marco è
considerato "la fonte" da cui ogni evangelista ha attinto per dire "qualcosa di suo" su Gesù di
Nazareth.
Ma non per la sua evidente essenzialità si può certo affermare che il Vangelo di Marco sia povero,
scialbo, senza una grande teologia rispetto a quanto le opere neotestamentarie a lui successive
riescono ad elaborare. Marco pare scrivere il suo Vangelo come preso dalla necessità di rispondere a
due domande: chi è questo Gesù di Nazareth, figlio di Giuseppe il falegname? E perché ha voluto sin
dall'inizio essere un Messia "nascosto" che non si proclama al mondo in maniera evidente? La risposta
alla seconda domanda ci aiuta a dare una spiegazione anche alla prima.
In effetti, il Gesù che traspare dal Vangelo di Marco è un Gesù che rifiuta la notorietà: quando, a più
riprese, vedendo il suo potere di compiere miracoli, la folla acclama Gesù come Messia e Salvatore,
egli rifiuta questi bagni di folla e si ritira in solitudine. E quando i demoni da lui stesso scacciati lo
rivelano nella sua vera identità di Figlio di Dio e di Messia, egli ingiunge loro di non parlare. È quindi un
Gesù che agisce "in chiaroscuro": da una parte compie stupendi prodigi che rivelano all'uditore tutta
la sua potenza e la sua gloria, dall'altra rifiuta ogni acclamazione e investitura ufficiale prima di essere
accettato nella sua rivelazione finale, quella della Croce.
Allora, giustamente si può definire il Vangelo di Marco come un cammino che si trova ad affrontare
due vette, una messa davanti all'altra, da conquistare necessariamente entrambe per comprendere
appieno il progetto di Dio sull'umanità.
La prima "vetta" viene conquistata intorno al capitolo 8, quando Pietro riconosce con una storica
professione di fede che Gesù è il Messia; la seconda vetta comporta un cammino più complesso, che
passa attraverso la ricerca della "via" alla perfezione, attraverso tre differenti annunci di morte sua e
dell'umanità, e soprattutto attraverso la sequela dei passi di Cristo che - come delle orme - marcano
pure il nostro passo. Tra l'altro, la seconda vetta coincide veramente con la cima di un monte, il
Calvario, sul quale Marco mette in bocca le parole che professano Gesù Figlio di Dio non a un devoto
israelita, ma a un pagano romano, il centurione, che nonostante la sua formazione classica fatta di un
Olimpo di immortalità, ma anche cinica e scettica di fronte alle manifestazioni del sacro, tipica di quel
determinato periodo della storia di Roma, riconosce e proclama Gesù come "vero Figlio di Dio" a
motivo della sua morte in croce. È perciò sulla croce che il Gesù di Marco ci rivela chi egli è
veramente: l'annuncio della Resurrezione (importante, ma stranamente quasi secondario, per Marco)
diventa solo l'esplicitazione, la glorificazione della messianicità di Gesù Cristo.
Si tratta, quindi, di mettersi in viaggio per conquistare queste due vette, senza perdere tempo: occorre
mettersi in viaggio di buon mattino, come i migliori appassionati di montagna. È tempo di mettersi in
cammino, perché il giorno è ormai avanzato.
È proprio "il tempo", il protagonista di questo esordio di Marco nell'Anno Liturgico. Introdotto peraltro
dalla vicenda di Giona (che stabilisce, in nome di Dio, un tempo per la conversione degli abitanti di
Ninive) e dalle parole di Paolo, che nella lettera ai Corinti annuncia l'urgenza del tempo per vivere
questo mondo che passa, Marco dà a Gesù un tempo. "Dopo che Giovanni fu arrestato", Gesù inizia
la sua missione, dando già per "compiuto" il tempo del Regno di Dio, di fronte al quale non possiamo
più accampare scuse: occorre "convertirsi e credere al Vangelo". Chi temporeggia, chi sta a
guardare, chi vuole pensarci su ancora un attimo, chi non si sente ancora sicuro di fronte alla
proposta del Regno, è fuori tempo massimo: prendere o lasciare, il Regno non può attendere.
O segui Cristo senza riserve, lasciandoti affascinare dalla proposta accattivante del suo itinerario,
oppure resti lì a condurre la tua vita di sempre, rinchiuso nelle tue sicurezze, con la tua barca, con le
tue reti, con i tuoi affetti e le tue amicizie, senz'altro più rassicuranti da un punto di vista della stabilità e
delle certezze umane, ma decisamente poco aperti alla possibilità dell'incontro con lui, dell'incontro
che ti cambia la vita e che ti porterà a capire chi è questo Gesù che ti annuncia il Regno di Dio in
mezzo a noi.
Prendere o lasciare: il vangelo di Marco, nella sua essenzialità, ci offre un Gesù così, tutto d'un pezzo,
senza tentennamenti, poco dedito a dare spiegazioni e motivazioni, a volte pure oscuro e difficile da
comprendere, ma di certo - o forse proprio per questo - tremendamente affascinante. E in un periodo
critico come questo, di proposte affascinanti, appassionanti e accattivanti, ne abbiamo davvero
bisogno. Non perdiamo tempo, dunque: lasciamo subito le nostre reti e seguiamolo, abbiamo solo da
guadagnarci!
(omelia di Don Alberto Brignoli)
Quali sono le tue reti? A cosa chiedi la vita ? i tuoi “idoli”?
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