Omelia di don Ferruccio
V domenica del T.O.
Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo (5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il
sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato?
A null’ altro serve che ad essere gettato via e calpestato
dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una
città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna
per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché
faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché
vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro
Padre che è nei cieli.
Gesù dice
“Voi siete il sale della terra”
(Mt 5,13)
Ed è vivendo la sua Parola
che diventiamo “sale”.
Se leggiamo il Vangelo
solo per conoscere la Parola di Dio,
è ancora poco.
Non basta conoscere il Vangelo.
Occorre vivere il Vangelo.
Se il cristianesimo fosse solo propaganda di un messaggio,
avrebbe perso tutto il suo sapore.
Infatti, cosa sarebbe il messaggio di Gesù,
senza Gesù?
Cosa sarebbe la predicazione di Paolo,
senza la santità di Paolo?
O l’insegnamento di Francesco d’Assisi
senza l’eroismo cristiano di Francesco.
O quello di Madre Teresa di Calcutta,
senza la sua testimonianza d’amore verso i poveri?
Ecco una bella testimonianza di Vangelo vissuto:
“Avevo notato parecchie volte, alla Messa domenicale, una giovane e bella coppia
africana. Mi avevano colpito per la loro dignità di compostezza e attenzione.
Una domenica alla recita del Padre Nostro, mi venne un pensiero:
“Sì, siamo tutti figli dello stesso Padre e quindi fratelli,
ma dopo la Messa, ognuno se ne va a casa sua e ritorniamo estranei”.
Non potevo lasciare le cose così.
Al segno della pace, stendo la mia mano a quei due giovani,
col desiderio di rendermi veramente sorella.
Gesù ci ha detto: “Ero forestiero e mi avete accolto”.
Dunque, all’uscita, mi avvicino e mi presento a loro, chiedo da dove vengono.
Si chiamano Alex e Adeline e vengono dalla Nigeria. Alla fine, li invito a pranzo a
casa mia. Stupiti, ma contenti, accettano. Mi chiedono perché io abbia fatto questo
ed io racconto loro quello che mi era passato in cuore durante la Messa. Mi
dicono che ero la prima persona europea, che spontaneamente si rivolgeva a loro.
Anche in chiesa da tempo si mettevano in disparte, perché si erano accorti di non
essere ben visti.
Nasce subito fra noi un’amicizia fraterna e anch’io a mia volta vengo invitata a
pranzo da loro.
Rendo partecipe di questa
amicizia anche il nostro
parroco che li invita al gruppo
famiglie della parrocchia.
Di lì a poco mi confidano di
aspettare il loro primo bambino,
ma la gravidanza si presenta
subito difficile. Cerco di starle
vicino più che posso, pensando
anche a come, in questi
momenti, ogni donna si senta
sostenuta dalla propria madre
e, invitata da loro ad una festa
della comunità africana, dove il
Vescovo battezza parecchi
bambini nati nell’anno, mi offro
di far da madrina alla creatura
che nascerà.
Il 29 agosto nasce Alexia-Onyine
(che nella loro lingua significa
“dono di Dio”). Vado subito in
clinica. Nell’abbracciare Adeline la
sento veramente come mia figlia e
quando vedo la bimba per la prima
volta, mi commuovo come quando ho
visto per la prima volta mia nipote,
la figlia di mio figlio. Prima che
Adeline venga dimessa, mettiamo in
moto l’amore fraterno anche con
altre famiglie della comunità, così
procuriamo una carrozzina, un
passeggino, una culla e varie altre
cose utili.
Il giorno del battesimo si entra in processione, accompagnati da un canto africano ritmato dal
battito delle mani di tutta l’assemblea e al momento del rito il celebrante chiede ai genitori che
nome vogliono dare alla loro bambina ed essi rispondono: “Alexia-Onyine che nella nostra lingua
significa “dono di Dio”.
Allora il sacerdote solennemente annuncia:
“Alexia, la nostra comunità ti accoglie come dono di Dio”.
Io mi sento commossa e felice, pensando a come il piccolo gesto del saluto di pace in una Messa
abbia potuto coinvolgere il cuore di tutta una comunità.
Dice Gesù:
“Voi siete la luce del mondo”
(Mt. 5,14)
Anche noi proviamo allora,
in questa settimana,
ad essere luce,
mettendo un po’ più di amore
in tutto ciò che facciamo.
“O Dio nostro Padre donaci il vero spirito del Vangelo
perché, ardenti nella fede e instancabili nella carità,
diventiamo luce e sale della terra. Amen.
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Voi siete il sale della terra