L’EVOLUZIONE DELLE POLITICHE E
DELLA NORMATIVA SULLE PARI
OPPORTUNITA’ E SUL
MAINSTREAMING DI GENERE
Uno sguardo di sintesi a livello
europeo, nazionale e regionale
SIGNIFICATO DI ALCUNE
PAROLE SULLA PARITA’
•
Politiche di genere Creare il clima della parità;
•
Gender Mainstreaming Porre al centro di ogni azione di governo, a qualsiasi livello,
l’ottica di genere e le pari opportunità;
•
Gender Networking mettersi in rete, fare squadra, conoscersi, scambiarsi
informazioni, intraprendere iniziative comuni nella promozione e valorizzazione delle
donne e della presenza femminile. L ’attivazione di contatti e scambi con la più ampia
platea possibile di soggetti e la ricerca di dialogo con le donne;
•
Enpowerment Rafforzare il potere alle donne;
•
Celling glass Soffitto di vetro impossibilità per le donne di arrivare ai piani alti nei
posti di lavoro
Il focus europeo
L’impegno dell’UE nei confronti della parità tra i
sessi risale al 1957, momento in cui viene
sancito dal trattato costitutivo
In esso viene affermato che:
la Comunità Europea ha, tra gli altri, il compito di
promuovere la parità tra uomini e donne;
 ciascuno Stato membro deve assicurare l’applicazione
del principio della parità di trattamento/retribuzione
tra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso
femminile per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari
valore

Il focus europeo
Il Consiglio Europeo adotta misure volte a garantire
l’applicazione dei suddetti principi.
La normativa in materia di parità di trattamento
rientra nel corpus normativo che i paesi candidati
all’adesione sono tenuti a rispettare
Le Pari Opportunità nella normativa
europea





Trattato di Amsterdam 1997
Consiglio Europeo di Lussemburgo 1997
Consiglio Europeo di Lisbona 2000
Consiglio Europeo di Nizza 2000
Strategia Quadro Comunitaria per la
parità tra donne e uomini 2000
Il Trattato di Amsterdam - 1997
Art.2:
Art.3:
Parità tra donne e uomini
Eliminazione delle disuguaglianze e
promozione della parità tra donne e uomini
anche attraverso il mainstreaming di genere
Art.13: Provvedimenti opportuni (azioni positive)
per combattere le discriminazioni fondate sul
sesso, le origine etniche, la religione, ecc.
Art.118: Parità tra donne e uomini attraverso la
promozione delle pari opportunità sul mdl
Art.119: Assunzione di responsabilità da parte di
ciascuno Stato membro nell’applicazione del
principio di parità di retribuzione e di
trattamento adottando iniziative che ne
assicurino l’attuazione
Il Consiglio Europeo di Lussemburgo - 1997
Vengono proposti:



Una nuova strategia europea per l’occupazione
attraverso lo sviluppo di politiche attive del lavoro
volte a combattere la disoccupazione e ad
incrementare il tasso di attività.
Un ulteriore impulso alle politiche volte al
raggiungimento della coesione sociale.
L’adozione di uno strumento di programmazione
economica NAP (Piano Nazionale d’Azione per
l’occupazione).
Il Consiglio Europeo di Lisbona - 2000
Vengono individuati 4 obiettivi fondamentali da
sostenere e sviluppare:




Migliorare la capacità di inserimento professionale
Riservare più importanza all’istruzione e alla formazione
Aumentare l’occupazione nei settori dei servizi
Promuovere la parità di opportunità tra donne e uomini
sotto tutti gli aspetti
In occasione di questo Consiglio è stato fissato l’obiettivo
di aumentare il tasso di occupazione femminile dal valore
medio del 51% a più del 60% nel 2010
Il Consiglio Europeo di Nizza - 2000
Proclamazione, da parte del Consiglio, del parlamento e della
Commissione, della Carta dei diritti fondamentali
In essa il principio di Pari Opportunità viene affermato nel
Capo III Uguaglianza
Capo IV Solidarietà
Art.23 Parità tra uomini e donne
Art.33 Vita familiare e vita professionale
“…Il principio di parità non osta al
 Diritto alla tutela contro il
mantenimento o all’adozione di
licenziamento per maternità
misure che prevedono vantaggi
 Diritto al congedo di maternità
specifici a favore del sesso
retribuito
sottorappresentato.”
 Diritto al congedo parentale
La Strategia Quadro Comunitaria - 2000
Si intende valorizzare l’ampia gamma di attività comunitarie in
corso a favore della parità tra donne e uomini, garantirne la
coerenza generale, ottimizzandone l’efficienza rendendole
visibili all’interno e all’esterno della Commissione, cercando di
garantire un migliore controllo e divulgazione dei risultati
In essa tutte le iniziative comunitarie sulla parità tra donne e uomini
vengono collegate ad ambiti di intervento nei quali viene promossa:





la parità nella vita economica
la partecipazione e rappresentanza in condizioni di parità
la parità di accesso e il pieno godimento dei diritti sociali di
uomini e donne
la parità nella vita civile
l’evoluzione dei ruoli e il superamento degli stereotipi
Il mainstreaming di genere
1996 Risoluzione del Consiglio sull’integrazione della
parità di opportunità per le donne e gli uomini nei Fondi
Strutturali Europei
La Commissione adotta ufficialmente un approccio
caratterizzato da una maggiore e più sostanziale
attenzione alla tematica della parità in tutte le
politiche comunitarie
MAINSTREAMING DI GENERE
Il mainstreaming di genere
I cardini della strategia del mainstreaming di
genere vengono:



indicati nella Comunicazione della Commissione del 21
febbraio 1996 “Integrare la parità di opportunità tra le
donne e gli uomini nel complesso delle politiche e azioni
comunitarie”;
adottati dal Consiglio nella Risoluzione del 2 dicembre
1996 “Risoluzione sull’integrazione della parità di
opportunità per le donne e gli uomini nei Fondi
Strutturali”;
resi operativi e consolidati nella proposta di una
Strategia Quadro Comunitaria 2001-2005 (COM 2000
335 def)
Pari Opportunità e Fondi Strutturali
Rappresentano il principale strumento finanziario di cui
la Comunità dispone per promuovere la coesione
sociale, migliorare le prospettive occupazionali e
promuovere uno sviluppo sostenibile
Rappresentano un importante mezzo per la promozione
della parità tra uomini e donne
La nuova normativa sui Fondi Strutturali prevede la
necessità di dare maggiore peso alla parità tra i sessi
nelle varie fasi di programmazione, attuazione,
controllo e valutazione
Il Regolamento 1260/99 relativo ai Fondi
Strutturali (1)
IL REG. 1260/99
Dei 56 articoli che
lo compongono 10
riguardano le PO
“Nel perseguire la coesione economica
e sociale per il tramite dei Fondi
Strutturali, la Comunità contribuisce a
(…) la promozione della parità tra
uomini e donne”
I Fondi Strutturali sono destinati a
“contribuire ad eliminare le
ineguaglianze e a promuovere la
parità tra uomini e donne”
Rispetto alla precedente programmazione ciò che è nuovo
non è tanto il riconoscimento della parità, quanto lo STATUS
PIÙ FORTE che essa ha acquisito nella riconfigurazione del
quadro giuridico dei Fondi Strutturali
Il Regolamento 1260/99 relativo ai Fondi
Strutturali (2)
Esempi di articoli del Regolamento riguardanti le PO
Art.1:
la Comunità si impegna, nel perseguire gli Obiettivi
programmatici a promuovere la parità tra donne e uomini
Art.2:
la Commissione e gli Stati membri assicurano che l’azione
dei Fondi è coerente con le altre politiche e azioni
comunitarie tra cui quelle improntate alla parità tra donne e
uomini
Art.8:
si raccomanda che nell’individuare i partner a livello locale,
regionale o nazionale, gli Stati membri tengano conto
dell’esigenza di promuovere le pari opportunità
Art.35: si esplicita che i Comitati di Sorveglianza promuovono
un’equa partecipazione di donne e uomini
Art.36: si esplicita che possibilmente le statistiche utili al controllo
dell’andamento della programmazione siano ripartite per
sesso
I Principali fondi strutturali 2000-2006
•
F.S.E. Fondo Sociale Europeo
Finalità: sviluppare le conoscenze e le competenze professionali delle
risorse umane. Agevolare l’inserimento ed il reinserimento nel mondo del
lavoro o l’adeguamento professionale, attraverso attività di formazione ed
aiuti all’occupazione di giovani, adulti e svantaggiati.
•
F.E.R.S. Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
Finalità: favorire gli investimenti finalizzati a mantenere i posti di lavoro, gli
investimenti nelle infrastrutture, lo sviluppo locale e il sostegno alle piccole e
medie imprese, gli investimenti nell’ambiente, le azioni di ricerca e di
sviluppo per il sostegno delle attività economiche.
•
F.E.A.O.G. Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia
Finalità: riorganizzare le strutture agricole e di silvicoltura, compensare gli
svantaggi naturali del settore agricolo, sviluppare le attività complementari
per i lavoratori agricoli, sviluppare le zone rurali e conservare le risorse
naturali.
•
S.F.O.P. Strumento Finanziario di Orientamento per la Pesca
Finalità : contribuire all’equilibrio tra risorse e sfruttamento delle stesse,
incentivare la competitività delle strutture e lo sviluppo delle aziende di
settore, migliorare e valorizzare i prodotti della pesca e dell’acquicoltura.
Rassegna dei regolamenti 2007-2013
(1)
Gli articoli 158-162 del trattato che costituisce la Comunità europea stabilisce che
l’unione promuove uno sviluppo armonioso dell’insieme della Comunità
e rafforza la coesione economica e sociale riducendo il divario tra i livelli di sviluppo
delle regioni.
Per il periodo 2007-2013 gli strumenti preposti al raggiungimento di tali obiettivi
hanno la loro base legale in un pacchetto di cinque regolamenti adottati dal Consiglio
e dal Parlamento europeo nel luglio 2006:
1- Regolamento generale
2- Regolamento del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)
(Regolamento (CE) n. 1080/2006)
3- Regolamento del Fondo sociale europeo (FSE)
(Regolamento (CE) n. 1081/2006)
4- Regolamento del Fondo di coesione
(Regolamento (CE) n. 1084/2006)
5- Regolamento del relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale
(GECT) (Regolamento (CE) n. 1082/2006)
Rassegna dei regolamenti 2007-2013
Contenuto dei regolamenti
(2)
1- Il Regolamento generale definisce i principi, le regole e gli standard comuni
per l’attuazione dei tre strumenti di coesione: il Fondo europeo di sviluppo regionale
(FESR), il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo di coesione.
2- Il regolamento del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) sostiene
programmi in materia di sviluppo regionale, di cambiamento economico,
di potenziamento della competitività e di cooperazione territoriale su tutto il territorio
dell’UE.
3- Il Fondo sociale europeo (FSE) è attuato in linea con la strategia europea
per l’occupazione e si concentra su quattro ambiti chiave:
- accrescere l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese,
- migliorare l'accesso all'occupazione e alla partecipazione al mercato
del lavoro,
- rafforzare l’inclusione sociale combattendo la discriminazione
e agevolando l’accesso dei disabili al mercato del lavoro
- promuovere partenariati per la riforma nel campo dell'occupazione
e dell’inclusione.
Rassegna dei regolamenti 2007-2013
Contenuto dei regolamenti
(3)
4- Il Fondo di coesione contribuisce a interventi nei settori dell’ambiente
e delle reti di trasporti transeuropee.
Esso si attiva per Stati membri aventi un reddito nazionale lordo (RNL)
inferiore al 90% della media comunitaria,
5- Il quinto regolamento introduce un Gruppo europeo di cooperazione
territoriale (EGTC).
L’obiettivo di questo nuovo strumento legale è agevolare la cooperazione
transfrontaliera, transnazionale e/o interregionale tra le autorità regionali e locali.
Rassegna dei regolamenti 2007-2013
Obiettivi e strumenti
(4)
Nel periodo 2007-2013 il FESR, l’FSE e il Fondo di coesione contribuiscono
ai tre obiettivi:
1- Convergenza (FESR, FSE e Fondo di coesione): promuovere condizioni
che favoriscano la crescita e fattori che portino a una convergenza reale per gli
Stati membri e le regioni meno sviluppati.
2- Competitività regionale e occupazione (FESR, FSE): rafforzare
la competitività e l’attrattività delle regioni nonché l’occupazione a livello regionale
(programmi di sviluppo intesi ad aiutare le regioni ad anticipare e a promuovere il cambiamento
economico mediante l’innovazione e la promozione della società della conoscenza,
l’imprenditorialità, la protezione dell’ambiente e il miglioramento della loro accessibilità nonché
creazione di posti di lavoro più numerosi e migliori mediante iniziative di adattamento della forza
lavoro e di investimento nelle R.U.)
3- Cooperazione territoriale europea (FESR): rafforzare la cooperazione
transfrontaliera mediante iniziative congiunte a livello locale e regionale,
la cooperazione transnazionale volta a uno sviluppo territoriale integrato
e la cooperazione e lo scambio di esperienze a livello interregionale.
LE PARI OPPORTUNITA’ NEI FONDI
STRUTTURALI 2000-2006
Approccio duale
Attuazione di azioni trasversali a
tutti i programmi (gender
mainstreaming)
Potenziamento di azioni
specifiche a favore delle
donne (azioni positive)
Il modello VISPO
Valutazione di Impatto Strategico delle Pari Opportunità
Prevede la definizione di un modello specifico di valutazione dei
Programmi Operativi Regionali e Provinciali.
All’interno del più generale obiettivo del miglioramento delle Pari
Opportunità e della partecipazione di uomini e donne ad uno
sviluppo equilibrato, che fa da scenario all’intero modello, il VISPO
individua quattro obiettivi globali:
•
Migliorare le condizioni di vita al fine di rispondere meglio ai
bisogno delle donne
•
Migliorare l’accesso delle donne al mercato del lavoro e alla
formazione
•
Migliorare la condizione delle donne sul lavoro e redistribuire il
lavoro di cura
•
Promuovere la partecipazione delle donne alla creazione di attività
socio-economiche
Le azioni positive
Il termini compare in ambito europeo agli inizi degli
anni ’80 (Raccomandazione del Consiglio Europeo
del 1984) e indica lo strumento per combattere le
forme di discriminazione nei confronti delle
lavoratrici e favorire l’attuazione dei principi di
parità e pari opportunità tra uomini e donne
Tale Raccomandazione viene recepita a livello
nazionale nel 1991
LEGGE 10 APRILE 1991, N°125
La Legge n°125/1991
FINALITÀ
“… favorire l’occupazione femminile e … realizzare
l’uguaglianza sostanziale tra uomini e donne nel
lavoro, anche mediante l’adozione di misure,
denominate azioni positive
per le donne, al fine di rimuovere gli ostacoli che di
fatto impediscono la realizzazione di pari
opportunità.”
Strumento per combattere le discriminazioni
dirette ma soprattutto quelle indirette
Decreto Legislativo 196/2000
Con riferimento alle azioni positive in sostituzione del terzo
punto dell’art.6 della Legge 125/1991:
il Decreto Legislativo 196/2000 richiede che entro il 31
maggio di ogni anno il Comitato nazionale per l’attuazione del
principio di parità di trattamento e di uguaglianza di
opportunità tra lavoratori e lavoratrici elabori il programmaobiettivo con l’indicazione delle tipologie di progetti di azioni
positive finanziabili nell’anno, la tipologia dei soggetti
ammessi, i criteri di valutazione.
La Legge n°215/1992
FINALITÀ
“… promuovere l’uguaglianza sostanziale e la pari
opportunità per uomini e donne nell’attività
economica imprenditoriale.”
OBIETTIVI
•
Favorire la creazione e lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile,
anche in forma cooperativa
•
Promuovere la formazione imprenditoriale e la professionalità delle
imprenditrici
•
Agevolare l’accesso al credito per le imprese femminili
•
Favorire la qualificazione e la gestione delle imprese familiari da
parte di donne
•
Promuovere la presenza delle imprese femminili nei comparti
innovativi
La Legge n°215/1992
BENEFICIARI
•
Società cooperative e di persone con almeno il 60% di donne
•
Società di capitali con almeno i 2/3 delle quote al femminile e i cui
organi di amministrazione siano almeno per i 2/3 donne
•
Imprese individuali gestite da donne
•
Soggetti diversi che promuovano formazione, consulenza,
assistenza tecnica e manageriale in ambito imprenditoriale, che
coinvolgano almeno un 70% di donne
La normativa a tutela della maternità
•
Legge n.1204 del 30 dicembre 1971 (introduce elementi a favore
delle lavoratrici madri)
•
Legge n.903 del 9 dicembre 1977 (introduce elementi di parità di
trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro)
•
D.L. n.61 del 25 febbraio 2000 (riordino sulla normativa riferita al
lavoro a tempo parziale)
•
Legge n.53 del 8 marzo 2000 (disposizioni per il sostegno della
maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione
e per il coordinamento dei tempi delle città)
•
Decreto Legislativo n.151 del 26 marzo 2001 (Testo unico delle
disposizioni in materia di tutela e sostegno della maternità e della
paternità)
COSTITUZIONE ITALIANA
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale che limitano di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana
Art. 51
“Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici
e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti
stabiliti dalla legge”.
Al testo è stato aggiunto:
“a tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari
opportunità tra donne e uomini.”
NUOVO STATUTO REGIONALE
Art. 3 comma 2
“ La Regione valorizza la differenza di genere in
ogni campo ed attività operando al fine di
garantire condizioni di effettiva parità a donne e
a uomini. Le leggi regionali dettano norme
idonee a garantire la parità di accesso tra donne
e uomini alle cariche elettive e negli enti, negli
organi e in tutti gli incarichi di nomina
dell’Assemblea e della Giunta”.
LEGGI REGIONALI
• L.R. 23/73 Costruzione degli asili nido
• L.R. 2/85 Consultori Familiari
• L.R. 9/86 Istituzione della Commissione Regionale di Parità
• L.R. 27/01 Interventi per il coordinamento dei tempi delle città e
la promozione dell'uso del tempo per fini di solidarietà sociale.
Legge di recepimento della Legge 53/2000
• L.R. 19/04 Interventi a favore dei marchigiani all’estero.
Modificata recentemente per una equilibrata rappresentanza di
uomini e donne nel Consiglio dei marchigiani all’estero.
ORGANISMI ISTITUZIONALI DI PARITA’
NAZIONALI
• Ministero dei Diritti e delle Pari Opportunità
• Commissione per le Pari Opportunità sotto la
Presidenza della Ministra per le PO
• Dipartimento dei Diritti e delle Pari
Opportunità con compiti tecnici
ORGANISMI REGIONALI DI PARITA’
•
•
•
•
•
Commissione Pari Opportunità della Regione Marche
Ha il compito di rimuovere le discriminazioni dirette e indirette nei confronti delle
donne e promuovere pari opportunità tra uomini e donne. Ha sede presso il Consiglio
Regionale.
Comitato per le pari opportunità della Regione Marche riferito al personale del
Comparto ed il Comitato per le pari opportunità dell’Area Dirigenziale della
Regione Marche
Hanno entrambi il compito di promuovere “Azioni positive” sui posti di lavoro
tendendo ad eliminare gli ostacoli, la differenza culturale e le discriminazioni. Di
promuovere inoltre interventi atti a realizzare uguaglianza di opportunità ed a
consentire una reale parità tra uomo-donna nei posti di lavoro.
Consigliera Regionale di Parità
Garantisce la parità sui luoghi di lavoro e nella formazione professionale, tutelando le
donne contro le discriminazioni basate sul sesso. Nominata dal Ministero del Lavoro
che provvede anche al suo finanziamento
Sportello Informadonna
E’ a disposizione delle donne disoccupate, alla ricerca della prima occupazione o che
vogliono avviare un’attività imprenditoriale, fornisce tutti i supporti informativi di
assistenza tecnica di cui si faccia richiesta.
Comitato patitetico sul fenomeno del mobbing Ha lo scopo di contrastare, la
diffusione di situazioni vessatorie, persecutorie e discriminanti sul luogo di lavoro che
assumono rilevanza sociale.
POSIZIONE DI FUNZIONE DELLE PARI OPPORTUNITA’
DELLA REGIONE MARCHE
OBIETTIVI
• Promuovere ed attuare le azioni finalizzate alla tutela e
valorizzazione delle pari opportunità al fine di garantire la
corretta applicazione degli orientamenti comunitari in materia di
“mainstreaming di genere”
• Garantire il funzionamento degli Organismi di Parità Regionali,
Consigliera Regionale di Parità, Comitati per le Pari
Opportunità, Commissione Regionale di Parità, Comitato
paritetico per il mobbing.
Attività nel corso dal 2003 ad oggi
•
La Struttura Pari Opportunità ha svolto un ruolo determinante nella promozione e diffusione
dell’attuazione dei principi di pari opportunità nelle politiche regionali, con lo scopo che la
programmazione regionale sia coerente con gli indirizzi comunitari e nazionali in materia di
pari opportunità. Accanto alle attività di diffusione delle politiche di pari opportunità, la Struttura
interviene in attività mirate all’integrazione delle politiche di genere in tutti i documenti di
programmazione regionale. Pertanto l’attività si è connotata con l’obiettivo di introdurre
innovazioni quali la sperimentazione di strumenti di diffusione delle politiche di genere
attraverso corsi seminariali, works shop, incontri, attività di collaborazione con le altre
Strutture regionali, nonché proposte alla elaborazione delle pdf di modica della organizzazione
della Regione Marche. E’ stato determinante anche il contributo fornito nella redazione dei
documenti di programmazione economica finanziaria (DPEFR), al fine di attivare la diffusione
delle politiche di genere in tutti gli interventi regionali. Tra le attività specificamente dirette al
tema delle pari opportunità vi rientrano quaderni del team di P.O. – strumenti operativi per la
gestione e la valutazione dell’impatto di genere nei Fonti Strutturali, proposte in grado di
incrementare e/o diversificare l’internalizzazione delle pari opportunità e del principio di
genere; rete delle elette – reti di coordinamento e comunicazione tra tutte le amministratrici
del territorio regionale al fine di promuovere, sostenere e dare visibilità alla presenza femminile
in ogni ente pubblico; bilancio di genere – permette di valutare le azioni compiute dalla
Regione Marche per realizzare una maggiore parità tra i sessi per introdurre nel bilancio
regionale, in modo definitivo, un indicatore per valutare l’incidenza della pari opportunità sulle
singole voci del bilancio regionale; azioni per la diffusione della cultura di genere tra gli stati
transnazionali; sportello infogruaja – centro per l’informazione sulle normative, news,
attualità, documenti di ricerca ed orientamento al mercato del lavoro dedicato alle donne della
città di Durazzo; la sottoscrizione del protocollo di Intesa con il Dipartimento die Diritti e Pari
Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPO) per la definizione di interventi
finalizzati all’internalizzazione dell’ottica di genere negli Accordi di Programma Quadro (APQ).
Nell’ambito di tale documento le parti hanno deciso di focalizzare l’attenzione su cinque APQ
(su un totale di quindici a livello regionale): Ricerca e Innovazione, Società dell’informazione,
Rifiuti, Beni Culturali e Sistemi Portuali. Azioni per la diffusione della cultura di genere nella
società e nel mondo del lavoro.
IL GENERE NELLA CULTURA
REGIONALE
•
In considerazione del fatto che la comprensione di specifici bisogni legati al genere può migliorare
l’efficacia degli interventi regionali, la situazione delle donne nel territorio marchigiano presenta
una serie di peculiarità significative su cui vale la pena focalizzare l’attenzione ai fini di una più
efficace impostazione delle scelte di policy regionale. Dal punto di vista demografico, l’aspetto più
significativo da mettere in risalto, oltre al generale invecchiamento della popolazione, è quello
relativo ai tassi di natalità ed al numero di figli medio per donna, in entrambi i casi su valori
inferiori a quelli rilevabili a livello nazionale. Indicazioni significative si rilevano dall’analisi del ruolo
dell’imprenditoria femminile nel tessuto produttivo marchigiano, tema rispetto al quale si riscontra
un buon livello di attenzione in particolare da parte di alcune istituzioni locali. In linea generale, la
forza del settore industriale e la netta prevalenza di piccole medie imprese sul totale di quelle
attive sono i due elementi di base da tenere in debita considerazione nel momento in cui si
esplorano le dinamiche produttive relative al mondo femminile. A livello regionale è necessario
potenziare l'analisi e la valutazione dell’impatto di genere negli interventi regionali per migliorare le
indicazioni sulle modalità di azione, al fine di internalizzare aspetti e attività che accompagnino e/o
favoriscano l'introduzione dell'ottica di genere nella policy regionale. La predisposizione degli
approfondimenti “di genere” nella fase di analisi del contesto nei documenti di programmazione
economica finanziaria regionale risulta di notevole importanza, infatti la disamina sulla
popolazione destinataria degli interventi, opportunamente disaggregata fra uomini e donne, è
necessaria per di introdurre e pianificare modalità di investimento in particolare nella ricerca ed
innovazione degli interventi regionali attenta alla prospettiva di genere rivolta in particolare alle
donne quali soggetti interessati allo sviluppo sul territorio. Una connessione specifica tra la
diffusione della “cultura dell’innovazione” e l’impiego di manodopera femminile è possibile tramite
la realizzazione di attività di spin-off e/o la definizione di percorsi formativi nell’ambito delle
imprese indirizzate ad un target femminile.
ATTIVITA’ TRASVERSALI CON LE STRUTTURE E
ASSESSORATI REGIONALI
•
Dal lavoro fin qui svolto in relazione allo stato delle pari opportunità nel territorio marchigiano,
l’aspetto su cui focalizzare l’attenzione in maniera particolare riguarda una maggiore integrazione
del tema Pari Opportunità con altri Strutture regionali, in particolare con la Formazione e
Lavoro, per attività riguardanti la conciliazione di tempi di vita e di lavoro, con l’Artigianato e
Industria per l’imprenditoria femminile e con l’Agricoltura e Pesca per il riconoscimento del
lavoro delle donne nei settori chiave dell’economia marchigiana. A livello territoriale è necessario
sostenere il consolidamento e la nascita di “centri di competenza” utili al settore produttivo in
termini di “conoscenza e competenze a disposizione” delle imprese, con Università e Comitati per
l’imprenditoria femminile in stretta connessione con le Strutture regionali. Coerentemente con le
indicazioni del QSN e con le analisi condotte si rileva come sia assolutamente necessaria
un’assistenza più mirata e integrata alla creazione e/o gestione d’impresa “al femminile”,
attraverso il sostegno dell’accesso al credito da parte dell’utenza femminile; la predisposizione
dell’analisi dei fabbisogni formativi come strumento per la permanenza delle donne nel mercato
del lavoro; la formazione continua in azienda come strumento indispensabile per affrontare le
sfide del mercato; la diffusione dell’innovazione tecnologica al fine di proporre modelli trasferibili in
ottica di genere e il rafforzo e sponsorizzazione della creazione di impresa al femminile.
Sostenere la diffusione delle tecnologie ICT quale strategia di conciliazione dei tempi di vita e di
lavoro, al fine di diversificare gli orari di accesso ai beni culturali per usufruire delle attività/servizi
culturali in ottica di maggiore flessibilità, prevedendo possibili soluzioni in grado di combinare
attività culturali per gli adulti ad attività ludiche e di intrattenimento per l’infanzia e considerare
negli interventi infrastrutturali spazi idonei ad ospitare servizi conciliativi gender friendly (asili,
servizio sittering, etc..). In collegamento al bilancio regionale completare il documento contabile
attento all’impatto di genere. Garantire un’adeguata campagna di
comunicazione/sensibilizzazione nelle attività che prevedono la creazione di servizi al territorio la
cui efficacia può essere migliorata attraverso la scelta accurata di linguaggi e modalità attente alla
dimensione di genere. Coinvolgere gli attori significativi delle pari opportunità nei tavoli di
concertazione tra gli attori territoriali.
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Pari Opportunità e Differenza di Genere