Allarme Ghiacciai
Da alcuni anni, molti scienziati, in diverse
parti del nostro pianeta, hanno lanciato un
allarme: la nostra Terra ha la febbre!
Febbre che si misura con l’innalzamento
globale della temperatura e con i dati
impressionanti dello scioglimento dei
ghiacci.
I ghiacciai attualmente coprono circa 16 milioni di chilometri
quadrati della superficie del nostro pianeta e la quasi totalità
è rappresentata dalla calotta antartica e dalla Groenlandia.
I ghiacciai alpini hanno una estensione di appena 3000
chilometri quadrati e costituiscono appena lo 0,018 %.
Il 46 % si trova in Svizzera, il 20% in Italia, il 18 % in
Austria, il 14 % in Francia e lo 0,03 % in Germania.
Il più grande ghiacciaio della catena alpina si trova nelle
Alpi Bernesi, che ha una superficie di 86 chilometri quadrati
e una lunghezza di 24 chilometri.
Sulle Alpi in 150 anni è scomparso il 50% della superficie
glaciale.
Nel 2005 il 94% dei ghiacciai italiani era in arretramento, il
6% era stazionario, nessuno era in avanzamento.
Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti,
basta confrontare le immagini
storiche dei ghiacciai alpini di soli
alcuni decenni fa con le fotografie
attuali.
Per tornare indietro di alcuni secoli
ci possono essere di aiuto i dipinti
dei primi ‘viaggiatori’ alpini e il
confronto può essere drammatico.
La situazione è la stessa per gli altri
ghiacciai nel mondo.
Ghiacciaio del Monte
Leone nel 2003 e nel 2008
Un fenomeno preoccupante, che interessa la stabilità di intere
montagne a causa del pericolo di crolli delle pareti rocciose.
Dimostrazione di come le montagne siano un ambiente delicato
e sensibile, in rapida trasformazione.
Ghiacciaio del Belvedere sul Monte Rosa
Ai Poli la situazione è ancora più
allarmante.
Nel 2002, tra gennaio e marzo, è
avvenuto il collasso di un’intera
piattaforma, un’area di ghiaccio
estesa come la valle d’Aosta
scomparsa in soli 35 giorni.
Un’area di 3250 chilometri quadrati
con uno spessore di 220 metri.
I satelliti, inoltre, ci confermano che
la calotta polare si restringe sempre
più ma le grida di allarme del popolo
Inuit che vive in queste terre
rimangono, purtroppo, quasi sempre
inascoltate.
Secondo gli esperti il livello
medio del Mare Mediterraneo,
a causa della fusione dei
ghiacciai continentali, è
destinato a salire tra i 18 e i
59 centimetri nel 2100.
In Italia saranno esposte
all’invasione del mare
soprattutto le coste dell’Alto
Adriatico e della Versilia.
La conoscenza ormai profonda sulle vicende del passato ci
permette di affermare che l’evoluzione del clima è continua e
molto più rapida di quanto non si credesse.
Le variazioni climatiche più recenti, sono ben note nei loro dettagli
in Europa e anche in Nord America dove i cerchi di accrescimento
dei tronchi secolari sono grandi e ben segnati nei periodi di bel
tempo, stretti e irregolari, sintomo di sviluppo stentato negli anni
difficili, per freddo o per mancanza di umidità.
Curiosità
Il 1816 fu il momento più critico perché il gelo e l’umidità vennero
aggravati dall’esplosione del vulcano Tambura in Indonesia. Si valuta
un’eruzione di circa 150 chilometri cubi di ceneri.
Sotto la spinta di venti in quota, le particelle leggere hanno reso torbida
l’atmosfera su tutto il pianeta, intercettando anche la radiazione solare.
Giugno, luglio e agosto portarono ovunque freddo, neve e ghiaccio: fu
definito l’anno senza estate.
Il Sole, infatti, irradia la Terra che a sua volta riflette verso l’esterno la
radiazione cambiata di lunghezza d’onda.
Questa energia viene assorbita dai cosiddetti gas – serra e produce il
global warming, cioè il riscaldamento globale.
I mutamenti in atto
sono già abbastanza
vistosi come il
riscaldamento delle
acque dei mari con la
conseguente
dilatazione, che ha
portato in circa
trent’anni ad un
aumento della
superficie oceanica di
qualche decina di
centimetri.
Se in futuro si
sommerà l’effetto
della fusione dei
ghiacciai, l’impatto
sulle coste sarà
devastante.
La parte di neve caduta
che non viene sciolta dal
Sole, che non precipita a
valle e che non viene
portata via dal vento si
accumula e si comprime
fino a che i suoi fiocchi
diventano sempre più
compatti, l’aria contenuta
viene eliminata ed essi si
trasformano prima in neve
granulare e poi in
ghiaccio.
Nasce così il ghiacciaio,
un accumulo di ghiaccio,
che può raggiungere
anche spessori notevoli.
Come si forma il
ghiacciaio
Nei ghiacciai si
distinguono due
zone: il bacino di
raccolta e la
lingua.
Il bacino di
raccolta, in
genere si trova
nella parte più
alta, dove si
addensa la neve;
al di sotto del
limite delle nevi
perenni c’è
invece la lingua,
dove il ghiaccio si
può sciogliere per
fusione e
sublimazione.
Dal momento in cui cade la neve, che è costituita da cristalli molto
regolari dalle caratteristiche forme stellari e con un contenuto di aria
pari al 90 %, inizia una continua, graduale trasformazione del cristallo
per processi di fusione parziale, di successivo ricongelamento e di
compattazione.
Tutto questo
avviene in un arco
di tempo di circa 5
anni.
Quindi i ghiacciai
non sono immobili e
con il passare dei
secoli, restituiscono
spesso i resti di
oggetti, animali o
uomini che
accidentalmente
erano rimasti
intrappolati nei
ghiacci. Resti di
solito perfettamente
conservati dalle
bassissime
temperature.
La velocità di spostamento per i ghiacciai alpini
può essere di alcuni centimetri al giorno.
Ghiacciaio dell’ Arbola in alta Val Formazza
I ghiacciai, quindi, ricoprono un ruolo importantissimo nell’equilibrio
ambientale del nostro pianeta.
Il loro ritiro causerà inevitabilmente forte instabilità dei versanti ricoperti da
ghiaccio e influenzerà pesantemente il bilancio idrico, il regime dei corsi
d’acqua e l’erosione delle coste.
Che cosa possiamo fare per curare questo malessere dei ghiacciai?
Tutti insieme dobbiamo lavorare per
operare un grande cambiamento
culturale e politico che modifichi gli
attuali modi di produzione e consumo.
BIBLIOGRAFIA
P. Landini, A. Fabris “La terra e l’universo” Ed. Lattes
L. Leopardi, M. Gariboldi “Il libro delle Scienze – La materia e
l’energia” Ed. Garzanti Scuola
A. Rullini, C. Nicola, T. Vercellino “ Scoprire la Terra e il Sistema
Solare” Ed. Atlas
T. Durante, G. Moreno, E. Totano Aloj “Introduzione alle scienze
sperimentali” Ed. Le Monnier
A. Vallega “Geopercorsi – Italia” Ed. Le MonnierP. Crosa Lenz,
G. Frangioni “ Sentieri dell’Ossola” Ed. Grossi Domodossola
Questa presentazione è stata realizzata da Margherita e Yuri della classe
terza media di Piancavallo
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