press unE
04/01/2012
GAllETTA DI MODENA
Procura, in un anno chiusi 14.300 casi
Nel 2011 smaltiti molti procedimenti pregressi. L'80% dei casi si esaurisce entro un anno di indagini e un terzo è archiviato
di Carlo Gregori
La Procura di Modena guarda
i dati del 2011 e annuncia con
orgoglio di aver smaltino un
carico di pratiche di molto superiore a quelle dell'anno appena chiuso. Un indice di produttività elevato che ha permesso di chiudere anche casi
che si trascinavano da anni
con tempi abbastanza rapidi
e soddisfacenti per la giustizia. I dati sono stati raccolti e
presentati dal procuratore capo Vito Zincani. Di fatto, è un
consuntivo delle attività che
riguardano direttamente la
Procura e quindi non coprono tutta l'attività del Tribunale.
Per quanto riguarda le notizie di reato - ovvero denunce
ed esposti che avviano un'attività d'indagine - nel 2011 sono state più di 13.063 quelle
con "autore identificato", ovvero una o più persone sottoposte a indagini. Un dato del
tutto in linea con l'anno precedente.
Sono state esaurite più di
14mila pratiche. E questo è il
dato più confortante, perché
ai 10.807 procedimenti
dell'inizio 2011 se ne sono aggiunti altri 3560 chiusi alla fine dell'anni per un totale di
14.367. Restano 9560 pendenze. Quanto alle richieste di archiviazione e di rinvio a giudizio, il numero complessivo
rientra nella norma degli ultimi tre anni.
I tempi delle indagini - perché si parla ovviamente di un
periodo che va dall'apertura
del fascicolo fino all'udienza
di fine indagini dal gip - sono
più che soddisfacenti, spiega
Zincani.
Dei 14.300 procedimenti
esauriti dei quali si parlava,
8.944 riguardano indagini
chiuse nei sei mesi previsti
dalla legge; 2.279 nell'arco dei
12 mesi (6 mesi più i 6 di proroga); 2.202 per indagini durate da uno a due anni e 885 per
indagini superiori a due anni.
Quindi, i procedimenti durati
sei mesi sono quasi il 60% del
numero complessivo e in
ogni caso 1'80% dei casi è chiuso entro l'anno. I casi limite
oscillano tra il 5 e il 10% e riguardano quasi sempre procedimenti complessi.
Un discorso a parte riguarda i procedimenti contro
ignoti.
«Come noto, questa è una
categoria sfuggente - ha chiarito il procuratore capo - le no-
procuratore capo Vito Zincani
Zincani: reati
come scippi
furti, truffe,
con relativi procedimenti
contro ignoti creano più
allarme sociale. Ma le
forze dell'ordine hanno
fatto un buon lavoro
Palazzo Martinelli, sede della Procura. A destra: il Palazzo di Giustizia
tizie di reato non sono aumentate ma è necessaria estrema
cautela nella valutazione, Va
però detto che gli esiti mostrano il buon lavoro svolto dalle
forze dell'ordine, nonostante
la percezione per l'allarme sociale che creano questi reati».
Stiamo infatti parlando di
furti, scippi, truffe e altri reati
che creano forte disagio e che
portano raramente a identificare un autore.
«Si aggiunga che ormai è
prassi non denunciare un furto se non c'è copertura assicu-
rativa o non si tratta di documenti perché si considera
una perdita di tempo. E quindi la zona sommersa è elevata. Per questo è difficile valutare queste cifre che paiono basse». Il dato esatto non è ancora elaborato, ma pare addirit-
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tura inferiore ai reati con persona nota. Resta il fatto che
questi reati spesso, nella loro
formulazione da codice penale, racchiudono varie sottospecie. Come distinguere una
truffa classica da una truffa informatica? Un database sarebbe necessario.
Un dato importante: solo
tre i processi chiusi per prescrizione. «Si trattava di procedimenti molto vecchi, spesso ereditati da colleghi trasferiti altrove. Uno risaliva al
1998. In realtà, sono spesso
false pendenze perché hanno
un'origine burocratica, a volte provenienti da altre inchieste».
Sono state 1851 le richieste
di udienze dibattimentali; 474
i procedimenti inviati ad altre
procure; 608 i reati uniti ad altri procedimenti.
Ben 1842 le richieste di archiviazione di procedimenti,
nnentre erano 3.221 in tutto i
procedimenti per notizie di
reato risultate infondate. Più
di un terzo. «Un segno che la
Procura valuta attentamente
le denunce che arrivano. Non
è vero che essere indagato
vuol dire essere condannato.
Noi non perseguitiamo i cittadini», ha chiarito Zincani.
Nell'elenco si notano anche 3mila richieste di decreto
penale. Si tratta di multe spesso salatissime per le quali ci si
può opporre.
«Purtroppo questo è un criterio nuovo che inceppa il sistema giudiziario».
Tornando alla fase finale
delle indagini, sono state 1688
le richieste di giudizio ordinario, 328 con rito direttissimo,
147 con giudizio immediato e
soltanto 139 con patteggiamento. Un dato tanto inaspettato quanto anomalo, quello
del patteggiamento, e che cozza contro la logica del processo.
«È un frutto di un uso abnorme del processo abbreviato - spiega Zincani - come si
può accettare un patteggiamento quando con l'abbreviato si hanno forti sconti di pena? Ecco perché il patteggiamento non funziona. Ed ecco
che i tempi della giustizia si inceppano ancora una volta».
Il bilancio complessivo della macchina inquirente-accusatoria è dunque sostanzialmente positivo, se non fosse
che alcuni dispositivi di legge
non solo rallentano i tempi di
indagine e giudizio, ma addirittura li inceppano.
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