Il Giornale
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La parola ai lettori
RISPONDE IL DIRETTORE
Sabato 24 novembre 2007
Lettera
al
direttore
aumenta, aumenta e aumenta, senza alcun controllo. Ci troviamo solo a
pagare, e basta. E poi vedo la fame nei paesi poveri.
La nostra economia è arrivata sotto terra. Ho messo in vendita i miei terreni, ma la richiesta non c'è
perché ognuno si fa i conti
in tasca e non conviene
più avere terreni con costi
pazzeschi che non coprono neanche le spese.
Volevo chiamare un raccoglitore di olive con la
macchina che scuote le olive, regolarmente iscritto
alla Camera di commercio: mi ha chiesto 50 euro
l'ora. Impossibile pagare.
Lascerò tutte le olive sugli
alberi.
Lettera firmata Bari
Cara lettrice, mi verrebbe voglia di venire da lei e
di propormi per la prossima raccolta. Ma non essendo nemmeno io suo parente, credo che non sia possi-
Tornare al passato
non funzionerà
Quello proporzionale non è
un sistema elettorale che impedisce la frammentazione
dei partiti, favorendone l’aggregazione. Lo dice la storia.
L’italia l’ha avuto per quarant’anni due grandi partiti,
Dc e Pci, e una serie infinita
di partitini: Psi, Psdi, Psiup,
Pri, Pli, Msi. Eppure non sono mancati governi balneari
o di larghe intese o di salute
pubblica che duravano non
più di qualche mese. Un riprovevole rito cui si univa
quello delle consultazioni
per formarli, che duravano
settimane. Vogliamo ripeterci?
Giovanni Bertei - La Spezia
Non credo.
e il progetto di fare un monumento per ricordarli. Diciannove blocchi d’acciaio per i ricordare, uno ad uno, tutti i caduti di Nassirya. Questo monumento sarà eretto vicino alla
Basilica di S. Paolo fuori le mura. Diciannove blocchi uno
per ogni caduto. Ci si è dimenticati che il 27 aprile 2006 so-
La
vignetta
di
Krancic
bile. Quindi non ci sono soluzioni: le olive restano sugli alberi. E noi, di conseguenza, appesi al pero.
Di stupidate in effetti se ne
fanno molte, soprattutto in
sede legislativa. E certe
norme sembrano partorite
direttamente dal noto
Ucas, Ufficio complicazioni
affari semplici. Riuscire però nell’impresa di mettere
in difficoltà una famiglia
che non vorrebbe far altro
che raccogliere le sue olive,
è un record da Guinness
mondiale della stupidaggine.
Magari è pur vero che in
passato qualcuno ha abusato della situazione, facendo passare per amici
quelli che in realtà erano
dipendenti senza nessuna
tutela né copertura contributiva. Ma se per risolvere il problema (reale) si ottiene un simile risultato,
beh, direi che sull’albero
insieme alle olive bisognerebbe farci restare anche
chi ha avuto questa bella
pensata.
no morti altri quattro italiani
in un vile attentato.
Lettera firmata e-mail
Io, farmacista
ho eliminato i «cent»
Indubbiamente le monetine
di rame danno un sacco di fa-
Giancarlo Franzellin - Cavalese
Buona idea. Qualcun altro
vuole imitare il farmacista
Giancarlo?
Gli alleati cominciano
a dare i numeri
Alla Camera si è discussa
una mozione di censura di
Forza Italia contro il ministro
Di Pietro per i suoi insulti contro un commissario dell’Ue.
Ebbene, nella discussione sono successe cose strane: i rappresentanti di An e dell’Udc
invece di criticare Di Pietro si
sono esibiti in critiche (e persino insulti) nei confronti di
Forza Italia e di Berlusconi,
arrivando in conclusione a
ipotizzare che la richiesta di
dimissioni a Di Pietro contenuta nella mozione fosse una
prova di un inciucio. Ma la cosa ancor più grottesca è che
gli ex alleati arrivavano alla
decisione di astenersi sulla
mozione (fra gli applausi, naturalmente, delle sinistre).
Remo Arlotti e-mail
Quelle parole
su Olindo
Leggo
l’articolo
pubblicato a pagina
20 sul quotidiano Il
Giornale del 22 novembre scorso avente
titolo «Un’incongruenza che fa paura e ce
ne sono altre», ove
vengono riportate alcune frasi asseritamente riferite al sottoscritto con riferimento al delitto di Erba
che non rispondono al
mio pensiero.
Da sempre sono convinto della veridicità e
fondatezza delle affermazioni rese dal mio
assistito, non sussistendo alcun dubbio
in merito. Ritengo che
le mie parole siano state riportate in modo
parziale e difforme rispetto a quanto da me
dichiarato, in modo
da far apparire un
pensiero che non mi è
proprio.
Le indagini sono state svolte in modo corretto ed esaustivo e
non ho dubbi che questo procedimento si
concluderà con una
pronuncia di condanna a carico degli imputati. Non sono mai stato a conoscenza dell’esistenza di «carte
per demolire Frigerio
che sbalordiranno»
come sostenuto nell’articolo, ma sono assolutamente convinto
che il mio assistito sarà in grado di affrontare nei termini corretti
l’esame cui verrà sottoposto. Vi chiedo pertanto di rettificare
quanto pubblicato.
Avvocato Manuel Gabrielli
Il governo dimentica
quattro caduti
Il 12 novembre 2007 è stato il
quarto anniversario del primo attentato a Nassirya dove
morirono diciannove tra militari e civili italiani. Il governo
si è mosso con grandi discorsi
Tartufi multicolor
LA PRECISAZIONE
stidio. Una semplice soluzione è quella che da due anni
ho messo in atto nella mia farmacia: ho da tolto tutti gli
scontrini la seconda cifra decimale (4,99=4,90) per difetto. Il costo a fine giornata è
inferiore a quello che devo subire dai pagamenti col Bancomat. E i clienti sorridono soddisfatti.
Confermo per intero il
contenuto dell'intervista, realizzata per telefono, la cui registrazione integrale è a disposizione degli inquirenti e
delle parti.
Felice Manti
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DALLA PRIMA
(...) Berlusconi e la sua parte politica». Voglio a mia volta precisare che questo non
è un articolo contro Francesco Merlo, collega che stimo
molto, e nemmeno contro
chi la pensa come lui. Bisogna del resto riconoscere a
Merlo, che pure insiste sulla intollerabilità di determinati comportamenti addebitati al clan del Cavaliere,
d’averci risparmiato certe
esagerazioni del suo direttore Ezio Mauro. Merlo mantiene il problema delle liaisons dangereuses tra uomini (e donne) di Saxa Rubra e
uomini (e donne) di Mediaset nell’ambito delle azioni
e delle trasgressioni professionali: senza chiamare in
causa la Spectre dei film di
007 o l’orwelliano Grande
Fratello. Su questo si può
polemizzare concretamente. Quando invece alle telefonate - discutibili quanto si
vuole - tra colleghi di diversa appartenenza aziendale
viene attribuito il significato d’una congiura, d’un attentato alla democrazia,
d’una minaccia all’informazione, d’una deriva autoritaria non c’è più spazio per la
razionalità. Ce n’è soltanto
per i toni alla Ahmadinejad.
Non mi occupo, perché
già se n’è trattato esaurientemente, delle accuse e del
loro fondamento. E lascio
da parte la questione - quella sì attinente a metodi
orwelliani - delle circostanze in cui conversazioni private e personali sono diventate, in spregio alla legge, di
dominio pubblico. Sono in
totale disaccordo con Merlo
quando sostiene che «in Italia non c’è nulla di più valoroso e di più pulito della
spazzatura visto che si arriva alla verità solo rovistando tra le scorie gergali e i
rimasugli verbali». (Così tutto può essere giustificato,
ed è allora inutile fare la faccia feroce verso chi se l’intende con i mafiosi, visto
che i mafiosi sono la miglior
fonte d’informazioni sulla
mafia).
Tuttavia, l’ho accennato,
mi preme di parlar d’altro:
ossia dell’accenno di Merlo
ai «tartufi del giornalismo».
Ci sono, lo so benissimo. Ci
sono sempre stati. Lo posso
affermare per esperienza
diretta risalente ai «formidabili» anni in cui Indro
Montanelli, star del Corriere, capì che quella non era
più la sua casa: avendo maturato un disagio sempre
più profondo per le concessioni a un populismo di maniera, a un’arrogante socialità salottiera, alle ipocrisie
del politicamente corretto.
Non voglio tirare in ballo
nessuna Spectre. Ma la situazione che Michele Brambilla ha fissato nelle pagine
de L’eskimo in redazione
era proprio quella d’un conformismo plumbeo: che
non aveva nemmeno un briciolo delle audacie e dei rischi che contrassegnano le
rivoluzioni. Era un conformismo di sinistra burocratica che furoreggiava sia con
gli striscioni delle piazze sia
con le pensose elucubrazioni dei circoli letterari.
Il giornalismo si avviava
verso una omologazione ferrea, tutti i maggiori quotidiani scrivevano le stesse cose
con titoli suppergiù uguali e
i comitati di redazione - appartenenti in toto allo schieramento di sinistra - pretendevano di imporre un’unica
linea all’intera stampa italiana. Per questo Montanelli che fu osannato come esponente d’un liberalismo colto, risorgimentale aristocratico dopo che ebbe litigato
con Berlusconi, ma che prima era bollato come fascista
- volle dare una voce ai senza voce, all’esecrata maggioranza silenziosa. Lo fece fondando questo giornale. Nato
proprio in opposizione a una
oppressiva e offensiva normalizzazione giornalistica,
esaltata come massima prova di democrazia da tanti,
troppi tartufi. Merlo non è
un tartufo: e penso che lui
non voglia qualificarmi come tale. Ma ce ne troviamo
intorno una gran quantità,
tartufi rossi, tartufi bianchi,
tartufi neri. E proprio da
molti di quei tartufi si alzano
gridi d’indignazione e di dolore. Ma per favore.
Mario Cervi
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