S C U O LA
E ADOZIONE
AL CENTRO
DEL FIORE
L’
impatto con la scuola,
per una famiglia che
ha adottato un bambino, genera diversi
punti di criticità. Si tratta spesso
di famiglie neo-costituite, con
scarsa esperienza del mondo della scuola;i figli adottivi sono bambini provenienti da realtà complesse con alle spalle sto rie precarie e difficili; l’inserimento scolastico frequentemente non è graduale ma precipitoso, al secondo o terzo anno di scuola dell’infanzia o ai primi
anni della primaria con bambini arrivati da pochissimo in Italia.
I genito ri possono avere aspettative irrealistiche
o timori eccessivi su quello che il loro bambino,
o bambina, d ovrebbe ottenere a scuola.
Gli insegnanti possono avere esigenze (di tipo didattico-pedagogico) incomprese dalle famiglie.
Per part i re con il piede giusto nel percorso scolastico è importante ce rcare di conoscersi e co mprendersi a vicenda, genito ri e insegnanti.
Per gli insegnanti,in particolare, si tratta di “camminare” dent ro al mondo dell ’adozione, di scoprirne le “parole”.
Attraverso queste riflessioni,che nascono dal nostro lavoro con gli insegnanti e con le famiglie in
quanto membri delle associazioni “Genito ri si diventa onlus”e “GenitoriChe”, vogliamo portare il
nostro cont ributo.
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LA VITA SCOLASTICA / n° 8 / 2008
A scuola sono sempre
più numerosi
i bambini adottati
che chiedono attenzioni
e strategie mirate.
Che cosa fare, come
impostare il rapporto
con la famiglia adottiva.
STRATE G IE DI ACCOGLIENZA
Le strategie di acco g l i e n za devono essere
s e m p l i ci e dettate dal buon senso senza, per
q u e s to, essere semplicistiche o rispondenti a
g riglie ri g i d a m e nte pre costituite. Sarebbe
i m p o rt a nte se la scuola ri u s cisse a pre ve d e re
l’esistenza della “famiglia adottiva” e non t rovarsi a fronteggiare pre ci p i to sa m e nte il problema solo quando si pre s e nta.
N e lla didattica quotidiana si fa spesso ri fe rim e nto al co n ce t to di famiglia: sa rebbe importante, in questi casi, ri fe rirsi anche alla famiglia adottiva. In questo modo si cre e rebbe
lo spazio ment ale nei bambini per pre ve d e re
la possibilità delle famiglie adottive, agevolando così l’a cco g l i e n za di un futuro co m p agno o compagna adottat i .
La cri t i cità sta nel saper distinguere “l ’adozione” dai co n cetti di “buona azione” e di “c ari t à ”. Spesso, parlando di adozione si pensa a
un gesto “d’amore” di due adulti nei co n fro n-
SCUOLA
E ADOZ I O NE
ti di un “bambino sfo rt u n ato”. In re al t à , l’a d ozione scaturisce dal desiderio di due adulti di
divent a re genito ri rendendosi disponib ili ve rso bambini che vivono in stato di abbandono.
ASCOLTARE L’ABBANDONO
Parlare di adozione significa fare i conti con
quello che la rende necessaria e inevitabile:
l’abbandono. Sono tanti i motivi dell’abbandono e non è bene ricorrere a facili giustificazioni quali la povertà e le guerre. I motivi sono
molto più complessi, sono tutti degli adulti e
non c’entrano niente con la realtà dei piccoli.
In classe è bene non avve nt u rarsi in ipotesi
sui perché dell’abbandono, p i u t to s to è nece ssa rio dare ascolto ai bambini e alle loro
p re o ccupazioni. Non si t ratta mai di dover
“fa re lez i o n i ” s u ll ’adozione e sull ’abbandono;
per un insegnante è molto più importante
“sa p e re ” che co sa “d i re ”. Sapere, in questo caso, significa ri s p e t t a reil passato del bambino
adottato, co m p re n d e re che non è solamente
i d e nt i f i c ato con la famiglia adottiva, ma che
in lui c’è la pre s e n za anche della famiglia di
origine.
In ogni figlio adottivo c’è un “prima” e un “d opo” e t ra questi il ponte è l’adozione. Non ha
senso dunque chiedersi quali siano i “genitori ve ri ” di un figlio adottivo. Quando si fa nasce re e soprat t u t to quando si accoglie, si
ama, si cu ra un bambino e lo si accompagna
verso l’età adulta si è sempre genito ri e basta.
Ci sono stati dei “genito ri di pri m a ” che ora
non sono più accanto al bambino; sono le sue
radici, le sue origini, gli hanno donato il proprio co d i ce genetico. Sono stati genitori un
tempo, o ra il bambino ha al t ri genitori che gli
sono accanto. Queste sono le parole che possono aiutare un’ i n s e g n a nte a ri s p o n d e re alle
legittime domande dei bambini una volta
che emerga il tema dell’adozione e dell’abbandono.
LA STORIA PERSONALE
Di solito, nel primo o nel secondo anno della
s cuola pri m a ria, s’inizia a insegnare ai bambini il conce t to dello sco rre re del tempo partendo dalla sto ria personal e.
È import a nt e : avve rtire per tempo la fa m i g l i a
di quello che verrà fat to ; rispettare il desiderio dei bambini di racco ntarsi o vice ve r sa di
non ra ccontarsi affat to ; m a nt e n e re i progetti
sul tempo nel modo più flessibile possibile.
I bambini possono essere in fasi diverse di
co n sa p e vo l ez za sulla pro p ria adozione: al cuni potre b b e ro ave re un ri f i u to to t ale e ostinarsi a voler cre d e re che non sia accaduta; alt ri potre b b e ro averne già parlato in classe
con i compagni e non ave re t i m o ri oppure
potrebbero non voler ri m a rc a re una dive r s i t à
pubblicamente. Alcuni potre b b e ro ave re una
famiglia in grado di sostenerli o una famiglia
che inve ce ent ra in cri s i , i casi e le possibilità
sono t a nt e.
È importante
rispettare il passato
del bambino adottato,
perché in lui c’è
la presenza anche
della famiglia
di origine.
DOVE TROVARE AIUTO
L’associazione Genitori si diventa - onlus promuove campagne di sensibil i z zazione e informazione sulle realtà dei bambini in stato di abbandono.
Forn i s ce alle coppie che desiderano adottare o che già hanno figli una rete
di sostegno strutturata attraverso gruppi di mutuo aiuto pre-adottivi e post-adottivi. Lavora sulla prevenzione del disagio famigliare e del fallimento
adottivo. Si occupa in particolare di t e m atiche relative alla scuola.
Per informazioni: www.genitorisidiventa.org;
e-mail: [email protected]
GenitoriChe è un’associazione senza fini di lucro che intende pro m u overe e
diffondere azioni che abbiano un impat to sul miglioramento delle condizioni di vita dei minori a livello locale e internazionale.
Opera nel settore delle adozioni facendo informazione; in particolare sui temi relativi alle relazioni famigliari, alla co s t ruzione dei legami e alla nascita
d e lla famiglia adottiva. All’int e rno del sito, nello spazio “Vivere l’adozione” e
n e llo spazio del forum ospita art i coli e discussioni sul tema delle adozioni
utili a genitori e insegnanti.
Per informazioni: www.genitoriche.org
LA VITA SCOLASTICA / n° 8 / 2008
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S C U O LA
E ADOZIONE
UN FIORE: ALBERO GENE A LOGICO ALTERNATIVO
1. Disegnare un disco con al centro il nome del
bambino.
Yu ri
2. Disegnare attorno
al disco altri settori
distribuiti ad anello.
Yu ri
3. Un settore è per i genitori,
uno per i nonni, uno per i
fratelli e le sorelle, uno per gli
zii e i cugini e uno per le
persone importanti della
propria vita.
4. Qualche settore (petalo)
può restare vuoto (non tutti
hanno fratelli o sorelle), ma
qualcos’altro può riempirsi a
sorpresa con il nome di una
madre d’origine, o di una
famiglia affidataria.
ALCUNI SUGGERIMENTI OPERATI V I
Presentiamo ora al cune possib ili strategie veri f i c ate sul campo assieme agli insegnant i .
I mondi dei bambini. A ogni bambino viene
chiesto di pro cu rarsi una scatola o un co nt enito re che poi deco re rà co m p l e t a m e nt e. Q u esta scatola è il suo “mondo”. L’esterno sa rà dip i nto e manipolato con cartapesta, s to ffe , col o ri e mat e ri ali a scelta del bambino.
D e nt ro a ogni scatola sa ranno poi deposti oggetti personali legati a momenti import a nt i
del passato del bambino.
PER SA P E R NE DI PIÙ
• Adozione e formazione,a cura di G. Bandini, ETS, Pisa 2007
• Scuola e adozione, a cura di M. Chistolini, Edizioni FrancoAngeli, Milano
2006
• E. De Rienzo, Star bene a scuola si può?, Utet, Torino 2007
Genitori si dive nta, a cura di A. Fatigati, FrancoAngeli, Milano 2005.
S. Giorgi, Figli di un tappeto volant e,Edizioni Magi, Roma 2006
A. G u e rrieri, M.L. Odorisio, O ggi a scuola è arrivato un nuovo amico, Armando
Editore, Roma 2003
• A. G u e rrieri, M.L. Odorisio, A scuola di adozione, ETS, Pisa 2007
• A. Olive rio Ferraris, Il cammino dell’adozione, Rizzoli, Milano 2002
• Il notiziario mensile “GSD Informa”
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LA VITA SCOLASTICA / n° 8 / 2008
mamma
Yu ri
papà
nonno
mamma
Maria
Yuri
nonno
papà
mamma
Quando ognuno ha completato il suo lavo ro
ci deve essere un momento in classe per ra cco nt a r s i .
La storia re ce nt e. Per agevo l a re l’abitudine a
s to ri ci z za re gli eve nti è possibile part i re con
m i cro - p rogetti sulla storia tra s co r sa a scuola.
Non si chiede quindi ai bambini di part i re da
sé, ma dai ri co rdi dell ’anno pri m a . Ra cconti,
fo to, disegni riguardano non il pri vato fa m igliare, bensì momenti di classe.
La striscia della vita. Se il lavo ro che si vu o l e
impostare pre vede una segmentazione degli
anni di vita dei bambini, è opportuno lasci are massima libertà a tutti, dunque non solo
al bambino adottato, di inseri re le foto, i disegni o gli oggetti che pre fe ri s ce, anche se ques to può significare una iper- p roduzione negli
anni in cui il bambino co n s e rva più mat e ri ale (pre s u m ib il m e nte da quando è con la famiglia) e una minore co n ce nt razione negli
anni in cui il bambino era solo in istituto.
S u lla fase iniziale ogni bambino è lib e ro di ins e ri re ciò che desidera.
L’albero ge n e al o g i co. È uno stru m e nto difficile pro p rio perché sempre più bambini provengono da famiglie non standard. Per chi è
SCUOLA
E ADOZ I O NE
adottato ci sono varie diff i co l t à . Si inseri s ce
solo la famiglia di ora, o si fa spazio anche a
quello di prima?
La parola “genealogico” contiene in sé il germe
della parola “generare” eppure un figlio adottivo non è generato dai suoi genitori. Suggeriamo dunque, in questo caso, qualcosa di radicalmente diverso (vedi box a pagina 24).
Le fo to (o “q u al co sa di me”). È importante, i nfine, tener pre s e nte che non sempre è possibile chiedere a un bambino adottato di port a re a scu o l a fo to di quando è nato, oppure di quando la mamma era inci nt a , s e m p l i cem e nte perché queste fo to
o non ci sono o fanno riferimento a un passato
che ha bisogno di ri e l ab o ra z i o n e. La soluzione migliore è lasciar lib e ri i bambini di port are “q u al co sa di quando erano piccoli”, q u al cosa sce l to da loro. A l t ro acco r g i m e nto è quello
di lavo ra re at t raverso i disegni piuttosto che
at t raverso le fo to. Ce rte fo to del passato narrano di realtà che i bambini desiderano tenere per sé (per esempio istituti part i co l a rm e nte degradati o che comunque immediat am e nte pongono il bambino adottato su un
piano diverso rispetto ai compagni). Un disegno, i nve ce , è una produzione cre at i va person al i z zata che fa cilmente una bambina o un
bambino possono co n d i v i d e re coi compagni.
Monya Fe rritti e Anna Guerri e ri
GenitoriChe e Genito ri
si dive nta onlus
I RAPPORTI SCUOLA-FAMIGLIA
I rapporti tra scuola e famiglie adottive non sono sempre sereni. Ne parliamo con Francesco Ottonello di Batya, associazione
di genitori adottivi impegnata anche nel dialogo con gli insegnanti (www.batya.it).
D. Quali sono le pre o ccupazioni che i genito ri adottivi nutrono
quando i loro figli vanno a scuola?
R. La scuola è un’istituzione e i genitori adottivi, nel loro percorso, non hanno quasi mai facilità di rapporto con le istituzioni: così temono di ritrovarsi in situazioni già vissute, temono il “muro
di gomma”. Ci sono le paure legate alla “diversità” del proprio figlio e il timore che soffra per i pregiudizi. Ma l’ansia maggiore riguarda il ri s p e t todel vissuto del bambino, tanto della sua cultura di provenienza quanto del fat to che un adottato non è omologabile a un alunno extracomunitario. È capitato il caso di una
bambina indiana adottata da piccola: anni dopo, in prima elementare, si è vista assegnare un mediatore culturale indiano…
D. A vostro pare re la scuola è impreparata ad affrontare le realtà
dell’adozione, peraltro in aumento?
R. Nonostante i progressi, c’è tanta strada ancora da fa re. Credo
che oggi non si possa più parlare di “normalità” e di “diversità”
ma di “ n o rm ali diversità”, t a nti sono i casi che si discostano dalla famiglia-tipo alla quale continuiamo a guard a re. Sicuramente la cat e g o ria “bambino adottato” oggi è ormai “sdoganata”
nel senso di “a ccettata”. Dico “la categoria”: ma è diffe re nte se si
parla dei singoli casi. Ogni caso è una vicenda a sé, fatta di parole e di silenzi. Per esempio, una materia molto temuta dai genito ri adottivi è la storia: inevitabilmente ogni bambino “deve”
raccontare la sua.
Spesso la scuola non sa rappresentare la sto ria individuale come sto ria complessa: t al volta i mondi affettivi sono più di uno
e non sempre c’é un solo punto di partenza. Ci sono anche le ri partenze.
Carla Ida Salviati
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