Anno 2
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Numero 12
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Copia omaggio
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Maggio 2010
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ANNO 2 - NUMERO 12
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maggio 2010
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al n. 58/2009 del 25/2/2009
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Dimore storiche
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Festival dei giardini
Il tema ‘Anima e Corpo’ proposto
dal Festival dei Giardini di Chaumont-sur-Loire,
è l’evento-clou dell’edizione 2010 che illustra
lo straordinario panorama di creazione paesaggistica,
con una visione ricca di polisensorialità
di Alessandra Vittoria Fanelli
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H. Bouvet & M. Hermanowicz - Château de Chaumont-sur-Loire
A. MacLean - Vue aerienne du Domaine
©
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naugurato lo scorso 29 aprile e aperto sino al
17 ottobre 2010, il Festival dei Giardini fiorisce
intorno al parco del Castello di Chaumontsur-Loire, famoso per essere stato, prima la residenza della
regina Caterina de’ Medici, poi di Diana di Poitier, e nel 1819
di Madame de Staël che lo fece diventare luogo d’incontro
privilegiato del nascente romanticismo francese.
Il Castello, dominante la Valle della Loira e già patrimonio
dell’Unesco, illustra contemporaneamente sia l’architettura
difensiva dell’epoca gotica sia quella ornamentale del
Rinascimento.
Nel XIX secolo, i principi di Broglie, diventati nel frattempo
proprietari del Castello affidano, in concorso con la Maison
Hermès di Parigi, all’architetto paesaggista Henri Duchéne la
creazione di un parco all’inglese di una ventina di ettari che
diventa, nella Valle della Loira, l’unico aristocratico esempio
d’avanguardia dell’arte ornamentale dei giardini.
Il Castello, riacquistato nel 1938 da Domaine de Chaumontsur.Loire, diventa nel 1992 di proprietà della Regione del
Centro della Loira che, con l’obiettivo di creare ogni anno
giardini paesaggistici d’avanguardia, inaugura la prima
edizione del Festival dei Giardini.
Da allora, nel corso delle 18 stagioni, sono stati inaugurati
circa 400 giardini e prototipi dei giardini del futuro: una
miniera d’idee e vivaio di talenti finalizzati a rivalutare l’arte
topiaria.
L’edizione 2010 che ha come tema il giardino ‘Anima e Corpo’
presenta un sorprendente panorama di 26 giardini che con
nuove finiture, idee e approcci propongono, esaltandone
i sensi, soluzioni che stimolano la contemplazione e
l’immaginazione: un vero paradiso terrestre!
©
Eric Sander - La Couleur des Elements
Insider
Dimore storiche
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Eric Sander - lessive en fleur Festival di Chaumont
Jannis Kounellis - ph Stephane Franzese
I giardini permanenti di Chaumont.sur-Loire invece ospitano
piante medicinali, ma anche unguenti, profumi, sapori…
mentre i nuovi progetti della 18ª edizione del Festival dovranno
evocare l’influenza positiva del giardino, esaltarne tutte le
virtù terapeutiche, curative, benefiche che agiscono sul corpo,
sull’anima e anche sull’ambiente circostante e, ugualmente,
inventare le nuove pratiche dei giardini del futuro.
Da qui sino a ottobre sarà quindi un work in progress di profumi,
colori, odori di erbe aromatiche, per la salute, di piante per
condimenti e un fiorir di qualità e creatività di progetti che
si evolvono, proponendo al pubblico giardini sperimentali
realizzati da una nuova generazione di paesaggisti, architetti,
scenografi e anche da semplici giardinieri.
Durante tutto l’anno invece si possono ammirare le
esposizioni permanenti di arti plastiche e fotografiche,
Réflexions - ph Le Scanff Mayer
concerti e proiezioni cinematografiche che costituiscono
il programma animato e diversificato del Festival, come ad
esempio l’installazione di campane di Jannis Kounellis, noto
artista di origine greca ma residente da tempo in Italia, che
ha costruito all’interno del castello un’opera immensa che
associa pittura, scultura e architettura, richiamandone i valori
di sacralità e di mistero.
Da segnalare, di fianco al Festival, sentieri selvaggi, sculture
disseminate tutt’intorno e alcuni boschetti dove immergersi
e trascorrere piacevoli giornate all’aperto. Di notte poi
nei mesi estivi sono previsti giochi di suoni e luci e notti
magiche ◆
Info: in Italia www.franceguide.com
in Francia: www.domain-chaumont.fr
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resort
Itinerari profumati
Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole,
dell’apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare
la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l’aria
che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente,
non c’è modo di opporvisi.
Così scriveva Patrick Süskind nel suo bestseller “Il profumo”
e queste parole sono il corollario perfetto per gli eventi che nel mese
di maggio, a Firenze e a Roma, saranno dedicati agli appassionati di profumi
L
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a festa per l’olfatto inizia a Firenze, dove
dal 1° maggio al 15 giugno il Giardino delle
Rose, vicino a Piazzale Michelangelo, darà
la possibilità di ammirare oltre 1.000 varietà botaniche e
ben 350 specie di rose antiche. Dal 6 al 9 maggio invece
si svolgerà nell’Orto e nella Serra Botanica del Giardino
di Boboli - uno fra i più importanti giardini all’italiana del
mondo - la quarta edizione della kermesse I Profumi di
Boboli (www.profumidiboboli.it), durante la quale artigiani
profumieri esporranno e venderanno profumi, saponi,
candele, profuma ambienti, oli essenziali, cosmetici, estratti
di erbe aromatiche, fiori e piante profumate. A sua volta
il Giardino dei Semplici, che risale al 1545 e che viene
annoverato tra i tre orti botanici più antichi al mondo insieme a quelli di Pisa e Padova - ci mostrerà fiori, piante
medicinali ed esemplari rari e preziosi (http://www.msn.
unifi.it/CMpro-l-s-12.html) fra percorsi multisensoriali, tattili
e olfattivi, studiati anche per i non vedenti.
Da non perdere sarà anche l’orto dei frati domenicani di
Santa Maria Novella dove, nel XIV secolo, venivano coltivate
le piante e i fiori utili per gli estratti, gli unguenti, le pomate
e gli elisir che rifornivano l’Officina Profumo-Farmaceutica,
una delle farmacie più antiche d’Europa ancora in attività.
Firenze Giardino di Boboli - Limonaia
Mantova Giardino dei semplici
Alla Certosa di Firenze saranno in vendita i profumi e i
distillati di fiori prodotti dai monaci, (http://www.cistercensi.
info/certosadifirenze/) nonché i liquori profumatissimi,
ricavati da erbe, fiori e radici e lavorati ancora oggi con
metodi antichi.
Punto di riferimento degli esperti mondiali di profumi sarà
inoltre il moderno Olfattorio - Bar à parfums, situato in
Via Tornabuoni 6 (www.olfattorio.it). Esso custodisce oltre
duecento essenze internazionali, prevalentemente francesi e
inglesi. A Roma la festa per l’olfatto proseguirà nel Roseto
Comunale, situato alle pendici dell’Aventino, ospitante circa
1.100 specie di rose provenienti da tutto il mondo e visitabile
da maggio a settembre, dalle 9.00 alle 19.30 (tutti i giorni,
comprese le festività).
Chi vorrà acquistare fiori di ogni genere, piante in vaso e
piantine aromatiche potrà a sua volta recarsi al Mercato
Coperto dei Fiori di Via Trionfale 45 (tel. 06 39741403), tutti
i martedì dalle 10 alle 13.
In Corso Rinascimento 47, vicino a Piazza Navona, sarà invece
possibile comprare prodotti dell’Officina Farmaceutica
di Santa Maria Novella e in Via di Ripetta 34, a due passi
dall’Ara Pacis, si potrà visitare lo showroom romano
dell’Olfattorio ◆
Risveglio nella natura
I
l cielo limpido, il canto degli uccellini, il verde intenso
del parco: finalmente la bella stagione è arrivata! Godere
della vita che rinasce, tornare a casa e vedere il sole
che illumina la vallata, svegliarsi nel verde. Sembra un
miraggio per chi vive giorno dopo giorno una quotidianità
fatta di ufficio e traffico cittadino. Ma non lo è: nel parco di
Veio, un residence ospita 46 appartamenti perfetti per chi ha
bisogno di una sistemazione temporanea, durante un trasloco
o una ristrutturazione, o per chi si trova in città solo per
qualche settimana magari per lavoro, ma ideali anche per per
una vacanza appena fuori porta o chi decide che, pur non
volendosi allontanare completamente dalla propria rete di
amicizie, impegni e abitudini, preferisce svegliarsi nella natura,
tra animali, laghetti incontaminati e il fruscio degli alberi che
circondano questi piccoli casali dal sapore inglese. Pensati
per assicurare comfort e tecnologia con wi-fi, climatizzatore,
allarme, fax, parcheggio, lavanderia, servizio di recapito
posta… e un giardinetto privato davanti all’ingresso, dove
godere di una dose extra di relax e serenità, che nella bella
stagione si arricchisce anche di una piscina in cui si rispecchia
una vegetazione rigogliosa. Sono piccoli cottage carattarizzati
da una rustica eleganza, a pochissimi chilometri dalla città,
collegati anche mediante una navetta che porta alla stazione
che dalla Giustiniana arriva a San Pietro e assicura un trasporto
lampo: solo venti minuti per arrivare in centro. Intorno agli
appartamenti solo quiete e l’offerta della struttura: bisteccheria,
ristorante-pizzeria, e l’eleganza del ristorante Il Picchio Rosso.
Per un soggiorno indimenticabile.
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Insider
Eventi
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A PRAGA
CON IL FESTIVAL
DI PRIMAVERA
di Alessandra Vittoria Fanelli
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Municipal House - © Prague Spring - Zdenĕk Chrapek
IN VIAGGIO CON L’UNESCO
a magica capitale della Repubblica Ceca,
adagiata tra le due sponde del fiume Vltava
(Moldava) carica di fascino e di storia, come
ogni anno a maggio si arricchisce di un evento che attira da
tutto il mondo gli appassionati della musica sinfonica grazie
al prestigioso Festival musicale internazionale Primavera di
Praga.
Un evento che quest’anno viene dedicato al suo illustre
compositore Gustav Mahler nel suo 150° anniversario di
nascita, nato nell’allora Boemia (ora Repubblica Ceca), che
Praga intende omaggiare nell’ambito della 65° edizione del
Festival musicale di Primavera con decine di concerti di
musica classica, jazz e altri generi con la partecipazione di
famosi artisti provenienti da tutto il mondo.
Il Festival di Primavera di Praga (Pražské jaro - dal 12 maggio
al 4 giugno 2010) si svolge presso la Casa Municipale (Obecnı̆
Dum), affascinante edificio Liberty risalente agli anni 19051911 e vedrà la performance di cantanti, orchestre sinfoniche
e solisti di chiara fama, tra cui il noto pianista rumeno Radu
Lupu che suonerà brani di Janáček (altro grande compositore
contemporaneo boemo), di Ludwig van Beethoven e di Franz
Schubert.
Praga, situata nel cuore della Boemia, su una serie di alture
che fiancheggiano il grande fiume deve la sua fama proprio
al fiume che l’attraversa immortalato più volte sia da grandi
scrittori che da compositori come il poema sinfonico
‘La Moldava’ scritto da Bedric Smetana, impegnativa
composizione sinfonica con cui tutte le orchestre da camera
del mondo desiderano cimentarsi. La sinfonia ‘La Moldava’ è
caratterizzata da una scrittura molto libera: una prima parte
dove viene narrata la nascita del fiume e il suo percorso
tra i villaggi e i boschi; una seconda in cui la musica ricrea
l’atmosfera incantevole della notte; infine una terza in cui il
fiume arriva trionfalmente a Praga.
Capitale e contemporaneamente la più grande città della
Repubblica Ceca, Praga deve il suo aspetto attuale a undici
Municipal House - Smetana Hall - Prague Spring - Zdenĕk Chrapek
©
Castello - ph CzechTourism.com
Hartigovská Garden - ph CzechTourism.com
secoli di storia. I primi insediamenti risalgono al IX secolo,
quando si sviluppò un mercato da cui ebbe origine la Città
Vecchia (Stare Mesto), a cui seguirono il Piccolo Quartiere
(Mala Strana) e la Città Nuova (Nove Mesto).
Dominata dall’imponente Castello, il più grande complesso
del mondo, la capitale ceca raccoglie preziose architetture,
dal gotico al liberty fino al modernismo, che ne fanno una
delle più belle città d’Europa. Nel 1992, Praga, una delle
città storiche meglio conservate in Europa, è stata dichiarata
Patrimonio mondiale e posto sotto la tutela dell’UNESCO
perché, miracolosamente sfuggita alle distruzioni della
seconda guerra mondiale, conserva numerosi edifici di
grande pregio artistico, testimonianza delle culture slava,
tedesca ed ebraica.
Ed è sempre il fiume che caratterizza Praga! Infatti il maestoso
ponte di pietra dedicato a Carlo IV lungo oltre mezzo
chilometro, divide in due Stare Mesto, la città vecchia dove
a est si trova la piazza principale sottolineata dalla torre con
l’orologio astronomico, mentre a ovest si raggiunge il Castello
di Praga, superba costruzione del 1344 iniziata dall’architetto
francese Mattia di Arras, secondo i modelli del suo paese, e
la vicina Cattedrale di San Vito, perla dell’architettura gotica
europea che custodisce la tomba di San Venceslao, patrono
nazionale della Boemia, oltre ai gioielli d’incoronazione dei
sovrani boemi.
Un festival e una città che valgono, da sole, il viaggio ◆
Info: www.prague-info.cz - www.festival.cz
Insider
Eventi
Cape Town,
la Città Madre
di Emanuela Stigliani e Matteo Lusi
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V&A Waterfront
’
11 giugno si aprirà in Sud Africa la XIX
Coppa del Mondo di calcio. L’Italia dovrà
difendere il titolo conquistato quattro
anni fa in Germania. Gli azzurri esordiranno a Cape Town
contro il Paraguay e i fortunati che partiranno al loro seguito
potranno conoscere da vicino quella che Forbes.com ha
inserito tra le dieci città più belle del mondo.
La Mother City, primo avamposto europeo nel Paese, con
quattro secoli di storia e in posizione strategica sulle rotte
orientali, è oggi una metropoli moderna e cosmopolita,
degno biglietto da visita di un paese che uscito dell’apartheid
si è dotato di una costituzione liberale, esempio anche per
Paesi di più lunga tradizione democratica.
La città si sviluppa tra mare e montagna, in una suggestiva
cornice naturale che la rende unica al mondo, nonostante
la politica di segregazione razziale abbia segnato
profondamente anche la sua struttura urbanistica, oltre al
suo vissuto sociale. Capita di avere la sensazione che le
strade siano state costruite per dividere più che per unire,
come testimonia il District Six, quartiere a cui è stato
dedicato un interessante museo e che ha ispirato un recente
film di fantascienza. Quel che rimane del centro originario si
può ritrovare nel triangolo formato dal waterfront, dal castello
e dal Parlamento. Nel vecchio porto ci si scopre a sognare
bastimenti di spezie, avorio e pelli salpare verso l’Europa
e l’India. Oggi, sulla banchina, quelle che dovevano essere
taverne per filibustieri sono ristoranti o negozi di souvenir e
i magazzini della Compagnia delle Indie Orientali sono stati
trasformati in un elegante parco giochi per turisti, il famoso
V&A Waterfront.
Per assaporare la vera vita dei Capetonians bisogna dirigersi
verso Long Street, la lunga e vivace via che collegava il porto
con le terre coltivate, di cui oggi rimangono dei bei giardini. Essa
ha mantenuto il suo aspetto autentico ospitando, nei colorati
palazzi vittoriani, tra la moschea e l’originale bagno turco,
negozi di articoli usati, pasticcerie, fabbri, antiquari, vecchie
osterie, ristoranti chic, ostelli, pub, sexy shop e jazz club.
Lion’s Head Mountain
Vista Green Point Stadium
Per apprezzare davvero la bellezza che la penisola del
Capo offre bisogna uscire dal centro e immergersi nella sua
natura rigogliosa. Seguendo la strada scavata nella roccia dai
prigionieri di guerra italiani, la costa atlantica è un susseguirsi
di suggestive scogliere a picco sull’Oceano e spiagge sabbiose
dove i surfisti si esibiscono tutto l’anno. Ogni villaggio che
punteggia la costa sorprende diversamente. Così, nella stessa
giornata, ci si può imbattere in una colonia di pinguini, o
difendere il proprio cibo dai babbuini, ormai abituati alla
presenza dell’uomo. Si può osservare il gioco delle foche
che attendono qualche regalo dai pescatori e, con un po’
di fortuna, avvistare le balene che non di rado si avvicinano
alla costa.
La città però dà il meglio di sé vista dall’alto. Dalla sommità
della Table Mountain, dove lo sguardo spazia in tutte le
direzioni; dalla Table Bay, sulla quale si affaccia il nuovissimo
stadio di Green Point, fino quasi a intuire il profilo del
famigerato capo di Buona Speranza o dalla cima di Lion’s
Head. Quest’ultimo è uno speciale punto d’osservazione, che
una volta al mese diventa meta di un affascinante rituale che
spinge le giovani coppie e i turisti più volenterosi fino alla sua
cima, per un saluto alla luna piena che sorge sopra la città,
mentre in un rosso tramonto il sole si tuffa nell’Oceano ◆
Strada costruita dagli italiani
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Tradizioni
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Tradizioni
Un diamante, un anello, per sempre...
di Roberto Volterri
V
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Un bellissimo abito da sposa...
di un tempo che fu
Narrano antiche cronache…
enezia, Anno del Signore 1503. In un
documento relativo al matrimonio della
gentile damigella Maria di Modina, viene
per la prima volta menzionato “un anello nuziale con
diamante”. È la data d’inizio di una splendida, romantica
tradizione che dura fino ai nostri frenetici giorni. Furono
proprio i veneziani - abili commercianti e viaggiatori - a
scoprire che il diamante è una delle sostanze più dure
e resistenti che si conoscano e che un bel diamante
incastonato in un pregevole anello d’oro poteva costituire un
pegno d’amore racchiudente in sé, contemporaneamente,
un valore - diciamo così - pecuniario e un ben più grande
valore simbolico, legato proprio alla quasi ‘invulnerabilità’
della pietra preziosa usata per abbellirlo. Un altro storico
anello di fidanzamento con un diamante nel castone
fu donato ad una futura sposa la quale aveva appena…
due anni! L’anello fu appositamente creato per la futura
unione matrimoniale tra la principessa Mary, figlia del re di
Inghilterra Enrico VIII, con il ‘delfino’ di Francia, figlio del re
Francesco I, in modo da assicurare una più stretta alleanza
tra le due nazioni. Ovviamente, il ‘regale ditino’ dell’ignara
principessa fu adornato solo per pochissimo tempo da
Foto anelli Castaldi Goielli
Una donna romana, sposata,
per pudore sicopre il volto con il flammeum
questo anello che, per le sue dimensioni, meriterebbe
un’opportuna collocazione nel “Guinness dei Primati”!
In realtà, l’uso dell’anello di fidanzamento - ma senza il
tradizionale diamante! - risale ad un’antichissima usanza
anglosassone in cui il promesso sposo doveva rompere
un oggetto di sua proprietà e di notevole valore: una metà
rimaneva allo sposo, l’altra metà veniva data al padre della
sposa. Un uomo ricco, ovviamente, avrebbe suddiviso un
oggetto di pregio, d’oro o d’argento: appunto un anello,
facilmente suddividibile in due parti uguali e ricomponibile
all’atto del matrimonio. Nell’ambito della Chiesa cattolica,
l’uso dell’anello di fidanzamento risale ufficialmente all’anno
del Signore 860, quando il Papa Nicolò I decretò che il
dono dell’anello simboleggiasse l’affermazione formale di
convolare a giuste nozze.
Anzi, la stessa Chiesa divenne intransigente riguardo alla
serietà di una promessa di matrimonio e alle conseguenti
‘punizioni’ nel caso in cui essa non venisse mantenuta: si
andava dalla scomunica per i genitori dello sposo ‘distratto’
alla reclusione in un convento per la futura sposa che… ci
aveva ripensato!
Ma dal fidanzamento al matrimonio il passo è brevissimo…
“Vuoi tu prendere in sposa
la qui presente…”
Ormai conosciamo quasi a memoria la formula rituale con
cui due innamorati vedono celebrato, davanti all’altare, con
parenti e amici, il loro sogno di vivere una lunga vita insieme.
Ormai siamo abituati a vedere addobbata con magnifici fiori,
quasi tutti bianchi, la chiesa che è stata scelta per il rito nuziale
e ormai non ci chiediamo più del perché l’abito della sposa
sia bianco nella quasi totalità dei casi. Ma le gentili ‘pulzelle’
anticonformiste esistono da sempre e a volte vediamo
un’apoteosi di colori pastello ma anche di colori ben più
vivaci. “De gustibus non est disputandum” dicevano i nostri
padri che parlavano latino. E forse avevano ragione loro…
Ma perché l’abito è bianco? Nella Roma antica la sposa, in
realtà, vestiva di giallo ed era munita anche di un velo - il
flammeum - di colore giallo vivo, che le ricopriva il volto.
Ma, ci chiediamo ancora, perché coprire il volto di una
leggiadra fanciulla che si affacciava alla vita? Tutta colpa
di noi maschietti che volevamo mantenere umili, con tale
espediente, le nostre donne, sia sposate che nubili. Forse le
donne, l’altra metà del cielo, il velo, da sole, non lo avrebbero
mai introdotto, neppure quando esso divenne elemento di
eleganza femminile, di seduzione, di riserbo e, ahimé, anche
di lutto… L’usanza del velo nasce in Oriente almeno due
millenni prima della nostra Era e, come vediamo ancor oggi,
in vari Paesi mediorientali esso è ancora largamente usato. Nel
IV secolo a.C. sia in Grecia che a Roma, durante i matrimoni,
si usavano leggeri e trasparenti veli, puntati sui capelli o
tenuti fermi da nastrini. Il tutto, come abbiamo accennato, di
colore in prevalenza giallo. In epoca medievale si privilegiò la
preziosità dei tessuti e di altri elementi decorativi, lasciando
ampia libertà ala scelta del colore del velo stesso. Nel XVI
secolo il colore bianco fece il suo trionfale ingresso nelle
cerimonie nuziali - quale consolidato simbolo di purezza e
illibatezza della sposa - e divenne tema di accesi dibattiti per
almeno un secolo e mezzo. Un po’ come avvenne negli anni
Sessanta con la minigonna di Mary Quant…
Alla fine del XVIII secolo il bianco si era definitivamente
affermato anche perché bianchi era la maggior parte degli
abiti del tempo e, si sa, la moda impera sempre! Poi, quando
nel 1813, l’autorevolissimo periodico di moda francese
‘Journal des Dames’, illustrò con molte pagine abiti da sposa
bianchi e muniti del rituale velo, l’usanza che ancor oggi la
fa da padrona dilagò e divenne abituale consuetudine per la
gioiosa circostanza… ◆
per sempre...
Insider
Gioielli
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Smeraldi
simboli di bellezza
I
“il tuo gioiello su misura”
I
l nome Smeraldo deriva dal Francese
“esmeraude”, che a sua volta ci riporta
attraverso il Latino alla radice greca
“smaragdos”, che significa semplicemente “gemma verde”.
Gli Smeraldi sono stati oggetto di desiderio fin dai tempi
antichi. Il verde smeraldo è il colore della vita e dell’eterno
ritorno della primavera. Per secoli, comunque, è stato anche
il colore della bellezza e dell’amore eterno. Già nell’antica
Roma era il colore dedicato a Venere, dea dell’amore e della
bellezza.
Puri o impuri ma quanto valgono?...
Gli smeraldi sono pietre preziose di tonalità
infinite di verde anche molto profondo e
brillante. Spesso presentano delle inclusioni
che sono consentite, in quanto se puro; cosa
molto improbabile è più pregiato persino del
diamante, per i quali diversamente, l’integrità è
misurata usando una lente con ingrandimento
standard 10x e al contrario negli smeraldi
essa è misurata ad occhio nudo. Così, se uno
smeraldo non ha crepe visibili ad occhio
nudo, è considerato impeccabile. Pietre che
non presentano in superficie delle crepe sono
estremamente rare e pertanto quasi tutti gli
smeraldi sono “oleati” per migliorare la
loro integrità apparente. Piccole inclusioni,
dopo tutto, non ne diminuiscono il valore;
al contrario, uno smeraldo verde profondo
con inclusioni sarà valutato più di una pietra
senza inclusioni ma di colore pallido.
Luoghi di provenienza
La Colombia è ancora il principale paese in
cui si estraggono Smeraldi. I nomi più famosi sono Muzo
e Chivor.La miniera economicamente più importante è
Coscuez. Gli Smeraldi colombiani sono classificati a parte
rispetto agli Smeraldi di altra origine, per il loro verde
design by Gianluca Castaldi
particolarmente pregiato e brillante. A seconda
del luogo di ritrovamento, il colore dello
Smeraldo può variare. Benchè le qualità più
rare e pregiate vengano dalla Colombia è errato
supporre che il “luogo di nascita” di una pietra
ne garantisca automaticamente la qualità. Dallo
Zambia vengono esportati eccellenti cristalli di
Smeraldo, di uno splendido ed intenso verde,
che presentano una buona trasparenza.
Il loro colore è solitamente più scuro di
quello delle pietre Colombiane.
Acquistare uno Smeraldo
Possedere uno Smeraldo è desiderio di ogni
donna, in quanto considerata, dopo il Brillante
la gemma più desiderata. Acquistare uno Smeraldo non è
cosa da professionisti, poichè le pietra di colore, come anche
Rubini e Zaffiri, se belle ci trasmetteranno un’emozione e
questo ci aiuterà nella decisione di quale pietra acquistare.
Considerando scontato, che pietre brutte di emozioni è
difficile che ne possano dare, è sicuro che la vostra scelta
sarà quella giusta ◆
Gianluca Castaldi
Insider
Alta
Brasilia
AltaModa
Moda Brasilia
21
Mabro Antichi Telai
20
Capital
Fashion-week
di Umberto E. Masci
Federica Balestra - Fiorella Borrello
Mabro Antichi Telai
Renato Balestra
S.E.Ambasciatore Gherardo
ed Antonella La Francesca
V
V
Renato Balestra
Missoni
Missoni
Missoni
Insider
Fashion
Umberto E. Masci - Valerio Festi
ittorio e Ottavio jr Missoni, Federica
Balestra,
Antonio
Di
Pietrantonio,
rappresentanti dei marchi Missoni, Renato
Balestra e Mabro Antichi Telai hanno partecipato per la
prima volta al Capital Fashion-week, svoltosi nella città di
Brasilia dal 18 al 20 Marzo 2010, presso la cornice del Teatro
Nacional.
L’invito alla capitale della settimana della moda era partito
da Umberto Masci, in collaborazione con la moglie
dell’Ambasciatore d’Italia, Antonella La Francesca e
dall’Istituto Italiano del Commercio Estero, che ha segnato
un’anticipazione dei grandi eventi artistici e culturali di
“Italia-Brasile 2011/2012”
La partecipazione al Capital Fashion-week ha goduto anche
del Patrocinio di Alta Roma, società creata dalla Camera
di Commercio di Roma per la promozione degli stilisti e
per l’organizzazione di eventi d’Alta Moda nella capitale
italiana.
Il 18 sera, subito dopo la sfilata Missoni, per celebrare
l’apertura ufficiale della manifestazione è stato dato un
ricevimento - con la collaborazione degli organizzatori del
Capital Fashion-Week - presso la Residenza di Gherardo La
Francesca, Ambasciatore d’Italia a Brasilia. Erano presenti
Federica Balestra, figlia di Renato Balestra, Vittorio ed Ottavio
jr. Missoni, rispettivamente figlio e nipote del fondatore
della griffe, nonché Antonio Di Pietrantonio, Presidente di
Mabro Antichi Telai, oltre a numerosissimi giornalisti, stilisti
e personalità della politica, della cultura e della società
brasiliana.
Alle sfilate italiane ha assistito un pubblico numeroso, che ha
applaudito con entusiasmo le creazioni dei nostri stilisti. La
manifestazione ha avuto un amplissimo risalto sulla stampa
nazionale. Il materiale è stato largamente pubblicato sul sito
internet della CFW (www.cfw.com.br), il quale conta un
elevato numero di accessi.
L’evento ha promosso un ramo delle nostre eccellenze
produttive, stimolando e mobilitando l’attenzione del popolo
brasiliano verso l’Italia, con l’intento di aumentare le occasioni
di business per le imprese e rafforzare le collaborazioni
industriali e gli investimenti ◆
Insider
Fashion
Roberto Cavalli
Etro
Flower power
stilizzato o iperrealista,
sull’abito o sulla borsa,
il fiore domina l’estate
M
moda
M
Krizia
di Luisa Espanet
inuscoli e giganteschi, sfumati e
coloratissimi, tono su tono e optical,
isolati e in gruppo, iperrealistici,
geometrici, stilizzati, barocchi, modernisti, preraffaelliti,
impressionisti, orientaleggianti: i fiori sbocciano a profusione
sugli abiti dell’estate. Si stampano sulle borse, spargono i petali
sulle cinture, ornano decolleté e infradito, personalizzano
bikini e intimo (Yamamay), compaiono su sportivi desert
boots o su bracciali in plexiglas (Chanel) e perfino sugli shorts
di lui (Coast). Se le rose sparse sul miniabito con balze di
Luisa Beccaria non sono una novità, i vistosi fiori stampati
sul giubbotto dal taglio maschile di Y-3 sono, invece, una
sorpresa. La strizzata d’occhio allo stile hippie si alterna
al gusto tappezzeria inglese. Revival di romanticismo si
affiancano a rivisitazioni dei tessuti dei cheomsang cinesi.
Giambattista Valli
23
Gaetano Navarra
22
Blugirl
Insider
Fashion
Etro attualizza il trend hippie, togliendo gli eccessi. Dipinge
fiori a cascata sui toni del viola e del lilla nell’abito con
intarsi in pizzo. Spruzza bouquet sui pantaloni con coulisse
alla caviglia. Stampa coloratissime margherite sul blouson
da atleta. Sono vagamente art nouveau i fiori del lungo in
chiffon con ruches sul fondo. Piccoli e bianchi quelli ricamati
sulla shopping bag in tela marrone.
Stella McCartney sceglie il glicine per spargerlo su abiti e
bluse di tutti i colori. Le cotonine a fiori di gusto vittoriano
sono protagoniste da Ralph Lauren. Una pioggia di tenere
roselline scende sull’abito sottoveste a fondo bianco. O sul
tre pezzi da educanda (gonna-camicia-gilet) a fondo azzurro.
Mazzolini misti invadono il piccolo chemisier rosso, profilato
di bianco. È un fiorellino minuto anche quello dell’abito
bustier di Mariella Burani. Poco più grande ma coloratissimo
quello stampato, senza soluzione di continuità, sul malizioso
abito sottoveste con bordi in pizzo nero di Dior. Di tutt’altro
genere, perché enfatizzato, il fiore di Krizia: viole del pensiero,
papaveri e tulipani sbocciano sui miniabiti in seta con taglio
a trapezio o leggermente blusanti. Grandi e dal disegno naif
anche le margherite rosse e blu dell’abitino strizzato in vita
di Chanel. Sembrano usciti da tendaggi orientali i maxifiori
dell’abito in seta con scollo squadrato di Rochas. Custo
Barcelona sceglie le orchidee per l’attillato abito con gonna
al polpaccio, ma le ridisegna fino a farle diventare delle figure
geometriche. Riviste, ma meno pittoriche, le campanelle e le
margherite stampate sulla shopping bag di tela.
Neanche Roberto Cavalli esce immune dalla fiorita follia. Anzi,
sostituisce l’amato maculato con varie stampe floreali, per una
collezione di grande impatto e addirittura romantica. Meno
inaspettata, certo, la stampa a grandi rose rosse, che ricorda
le matrioske, di Antonio Marras per abito e borsa coordinata.
Inediti, ma non imprevedibili, i grandi fiori viola che scendono
a tralci sull’impalpabile lungo nude look di Alberta Ferretti.
Con la sua smania di apparire il fiore diventa tridimensionale.
Eccolo enorme con grande ricchezza di petali posato su una
spalla, fino a diventare una manica, nell’immacolato minidress
con gonna a volant di Gaetano Navarra. Rossi papaveri con
tanto di pistillo nero invadono gli abiti e le borse delle ragazze
Blugirl. Rose rosse e screziate movimentano i raffinati tubini
di Giambattista Valli. Rose porpora coprono una parte del
giubbino Moncler Gamme Rouge by Giambattista Valli. La rosa
è ancora in primo piano da Viktor & Rolf. Disegnata in pizzo
sui pantaloni e i top in seta. O tridimensionale e preponderante
sulle scarpe con tacco a stiletto e sulle borse ◆
Viktor & Rolf
Viktor & Rolf
Insider
Fashion
quando la Passione
va oltre il motore
N
N
on solo ruote: due o quattro che siano,
i motori sono da sempre una passione
assoluta. Non è solo una questione di
velocità, infatti, ma di tutto quanto un’auto o una moto
rappresentano, in termine di stile. Ci sono quindi accessori,
abiti sportivi, articoli da viaggio, calzature, libri, penne,
gioielli che parlano di un gusto preciso, e segnano un’affinità
indiscutibile con alcuni dei maggiori brand automobilistici
e con il lifestyle che questi incarnano: sportivo e raffinato,
elegante, lussuoso, esclusivo. Per chi sente la strada nelle
vene è nato Mothoris, uno shop che riunisce quanto si muove
intorno al mondo delle due e quattro ruote, selezionando
abbigliamento, calzature, oggetti da regalo e da collezione e
prodotti destinati a chi sceglie il bello e la qualità assoluta.
Con Ferrari, Lamborghini, Porsche, Maserati, Momo
Design, fino ai capi di Cavalleria Toscana e Chervò, nati per
l’equitazione e per il golf, perfetti per il tempo libero, o alle
penne Montegrappa, anche in tiratura limitata, passando
per la pelletteria artigianale Cartujano o gli esclusivi orologi
Porsche Design, fino al cachemire scozzese più
esclusivo, da far realizzare anche su misura, unici
in questo genere, scegliendo una delle 200 diverse
tonalità di colore. Mothoris propone in un unico,
esclusivo store, uno stile che riunisce storia e
passione, eleganza e lusso, organizzando
anche week end gastronomici e corsi di guida,
holiday tours in regioni esotiche ed eventi
esclusivi per chi non rinuncia a un tocco di
classe, anche nel tempo libero ◆
Mothoris
Olgiata Verde Shopping Plaza
Via Anton Giulio Bragaglia, 7
tel. 06 30889590 - www.mothoris.com
Insider
Motori
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27
Francesco e Fabio Berardi alla guida della D Type del 1971
XKR del 1998
Fabio Berardi
XK 150 OTS del 1960
I
I
Competizione,
sì, ma con divertimento
motori che passione! Quelli delle macchine
d’epoca ancora di più. Hanno il ruggito degli
anni che furono e danno l’anima a linee
sinuose ed eleganti. Se poi sono Jaguar, è veramente difficile
sottrarsi al loro fascino. Oggi si espongono con orgoglio,
si guidano, si amano. Le Jaguar si affacciano al mercato
inglese ed internazionale nell’anteguerra e sono l’evoluzione
delle prime macchine sportive create dalla S. S. Cars Ltd
di Coventry nel 1931. Il successo è immediato. Come per
la favolosa Roadster XK120 che per ben tre volte sedusse
Clark Gable, l’attore americano ne comprò infatti tre. Ma la
Jaguar incantò anche Steve Mc Queen, Humphrey Bogart e
Liz Taylor, giusto per rimanere a Hollywood. Il fascino è
totale, dalle sportive C Type e D Type che negli anni ’50
furono più volte regine sul mitico circuito di Le Mans, alla
MK VII del 1952, alla XK 150, spider che stregò Grace Kelly.
Proprio questa vettura della Principessa di Monaco è stata
in mostra lo scorso Aprile a Roma a “Fuoriserie”, il salone
E Type OTS del 1965
di Anna Maria Di Luca
delle auto d’epoca, insieme ad altri indimenticabili modelli
di casa Jaguar e ad altri marchi di prestigio come Ferrari.
“Sono nato già innamorato delle Jaguar. Da bambino me
ne feci regalare un modellino, poi appena ho compiuto
vent’anni ho comprato la mia prima vera Jaguar, una XJ6
3.4 del ’75 - spiega Fabio Berardi, consigliere della Scuderia
Italiana di Jaguar Storiche, Conservatore del Registro Storico
Jaguar e autore del libro Il Balzo del Giaguaro - Vivo a Civita
Castellana e la mia azienda, “Nuova Point”, crea set di tazze
per i torrefattori di caffè. È un lavoro speciale, che cerca
l’eleganza e la solidità del prodotto. Lavoriamo la porcellana,
la cuociamo a temperature altissime ottenendo un prodotto
resistente all’usura cui viene sottoposta questo tipo di
porcellana per uso professionale. Quando arriva il weekend,
però, per me scatta l’ora Jaguar! Partecipo ai raduni, curo le
mie auto, ne ho quattro: la XK 150 OTS del 1960, la D Type
del 1971, la E Type OTS del 1965 e XKR del 1998”. Queste
le ammiriamo esposte al salone, sono davvero evocative.
Chissà quante storie potrebbero narrare, di guida in guida, di
miglia in miglia. Berardi ci racconta le sue: “Ho comprato la
XK150, la macchina di Grace Kelly, nel 1987. Apparteneva a
un nobile romano, ho fatto qualche ricerca, è arrivata in Italia
nel 1968 dal Principato. Ho voluto verificare meglio e ho
chiamato l’Automobile Club de Monaco, hanno confermato
che era appartenuta a un personaggio molto in vista, ma non
potevano dire di più. A me piace pensare che sia proprio
quella della Principessa. L’aveva avuta da un attore Inglese
che in realtà risulta essere il vero primo proprietario della
mia macchina. Invece per la D Type è più semplice, l’ho
scovata a Tonbridge vicino Londra nel 2006. È una replica
che ha il placet della casa madre, quella originale era del 1954
e aveva vinto tre volte Le Mans. Sono andato a prenderla
con un amico e l’ho portata a casa, guidando per due giorni:
Londra, Dover, Calais e poi Costa Azzurra e Genova, quindi
abbiamo percorso l’Aurelia fino a Roma. È stato un viaggio
emozionante, d’altri tempi” ◆
La Scuderia italiana di Jaguar Storiche è stata fondata
nel 2007 da 25 amici innamorati del marchio inglese.
Il Presidente è Colomba Annunziata. Conta 120 soci ed
un parco auto ben fornito, organizza eventi e raduni di
auto d’epoca, è sostenuto da Jaguar Italia. Il prossimo
importante evento, il raduno per il 75° anniversario del
marchio Jaguar, sarà a Napoli dal 14 al 17 ottobre.
Insider
Motori
Insider
Limited edition
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Vip Kicker
Il CALCETTO BALILLA
di DESIGN
Brillante, scintillante
e trasparente. E il lusso fa goAl!
C
Particolare Vip Kicker
di Valentina Falcinelli
C
Gold Lux Football chic
erto, non sono i classici calcio balilla esposti
da molti in sala hobby o in giardino, questo
è poco ma sicuro. Lo si capisce a colpo
d’occhio, perché basta posare lo sguardo per qualche istante
su queste creaturine scintillanti, per rimanere abbagliati dalla
loro bellezza. Sì, perché i calcio balilla che qui vedete hanno
la particolarità di essere extra lusso, tanto che per giocarci
come minimo dovrete indossare guantini di finissima pelle e
mantenere una certa compostezza, che al primo goal subìto
potrebbe venir meno.
VIP KICKER
Questo modello, per esempio, è destinato già dal nome
a un target davvero alto, a prova di sceicco. È infatti,
semplicemente, il calcio balilla più costoso del mondo.
Realizzato con ben 150.000 cristalli Swarovsky - che ne
tempestano letteralmente ometti, vaschette di raccolta,
palline e tutta la struttura - è stato presentato ad Harrods
(Londra) al costo di 80.000 sterline, vale a dire più di 90.000
euro. Il Vip Kicker, questo il nome dell’oggetto dei desideri,
è personalizzabile in tre diverse versioni: Premium, Extra
o Crystal Edition, ciascuna delle quali caratterizzata dalle
nuance oro, argento e cristallo.
GOLD LUX FOOTBALL TABLE
Meno costoso del primo, ma altrettanto di lusso, il Gold Lux
Football Table è un altro modello di calcio balilla per chi,
più che amare il calcio, ama farsi notare. Impossibile infatti
non spalancare la bocca e rimanere senza fiato di fronte al
dorato scintillio di questo pezzo di arredamento luxury del
valore di 25.350 dollari. Completamente rifinito in oro, con
stecche in acciaio e bordo superiore in vetro infrangibile, è
personalizzabile anch’esso per quello che concerne il colore
delle cornici delle gambe e del campo da gioco, ma anche
per gli ometti, disponibili in 12 diverse varianti cromatiche.
www.dexigner.com
11 - THE BEAUTIFUL GAME
Senza dubbio una delle declinazioni più suggestive del
calcio da tavolo, 11 - The Beautiful Game è un vero e proprio
pezzo di design. Lo sfarzo di questo oggetto non sta tanto nei
materiali usati, a differenza degli altri due modelli proposti,
ma nel disegno. Mentre gli stadi, nel corso degli anni, hanno
assunto un aspetto estetico oltre che funzionale, i calcio balilla
hanno mantenuto il loro austero rigore. E l’idea alla base di
11 è proprio quella di rompere la monotonia, stupendo con
una struttura bella a livello plastico e visivo, ottenuta grazie
all’utilizzo di forme, colori, materiali e luce, il cui inserimento
contribuisce a creare un effetto “drammatico” alla scena da
gioco. Questo pezzo di design nasce dalla collaborazione di
due compagnie olandesi, la GRO e la TIM, che hanno lavorato
in sinergia per produrre una vera opera d’arte. Per avere un 11
a casa vostra, dovrete aspettare ben 3 mesi. Questo infatti è il
tempo necessario per la sua realizzazione, essendo prodotto
e assemblato artigianalmente ◆
Insider
Insider
Motori
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1954 Bertone Alfa Romeo Giulietta Sprint
LA GIULIETTA,
MITO DEL PASSATO
E DEL FUTURO
Alfa Romeo Giulietta 2010
Presentata la nuova versione della vecchia e storica auto
Tra un po’ di revival e molta tecnologia, la nuova sportiva dell’Alfa Romeo
sarà presto sulle strade a ricordarci che le cose di una volta,
che ci hanno affezionato e stupito, in fondo non scompaiono mai
E
di Francesco Mantica
E
al debutto un’architettura completamente nuova, progettata
ra il lontano 1955 quando l’Alfa Romeo, al
per soddisfare le attese in termini di tenuta di strada,
salone dell’automobile di Torino, presentava
agilità e sicurezza. Garantisce sia eccellenti performance
la vettura che avrebbe dovuto segnare la
dinamiche sia un elevato comfort, grazie alle raffinate
sua riscossa dopo anni di difficoltà. A prima vista, all’epoca,
soluzioni tecniche scelte per le sospensioni, a un sistema
certo doveva fare un bell’effetto. Un’auto potente ma che
sterzante di nuova generazione, alla struttura rigida e leggera
consumava poco, venduta a un prezzo accessibile: era l’Alfa
realizzata utilizzando materiali come l’alluminio, gli acciai
Romeo Giulietta. Un nome letterario, palesemente ispirato
alto resistenziali e tecnologie produttive
alla famosissima tragedia shakespeariana.
all’avanguardia.
Quell’auto ebbe così tanto successo
Gli interni si distaccano totalmente da
da vendere oltre 100 mila esemplari in
quanto visto finora in Alfa Romeo di
soli sei anni. Nel febbraio 1961, infatti,
recente produzione e si ispirano invece
l’attrice Giulietta Masina (La ricorderete
alle Alfa anni ‘70, abbandonando il quadro
ne “La Strada” di Federico Fellini) tenne a
strumenti orientato verso il guidatore e
battesimo l’esemplare 100.001 della serie.
privilegiando materiali quali l’alluminio,
La storica Giulietta restò in produzione fino
ma riprendendo lo schema tubolare, già
al 1963, per poi subire successivamente
visto sull’Alfa 156, per il contagiri e il
numerosi “restyling”.
tachimetro.
Sono passati 45 anni, eppure quel nome,
Questa fusione ridondante di tecnologia e
che potrebbe essere di ragazza e invece è
design potrebbe far pensare a una vettura
proprio di una delle autovetture italiane più
totalmente diversa da quella, storica,
famose di tutti i tempi, è ancora decisamente
1961 Giulietta Masina madrina
degli anni ‘50. E così è, in parte. Eppure
attuale. Il 12 aprile, infatti, esattamente
della Giulietta 100.001
c’è qualcosa che le unisce: allora come
come tanto tempo prima, l’Alfa Romeo ha
adesso, la Giulietta è il nome su cui la casa del biscione vuol
presentato in anteprima un nuovo modello, con lo scopo di
far correre il proprio futuro. Cinquant’anni fa l’operazione
rilanciare il marchio in uno dei suoi segmenti più importanti,
ha avuto successo. Se avverrà lo stesso, è assai probabile
proprio nell’anno del suo centenario.
che fra qualche decennio troveremo questo modello nei
Certo, la nuova Giulietta si è data un tocco più moderno,
saloni d’auto d’epoca, accanto alla vecchia, cara Giulietta
adatto a un’epoca dove tutto corre più veloce. L’auto appare
di una volta ◆
a prima vista decisamente bassa, assettata e grintosa. Porta
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Insider
Insider
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Laura Kraut su Cedric - Meydan Nation Cup - ph Stefano Grasso
U
na grande club house immersa nel verde, dove trascorrere giornate
all’insegna dello sport e del relax all’aria aperta, avvolti da un
panorama molto suggestivo, appena fuori dalla città. Il Circolo ippico
AS.P.E.R. diretto da Freddy Arduini, si trova nella campagna a
nord di Roma, di fronte al centro commerciale Le Rughe; qui una grande
club house affaccia sul maneggio coperto e sul campo ostacoli principale
all’aperto, mentre una piccola club house guarda sul campo pony.
Il circolo, specializzato in salto ostacoli e affiliato alla Federazione
Italiana Sport Equestri (FISE) fin dal 1988, comprende anche vari
tondini, una giostra/piscina, 65 box in muratura e molti paddock.
La massima attenzione è dedicata ai soci e ai cavalli dagli istruttori:
Adriano Gigli, Luca Marziani e Davide Sardella per il settore
agonistico sono anche cavalieri e partecipano a competizioni nazionali e
internazionali, mentre una scuola con propri pony permette di avvicinare
i più piccoli al mondo dell’equitazione, dai primi approcci fino a livello
agonistico. Gli istruttori, infatti, curano personalmente l’allenamento
degli affiliati, seguendo anche l’attività di gestione e partecipazione a
competizioni di cavalli sportivi.
Per informazioni
Via Cassia bis n. 2381 - Roma (Le Rughe)
33380789914 o 3336649508
Piazza di Siena,
Roma diventa
la Capitale
del cavallo
I
di Enrico Tonali
I
l 1792 fu un anno che ce la mise tutta
per fare il bravo: a Venezia si inaugurò il
Teatro della Fenice e nella lontana (allora)
Danimarca si decise che il commercio degli schiavi non era
proprio l’optimum per un cristiano e se ne decretò la fine.
Poi qualcosa andò storto, tant’è che lo strumento di giustizia
uguale per tutti - ricchi e poverelli - auspicato dal medico
francese Joseph-Ignace Guillotin, la ghigliottina, cominciò a
funzionare alla grande.
Per fortuna a Roma la nobiltà aveva altro da fare che perdere
la testa e il principe Marcantonio Borghese decise che in
Piero e Raimondo D’Inzeo a Piazza di Siena
quella immensa Villa di famiglia appena fuori le Mura era il
caso di ricordare la città di provenienza della stirpe: Siena.
Gli architetti Asprucci spianarono mezza collina, ovalizzarono
il grande slargo circondandolo di cipressi e tribune in caldo
peperino e consegnarono la Piazza alla storia. Dei cavalli
soprattutto. Quello che fra qualche giorno ospiterà il più
spettacolare Concorso Ippico del mondo è stato anche
terreno di scontro olimpico nel 1960. “Il campo di gara è una
tavolozza - lo descrisse il giornalista Bruno Roghi sul Corriere
dello Sport il giorno delle finali - gli ostacoli (14, per 7 salti)
sono fioriti e imbandierati.
P iazza di Siena
Per i profani, elenco gli ostacoli del percorso: siepe con
barriera, barriera su muro, muro, riviera (5 metri), cancello
di villa, passaggio di sentiero, doppia gabbia (pericolo n.
1), passaggio di sentiero di betulle con fosso, oxer rustico
su catasta, barriera bianca e nera, gabbia con passaggio
di sentiero, cancello romano, muro di villa, passaggio di
sentiero con barriera e arginello. Pochi sono i cavalli che
si orizzontano nel dedalo di un percorso che gli esperti
qualificano tra i più difficili dei concorsi ippici di tutto il
mondo. Le medaglie olimpiche le meritano e le valgono.
Il cavallo d’ostacoli, oggetto di cure estremamente assidue
e pazienti per salire alla cima della classe internazionale,
è un cavallo letterato: deve saper leggere con gli occhi e
scrivere con gli zoccoli”.
“Allora - spiega Giuseppe Brunetti, presidente del Comitato
Lazio Sport Equestri, che Piazza di Siena la vorrebbe
“nature”, priva, durante il Concorso, di stand, ristoranti
degli sponsor, tribune e gazebo - il percorso era quasi il
doppio di quello attuale, oltre 800m. Lo riproporremo il 5
settembre così com’era, grazie ai disegni originali conservati
in archivio, con una decina di cavalieri di oggi in campo
ed il filmato dei fratelli D’Inzeo, oro e argento nella finale
individuale, che scorre su un maxischermo”.
Non ci sarà più l’erba su cui saltarono vincenti Posillipo
e The Rock, i cavalli dei due fratelli d’Italia: dal 2007 è
coperta da un manto sabbioso su gomma ammortizzante,
che la Federazione Internazionale ha voluto per la sicurezza
degli equini e che ora è il palcoscenico sul quale da giovedì
27 a domenica 30 maggio vedremo impegnati molti dei
migliori cavalli (e cavalieri) del mondo nel 78° Concorso
Internazionale di Salto Ostacoli ◆
Richard Spooner su Cristallo - Gran Premio Loro Piana Roma, 2007
ph Stefano Grasso
C.O.N.I.
F.I.S.E.
C.I. Casale San Nicola
Società Sportiva Dilettantistica a R.L.
Cavalli e nuovi cavalieri
A due passi dalla città, tra pioppi e pini secolari, si estende
un’antica tenuta di campagna dove oggi è possibile trascorrere giornate di relax, tra riposo e attività sportiva.
Casale San Nicola è un circolo ippico pensato per chi
ama rilassarsi con lunghe passeggiate a cavallo e per chi
si dedica all’attività agonistica. La struttura, infatti, pur
mantenendo intatto il fascino antico del casale di campagna, oggi finemente ristrutturato e trasformato in un
club all’inglese e senza alterare l’incanto del paesaggio
circostante, ospita nei suoi 11 ettari moderne strutture e
attrezzature innovative per la pratica ippica amatoriale e
agonistica di grandi e piccini, con la costante presenza di
istruttori qualificati; senza dimenticare palestra e piscina
riservata ai soci e un nuovissimo ristorante dove fermarsi
per uno spuntino veloce o gustare una cena raffinata, in
un’atmosfera esclusiva e rilassante.
Via del Casale di San Nicola, 232 - 00123 Roma t Tel. 06 30892884 - Tel. e Fax 06 30892990
www.casalesannicola.com - [email protected]
al Roma Polo Club
Torna il grande avvenimento
con l’Audi Gold Cup
di Enrico Tonali
I
I
l rilancio del polo romano passa anche per il
grande gioco: “Dopo quattro anni riproporremo
l’Audi Gold Cup all’Acqua Acetosa - annuncia
Claudio Giorgiutti, presidente del Comitato Organizzatore
del prestigioso torneo internazionale - Sarà l’ultima tappa,
preceduta da quella invernale disputata sulla neve di Cortina e
la prossima primaverile in Costa Smeralda”.
La manifestazione (15/19 giugno, concomitante con la
tradizionale Coppa Duca d’Aosta) vedrà impegnate sei
squadre, di cui tre romane; al circolo più antico d’Italia
appartengono infatti alcuni dei migliori polo-player nazionali
come i capitani Luca D’Orazio (recente vincitore della Coppa
Freddo in Argentina), Rommy Gianni e Roberto Marraffa,
nonchè il neo-presidente del Club, Cataldo d’Andria, che
dovrebbe guidare un quartetto capitolino proprio nella
grande manifestazione capitolina
L’Audi Gold Cup è un circuito cui aderiscono team provenienti
da Russia, Dubai, Australia, Brasile e Stati Uniti, in cui giocano
professionisti dei cinque Continenti organizzati dai più validi
patron internazionali.
C’è da augurarsi che questo “come back” possa essere la
base perché il campo capitolino ritorni ad essere una tappa
annuale dell’Audi Gold Cup.
D’altronde la Capitale è stata la prima nostra città a praticare
questo gioco millenario asiatico che alcuni ufficiali inglesi
avevano conosciuto in India e portato in Europa poco prima
della breccia di Porta Pia.
Un gruppetto di romani l’aveva imparato in Istria, nelle isole
adriatiche di Brioni (davanti a Pola, oggi Croazia) ma ci volle
l’intervento di Casa Savoia, con il Duca di Spoleto, perché
nel 1930 un campo da polo venisse ricavato all’interno della
pista di trotto dello scomparso Ippodromo di Villa Glori,
esattamente dove adesso c’è l’Auditorium. Una decina
d’anni più tardi, il neonato Gruppo Italiano Polo si trasferì
oltre la Fonte dell’Acqua Acetosa, ai bordi della Campagna
Romana.
Un impianto divenuto col tempo affascinante, con
doppi filari di alberi che mettono secoli di distanza fra
gli spettatori e quella “camera a gas” che purtroppo è
diventata la Via Olimpica ◆
Insider
Sport
38
Tiger Woods
Francesco Molinari
Edoardo Molinari
L’AMERICA SCOPRE L’ITALIA DEL GOLF
Manassero e i fratelli Molinari hanno partecipato ai Master di Augusta,
competendo con molte star di caratura mondiale.
Il golf italiano può festeggiare e, soprattutto, può pensare a un futuro
ricco di soddisfazioni fino a poco tempo fa insperate
di Francesco Mantica
G
G
iorno di interrogazioni. “Vediamo un po’
chi può venire alla lavagna... tu Manassero”.
La vita è spesso ripetitiva per un sedicenne.
Scuola, studio, magari l’interrogazione a sorpresa. E poi, di
primo mattino, un volo negli Stati Uniti per giocare a golf con
Tiger Woods.
Matteo Manassero, del resto, non è un adolescente qualunque.
È il “bambino d’oro” dei campi da golf, quello che il New York
Times ha definito “il sedicenne che ha cambiato la storia del
golf”. È stato infatti il più giovane golfista di sempre a passare
il taglio al Master di Augusta all’età di 16 anni, 11 mesi e
22 giorni (il record era di Bobby Cole e durava da 43 anni).
Dopo aver alzato la coppa riservata al miglior dilettante e
chiuso al 36° posto il Master di Augusta, il baby fenomeno
pesa già oro: dicono almeno un milione di dollari al primo
anno da professionista.
Ma non c’è solo Manassero. L’America ha da poco scoperto
che in Italia ci sono talenti notevoli sul green. A fine marzo,
a Orlando, i cronisti americani hanno assistito con stupore
al secondo posto ottenuto da Edoardo “Dodo” Molinari
all’Arnold Palmer Invitational. “È sicuro - gli hanno chiesto
- di non voler rimanere a giocare qui, in America, in mezzo
alle star, sullo stesso palcoscenico su cui sta per tornare Tiger
Woods?” “No, grazie, mi fermo per una settimana e poi torno
a casa” ha risposto Edoardo, battuto in quel torneo solo da
un asso come Ernie Els, decine di vittorie in giro per il mondo
e un vino che porta il suo nome in Sudafrica.
Poco dopo Edoardo ha partecipato, assieme al fratello
Francesco e all’enfant prodige Manassero, ai Master di
Augusta, in Georgia, piazzandosi in ottime posizioni.
Francesco Molinari e Matteo Manassero, in particolare,
hanno chiuso rispettivamente a +3 e a +4, classificandosi tra
i primi 40 giocatori del torneo. La pattuglia azzurra non ha
segnato soltanto un record di numero e, nel caso di Matteo
Manassero, anagrafico. Ha anche dimostrato di poter stare al
livello dei più forti e di avere margini di miglioramento.
Tiger attento: gli italiani stanno arrivando ◆
Matteo Manassero
Insider
Gioco
40
bridge
di Andrea Buratti
Et io per me non trovo altro piacere
che, quando non ho il modo di giocare,
star dirieto ad un altro per vedere
Guardare chi gioca meglio di noi
“Et io per me non trovo altro piacere che, quando non ho il
modo di giocare, star dirieto ad un altro per vedere”
Francesco Berni, poeta-letterato, a cui si deve una precisa
documentazione di un gioco di carte “i trionfi” in cui per la
prima volta appare la briscola, il taglio, l’atout, ci lascia nelle
sue “Rime” questa delicata definizione dell’angolista (chi sta
a vedere).
Passatempo o agonismo
Il bridge può essere considerato come passatempo o in
chiave agonistica, ma a volte molti che hanno scelto la prima
opzione non disdegnano sporadiche apparizioni ai tornei,
con reali scarse possibilità di successo.
Forse solo lo studio di una ristrutturazione tecnica dei
punteggi, con l’inserimento di un handicap tipo golf, potrebbe
far tornare al bridge di torneo tutti coloro che per mancanza
di risultati lo hanno abbandonato, evitando così di sentirsi
colpiti nell’amor proprio e nell’autostima; e non sto parlando
di coloro che costantemente giustificano la sconfitta dando
la colpa al compagno, alla sorte avversa o alle scorrettezze
degli avversari.
Ma torniamo agli amatori. Ci sono tanti giochi di carte
meno impegnativi ed individuali, eppure preferite il bridge
non perche sia chic o di moda, ma proprio perchè vi
appassiona. Ebbene, metteteci più impegno, più attenzione,
più dedizione e soprattutto parlatene con chi gioca meglio
di voi, prendete qualche lezione, non di convenzioni ma di
logica ed economia dichiarativa e tenete ben presente che il
bridge, purtroppo o per sua fortuna, è un gioco di coppia e
la coppia deve essere unita, solida, compatta... le discussioni
si fanno dopo.
Agonismo
L’agonismo produce i migliori risultati poichè svolge
un’azione catartica sulle nevrosi giornaliere accumulate ed
è una rara occasione per la persona media di rispolverare
qualità competitive salutari e non di rado sopite.
Per fare bridge agonistico a medio, alto livello occorrono
doti di resistenza e concentrazione non indifferenti, oltre
ad un’idonea preparazione psicofisica, in quanto fatica e
stress sono piuttosto pesanti in gare che durano alcuni giorni
consecutivi e richiedono la costante presenza al tavolo per 10
ore giornaliere, con sessioni di circa 3 ore senza intervallo.
Valori educativi e formativi
Molto più che un gioco, il bridge può essere anche un
complemento ideale durante il periodo scolare dei giovani.
Lo studio del bridge sviluppa e stimola facoltà indispensabili
nella loro vita di studenti e successivamente nelle loro attività
professionali.
Riflessioni, analisi, logica, sintesi, concentrazione, capacità
decisionale, immaginazione, valutazione del rischio, memoria
a breve e a lungo termine, capacità di comunicare sono
aspetti fondamentali da favorire e potenziare nei ragazzi.
Tutti aspetti che ritroviamo nel nostro gioco ◆
Piazza del Parlamento, 8 - 00186 Roma
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[email protected] - www.sartoria-al-corso.roma.it
43
Golf, bridge e burraco,
Carte e green, che combinata!
di Andrea Buratti
É
È
nata l’Associazione Golf & Bridge,
riconosciuta dalle rispettive Federazioni.
Le combinate Golf e Bridge, che già da anni
si svolgono presso molti Circoli di Golf, dovrebbero trovare
attraverso la neonata Associazione una formula più congrua
(attribuendo handicap anche nel bridge ) e trasformarsi presto
in veri circuiti internazionali e in Campionati Nazionali a
coppie e a squadre, con riconoscimento delle reciproche
Federazioni.
Ci faremo carico di ogni aspetto organizzativo, compresa
la ricerca di sponsor e il nostro sito www.golfbridge.it,
attualmente in costruzione, sarà disponibile per individuare
disponibilità di date, calendari e risultati in tempo reale.
Il 1° Circuito Nazionale partirà nei prossimi mesi e vedrà
coinvolti tutti i golfisti a noi affiliati, con una classifica
generale finale che, tenendo conto dei migliori 5 risultati
individualmente ottenuti, porterà alla proclamazione del
primo Campione Italiano di Golf & Bridge.
Per quanto riguarda i Campionati Societari a squadre, dal
2011 i Circoli saranno divisi in serie, con promozioni e
retrocessioni e il Golf Club vincitore della massima serie sarà
nominato Campione d'Italia.
Visto il crescente successo del Burraco e in attesa di un suo
riconoscimento ufficiale, organizzeremo anche Combinate
Golf/Burraco con l’obiettivo di rendere più coinvolgente la
vita dei circoli di Golf soprattutto nelle ore serali, dando
corpo a un circuito nazionale con challenge finali per le
diverse categorie.
Sarà anche nostra intenzione, cosa che già sta dando ottimi
risultati, organizzare vacanze Golf/Bridge/Burraco con attività
agonistica e didattica e in località di indiscusso fascino.
Invitiamo ogni Golf Club a nominare un responsabile di
Circolo per i rapporti con l’AG&B.
Obiettivo
- Organizzazione combinate Golf Bridge e Golf Burraco
- Creazione di un circuito nazionale
- Creazione di un Campionato Italiano per i Circoli di Golf
- Organizzazione di vacanze-stage anche legate alle gare
- Organizzazione di incontri internazionali
Perché associarsi (circoli e giocatori )
- Incremento di soci golfisti tra gli appassionati di Bridge
e Burraco
- Organizzazione di gare combinate presso il vostro
circolo inserendolo nel circuito
- Maggior frequentazione e coinvolgimento nella vita
di circolo
- Visibilità su riviste, interviste e riprese televisive di settore
- Presenza costante sul nostro sito con link
- Diritto di partecipazione ai campionati nazionali
- Possibilità di essere sede di vacanze - stage
Il nostro sito
- Programmi, gare, vacanze, stage
- Calendario nazionale e risultati
- Classifiche costantemente aggiornate
- Elenco in tempo reale degli associati
- Elenco circoli associati con link e foto
- Possibilità di inserimento banner pubblicitari ◆
Insider
Dott. Paolo Serafini, Medico specialista in Chirurgia
Plastica, Ricostruttiva ed Estetica
La garanzia di un servizio
STOP
ALLE PALPEBRE PESANTI
CON LA BLEFAROPLASTICA
La Blefaroplastica o chirurgia estetica delle palpebre, è intervento che non richiede alcuna forma di degenza: tutto in day
hospital. Curiosità, aneddoti e dettami con il Dott. Paolo Serafini.
di qualità
la sicurezza di un team
d’eccellenza
di Paolo Brandimarte
Dott. Serafini, perché fare la blefaroplastica?
“Con l’età si evidenzia un eccesso di pelle nella zona degli occhi,
causata da una mancanza di elasticità, che provoca anche la formazione di
rughe, borse e grinze perioculari. In più, è possibile che con il tempo
si manifesti un certo accumulo di grasso sottocutaneo sulle palpebre.
Questi fattori, abbinati a regime alimentare e stile di vita, possono far
apparire occhi, palpebre e viso nel complesso, assolutamente vecchi
e stanchi. In questo senso, la chirurgia estetica può restituire tonicità e
freschezza alle palpebre, con il risultato di uno sguardo più giovane
e vivace”.
In quale periodo dell’anno è consigliabile rivolgersi ad uno
specialista?
“L’intervento può essere eseguito in qualsiasi periodo dell’anno, anche
se i mesi più caldi, con il sole battente, sono forse meno richiesti”.
Il paziente dopo l’intervento non deve necessariamente
rimanere in clinica per la notte. Significa dunque, che si
tratta di una procedura di minore importanza?
“Assolutamente no. La tipologia d’intervento non richiede una sedazione
troppo profonda, motivo per cui, non è richiesto un monitoraggio diretto
durante la notte. Si tratta, soprattutto per la blefaroplastica inferiore
(chirurgia delle borse palpebrali), di un intervento di estrema precisione e
delicatezza, per ottenere un risultato naturale e non chirurgico”.
Che tipo di risultato si osserva?
“Sulla base della mia esperienza, posso affermare che un intervento
eseguito è assai duraturo nel tempo, e non richiede ritocchi per
molti anni. Tuttavia, anche dopo l’operazione prosegue il normale
processo di invecchiamento, per cui in certi casi, è consigliabile
una revisione chirurgica a lunga distanza di tempo”.
Lei parla a più riprese di “risultato naturale”. È così importante?
“Direi fondamentale. Un risultato troppo esasperato, connotato
eccessivamente a livello chirurgico, potrà anche essere tecnicamente perfetto, ma innaturale ed artefatto. Sono convinto
che un esito più morbido e bilanciato, specialmente in un
volto di mezza età, sia molto più gradevole ed equilibrato”.
Che tipo di miglioramento si osserva al termine di questo tipo di
intervento?
“Il miglioramento estetico è formidabile. Gli occhi stanchi, appesantiti, conferiscono al nostro viso un aspetto invecchiato, depresso
ed assonnato. Un buon risultato ci rende più freschi, attenti,
giovanili ed attraenti. In definitiva, un intervento per così dire
“minore” è forse l’ideale per rinfrescare il nostro aspetto, acquisire
sicurezza e porsi così in maniera diversa anche nei confronti
degli altri”.
I tempi di recupero sono molto lenti?
“Al contrario. Bastano alcuni giorni di convalescenza ed assunzione dei farmaci indicati: il paziente può progressivamente
riprendere la propria vita quotidiana, magari con l’ausilio di
occhiali coprenti”.
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Insider
Sport
Lazio Roma
46
Fregene
La Capitale va a vela
R
di Alessandro Mei
R
oma diventerà per una settimana la città
della vela. Dal 12 al 20 giugno infatti il
pontile di Ostia e la centralissima piazza
Anco Marzio si trasformeranno nel grande palcoscenico
della “Festa del Mare di Roma”, organizzata dall’Achab Yacht
Club e promossa dalla Provincia di Roma e dal Comune di
Roma-Municipio XIII. All’interno del villaggio si terranno
spettacoli, eventi musicali e incontri dedicati al mare che
faranno da cornice alla XV edizione della manifestazione
velica “Da 100 a 1000 vele”. Prevista anche un’esposizione
di disegni delle scuole elementari del Lazio dedicata alla vela
e al rispetto dell’ambiente marino e realizzata dalla FIV Lazio
in collaborazione con la Direzione regionale Scolastica. Il
calendario degli appuntamenti si aprirà il 12 giugno con la
regata “VelaEstate”, che da quest’anno è entrata a far parte
del circuito nazionale di manifestazioni di vela d’altura. Le
imbarcazioni partecipanti partiranno da Fiumara Grande
per raggiungere l’isola di Ponza e far rientro sul litorale della
Capitale. Nello stesso fine settimana l’Accademia della Sabbia
realizzerà sulla spiaggia di Ostia delle impressionanti sculture
di sabbia che potranno essere ammirate per tutto il periodo
della Festa del mare. Sempre sabato 12 giugno saranno i piccoli
catamarani della classe Hobie Cat a sfidarsi nel tratto di mare
antistante la sede della Lega Navale di Ostia, in occasione
della regata nazionale di classe. Presso la sede dell’Achab
Yacht Club sarà poi possibile visitare l’imbarcazione “Pietro
Micca”, l’ultimo rimorchiatore a vapore esistente in Italia: una
barca che risale al 1892 e che, solo grazie alla passione di
un’associazione locale, è riuscita a sfuggire alla demolizione.
Dal lunedì al venerdì saranno i miniskipper ad animare il
nostro mare con delle regate sociali ed eventi dimostrativi.
Da 100
a 1000 vele
Sabato 19 oltre cento imbarcazioni parteciperanno alla
Coppa Gran Crociera, un modo per “riscaldare i muscoli
e le barche” in vista della XV edizione della 100 Vele,
ribattezzata per l’occasione “Da 100 a 1000 vele”, che
potrà essere seguita in acqua dalle due imbarcazioni messe
a disposizione dall’organizzazione. Contemporaneamente,
un’altra sfida coinvolgerà i partecipanti alla “Recycled Boat
Race”, la prima regata di imbarcazioni costruite interamente
con materiali riciclati, a cui potranno partecipare squadre
“estemporanee” o addirittura team aziendali. Sarà una sfida
sportiva, ma che vedrà i team in gara impegnati in una prova
artistica, di manualità e di rispetto dell’ambiente ◆
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Insider
Sport
48
AUTHENTIC SPORTSWEAR
SLALOM SULL’ERBA
S
Sciare senza neve? Si può, si può...
di Fabrizio Lodi
S
e il vostro obiettivo è quello di tenere le gambe
toniche o provare un nuovo sport emozionante,
lo Sci d’Erba potrebbe allora essere una
divertente scoperta.
Il nome segna spesso il destino del soggetto che lo porta. Lo
sci d’erba non può sottrarsi dalle conseguenze di chiamarsi
“sci”. A questa definizione sono infatti legate molte delle
fortune e delle disgrazie che hanno segnato l’evoluzione di
questo sport relativamente giovane.
Esso nasce in Germania attorno ai primi anni ‘60, su progetti
e studi teorici che risalgono addirittura alla fine del secolo
scorso (Austria, 1883). Tra alterne vicende, legate alla continua
evoluzione del mezzo tecnico, sempre più affidabile e
maneggevole, trova il suo massimo livello d’espansione negli
anni ‘70, raggiungendo anche l’Italia, attraverso l’Alto Adige.
Deve le sue fortune iniziali proprio alla familiarità con il
termine “sci”. Identificato come surrogato del cugino bianco,
offre l’opportunità al pubblico di praticare, durante la stagione
calda, questo sport, in alternativa alle costose strutture
in ghiaccio per l’attività dello sci estivo. Al concetto di
“scivolamento” tipico dello sci alpino, lo sci d’erba sostituisce
quello di “rullata condotta”’. L’attrezzo per praticarlo infatti lo
si può definire come un “pattino cingolato”.
All’iniziale legame diretto con lo sci alpino, sia sul
piano tecnico-metodologico, sia su quello applicativo e
regolamentare, la disciplina ha progressivamente sostituito
il proprio modello di riferimento assumendo caratteristiche
specifiche.
Lo sci d’erba è ora praticato a livello agonistico in 22 nazioni,
tra europee ed extra europee, con un circuito internazionale
di gare, un campionato del mondo junior (annuale) e uno
assoluto (biennale). Inserito nei primi anni ‘80 tra le attività
della Federazione Italiana Sport Invernali, fa capo a una
propria direzione agonistica e Commissione consultiva
nazionale.
Dal punto di vista dell’attrezzatura, s’indossa sempre il casco,
a cui molti aggiungono imbottiture sulle ginocchia, sulle
gambe e sui gomiti perché, di solito, l’erba è molto meno…
tollerante della neve! La spesa? Si aggira, per il pacchetto
completo, intorno ai 350-400 euro.
Dal punto di vista tecnico, naturalmente, quello che cambia
è l’attrito, che è maggiore, come anche la disomogeneità del
terreno, rispetto a una discesa ben battuta; ma il divertimento
e i principali dettami di “guida” sono praticamente gli stessi ◆
Info
Federazione Italiana Sport Invernali
Via Piranesi 44/b, 20137 Milano
web www.fisi.org
7JB$BTBMEFJ1JOJt$FOUSP$PNNMFi$BTBMEFJ1JOJ
-F3VHIFt'PSNFMMP3.
5FM
Insider
Sport
50
51
RAFTING
INFO
Federazione Italiana Rafting
Fraz. Neyran Dessus, 45 - Brissogne - 11020 Aosta AO
Tel e fax 0165 762711
www.federrafting.it - [email protected]
Fra le rapide alla ricerca di… adrenalina
di Fabrizio Lodi
S
S
civolare sul fiume a bordo di un gommone,
acqua limpida e cristallina, natura incontaminata;
all’improvviso un boato, l’acqua comincia a
spumeggiare e si sente l’adrenalina che sale, sale…
È il rafting, ovvero, per chi ancora non lo sapesse, una discesa
su corsi d’acqua e rapide a bordo di imbarcazioni pneumatiche
appositamente studiate. Nato come “sport estremo", negli
ultimi anni è diventato un’attività alla portata di tutti, infatti
sono previste discese di vari livelli di difficoltà.
Nel Belpaese questo è stato possibile grazie all’Associazione
italiana rafting (A.I. Raf), che dal 1987 ha reso le discese più
sicure anche per ragazzi e bambini. Le discese sono sempre
accompagnati dalle guide che, oltre a salvaguardare la
sicurezza delle persone, mostrano anche i luoghi più belli.
Una Guida F.I.Raft (Federazione Italiana Rafting) manovra il
gommone e coordina il gruppo; in questo modo anche gli
“absolute beginners” fin dalla prima volta possono affrontare
le rapide più impegnative in totale sicurezza.
L’equipaggio (guida esclusa) varia dalle 4 alle 7 persone, in
funzione delle condizioni dell’acqua e del percorso affrontato.
In base a queste variabili vengono utilizzati gommoni più o
meno grandi.
Volete fare rafting ma non sapete dove?
Da maggio a settembre è possibile farlo in molti dei più bei
fiumi della nostra penisola. Vi segnaliamo in particolare
alcune location:
Rafting in Val di Sole (Trento)
Il fiume Noce, con i suoi 28 chilometri navigabili, è un corso
d’acqua interessante, con rapide lunghe e continue, ma che
presenta anche tratti facili. L’attività si svolge tutti i giorni
della settimana e prima della discesa una guida effettua una
lezione teorica a terra.
Rafting alla cascata delle Marmore
In Umbria, sotto la Cascata delle Marmore, la più alta
d’Europa, c’è un posto ideale per fare rafting. Qui il fiume
Nera, contornato da una vegetazione rigogliosa, scorre veloce
ribollendo sulle rocce per oltre tre chilometri, formando
rapide di quarto grado (le difficoltà del rafting vanno da 1 a
6). Il punto di imbarco è posto proprio sotto la cascata.
Rafting nel Parco Nazionale del Pollino
Pini centenari e sport non esauriscono l’attrattiva di questo
spicchio di Calabria che guarda il Tirreno. A pochi chilometri
l’uno dall’altro si trovano alcuni gioielli architettonici come il
paesino medievale di Papasidero, la longobarda Mormanno
e l’incredibile Morano Calabro, agglomerato di vecchie
case e preziose chiese abbarbicate a un crinale. Tra le rocce
carsiche di queste alture, le acque che scendono precipitose
in autunno e in inverno hanno scavato gole e grotte
spettacolari, da raggiungere a piedi, in trekking, davvero alla
portata di tutti.
È un’attività costosa?
I prezzi sono simili per ogni centro rafting e variano dai
30 ai 50 euro secondo il tipo di discesa. Le categorie si
differenziano tra loro per livello di difficoltà. Il prezzo è
comprensivo di equipaggiamento (muta in neoprene, giacca
d’acqua, casco, salvagente e protezione) ◆
Insider
Sport
ph Marinetta Saglio
Insider
Intervista
52
ph Marinetta Saglio
Ritratto di un artista:
Massimo Ranieri
QUELLA VOCE
DIETRO LA PORTA BLU
M
di Carlotta Miceli Picardi
diretto da Mauro Bolognini. Mi capitò di sentire il regista,
seduto ad un tavolo della Casina Valadier, che ne parlava a
Claudia Cardinale e al produttore Roberto Loyola: “Massimo
Ranieri ha i tratti di Jacques Charrier e l’intensità di Eduardo
De Filippo. I grandi Maestri se lo contenderanno. È un
interprete straordinario”.
E infatti ha recitato sotto la guida di Peppino Patroni Griffi,
Giorgio Strehler, Maurizio Scaparro, Claude Lelouche,
passando senza sosta dal teatro al cinema e viceversa.
Un interprete straordinario anche stasera, rifletto, mentre di
nuovo mi arriva il suono della sua voce da dietro la porta di
un camerino. Quello del Teatro Sistina però, dov’è appena
terminato lo spettacolo ‘Canto perché non so nuotare... da
40 anni...’ che ha raggiunto il record di circa cinquecento
repliche.
Busso ed apre con il cellulare in mano e il sorriso scanzonato
di sempre.
M
ancavano solo due settimane alla
fine del ‘68. Mi arrivavano forti gli
echi delle battaglie che scrivevano
di giorno in giorno le pagine di una nuova storia intellettuale,
politica, artistica, ma non ero abbastanza grande per viverle.
Degli scontri di Valle Giulia e delle occupazioni discutevano,
con i Levi’s addosso, i fratelli maggiori delle mie più care
compagne di classe e... di frustrazione. Tutti, proprio tutti, si
davano appuntamento per ‘contestare’. Noi vivevamo l’età
ingrata del grembiule bianco con le iniziali ricamate e delle
proteste che si aprivano e si chiudevano in ambito domestico
nello spazio di un minuto, stroncate dal “No!” perentorio e
inappellabile di mamma e papà.
Finalmente, un sabato pomeriggio, accadde qualcosa da
annotare sul diario.
Dopo estenuanti trattative (mi sarebbero valse il plauso del
miglior sindacalista), ottenni il permesso di affrontare da sola
i cinquanta metri che separavano il portone di casa da un
negozietto molto trendy, per ragazzi e ragazze.
Anche se a rintoccare, in zona, erano le campane di San
Pietro, si chiamava ‘Big Ben’.
Aveva le ultime novità made in United Kingdom e la
filodiffusione.
Rovistavo in una cesta piena di strepitosi mini-kilt scozzesi
a tinte pastello, quando una voce limpida, intonatissima, si
sovrappose improvvisamente a quella degli altoparlanti che
diffondevano la musica nel locale. Un attimo di silenzio...
poi eccola di nuovo, perfetta sulla melodia trasmessa dalla
radio. Proveniva dal camerino di prova, chiuso da una porta
blu, che si spalancò di colpo insieme al sorriso sfrontato
e irresistibile di un ragazzino vestito da giovane lord.
Pullover bianco a collo alto, blazer con le spalle un tantino
abbondanti, pantaloni di un bel grigio ‘fumo di Londra’, un
libro sottobraccio. Sembrava pronto per l’ora di lettura ad
Hyde Park, invece esordì: “Sto bene, accussì?”, facendo un
giro su sé stesso al centro della stanza. Raccolse, insieme
alla busta con i vecchi abiti, il coro di consenso dei presenti
stupiti e divertiti, pagò e salutò cordialmente, spiegando di
dover correre ‘a dizione’.
53
Complimenti per lo show! Pieno di energia, di passione...
“La passione arriva al cuore, vero? Si trasmette come una
bella notizia. Se colora i racconti, li imprime nella memoria
della gente”.
Il proprietario della boutique ci informò, con una punta
d’orgoglio: ”È Massimo Ranieri, un cantante napoletano. Non
ha neppure diciotto anni. Sta in un appartamentino a due
passi da qui, dietro piazza Pio XI”.
Lo rividi in tv a Sanremo, in coppia con Orietta Berti e di
nuovo al ‘Big Ben’ alla vigilia della partenza per il Cantagiro,
nel 1969. Sceglieva alcune camicie con Enrico Polito, il
musicista che gli aveva offerto un contratto discografico con
la CGD. Intanto discuteva con un altro cliente partenopeo
sull’importanza della ‘buona sorte’. Mi era simpatico e
decisi di sostenerne la causa, regalandogli il portafortuna
che tenevo nell’astuccio: un omino preistorico, con i capelli
lunghi. Premendolo sulla pancia, faceva la linguaccia. Giurai
che con le interrogazioni aveva sempre funzionato. Ne fu
commosso e se lo mise in tasca, dicendomi: ”Allora, lo
porterò con me”.
Vinse con il brano ‘Rose rosse’ e mi piace pensare che anche
il pupazzetto abbia avuto un piccolo ruolo...
Massimo diventò popolarissimo tra il pubblico di mezzo
mondo per il suo talento. (io tra le amiche, per averlo
conosciuto ndr)
Quindi esordì nel cinema, conquistando il David di Donatello
e il ‘Premio Internazionale della Critica’ con il film ‘Metello’,
... Tu, alla gente, ti accosti da sempre in modo particolare.
Con umiltà, con sincero interesse.
“Credo che ognuno possa aggiungere un dettaglio
alla mia conoscenza delle persone e delle cose.
E ognuno può arricchirmi: la partecipazione e la curiosità via,
via si fanno ‘cultura’”.
Al tuo successo contribuisce certamente una volontà
d’acciaio. Hai preso lezioni di pianoforte, di ballo, di
pugilato e perfino di equilibrismo..! (però niente nuoto, a
quanto pare) - scherzo - Il segreto per non accusare neppure
un attimo di stanchezza?
“La voglia di mettermi alla prova. Di capire dove riesco ad
arrivare, contando sulle mie capacità e sull’impegno. Lavoro
e canto dal primo vagito. Sono passato dalla fame alla fama,
che non significa esattamente cambiare soltanto una vocale,
attraversando una quantità di mestieri.
La fatica non mi spaventa. E poi sono del Toro: ‘teng pacienza
e capa tosta’!”
Il 3 maggio, infatti, è la tua festa: come si dice a Napoli
compleanno?
“‘A nascita’! Se te la giochi al lotto, per ‘la Smorfia’ è il 24“
- ride Dammi un suggerimento per un regalo speciale.
- torna serio - “Una donazione per ‘il Respiro’, un progetto
importante, che sostengo con Giorgia, Mario Monicelli, Gianni
Morandi, Luca Zingaretti... Si tratta di un’organizzazione, con
portale su internet, per la salvaguardia del patrimonio naturale
urbano ed extraurbano Uscire a prendere ‘una boccata d’aria’
è normale, ma... a trovarla, l’aria! Un’atmosfera pulita, gli
alberi, i corsi di acqua incontaminata, sono la speranza di un
futuro. Avere una coscienza ambientale significa scegliere le
vita, che è un dono meraviglioso anche nelle giornate meno
significative”.
Elencami tre cose belle di una giornata qualunque.
“Una tazza di latte e caffè, una buona idea... un’emozione”.
E tre di una giornata indimenticabile?
“Una tazza di latte e caffè, una buona idea, un’emozione:
trasferiscile in ogni contesto, sentimentale o professionale che
sia e funzionano comunque. L’emozione, poi...”
Immagino che, dalle corse per i vicoli a quelle dal
palcoscenico al set, le emozioni non siano certo mancate.
Una che ti coglie ancora alla sprovvista?
“Il nodo alla gola di quando il pubblico parte con me sulla
prima nota di ‘Perdere l’amore’.
Mi coglie impreparato da un paio di decenni. Ma anche
l’apertura e la chiusura del sipario: prima l’incertezza... dopo,
la consapevolezza di una buona o di una cattiva prova.
I muscoli tesi che si rilassano di colpo al momento
dell’applauso...”
Più tardi, a luci spente?
“Me ne vado con una nuova valigia da aggiungere al mio
bagaglio”.
E come ti senti?
“Come uno che ama un sacco viaggiare e che ha avuto la
possibilità di prendere al volo tanti treni in stazione. Felice”.
Le nostre strade, nel tempo, si sono incrociate in varie
occasioni. Nella memoria ho conservato una scatola virtuale
di diapositive, con un’etichetta sul coperchio: ‘Giovanni
Calone’, in arte ‘Massimo Ranieri’. Dentro, l’immagine di
una corsa verso il gol, sul campo di calcio del Don Orione;
l’inquadratura del cofano di un Maggiolone, con sopra la busta
col latte e il caffè ‘che non devono mancare mai’ davanti a un
bar di via Giulia. E ancora, alcuni libri d’arte moderna vicino
al long-playing del ‘77 di Pino Daniele con due titoli cerchiati
in rosso: ‘Napul’è’, ‘Terra mia’, sintesi delle origini di entrambi,
sul piano di un tavolo. Fino all’istantanea dell’inchino insieme
a Charles Aznavour sulla scena dell’Olympia di Parigi, nel
febbraio scorso. L’ennesimo trionfo.
E adesso, che ormai le luci del Sistina si stanno spegnendo
davvero e si infila la giacca, mi aspetto che faccia un giro su
sé stesso, chiedendo: ”Sto bene, accussì?” ◆
Insider
Intervista
Sabato 12 giugno dalle 10 alle 20.30
Domenica 13 giugno dalle 10 alle 21
Dal film Giulia - ph Claudio Iannone
saprei fare altro, ci metto tanta energia e mi diverto”. Ci viene
incontro con un sorriso che la illumina, i capelli in una coda,
ballerine ai piedi, jeans e camicia bianca. Sul set di Radio
West, nel 2003, conobbe Pietro Taricone, concorrente del
primo Grande Fratello, suo attuale compagno e padre di
Sophie. Vivono insieme fuori Roma ed hanno undici cavalli.
Come si è trovata a lavorare con John Travolta e Johnatan
Rhys-Meyers?
Abbiamo girato a Parigi, ma l’organizzazione era di tipo
americano, blindata ed efficiente. John Travolta stava molto
bene con quel look, rasato a zero. Io spiavo il suo modo di
lavorare. Ho imparato tanto. Lavora e si diverte, ha cambiato
il suo personaggio (Charlie Wax) rendendolo molto più
dinamico e divertente. Jonhatan Rhys Meyers, invece, è un
gran generoso, mi dava le battute in modo da concedermi
spazio e mettermi in primo piano. Ho lavorato bene anche
con il film che sta per uscire, Scontro di civiltà per un
ascensore a Piazza Vittorio, una pellicola interessante che
parla dei condomini di uno stabile di piazza Vittorio a Roma,
paradigma di ciò che succede oggi nell’Italia multietnica. Al
centro del racconto l’ascensore e poi una morte improvvisa.
Non dico di più.
io Kasia,
kamikaze per amore
D
di Anna Maria Di Luca
D
a un mese è nelle sale con From
Paris with Love, il film di produzione
francese (Luc Besson) che l’ha portata
ad un palcoscenico internazionale. Il 14 Maggio arriva ancora
nelle sale con “Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza
Vittorio”, un film tutto italiano, opera prima della regista
Isotta Toso. È Kasia Smutniak, polacca, figlia di un generale
dell’aviazione. Ha 30 anni e cambia pelle senza problemi. In
From Paris with Love è al fianco di John Travolta e Johnatan
Rhys Meyers (Mission Impossible) ed è Carolina, donna
Kamikaze che fa il doppio gioco per portare a termine il suo
folle progetto. Nel film in uscita, invece, è Giulia, fotografa
alla ricerca continua di fonti d’ispirazione. Al suo fianco c’è
Daniele Liotti.
Kasia ha un corpo sottile e un volto che difficilmente si
dimentica. Da piccola si è mossa tra moda e cinema, tv
e pubblicità. Anni fa, in Italia, fu apprezzata dal grande
pubblico in uno spot per Tim. “Questo è il mio lavoro, non
Dal film From Paris with love
Il suo compagno, Pietro Taricone, non era geloso delle sue
frequentazioni hollywoodiane?
Sa, mi chiamava ogni sera a Parigi per sapere curiosità su
John Travolta…
Rifarebbe un film con il suo compagno?
Lo conosco troppo bene, non riuscirei a lavorarci, mi verrebbe
da ridere e forse non sarei più capace di rapportarmi a lui
come se fosse solo un attore. Quando ci siamo conosciuti sul
set di Radio West pensava più a corteggiarmi che a girare.
È nata in Polonia, un paese molto religioso. Lei lo è?
Ho avuto un’educazione rigida. Papà è un militare e io figlia
unica, ma in quanto a religione, no. Non mi sento cattolica,
né di altra fede.
In From Paris with Love ha scelto la sua fede e per essa dà
la vita…
Sono innamorata di un uomo e ne sposo la fede. È solo un
ritratto di una donna che cerca qualcosa in cui credere.
Non è un documento sulle donne kamikaze, è una storia di
terrorismo di oggi ◆
All’Auditorium Parco della Musica il 12 e 13 giugno il cibo
diventerà elemento di conoscenza e scambio d’identità. Si
svolgerà infatti “I Sapori di Roma”, una grande festa per
divertirsi e imparare attraverso il gusto. La manifestazione,
prodotta dalla Fondazione Musica per Roma in
collaborazione con Slow Food Roma e Lazio e Campagna
Amica, è un omaggio al patrimonio gastronomico della
capitale arricchitosi, nel corso degli anni, delle tradizioni e
dei segreti culinari delle comunità di migranti.
Il Mercato di Slow Food Roma e Lazio e Coldiretti ospiterà
circa quaranta espositori che presenteranno il meglio della
produzione agroalimentare del Lazio, secondo i parametri
di stagionalità, filiera corta, culture biologiche. Sui banchi
del mercato saranno presenti anche i prodotti dei Presìdi
dell’Italia Centrale di Slow Food.
Sarà presente inoltre Extraslow, una sezione interamente
dedicata all’extravergine del Lazio.
Oltre alle tradizionali ricette della comunità ebraica e delle
Comunità del Cibo di Terra Madre del Lazio e di Roma, il
festival ospiterà le specialità delle comunità del Bangladesh,
dell’Egitto, del Libano, delle Filippine, dell’Ecuador, del
Perù e della Romania.
Dieci grandi chef della capitale offriranno al pubblico un
assaggio di fine arte culinaria e si potranno assaporare tanti
gusti di gelato biologico.
Una grande Enoteca offrirà il meglio dell’enologia del
Lazio. Nel giardini pensili dell’Auditorium un ampio Orto
didattico sarà il teatro di laboratori per famiglie.
Chi vorrà potrà chiedere consigli per imparare a coltivare
un piccolo orto in terrazzo all’Emporio delle Sementi.
Nella Sala Ospiti Slow Food organizzerà sei Laboratori
del Gusto e nella Libreria dei saperi gastronomici sarà
possibile acquistare libri del settore.
La musica dell’OPI - Orchestra Popolare Italiana diretta
da Ambrogio Sparagna chiuderà le giornate del festival.
Due concerti che evidenzieranno il legame tra le antiche
tradizioni musicali e i prodotti della terra.
Info 0680241281 - www.auditorium.com
Ufficio stampa Musica per Roma
Tel. 0680241574-231-228-261
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A uditorium appuntamenti
Giardini Pensili
Insider
Cinema
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Robin Hood
Prince of Persia
UN’ESTATE IN SALA
NONOSTANTE IL CALDO E I MONDIALI ALLE PORTE,
DISTRIBUTORI ED ESERCENTI PUNTANO SUL PROLUNGAMENTO
DELLA STAGIONE CINEMATOGRAFICA. TANTI I TITOLI ATTESI
TRA MAGGIO E LUGLIO, CON UN ‘APRIPISTA’ D’ECCEZIONE:
L’ATTESO “ROBIN HOOD” CON RUSSELL CROWE
F
di Alberto M. Castagna
F
ino a pochissimi anni fa, con i primi
caldi le sale cinematografiche italiane
si svuotavano e la stagione veniva
considerata conclusa. Al netto delle sale che chiudevano
addirittura i battenti fino ai primi giorni di settembre, ve ne
erano alcune che si limitavano a riprogrammare i successi
dell’inverno o, nella maggior parte dei casi, ‘montavano’ titoli
di modesto o scarso interesse, la cui uscita si giustificava solo
per ottenere i diritti d’antenna da parte dei distributori (le
televisioni acquistano perlopiù film transitati, anche se per
poco, nelle sale) o per precedere l’uscita nel formato homevideo. Per vedere le ultime novità provenienti da oltreoceano,
ai veri cinefili non restava quindi che varcare la frontiera
verso la Francia, la Germania o l’Inghilterra, ove la stagione
cinematografica durava (e dura ancora) 12 mesi l’anno. Poi
qualcosa è cambiato: timidamente si sono affacciati tra
maggio e luglio uno o più ‘blockbuster’ e si è scoperto che
anche gli italiani sono disposti ad andare al cinema d’estate,
se la proposta è di qualità, magari godendosi anche il conforto
dell’aria condizionata. E così distributori, esercenti e pubblico
si sono allineati a quella che all’estero è una consuetudine: si
pensi che negli Stati Uniti, il mese di luglio è considerato uno
dei più appetibili per il cinema, come lo è da noi il periodo
delle festività!
Il 2010 non farà eccezione: nonostante i Mondiali di calcio
(dall’11 giugno all’11 luglio), la programmazione estiva riserva
un ricco carnet di titoli, già a partire da maggio. Il 14, ad
esempio, arriverà sugli schermi l’attesissimo “Robin Hood”
di Ridley Scott con Russell Crowe, la coppia vincente di “Il
gladiatore”. E appena una settimana dopo, lo spettacolo si
rinnova con un’anteprima mondiale, quella di “Prince of Persia
- Le sabbie del tempo”, tratto da un celebre videogioco, regia
di Mike Newell (già autore di uno dei migliori episodi della
serie di Harry Potter) e con Jake Gyllenhall protagonista.
Giugno si aprirà invece con “Sex and the City 2”, che ripropone
l’amato cast televisivo capitanato da Sarah Jessica Parker e
arricchito per l’occasione dalla prestigiosa presenza di Liza
Minnelli. E sempre per restare in tema di serie tv, c’è molta
curiosità attorno alla versione cinematografica del mitico
“A-Team”, che spopolò sul piccolo schermo negli anni ‘80.
Pur nella fase finale dei mondiali di calcio, tra una partita
e l’altra, molti ragazzi (e ragazze) non mancheranno di
affollare le sale dove programmeranno la terza puntata della
tormentata storia d’amore tra il bel vampiro Edward e la
sua Bella in “Twilight: Eclipse” (30 giugno) e i bambini non
vorranno certo perdersi “Toy Story 3”, in arrivo il 7 luglio.
E gli italiani? Ce n’è pure per loro, naturalmente. A partire
da “La nostra vita” di Daniele Luchetti, con Elio Germano,
Isabella Aragonese e Raoul Bova, atteso subito dopo la
sua presentazione al Festival di Cannes dove è l’unico film
ammesso al concorso, fino a “La bella società” di Gianpaolo
Cugno, sempre con Raoul Bova, affiancato però qui da Maria
Grazia Cucinotta, Giancarlo Giannini ed Enrico Lo Verso.
Caldo o meno, che lo spettacolo cominci! ◆
Sex and the City 2
Home video, addio?
La più celebre catena di videonoleggio, Blockbuster, sta
chiudendo molti punti vendita a Roma, così come nel
resto d’Italia e così com’era già accaduto in diversi paesi.
Ma a parte il colosso americano, sono sempre di più i
negozi di videonoleggio che lamentano cali di introiti
negli ultimi mesi e che sono quindi a rischio chiusura.
Colpa della pirateria? Solo in parte. Sono sempre di
più, infatti, gli utenti che preferiscono fare le proprie
scelte comodamente a casa, per mezzo del ‘video on
demand’: lo scegli su Internet, lo paghi (ad una cifra
inferiore a quella del noleggio tradizionale) e in pochi
minuti è già disponibile, da vedere sul pc o, con una
semplice procedura, sul televisore di casa. Dispiace:
tanto per i dipendenti di Blockbuster quanto per quei
tanti amanti del cinema che hanno amorevolmente e
spesso sapientemente orientato le nostre scelte nella
videoteca sotto casa.
Insider
Cinema
Insider
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ACHIR
BRAHIM
di Maria Laura Perilli
Tutto il mio vento 2009 - olio su tela cm 100x80
A
A
Mi smuove il tuo silenzio 2010 - olio su tela cm 100x70
arte
Arte
chir Brahim è artista algerino, o
meglio maghrebino. Un artista che ci
offre una vasta gamma di citazioni,
parlando una lingua internazionale che spazia dalla pittura di
Piero della Francesca, colta nella rotonda volumetria dei volti
femminili, sino a quella di Balthus.
Egli ha vissuto l’esperienza dell’appartenenza, della
sottolineatura della sua identità culturale per poi riuscire a
disappartenere e proiettarsi verso la cultura internazionale,
senza venir mai meno ai fondamenti della sua origine.
Achir ha ben appreso la lezione dei grandi maestri della
pittura maghrebina, a partire da quel Khadda che tanto fece
perché i giovani artisti del Maghreb si riappropriassero della
loro ‘preistoria’, depositata nei tempi della memoria, per
poi proiettarsi sul palcoscenico della quotidiana esistenza
internazionale.
I personaggi che vivono le sue tele popolano antiche città
carovaniere, falansteri dimenticati, preda della sabbia
sahariana dopo l’abbandono determinato da nuovi percorsi
economici. Donne e uomini raffigurati hanno sguardi persi
verso orizzonti infiniti; la loro fissità rimanda ad una matrice
aliena, quasi a volere confermare quelle teorie per le quali la
nostra terra, in tempi passati, è stata oggetto di visita da parte
di popoli provenienti da spazi lontani. Gli stessi spazi urbani
che Achir propone sono strutturati in modo da richiamare
Papessa 2006 - olio su tela cm 100x160
alcune scenografie cinematografiche, dove fantascienza,
storia antica ed attualità tecnologica si incrociano.
Achir annulla così, in pittura, con lo stesso metodo
cinematografico, il diacronico scorrere del tempo. Le sue ‘città
mare’, ‘città di scavi’ sono sospese come lo sguardo fermo
dei suoi personaggi: tutto è avvolto in un fermo immagine
senza tempo che filtra storia, tecnologia e nostalgia.
Ocra e blu sono dominanti nella pittura di questo artista.
Segnano in modo naturale, genetico, l’ocra del deserto ed il
manto blu degli Amazigh, che nell’antica lingua nord africana
Tifinagh significa ‘uomo libero’ e cancella, come dice Fatema
Mernissi, la parola berbero così carica di xenofobia.
Il colore è dato sempre con forte matericità, per strati
lenti e sovrapposti, formando grumi che contribuiscono a
plasticizzare il ‘rappresentato’.
Le figure di donne dal collo lungo, così frequenti nelle
iconografie di Achir, sembrano richiamare insistentemente
il ritratto di Lucrezia Panciatichi del Bronzino. In posizione
fortemente verticale contrastano l’orizzontalità dei piani di
fondo.
Ogni immagine è inquadrata ‘in composizioni rigorose
e statiche, linearmente semplificate e cromaticamente
equilibrate di sublime malinconica freddezza’, che tanto
ricordano la lezione di Felice Casorati nel ritratto di Silvana
Cenni del 1922 ◆
Insider
Arte
Mostre
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DE CHIRICO A PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
ROMA, palazzo delle esposizioni
Fino al 11 luglio 2010
Giorgio De Chirico, noto a tutti per la capacità di rendere il senso di sospensione della realtà, raramente
viene indagato per il suo rapporto con la natura, argomento invece scelto dal curatore della mostra di
Palazzo delle Esposizioni.
Partito da studi classici in terra ellenica, sull’artista ebbero profonda influenza, durante un soggiorno a
Monaco, l’arte simbolista, la pittura di Böcklin, la lettura di Nietzsche e Schopenhauer, elementi che lo
portarono a definire quella che sarebbe stata l’arte metafisica, un’arte dedicata a evidenziare l’enigma
del quotidiano, l’incertezza della percezione della realtà. La serie delle Piazze d’Italia, i manichini, i tardi
sviluppi neometafisici, tutta la sua produzione riflette un particolare rapporto con la natura illustrato,
in mostra, da sette sezioni: Natura del mito, dove personaggi esemplari di diversa origine sembrano,
con il loro carisma, dominare l’apparente disordine naturale; Natura dell’ombra, intesa come spazio
dell’assenza; Natura da camera, ovvero la capacità di immaginare, di sognare, trasfigurando immagini
visive; Anti-Natura, o natura non-natura, dove gli oggetti assemblati danno vita a tipologie umane capaci
di evidenziare l’ibrido che è in ognuno di noi; Natura delle cose, oggetti giustapposti che divengono
punti di riferimento; Natura aperta, ovvero capacità di estraniamento da tutte le logiche e, infine, Natura
viva, intesa come vita silente degli oggetti che inseriti nel paesaggio divengono punto di contatto tra
realtà e irrealtà.
La mostra, curata da Achille Bonito Oliva, raccoglie circa 140 dipinti provenienti dalle più importanti
collezioni pubbliche e private.
MOSTRE
di Laura
M o c ci
PICASSO AL METROPOLITAN MUSEUM OF ART
New York, Metropolitan Museum of Art
Fino al 1 agosto 2010
Quando nel 1947 Geltrud Stein, collezionista d’arte tra le prime estimatrici di Picasso,
donò al Metropolitan Museum di New York il ritratto che il maestro catalano le aveva
fatto nel 1906, gettò il primo seme di quello che sarebbe diventato il nucleo picassiano
del museo newyorkese. La raccolta, composta da 250 opere tra dipinti, disegni, stampe,
sculture e ceramiche viene esposta, per la prima volta nelle sua interezza, fino al 1
agosto 2010 al Met di New York: opere di altissimo valore del periodo cubista, seguono
gli arlecchini dei periodi blu e rosa, i bagnati del periodo classicista e i grandi nudi degli
anni Trenta.
IL ROCOCò DI SEBASTIANO RICCI
Venezia, Fondazione Cini
Fino all’11 luglio 2010
L’anniversario della nascita di Sebastiano Ricci è l’occasione, per la Fondazione Cini
di Venezia, di organizzare una mostra celebrativa dell’artista che fu tra i maggiori
rappresentanti del rococò. Veneziano di nascita, Ricci lasciò la città lagunare con
l’accusa di tentato omicidio. Studiò Correggio e i Carracci a Parma, Pietro da Cortona
e Baciccio a Roma e finalmente, sulla scia di Veronese, realizzò tra il 1705 e il 1706 gli
affreschi a Palazzo Marucelli e a Palazzo Pitti a Firenze, considerati il primo esempio
di rococò. L’attività dell’artista, documentata attraverso tele e bozzetti, continuò a
Londra per Lord Burlington, poi a Belluno e finalmente nella chiesa di San Sebastiano a
Venezia, in diretto riferimento con il grande Paolo Veronese.
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S
INSEGUIRE UN SOGNO
ognare non è una prerogativa legata
esclusivamente all’infanzia. I sogni infatti
governano le diverse stagioni della vita e l’intero
processo evolutivo individuale è concepito in funzione della
loro realizzazione.
Essi possiedono la qualità di una visione, una possibilità
immaginaria che genera eccitazione e vitalità e intorno alla
quale il soggetto struttura la sua esistenza, attuando dei
cambiamenti verso se stesso e gli altri.
I sogni quindi danno un senso al vivere; ma capita spesso
che ad un certo punto del nostro cammino perdiamo la
capacità di credere nella loro concretizzazione. Ecco allora
che l’entusiasmo cede il posto ad un senso di vuoto, di
disperazione.
Ci convinciamo che continuare a seguire le nostre fantasie
sia inutile e che ci distolga dalla realtà del mondo. Ma “il
mondo è un sogno oggettivizzato”, ci spiegano i grandi
mistici e “qualsiasi cosa la nostra mente potente creda
intensamente si verifica” (P. Yogananda). Dunque la realtà
non è predeterminata, ma plasmabile attraverso la forza dei
nostri desideri.
di Laura Pagnini
Ricominciare a seguire i propri sogni allora non significa
regredire allo stato infantile. Riconquistare lo sguardo puerile
verso le cose rappresenta al contrario una modalità superiore
di essere adulti; un desiderio di rigenerazione nel presente, in
funzione di un futuro alla cui manifestazione si è consapevoli
di poter contribuire.
“Con i nostri pensieri creiamo il mondo” (Buddha). Più le
nostre credenze saranno profonde e cariche di emozione,
maggiori risulteranno i cambiamenti che potremo apportare
alla realtà. Contrariamente, se il nostro stato emotivo si
mostrerà in contraddizione con i nostri desideri, se speriamo
cioè in qualcosa pensando allo stesso tempo di non riuscire
ad averla, procederemo inevitabilmente da una delusione
all’altra.
Continuiamo dunque a visualizzare il nostro sogno, poiché
attraverso l’energia della concentrazione e la forza di volontà
saremo in grado di materializzarlo.
Generiamo nel nostro animo la sensazione che ciò che
desideriamo sia già parte della nostra vita e non limitiamo
l’orizzonte delle nostre attese: quello che ci sta più a cuore,
infatti, può giungerci da qualsiasi parte e in qualsiasi momento ◆
Leggiamo in dolce relax
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“Archeologia dell’Impossibile”
Sarebbe ben arduo sperare di rintracciare in qualche Museo alcuni dei reperti
descritti in questo libro. Perché? Ma è semplice: perché… non esistono o non sono
mai esistiti. Almeno ‘ufficialmente’…
Questo lavoro vorrebbe, quindi, colmare tale lacuna e dovrebbe essere inteso
come un vero e proprio manuale di “Archeologia eretica”, indispensabile a tutti
quei ricercatori dell’ignoto che vogliano affrontare uno studio sperimentale sulle
“possibili tecnologie antiche”, con l’indispensabile apertura mentale necessaria
ad intraprendere una strada irta di ostacoli, ma soprattutto nel pieno rispetto
dell’ortodossia scientifica. Pila di Baghdad? Arca dell’Alleanza? Lumi eterni? Bussola
Caduceo? Specchi ustori? Urim e Tummim? Lente di Layard? Sono degli oggetti
“impossibili”... ma non per tutti e, seguendo le indicazioni fornite in questo libro,
anche voi riuscirete a realizzarli facilmente!
Autore: Roberto Volterri
Editore: Eremon Edizioni
Sopravvivere alla crisi
Strategie concrete per fronteggiare la crisi, con accenni che
vanno dalla macroeconomia a osservazioni più dettagliate e
private. L’autore ritiene necessario comprenderne la logica e
il percorso, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per
uscirne nel modo migliore.
Autore: Jacques Attali
Editore: Fazi
La memoria e lo sguardo
Il libro è una raccolta di articoli pubblicati da Federico Zeri sul
quotidiano La Stampa tra il 1990 e il 1998, con l’aggiunta di
quattro lezioni inedite. Una lettura assolutamente stimolante
per la mente, un percorso tra arte e cultura tenuti per mano
da un critico a volte pungente ma sempre assolutamente
all’altezza delle aspettative.
I quadri, gli amici, i ricordi, le battaglie, le passioni.
Autore: Federico Zeri
Editore: Longanesi & C
Slow food
Slow Food conta oggi oltre 100.000 sostenitori in 132 paesi.
Si tratta di un fenomeno in continua espansione, che invita a
riflettere sull’interesse sempre più crescente per uno stile di
vita in cui si abbia tempo e voglia di scoprire gusti e profumi
dimenticati, in cui la fretta sia sostituita dal prendersi cura
di ciò che mangiamo e beviamo. Una tendenza che si sta
diffondendo in molti settori della società.
Autore: Geoff Andrews
Editore: Il Mulino
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Laura D’Ambrosio
Insider
Libri
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idee per il tuo compleanno
Ex libris - Fabio Visintin
STORIE D’ARTE E DI MISFATTI
A
Sei indagini sull'archeomafia raccontate a fumetti
di Laura Pagnini
A
Feste a tema in costume
Baby Park
Magia Bimbi
Teatrino Burattini
Truccabimbi
Ballon Art
Dj e Baby Dance
Gruppo Musicale per bambini
Ambientazioni di Eventi
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rcheomafia è la parola coniata da
Legambiente all’inizio degli anni
‘90, per definire l’attività illegale
della criminalità organizzata nell’ambito dei beni culturali.
Grazie all’attività del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio
Culturale, sono stati recuperati 55.584 reperti archeologici,
provenienti da scavi clandestini e 19.043 oggetti d’arte
rubati.
Prendendo spunto da sei indagini, relative a recuperi d’opere
d’arte, sono stati realizzati altrettanti racconti a fumetti,
sceneggiati da Silvano Mezzavilla e disegnati da Giancarlo
Alessandrini, Sara Colaone, Marco Corona, Giuseppe
Palumbo, Maurizio Ribichini e Fabio Visintin. Tali racconti
verranno proposti nell’ambito della mostra “STORIE D’ARTE
E DI MISFATTI, Sei indagini sull’archeomafia raccontate a
fumetti”, che si terrà a Roma fino al 16 maggio, all’Istituto
Nazionale per la Grafica, nelle sale della Calcografia.
Nella Mostra, curata da Paolo Barcucci, con allestimenti di
Cinzia Leone, verranno esposte anche le sei opere recuperate
dai Carabinieri: un reperto votivo d’era precristiana, un
mosaico catacombale, un volume bodoniano, dipinti
autentici e falsi d’autore.
I racconti a fumetti proposti sono i seguenti: L’Offerta
(Sara Colaone), in cui un piccolo vaso, creato da un bimbo
migliaia di anni fa, viene salvato dalla distruzione; Fiori finti
(Maurizio Ribichini), ambientato a Porta Portese, tra oggetti
di vero antiquariato e falsi dipinti di Giacomo Balla; Ex libris
(Fabio Visintin), con protagonista un bibliofilo che alimenta
il vizio del gioco rubando libri antichi; Reperti (Giancarlo
Alessandrini), in cui è descritto il recupero di un mosaico
romano del IV - III secolo; Colori nel buio (Marco Corona),
che narra di un infermiere di un nosocomio romano, abile
nel realizzare falsi di Mario Schifano; Una Sacra Famiglia
(Giuseppe Palumbo), dove dipinti di anonimi pittori vengono
attribuiti a grandi Maestri del passato, da critici d’arte collusi
con la malavita, in modo di aumentarne immensamente il
valore ◆
L'Offerta - Sara Colaone
Insider
Fumetti
Insider
Benessere
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Ben-essere
Risotto rose e fragole
Fare attenzione che le rose siano commestibili, non trattate
chimicamente.
Ingredienti per due persone:
200 gr. di riso carnaroli, 1 l. di brodo vegetale, 1/2 bicchiere di
vino bianco secco, 1 cipolla piccola (o 1 scalogno), 100 gr. di
fragole, 2 rose rosa, parmigiano grattugiato per mantecare.
Far imbiondire nell’olio la cipolla o lo scalogno tritati,
aggiungere il riso e farlo tostare un po’. Versare il vino, alzare
il fuoco, far evaporare e cominciare la cottura aggiungendo
un po’ alla volta un mestolo di brodo. Lavare le fragole e
frullarle. Sciacquare bene i petali di rosa e asciugarli con
delicatezza. Dopo 15 minuti di cottura del riso aggiungere
le fragole frullate, amalgamarle e far riprendere il bollore
per altri 5 minuti circa. Spegnere il fuoco e aggiungere 3/4
dei petali di rosa, spezzettati con le mani. Mantecare con il
parmigiano grattugiato. Portare in tavola decorando i piatti
con i restanti petali.
Ben-essere
di Marilisa Verti
Riso e Rose
La Regina dei fiori
È lei, la rosa, la regina dei fiori, diffusa e conosciuta nel
mondo intero, con oltre 150 specie differenti. Da sempre
rispecchia l’amore, in tutte le sue declinazioni, dal passionale
al platonico. Ma non solo: è simbolo del segreto, delle cose
da non rivelare o da trattare con la massima discrezione, ma
anche della realtà in divenire, della manifestazione in fieri.
Sacra a Iside in Egitto, a Ishtar in Mesopotamia, ad Afrodite
in Grecia, a Venere in Roma, nel mondo cristiano la rosa
bianca simboleggiò la purezza di Maria, mentre quella rossa,
il sangue dei primi martiri.
Note sono le sue proprietà terapeutiche: l'essenza è utilissima
alla pelle, l’acqua di rose è disinfettante e tonica, specialmente
per pelli secche, infiammate, invecchiate e sensibili e, in
cucina, oltre all’acqua di rose eccellente per i dolci, i petali
sono apprezzati per marmellate, aceti odorosi e persino per
i risotti.
La bella Rosina
Al Bella Rosina Relais, nel parco regionale della Mandria
- un polmone verde di seimila ettari nei pressi di Venaria dove un tempo vivevano re Vittorio Emanuele II e la sua
sposa morganatica Rosina Vercellana, affettuosamente
soprannominata dai torinesi “La Bela Rosin”, c’è anche la
beauty farm PrimaRosa, con programmi e trattamenti che
usano creme e prodotti creati appositamente con soli principi
naturali e biodinamici certificati, non testati sugli animali. In
particolare, sono da provare i trattamenti viso per differenti
problemi. Alla Rosa Rubiginosa, per pelli mature, rigenerante
cellulare, anti rughe, ottimo per schiarire le macchie, anti
radicali, anti ossidante; alla Rosa Gallica Canina, per pelli
rilassate atoniche, astringente, tonificante, levigante e alla
Centifolia o Rosa Mosqueta, lenitivo, emolliente e idratante,
indicato per pelli sensibili, sottili.
È la Monferrina, disegnata appositamente da Emanuele Luzzati
in collaborazione con Elio Carmi, il personaggio simbolo
della decima edizione di Riso & Rose, la manifestazione che
per tre weekend consecutivi, dal 7 al 23 maggio, animerà
tutto il Monferrato. La grande kermesse, che coinvolge anche
Alessandria e alcuni centri della Lomellina, è un contenitore
di eventi all’insegna del riso e delle rose, sui temi della
storia e delle tradizioni locali, rinnovati per l’attualità e gli
stimoli culturali. Più di 30 eventi, oltre 200 appuntamenti
con enogastronomia, florovivaismo, hobbistica e arte, dalla
pittura di Chagall sino ai mosaici in chicchi di riso. Tante e
variegate occasioni per scoprire la bellezza del Monferrato
con le colline in fiore, i castelli, le ville, i parchi e i giardini. E,
nelle soste, prelibatezze con il riso e le rose, degustando vini
di qualità della terra monferrina.
Latte alla rosa
Non è il latte di asina che usava Poppea, ma per la pelle è un
vero e proprio toccasana: il latte alla rosa canina della Nuova
BioLeaves è una emulsione per la pulizia del viso. Si può usare
sia come detergente, per donare alla pelle un substrato adatto
a ricevere il trucco, sia come struccante, data la sua completa
dermocompatibilità. Contiene saponaria e idrolizzato di riso,
quali basi detergenti naturali, il miele come idratante, l’olio
di girasole emolliente protettivo, l’estratto e gli oli essenziali
dalla funzione astringente ◆
Insider
Benessere
Gusto
70
Frutti di maggio
Il mese
degli asparagi
di Antonella De Santis
“Non c’è alcun rapporto fra gli asparagi e l’immortalità
dell’anima”. Questa la conclusione a cui giunge Achille
Campanile nel libro intitolato, per l’appunto, “Asparagi
e immortalità dell’anima”, in cui l’autore romano, con
l’umorismo che gli è proprio, accenna anche ad alcuni modi
per gustarli e alla necessità di eliminarne una parte prima di
mangiarli. Infatti gli asparagi, verdura primaverile al pari di
fave e piselli, ma della famiglia dell’aglio e della cipolla (oltre
che del mughetto e del giglio), devono essere privati della
parte chiara, quella interrata e di quella coriacea del fusto,
detto turione.
La pianta genera fiori minuti e bacche rosse, ma la parte
edibile sono i germogli, raccolti appena spuntano dal terreno
e la cui consistenza col passare del tempo diventa più
legnosa. A differenza di altre verdure, sono i germogli più
grossi i più teneri e polposi.
Si individuano diverse varietà in base al colore, che dipende
dall’esposizione alla luce. Il bianco, dal sapore delicato,
germoglia interamente sotto terra; il violetto, dal sapore
fruttato, è un asparago bianco la cui punta, fuoriuscita alla
luce, diventa lilla; mentre il verde germoglia all’aria, portando
a compimento il processo di fotosintesi clorofilliana. Esistono
poi gli asparagi selvatici: sottili e tenaci, hanno un sapore più
intenso, quasi amarognolo e si prestano ad essere utilizzati
in diverse preparazioni, come condimento per la pasta o in
frittate e zuppe dal sapore rustico.
In Italia la coltura dell’asparago è molto diffusa: Emilia
Romagna, Veneto, Toscana, Piemonte, Lazio e Liguria
ne hanno una grande produzione. Caratteristici sono gli
asparagi bianchi di Cimadolmo Dop in Veneto, morbidi e
succosi, i Mary Washington e l’Asparago verde di Altedo Ipg,
in Emilia Romagna, Argenteuil, violetto d’Olanda, violetto di
Albenga.
Il sapore spesso divide: li si ama oppure no. Un po’ come
per i carciofi. Per chi ne apprezza il sapore e la consistenza
carnosa e succulenta, sono una vera prelibatezza da gustare
soprattutto nel modo più semplice, lessati o cotti al vapore,
con un filo di olio e limone; o per chi non rinuncia a una
preparazione più ricca, conditi con burro e parmigiano,
accompagnati da vinaigrette, salsa olandese o uova.
Tanti angoli discreti dove gustare
un aperitivo nell’attesa che scenda la sera
D
Quelli grossi sono ideali per essere lessati mentre è preferibile
riservare quelli più sottili per altre preparazioni, come risotti
o vellutate.
Dopo un’accurata pulizia dei turioni sotto acqua corrente,
come detto, bisogna eliminare la parte più dura e le foglioline
con un coltellino o raschiando i gambi. Prima di cuocerli, lessi
o al vapore, devono essere resi tutti della stessa lunghezza e
legati; la pentola ideale è stretta e alta - ne esistono di apposite e deve essere riempita fino a lasciare scoperte le punte, che
in questo modo cuociono al vapore. Per mantenere un colore
brillante, è utile immergerli in acqua gelata appena cotti. A
questo punto non resta che sedersi a tavola e assaporare
questo piccolo e prelibato dono della terra ◆
eliziosi tavolini e comodi divanetti tra le piante
rigogliose. Tanti angoli discreti dove gustare
un aperitivo nell’attesa che scenda la sera. Un
preludio di bellezza dove fermare il tempo,
rilassarsi nell’incanto della campagna romana,
immersi tra prati verdeggianti e giardini fioriti. Come fermi
in un mondo incantato, dove ogni dettaglio
racconta una storia di eleganza e intimità,
dove una calda ospitalità si respira nei molti
angoli del locale: il salottino in cui fermarsi
a conversare, la sala con il camino da cui
guardare i pellicani sornioni nel cortiletto,
la stanza con il pianoforte, la veranda
affacciata sul parco, uno spazio ricco di
piante che ne fanno un giardino segreto e
infine la saletta privata, riservata solo per
due. Un po’ ovunque sono sparsi, con
apparente casualità, lampade, foto d’epoca,
oggetti antichi, ricordi e tocchi personali
che circondano ogni ospite di intimità e
calore, per accompagnarlo in una cena raffinata, in cui la
semplicità della realizzazione sposa la qualità della materia
prima e la grande tecnica artigianale: pane, dolci, grissini,
carne essiccata, pasta fresca e secca, tutto viene realizzato
gourmet
Insider
dallo chef. Un continuo omaggio alla cultura gastronomica
italiana che non teme qualche spunto creativo. Si passa
così dal prosciutto di cervo con blinis e mostarda di mele
cotogne, alle tagliatelle con carciofi croccanti e ragout
d’agnello, dal sontuoso filetto di cervo glassato con pesto
di castagne e polenta croccante, alla raffinatezza del tartufo
bianco, secondo stagione, senza scordare
una proposta di piatti di pesce: dal plateau
gran royal di frutti di mare agli stracci con
amatriciana di pesce spada, dal coccio
in guazzetto con frutti di mare in pasta
Fata all’entrecote di tonno alla cacciatora,
allettando la gola con dolci irresistibili,
come il fagottino di mela verde e amaretti
con riduzione di frutti di bosco. Una scelta
di piatti raffinati da accompagnare a una
delle 500 etichette della bella cantina,
scelte da un sommelier sempre presente
per consigliare e seguire ogni ospite con
professionalità e discrezione, occupandosi
del rito del servizio del vino fino all’uso spettacolare
della sciabola, per chi preferisce il rito più suggestivo per
lo champagne. Nel salotto dei distillati, la possibilità di
trascorrere ancora momenti di delizioso relax.
Il PICCHIO ROSSO
Via Cassia Km 13, Via Italo Piccagli, 101 (provenendo dal Raccordo, uscita n. 3) - Tel. 0630366468
Ambiente Climatizzato, aperto solo la sera, chiuso la domenica. Piano bar venerdì e sabato.
Si accettano tutte le carte di credito. Parcheggio custodito
www.ilpicchiorosso.it, [email protected]
All’interno del Parco della Maremma
viene prodotto
un Morellino di Scansano unico,
grazie ad una terra
che gode della presenza
sia del mare che dei boschi
B
B
Archivio fotografico Azienda Regionale Agricola di Alberese
Parco della Maremma Cala di Forno
BARBICATO:
IL VINO ESPRESSIONE
DELLA TERRA
DI MAREMMA
73
di Monia Innocenti
Scorcio dall’Azienda Reginale Agricola di Alberese
arbicato: morellino cru, prodotto nel
cuore della Maremma Toscana. Fino a
qui, niente di strano. Ma questo vino,
segnalato nelle maggiori guide italiane e dal 14 al 16 maggio
presente al Maremma Wine Shire di Grosseto, è il risultato di
un modello di produzione (non solo enologico) che ha saputo
coniugare natura, storia, cultura, tradizione e benessere.
Il produttore, l’Azienda Regionale di Alberese, è una delle
maggiori aziende regionali italiane e si trova nel cuore del
Parco naturale della Maremma. Gestisce un territorio di
oltre 4.600 ettari tra pinete, boschi, macchia mediterranea,
dune, pascoli e coltivazioni biologiche. L’attività vitivinicola
rappresenta l’eccellenza aziendale con oltre 53 ettari di
vigneto nell’area DOCG del Morellino di Scansano.
Torre Collelungo
Basso impiego di sostanze chimiche, dedizione al naturale
sviluppo delle uve autoctone, viti esposte verso il mare e
vicine ai boschi: caratteristiche che contribuiscono a dare
alle uve un aroma originale. I grappoli sono raccolti a mano
e il Barbicato resta per 12 mesi in barriques di rovere. Il vino
ottenuto non verrà filtrato, ma solo decantato e affinato in
bottiglia per altri 6 mesi, per diventare un morellino unico,
dal sapore pieno e gustoso, con profumi intensi che sanno
di quel mare, di quel bosco, di quella terra perfetta per
realizzare l’eccellenza del prodotto vinicolo toscano.
L’azienda gestisce anche 80.000 piante di olivo, 600 ettari di
superficie coltivabile e 500 di pascoli naturali. Ha un ricco
patrimonio artistico ed architettonico (la Villa Granducale,
l’Abbazia di San Rabano, la Torre di Collelungo e i Magazzini
Lorenesi di Spergolaia) e tutela l’antico mestiere del buttero,
data la presenza di grandi spazi e di mandrie di animali
allo stato brado che rende necessario e insostituibile questo
lavoro.
L’azienda organizza itinerari di “degustazione ambientale”
e offre soggiorni in agriturismo per trascorrere vacanze in
completo relax tra campagna e mare. Nel Parco è possibile
scegliere tra numerosi percorsi naturalistici, il birdwatching e
le visite notturne ◆
Archivio Insider Magazine
Il Barbicato e gli altri vini dell’Azienda Regionale di
Alberese saranno presenti alla prima edizione del
Salone dei Vini della Maremma Toscana, dal 14 al
16 maggio presso l’Area Fieristica del Madonnino di
Grosseto. Tre giorni di degustazioni guidate da Luca
Maroni con le migliori produzioni della Maremma
Toscana.
Info: 0564.430202
http://maremmawineshire.wordpress.com
Vigne autunno Sovana Stollo
Cuccioli e Cuccioloni
Alta genealogia per Expo
Allevamento:
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Insider
Vini
Quintessa,
ogni ora con vista lago
Uno spazio suggestivo, da godere di giorno come al calar
del sole, con un’incantevole vista sul lago.
Un ambiente caldo e confortevole. In tavola arrivano
piatti della tradizione rivisitati in chiave moderna, con
grande attenzione alle materie prime e alla stagionalità
dei prodotti. Dall’abbondante scelta di antipasti, tra cui il
carpaccio di baccalà con arzilla affumicata e il rotolino di
salmone marinato con ricotta di bufala alle erbe e pane
carasau; ai primi, come gli gnocchi ripieni di formaggio
con verza a salsiccia e le pappardelle alla carbonara di
salmone e limone. Tra i secondi c’è l’imbarazzo della
scelta: due chicche sono il baccalà in padella con patate
morbide e carciofi e lo stinco di maiale con caponata
di verza e broccoli in agrodolce. Per chiudere, tortino
caldo con mele caramellate e cannella e il classico e
golosissimo millefoglie alla crema chantilly. Per una sosta
più informale, spostandosi di pochi metri dal ristorante,
uno spazio lounge, dove gustare uno dei fantasiosi
cocktail accompagnati dalla musica dal vivo, dal cabaret
(ogni giovedì), o dal dj set nel fine settimana. Perfetto per
aperitivo e dopo cena, non mancano ghiotte proposte
culinarie, un mix di tradizione e novità. Il mozzarella
bar propone molte varianti, come il kebab di mozzarella
di bufala e salmone marinato con insalatina e ancora la
mozzarella di bufala con porchetta e crema di capperi.
Tra i dolci non si può non gustare il cestino di sfoglia con
gelato e frutta fresca.
La Quintessa
Via Spiaggia del Lago, 20 Castel Gandolfo
Tel. 06.93802029
Chiuso il lunedì ed il martedì a pranzo
Quintessahome - lounge&cocktail mozzarella bar.
Tutti i giorni h. 16-2, sabato e domenica h. 11-3
www.laquintessa.it
Maggio, arriva prepotente la voglia di una gita fuori
porta, per assaporare la bellezza rigogliosa
della natura appena risvegliata.
Troppo presto per una passeggiata al mare,
è invece il momento perfetto per scoprire
l’atmosfera rilassante del lago
Credenze, fiori, applique e quadri alle pareti. Un locale
luminoso e fresco, dove aleggia un gusto provenzale, fatto
di legno sbiancato, vetro, tende chiare e tovaglie candide;
barattoli colmi di biscotti e tante piante che si affacciano
davanti e dietro le finestre. Un ambiente fresco e curato nei
tanti piccoli particolari, che accolgono come in una casa
di campagna, con un gusto semplice e delicato, che invita
alla sosta e al piacere della tavola. Una cucina genuina
e fantasiosa, con frequenti piatti del giorno, che punta
sulle materie prime e sulla tradizione della pasta stesa a
mano, in gran parte ripiena e passa con disinvoltura tra
secondi di carne, preparata in modo tradizionale e pesce
di mare o, com’è naturale in un locale a un passo dal
lago, anche d’acqua dolce. Millefoglie di alici e saccottini
all’aceto balsamico, cannolicchi gratinati e schiacciata di
patate e gamberoni, per iniziare, oltre ai classici antipasti
all’italiana e all’insalata di mare. Tra i primi, cannelloni e
tagliolini neri ai polipi, ravioli con ceci e patate al baccalà
e linguine al granchio. Per continuare, fritture di mare,
grigliate, gratin, coregone e persico, lattarini e anguilla
in preparazioni più sapide: alla cacciatora, al cartoccio,
alla piastra, da accompagnare con gustosi contorni di
verdure. In chiusura non può mancare un momento
goloso: semifreddo al torroncino, cannolo siciliano,
soufflè al cioccolato o, per chi lo preferisce, un formaggio
da scegliere tra quelli in carta. Rimane il gusto di una
giornata piacevole, da completare con una passeggiata
con vista lago.
Ristorante Il Melograno
Via degli Asinelli, 8c Trevignano Romano
Tel. 06.9999512
Chiuso martedì, prenotazione consigliata
www.ristorante-ilmelograno.com
Antonella De Santis
Sognando
praterie lontane
G
randi e piccini sulla strada dei pionieri, in un
giorno di primavera. Tante serate trascorse
sognando la grande epopea dei cow boy e
degli indiani, scoprendo, quasi per gioco,
che il west è a pochi minuti da noi, nella
campagna romana. Qui infatti una distesa verde, con un
bosco naturale e graziosi laghetti, ospita Wild West: un
angolo di quel lontano mondo dei nativi
d’america e dei pionieri, di frontiera e
d’avventura. Ci si arriva per un aperitivo
al tramonto, si rimane per la cena,
ascoltando l’ottima musica di sottofondo,
affascinati dall’atmosfera da film e dalla
bellezza sorprendente di questo parco a
un passo dal caos della città. Un cancello
segna il confine verso l’ovest, con un toro a
grandezza naturale che accoglie gli ospiti in questo piccolo
viaggio oltre frontiera. All’interno, la sala che ricostruisce
perfettamente la scenografia dei film di cow boy: la banca
wild west
percorsi del buon gusto
Aria di Provenza...
sapori d’Italia
wild west - Steak House
Via della Giustiniana, 906 - Tel. 0630207222
Aperto tutti i giorni dalle 19,
sabato e domenica anche a pranzo
Chiuso il lunedì
www.wildweststeakhouse.it
e la prigione (che ospita un tavolo per piccole comitive) e
ovunque selle, vecchie Colt, cinturoni, frecce, totem, targhe,
tutti pezzi originali che accompagnano in questo viaggio che
parte dalla buona tavola. Il menu, naturalmente, non può
che cedere al richiamo della carne, con una vasta selezione
italiana e straniera da cucinare sulla griglia a legna: scottona
irlandese e entrecote danese, bistecca canadese e bisonte
del Nebraska, galletto e hamburger. Una
cucina robusta e saporita che non dimentica
primi piatti, insalate, contorni gustosi come
le bucce di patate fritte e le verdure grigliate,
da accompagnare con vini e birre. Si chiude
in dolcezza, con i tanti dolci preparati in
casa, golosi e genuini, scaldati dal camino al
centro dalla sala o ospitati dall’ampio spazio
all’aperto, da cui osservare i tanti animali:
papere, cigni, daini, maialini, che faranno la gioia dei più
piccoli. Per chi non resiste al vizio del fumo, una sala riservata
da cui godere della vista incantevole del parco.
77
A TAVOLA
NEL RINASCIMENTO
U
di Enrica Muretti e Bruno Cantamessa
U
na delle date destinate a cambiare la
storia della cucina europea è sicuramente
il 1492. L’anno in cui Cristoforo Colombo
scoprì il Nuovo Mondo, aprì anche le porte a una vera e
propria rivoluzione alimentare, offrendo all’Europa una vasta
gamma di prodotti ancora sconosciuti, che produsse una
grande variazione dell’alimentazione contadina, fino a quel
momento costituita da pane, verdura, zuppe, frutta e ortaggi.
Giunsero il mais, il pomodoro, i fagioli, i peperoni, le patate,
il cacao e le zucche; però ci volle ancora molto tempo prima
che il loro consumo divenisse familiare, superando l'iniziale
diffidenza delle popolazioni.
Queste infatti dovettero acquisire una più approfondita
conoscenza delle nuove derrate ed impararne un uso
appropriato, prima di poterle gustare appieno.
Tipico esempio sono state le patate: di esse venivano
utilizzate solo le foglie e non il tubero, non sapendo che
queste contengono una tossina velenosa.
Il tubero cominciò a essere consumato in larga scala solo
dopo il 1663, quando una grande carestia obbligò le persone
affamate a cibarsene.
Lo stesso discorso fu per il mais, che iniziò a essere apprezzato
solo dopo le numerose carestie e pestilenze e che, sottoforma
di polenta, divenne il re sulle tavole dei contadini.
Per quanto riguarda il cacao e la bevanda da esso derivata, la
cioccolata, anch’essi conobbero il massimo splendore dopo
il Seicento, quando la cioccolata divenne bevanda di re e
principesse.
Il Rinascimento, movimento culturale e artistico sviluppatosi
in Italia fra il XV e il XVI secolo, esercitò vasta e profonda
influenza su tutta la civiltà europea fino al XVII secolo.
Lo splendore, la perfezione, la magnificenza e il senso
edonistico, caratteristici di tale movimento, coinvolsero
anche l’aspetto gastronomico.
Sulla tavola comparvero per la prima volta il bicchiere
individuale, la forchetta, gli stuzzicadenti, il tovagliolo e
vennero inventati molti utensili per usi culinari, come le
rotelle tagliapasta, i setacci e gli spremiagrumi.
Bruno Cantamessa
La forma e la presentazione dei piatti presero il sopravvento
sul contenuto e sul sapore.
Comparvero le minestre preparate con brodo o latte, riso
e cereali, mentre le carni più pregiate erano selvaggina e
pollame.
È di questo periodo l’abitudine di avvolgere le carni in croste
di pane. Inoltre, alla fine del Quattrocento, fecero la loro
apparizione le paste “all'italiana”: maccheroni e vermicelli
conditi con uvette oppure con burro e sale e le prime paste
ripiene, antenate dei tortellini.
Ricetta tratta dal libro “La Cucina Storica, percorsi alimentari
dal Medioevo al XX secolo” di Bruno Cantamessa
Cibreo
È una ricetta tipica toscana che ha molti contatti con la
francese Finanzière, a sua volta ispiratrice della Finanziera
piemontese.
Ingredienti (per 4 persone)
500 g di fegatini di pollo e di fagioli, 1 cipolla tritata, 4 foglie
di salvia, 50 g di burro
2 cucchiai d’olio extravergine di oliva, 2 tuorli d’uovo, ½
limone, brodo di pollo, farina,
sale e pepe
Preparazione
Far imbiondire la cipolla nell’olio e nel burro, senza farla
colorire. Togliere il fiele ai fegatini e tritarli con i fagioli
grossolanamente, infarinarli e unirli alla cipolla con qualche
foglia di salvia, sale e pepe.
Lasciar cuocere a fuoco medio per 10 minuti, bagnando
col brodo; togliere il tegame dal fuoco e unire i tuorli
precedentemente sbattuti col succo di limone. Lasciar
riposare alcuni minuti e servire l’intingolo su fette di pane
toscano casereccio leggermente abbrustolite.
I Convivi storici al Castello di Vasanello
Per degustare le prelibatezze storiche dello Chef Bruno e
per conoscere la preparazione delle preziose ricette antiche,
l'appuntamento è al castello di Vasanello ◆
Info: [email protected]
Insider
di Angelo Troiani
N
umerosi studi hanno dimostrato che, in
presenza di fogliami aromatici o fiori
profumati, l’olfatto trasmette al cervello
potenti stimoli, istantaneamente tradotti in sensazioni di
benessere.
Per realizzare giardini incentrati sulle fragranze, serve
introdurre esemplari con forte presenza olfattiva, programmati
per apparire in successione nell’arco dell’anno. La stagione
fredda offre il delizioso conforto del chinonanthus praecox
(calicanto), hamamelis, sarcococca, mahonia, dafne e alcuni
viburnum a foglia caduca, che si accompagnano a numerose
erbacee e bulbose di facile coltivazione, come primule,
giacinti, narcisi e mughetti.
Il rigoglio floreale della primavera si arricchisce costantemente
di aromi, grazie a piante di facile coltivazione: osmanthus
fragrans dal profumo intenso, myrtus comunis, viburnum
tinus, philadelpus, che emana per tre/quattro settimane un
aroma inebriante.
Nel periodo estivo abbiamo una quantità enorme di piante da
utilizzare: rampicanti, tutte le varietà di gelsomini, caprifogli,
rose, agrumi, alcuni tipi di ligustrum, pittosperum tobira,
heliotropium (vaniglia), syringa vulgaris e tante altre. Non
dimentichiamo poi le lavande e tutte le aromatiche che, oltre
a profumare il nostro giardino, lo abbeliscono con il loro
fogliame dalle diverse tonalità di verde, grigio e giallo oro.
La scelta delle specie non dipende solo da specifiche
esigenze e dalle dimensioni del giardino, ma anche dal
gusto personale. Tuttavia è importante evitare di mescolare
fragranze molto diverse, soprattutto negli spazi ridotti, per
non creare confusioni olfattive.
È consigliabile in questi casi pianificare con cura la
collocazione delle piante, in modo da non sovrapporre gli
aromi, evitando fioriture coincidenti.
Una strategia interessante può essere il raggruppamento in
aree separate a secondo delle tipologie. Non dimentichiamo
infine che il profumo si esalta con il sole, ed è a sua volta
preferibile scegliere posizioni riparate per evitere che venga
disperso dai venti ◆
Caprifoglio
Chimonanthus praecox
Cronaca
di un giorno
di maggio
L
’
Syringa pasteur
Lilac syringa vulgaris
Hamamelis Japonica
Viburnum plicatum
inverno sembra finalmente averci abbandonato e arriva
adesso la voglia di allontanarsi, almeno per un po’, dal
grigiore cittadino per respirare una boccata d’aria fresca,
di relax e spensieratezza. Non serve necessariamente
andare lontano, a volte è sufficiente trascorrere qualche
ora nel verde per fare il pieno di energia e buonumore.
Occorrono pochi minuti di macchina dopo l’ufficio per giungere
a destinazione e godere delle ultime ore di luce immersi nella
natura. Basta dare uno sguardo al parco: otto ettari rigogliosi
in ogni stagione, abitati da daini, papere, porcellini e cigni,
rallegrati dal canto dei molti uccelli e dal gracidare delle rane. In
un tale scenario è impossibile non ritrovare immediatamente il
buonumore, confortati da sapori veri, con un menu che è un inno
alla grande tradizione della cucina italiana, dove emergono con
il corvo allegr
N
Il giardino dei profumi
Il corvo allegro
Seven Hills Village, Via Cassia, 1216 al km 13 - Tel. 0630362751
(provenendo dal Raccordo, uscita n. 3) La Giustiniana
Domenica aperto anche a pranzo
www.ilcorvoallegro.it, [email protected]
forza i sapori di una materia prima scelta con cura ed elaborata
con semplicità. Primi piatti e pesce freschissimo, verdure e tanta
carne cotta alla griglia, senza tralasciare una bella scelta di dolci,
un goloso carosello che non poteva certo dimenticare la pizza
cotta nel forno a legna. Un menu che riesce a soddisfare anche
i palati più capricciosi, mettendo d’accordo grandi e piccini,
che troveranno qui tutto l’occorrente per trascorrere feste di
compleanno in allegria, con giochi gonfiabili, animazione e
intrattenimento musicale. Il Corvo Allegro, infatti, unisce alla
sala con la grande veranda da cui godere una strepitosa vista sul
parco, anche uno spazio disco pub, perfetta scenografia per le
feste pomeridiane dei bimbi e quelle serali dei più grandi. Basta
prenotare per trasformare una giornata qualsiasi in un momento
di festa e di vacanza.
Insider
Architettura
80
di Maria Laura Perilli
Masseria Pavone - Interno di un appartamento, camino - www.trullionline.com
P
Masseria Pavone - Cucina - www.trullionline.com
P
uglia, Valle d’Itria: uno dei paesaggi
più antropizzati del mondo, segnato da
tendopoli di pietra, i trulli, che catturano
lo sguardo di qualsiasi viaggiatore, anche del più disattento e
superficiale, per l’originalità delle forme, dei volumi e per la
sapienza costruttiva in essi concentrata.
‘Trullus’, è così che la voce latina sottolinea generalmente
una tipologia costruttiva che termina verso l’alto a cuspide.
È veramente il caso di dire che l’origine di questa architettura
si perde nella notte dei tempi.
Gli studiosi della materia sono propensi a farla risalire all’età
del bronzo e ad ipotizzarne la provenienza dall’Oriente.
La tipologia e la destinazione del trullo sono varie: abbiamo
‘i trulli di Alberobello’, considerati patrimonio dell’umanità
dall’Unesco, poiché rappresentano un caso decisamente
unico di alta concentrazione di questa architettura, oppure
quelli a ‘pareti cilindriche’ o a ‘tronco di cono, piramide o
gradoni’.
Molti trulli, oltre che ad abitazione, sono utilizzati come
stalle o magazzini, accanto alle grandi masserie fortificate.
Il materiale predominante per la loro costruzione è la
pietra calcarea, dalla quale vengono ricavati blocchi tagliati
rozzamente, disposti secondo uno strato doppio, in modo
da costituire murature alte circa 2,3 metri, con uno spessore
variabile da 80 centimetri ad oltre 2 metri.
Le murature sono del tipo a ‘secco’ e normalmente le pietre
più piccole mescolate a terriccio o pietrisco sono utilizzate per
riempirne le fessure. Su questa base viene costruita la cupola
a forma di cono. La struttura portante del cono, costruita in
pietre lavorate, disposte all’interno di anelli concentrici, è
detta candela; il manto di copertura e finitura è ottenuto con
le chiancarelle, lastre di pietra poste a secco ed aventi uno
spessore di circa 7 centimetri. Alla sommità della candela è
posto un pinnacolo, una vera e propria scultura dalle forme
più inconsuete.
Normalmente il trullo ha piccole finestre non superiori a
50x50 centimetri che, in sinergia con le spesse murature,
contribuiscono al mantenimento di una temperatura interna
oltremodo costante. Una piccola scala esterna, ricavata nel
corpo della struttura, permette di salire agevolmente sulle
coperture ai fini della manutenzione. Le murature sono
generalmente intonacate all’interno e all’esterno e tinteggiate
con latte di calce bianco; in taluni casi la pietra è lasciata a
vista ma tutte le fessure, interne ed esterne, vengono stuccate
per evitare l’infiltrarsi di insetti.
È usanza, poi, sulla parte del cono orientata a levante,
tracciare segni propiziatori le cui origini sono cristiane o di
natura magica.
I trulli sono parte integrante del paesaggio della Valle d’Itria e
con esso debbono necessariamente essere salvaguardati.
Ad oggi questa Valle rischia ancora di perdere quei valori
paesaggistici che l’hanno resa famosa nel mondo; l’auspicio
è il varo di una legge di tutela severa che, in assonanza con
quanto giustamente proposto da Vittorio Sgarbi, porti ad un
censimento di tutti i trulli esistenti, dilatando quell’attenzione,
che attualmente riguarda la sola Alberobello, a tutti gli
innumerevoli gioielli architettonici disseminati su quel
territorio ◆
Insider
Architettura
82
L’ARA PACIS e Richard Meier
F
di Antonella Pirolli
F
in dal suo apparire sulla scena romana,
il museo dell’Ara Pacis dell’architetto
americano Richard Meier è stato messo
in discussione, odiato e molto vicino a esser demolito. Ma
ora, dopo la conferenza sulle grandi opere tenuta a Roma il
7 e l’8 aprile, si prepara a importanti modifiche, che saranno
effettuate con il benestare del suo progettista.
L’involucro moderno costruito intorno al grande altare
augusteo, diventerà il polo di attrazione di un grande parco,
situato tra il lungotevere e le chiese barocche adiacenti a
piazza Augusto Imperatore. Il sindaco Alemanno ha illustrato
il progetto che innanzitutto prevede la demolizione del muro
in travertino di Tivoli, che limita la strada dal lato del fiume,
per far posto ad un’ampia terrazza-belvedere, affacciata
sull’Ara Pacis e sulla piazza. L’architetto Meier si è dichiarato
concorde con le modifiche richieste, anche perché l’idea di
un parco c’era già nel suo progetto originario. Quindi, tutti
d’accordo! Sia il sindaco, che fin dal suo insediamento aveva
definito il Museo dell’Ara Pacis “uno sfregio per la città”, che
il progettista, il quale accetta la rivisitazione del monumento,
convinto dalla soluzione proposta dalla giunta capitolina.
D’altra parte il principale colpevole di tanto astio nei confronti
dell’opera di un grande architetto contemporaneo come
Meier è sempre stato il famigerato “muretto” dell’Ara Pacis,
accusato di interrompere “il dialogo tra la città e il fiume” e di
nascondere la facciata della splendida chiesa di San Rocco.
Per questo in passato venne già accorciato e abbassato.
Comunque anche la piazza antistante il museo, dove ogni
giorno sostano migliaia di visitatori, sarà in parte modificata
dall’ampliamento della fontana. In questo modo la pietra,
l’acqua e la luce, elementi imprescindibili nelle opere di
Distribuzione di prodotti e tecnologie per:
Termica
Climatizzazione
Trattamento acque
Energie rinnovabili:
solare
termico
solare
fotovoltaico
geotermia
Richard Meier - dal Getty Center di Los Angeles al Museo di
Arte contemporanea di Barcellona - resteranno protagoniste
indiscusse. Gli addetti ai lavori assicurano che i cantieri
partiranno a breve e che saranno completati entro due anni,
affiancati da un project financing per la realizzazione di
un parcheggio interrato, che sarà collegato a un percorso
sotterraneo, il cui progetto era già stato presentato e discusso
nel 2004. Questo tunnel incanalerà il caotico traffico del
lungotevere, proprio all’altezza dell’opera di Meier.
Contemporaneamente si provvederà al restyling di piazza
Augusto Imperatore, idealmente ed intimamente legata al
mausoleo dell’Ara Pacis. Si avrà una trasformazione nel centro
storico della città che dovrebbe seguire i dettami dello stesso
Meier: “Valorizzare il passato sollecitandone l’interazione
con il presente, offrendo servizi e infrastrutture” ◆
biomasse
Il nostro campo di intervento
spazia dal residenziale all’industriale
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La sede centrale di Campari,
una delle realtà più importanti
nel settore beverage a livello globale,
è stata ufficialmente inaugurata
lo scorso marzo in occasione dell’apertura
della nuova Galleria Campari
con la mostra ‘Depero con Campari’,
anteprima di una serie di celebrazioni
red passion previste
per il suo centocinquantesimo compleanno
Galleria Campari - Depero con Campari
RIQUALIFICATA LA SEDE
DELL’AREA EX CAMPARI
di Alessandra Vittoria Fanelli
N
N
ata praticamente con l’Unità d’Italia,
la società Campari, per festeggiare
compiutamente questo suo anniversario,
ha inaugurato la Galleria Campari ospitata nella palazzina
liberty risalente al 1904. L’edificio è stato ristrutturato e
ampliato dall’architetto Mario Botta con Giancarlo Marzorati
dello Studio Marzorati Architetti, per dare vita agli uffici
amministrativi di Campari e riqualificare la zona circostante.
La ristrutturazione della ex-sede Campari è stata imponente
e articolata su due corpi di fabbrica principali incernierati tra
loro. L’uno denominato torre ha nove piani fuori terra e due
piani interrati, mentre l’altro ha la conformazione di un ponte
e ha due soli piani, il quarto e il quinto, oltre ai due interrati.
I due edifici sono stati completati da ulteriori due aree: la
prima, costituita dall’antico edificio industriale dell’inizio del
secolo scorso (che precedentemente ospitava la produzione di
Campari) è stata destinata all’ampliamento e all’organizzazione
degli open space degli uffici commerciali, e la seconda,
ricavata sempre dalla palazzina liberty, è stata trasformata in
una grande lobby, una specie di piazza-agorà caratterizzata
da un rivestimento curvilineo che digrada verso uno specchio
d’acqua, realizzato in legno lamellare con copertura vegetale.
La sapiente mescolanza dei materiali che caratterizza l’intero
edificio rivela una grande creatività soprattutto per l'utilizzo
di materiali tradizionali in modo innovativo (ad esempio, la
seconda facciata in cotto che caratterizza tutto l’insieme,
diventa anche un elemento funzionale).
Galleria Campari
Sede Campari
Una scelta molto rigorosa poiché i progettisti Mario Botta e
Giancarlo Marzorati hanno preferito introdurre un numero
limitato di materiali per ottenere un risultato omogeneo.
Nell’edificio si mescolano infatti, con grande armonia, il
vetro delle facciate e delle pareti mobili, il cotto toscano
del brise soleil, il granito bianco utilizzato per pavimentare
gli spazi comuni (reception, lobby, scale e vani ascensori
fino al piano terreno), il gres porcellanato grigio antracite
per gli uffici ed il legno del controsoffitto e delle boiserie
che ricopre i corpi interni dove si trovano i vani scala degli
ascensori ed i locali tecnici.
La Galleria Campari è invece situata nell’avancorpo che
si estende su due piani, il primo dedicato all’esperienza
Campari, quello superiore riservato a mostre di arte come
quella aperta al pubblico lo scorso 18 marzo con la mostra
temporanea dedicata a Fortunato Depero, primo grande
rappresentante della comunicazione Campari.
Entrare nella Galleria Campari è come entrare in un
affascinante viaggio multimediale interattivo che racconta
il percorso del marchio attraverso le espressioni dell’arte
moderna e contemporanea dal 1860 ad oggi.
Il percorso interattivo della Galleria Campari è stato realizzato
da AP Consulting, con la supervisione di Armando Peres,
direttore del progetto multimediale e di Marina Mojana,
alla quale è stata affidata la direzione artistica: un percorso
che, grazie all’uso di nuove tecnologie, ripercorre la storia
di Campari e il suo connubio con l’arte anche attraverso i
più innovativi linguaggi contemporanei. Un’esperienza
sensoriale completa che coinvolge completamente il
visitatore che percepisce il carattere red passion del marchio
anche attraverso la vista, l’olfatto e l’udito.
Altro evento significativo per celebrare il 150° anniversario,
è l’etichetta della bottiglia che da sempre è stato l’elemento
distintivo e riconoscibile di Campari.
Dettaglio facciata sede Campari con logo Depero
Galleria Campari - 1960 Nanni
Galleria Campari - 1936 Sacchetti
Tobias Rehberger - Vanessa Beecroft - Avaf
Campari Limited Edition
Galleria Campari - 1921 Cappiello
L’azienda ha quindi invitato tre grandi artisti di arte
contemporanea: avas, Tobias Rehberger e Vanessa Beecroft
di re-interpretare le Art Label Campari per riaffermare il forte
legame naturale di Campari con l’arte e le sue variegate
espressioni. Tre opere d’arte in edizione limitata, ricche di
significato, dove l’etichetta e la bottiglia diventano protagoniste
del carattere dell’aperitivo italiano per eccellenza.
Campari, sinonimo, nell’immagine collettiva, di red passion
una passione che l’inaugurazione della Galleria, ha espresso
compiutamente ◆
Insider
Design
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M
IL POLICARBONATO IN VERSIONE
“SPORTIVA”
M
etacrilato, plexiglas, policarbonato e
vetro. Materiali che permettono di
giocare con le trasparenze pure che
ne connotano la natura, quasi impalpabile ma dal cuore duro,
resistentissimo. Soluzioni innovative per forma e fattura, per
disegno e realizzazione: ecco un breve excursus tra quelli
che sono alcuni dei tanti oggetti di design che questo mese
abbiamo selezionato per voi. I progettisti, stavolta, si sono
dilettati a utilizzare proprio quei materiali trasparenti per
creare una dialettica del tutto nuova tra oggetto di consumo
e utente finale. Una dialettica fatta di libertà di espressione e
leggerezza delle forme.
MAGICHE
TRASPARENZE
Sportiva nel nome, che rimanda al cuore pulsante della Fiat
(vale a dire la divisione sportiva, per l’appunto), ma anche
nel disegno. È lei, la sedia Abarth, partorita dalla mente tanto
geniale quanto estrosa del designer Fabio Novembre che,
mai sazio di progettare sedute, dopo l’originale +13 a forma
di vaso e la “curvilinea” Him&Her fa di nuovo centro con
questo originalissimo modello.
La Abarth è caratterizzata da forme dinamiche, come quella
della seduta monoblocco in policarbonato trasparente,
o delle gambe a sbalzo in alluminio. Ricercata nei volumi
come pure nei dettagli, primo tra tutti il rivetto rosso che
contrasta con il resto della struttura, la Abarth è una sedia
performante e dalla spiccata personalità. Proprio come una
macchina sportiva.
L’ESPERTO SPIEGA
di Emiliano Brinci
Plexiglas®, perspex® o ancora, erroneamente, plexiglass
o plex. Tanti nomi per parlare dello stesso prodotto: il
metacrilato. I primi due menzionati altro non sono che dei
marchi, forse i più noti per “anzianità”, i primi a entrare
nel nostro paese. Gli altri, insieme a una innumerevole
lista di nomi aggiuntivi, formano il vastissimo vocabolario
dell’acrilico. Forse gli unici a riconoscere le differenze
tra questi materiali siamo noi artigiani che li lavoriamo.
Questione di odori nel momento del taglio e della
fresatura, di durezza durante la spazzolatura o di
grado di rammollimento nella termoformazione. Il
polimetilmetacrilato (o PMMA) è una materia plastica
formata da polimeri del metacrilato di metile. Nel linguaggio
comune il termine metacrilato si riferisce generalmente
proprio a questo polimero. Di norma è molto trasparente,
persino più del vetro, al punto che possiede caratteristiche
di comportamento assimilabili alla fibra ottica per qualità
di trasparenza. Ha inoltre la proprietà di essere più o
meno, in percentuali diverse, infrangibile a seconda della
sua “mescola”. Per queste caratteristiche è usato nella
fabbricazione di vetri di sicurezza e articoli similari, nei
presidi antinfortunistici, nell’oggettistica d’arredamento o
architettonica in genere.
Per chi volesse approfondire l’argomento, si rimanda
al blog www.designtrasparente.blogspot.com e, in
particolare, alla rubrica “Le materie plastiche”.
Un viaggio
tra giochi ottici,
materiali puri
e minimalismi futuristici
di Valentina Falcinelli
COLLEZIONE FUNNY-TECH
Tavolo
Portafiori
Sedie
Tecnologica, con brio. Scanzonata, dinamica e colorata, ma
anche rigorosa. Questa la collezione, che ci piace definire
“funny-tech”, del designer franco-giapponese Emmanuelle
Moreaux. Un artista che è riuscito a combinare tra di loro
elementi che ci rimandano con la mente alla nostra infanzia,
fatta di colori, plastilina, regoli e cannucce.
La sua collezione di complementi d’arredo totalmente in
metacrilato si compone di tavolo, sedie, scatole, porta
fragranze e vasi per fiori. Tutto quello che serve, insomma, per
creare un ambiente funny-tech anche nella più rigorosa delle
abitazioni. Il tavolo Shifabu, come pure le sedie cannuccia,
sono realizzati con un piano di plexiglas trasparente su cui
sono state conficcate delle cannucce coloratissime, sempre
in plexiglas. Il tavolo ne presenta ben 56, distribuite in
maniera apparentemente casuale, ma atte a distribuire in
modo uniforme il peso. Esse, conficcate in parte nello spesso
ripiano, sembrano quasi immerse nell’acqua, sfidando così
la crudele legge di gravità che le vorrebbe posizionate al
contrario. L’effetto ottico è dato sia dalla trasparenza del
materiale, sia dai giochi creati dalla luce che si rifrange sulle
superfici pure e su quelle colorate.
Se alla base del tavolo c’era l’idea dello shifabu o di un prato
multicolor, il concetto dal quale sono nate le sedie riprende
il mikado, il gioco da tavolo giapponese. Un piano di acrilico
viene sorretto dalle stecche colorate disposte obliquamente.
Nonostante visivamente la struttura sembri tutt’altro che
stabile, in realtà lo è, anche se probabilmente l’aspetto
connesso al comfort, in un oggetto di design come questo, è
evidentemente lasciato in secondo piano.
Abarth - Fabio Novembre -Casamania
IDEE SOSPESE
Le idee sono eteree, inafferrabili, voluttuose. E Idea, la
creazione firmata Atelier DesignTrasparente, ne rispecchia
fedelmente l’essenza. “Idea è un sogno, la voglia di dare
forma e senso ai nostri pensieri. Idea è la nostra personale
interpretazione dell’essere ‘transformer’ non come oggetto,
ma come concetto, idee che cambiano, che evolvono, che
si rafforzano, che si realizzano. Ecco allora il nostro oggetto
che prende forma, diventando un giardino sospeso, un
angolo di natura, di ricordi e affetti che si colloca in uno
spazio abitativo sempre più compresso, negli spazi dove le
funzioni si sovrappongono e si mixano l’una all’altra”. È con
queste parole che i due progettisti Emiliano Brinci e Francesca
Soluzioni parlano di Idea, un oggetto destinato a diventare il
protagonista dello spazio “aereo” delle abitazioni moderne ◆
Insider
Design
PERGOTENDA - MILLENNIUM
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Ortofabbrica
Moroso linea Tropicalia
Con l’arrivo dell’estate
germogliano non solo i fiori
ma anche le proposte di arredo per esterni
per vivere in armonia il mondo
sempre più glamour dell’outdoor living
A
A
primavera inoltrata esplode la voglia
di vivere sempre più en plain air
e le maggiori leader del settore
dell’arredamento per esterni sorprendono per la loro
capacità di interpretare la vita all’aria aperta fatta di libertà,
funzionalità e relax. Quindi anche gli arredi pensati per vivere
l’esterno meritano di essere ‘vestiti’ con la stessa attenzione
che dedichiamo all’arredo per la casa.
Le nuove soluzioni e i nuovi concept per l’arredo outdoor
sono stati presentati recentemente a Milano nell’ambito
del Salone Internazionale del Mobile e del ‘Fuori Salone’,
vivace e imperdibile kermesse che di fatto ha messo a dura
prova gli addetti ai lavori nel doversi districare tra le diverse
affascinanti proposte.
Mobili, accessori e complimenti d’arredo funzionali, allegri,
modulari e ovviamente hi-tech sono state le ultime novità dei
mobili pensati per l’outdoor living (nuova magica parola che
esprime compiutamente il concept dei mobili per esterno)
che arrederanno i nostri giardini, piscine, terrazze, dehor
privati e pubblici, di cui presto ci innamoreremo.
Come infatti non innamorarsi dell’outdoor proposto da Corradi,
azienda leader del settore, che ospite di SuperstudioPiù, zona
vibrante di via Tortona, ha raccontato la sua filosofia progettuale
Ego Paris linea Kama
capace di emozionare: 500mq di total look con proposte
di vivere in contatto con la natura. Luoghi tutti da inventare
con arredamenti adatti per ricevere gli amici su un terrazzo
attrezzato con la raffinata collezione Foglia, nuovissima serie
di divani, tavoli, chaise longue contraddistinta da un pannello
trasparente a forma appunto di ‘foglia’, disegnata da Gianluca
Rossi, designer e direttore creativo dell’azienda, o trascorrere
una serata sotto le stelle discretamente protetti dalla copertura
scorrevole ad impacchettamento Pergotenda®, vela fluttuante
dal segno inconfondibile declinata in differenti e inedite
soluzioni in grado di rispondere ad ogni esigenza di living
space in modo confortevole e piacevole.
Sempre in zona Tortona, Ortofabbrica, il progetto ideato da
Angelo Grassi, ha presentato in una sorta di grande serra
divisa in due aree indoor/outdoor, la sua ultima collezione di
arredi per esterno denominata ‘vegetale’, una serie di prodotti
eco-sostenibile e ovviamente rispettosa dell’ambiente.
Il giardino di Missoni, prodotto da T&J Vestor, gioca invece
su un tripudio di colori, segno distintivo della nota griffe di
moda. Infatti Cordula, la sua ultima collezione di divani e
poltroncine per l’outdoor design, con cuscini e pouf a stampa
floreale, ha la capacità di trasformare lo spazio esterno in un
magico luogo incantato.
Insider
Design
94
Nello showroom di Moroso, azienda leader di imbottiti e
protagonista del ‘made in Italy’, è andato in onda l’intrigante
outdoor collection Tropicalia firmata da Patricia Urquiola.
Leggera e geometrica Tropicalia, realizzata con un intreccio
di fili che rievocano un prisma alla luce del sole grazie al
gioco di sovrapposizioni, è frutto dell’intelligente connubio tra
tecnologia e creatività: un nuovo modo allegro e divertente e
per arredare con stile terrazze e giardini.
Nei padiglioni del Salone del Mobile invece si è notato il
design pulito ma sospeso nel tempo della collezione Kama,
disegnata da Benjamin Ferriol per la casa francese Ego
Paris. Una linea modulare di divani, lettini e tavoli capaci
di trasformarsi e di adattarsi per ogni esigenza di vivere
all’aria aperta, sia per un esclusivo tête-à-tête o per una cena
conviviale e divertente tra amici.
Coro modello Branch design Ilaria Marelli
Oudoor design anche da Singapore Mozaic, importante
collettiva di produttori provenienti da Singapore, che
ha presentato Mondeo Collection, un’avvolgente chaise
longue a due posti con braccioli (design Adrian Chua,
Widya Yuniarti e Jonathan Tan per l’azienda Think)
realizzata in Raucord, particolare intreccio sintetico che
ricorda il rattan.
È di ‘made in Pircher’, storica azienda altoatesina che ha
saputo tradurre la tradizione locale di lavorazione del legno
in un know how progettuale, la linea Take Away affascinante
combinazione di materiali pregiati dal design essenziale
e sofisticato per un vivere all’aria aperta che permette di
reinterpretare gli spazi aperti con originalità e raffinatezza.
Ancora dal profondo Nord arriva la collezione Tolda di TPL
(Teakparkline) realizzata in pregiato teak che interpreta in
Teakparkline modello Tolda
FALEGNAMERIA
Pircher modello Take Away
Mondeo Collection Mozaic Singapore
modo elegante il vivere all’aria aperta, come un lungo viaggio
nel tempo e nello spazio quotidiano.
Nel classico multistrato bianco è anche l’abbagliante proposta
dell’eclettico designer americano di origini egiziane Karim
Rashid, che per la casa spagnola Vondom ha progettato
Vertex una linea di tavoli e sedute per esterno dal forte valore
materico.
Infine da Coro, altra azienda leader del mondo outdoor,
troviamo Branch, una divertente collezione di tavoli e
sedie per giardino disegnata da Ilaria Marelli che coniuga
sapientemente il visibile con l’invisibile per assaporare con
gioia la fluidità dello spazio esterno.
Tante proposte eclettiche, etniche, classiche e raffinate per
godere appieno l’arrivo della prossima estate con arredi
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Maggio 2010 - Insider Magazine