EATA Newsletter
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EUROPEAN ASSOCIATION FOR TRANSACTIONAL ANALYSIS
N°103, FEB. 2012
L’AT rispettata nelle Università
Roland Johnsson il 18 novembre presso la Lund University in Svezia,
ha discusso la sua tesi di dottorato sulla Psicoterapia analitico transazionale – tre metodi che descrivono una terapia di gruppo con l’analisi
transazionale. Il correlatore era il ben noto professore di psicologia
Håkan Jenner. Egli ha condotto la discussione con il relatore assieme al presidente, tre professori che facevano parte della commissione
d’esame ed un pubblico di circa 100 persone. Il suo stile è stato riflessivo, aperto, attento e rigorosamente scientifico. Egli ha aperto la discussione con uno slancio umanistico “facendo un contratto reciproco”
con Roland che riguardava il processo. Si sono accordati di scambiarsi
informazioni e chiarire i dilemmi scientifici e non di trovare errori in
modo persecutorio.
Roland ha iniziato facendo una breve presentazione dell’AT e del suo
Opponent and defender
lavoro che consiste di tre progetti basati su una terapia di gruppo settimanale di un anno con 10 clienti. Dato che lui era il terapeuta di questo gruppo sperimentale, ci sono state oltre
domande relative agli osservatori indipendenti, all’alleanza, all’oggettività, all’aderenza alla dicotomia tra ricerca e
pratica ed ovviamente rispetto ai problemi di validità ed affidabilità. Tutte queste considerazioni scientifiche sono state
discusse da un punto di vista filosofico ampio fino a cogliere i dettagli scientifici. Roland ritiene che questa accuratezza
scientifica sia dovuta ad una mancanza di credibilità dell’AT nel mondo accademico ed all’accettazione dell’AT e della
psicoterapia AT come parte della conoscenza scientifica, che richiede un esame più attento della sua aderenza i requisiti
di ricerca accademica.
La discussione è andata bene e la commissione d’esame ha promosso la tesi di Roland.
Già pubblicato nello Script dell’ITAA
Ricerca
La ricerca è imporante per tutti I campi scientifici ed è cruciale per lo sviluppo, la
discussione e la validazione dei metodi – ovviamente anche per l’analisi transazionale. Nel corso di questi anni questo bisogno è diventato sempre più evidente mentre
il numero di studi scientifici e di articoli in AT non è mai stato esagerato.
Attualmente sembra esserci molta più attività ed entusiasmo per la ricerca in AT e
l’EATA sta sostenendo questa energia più che può.
Al momento l’EATA sta anche sostenendo economicamente due studi di ricerca –
uno condotto da 7 anni in Svizzera e valutato con l’università di Colonia in Gemania
ed un altro appena iniziato in collaborazione da due università di Coruna, Spagna e
l’istituto Metanoia in Inghilterra.
Dr. Roland Johnson
Il nuovo International Journal of Transactional Analysis Research (www.ijtar.org) si sta imponendo nel mondo scientifico ed I suoi articoli sono letti e rispettati nelle università. Quindi l’università di Lund in Svezia ha accettato tre articoli
scritti da Roland Johnsson per la sua dissertazione della tesi del dottorato, e la sua discussione di queste tesi è stata
accettata con lode nell’università o scorso Novembre 2011. Congratulazioni a Roland, il tuo esempio possa stimolare
altri ad intraprendere attività simili alla tua per la ricerca sull’AT.
N°103, February 2012 EATA Newsletter
EATA Codice Etico
Dopo un lavoro durato molti anni che ha coinvolto tante persone il Codice Etico
dell’EATA è ora stato votato dai delegati del Consiglio e quindi ecco a voi il nuovo
completo Codice Etico dell’EATA!!!
È stata aggiunta la terza sezione.
Arrivati a questo punto di chiusura, ci sembra anche il momento di porgere il nostro
rispetto e gratitudine a tutte le persone che hanno speso le loro energie ed hanno
dedicato il loro impegno a questo lavoro. La Commissione Etica dell’EATA ha,
per circa un decennio, avuto il compito di trasformare la cornice di riferimento
etica. In modo simile, anche altre persone. Membri e delegati, che si sono alternate
all’interno della Commissione Etica dell’EATA hanno lavorato a questo, pertanto
questa versione finale è il risultato del lavoro di molti. La Commissione Etica ha
anche avuto molto aiuto in questo lavoro dal gruppo di lavoro che è stato organizSabine Klingenberg
zato per produrre la prima versione del nuovo codice in accordo con le ambizioni
dell’EATA.
Quando furono presentate per la prima volta le prime due sezioni, molte persone nell’associazione nazionale hanno
preso tempo per leggerle, rifletterci e reagire al testo ed I suggerimenti per I miglioramenti sono stati mandate alla
Commissione Etica per essere elaborate. Il testo è stato rivisto ed alla fine votato ed accettato dal Consilio dell’EATA
nel 2007. Sono stati fatti molti forzi per tradurre in nuovo codice in tutti i Paesi membri. Dopo che sono stati apportati
questi cambiamenti minori per armonizzare il Codice Etico con le norme etiche più antiche – ora chiamate Linee
Guida Deontologiche – ed è stato fatto un grande lavoro per trovare un modo di formulare la terza sezione. Ora questo
è fatto ed è tempo di votarlo.
Tutte le persone che hanno contribuito a questo documento dovrebbero essere onorate. Alcune sono state menzionate
nelle note a piè pagina del Codice (alcuni membri della Commissione Etica dell’EATA ed i membri del gruppo di
lavoro). Alcune no. Di alcuni che hanno fatto parte di questo processo ci ricordiamo, di altri no. Alcuni hanno dato un
grande contributo altri un contributo minore. Sarebbe bello poter nominare tutte queste persone ma non è possibile.
Abbiamo deciso che il Codice Etico – come molti altri prodotti dell’EATA – è un documento ufficiale dell’EATA
e perciò “di proprietà” dell’EATA. Quando leggiamo il Manuale di Formazione o di Qualificazione per i CTA ed i
TSTA non vediamo dei nomi perché questi sono esempi di documenti che sono stati sviluppati nel corso degli anni da
tante persone – e come risultato non si nomina nessuno.
EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Sabine Klingenberg, EATA president
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N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Lo Spazio tra le cose: Metodologie di ricerca nella formazione TA
There is fiction in the space between
The lines on your page of memories
Write it down but it doesn‘t mean
You‘re not just telling stories
There is fiction in the space between
You and reality
You will do and say anything
To make your everyday life
Seem less mundane
There is fiction in the space between
You and me
C’è finzione nello spazio tra
Le righe nelle nostre pagine di ricordi
Scrivilo ma non ha significato
Non stai solo raccontando storie
C’è finzione nello spazio tra
Te e la realtà
Farai e dirai ogni cosa
Per fare la tua vita quotidiana
Sembrare meno mondano
C’è finzione nello spazio
Tra te e me
Tracy Chapman (2000) – Telling Stories
Siccome viviamo in un mondo sempre mutevole dove le relazioni e le identità sono sempre più fluide, abbiamo
bisogno di metodologie dinamiche per catturare “lo spazio tra le cose” ne abbiamo bisogno tanto quanto abbiamo
bisogno di nominare e definire le transazioni ed i significati. Tracy Chapman- su nominata – racchiude il concetto del
raccontare storie che mi suggerisce un approccio relazionale come l’auto-etnografia.
L’articolo di Cardile (2011) in una recente rivista di AT sullo stato della relazione tra la terapia e la formazione mi ha fatto riflettere sugli approcci attuali all’insegnamento e l’applicazione della ricerca nella formazione TA.
L’insegnamento della ricerca all’interno della disciplina dell’AT, mi poco integrato. Quando facevo la mia formazione AT, a causa della mia esperienza personale di ricerca, mi veniva chiesto da altri tirocinanti di riassumere le informazioni basilari necessarie per essere promossi l loro modulo di ricerca o completare il compito in cui dovevano fare
una proposta di ricerca. Qualcosa si è perso se questo è quello che alcuni tirocinanti sentono della ricerca e questo è
quello che £dobbiamo affrontare”. Vogliamo che i tirocinanti non cerchino solo una competenza tecnica ma che siano
anche capaci di riflettere per poter migliorare la loro conoscenza ed avere maggiori prove scientifiche utili alla pratica
contemporanea e significativa.
Come ricercatrice e professionista, ricordo costantemente la necessità della pratica basata sull’evidenza per informarmi come professionista TA. Come accademica, mi informo costantemente e adatto la mia conoscenza essendo in
grado di distinguere le diverse fonti di informazione; il modo in cui viene presentato (l’agenda segreta di finanziamenti, istituzioni e discipline); il modo in cui l’argomento viene supportato dalle prove (la persuasione in una direzione
o nell’altra) e la metodologia (è una disciplina dove strumenti e approcci quantitativi più che qualitativi vengono
considerati come evidenza?). Nella nostra professione dell’AT mi sembra che non stiamo realmente discutendo o
ponendoci domande su come usare la ricerca e quale tipo di relazione vorremmo con la ricerca. Altre professioni
fanno ricerca per rafforzare la conoscenza e le prove per capire ciò che funziona bene e perché. E che diciamo della
ricerca sull’efficacia? Che cosa è mancato e che cosa è stato trovato nel processo di raccolta, scoperta, conoscenza e
comprensione che è intercorso tra noi? Chi sta facendo ricerca e ne ha condivisione? Normalmente consideriamo queste domande in quanto negoziamo il contratto in una relazione terapeutica in accordo con il quadro di riferimento AT
(Schiff et.al, 1975). Non possiamo considerare come porre queste domande aggiuntive sulla modalità di fare ricerca
e sulle scoperte che si fanno per sviluppare la nostra pratica?
Credo che come psicoterapeuti e counsellor possiamo portare l’abilità, l’immaginazione, l’intuizione, la curiosità e
il senso comune a fare ricerca attraverso il nucleo della nostra professione. La ricerca è niente di più o di meno delle
storie e delle conversazioni che ci facciamo, che altri ci dicono di noi e che noi diciamo agli altri di loro (Wolcott
1994). E in qualche modo abbiamo anche creato un misticismo su chi dovrebbe dire quelle storie a chi. Come terapeuti e counsellor, entriamo in relazione con i nostri pazienti nel periodo della valutazione. E’ a questo punto che il
processo di ricerca può iniziare a darci informazioni su come stiamo creando un’alleanza terapeutica. In parte lo facciamo consultando i nostri appunti e i testi disponibili. Raccogliamo i dati di queste conversazioni e discutiamo sulle
scoperte nella formazione, nella supervisione, nella relazione con il paziente, possibilmente durante la sua terapia, e
poi arriviamo ad un’analisi attraverso la consapevolezza e ancora storie e conversazioni sulle storie e le conversazioni. A questo punto potremmo riconoscere di più il significato della ricerca.
EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Dr. Salma Siddique
CTA (UKCP Reg) Psicoterapeuta
E-mail: [email protected]
Biography:
La dr. Salma Siddique è un’accademica, antropologa clinica e condirettrice (ricerca clinica) Al Edinburgh Napier Research Initiative for Complementary
Healthcare ENRICH. Lavora ache come volontaria
al progetto “Libertà dalla tortura” (già Fondazione medica per la Cura delle Vittime di Tortura): Il
suo interesse nella ricerca è basato sull’esplorare
il counselling e la psicoterapia da una prospettiva
metodologica di ricerca antropologica.
Dr. Salma Siddique
La recente esperienza che ho di fare ricerca è stata per il mio esame scritto CTA e mi ha insegnato tutte le “cose” che
non potevo includere poiché la natura dello studio del caso stabilito non mi permetteva di includere pezzi frammentari
di narrativa. Un approccio metodologico etnografico mi avrebbe dato una conoscenza più chiara di me stessa e del
mio processo del partecipare ed osservare il sè in relazione all’altro. (Siddique, 2011a). C’è, al momento, un numero
limitato di metodologie di ricerca che vengono insegnate per formare i ricercatori. L’approccio più comune è quello
del metodo dello studio del caso che focalizza su un individuo (su degli individui) all’interno di un gruppo. Questo
opera come un rendiconto descrittivo della relazione causa e effetto come un metodo per presentare la propria pratica.
L’approccio dello studio del caso può fornire un pieno rendiconto contestuale su particolari individui e sulla loro esperienza. Con il senno di poi, ho capito che questo approccio può essere limitante per riuscire a cogliere quei momenti
di se stessi per diventare terapeuti e consulenti. Io stessa sono stata nella posizione del trainee in cui sono stata limitata
(in parte dalle norme) nelle mie aspettative, dal metodo di studio che dimostrava solo una raccolta lineare di abilità ed
insuccessi. Volevo descrivere l’essere nei limiti dell’esperienza del sé creato come terapeuta/tirocinante/supervisore/
paziente. Questo concetto di frapposizione (Siddique 2011b) può essere utile per diventare osservatore/partecipante
nella propria ricerca e per contestualizzare la propria esperienza per creare reciprocità e essere aperti e trasparenti
circa lo spazio tra cose.
Riflettendoci, vorrei essermi data fiducia nel discutere l’approccio dello studio del caso e scegliere la metodologia
di ricerca che meglio univa la mia immagine alla realtà del compito di diventare un’analista transazionale (psicoterapeuta). Mi sarebbe piaciuto aver scritto le mie esperienze nel diventare psicoterapeuta scegliendo la metodologia
interpretativa dell’auto-etnografia.
L’auto-etnografia consiste nel creare una storia di sé dove uno può avere insieme vulnerabilità e potere, lo scrivere
può servire a cambiare. Può creare “spazi per pensare al sociale che ora ci sfugge” (Richardson “2000:930): al centro
di questa metodologia di ricerca relazionale c’è una onesta e compassionevole conversazione su noi e sui nostri fallimenti, uno spazio dove “noi prendiamo provvedimenti per le nostre incertezze, le nostre emozioni confuse e i molti
strati della nostra esperienza. Le nostre relazioni cercano di esprimere la complessità e la difficoltà dell’adattamento
e il senso dei sentirsi risolti, mostrando come siamo cambiati nel tempo poiché abbiamo combattuto per trovare un
senso alla nostra esperienza”. (Ellis e Brochner, 2000:748). Il testo ci può dare l’opportunità di presentare l’insieme
di noi stessi nel processo: nello studio del caso c’è il pericolo di diventare uno spettatore nella vita degli altri. Tierney
(1998) suggerisce “l’auto-etnografia confronta le forme dominanti di rappresentazione e potere nel tentativo di recuperarle, attraverso una risposta auto-riflessiva, spazi rappresentativi che hanno emarginato alcuni di noi ai confini”. Ci
permette di essere visti tra ricercatori e ricercati. Incoraggia a fare domande da un contesto sociale più ampio e a dare
senso alla cultura, agli eventi e all’esperienza di vita. Questo concorda più con la filosofia e l’obiettivo del processo
dell’esame CTA per consentirci di considerare l’efficacia del counselling e della psicoterapia paragonati al metodo
scientifico del “testing the test” dalla prospettiva di uno “straniero professionista” che descrive, categorizza e calcola
a scapito delle dinamiche e del processo nella relazione terapeutica.
Recentemente c’è stato un vivace dibattito sulla metodologia della ricerca con controllo casual (RCT) nella stampa
della psicoterapia. Cooper (2011) ha suggerito questa come una possibilità per usare questo “standard d’oro” per la
ricerca in psicoterapia e nel counselling. Io avrei da dire che c’è una mancanza di distinzione, di discussione e di spie
N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
gazione di ciò che risiede nel mezzo tra gli esperimenti esplicativi e pragmatici. Gli esperimenti pragmatici misurano
l’efficacia del risultato del trattamento senza un collegamento diretto al perché un trattamento è stato efficace (Roland
and Torgerson, 1998) e sono basati su tre processi pre-definiti: la randomizzazione, il gruppo di controllo e l’analisi
quantitativa. Mentre il disegno dell’esperimento esplicativo richiede l’isolamento dell’effetto del trattamento sotto
condizioni controllate all’interno di un laboratorio o setting adattabili che hanno come risultato l’interruzione della
pratica usuale ed il contesto ambientale per misurare l’efficacia della relazione causale. Una delle critiche all’articolo
di Cooper (2011) è stata fatta da van Ooijen (2011) che dice “in che mondo strano viviamo se pensiamo che c’è un
bisogno percepito di dimostrare risultati misurabili per attività umane talmente basilari come l’ascolto e la risposta
reciproca tra gli esseri umani quando uno di noi ha un problema”. La mia osservazione è che noi dimentichiamo che
c’è spazio tra di noi, i clienti ed il mondo; e le nostre rispettive storie, che possono solo essere sperimentate e non sono
facilmente quantificabili. Abbiamo bisogno di trovare una metodologia di ricerca alternativa.
Frank and Frank (1999) partendo da un base filosofica umanistica argomentano che il risultato terapeutico dipende da
quattro qualità che a loro volta dipendono dalla relazione per ottenere un “risultato sano che non può facilmente essere raggiunto con la RCT. Essi discutono la relazione di sostegno tra il terapeuta ed il cliente; il contesto della terapia
per cui il cliente ripone sul terapeuta la sua fiducia vedendolo potente e capace di portare avanti il lavoro riparativo;
il lavoro è generalmente guidato da un piano di trattamento, da un protocollo, una narrativa, un mito o una storia; e
la esplorazione di diverse pratiche e prestazioni di cura rituali per ottenere di nuovo il benessere. Il counselling e la
psicoterapia acquisiscono diverse ipotesi dalla prospettiva biomedica rispetto alla credenza, alla biologia, al disagio o
alla malattia? È possibile misurare l’efficacia e il raggiungimento della conoscenza oltre che la natura della pratica?
Io vedo molte similarità con la medicina complementare ed alternativa (CAM) quando queste vengono valutate per
la loro efficacia:
L’intero processo può essere equiparato al chiedere ad uno scultore di scolpire una statua con un pennello per provare
che è un “artista”. Il bisogno di conformarsi ad uno strumento già esistente può minare il vero processo che stiamo
cercando di valutare. Nel caso dello scultore, il bisogno di usare il pennello mina la sua abilità di dimostrare le sue
capacità artistiche…il bisogno (di chi?) di usare interventi standardizzati può minare la sua abilità di trattare in maniera efficace il paziente (o cliente) (Ahn and Kaptchuk, 2005: 41)
Gli antropologi Henrich et al (2010) hanno argomentato che le scoperte sperimentali derivanti da un gran numero di
discipline di ricerca come la psicologia ed il comportamentismo sono state fatte su ricerche condotte su partecipanti
che venivano dall’occidente, colto, industrializzato, ricco e democratico (WEIRD) che è rappresentativo solamente
del 12% della popolazione mondiale. E comunque le scoperte fatte sono state generalizzate a livello transculturale.
Non abbiamo ancora l’ampiezza e la profondità della diversità e della differenza nei nostri soggetti e nei nostri approcci metodologici per essere inclusivi (Siddique 2010). Dobbiamo riaccendere un dialogo nella nostra professione
sulla natura vera del perché, quando, come, cosa e dove stiamo facendo ricerca e sul suo impatto sulla formazione
dei counsellor e degli psicoterapeuti. Abbiamo bisogno di fare ricerca a livello interdisciplinare ed intradisciplinare
in tutte le scuole di AT. Tale approccio ha la potenzialità di attivare ad una prospettiva internazionale (ITA, EATA and
ITAA) della diversità e della differenza di approccio.
Lo stato attuale della ricerca nella nostra professione mi ricorda dell’esempio di Berne “di un uomo che compra
un biglietto della lotteria che è un esempio di come persone ansiose fanno in modo di rendere il mondo congruente
con le loro immagini mentali con il minor sforzo possibile”. Questa è un’eccellente analogia di come noi possiamo
facilmente limitarci a ciò ce ci aspettiamo senza fare domande su approcci alternativi che potrebbero migliorare il
processo e rendere un beneficio migliore. Piuttosto che l’atto della ricerca è l’atto dell’aprire i nostri occhi e vedere
noi stessi come parte di ciò che sperimentiamo:
“Every time I open my eyes
And every time the world takes shape
I’m invited to open my eyes
And see the world raw and naked
Holding out its hand
calling me into itself
Where I am taken into the transparency of Things
And find myself transparent there” (Spira, 2010)
EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
“Ogni volta che apro I miei occhi
Ed ogni volta che il mondo prende forma
Io sono invitata ad aprire i miei occhi
E vedere il mondo nudo e crudo
Che allunga le sue mani
E mi chiama dentro di sé
Ed io sono rapito dalla trasparenza delle Cose
E mi ritrovo trasparente lì a mia volta”
Il nostro modo di comprendere il mondo e la nostra parte nella sua costruzione è attraverso l’apprendimento e
l’esperienza “un oggetto per come è percepito dai sensi” (Kant, 1961). La ricerca è la conoscenza e la comprensione
di come da professionisti ci troviamo tra le cose. La ricerca ci fornisce l’opportunità di essere aperti e flessibili come
Berne ha suggerito “…la cosa importate nella vita è capire la realtà e continuare a cambiare le nostre immagini mentali così da farle corrispondere ad essa, perché sono le nostre immagini mentali che determinano le nostre azioni ed i
nostri sentimenti” (Berne, 1976, 53). Se non cominciamo a rivisitare (all’interno delle nostre varie scuole di pensiero
ed i nostri corsi di formazione) la ricerca che andiamo ad insegnare e condurre allora siamo in pericolo di ripetere gli
errori del metodo scientifico oggettivo dominante nel quale “le convenzioni mantengono materiale tremendo ed un
potere simbolico sul ricercatore (tra i ricercatori)” (Richardson 2000,7).
Io ho ricevuto una cartolina da un amico qualche mese fa dopo aver completato il mio anno di fondamenta del corso
di analisi transazionale ed avevo deciso di imbarcarmi al primo anno. Io non avevo inizialmente compreso il messaggio “ricorda che non avere ciò che vuoi alle volte è uno straordinario colpo di fortuna” (Dalai Lama). Ho attaccato la
cartolina al muro del mio studio senza nemmeno averne decifrato il significato ed ora dopo il mio esame CTA quando
mi siedo al mio tavolo mi rendo conto di aver dato un nuovo significato al messaggio del Dalai Lama che non avere
ciò che desideravo nel processo d’esame era stato “uno straordinario colpo di fortuna”, mi aveva permesso di portare
maggiormente alla mia consapevolezza i limiti del mio apprendimento e del processo assieme a diversi modi di arricchire la mia pratica. Mi piacerebbe condividere le mie riflessioni sulla metodologia dell’auto-etnografia che possono
catturare lo “spazio tra le cose” nei nostri ruoli come terapeuti, formatori e supervisori.
Suggestions:
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Un approccio a mosaico nello sviluppare una strategia di ricerca da una prospettiva locale che informi le
istituzioni nazionali, regionali ed internazionali.
Lo sviluppo di una rete di ricercatori professionisti – per aver accesso alla supervisione, al mentoring alle risorse ulteriori di formazione, al continuo sviluppo professionale ed alle conferenze attraverso varie modalità
Iniziative per promuovere la diversità e la differenza con i trainee, i formatori e le opportunità di far pratica
Abbracciare un range diverso di metodologie di ricerca attraverso i corsi di formazione di AT che includano
l’approccio auto-etnografico.
Ringraziamenti:
una breve versione di questo articolo originariamente è apparso sull’Edizione Autunnale (2011) del Transactional
Analyst pubblicato dall’ITA. A brief version of this article
Ringrazio Alison Bird per il suo incoraggiamento, Kerri Warner STA, Will Roberts CTA e Addrienne Lee TSTA oer
a loro creatività ed i loro insight derivanti dalla pratica di ogni giorno, Panache che mi ha spedito la cartolina.
Bibliografia
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Thousand Oaks, CA: Sage.
N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Berne scrive dello scrivere
nel corso dei mesi estivi, i coeditori del Transactional Analysis Journal
hanno lavorato sulle revisioni delle linee guida editoriali per gli autori.
Siamo ora nelle fasi finali di questo lavoro, del quale parleremo diffusamente nei prossimi numeri del The Script, e le nuove linee guida saranno pubblicate sul sito web dell’ITAA al più presto.
Bill Cornell
è uno dei coeditori del Transactional Analysis Journal, insieme
a Birgitta Heiller e Jo Stuthridge.
Egli può essere raggiunto all’
indirizzo [email protected]
Mentre preparavamo le nostre revisioni, abbiamo pensato che sarebbe
stato utile ritornare agli scritti di Eric Berne sullo scrivere. Conosciamo
tutti da tempo la famosa beffarda istruzione del 1966 agli autori: “Se siete
arrabbiati con l’editore, per favore mostrateglielo in qualche altro modo che non sia mandandogli una prima stesura” (p. 131). Questa citazione è stata per la prima volta messa sulle istruzioni del TAJ agli autori da Steve Karpman
nell’ottobre del 1976 ed ha aperto le linee guida fin da allora.
Quando andiamo a leggere altri pezzi che Berne ci ha offerto sulla scrittura professionale, ci sorprendiamo e spesso
ci commuoviamo dall’enfasi che mette su ciò che lui vedeva come la responsabilità dell’analista transazionale di
scrivere bene. Chiunque abbia letto le memorie di Berne (2010) della sua infanzia a Montreal, sa della sua profonda
identificazione con suo padre medico e con il disperato sforzo di suo padre di pubblicare articoli nelle riviste mediche
per allertare i suoi colleghi sulle cause della tubercolosi, cosa che stava devastando Montreal a quei tempi. Alla fine,
la malattia uccise proprio il padre quando Eric era ancora piccolo.
In un articolo del 1969 sul Transactional Analysis Bulletin, di cui furono coautori Claude Steiner e Thomas Harris,
Berne suggerì che era meglio “parlarne prima” cioè “fare tre serie di lezioni e poi saprai non solo ciò che volevi dire
ma, dalle domande delle persone e dalle loro reazioni, potrai anche calibrare quali parti del tuo materiale hanno bisogno di rielaborazione o di chiarificazione” (Berne, Harris, & Steiner, 1969, p. 88). Questo breve articolo sottolinea il
bisogno di scrivere diverse bozze, la prima delle quali “da mettere via e dimenticare” (p.88). Berne ha proposto almeno cinque bozze: “Se non volete scrivere cinque bozze dimenticatevi quell’articolo perché se non interessa a voi non
interesserà neanche ai lettori” (p.88). Egli suggerì che le persone hanno bisogno del permesso di scrivere e Steiner ha
poi sottolineato sei permessi, di cui il mio preferito è il terzo: “Chiedete aiuto agli altri e ciò include ai vostri nemici
oltre che ai vostri amici poiché loro vi diranno realmente ciò che c’è di sbagliato” (p.88).
Berne (1966) ha dedicato un capitolo intero di Principi di Terapia di Gruppo alla ricerca ed alla scrittura. Egli ha reso
chiaro che imparare a scrivere non è facile (cosa che i coeditori del TAJ attestano di sicuro), ma è una responsabilità
professionale e può essere anche molto soddisfacente. I clinici dovrebbero considerare la pubblicazione stimabile
di un articolo come un onore per loro stessi e dovrebbero essere desiderosi di rendersi meritevoli di questo onore. Il
Eric Berne
EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Eric Berne Writing …
loro impegno è lo stesso di quello di tutti gli scrittori. La prima cosa è l’integrità, sia essa scientifica od artistica, e la
seconda è l’abilità.
L’abilità qui è quasi sinonimo di cultura…un tirocinio nella scrittura dovrebbe essere parte della formazione di qualsiasi aspirante giovane scienziato clinico. Il supervisore renderà un servizio ad i suoi studenti mantenendo spietatamente alti standard di cultura, così che alla fine essi sono forzati ad esprimersi in modo aggraziato. (p.194).
Noi cerchiamo di mantenere lo spirito e la stima di Berne di scrivere in modo vivo e bello all’interno delle pagine
del Transactional Analysis Journal. Ed è stato alla luce di quello spirito che abbiamo intrapreso la revisione delle
linee guida per gli autori. Scrivere per il TAJ è un mezzo per il dialogo all’interno della nostra comunità tra colleghi
analisi transazionali così come con professionisti delle relazioni umane che usano diversi modelli di pratica. Gli articoli hanno bisogno di comunicare una familiarità ed un rispetto per altri punti di vista, anche quando si fanno delle
critiche. La funzione primaria degli articoli della rivista è coinvolgere il pensiero del lettore e promuovere la crescita
e l’innovazione all’interno dei nostri campi di azione.
.
I coeditori ed il comitato di redazione del TAJ si prendono la loro responsabilità nell’editare la rivista molto seriamente e le nuove linee guida coinvolgeranno gli autori in maniera molto più piena nello sforzo e nell’orgoglio sia
nella scrittura che nel processo editoriale.
Bibliografia
Berne, E. (1966, April). Instructions for writing abstracts for the bulletin. Transactional Analysis Bulletin, 5(18), 131.
Berne, E. (1966). Principles of group treatment. New York, NY: Oxford University Press.
Berne, E., Harris, T., & Steiner, C. (with Hall, N.). (1969). Writing for publication. Transactional Analysis Bulletin, 8(32), 88-89.
Berne, E. (2010). A Montreal childhood (T. Berne, Ed.). Seville, Spain: Editorial Jeder.
Pull-quotes:
“Berne ha reso chiaro che imparare a scrivere non è facile (cosa che i coeditori del TAJ attestano di sicuro), ma è una
responsabilità professionale e può essere anche molto soddisfacente..”
“Scrivere per il TAJ è un mezzo per il dialogo all’interno della nostra comunità tra colleghi analisi transazionali così
come con professionisti delle relazioni umane che usano diversi modelli di pratica. Gli articoli hanno bisogno di comunicare una familiarità ed un rispetto per altri punti di vista, anche quando si fanno delle critiche.”
Pubblicato originariamente su “The Script” dell’ITAA, Ottobre 2011
N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Keynote speech: Parlare e crescere insieme (In dialogo)
Pepe:
La crescita nella mia esperienza è collegata al dialogo ed alla creatività. Posso
trovare una metafora della mia idea di dialogo nella vecchia tradizione della
campagna basca in cui questo convegno si sta tenendo. Qui gruppi di persone,
o coppie di donne e uomini, si incontrano e discutono di alcuni argomenti di
fronte ad un pubblico usando dei versi. Queste persone si chiamano “bersolaris”. Mi ricordano, Resi, ciò che tu ed io ci siamo messi d’accordo di fare qui,
parlare della crescita con la speranza di raggiungere una comprensione migliore di ciò che è la crescita attraverso il dialogo. Sarebbe fantastico fare questo
attraverso dei versi come i besolaris; ma invece potremmo usare alcune poesie
molto conosciute della nostra infanzia per aiutare la nostra creatività ad andare
avanti. Per cominciare, Resi, lasciami chiedere qual’è la tua idea della crescita?
Maria Teresa Tosi Ph.D.
(T.S.T.A-P)
José Manuel Martínez, M.D.
( T.S.T.A-P)
Resi:
Grazie, Pepe, per la tua introduzione al nostro dialogo. Quando hai parlato di questo interesse per la tradizione
basca, io ho pensato che era davvero eccitante e nuovo cominciare il nostro key-note speech con alcuni versi.
Ho scelto l’inizio di una poesia, “L’aquilone” scritta più di 100 anni fa da Giovanni Pascoli. Tutti i bambini italiani
l’hanno imparata a scuola molti anni fa.
L’aquilone
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d’antico: io vivo altrove, e sento che sono nate intorno le viole
Giovanni Pascoli (1897-1907)
Giovanni Pascoli descrive I ricordi della sua infanzia e, tra questi, il volo di un aquiline: come si appiattisce, come
salta e cade, come lentamente prende il vento tra le grida dei bambini.
Questa immagine parla in qualche modo della mia idea di crescita. Parlando con te, Pepe, di ciò che è la “crescita”
in AT, ho chiarito l’ampio spettro di significati collegati a questo: si
The Process of Growth: The Kite
potrebbe riferire all’idea di “crescere nella misura” (per esempio più
membri in una organizzazione), che non è sempre una buona cosa,
o allo “sviluppo”, che è qualcosa di inevitabile in tutti i sistemi
viventi o il concetto di “physis”, la forza interiore che spinge verso
la salute e l’evoluzione. Abbiamo iniziato a pensare alla nostra personale esperienza per trovare una direzione attraverso la nostra esperienza fenomenologica della crescita. Questo esercizio mi ha aiutato
a comprendere che la crescita non è un processo lineare, può essere
il risultato o una difficoltà o persino un processo doloroso ed io lo
associo all’idea di aver raggiunto un nuovo equilibrio, un nuovo stadio, una nuova complessità. La crescita è stimolata da alcuni elementi
nuovi che possono essere piacevoli, spiacevoli, interno od esterni.
Un esempio di uno stimolo spiacevole ed esterno è la morte di una
persona amata, mentre uno stimolo piacevole ed interno è il desiderio
di realizzare un progetto. In entrambi i casi io devo riorganizzarmi in
modo più complesso per gestire le sfide collegate alla crescita. Probabilmente, la crescita necessita di un elemento di consapevolezza, una
decisione di andare oltre i propri confini.
E qual’è la tua idea di crescita, Pepe?
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EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Pepe:
C’è una vecchia poesia molto nota che ho imparato e recitato nella mia infanzia di Antonio Machado che racchiude
alcune mie idee sulla crescita è:
“Caminante son tus huellas el camino y nada más; caminante, no hay camino, se hace camino al andar. Al andar
se hace camino y al volver la vista atrás se ve la senda que nunca se ha de volver a pisar” (Antonio Machado).
“Viaggiatore le tue impronte sono la strada, nient’altro; viaggiatore, non c’è nessuna strada, tu fai la strada mentre
cammini. Mentre cammini, tu fai la strada e quando ti girerai a guardare indietro vedrai il sentiero che non fari
più”.
Io ricordo la sensazione di permesso di essere libero che sentivo mentre leggevo questa poesia a scuola mentre
stavo seduto al banco in classe con i miei compagni. Il permesso di giocare, di gioire e di essere libero.
Io penso alla crescita come ad un’esperienza di libertà, ispirazione, creatività e trasformazione. Come i besolaris,
l’uomo e la donna parlano di un argomento usando i versi, io penso che le nostre cornici di riferimento si ammorbidiscono attraverso il gioco, la poesia e la rima che permettono una nuova riconfigurazione. La rima evoca in me la
pria sintonizzazione tra il bambino e le sue figure di riferimento in diverse modalità sensoriali e mi aiuta a rimanere
in contatto con la mia esperienza emozionale, persino con quella preverbale. Forse i besolaris mentre usano le rime
sono più aperti ad una esperienza condivisa nell’incontro. Le connessioni creative si verificano quando le persone
sono in una situazione di gioco o di pace, come Newton che si rilassava sotto un albero ed ha trovato un nuovo concetto. Poi facciamo dentro di noi nuove connessioni costruendo una relazione tra diversi concetti ed esperienze.
Questa poesia di Machado mi trasmette un’immagine di crescita come qualcosa di non pianificato. Io immagino
la crescita della persona come una trasformazione che deriva da esperienze significative e casuali più che essere il
risultato di un programma di apprendimento o derivare da un programma di sviluppo organico, biologico, genetico. Io penso alla crescita come qualcosa che essenzialmente parte dalle esperienze che io ho trovato nella ma vita.
Infatti, alcuni studi dicono che l’apprendimento avviene più del 70% delle volte come un processo occasionale e
casuale.
Quindi per me la crescita ha a che fare con qualcosa di realmente non pianificato. Alcune metafore spaziali possono
essere utili per illustrare diversi tipi di crescita. Se pensiamo al sé come alla nostra “città interna”, io ricordo la
metafora di Sant’Agostino nel suo libro “De civitate”, possiamo fare un parallelo tra la crescita e la trasformazione
della nostra città interna e dei diversi modi di fare questo. Un modo di crescere è attraverso un programma di apprendimento. Potreste trovare qualcosa di simile nell’urbanesimo romano nel quale la crescita di una città era realmente pianificata, essendo il “cardus” e il “decumanus” la guida per organizzare l’urbanesimo. Le città crebbero in
modo diverso nell’età medievale. È stata una specie di crescita non pianificata in cui l’allargamento delle città era
fatto per rispondere all’emergenza di nuovi bisogni, per esempio costruire una difesa per le nuove popolazioni.
Preferirei piuttosto pensare alla
crescita come alla trasformazione relazionale, creative di una persona. Il
mio punto di vista è molto più vicino
all’urbanesimo sostenibile contemporaneo nel quale l’allargamento di
una città necessita di tener presente
la relazione con la natura ed è perciò
più ecologico. Questo rappresenta
per me un modello di crescita relazionale. Ciò è simile alla crescita
dei vegetali, delle piante ecc…che
implica essere in una relazione equilibrata con l’ambiente e questo è
molto diverso dalla crescita caotica,
distruttiva dei tumori maligni che,
per sopravvivere, distruggono la vita
che li circonda ed alla fine muoiono
loro stessi.
Planned Growth
Metaphor: Roman Urbanism
Unplanned Growth
Metaphor: Mediaeval Urbanism
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N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Growth as Transformation
Metaphor: Sustainable Urbanism
Nella mia esperienza parte della crescita in psicoterapia avviene attraverso il contratto, un’altra parte dalla crescita non
pianificata e forse la maggior parte di questa deriva dalla
relazione in se stessa. Io penso che questo valga anche per
la nostra vita.
Quindi per me per lo più la crescita è un tipo di trasformazione non pianificata del Sé armonico che porta avanti
un’esperienza di ispirazione, scoperta e creatività. D’altra
parte la crescita ha anche a che fare con l’accettazione e la
conferma di parti scisse di noi stessi essendo un’esperienza
di forza e felicità. Il Sé è in continuo cambiamento, reagendo
allo stimolo che deriva dal qui ed ora. Allo stesso tempo il
Sé mantiene la sua unità e la sua continuità. Per me crescere
significa scoprire nuove esperienze, significa creatività. Significa anche una trasformazione del Sé ed una modificazione
della definizione di Sé, significa cambiamento della nostra
cornice di riferimento. Gioia.
Resi:
Pepe, sono molto colpita dale tue metafore su cos’è la crescita per te. Sembra, a questo punto, che le nostre idee
sulla crescita si riferiscano a processi alquanto diversi. Tu sottolinei il processo della crescita “casuale”, la crescita
non pianificata, mentre io riconosco nel processo della crescita un qualche tipo di decisione cosciente, la responsablità di una scelta che implica la creazione di un nuovo equilibrio.
Pepe:
Resi, tu sottolinei il processo di crescere nella tua metafora dell’aquilone e del bambino com’è per te il processo
di crescita? Ci puoi dire di più su questo?
Resi:
O penso che ci sia sempre sviluppo e cambiamento, fintantochè noi sperimentiamo la vita e simo in un continuo
processo relazionale con noi stessi, gli altri ed il contesto. Comunque, non siamo costantemente “in crescita”, se la
crescita significa raggiungere uno stato dell’essere più complesso, nuovo ed integrato. Quando penso ai miei clienti, io so che la crescita è una parte del processo che richiede momenti di stallo, pause, di calma, alle volte di depressione ed apparente regressione che deve essere accettato e compreso per poter preparare una nuova crescita.
Proprio come un aquilone va su e giù prima di prendere definitivamente il vento e tu puoi volare solo se lo prendi fermamente nelle tue mani e sei abbastanza flessibile da accomodare i cambiamenti del vento ed abbastanza
motivato da mantenerlo finchè non vola liberamente nel cielo, allo stesso modo noi pensiamo di noi stessi come
fossimo sia l’aquilone che il bambino che lo tiene: abbiamo bisogno di una nuova decisione e motivazione per
continuare ad accettare le sfide della crescita.
Pepe:
Resi, questo mi ricorda il concetto di crisi che ha descritto Erikson: stai parlando di un momento di calore come
una gravidanza prima di crescere? Io penso all’AT come parte della crescita di Berne e che l’AT nacque in Berne
come un modo di riorganizzare se stesso dopo una crisi, dopo la sua decisione di non proseguire la sua formazione
psicoanalitica.
Resi:
Si, Pepe, l’associazione con l’esperienza della gravidanza (e poi con le doglie) è interessante. Io ho imparato con
i miei clienti che la speranza e la fiducia nella capacità della persona di creare la sua nuova storia è davvero importante, quando il processo di transizione è facilitato dall’essere presente e vicini all’altro. Sono d’accordo con te
che Berne ha dovuto affrontare un momento doloroso prima di decidere di separarsi dalla società psicoanalitica ed
espandere le sue idee intuitive con la libertà – e ha mai davvero smesso di lottare in questo processo? Di nuovo il
processo della crescita richiede una dinamica tra il vecchio ed il nuovo.
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EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Pepe, nella belle poesia di Machado, il viaggiatore non ha la possibilità di tornare indietro sui suoi passi: pensi che
la crescita implichi lo stesso processo senza dover tornare su vecchie soluzioni o vecchi schemi prima di andare
avanti?
Pepe:
Nella mia esperienza mantenere il contatto con il qui ed ora richiede molte volte essere aperti e lasciar andare
le vecchie soluzioni e di vecchi schemi. Io penso che per apprezzare veramente le nuove culture, per trattare le
persone che arrivano da altri Paesi, per imparare da altri approcci, per scoprire realmente la personalità dei nostri
clienti, abbiamo bisogno di mettere tra virgolette i nostri schemi precedenti ed essere aperti alla trasformazione di
noi stessi ogni giorno. Io penso che questo abbia a che fare con ciò che Berne ha chiamato intimità. Essere aperti
all’inaspettato nell’incontro.
Crescere per me significa far si che le esperienze attuali si integrino con quelle vecchie e mantenere confini permeabili tra le nostre parti interne invece che escluderle reciprocamente. La psicoterapia è un esempio di crescita
lasciando andare le vecchie soluzioni. Noi sperimentiamo nella psicoterapia qualcosa di nuovo quando siamo in
grado di sperimentare consapevolmente le nostre parti interne e quando queste lavorano insieme. Ci permettiamo
di trasformarci, cambiare e sentire diversamente ed allo stesso tempo, gioiamo della felicità di essere gli stessi, di
non aver perso la nostra identità e non sperimentiamo il senso di impazzire. Lo stesso accade quando ci apriamo a
nuove esperienze nella nostra vita e trasformiamo vecchi schemi in un modo sintonico con noi.
Resi, tu sottolinei la decisione, la consapevolezza e la motiazione alla crescita. Noi come analisti transazionali
come possiamo facilitare i clienti a raggiungere le loro decisioni e motivazioni alla crescita?
Resi:
A proposito di questo argomento, nella filosofia dell’analisi transazionale io trovo interessanti suggerimenti per
i professionisti e pertanto abbiamo una visione dell’essere umano molto positiva. Il nostro compito è molto collegato ad aiutare i clienti a riscoprire le loro risorse, la loro resilienza e competenza nel riscrivere la loro storia di
vita. Inoltre, la nozione esistenziale di responsabilità, un altro fondamento filosofico dell’analisi transazionale, è
sempre presente nella mia mente quando parlo di promuovere la crescita personale. Su un livello più pratico, in
psicoterapia, l’alleanza terapeutica è il concetto che attraversa tutti i modelli terapeutici se pensiamo al “come”
facilitare la crescita dei clienti. C’è un modo “specifico” nel quale gli analisti transazionali possono sviluppare
un’alleanza terapeutica? Questa domanda ha bisogno di un altro convegno per trovare la risposta…a la mia prima
risposta spontanea è che noi come analisti transazionali siamo allenati a fare buon uso di tutti i nostri stati dell’io
e questa è una peculiarità dell’AT.
Pepe potresti spiegare meglio qual’è il ruolo dell’altro nel facilitare la crescita di un individuo?
Pepe:
Io penso che la crescita ha bisogno di una relazione facilitante per avvenire. C’è bisogno di un altro per aiutarti a
vedere te stesso riflesso nel contesto di una relazione, perché tu possa scoprire nuovi aspetti del tuo Sé in sviluppo
che può essere ancora inconscio per te. Quindi è importante per noi prenderci cura del processo interpersonale per
facilitare la crescita di entrambi i partner nella relazione. Io penso che per poter crescere la persona ha bisogno di
entrare nella relazione con se stesso e con il mondo esterno in un modo più autonomo ad ogni stadio dello sviluppo.
La crescita richiede il mantenersi aperto a nuove esperienze ed incontri. Ogni incontro sottolinea al suo massimo
l’intersoggettività dei partecipanti. Qualcosa può cambiare in ciascuno di essi, qualcosa può essere fissato più
fortemente.
Resi, puoi dirci quanta complessità c’è nei modelli dell’analisi transazionale?
Resi:
Dal mio punto di vista, sostanzialmente la complessità in AT può essere trovata nella possibilità di sviluppare alcuni livelli di analisi dei processi: intrapsichici ed interpersonali, inconsci e consci, espliciti ed impliciti, verbali e
non verbali, individuali e culturali, funzionali e disfunzionali e molti altri…una ricca complessità.
Pepe, negli appunti che ci siamo scambiati prima del convegno tu hai scritto: “ crescere per chi?”. Puoi spiegare di
più da quale prospettiva arriva questa domanda?
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N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Pepe:
Quando penso di crescere mi chiedo “crescere per chi?”. Questo perchè il significato della crescita cambia a seconda delle nostre diverse cornici di riferimento. Potrebbe essere che il nostro stato dell’io Genitore ha un concetto di
crescita che ci dice che dovremmo considerare qual è una buona o una cattiva “crescita”, riempiendoci di aspettative su quale dovrebbe essere il risultato della crescita. La nostra cornice di riferimento contiene in sè una guida
rispetto alla strada che la nostra “crescita” dovrebbe seguire e questa è un tipo di “crescita pianificata”. Abbiamo
bisogno di aggiornare i valori del nostro stato dell’Io Genitore rispetto al nostro sviluppo per prevenire che i nostri
valori genitoriali, le nostre introiezioni genitoriali ma anche le nostre decisioni e conclusioni di copione, diventino
fattori che fermano la crescita e si mettono come una barriera tra noi stessi e le situazioni.
Qual’è la tua principale cornice di riferimento Resi, quando pensi alla crescita?
Resi:
La cornice di riferimento teorica che mi aiuta a capire e facilitare la crescita psicologica di una persona è l’Analisi
Transazionale Socio-Cognitiva e la teoria della complessità. Nella teoria della complessità. Dalla quale siamo tutti
influenzati in questo secolo, la realtà è un sistema in continuo sviluppo, caratterizzato da specifiche coercizioni ed
interazioni che riconosce e trasforma se stesso costantemente in combinazione con una varietà di circostanze. Un
sistema complesso funziona come una rete di relazioni ed interazioni che si incrociano, si inibiscono o si rinforzano l’una con l’altra. In questa teoria il principio del feedback è di grande importanza per spiegare la creazione dei
cicli. Il risultato di un processo influenza l’inizio di un altro processo, in un modo positivo o negativo. Per esempio,
un “ciclo virtuoso” è un processo di cui il risultato rinforza l’inizio del ciclo. Se io ti tratto in un modo ok-ok ci
sono migliori possibilità che tu mi tratterai nello stesso modo.
Nell’AT socio-cognitiva questa complessità pertiene agli stati dell’io poichè
essi sono spiegati come sistemi complessi dinamicamente in sviluppo nelle
interazioni con se stessi, gli altri e
il contesto. Poiché le dimensioni di
base che fondano questa teoria degli stati dell’io sono collegati ai processi evolutivi coinvolti nella ricerca
dell’esistenza, della sopravvivenza e
della riproduzione, questo significa che
gli stati dell’io possono essere descritti
come la capacità di amare ed odiare, di
essere attivo o passivo e di essere coinvolto, come individuo nelle relazioni
interdipendenti.
In questa cornice di riferimento, la crescita può essere il risultato di un processo complesso (non lineare!) connesso
alla capacità di creare nuove connessioni nuovi schemi che avranno un impatto sulle maggiori configurazioni degli
stati dell’io. La teoria delle complessità può spiegare perché il risultato di una psicoterapia non è completamente
prevedibile, anche con un contratto che dà direzione al processo psicoterapeutico, perché le interazioni e le relazioni (interne ed esterne) sperimentate creano connessioni multiple. I clienti usano creativamente gli interventi psicoterapeutici e il loro cambiamento è piuttosto idiosincratico. Questo è molto congruente con la tua idea di crescita
come evento non pianificato. Pepe, la “crescita per caso. Nella cornice di riferimento socio-cognitiva, raggiungendo un equilibrio creativo tra l’essere amorevolmente dipendente ed amorevolmente autonomo, essere protettivo
nutritivo ed essere capace di promuovere e rispettare l’identità degli altri è il processo collegato alla crescita (una
crescita etica direi). Nella psicoterapia, questo significa che i processi, più che i contenuti, sono importanti. Quindi
per poter facilitare la crescita io ho bisogno di sapere i “contenuti” degli stati dell’io, per esempio i temi narrativi
che caratterizzano la problematica di un paziente, a anche la qualità e le caratteristiche delle interazioni tra gli stati
dell’io.
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EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Come comunicatori, possiamo influenzare il
benessere delle persone proponendo esperienze
relazionali che avranno un impatto su alcune specifiche configurazioni di stati dell’io e possiamo
cercare queste esperienze che sappiamo faciliteranno la crescita psicologica. Inoltre, noi siamo
influenzati dalle relazioni con i nostri clienti e
contribuiamo allo spigarsi di configurazioni relazionali specifiche anche ad un livello inconscio,
come molti analisti transazionali stanno spiegando. Essendo sistemi complessi, possiamo facilitare la nostra crescita cominciando da qualsiasi punto della rete.
Inoltre, io trasferisco questo principio alle organizzazioni (lasciami dire questo anche se io sono una psico-terapeuta e non una professionista delle organizzazioni) io penso che sia di estrema importanza considerare che i centri
di possibile crescita possono variare nel tempo in un’organizzazione ed abbiamo bisogno di comprendere queste
“ondulazioni” che suggeriscono nuove possibilità di crescita. La crescita è più probabile che avvenga se il centro
della crescita non è centralizzato “a priori”. Io penso che un’organizzazione dovrebbe sviluppare la capacità di
comprendere e di rispecchiare questi centri di crescita che stanno dando segnali di esistenza.
E qual’è la tua cornice di riferimento teorica, Pepe?
Pepe:
La teoria di Berne della “Physis”, la forza interiore che spinge verso la salute e l’evoluzione, è molto ispirante per
me perchè è una teoria implicita della crescita. Trovo anche una guida nel concetto di Berne di autonomia come la
realizzazione di tre qualità interne: spontaneità, come opposto di espressione emozionale del copione; consapevolezza del sé, l’altro la situazione, nel qui ed ora; e l’intimità che la capacità di avere relazioni, libere dai giochi,
vicine e reciprocamente protettive. Berne con l’idea del Vero Sé, che è l’esperienza qualitativa che abbiamo quando qualsiasi stato dell’io è catessizzato attraverso l’energia libera, pone la differenza tra auto-identificazione ed
esperienza grezza degli stati dell’Io.
Berne inoltre, ci dà un modo per aumentare la crescita in psicoterapia. Berne l’importanza di tenere in considerazione la prospettiva del cliente in psicoterapia invece che modi della psicoterapia psicoanalitica classica. Non tutto
è transferenziale, c’è una parte della relazione che è Adulta e reale.
Egli richiede termini più semplici per poter essere compresi dai clienti anche in stati regressivi. Io penso che egli
stia diagnosticando un rischio di mancanza di relazioni reali e di riconoscimento in psicoterapia che deve essere
affrontato per aiutare i clienti a crescere. Egli usa di nuovo gli interventi del terapeuta in connessione con lo stato
dell’Io Adulto del cliente: carezze e permessi, antitesi al copione, analisi cognitiva, analisi della regressione, deconfusione degli stati dell’Io Bambino.
Io inoltre trovo una buona cornice di riferimento per la mia idea
di crescita nei concetti della psicoterapia integrativa. Per esempio,
l’idea che la crescita e la cura possono essere raggiunti nel contesto
di una relazione da cui poter dipendere, coerente, affidabile; le idee
che lo sviluppo del sé devono essere raggiunte nel contesto di una
relazione o di una sintonizzazione del terapeuta e che il coinvolgimento aiuta il cliente a restaurare il suo senso di sé. Nella mia esperienza la terapia aiuta il cliente a connettersi profondamente con se
stesso, ad entrare in contatto con parti scisse del sé e riorganizzare
se stesso. Il cliente cresce nella sua relazione con gli altri allo stesso
tempo. Così l’esperienza nella terapia diventa il modello da essere
usato nelle altre aree della vita.
Growth as Self transformation
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N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Resi:
Pepe, alla fine del nostro dialogo mi sento davvero ispirata dalle tue idee. Io sono specialmente arricchita dalla
chiarezza che tu comunichi quando parli di crescita. Ascoltando le tue parole io ho il senso di una gioiosa libertà.
Grazie!
Pepe:
Grazie tanto Resi per il tuo modo creative di descrivere la crescita. Le tue idee sono molto stimolanti per me. Le
tue metafore ed i tuoi concetti mi aiutano a descrivere più profondamente la mia esperienza ora durante questo
dialogo: io sento che andiamo su e giù come un aquilone ed ho bisogno di un po’ di tempo per assimilare le tue
idee e per trovare un equilibrio nuovo nella mia comprensione di questo argomento. Resi, faresti un invito al nostro
pubblico per aiutarlo ad entrare in contatto con i loro bisogni di crescita durante il convegno?
Resi:
Il mio invito è di iniziare in modo proattivo tanti circoli virtuosi quanti potete durante questo convegno!
Pepe, faresti anche tu lo stesso, faresti un invito al pubblico?
Pepe:
Il mio invito al pubblico è di entrare in contatto con la loro creatività e spontaneità interiore per massimizzare il
potenziale di questo incontro durate il convegno.
Convegno dell’Associazione Internazionale di
Analisi Transazionale Relazionale (IARTA)
Il secondo convegno IARTA ha avuto luogo il 1 ° ottobre 2011 a Londra ed è stato
un enorme successo. Settanta persone si sono riunite al NVCO di Kings Cross e
quest’anno il tempo è stato davvero bello, a differenza dell’edizione precedente,
in occasione della quale nevicò.
IARTA è un nuovo
membro dell’EATA dal
Novembre 2011, sito web
www.relationalta.com
Il tema della conferenza era Inside Out: l’approccio dell’analisi transazionale relazionale al trauma. Le presentazioni sul trauma di Jo Stuthridge (Nuova Zelanda) e di Jean Maquet (Francia) sono state particolarmente stimolanti
e sono state intervallate da gruppi di discussione clinica.
La presentazione di Jo era intitolata “Traversing the faultlines: a relational approach to the treatment of
trauma” “Superare la frattura (relazionale): un approccio relazionale al trattamento del trauma”
Ha parlato delle sfide che dobbiamo affrontare come terapeuti, di come iniziamo a trasformare l‘esperienza del
trauma, come „andiamo oltre la frattura relazionale in terapia” senza cadere nel baratro della ripetizione traumatica. Presentando casi clinici molto esplicativi, ha parlato di come, in terapia, il trauma emerge come un enactment
transferale in grado di creare una frattura tra cliente e terapeuta ed ha collegato questo alla metafora dell‘abisso,
che rappresenta un collasso dello spazio riflessivo.
Dopo la presentazione di Jo c’è stato un breve intervento di Emma Haynes, una specializzanda in psicoterapia al
Metanoia Institute:
“Jo ci ha mostrato alcune fotografie della sua città, Christchurch in Nuova Zelanda, recentemente colpita da un terremoto, ed io sono rimasta molto colpita dal parallelismo che lei ha fatto fra le conseguenze del sisma ed il trauma.
La fotografia di una linea di frattura in una strada dal titolo „La Frattura nella Relazione“ era drammatica e molto
suggestiva, cosi come le immagini degli edifici danneggiati, ho avuto la sensazione di vedere Christchurch ed i suoi
abitanti e di vederne gli irreparabili danni sia fisici che emotivi e psicologici. Jo ha collegato i danni contenuti in
queste immagini ai danni che il trauma relazionale comporta per il bambino ed a come questo produca delle linee di
frattura nella mente del bambino traumatizzato, fratturando l‘ego come farebbe il guscio di un uovo che si rompe.
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EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Jean Maquet
Jo Stuthridge
Jo ha spiegato come, in risposta ad un trauma relazionale, che è una grave violazione del sé, un bambino rimane
bloccato in uno stato affettivo insostenibile, e di fronte a questa situazione intollerabile, per sopravvivere taglia
fuori una parte del sé - o in altre parole, grazie alla dissociazione riesce a salvaguardare la propria salute mentale.
Jo ha spiegato come, nel trattamento del trauma, l’enactment sia necessario ed indispensabile, per portare le parti
dissociate del sé alla consapevolezza cosciente del cliente.
Utilizzando casi clinici particolarmente esemplificativi riguardanti alcuni suoi clienti, ha descritto e spiegato come
lei veda l’enactment come un incrocio tra i due copioni del cliente e del terapeuta, in cui si intrecciano le vulnerabilità di ciascuno.
Sebbene gli enactment possono evocare e forse inevitabilmente evocano per entrambe le parti spiacevoli sensazioni
di vergogna, tradimento, ecc, tuttavia essi offrono anche un‘opportunità per la guarigione. Se il terapeuta è pronto a
ragionare sul caos che ne consegue ed a trovare un modo per comunicare la sua comprensione, ciò che è implicito
diventa disponibile per essere compreso a livello esplicito. Jo sostiene che la comprensione condivisa si verifica
con un „act of recognition“ (una transazione incrociata che crea una disgiunzione, perturbando il copione del cliente). La risoluzione dell’enactment contribuisce a creare un ponte tra gli stati del sé dissociati. Questo processo
rinforza la capacità del cliente di contenere il suo conflitto interiore, grazie alla simbolizzazione ed all‘espressione
di parti del se che prima erano dissociate, parti del se che in questo modo possono essere integrate“.
Anche Briony Nichols (PTSTA) che era presente alla conferenza intervenne ed espresse il suo punto di vista:
„I terremoti e le fratture del terreno sono diventate un tema chiave della presentazione di Jo Stuthridge, avendola
lei preparata nel contesto del terremoto di Christchurch in Nuova Zelanda. Ha evidenziato come il trauma provoca una frattura ed una dissociazione intrapsichiche. In questo modo, un’auto-narrativa coerente viene sacrificata
al fine di mantenere una relazione e prevenire i conflitti interiori. Quando queste linee di frattura intrapsichiche
vengono riattivate, il trauma si manifesta come un enactment transferenziale che potrebbe minacciare la relazione
terapeutica. Jo ha presentato alcuni esempi di casi clinici in cui queste fratture relazionali erano presenti (andare
oltre la frattura) nel campo interpersonale; in particolare, ha sottolineato quanta attenzione abbia posto alle aggressioni che minacciavano il contesto terapeutico, quando questi enactments emergevano.“
La presentazione di Jean si intitolava: “In che modo, nei pazienti che hanno subito violenza durante l‘infanzia, la
terapia genera paradossi nella relazione terapeutica”.
Ha parlato del suo lavoro sulle vittime di abusi in età infantile ed ha spiegato come considera la relazione terapeutica il principale veicolo del cambiamento terapeutico.
Focalizzandosi sui „paradossi relazionali“ ha fornito un quadro di riferimento per comprendere e contenere le
esperienze paradossali nella relazione tra terapeuta e paziente. All‘interno di questo quadro lei considera quattro
dimensioni: alleanza di contatto-lavoro; contratto; emozioni e controtransfert e per ciascuna di esse ha mostrato il
ruolo che ha nell’aiutare il cliente traumatizzato ad imparare a simbolizzare e gestire la propria vergogna.
Emma Haynes, ha commentato cosi la presentazione di Jean:
“Jean sostiene che lavorare con un paziente traumatizzato è come andare a toccare qualcuno che si è appena ustionato – il contatto fa male. Infatti, aggiunge, il traumatizzato è un ustionato, ustionato psicologicamente e la sua
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N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
paura di essere ustionato di nuovo crea numerose difficoltà durante il trattamento.
“In qualità di psicoterapeuti, noi dobbiamo accettare di vivere questa relazione nella sua natura paradossale e non
dobbiamo cercare di risolvere il paradosso… ma (piuttosto) lasciare che si risolva da solo.”
”Continuando nella metafora, aggiunge che per ricostruire quel tessuto psicologico che è stato bruciato, il paziente
traumatizzato ha bisogno di re-imparare a simbolizzare e definisce la simbolizzazione come l’internalizzazione
psichica di un oggetto – che permetta al bambino di sostituire la madre con un oggetto rassicurante ogni volta che
la madre stessa non sia più presente – una cosa davvero difficile per qualcuno che è stato traumatizzato e che non
crede più nel contatto.
Jean sostiene che ‘il quadro’ (contratto di lavoro in TA) fornisce un set di elementi stabili per il cliente e diventa
il contenitore del processo terapeutico, dando sostegno alla simbolizzazione. Aggiunge che la maggior parte degli
acting out nella relazione terapeutica si manifestano nel contesto del quadro: arrivare troppo presto; rifiutare di
andare via; dimenticare di pagare; continuare oltre il tempo stabilito; telefonare al terapeuta tra una seduta e l’altra
etc. Jean ritiene che se il terapeuta riesce a superare questi ostacoli del quadro, senza reagire o scoraggiarsi, e riesce
ad usare tali ostacoli come basi per dar loro, assieme al cliente, un significato, allora cliente e terapeuta inizieranno
a credere nel carattere stabile e rassicurante della relazione terapeutica, guardando ed internalizzando il simbolo
del quadro (oggetto) come qualcosa di utile e contenitivo.
Per la sua presentazione, Jean ha usato alcuni episodi davvero toccanti del suo lavoro con un cliente traumatizzato.
Briony Nichols invece ha raccontato che a ciascuna delle - “… due presentazioni (una al mattino, l’altra nel pomeriggio), ognuna di circa due ore, è seguita una breve sessione di domande e risposte ed un ora di gruppi di discussione. Lavorare in piccoli gruppi ha consentito a noi delegati di commentare la presentazione alla luce delle nostre
esperienze cliniche, di integrare l’apprendimento e di approfondire alcuni temi specifici della presentazione stessa.
Questo tipo di impostazione ha reso la conferenza particolarmente ricca di spunti di riflessione e la ricchezza del
materiale clinico e teorico è andata crescendo durante tutta la giornata
Primo incontro italiano delle Associazioni di AT a Roma
Il prossimo 24-26 Febbraio 2012 si terrà a Roma il primo Incontro Italiano delle Associazioni di AT dal titolo “Cultura, Identità e
Cambiamento in AT”.
Questo importante evento sarà svolto all’interno di un’atmosfera
di collaborazione tra le diverse associazioni di AT in Italia (AIAT,
AUXIMON, CPAT, IAT, IANTI, IRPIR, SIMPAT), ed offrirà
un’occasione di incontro e scambio, in accordo con la filosofia di Berne dell’Okness: creare un posto nel quale gli
analisti transazionali possono scambiarsi competenze, creare connessioni e riflettere sulle diversità, nello spirito della
reciproca apertura; altro obiettivo sarà dare avvio ad una riflessione comune sull’evoluzione teorica e metodologica
del modello di Berne, con attenzione all’applicazione di questo nei campi della formazione e della ricerca.
Quest incontro inoltre sarà un’occasione per conferire il “Premio dei Pionieri” ad un articolo originale scritto da un
trainee appartenente ad una delle Associazioni, su un argomento collegato a qualcuno dei “pionieri” che 30 anni fa
hanno portato l’AT in Italia: Carlo Moiso, Pio Scilligo e Maria Teresa Romanini. Questi sono tre “Maestri” per tutti
noi: li ringraziamo perché attraverso il loro profondo impegno noi tutti abbiamo sviluppato la nostra identità come
analisti transazionali.
Il senso di questo premio è di onorare le loro vite ed I loro insegnamenti poichè desideriamo tenere e tramandare la
loro eredità.
L’incontro sarà preceduto dagli esami EATA per i CTA ed i TSTA il 22 ed il 23 Febbraio.
Nel prossimo numero della newsletter vi daremo conto di questo evento. Nel frattempo, se volete saperne di più,
potete consultare il sito web www.convegnoat2012.it.
A presto! 18
EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Rosanna Giacometto
Premio per l’autore di un articolo di ricerca
Scientific Award of the Romanian Association of Transactional Analysis
Traian Bossenmayer
Nei primi mesi del 2011, Traian Bossenmayer ha spedito un suo articolo alla IJTAR – la Rivista Internazionale di
Ricerca in Analisi Transazionale. L’articolo fu successivamente pubblicato con il titolo “L’impatto dell’auto-percezione degli Stati dell’Io di un Istruttore di un Corso di Formazione in Analisi Transazionale (AT 101)” (“The Impact
on Self Perception of Ego States of a Transactional Analysis Introductory Training Course (TA 101)” ), IJTAR Vol.
2 No. 2 Luglio 2011. L’abstract è di seguito riportato: La ricerca esamina della formazione dell’analisi transazionale
(AT 101) sulle auto percezioni delle dinamiche degli Stati dell’Io, usando il modello di stati dell’io incorporato nella
Adjective Check List (Gough & Heilbrun, 1980). I soggetti hanno risposto ad i questionari all’inizio ed alla fine della
formazione ed a un mese di distanza. L’unico cambiamento statisticamente significativo è stato che il Genitore Critico
è diminuito dopo la formazione ed ancora di più ad un mese di distanza, anche se non così tanto. Si è anche trovato
che il genere era significativo ma non l’età.
Siamo felici di annunciare che Triain ha vinto il Premio Scientifico dell’Associazione di Analisi Transazionale Rumena per questo articolo. Le foto mostrano Train con il suo premio. Se non siete ancora iscritti allo IJTAR, potete farlo
gratuitamente sul sito www.ijtar.org. Vi invitiamo a farlo ed a leggere l’articolo per intero – oltre che ovviamente altri
che sono stati pubblicati nei 3 numeri della rivista fino ad ora – con il quarto numero che uscirà a Gennaio 2012. La
ricerca è sempre più importante per la crescita dell’AT nel mondo e la rivista ha l’obiettivo di aumentare il nostro
profilo scientifico, quindi per favore diffondete questa notizia anche ai vostri collegi che non sono dell’AT.
19
N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Cosa e’ la Physis?
Eric Berne ha riconosciuto che c’è una “forza vitale” in ciascun individuo che spinge verso la crescita e lo sviluppo e
che parte dall’interno di ogni persona. (Vedi per esempio Eric Berne A Layman’s Guide to Psychiatry and Psychoanalysis. 1968, p. 89. (3o edizione) New York: Simon and Schuster.)
Dal momento che il suo interesse è stato in ciò che l’individuo ha fatto con questa forza vitale nel corso della sua
vita, egli non ha perseguito la sua investigazione di questo fenomeno. Invece, egli l’ha onorato rendendolo evidente
e dandogli un nome – PHISIS – ed ha lasciato a gli altri il compito di esplorare cosa questo fenomeno può essere in
termini di realtà fisica – emotiva – psicologica. La realtà di cui si parla qui è “ciò che è misurabile”
Anche un contemporaneo di Eric un professore, psicologo Americano di nome Silvan Tomkins, si è interessato a
questa spinta interiore alla vita ed ha iniziato a scoprire la sua origine/sorgente in termini reali. Cosa accade all’interno
di un individuo che lo aiuta a continuare il suo processo di sopravvivenza? O a continuare a vivere?
In diversi decenni Tomkins ha identificato sei sentimenti che sembrano essere l’interfaccia tra il mondo materiale e
la parte dell’individuo non-materiale che è la sua attenzione, il suo focus o il suo “processo della mente”. La natura
essenziale della questione del vivere è di continuare a vivere e negli esseri umani è rappresentato da questi sentimenti primari, che Tomkins chiama affetti che servono a radunare tutte le risorse dell’individuo che gli servono per
mantenere la sua vita. Tre di questi affetti/sentimenti primari che egli ha nominato paura/terrore, rabbia/ furia, disagio/angoscia, insorgono quando vengono percepiti dei cambiamenti nella situazione interiore o esterna, materiale
che possono avere una conseguenza negativa o che possano essere una minaccia per la vita dell’individuo. Due, che
Tomkins chiama interesse/eccitamento e gioia/gioiosità insorgono quando questi cambiamenti sono percepiti come di
sostegno alla vita. Il sesto, sorpresa/allarme è una reazione ai cambiamenti che avvengono troppo in fretta per essere
immediatamente compresi o come minaccia alla vita o come di sostegno ad essa. Acanto a questi affetti primari egli
ne ha trovati tre che ha nominato affetti ausiliari, che si riferiscono alle spinte come il bisogno di avere aria buona da
respirare o di avere buon nutrimento (disgusto/schifo) o ad uno degli affetti primari. L’affetto ausiliare vergogna/umiliazione insorge quando una situazione che è di sostegno alla vita evoca sentimenti positivi ma è di colpo interrotta.
Egli ha trovato che ciascun affetto ha la sua distinta rete di trasmissione sinaptica neuronale ed ha la sua distinta
espressione facciale. Queste espressioni facciali sono le stesse in tutti i bambini di tutte le culture. Esse sono riconoscibili attraverso le culture ma sono effimere. Se viene loro concesso di svilupparsi naturalmente in accordo alla
situazione esse diventano sentimenti o emozioni ed anche queste sono riconoscibili attraverso le culture. Quando un
bambino cresce, le abitudini e le tradizioni familiari e culturali spesso richiedono sentimenti e comportamenti che
differiscono da ciò che è naturale per l’individuo. Gli affetti non vanno via. Essi continuano ad esprimersi anche se
sono state addestrate a sottomettersi a risposte apprese consone alle situazioni di vita. Lo sforzo continuo per rimanere
o tornare al benessere dei sentimenti positivi è la spinta alla vita ed alla crescita. Pu essere questo il terreno materiale
di ciò che Berne ha chiamato Physis?
L’utilità in psicoterapia di questa possibilità potrebbe prendere in considerazione il fatto che gli affetti si trasformano
in espressione. Essi sono ciò che potrebbe essere chiamato “la verità2 dell’individuo. L’esperienza individuale, le
abitudini ed i requisiti familiari, le aspettative culturali gradualmente scavalcano la risposta naturale dell’individuo a
qualsiasi stimolo con sentimenti appresi. Uno psicoterapeuta astuto in qualsiasi ambiente culturale sarà consapevole
di questa trasformazione della risposta naturale espressa e pianificherà la consulenza in modo che questa informazione lo possa aiutare a condurre la terapia in modo efficace.
Io esprimo la mia gratitudine a Thomas Ohlsson, PhD, TSTA-P, per la revisione di questo articolo e per i suoi commenti di gran valore.
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EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Nadyezhda Spassenko, Ukraine
[email protected]
Il Programma Outreach dell’EATA
Lo scorso novembre 2011 si è tenuto a Cracovia in Polonia il Programma Outreach dell’EATA. Come al solito, i
relatori erano membri della commissione esecutiva dell’EATA, che erano presenti in quel posto già per uno dei due
incontri annuali della commissione esecutiva. E’ stata la prima volta che i membri della commissione dell’EATA
sono venuti in Polonia per parlare di AT. I workshop sono stati organizzati dall’Associazione polacca di Analisi
Transazionale delle Organizzazioni, la prima associazione affiliata all’EATA in Polonia. Abbiamo radunato circa 60
partecipanti. L’incontro si è strutturato in due parti: la prima parte ha riguardato la struttura dell’EATA, la seconda
era organizzata nella forma di workshop che sono stai condotti in due gruppi: AT delle Organizzazioni e AT della
Psicoterapia.
L’obiettivo del Programma Outreach è stato supportato dall’associazione polacca con lo scopo di diffondere l’AT in
Polonia.
Durante la prima parte del nostro incontro, i temi sono stati la struttura dell’EATA, gli obiettivi ed i compiti, le diverse
commissioni, il processo di certificazione. Questo programma è stato pensato soprattutto per coloro i quali conoscevano poco l’EATA. Per alcuni partecipanti è stata la prima occasione per parlare e familiarizzare con le procedure e
le regole vigenti all’interno dell’EATA.
Nel corso della seconda parte, il Programma Outreach si è strutturato in due workshop: AT delle Organizzazioni
condotto da Sabine Klingenberg (Presidente) e Pascale Theobald (Vice presidente) ed AT della Psicoterapia condotto
da Jenny Bridge (segretaria generale). Il primo ha riguardato i concetti dei ruoli e della leadership, il secondo si è
focalizzato sui giochi psicologici nel processo psicoterapeutico.
La conclusione più importante per noi alla fine della giornata è stata espresso da uno dei partecipanti. Egli ha detto
che durante la giornata ha realizzato che la commissione dell’EATA è un organismo raggiungibile e ricettivo delle esigenze di ciascuno dei membri. Siamo grati per l’occasione di incontrare la commissione dell’EATA e per il sostegno
nella diffusione dell’AT in Polonia.
Grazie! Associazione Polacca di Analisi Transazionale delle Organizzazioni
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N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Congratulazione!
Exam successes
Congratulations to the successful candidates and a warm welcome to our newly certified colleagues.
Neustadt/Weinstrasse Germany, November 17th/18th, 2011
CTA
Psychotherapy:
Boukhobza Bichsel, Rachida
Kröger, Arina
Lenz-Bismayer, Heike
MacDonald Dr., Benie McCartney, Sandra
Otth Dr. med., Stefan
Parkhodko, Hanna
Sjöholm, Liudmila
Sorge, André
Suhner, Denise
Counselling:
Booch, Holger
Callsen, Karen
Färber, Sabine
Frank, Sabine
Gülden, Martin
Jonietz, Elisabeth
Körner, Birgit
Lutz, Monika
Matiz, Ingrid
Mugele, Uli
Nadenau, Inge
Nienaber, Andrea
Pesch, Susanne
Pfost, Bernhard
Plaum, Rebekka
Pubanz, Stefanie
Pütz, Hans Jörg
Reinke, Gabriela
Rombach, Heidrun
Schwarzer, Heike
Wiedekind, Antonia
Wiese, Kerstin
Zürrer, Lilian
Education:
Falkenroth, Nicola
Kohlbrenner-Borter, Christine
Wiedenmann, Friederike
Ziemendorff, Gerlinde
Organisation:
Büdenbender, Tanja
Michels, Mike
TTA
Education:
Jürg Schläpfer, Switzerland
TSTA
Psychotherapy:
Jean Maquet, France
Councelling:
Bertine Kessel, Germany
Education:
Hanne Raeck, Germany
Anita Steiner-Seiler, Switzerland
Organisation:
Anette Dielmann, Germany
Many thanks to all the colleagues who contributed as examiners, observers, process facilitators and volunteers to make this exam event possible and a success.
Many thanks as well to the members of the WBA:
C. Fountain, U. Höhl, H. Peters, to the DGTA office with Marianne Rauter and Kerstin Panagia, the language coordinators J. Dossenbach-Schuler and L. Fassbind-Kech and the colleagues in our exam co-ordination
team: M. Clausen-Söhngen, T. Geck, L. Lohkamp, K. Marona, S. Klingenberg
Many thanks also to the EATA supervising examiner Alessandra Pierini for her presence and feedbacks.
Irmgard Voshaar, Local Exam Supervisor CTA and
Ilse Brab, Local Exam Supervisor TSTA
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EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Congratulazione!
Exam successes
Louvain-La-Neuve, Belgium, November 11th, 2011
CTA
Authier-Burnet Maryline, CTA-E
Bauman Nadia, CTA-E
Bertho Pascal, CTA-P
Debrot Liliana, CTA-E
Gerard Dominique, CTA-C
Graux Catherine, CTA-E
Keeley Jean, CTA-P
Musat Marinela Carmen, CTA-P
Reynard Nathalie, CTA-E
Roberts Patricia, CTA-P
Zaslawski Vincent, CTA-E
TSTA
Laugeri Madeleine, TSTA-O
Martucci Maurizio, TSTA-P
Rome, Italy, January 27th/28th, 2012
CTA-P
Abeti Lucia
Arcangeli Nerino
Azeredo Leone Lino Rodrigo Marcelo
Bisato Cristian
Canale Maria Ilaria
Cantone Elisa
Cattari Manolo
Cavallara Michela
Colafemmina Rosalba
Cortese Laura
Daminato Alessia
Del Rizzo Luana
D’Elia Monica
Di Cosmo Rosanna
Fadda Roberta
Fordellone Sara
Franzè Alfredo
Galasso Silvia
Gubert Valentina
Latronico Paola
Lerro Anna
Luca Stefano
Martellotti Daniela
Mattioli Francesca
Perrelli Francesca
Pilia Rita Consuelo
Princigalli Veronica
Randa Michela
Rizza Francesca
Rosamilia Serena
Sailis Claudia
Scarabaggio Maria
Schirra Simonetta
Scoppio Valentina
Scorla Giovanna
Secci Debora
Tocco Claudia
Torsello Loredana
Valeriani Ilaria
Viola Claudia
EATA General Assembly
July 11th 2012
Bucharest Romania International Trainers Meeting Bucharest, Romania
July 12th/13th 2012 Trainers meeting all day
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N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Inserzione
Announcing:
Professional Excellence Workshops
at The Berne Institute, UK 

Coming dates: 24-26 Feb. 2012; 7-9 Sept. 2012
Do you want to enhance your professional skills in TA? Then the PEWs are for you! To all TA
professionals, these workshops offer an excellent opportunity for advanced training and
supervision. The PEWs – run regularly twice per year since 1992 – have been a “springboard”
from which many participants have gone on to gain success in EATA/ITAA examinations, both
CTA and T/STA. The workshops have also proved their value as preparation for the EATA/ITAA
Training Endorsement Workshop (TEW).
The workshop leaders are Ian Stewart, Adrienne Lee, and Mark Widdowson,
Teaching and Supervising Transactional Analysts. As a team with many years’ experience of
the PEW format, they can offer you an outstanding environment for learning.
Workshop format is highly flexible. Activities are tailored contractually to the needs of
the participants, and typically include: multi-level supervision ... tape presentation ...
discussion of theory and ethics ... practice exams (CTA or TSTA) ... supervised teaching ...
personal work.
 Venue: all PEWs are held at The Berne Institute, near Nottingham, England.
 Fee: per 24-hour workshop: UKP 375. Booking deposit: UKP 75.
 For bookings and further information please contact: The Course Registrar, The Berne
Institute, 29 Derby Road, Kegworth DE74 2EN, England (tel/fax (+44)(0)1509-673649; email via
www.theberne.com).


PTSTA Workshop for Excellence
Chennai 3-6 August 2012
This PTSTA workshop is a centre of excellence for your learning and preparing for your TSTA exam. It’s main
purpose is to create learning that expands the boundaries of individual training and supervision by adding an
interpersonal, intercultural and international dimension.
The workshop has been held since 2008 in the Australasian
region, from Australia and New Zealand to Japan and from
China to India. The Chennai workshop precedes the ITAA
/ SAATA conference (which is held from 9-12 Aug 2012).
Those attending the workshop will be in different stages of
their TSTA journeys: from being a relatively new PTSTA to
those who are close to exams.
This 4-day intensive workshop helps participants to integrate
a theory and practice which is congruent with their philosophy
in all aspects of the exams: theory and ethics – through discussion of contemporary and comparative theory and ethical
dilemmas; teaching – through discussion of educational
philosophy, and practice of both prepared and 101 topics; and
Supervision – through practice with PTSTAs and CTAs
The workshop expands your work with your primary supervisor but does not replace it. Co-operative learning, international
exposure, cultural awareness and the development of peer network are some of the extras of this workshop.
Trainers: Servaas van Beekum, drs, TSTA & Keith Tudor, PhD, TSTA
Fee: Euro 900 / A$1200 / Yen 99.000 / NZ$ 1500.
Apply to: [email protected]
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EATA Newsletter N°103, Febbraio 2012
Inserzione
Transforming your Identity
An international workshop for
►CTAs►PTSTAs,
PTSTAs►TSTAs/CTA Trainers
These workshops offer you an excellent opportunity for advanced training and supervision. It
is suitable for people looking for an ongoing group as well for those who want to visit to
prepare for any of the EATA/ITAA Training Endorsement Workshops (TEWs, TPWs&TEWs ,
TEvWs) or the TSTA exam.
You will have the chance to network with international colleagues from all 4 fields, learn from
and support each other and transform your identity as a Transactional Analyst and TA trainer
and supervisor.
The workshop format is highly flexible. You name your wants and needs before and at the
beginning of the workshop, and we tailor the programme contractually to suit you. Activities
include:
-­
-­
-­
-­
-­
-­
-­
-­
supervision in cascades
discussion of theory (TA and other theory;; teaching and supervision theory)
ethics (How to teach “ethics” on different levels of training and discussion of
cases)
practice exams (all formats) discussion of didactics and methods
supervised teaching evaluation of processes and planning of processes
work on personal issues.
Depending on the needs and wants of the participants, we then design different activities and
settings. Trainers: Sabine Klingenberg, TSTA/O offers high experience in staffing TEWs,
TPWs&TEWs , TEvWs and TSTA exams and training, supervising and teaching. Other
trainers will be invited.
Dates: April, 02-­04, 2012 and Oct 08-­10, 2012
Venue: The workshops are held in D-­22117 Hamburg, Knivsbergweg 24a. We ask you to
arrange your own accommodation. We will send you directions to the workshops and lists of
accommodation, when we confirm your booking.
Fees: each workshop is € 480,-­ plus VAT. The fee is due as soon as you have made the
booking. Cancellations can be made up to 8 weeks prior to the beginning. Booking deposit is €
150,-­ plus VAT. The fee includes refreshments and a light lunch.
For any further questions please contact us under: [email protected] or Tel. +49-­40-­73127433.
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N°103, Febbraio 2012 EATA Newsletter
Exam Calendar
Exam
Exam Date
Location
CTA and TSTA
COC
February 22nd - 23rd, 2012
Rome, Italy
CTA and TSTA
COC
July 10th - 11th, 2012
Bucharest, Romania
CTA and TSTA
COC
CTA
BOC CTA and TSTA
COC
CTA and TSTA
CTA and TSTA
April 12th - 13th, 2012 August 7th - 8th, 2012
Harrogate, UK
Chennai, India
COC
November 8th - 9th, 2012 Paris, France
COC
July 10th-11th, 2013 Oslo, Norway
November 15th - 16th, 2012 Köln-Rösrath, Germany
Exam
2012
Location
TEW
April 13th/15th, 2012 Harrogate, UK
TEW
TEvW
TEW
July 4th/6th, 2012
December 2nd/4th, 2012
Bucharest, Romania
Thessalonika, Greece
December 6th/8th, 2012
Thessalonika, Greece
Exam
2013
Location
TEW
March 27th/29th, 2013
n.n.
December 1st/3rd, 2013
n.n.
TEW
July 8th/10th, 2013
TEW
December 5th/7th, 2013
TEvW
Oslo, Norway
n.n.
* COC CTA exam candidates who are doing the COC written case study must submit it no later than six
months before the oral exam date. Details/application available from the COC Language Group Coordinators.
To arrange to take a COC exam, contact your EATA Language Coordinator. Check with the EATA
office for the name of the appropriate Language Group Coordinator.
EATA Training Endorsement Workshop (TEW) or Training Evalutaion Workshop (TEvW): to take
a TEW or TEvW, contact the European Coordinator, Matthias Sell, eMail: [email protected].
To arrange to take a BOC exam, contact the T&C Council, 2186 Rheem Drive #B-1, Pleasanton,
CA 94588, USA. Note: COC people sitting for BOC exams must forward the equivalent of the EATA fee
to the T & C Council office.
TSC Training Endorsement Workshop fee: $450 ITAA members/$600 non-ITAA members payable in
US dollars to T&C Council, c/o T&C Council office, 2186 Rheem Drive #B-1, Pleasanton, CA 94588
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