Club Alpino Italiano Sottosezione Antrodoco Programma escursionismo 2006 Janus Gennaio Dom. 8 - Monte Nuria 1888m, da Rocca di Fondi, ore 9.00 Difficoltà: EAI-SA Resp:Chiuppi P. Dom. 22- Monte Calvo 1898m, da Sella di Corno ore 9.00 Difficoltà: EAI-SA Resp: Cesi R. Febbraio Dom. 5 - M. Terminillo 2216 Canalone Centrale, da Rif. Sebastiani ore 9.00 Diff: EAI Resp: Poscente T., Tosti M. Dom. 12– CAI L’Aquila- Ciaspolata : Racchette in Gran Sasso Difficoltà: EAI-SA Resp: Chiuppi P. Marzo Dom. 19 - Treno-Trekking e ...ciaspole, da Rocca di Corno FS,Antrodoco ore 8.28 Diff: EAI Dom 26 - CAI Rieti M. Sirente, Canale Majori, da Antrodoco ore 8.30 TESSERAMENTO 2006 1^ ISCRIZ. Oltre...la montagna Numero Unico Febbraio 2006 Notiziario di sport,cultura e valorizzazione del territorio Resp: Vallocchia G. Difficoltà: EAI-SA Resp: Gregori E. RINNOVO SOCIO ORDINARIO € 40 € 35 SOCIO FAMILIARE € 19 € 15 SOCIO GIOVANE € 13 € 10 Numeri Utili Emergenza sanitaria 118 Soccorso Alpino Rieti 336772699 Rieti-Sez. CAI 0746496055 Terminillo rifugio Sebastiani 0746261184 Commissione escursionsmo 3357653741 Direttori di Escursione: Cesare Carloni 3471630736 Roberto Cesi 3283394514 Pasquale Chiuppi 3485833884 Giandomenico Cipriani 3487491439 Giovanni Coletti 3482826923 Eugenio Gregori 3293612444 Leonardo Ingrisano 3396910780 Marco Pace 3393181292 Manuel Pascasi 3493205803 Tito Poscente 3473061645 Marzio Tosti 3487731279 Giuseppe Vallocchia 3477294868 Escursionismo: Non solo castagne ... La voce del territorio: Il lupo, animale gregario e sociale A scuola con il CAI: Distribuzione gratuita - salvo SPED.IN ABB POSTALE - Euro 1 AE Eligio Boccacci Janus Numero Unico Janus Janus Numero Unico CLUB ALPINO ITALIANO Sommario Editoriale Editoriale 2 Perché Janus ? 3 La montagna… in lettere - 5 Escursionismo - Alta via del 6 La voce del Territorio - Il Lupo 8 A Scuola con il Cai - 10 ABC della Montagna - 14 L’ombra del lupo marrone Al Castagneto Conosciamo il sentiero Rubriche: Ricette dal bosco 13 15 Programma Escursioni 16 Attività sezionali Pagina 15 REDAZIONE Direttore Responsabile: Boccacci Eligio Direttore Editoriale: Cianca Ernestina Coordinamento Redazionale: Andreassi Sara Assistenti alla Direzione: Fainelli Ruggero, Cipriani Giandomenico Collaboratori: Cianca Maria Luisa, Pace Marco, Petrelli Marzia, Gabriella Balestrino, D’Alfonsi Marzio. Tutti i diritti di proprietà sono riservati E-mail : [email protected] Club Alpino Italiano “Sottosezione Antrodoco” Fondata nel 1997 Sez. Rieti Sede sociale via Savelli , 3 02013 Antrodoco, RI Reggente: Boccacci Eligio In copertina veduta di Antrodoco e Monte Giano (Foto Chiuppi) Il Club Alpino Italiano è una libera associazione nazionale che manifesta la pratica della montagna in tutte le sue forme, attività sia sportive, alpinismo, escursionismo, sci-alpinismo, free-climbing, etc... etc..., che socioculturali ad essa inerenti, la conoscenza e lo studio per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente montano. Anche noi ispirandoci a questi principi, e con un profondo amore per la montagna, ci siamo sentiti in dovere di dare l’opportunità a tutti di conoscerla ed avvicinarla. Accadde così, che in una piovosa serata del Novembre del 1996, ci siamo riuniti con alcuni amici (poi soci fondatori, Eligio Boccacci, Tito Poscente, Felice Pieri, Pasquale Chiuppi e Luciano Grassi) creando le basi che quella poi diventerà la “sottosezione Antrodoco” del Club Alpino Italiano, sezione di Rieti, data di nascita registrata il 21 Aprile 1997. Allo stesso modo oggi, dopo qualche anno di prosperosa attività, che vi racconteremo nei prossimi numeri, è nata l’esigenza , manifestata da alcuni soci di servirsi per i nostri scopi, anche di un mezzo di comunicazione di massa, quale la stampa. Nasce così Janus, il giornalino della “sottosezione Antrodoco” del C.A.I., per farci conoscere e rendervi partecipi al nostro operato, e soprattutto far conoscere a tutti questo nostro………. amato mondo della mon- tagna!!!!!!!!! La scelta del nome è legata non solo a quello che è il monte più rappresentativo del nostro territorio, ma anche a Janus, divinità degli inizi e delle aperture verso nuovi orizzonti siano essi montani, socio-culturali ed economici. Vi saluto ringraziando e augurando buon lavoro ai soci della redazione e buona lettura a voi tutti: Il reggente della sottosezione CAI Antrodoco Eligio Boccacci Attività sezionali Nel comune di Antrodoco sono presenti le seguenti strutture: Palestra artificiale di arrampicata sportiva indoor presso palazzetto dello sport, composta da un boulder (5m x 4m) e da una parete attrezzata (2.5 x 9 m). Orario: Lunedì e Venerdì dalle 21.00 alle 23.00, a richiesta a seconda della disponibilità del palazzetto. Contattare: Coletti Giovanni/Cipriani Giandomenico. Palestra Naturale Outdoor “Parco degli Ulivi” situata alle pendici del monte Giano (Km 4+100 ss17 per L’Aquila). Per maggiori dettagli consultare “Falesie d’Abruzzo”. Prossimo appuntamento Domenica 19 Marzo TRENOTREKKING e… ...Ciaspole (EAI-SA) da Rocca di Corno F.S. * ore 8.15 - Antrodoco Piazzza Marconi * ore 8.28 - Partenza treno Stazione FS Antrodoco- Centro Programma Nazionale di trenoescursionismo Responsabile escursione Vallocchia G. 347-7294868 Informazioni e prenotazioni entro le ore 20 del 17 Photo Studio Chiuppi 0746-586194 Escursione 18/12/2005 - Treno Trekking ..e ciaspole Pagina 2 Pagina 14 Numero Unico Janus L’ABC della Montagna seggiate facili di tipo culturale o turisticoricreativo. Che sia percorso per una escursione, per condurre il gregge sui verdi pascoli o semplicemente per godere la natura che ci circonda, esso presenta sempre delle difficoltà, piccole o grandi che esse siano. (Nella scala di difficoltà CAI è classificato T – itinerario escursionistico-turistico) sentiero storico: itinerario escursionistico che ripercorre “antiche vie” con finalità di stimolo alla conoscenza e valorizzazione storica dei luoghi visitati. Conosciamo il sentiero La Commissione Centrale Escursionismo del Club Alpino Italiano individua la seguente classificazione per tipologia e grado di difficoltà dei sentieri: sentiero escursionistico: sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro-silvo-pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli. E’ il tipo di sentiero maggiormente presente sul territorio e più frequentato, rappresenta il 75% degli itinerari dell’intera rete sentieristica organizzata. (Nella scala delle difficoltà escursionistiche CAI è classificato E - itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche) sentiero alpinistico: sentiero che si sviluppa in zone impervie con passaggi che richiedono all’escursionista una buona conoscenza della montagna, tecnica di base e equipaggiamento adeguato. Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nella montagna medio alta e può presentare dei tratti attrezzati -sentiero attrezzato- con infissi (funi corrimano e brevi scale) che però non snaturano la continuità del percorso. (Nella scala di difficoltà CAI è classificato EE - itinerario per escursionisti esperti). (continua nei numeri successivi) via ferrata o attrezzata: itinerario che conduce l’alpinista su pareti rocciose o su aeree creste e cenge, preventivamente attrezzate con funi e/o scale senza la quali il procedere costituirebbe una vera e propria arrampicata.Richiede adeguata preparazione ed attrezzatura quale casco, imbraco e dissipatore. (Nella scala di difficoltà CAI è classificato EEA - itinerario per escursionisti esperti con attrezzatura) sentiero turistico: itinerario di ambito locale su carrarecce, mulattiere o evidenti sentieri.Si sviluppa nelle immediate vicinanze di paesi, località turistiche, vie di comunicazione e riveste particolare interesse per pas- Janus Numero Unico Perché Janus ? Il sentiero è in generale definito una via tracciata, su fondo naturale, dal passaggio di uomini e/o animali. Esso può condurti su alte vette, in paesaggi collinari o su luoghi di interesse storico-culurale in modo più o meno impegnativo, ma che sicuramente ripagherà le tue fatiche. Pagina 3 (Generalmente non presenta difficoltà tecniche ed è classificato T oppure E) sentiero tematico: E’ un itinerario a tema prevalentemente (naturalistico, glaciologico, geologico, storico, religioso) di chiaro scopo didattico formativo.Usualmente attrezzato con apposita tabellatura e punti predisposti per l’osservazione, è comunemente adatto anche all’escursionista inesperto e si sviluppa in aree limitate e ben servite (entro Parchi o riserve). (Generalmente è breve e privo di difficoltà tecniche ed è classificato T oppure E) I sentieri vanno inoltre a costituire segmenti più o meno lunghi di itinerari escursionistici di diverso tipo quali: Itinerari di lunga percorrenza (sentiero Italia, sentieri europei, dorsali appenniniche, ecc…) della durata di molti giorni di cammino e della lunghezza di centinaia di chilometri, in generale agevolati e segnalati, dotati della necessaria ricettività lungo il percorso; Itinerari di media percorrenza (trekking, alte vie), della durata di più giorni di cammino (di solito 3-7) e della lunghezza da 40 a 100 km, adatti ad escursionisti in genere esperti. Itinerari di breve percorrenza (sentieri escursionistici, brevi itinerari ad anello), della durata massima di 1-3 giorni di cammino. La classificazione dei sentieri è stata tratta da “Sentieri-pianificazione-segnaletica e manutenzione, Commissione Centrale per l’escursionismo, Quaderni di Escursione” Giandomenico Cipriani “Il sentiero, per quanto impervio sia, di noi figli di montagna è la via” Inizialmente è stato Giano il nome proposto per questo bimestrale, ma poi ci si è trovati subito concordi nel denominarlo Janus, lasciando l’etimo latino. E’ nella mitologia romana che Giano o meglio Janus o Ianus compare come il più antico degli dei romani. Ma chi era questa divinità e perché è subito parso come il nome più adatto per il giornale? Diverse sono le versioni del mito. Secondo una tradizione romana il dio venne annoverato tra le divinità “acquatiche” in quanto sarebbe stato il primo dio di Roma a giungere per mare dalla Tessaglia. Di poi venne considerato l’inventore delle navi e il protettore della navigazione e delle vie fluviali. Nel tempo poi gli venne riconosciuto il potere di far sgorgare dal terreno delle sorgenti d’acqua. Si ricorda infatti che Janus salvò i romani dai Sabini che stavano per entrare nella città da una porta rimasta aperta. Il Dio fece scaturire una cascata d’acqua che allagò il passaggio mettendo in fuga i nemici. Forse il nome della nostra montagna è da ricondursi alla facoltà di Giano di far scaturire delle polle d’acqua dal terreno? Non è da escludersi dato che un tempo l’acqua sulfurea sgorgava dalle pendici del monte Cotischio (l’attuale Monte Giano). Ma Giano, venne definito anche Janus pater, cioè creatore degli uomini, padre della Natura e dell’Universo. Dio del principio, della imprese appena iniziate, (com’è quella del nostro giornalino), alle quali i romani ritenevano garantisse un buon esito. Prima di intraprendere un’attività era infatti il primo Dio ad essere invocato dai romani ancor prima di Giove. Non a caso il primo mese dell’anno Gennaio, dal latino Januarius, porta il suo nome. Il termine Janus evoca Janua (porta), ecco perché venne immaginato come il Dio che, al mattino apre e, la sera, chiude le porte del cielo. Si riteneva infatti che Giano vigilasse alle porte delle case e dei passaggi obbligati; per questo fu rappresentato con due volti (Giano bifronte) a simboleggiare insieme l’entrata e l’uscita, con una chiave nella destra, per aprire e chiudere le porte, e nell’altra un bastone per sorvegliare le strade; un dio protettore dunque, ma la sua effigie come dio bifronte venne ricollegata anche al fatto che quando Saturno venne cacciato dal cielo Gia- Marzio D’Alfonsi no lo accolse nel suo regno e Saturno per ricompensa gli fece dono di prudenza e memoria per ricordare il passato e di virtù per predire il futuro. Anche a queste sue virtù può riferirsi la sua rappresentazione iconografica; i due volti infatti guardano in direzioni opposte, quindi passato e futuro. E’ da ricordare infine che a Roma il tempio dedicato alla divinità veniva aperto all’inizio di ogni impresa bellica di modo che il dio potesse accorrere e proteggere i romani mentre in tempo di pace veniva solennemente richiuso. Sara Andreassi Pagina 13 Janus Ricette dal bosco Maria Luisa Cianca Bomba di castagne INGREDIENTI 800 gr di marroni 200 gr di pan di Spagna Numero Unico Risotto di castagne INGREDIENTI PER 6 PERSONE 500 gr di riso 100 gr di burro 1 cipolla finemente tritata 120 ml di vino bianco secco 200 gr di marron glacè 1 litro e mezzo di brodo bollente (va bene anche quello di dado) 80 gr di cioccolata fondente 400 gr di castagne fresche sale q.b 2 cucchiai di cacao amaro 120 gr di zucchero ½ bicchiere di panna montata 8 cucchiai di latte 1 bicchierino di rum (o al posto del latte e del rum a piacere ristretto per inzuppare il dolce) Lessare i marroni e ridurli in purea, aggiungere lo zucchero, il cioccolato grattugiato. Foderare uno stampo a forma di calotta con pellicola trasparente e spolverarlo con cacao, poi rivestirlo con fette di pan di Spagna ed inzuppare con il rum diluito con il latte (o il caffè ristretto). Riempire con il purè di marroni e livellare la superficie. Mettere in freezer per un’ora. Rovesciare la bomba, cospargere con cacao e decorare con panna montata e marron glacè. 25 gr di burro Foglioline di maggiorana. VINO CONSIGLIATO: Greco di tufo Fare bollire le castagne in abbondante acqua salata per 10 minuti. Scolarle e, una volta fredde, sbucciarle e spezzettarle grossolanamente. Procedere a fare il risotto facendo sciogliere, a fuoco basso, il burro e quando si sarà sciolto, aggiungere la cipolla e girare continuamente per non farla bruciare. Aggiungere il riso e girarlo sempre facendogli bene assorbire il burro. A questo punto alzare il fuoco e bagnare il riso prima con il vino, da lasciare evaporare, e poi con due mestoli di brodo bollente e le castagne; mescolare sempre e quando sarà quasi assorbito, aggiungere altri due mestoli. Questa operazione verrà ripetuta per tre o quattro volte. Una volta cotto, togliere il riso dal fuoco, mantecarlo con il burro e servirlo subito cospargendolo con le foglioline di maggiorana. E’ facoltativo aggiungere del parmigiano. Per comunicazioni, piccoli annunci che vorreste vedere pubblicati scriveteci a [email protected] Tel. 0746-580023 Numero Unico 02013 Antrodoco (RI) Janus Piazza del Popolo Pagina 4 Pagina 12 Janus Numero Unico Pagina 5 Janus Oltre...la montagna Numero Unico La Montagna in lettere: L’ombra del lupo Escursione Castagneti Rocca di Fondi con Scuola Elementare Luigi Mannetti Lo seguii con lo sguardo mentre scendeva lungo il crinale brullo, passo dopo passo appoggiato al bastone, il viso abbronzato coperto da barba incolta. Svogliato, assente, non si voltava a controllare che il piccolo gregge lo seguisse sul percorso ormai consueto. Nessuno avrebbe potuto perdersi. E poi, c’erano i cani, guardinghi, a controllare . C’ero anch’io, che vigilavo per lui; conoscevo le pecore una ad una, e i nuovi nati. Io, però, stavo alla larga: il pastore non si fidava di me. Era testardo e ostinato come suo nonno. Avevo provato a rassicurarlo, a strappargli un sorriso, una parola gentile, a sentirlo amico. Restavamo distanti, il giorno ci separava, la notte tentavo di avvicinarmi a sua insaputa. Ne ero addolorato e solo la luna mi dava conforto quando le cantavo il mio dolore, la mia solitudine. Allo stesso modo avrei voluto fissare gli occhi del pastore, e non leggervi il furore cieco ed ostile cui mi aveva abituato. Come quella volta che uno degli agnellini era sparito e aveva gridato, tagliando l’aria con parole acri, e con i suoi occhi di fuoco aveva inveito contro di me. Non ero stato io, non avrei mai toccato un cucciolo, eppure i cani si misero a cercarmi, puntandomi contro il pelo irrigidito dalla bava e dalla polvere che le zampe impazienti schizzavano dappertutto. Non ero responsabile, ma non potevo provarlo, potevo solo scappare. Non ricordo, dopo quell’episodio, una sola volta in cui il pastore, o i suoi cani, non abbiano cercato di uccidermi, mi rassegnai a convivere con l’ostilità che giorno dopo giorno mi offriva. Non capivo, però, il nervosismo che comparve una mattina, passando come una palla impazzita dal pastore ai cani, al gregge, alle persone di famiglia che, cariche di bagagli frettolosi, correvano su e giù dalla casa al cortile. Giunse un carro molto grande, chiuso, con tante ruote alto quanto me. Ai lati scorsi piccole aperture, dietro uno sportello si aprì e le pecore furono spinte all’interno. Furono costrette a salire dai cani, ignari di compiere per l’ultima volta il proprio compito di guardiani, poi lo sportello si richiuse sull’ultimo animale. Nel rumore del carro in moto, del belato assordante, del gemito dei cani, udii le imprecazioni del pastore, costretto a cercare un’altra strada. Avevo perso l’ultima occasione per chiarire il nostro equivoco, ora che il pascolo era sparito. Il pastore, con le lacrime agli occhi, girò il volto e vide la mia ombra che, con un balzo, spariva per sempre nella boscaglia. Gabriella Balestrino Pagina 6 Janus Numero Unico Pagina 11 Janus Escursionismo : L’Alta via del Marrone Quando mi e’ stato chiesto di partecipare alla passeggiata attraverso i nostri castagneti, “L’Alta via del Marrone”, evento che il CAI di Antrodoco organizza già da sette anni e che raccoglie un sempre maggiore numero di persone dal centro e Sud Italia, la mia prima reazione e’ stata: “Io che sono nata qui, conosco queste montagne e i loro rinomati frutti: i marroni”. Non ho bisogno di un evento organizzato per riscoprirle. Comunque, anche se con uno spirito poco incuriosito, la mattina del 30 Ottobre scorso, una Domenica autunnale straordinariamente limpida e calda, mi sono trovata in Piazza del Popolo ad Antrodoco, insieme ad altre 600 persone provenienti da Roma, Gubbio, Tivoli, Avezzano, Frascati, Rieti, Sarnano, Popoli e Terni. La folla rumorosa e un po’ confusa, ma mai disordinata, attende un cenno da qualcuno che abbia l’aspetto di “un esperto della montagna”. Partiamo con il primo gruppo, dietro una guida CAI e una guardia forestale. Dopo soli 5 minuti di cammino dalla Piazza siamo già nel bosco: il ricco fogliame autunnale mischiato ai ricci crea un morbido e rumoroso tappeto ai nostri piedi; uno spettacolo di colori autunnali inebria la vista dei pochi che non hanno lo sguardo rivolto in basso, presi dalla tentazione di raccogliere qualche castagna, anzi, di raccogliere più castagne possibile. Un po’ divertita, lo ammetto, mi accorgo che le buste di alcune persone sono piene di castagne “pazze”. Forse la nostra guida forestale avrebbe dovuto spiegare che accanto ai marroni e alle castagne normali di buona qualità, nei nostri castagneti si possono trovare anche castagne di bassa qualità, poco saporite e difficili da sbucciare, e quindi denominate “false”, “pazze” nella lingua popolare. Sono previste diverse soste per dare modo alle guide CAI di parlarci di questi posti e di questo frutto, con l’obiettivo di far cogliere ai partecipanti l’interesse economico, ma anche le tradizioni e gli aspetti socio-culturali legati al marrone e alla loro coltivazione e consumo. La guardia forestale dell’escursione ci ha ricordato che: “Il marrone ha delle differenze sostanziali che lo distinguono dalle castagne; i frutti sono più grandi con una buccia chiara e con striature scure, la pellicina interna è molto sottile, non penetra nel frutto ed è più facile da staccare. Il sapore e’ zuccherino. La pianta del marrone è più delicata di quella della castagna e meno produttiva rendendo i suoi frutti qualitativamente superiori, più ricercati e apprezzati.” Se oggi per i più, i marroni rappresentano un capriccio autunnale e per altri un modo di arrotondare lo stipendio di Ottobre, nel passato erano la base della provvista invernale: con la farina di castagne si faceva il pane e molte altre vivande. E’ per questo che il castagneto da noi, come altrove in Italia, e’ stato ampiamente favorito dall’uomo in passato. Devo ammettere che non sapevo molte di queste cose, ma a differenza del mio compagno di viaggio romano che si chiede perché alcuni proprietari hanno messo cartelli minatori per ricordare che non si possono raccogliere le castagne in quella zona, quasi si fossero impossessati di un bene che appartiene a tutti, io so che il castagneto richiede molte cure. Mi sono sorpresa a spiegare al mio amico che se possiamo camminare e ammirare la bellezza di questo sottobosco, e se possiamo facilmente vedere un riccio aperto offrirci le sue castagne, è perché c’e’ chi si prende cura di mantenerlo pulito. Con sorpresa mi sono acca- Escursione con Scuola Elementare Luigi Mannetti Numero Unico Pagina 10 Janus Numero Unico A scuola con il CAI : Al castagneto Pagina 7 Janus lorata per far riconoscere e rispettare la fatica umana che c’e’ dietro questa immagine di una natura “amica” che ci offre i suoi prodotti. L’idea, un po’ pigra forse, che rispettare la natura significa lasciarla “intatta” è stata sostituita dalla consapevolezza che rispettare significa prendersi cura. In passato questa consapevolezza era quasi istintiva e veniva principalmente dalla necessità di domare la montagna per potervi sopravvivere. Oggi che questa necessità non c’e’ più, credo che la voglia di salvaguardare queste montagne nasca da un sentimento di gratitudine. Penso a molti miei colleghi ingegneri, giovani trentenni “di città” che nei fine settimana autunnali tornano in paese a prendersi cura del castagneto ereditato dal nonno e che per anni e’ rimasto senza cure. Cosa cercano? Forse vogliono arrotondare lo stipendio di Ottobre, o forse cercano l’equilibrio e la serenità che i ritmi di vita moderna rendono difficili da ottenere: forse la serenità che viene dal lavorare in un ambiente dove la formula del “dare e Numero Unico avere” segue dei percorsi più naturali e prevedibili, dove la fatica non e’ alimentata dalla competizione. Sono le 13.30 e il fruscio penetrante del bosco lascia il posto al ronzio delle macchine sulla via Salaria: la passeggiata, durata 4 ore, si sta per concludere. Quando arriviamo di nuovo in paese, siamo subito accolti dai volontari CAI che nella struttura della forestale di Antrodoco hanno organizzato il pranzo per i partecipanti a base di prodotti tipici: fagioli in umido, formaggio con il miele, dolci caserecci, carne arrosto e infine, ovviamente, caldarroste. Mangio e penso ai colori e i profumi di questa giornata, penso alla gente che dedica passione e fatica per mantenere vivo l’interesse verso questo prodotto dell’Appennino, penso ad alcuni dei partecipanti che passeranno una piacevole serata tra amici a mangiare le castagne raccolte, penso al pas- sato, quando la castagna non era un capriccio autunnale, ma un importante risorsa alimentare nei freddi e aridi inverni e mi torna in mente la cantilena di mia nonna: “Quant’è bbona la castagna Più la piglj e più se magna: è lo pane dell’invernu, sci benittu Padreterno…..” Ernestina Cianca Pagina 8 Janus Numero Unico La voce del territorio Molto spesso la nostra frequentazione della montagna ha scopi esclusivamente sportivi ed utilitaristici, in special modo alle quote più alte, però è anche uno scrigno infinitamente ricco di tesori naturali che meritano di essere conosciuti e frequentati con maggiore consapevolezza e, quindi, di avvertire il desiderio di tutelarli e salvaguardarli, per il nostro piacere e per il dovere che abbiamo nei confronti delle generazioni future. Per questo vogliamo dare un nostro contributo alla conoscenza più precisa del nostro territorio con articoli su aspetti della vita montana, sui suoi abitanti, gli animali, le piante e le erbe che ci capita sovente di incontrare nelle nostre escursioni o che ameremmo incontrare più spesso. In questo numero iniziamo a parlare dell’animale che possiamo considerare un po’ il simbolo della montagna appenninica: Il Lupo All’inizio degli anni ’70, questo formidabile predatore era considerato in via di estinzione. La realizzazione di aree protette, la nuova pratica dell’allevamento, l’incremento talvolta eccessivo di cinghiali, hanno consentito nel volgere degli ultimi trent’anni, un aumento della sua presenza che porta oggi a guardare con ottimismo alla dinamica della sua popolazione. Il lupo appenninico, poco più grande di un cane di taglia media, è difficilmente distinguibile al primo impatto dal suo pronipote domestico, ma ci sono specifiche caratteristiche che ci permettono di farlo a vista in un modo piuttosto sicuro: 1-il salto frontale del lupo, cioè lo scalino tra la fronte e la struttura nasale, è estremamente ridotto, in modo tale da determinare un profilo del cranio più appuntito e sfuggente. 2-le orecchie sono più corte; le orecchie di un cane da caccia o di un cane lupo possono raggiungere, se piegate in avanti, la punta del naso, quelle del lupo si arrestano generalmente a quattro o cinque centimetri dalla stessa. 3-il lupo appenninico ha decorazioni alla base delle zampe anteriori definite calzette, cioè delle fasce bianche che risalgono dai cuscinetti plantari per circa dieci/tredici centimetri. 4-il colore del mantello va dal grigio verdastro al fulvo sul tronco, con una striscia molto scura, a volte nera sul dorso ed una parte bianca nella zona toracico-addominale più ampia nella femmina. 5-gli escrementi di lupo sono simili a quelli di un cane ma più affusolati e contenenti quasi sempre peli di animali cacciati o resti di ossa mal digerite. 6-le tracce del lupo sono più tondeggianti ed una volta e mezzo più grandi di quelle di un cane della stessa taglia. 7-il cane al passo o al piccolo trotto lascia impronte alternate, il lupo lascia invece una fila perfetta di una singola impronta. Un branco di lupi durante uno spostamento lungo, al passo o al piccolo trotto, lascia comunque solo una impronta, tutti gli individui, cioè, Pagina 9 Janus camminano sulle orme del capobranco. E’ possibile determinare il numero degli individui solo in occasione di un cambiamento di rotta, laddove l’allargamento che si determina nella curva permette di contarli. 8-infine, se ci si imbatte in un lupo ogni dubbio sulla sua identità svanisce per magia. Quando si sente il suo ululato, nelle notti d’inverno sui nostri altipiani, il sangue si blocca istantaneamente, forse per l’atavica paura, per le terribili leggende che lo circondano, chissà… Comunque, il lupo, animale gregario e sociale, non attacca l’uomo, probabilmente perché non lo conosce e lo teme. In molti casi gli sono state attribuite aggressioni, ma è sempre stato dimostrato trattarsi di cani inselvatichiti, che, conoscendo l’uomo, sanno di avere delle possibilità nel confronto se uniti in branco. Durante l’inverno, i branchi di lupi perdono la loro funzione catalizzatrice, perché inizia il periodo degli amori e le coppie cer- Numero Unico cano la loro intimità. Le femmine di lupo partoriscono una sola volta l’anno, dopo una gestazione di cinque/sei mesi, generalmente all’inizio dell’estate. Allora, il branco ricompone il suo legame solidale per procacciarsi il cibo e permettere l’allevamento dei lupacchiotti. Il lupo è un carnivoro, si ciba di bestie abbandonate in montagna dagli allevatori, di roditori, di lepri e conigli selvatici, di piccoli di cinghiale, di daino, di cervo e di capriolo. In condizioni di scarsezza di cibo il branco attacca le greggi con un’astuzia strategica che lascia sconcertati. Lo scrivente è stato testimone dell’attacco portato da tre lupi ad un piccolo gregge sull’altipiano di Poggio Poponesco (Fiamignano): due individui hanno attaccato il gregge dopo essersi avvicinati sotto vento e strisciando pancia a terra, sgozzando sei agnellini, il terzo ha ingaggiato una zuffa con i cani pastori attaccandoli e facendoli inseguire lontano dal gregge. Nel giro di una manciata di secondi erano stati abbattuti due cani dal lupo più grosso, sei agnelli, di cui quattro erano stati trascinati via, ed erano state ferite cinque pecore, due delle quali sono morte il giorno seguente. Comunque, come dimostrato da studi specifici, la pressione del lupo sull’allevamento brado è pressoché insignificante rispetto a quella dei cani randagi inselvatichiti, perduti o volutamente abbandonati in montagna da proprietari senza scrupoli. Un incremento della popolazione lupoide avrebbe invece un effetto sicuramente positivo sulla sovrappopolazione dei cinghiali che non hanno, allo stato, che questo solo predatore naturale. Il sopraggiungere dell’inverno e, quindi, di un auspicato manto nevoso, ci permetterà di osservare le tracce del principe dei boschi e di riflettere sulla sua presenza schiva ma intensa che rappresenta sicuramente una parte dell’ “anima” della nostra montagna. Marco Pace