FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale PERCORSO DIAGNOSTICO TERAPEUTICO PER IL PAZIENTE ONCOLOGICO IN STADIO AVANZATO CON SINTOMATOLOGIA DOLOROSA CRITICA CHE ACCEDE ALLA MACROATTIVITA’ DI CURE PALLIATIVE PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 1/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale 1 BACKGROUND E RAZIONALE In Italia l'incidenza dei tumori e' in drammatica crescita, tanto che da una ricerca condotta dall’Istituto Scientifico per la Prevenzione Oncologica della Regione Toscana, presentata nel Giugno del 2006, si stima che un uomo su tre e una donna su quattro svilupperanno una patologia oncologica nel corso della vita. Usando le informazioni ricavate dai Registri Tumori attivi sul territorio nazionale, si può stimare che nel nostro paese siano diagnosticati circa 270.000 - 300.000 nuovi casi di tumore per anno. Si stima inoltre che l'incidenza media annuale, standardizzata per età, per tutti i tumori (esclusi i tumori non melanomatosi della pelle), e per tutte le età, è pari a 463,7 casi/100.000 negli uomini e a 371,9 casi/100.000 nelle donne con un forte gradiente geografico nord-sud, essendosi registrati tassi di incidenza di circa 1,7- 1,6 volte più alti negli uomini e nelle donne del nord rispetto al meridione. Per quanto riguarda la mortalità, in Italia, ogni anno muoiono circa 550.000 persone: di queste morti, circa 240.000 (44%) sono dovute alle malattie cardiovascolari e circa 150.000 (27%) ai tumori. I risultati ottenuti in Oncologia negli ultimi anni, con i progressi conseguiti nella diagnosi precoce e nelle terapia antineoplastiche integrate, hanno consentito un incremento della sopravvivenza per quasi tutte le neoplasie. All’incremento quantitativo della sopravvivenza è necessario si accompagni però uno sforzo sostanziale per il miglioramento della qualità di vita dei pazienti portatori di patologia oncologica. Alla luce di quanto sopra riportato, è diventata urgente la necessità di creare Centri che si prendano cura di questa tipologia di pazienti in tutte le fasi della malattia (dall’esordio fino alla fase terminale). I sofferenti di tumore in fase avanzata (con metastasi) e avanzatissima (i cosiddetti malati terminali) necessitano di assistenza continuativa per periodi di tempo molto variabile da caso a caso, mediamente dai 3 ai 24 mesi. Arrivati ad una certa fase della malattia, quando sopraggiungono limitazioni fisiche sempre PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 2/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale più importanti e tali da rendere difficoltoso anche il recarsi presso una struttura ambulatoriale, l’unica alternativa è il ricovero in strutture assistenziali dedicate in grado di coprire in modo completo le necessità cliniche e sociali dei sofferenti e delle loro famiglie (coinvolte fortemente nella vicenda del congiunto e costrette a subire i condizionamenti che la malattia comporta), evitando l’abbandono in termini di assistenza specialistica (rivolta specificamente ad alcuni aspetti della malattia: dolore, dispnea, anoressia…). I reparti di Cure Palliative nascono proprio sulla scorta di questo bisogno ed erogano le terapie rivolte al trattamento dei sintomi e delle problematiche psicosociali ed assistenziali dei pazienti, con un “approccio di tipo globale”, volendo soprattutto “prendersi cura” e non solo “curare” il malato. I Centri di Cure Palliative sono una struttura socio-sanitaria che risponde ai bisogni specifici dei pazienti non guaribili provvedendo in particolare al supporto fisico ed emozionale non solo dei pazienti stessi, ma anche dei loro familiari. Empatia e alleanza medico-paziente-famiglia sono i fondamenti delle Cure Palliative. Si tratta in genere di piccoli reparti di degenza dove i famigliari possono stare per il tempo che desiderano, senza alcuna limitazione di orari né di altro genere. La filosofia delle Cure Palliative è infatti quella di consentire ai pazienti di poter restare il più possibile accanto ai propri parenti ed amici, in un ambiente comunque familiare e meno spersonalizzante di quello dell’Ospedale tradizionale, garantendo comunque una continua assistenza medico-infermieristica. In particolare il ruolo di questi Centri di Cura Palliativa è quello di provvedere al supporto medico, prevalentemente volto a controllare i sintomi rilevanti dei pazienti, così da migliorare la loro qualità di vita e da andar incontro ai bisogni sociali, emozionali e spirituali di ciascun paziente e della rispettiva famiglia. Centri di Cura Palliativa sono nati storicamente agli inizi degli anni Sessanta, sviluppandosi dapprima in Gran Bretagna (nel 1967 fu fondato, per iniziativa di Cecily Saunders, il St. Christopher Hospice di Londra), poi negli Stati Uniti, in Australia quindi in altre partI del mondo con un modello assistenziale di tipo ospedaliero, con medici e infermieri disponibili in PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 3/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale qualunque momento a rispondere alle richieste d’aiuto, realizzando quella continuità terapeutico-assistenziale così tanto auspicata e reclamata dai pazienti e dai loro famigliari. Alla base di questi progetti c’è la volontà di dare ascolto e risposte operative ai bisogni del singolo paziente. Senza la passione medico-scientifica di ricerca e aggiornamento, che si espliciti in competenza clinica, emerge in questo ambito di cure il rischio di un “buonistico paternalismo” assistenziale di scarso spessore e privo di strutturazione. Un elemento irrinunciabile è quindi per noi la formazione degli operatori che, per la complessità del settore, richiede continua crescita delle competenze (con aggiornamento e formazione), delle capacità non solo tecniche, ma anche relazionali e un adeguato apporto di consulenza da parte di personale specializzato. Sicuramente centrale in questo contesto è la terapia del dolore. Il dolore rappresenta infatti uno dei sintomi più comuni nel paziente con patologia tumorale; inoltre tale sintomatologia molto spesso, se non correttamente trattata, determina un netto peggioramento della qualità della vita del paziente, la perdita dell’autosufficienza e un peggioramento dell’outcome. Il dolore oncologico rappresenta un serio problema di salute pubblica a livello mondiale, se si tiene presente che si stimano annualmente 10 milioni di nuove diagnosi di cancro e 6 milioni di decessi per tale patologia. Il sintomo dolore ha una incidenza elevata in tutti gli stadi della malattia tumorale attiva (variando dal 30% alla diagnosi al 65-85% nelle fasi avanzate di malattia) ed è presente anche in fase di remissione. La terapia antalgica nei pazienti con tumori prevede non solo l’utilizzo di numerosi farmaci (non solo oppioidi e analgesici non oppioidi), ma anche tecniche più recenti come la possibilità di rotazione degli oppioidi e, qualora anche la rotazione degli oppioidi non sia sufficiente, la rotazione della via di somministrazione con l’utilizzo di vie più specifiche quali la via parenterale, peridurale e/o spinale. Una adeguata gestione del dolore in un reparto di cure palliative, richiede una specialistica formazione del personale infermieristico e medico del reparto (con aggiornamento continuo), PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 4/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale un adeguato apporto di consulenza da parte di personale specializzato in terapia del dolore (il nostro Reparto di Cure Palliative prevede la possibilità di usufruire di consulenze specialistiche da parte di due anestesisti-rianimatori terapisti del dolore) e la possibilità tecnica e logistica di eseguire la maggior parte dei blocchi antalgici da parte degli specialisti della terapia del dolore. Un approccio farmacologico al dolore, basato prevalentemente sull’uso corretto degli oppioidi analgesici, consente di controllare il sintomo in circa il 90% dei casi. L’OMS sottolinea l’importanza di attuare precocemente la terapia del dolore. Il dolore oncologico cronico è il paradigma del “dolore totale”. Il tema del dolore infatti in questo contesto è senz’altro più complesso della mera valutazione quali/quantitativa di un fenomeno fisico; infatti vi è alla base di tale sintomo un’ampia varietà di fattori fisici (sintomi della malattia neoplastica, effetti collaterali delle cure), psicologici, sociali e spirituali (ansia che scaturisce dalla paura della malattia e della morte, delle cure e degli effetti collaterali di queste, dalla perdita del controllo del proprio corpo e della mente; dalla depressione associata alla perdita del proprio ruolo in ambito lavorativo e famigliare ma anche allo sviluppo degli aspetti fisici ed estetici della malattia; dalla rabbia e frustrazione scatenata dalla perdita dei legami amicali, dalla difficoltà ad affrontare le cure o il fallimento di queste, dalle difficoltà burocratiche). Il Ministero della Salute ha recentemente introdotto, per tale tipo di dolore, la definizione di “dolore inutile”, raccomandando un trattamento tempestivo 1. Al momento della diagnosi è presente in circa il 30% dei pazienti oncologici. Nelle fasi avanzate di malattia, a seconda delle casistiche, è presente nel 64-80% dei pazienti 2 . In fase di remissione è presente nel 45% dei pazienti 3. Il trattamento del dolore deve essere basato anche sui meccanismi patogenetici che lo determinano tenendo sempre in considerazione lo stato generale del paziente. Il dolore infatti può essere conseguenza diretta della neoplasia (infiltrazione tessutale, interessamento viscerale o delle strutture scheletriche, compressione nervosa, ipertensione endocranica) o da causa indiretta (infezioni, decubiti, polineuropatia paraneoplastica e nevralgie, stipsi, PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 5/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale contratture muscolari, linfedemi e manifestazioni trombo-emboliche) oppure può essere conseguenza di trattamenti antineoplastici (chirurgico, chemioterapico, radioterapico)4. Il dolore direttamente causato dalla neoplasia rappresenta la causa più frequente di algia in una percentuale intorno all’80%. Il dolore episodico intenso (o breakthrough pain) è un dolore transitorio, che si manifesta in pazienti con un dolore cronico di base ben controllato da una terapia analgesica somministrata ad orari fissi (range 19-95%) 5,6 . E’ presente nel 63-89% dei pazienti oncologici avanzati 5,6,7,8,9 . Gli episodi dolorosi hanno frequenza variabile (1-6 al giorno) e durano mediamente 20-30 minuti 6,7,8,9,10. Nella pratica corrente, una frequenza superiore a 2 episodi al giorno potrebbe indicare la necessità di modificare la terapia analgesica di base. Nell’ambito del breakthrough pain va distinto il dolore acuto incidente, scatenato da eventi specifici (es. tosse, cambi postura, defecazione) e spesso legato alla presenza di metastasi ossee 6. La conoscenza del tipo di dolore (neuropatico, nocicettivo), l’eziopatogenesi e la quantificazione dell’intensità del dolore forniscono una guida indispensabile nella scelta della terapia farmacologia più appropriata e una valutazione più obiettiva dei risultati della terapia analgesica instaurata11. Per quanto riguarda l’intensità del dolore sono disponibili due tipologie di Scale Di Misurazione11: - unidimensionali: che misurano esclusivamente l’intensità del dolore (analogiche visive VAS, numeriche NRS, verbali VRS) - multidimensionali: valutano, oltre all’intensità del dolore, anche altre dimensioni (sensorialediscriminativa, motivazionale-affettiva, cognitivo-valutativa). La loro complessità ne consente un uso limitato nella pratica clinica quotidiana. Non esistono prove sulla superiorità di una scala rispetto ad un’altra; è comunque fondamentale farnE uso, scegliendone una che risulti comprensibile al paziente11,12,13,14. Nell’ottica di assicurare una adeguata gestione del “problema dolore” dei pazienti ricoverati presso il nostro reparto è previsto: PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 6/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” • Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale corsi formativi di “Terapia del Dolore” per il personale medico e infermieristico (alcuni nostri infermieri hanno già partecipato a un evento formativo svoltosi presso il Policlinico San Matteo tenuto dai nostri terapisti del dolore) • condivisione con i terapisti del dolore dei protocolli di gestione del dolore e una consulenza fissa settimanale sia per valutare l’efficacia dei protocolli sia per una valutazione di eventuali problematiche insorte durante la settimana • possibilità di richiedere consulenze di terapia del dolore non programmate (“urgenti”) per problematiche non gestibili secondo i protocolli programmati • possibilità di eseguire blocchi centrali (posizionamento cateteri peridurali/spinali) e blocchi neurolitici. Per il posizionamento di cateteri peridurali/spinali è previsto il trasferimento del paziente presso la sede centrale del Policlinico per poi nuovamente trasferirlo e gestirlo nel nostro reparto. • per assicurarci la possibilità di dimettere il prima possibile i pazienti (tutte le linee guida internazionali evidenziano l’importanza della gestione a domicilio dei pazienti con tumori sia per una miglior comfort per il paziente sia per una diminuzione dei costi sanitari) è prevista una modalità di collaborazione tra il servizio di terapia del dolore, i colleghi oncologi, il nostro reparto e l’ASL per appoggiarsi a un servizio medico-infermieristico domiciliare in modo da poter garantire quella continuità assistenziale fondamentale per poter gestire tali pazienti e diminuire il numero di ricoveri dovuti solo all’aumento del dolore. 2. SCOPO ED AMBITO DI APPLICAZIONE Lo scopo di questo PDT è di ordinare la gestione del paziente oncologico avanzato con sintomatologia dolorosa che afferisce alla S. C. di Oncologia Medica - Macroattività U. O. di Cure Palliative, all’interno di un percorso predefinito nell’intento di ottimizzare le risorse ed offrire al paziente ed alla sua famiglia le migliori cure. La Macroattività di U. O. di Cure Palliative, S. C. di Oncologia Medica, si inserisce nel programma di implementazione della rete delle Cure Palliative della zona ed è PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 7/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale prevalentemente dedicata ai pazienti oncologici in fase avanzata a garanzia della continuità delle cure. Ci siamo orientati su diversi fronti: • costruire un’ipotesi organizzativa coerente con la filosofia delle Cure Palliative che mettono al centro l’interesse per la qualità della vita del malato e della sua rete affettiva. • collegare tale struttura in maniera efficace ed efficiente con il contesto delle cure già esistenti (ADI, MMG, volontariato, Ospedale), individuando le modalità e gli strumenti di integrazione con la rete delle Cure Palliative, allo scopo di attuare continuità nelle cure e favorire la comunicazione tra i servizi che condividono il percorso di cura • costruire un’equipe di operatori motivati e qualificati, attivando una adeguata selezione delle figure e coinvolgendole in una forma specifica di formazione. E’ uno sforzo che richiede definizioni chiare (di competenze, di protocolli, di strumenti) e orientamento a riflessioni importanti (il rapporto con la malattia, il dolore, la morte, le emozioni ed i sentimenti nella cura, l’accettazione della impossibilità della guarigione, il senso del limite e la sapienza di una presa in carico ben fatta). Il personale medico ed infermieristico dovranno apprendere nozioni tecniche e mettersi in gioco rispetto ai temi fondamentali della relazione di aiuto, della interazione del malato e la famiglia, dell’accompagnamento alla morte, della qualità di vita del paziente inguaribile, ma non incurabile. • scegliere un modello organizzativo coerente con la filosofia delle Cure Palliative, cercando di costruire modalità operative, relazioni di cura e ambiente di vita che rispecchino la nuova filosofia di cura delle Cure Palliative, fondata sull’ascolto e sulla comprensione dei bisogni, delle aspettative dei malati e delle loro famiglie, sulla personalizzazione degli interventi, sull’attenzione ai particolari per creare il più possibile un clima di calda accoglienza intorno al malato PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 8/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” • Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale sviluppare una cultura della qualità della vita che assicuri dignità al malato, intervenga con progetti di riduzione del dolore, presti attenzione alla morte come momento finale dell’assistenza da non ignorare, negare, sottovalutare. • sostenere percorsi di cura economicamente compatibili con i budget definiti • aprire al contributi di diversi attori, quali ad esempio i volontari • suscitare attenzione e sensibilità intorno alle Cure Palliative per ottenere comprensione e consenso al progetto, coinvolgendo nella nuova sfida culturale che oggi si impone alla nostra attenzione. Tutto ciò richiede una strategia di comunicazione pubblica, finalizzata a garantire informazione alla cittadinanza ed a fornire strumenti interpretativi circa la mission di un reparto di Cure Palliative all’interno della rete delle Cure Palliative e contrastare la tendenza semplicistica e negativa che porta a ritenere il reparto di Cure Palliative solo come il reparto “in cui si va a morire”. • uno degli obiettivi del Reparto di Cure Palliative è favorire il ritorno a domicilio dopo una valutazione accurata dei bisogni del paziente e delle difficoltà future, e la messa in atto di condizioni adeguate alle situazioni del paziente, sia dal punto di vista umano, sia dal punto di vista medico-sociale. La lista di attesa per l’accesso al reparto viene gestita secondo le modalità previste dalla IO 64.4. Le scale di valutazione in uso per determinare la criticità dei sintomi sono la: - Numerical Rating Scale (NRS) per il dolore (IO 64.15) - Karnosky/ECOG per il performance status Dal punto di vista assistenziale, per eseguire un corretto triage, sono necessarie le seguenti valutazioni (IO 64.4): - valutatazione del grado di intensità assistenziale (nursing sanitario e tutelare) PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 9/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale - valutazione dolore percepito e terapie effettuate - valutazione del grado di capacità assistenziale, autonomia del caregiver famigliare - valutazione dei sintomi prevalenti - valutazione del rischio di lesioni da pressione o presenza di lesioni cutanee in genere L’approccio farmacologico “a tre gradini” (tabella 1) consente di controllare il dolore oncologico cronico in circa il 90% dei casi. Tale approccio, sviluppato nel 1986 da un gruppo di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)15, fornisce specifiche indicazioni per la scelta della terapia antidolorifica che non va somministrata al bisogno, ma ad orari fissi. Durante eventuali attacchi di breakthrough pain è necessario utilizzare farmaci al bisogno e capirne la causa. Quando il dolore non è adeguatamente controllato, pur con l’aumento delle dosi, il passaggio da un gradino all’altro dovrebbe essere rapido. L’approccio a tre gradini andrebbe inserito in una strategia complessiva che comprenda anche terapie non farmacologiche (anestesiologiche, radioterapiche, fisiatriche, psico-sociali e spirituali) e l’uso dei bisfosfonati e dei radionuclidi per le metastasi ossee. I “farmaci adiuvanti” (es. cortisonici, antiepilettici, anestetici locali, antidepressivi) sono quelli che, pur avendo indicazioni differenti, hanno un effetto analgesico in alcune situazioni cliniche specifiche (es. ipertensione endocranica, dolore neuropatico, ecc). Vengono considerati farmaci adiuvanti anche quelli in grado di contrastare gli effetti indesiderati della terapia analgesica (ad esempio: antiemetici, lassativi, ecc..)16. Gli adiuvanti sono quindi farmaci la cui azione primaria non è quella analgesica, ma vengono somministrati in associazione agli oppioidi sia per potenziarne l’effetto sia per il trattamento di alcuni tipi di dolore che non rispondono agli oppioidi stessi. La scelta dell’adiuvante dipende dal tipo di dolore presentato dal paziente o eventualmente dal sintomo che ad esso si PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 10/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale associa, tenendo presente che non sostituiscono gli analgesici nel controllo del dolore ma in alcuni casi possono avere un ruolo di primaria importanza. I farmaci adiuvanti appartengono a queste categorie: antidepressivi (es. amitriptilina), anticonvulsivanti (soprattutto indicati nel dolore neuropatico; es. pregabalin o gabapentin), anestetici locali, corticosteroidi, bisfosfonati, neurolettici, antistaminici. Tabella 1: Schema della strategia “a tre gradini” OSM per il controllo del dolore cronico oncologico. III gradino --------------------------------------| VAS 6-10 | Dolore moderato – severo | Oppioidi maggiori II gradino | (morfina, metadone, fentanil, | buprenorfina, ossicodone, -----------------------------------------| idromorfone) | VAS 4-6 ± non oppioidi | Dolore lieve - moderato | Oppioidi minori I gradino | (codeina, tramadolo) -----------------------------------------| ± non oppioidi VAS 1-4 ossicodone + paracetamolo# Dolore lieve Non oppioidi (paracetamolo, aspirina, FANS) -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------± farmaci adiuvanti -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------# L’ossicodone a basse dosi (5 mg) + paracetamolo (325 mg) può rientrare nel II gradino, mentre a dosi superiori rientra nel III° gradino Lo studio di Zech et al.17 (Tabella 2), in un periodo di 10 anni, ha osservato 2118 pazienti ospedalizzati con dolore cronico oncologico dimostrando che l’approccio a tre gradini ha PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 11/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale permesso il controllo del dolore nell’88% dei pazienti; il trattamento prevalente è rappresentato da oppioidi maggiori (49% dei giorni di trattamento). Tabella 2: Studio Zech et al. Gradini scala OSM I II III -----------------------------------------------------------------------------------------------% giornate di terapia 11% 31% 49% in ciascun “gradino” Controllo del dolore: 88% dei pazienti Dosaggio medio di morfina orale: 86 mg/die (range: 49-135) Vie di somministrazione: (% giorni di trattamento) orale: 82% parenterale: 9% spinale: 2% Numerosi studi sono stati condotti per validare l’approccio metodologico a tre gradini: sono stati osservati oltre 8000 pazienti in diversi paesi del mondo ed in ambienti clinici differenziati (ospedale e domicilio)11,12,13,14,15,16,17,18. Le varie casistiche riportano un efficace controllo del dolore nel 71-100% dei pazienti trattati 18. Tra gli studi eseguiti per validare l’approccio OSM quello di Ventafridda et al 19, condotto su 1229 pazienti seguiti per 2 anni, ha evidenziato che il passaggio dal I° al II° gradino è dovuto in circa la metà dei casi ad effetti collaterali e nell’altra metà all’inefficacia analgesica, mentre il passaggio dal II° al III° gradino è soprattutto dovuto all’inefficacia analgesica. Gli studi disponibili non dimostrano una chiara differenza nell’efficacia dei farmaci del I e del II gradino e non permettono di concludere sui benefici dell’aggiunta degli oppioidi minori, in particolare della codeina, soprattutto se sottodosata, rispetto al solo paracetamolo o al FANS20. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 12/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale La codeina, somministrata in genere in associazione al paracetamolo, ha un effetto analgesico di 4-6 ore. Il rapporto paracetamolo/codeina nelle specialità in commercio in Italia non è ottimale; ciò non permette di raggiungere la dose massima efficace di codeina (360 mg/die) senza somministrare dosaggi tossici di paracetamolo (3-4 gr/die). In alternativa si può ricorrere alle preparazioni galeniche di codeina (compresse o capsule da 60 mg). Gli oppioidi minori hanno tutti un “effetto tetto”: ciò significa che aumentando la dose di un farmaco oltre una certa soglia l’efficacia non aumenta (ma possono naturalmente aumentare gli effetti indesiderati). Il tramadolo non ha sostanziali vantaggi clinici rispetto agli altri oppioidi del II gradino; ha una biodisponibilità per via orale del 70% e del 100% per via intramuscolare. Sono presenti formulazioni per via orale/rettale a rapida azione (gocce, compresse, supposte), ad azione lenta (effetto analgesico di 12 e 24 ore dopo singola somministrazione) e formulazioni per via parenterale (fiale per via endovenosa, intramuscolare, sottocute). Le dosi massime consigliate per il tramadolo orale sono: - adulti: 50-100 mg (20gtt = 50 mg) ogni 4-6 ore. Non superare 400 mg/die - pazienti > 75 anni: 300 mg/die (in dosi suddivise ogni 4-6 ore) - insufficienza renale: 100 mg ogni 12 ore Uno studio recente21 condotto su 54 pazienti oncologici con dolore lieve-moderato ha confrontato una strategia a 2 gradini OMS (con passaggio diretto dal I° al III°) versus i canonici 3 gradini OMS. I risultati hanno dimostrato che il salto del II° gradino si associa ad una riduzione delle giornate di dolore più intenso: = 5 (22,8 vs 28,6%, p= 0,001) e = 7 (8,6 vs 11,2%, p= 0,023), ma anche ad una aumentata incidenza di effetti collaterali (anoressia e stipsi di grado III/IV). Quindi l’utilizzo precoce della morfina orale risulta essere vantaggiosa; ciò potrebbe infatti favorire un maggior controllo del dolore nelle fasi iniziali così come la ricerca delle dosi ottimali nelle fasi successive della malattia. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 13/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Per quanto riguarda il dolore moderato-severo, la morfina rimane il farmaco di prima scelta. La morfina è un agonista puro su tutti i recettori degli oppioidi (µ, ? e k). Per via orale ha una biodisponibilità variabile (15-65%) a causa dell’effetto di primo passaggio epatico: ciò spiega la necessità di individuare il dosaggio ottimale (titolazione) per ogni paziente. Produce metaboliti attivi eliminati per via renale. E’ un agonista completo e non presenta “effetto tetto”: la dose può essere aumentata fino al raggiungimento dell’effetto terapeutico. La morfina, considerato farmaco essenziale dall’OMS, è ancora oggi l’analgesico oppioide di prima scelta nel controllo del dolore oncologico di intensità moderata-severa; il suo uso viene raccomandato da tutte le principali linee-guida e documenti di consenso12,15,18. Una revisione sistematica di Cochrane22 pubblicata nel 2003 (che ha analizzato 45 lavori per un totale di 3061 pazienti) evidenzia come l’incidenza di effetti collaterali intollerabili dovuti all’uso di morfina non superi il 4%. Riassumendo la morfina quindi risulta essere l’oppioide di prima scelta perché: - permette un efficace controllo del dolore - non mostra “effetto tetto” - presenta un basso profilo di tossicità (incidenza di effetti collaterali intollerabili nel 4% dei pazienti) - iniziata prececemente, consente di adattare il dosaggio alle richieste analgesiche nelle varie fasi della malattia - può essere usata in modo continuativo per lunghi periodi - è disponibile in molte formulazioni e dosaggi - ha costi relativamente contenuti Morfina, i miti da sfatare: dipendenza, tolleranza e depressione respiratoria PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 14/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale - Dipendenza psicologica (necessità compulsiva del farmaco): ha una frequenza molto bassa (in due studi condotti su 11882 e 24000 paziente solo rispettivamente 4 e 7 pazienti hanno presentato dipendenza psicologica23). - Dipendenza fisica (sintomi e segni clinici da astinenza): si può evitare attuando una riduzione a scalare del dosaggio del 50% per 2-3 giorni fino a sospensione definitiva. - Tolleranza dell’effetto farmacologico (per mantenere l’iniziale effetto analgesico occorre progressivamente aumentare la dose del farmaco): è limitata e lenta a verificarsi; nella maggior parte dei casi la necessità di incrementare la dose è la conseguenza della progressione di malattia. - Depressione respiratoria: nell’uso terapeutico questo effetto indesiderato è sostanzialmente assente. Vi sono invece prove sull’efficacia degli oppioidi, ed in particolare della morfina, nel controllo della dispnea severa, sia in pazienti oncologici che in pazienti con BPCO24,25. - La sonnolenza diurna, il senso di instabilità e l’obnubilamento mentale compaiono di norma solo all’inizio del trattamento, ma si risolvono quando i pazienti si stabilizzano (in genere entro pochi giorni). Nella maggior parte dei pazienti trattati con dosi stabili di morfina gli effetti sulle funzionalità cognitive e motorie sono minime. Anche la nausea ed il vomito, che compaiono nei due terzi dei pazienti all’inizio della terapia, tendono a scomparire. Il principale effetto cronico della morfina è la stipsi. Le principali linee-guida e documenti di consenso12,18 sottolineano come, nel dolore cronico, andrebbe privilegiata la via orale per la morfina perché è efficace e agevole. La somministrazione parenterale si è però dimostrata più efficace nel breakthrough pain per una più rapida insorgenza dell’effetto. Per la morfina orale, le due forme farmaceutiche orali disponibili sono due: quella a rilascio immediato (da somministrare ogni 4 ore) e quella a rilascio prolungato (da somministrare ogni 12 ore)18. Per una gestione ottimale del dolore con morfina orale sono utili entrambe le formulazioni. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 15/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Per quanto riguarda la morfina orale a rilascio immediato, il farmaco (gocce, sciroppo, fialoidi) ha una biodisponibilità che varia da paziente a paziente, è quindi necessario individuare la dose efficace per ogni singolo paziente: titolazione farmacologia. Può essere anche utilizzata come dose di salvataggio nel dolore episodico intenso (breakthrough pain): per la riacutizzazione del dolore infatti si aggiunge alla terapia di base la morfina in formulazione pronta alla dose di ¼ - 1/6 della dose giornaliera assunta. Tabella 3. Dosaggi iniziali della morfina a rilascio immediato nel dolore cronico18 Dosaggi iniziali Pazienti Dosi ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Già trattati con un oppioide minore 10 mg ogni 4 ore (equivalente a 8 gocce o un fialoide da 10 mg) -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------Che saltono il secondo gradino 5 mg ogni 4 ore (equivalente a 4 gtt o ½ fialoide da 10 mg) Anziani Con insufficienza renale cronica ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Già in terapia con oppiodi maggiori dosi da definire in base alle tabelle di equivalenza analgesica. E’ prudente ridurre prima dose del 50% PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 16/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Dosaggio serale: l’assunzione di una dose doppia al momento di coricarsi è un sistema semplice ed efficace per evitare di svegliare appositamente il paziente. Non esistono però evidenze consolidate a supporto di tale pratica. I metaboliti della morfina vengono eliminati esclusivamente per via renale e da questo deriva che l’accumulo di queste sostanze in presenza di una funzione renale alterata può dare fenomeni di tossicità. Una volta definita la dose giornaliera efficace di morfina a rilascio immediato, è possibile somministrare la stessa dose nella formulazione a rilascio controllato ogni 12 ore18. La mancanza di un effetto tetto consente di somministrare dosi molto elevate di morfina fino ad ottenere un soddisfacente controllo del dolore, compatibilmente con l’accettabilità e la gestione degli effetti collaterali. Mediamente 2/3 dei pazienti oncologici con dolore moderato-grave hanno un buon controllo del dolore con dosi fino a 200 mg/die di morfina orale (30 mg ogni 4 ore di morfina a rilascio immediato oppure 100 mg ogni 12 ore di morfina a rilascio controllato); i restanti pazienti necessitano di dosi più elevate (sino a 1200 mg/die, eccezionalmente sono stati impiegati 4500 mg/die). Quando necessario la dose quotidiana va incrementata del 30-50% ogni 24 ore, fino ad un adeguato controllo del dolore, valutando gli effetti collaterali. In alcune situazioni cliniche caratterizzate da vomito, disfagia grave, malassorbimento, subocclusione intestinale, confusione mentale, la via orale è controindicata e devono essere considerate vie di somministrazione alternative. Dati in letteratura mostrano che circa il 50% dei pazienti con dolore oncologico necessita di cambiare più di una via di somministrazione nelle ultime 4 settimane di vita11. Via sottocutanea. Rappresenta una efficace alternativa alla via orale ed è preferibile a quella intramuscolare perché più semplice, meno dolorosa e con assorbimento più regolare. L’assorbimento intramuscolo infatti è variabile anche in rapporto al muscolo utilizzato (nel deltoide per es. è maggiore che nel gluteo). PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 17/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Utilizzando la via sottocutanea la biodisponibilità della morfina aumenta fino all’80%, evitando il metabolismo epatico di primo passaggio. Con l’iniezione sottocute il picco delle concentrazioni plasmatiche si raggiunge in 15-30 minuti, con la conseguenza che il farmaco entra in azione più velocemente di quanto accade alla somministrazione orale. In caso si passi dalla morfina orale a quella sottocutanea la dose andrebbe divisa per 3 per ottenere un effetto equianalgesico. Via sottocutanea continua. Si correla ad una bassa incidenza di tossicità acuta (sedazione, nausea/vomito, confusione); si evitano inoltre iniezioni ripetute. Per questo tipo di infusione sono disponibili pompe di vario genere (elastomeriche monouso, pompe computerizzate, pompe peristaltiche) che si differenziano per la possibilità di somministrare boli aggiuntivi “on demand” da parte del paziente, capacità ed autonomia del serbatoio (1-7 giorni), possibilità di programmare l’infusione e la frequenza dei boli. L’utilità di questa via di somministrazione nel paziente neoplastico è stata dimostrata. Via endovenosa. La scelta della via endovenosa non dipende solo da ragioni farmacocinetiche, ma anche da considerazioni di tipo pratico come la disponibilità di sistemi impiantabili endovenosi a permanenza nel singolo paziente, la presenza di complicanze della somministrazione sottocute (ad es. eritema, irritazioni cutanee, neutropenia, piastrinopenia, edema generalizzato). Il rapporto della potenza relativa media della morfina orale rispetto a quella endovenosa è di 1:2 e 1:3. Cioè la potenza relativa della via sottocutanea è uguale a quella endovenosa. Quando si passa dalla morfina orale a quella endovenosa, la dose dovrebbe essere divisa per 3. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 18/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Via spinale. Allo stato attuale delle conoscenze e secondo l’opinione prevalente degli esperti, l’uso della via spinale dovrebbe essere limitata ai pazienti che manifestano analgesia inadeguata o che sviluppano effetti indesiderati intollerabili, nonostante l’uso ottimale della terapia analgesica per via orale e parenterale. Da un’ampio studio condotto su 1205 pazienti oncologici, è stato necessario ricorrere alla via spinale nell’1,3% dei casi per la presenza di un dolore resistente alla terapia farmacologia sistemica26. In uno studio randomizzato in doppio cieco con disegno cross-over27 sono state messe a confronto la somministrazione per via spinale (epidurale) e quella sottocutanea continua valutandone efficacia e tollerabilità. La dose media efficace per la morfina è stata di 106 mg per via spinale e di 375 mg per via sottocutanea. La via epidurale ha però comportato maggiori problemi tecnici e gestionali. Tabella 4. Potenza equivalente della morfina in funzione delle varie vie di somministrazione Via di somministrazione Potenza Equivalente (mg) Orale 300 Endovenosa/ sottocute 100 Epidurale 10-20 Spinale 1 Intra-ventricolare 0,25 Oppioidi transdermici. Fentanil TTS e OTFC. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 19/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Il fentanil è un oppioide sintetico. La sua elevata liposolubilità ne consente l’uso per via transdermica e transmucosale: è disponibile infatti in commercio sotto forma di cerotto con serbatoio e in formulazione orosolubili (OTFC). Non produce metaboliti attivi in grande quantità e può essere impiegato in presenza di insufficienza renale attuando però uno stretto monitoraggio del paziente. Nell’uso prolungato tende ad accumularsi: la concentrazione plasmatici si riduce del 50% dopo 16 ore dall’asportazione del cerotto. Non presenta effetto tetto; nella scheda tecnica del farmaco è riportato che quando la dose somministrata supera i 300 microgr/ora per alcuni pazienti potrebbe essere necessario ricorrere a metodi addizionali o alternativi di analgesia. Sono stati reperiti 5 studi che hanno valutato efficacia analgesica e sicurezza del fentanil transdermico rispetto alla morfina orale a lento rilascio nel dolore cronico. Tre di questi studi28,29,30, tutti di piccole dimensioni (hanno valutato rispettivamente 202, 131 e 40 pazienti), riguardano il dolore neoplastico e mostrano una sostanziale sovrapponibilità di efficacia dei due farmaci e una minore incidenza di stipsi con il fentanil (Ahmedzai et al)28. Non sono invece state dimostrate differenze complessive nella qualità di vita (misurata con questionari validati). Il citrato di fentanil transmucoso orale (OTCF) è un trattamento efficace per le riacutizzazioni dolorose in pazienti stabilizzati con morfina orale. Si tratta di una formulazione orosolubile (anche detto lecca-lecca) che consentono un rilascio rapido del farmaco. L’insorgenza dell’effetto analgesico si ottiene in 5-10 minuti. Il 25% del farmaco viene assorbito attraverso la mucosa orale, mentre il resto entra in circolo attraverso il tratto intestinale. La durata di azione varia da 2,5 a 5 ore. Il fentanil transmucosale è indicato esclusivamente per il trattamento del breakthrough pain in pazienti già in terapia di base con un oppioide maggiore per il dolore cronico da cancro. Rispetto alla morfina orale, il fentanil induce meno stipsi e può essere usato nei pazienti con insufficienza renale. La dose equianalgesica è 1:150, ovvero 1 mg fentanil = 150 mg di morfina. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 20/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Riassumendo, il fentanil Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale trandermico è un’efficace alternativa alla morfina orale, ma andrebbe riservata ai pazienti con esigenze oppiacee stabili. E’ particolarmente utile per i soggetti che non riescono ad assumemere la morfina per os, in alternativa alla morfina sottocutanea. La formulazione transdermica di fentanil è ai dosaggi di 25-50-75-100 microgr/ora, da sostituire ogni 72 ore, anche se ci possono essere richieste di sostituzione in tempi più brevi (48-60 ore). Dopo l’applicazione, il fentanil non è individuabile nella circolazione sistemica per 1-2 ore, ma poi i livelli serici aumentano, con effetti analgesici evidenti entro 8-16 ore, mentre l’equilibrio farmacocinetico si raggiunge alla settantaduesima ora. Si crea un deposito intradermico e dopo la rimozione del cerotto i livelli serici scendono al 50% solo dopo 16 ore. Una discreta esperienza clinica e sperimentale conferma che il fentanil transdermico provoca meno stipsi della morfina. Il fentanil è anche disponibile per via transmucosale (OTFC), risorsa da utilizzare nel dolore episodico intenso quando cioè è richiesto un rapido intervento, con effetto che si raggiunge in 5-15 minuti e ha una durata d’azione breve (circa 2 ore). Buprenorfina. La sua elevata liposolubilità ne consente l’uso transdermico. E’ disponibile in commercio come cerotto ai dosaggi di 35- 52,5 - 70 microgr/ora. Viene inattivato a livello intestinale ed epatico e viene eliminato prevalentemente per via fecale. La somministrazione in corso di insufficienza renale non richiede aggiustamenti posologici del dosaggio. Nell’uso prolungato la buprenorfina tende ad accumularsi: la concentrazione plasmatici si riduce mediamente del 50% dopo 30 ore dall’asportazione del cerotto. Non sono ad oggi ancora disponibili studi di numerosità adeguata e metodologicamente corretti che confrontino la buprenorfina transdermica con altri oppioidi nelle formulazioni orali o transdermiche. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 21/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Nell’utilizzo degli oppioidi per via transdermica va considerato che lo spessore della cute, la temperatura corporea e la temperatura esterna possono far variare la biodisponibiltà del farmaco in modo sostanziale. In particolare: - alcuni studi hanno mostrato la comparsa di effetti collaterali gravi (dalla sedazione alla depressione respiratoria) in seguito all’aumento della temperatura esterna o alla vicinanza di fonti di calore31,32,33. - in alcuni casi l’effetto del cerotto dura meno di 3 giorni (in un intervallo compreso tra le 48 e le 60 ore). -l’effetto analgesico persiste per un tempo variabile dopo la rimozione del cerotto. L’FDA e le principali linee-guida comunque evidenziano che la via transdermica non rappresenta la prima scelta per il controllo del dolore cronico oncologico severo, ma una possibile alternativa all’utilizzo della morfina orale nei pazienti con dolore stabilizzato, in particolare in quelli impossibilitati ad assumere una terapia orale. Le principali linee-guida sul dolore oncologico e i documenti di consenso concordano che: - la via orale è quella da preferire nel controllo del dolore oncologico - non raccomandano l’impiego della via transdermica come prima scelta. Il fentanil transdermico viene considerato una efficace alternativa alla morfina orale nei pazienti che presentano un dolore stabilizzato, risulta particolarmente vantaggioso per quei pazienti impossibilitati ad assumere morfina orale, e in alternativa all’infusione sottocute. - l’uso del cerotto di fentanil potrebbe complicare la gestione dei malati con dolore incostante, la cui necessità di un oppioide è fluttuante. - al cerotto di fentanil deve essere sempre associato un oppioide a breve rilascio per il breakthrough pain. Ossicodone cloridrato. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 22/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale L’ossicodone viene metabolizzato a livello epatico ed eliminato per via renale. In presenza di importanti disfunzioni epatiche e renali l’eliminazione di tale farmaco può essere compromessa. Essendo un agonista puro non presenta effetto tetto: la dose può essere aumentata fino al raggiungimento dell’effetto terapeutico. L’ossicodone ha una elevata efficacia, due volte più potente della morfina. Una revisione sistematica ha reperito 5 lavori 34,35,36,37,38 che hanno direttamente confrontato ossicodone a rilascio controllato con altri oppioidi nel controllo del dolore oncologico (di cui 4 vs morfina orale e 1 vs idromorfone, con casistiche da 20 a 101 pazienti e durata da 6 a 18 giorni). I risultati di questi lavori sono stati inoltre combinati in una meta-analisi39, che non rileva differente efficacia e tollerabilità dell’ossicodone rispetto a morfina e idromorfone L’ossicodone è raccomandato dalla EACP come alternativa efficace alla morfina per os. Ci sono attualmente formulazioni a rapida azione (associate o meno a paracetamolo 325 mg) con effetto analgesico di 4-5 ore e formulazioni a rilascio controllato ad azione più lenta (12 ore). Raggiunge lo steady-state in 24 ore. Rispetto alla morfina crea minor nausea/vomito, meno prurito, minor secchezza della bocca, minori allucinazioni. La dose equianalgesica di ossicodone orale è compresa tra metà e due terzi di quella della morfina per os. Di particolare interesse è l’associazione precostituita tra ossicodone a rilascio immediato (510 o 20 mg) e paracetamolo alla dose fissa di 375 mg. L’aasociazione può essere somministrata ogni 4-6 ore. Resta ancora da chiarire il ruolo in terapia di questa associazione: secondo lo studio40 più accreditato tale associazione potrebbe rappresentare, al dosaggio più basso (5 mg), una opzione terapeutica da collocare nel II° gradino OMS. Ciò equivale ad utilizzare basse dosi di morfina (10 mg). Metadone. E’ un farmaco con cinetica complessa. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 23/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Può essere somministrato in caso di insufficienza renale poiché è escreto prevalentemente per via fecale e non ha metaboliti attivi. Richiede una titolazione prudente partendo da dosi molto basse. Il metadone è una alternativa efficace, ma può essere complicato da usare rispetto ad altri oppiacei a causa di marcate differenze interindividuali in termini di emivita plasmatici, di potenza analgesica relativa e di durata d’azione. EACP ne raccomanda l’uso solo da parte di medici esperti. Idromorfone. Non produce metaboliti attivi; il metabolita principale viene inattivato dal fegato ed eliminato per via renale. L’idromorfone è circa 5 volte (da 3 a 7,5) più potente della morfina41. L’idromorfone è uno degli oppioidi alternativi alla morfina in pazienti che hanno bisogno di alte dosi di morfina o che hanno scarsa analgesia ed effetti collaterali e scarsa compliance a somministrazioni ripetute giornaliere di oppioidi. Riassumendo, secondo le raccomandazioni EAPC: • L’oppiaceo di prima scelta per il dolore oncologico moderato-forte è la morfina • La via di somministrazione ottimale della morfina è quella orale. Teoricamente sono richiesti due tipi di somministrazione: quella a rilascio immediato (per induzione della dose corretta) e quella a rilascio modificato (per il trattamento di mantenimento). • Il metodo più semplice per calcolare il dosaggio prevede una dose di morfina a rilascio immediato ogni 4 ore e la somministrazione della stessa dose per le riacutizzazioni dolorose improvvise. Questa dose di “soccorso” può essere data al bisogno, secondo le necessità (anche ogni ora) ed il dosaggio totale quotidiano deve essere valutato attentamente ogno giorno. In seguito, si può aggiustare la dose regolare sommando la quantità totale di morfina “di soccorso”. • Se il dolore ritorna consistentemente prima del momento stabilito per la somministrazione della successiva dose regolare è probabile che quest’ultima vada PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 24/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale incrementata. Di norma, è sufficiente somministrare la morfina a rilascio normale ogni 4 ore e la morfina a rilascio modificato ogni 12-24 ore. Per le dosi “di soccorso” l’approccio più semplice è quello di utilizzare la stessa dose di morfina che si somministra ogni 4 ore. • In caso di uso di morfina a rilascio controllato gli aggiustamenti della dose regolare dovrebbero avvenire a intervalli di almeno 48 ore. • Per i pazienti che ricevono morfina a rilascio immediato ogni 4 ore, l’assunzione di una dose doppia al momento di coricarsi è un sistema semplice ed efficace per evitare di essere svegliati dal dolore. • Se il paziente non è in grado di assumere la morfina per os, la via di somministrazione più valida è quella sottocutanea. Di norma la somministrazione di morfina per via intramuscolare non è consigliata per il dolore oncologico cronico perché la via sottocutanea è più semplice e meno dolorosa. • Il rapporto della potenza relativa media della morfina orale rispetto a quella sottocutanea è 1:2, 1:3 (cioè 20-30 mg di morfina per os sono equianalgesici a 10 mg di morfina sottocutanea). • Nei pazienti che necessitano di morfina parenterale continua, il metodo di somministrazione preferito è l’infusione sottocutanea. • L’infusione endovenosa di morfina potrebbe essere preferibile nei seguenti soggetti: a) nei pazienti con accessi venosi a permanenza; b) nei soggetti con edema generalizzato; c) nei pazienti che sviluppano eritema, irritazioni con la somministrazione sc; d) nei pazienti con circolazione periferica compromessa. • Il rapporto di potenza media della morfina orale rispetto a quella endovenosa è di 1:2, 1:3 • Non è consigliabile somministrare la morfina sublinguale o aerosol perché allo stato attuale non esiste la prova di un vantaggio clinico rispetto alle vie di somministrazione tradizionale. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 25/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” • Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Il fentanil transmucosale orale (OTFC) è un trattamento efficace per le riacutizzazioni dolorose in pazienti stabilizzati con morfina orale o con un oppiaceo alternativo del III° gradino. • Una piccola percentuale di pazienti sviluppa effetti collaterali intollerabili con la morfina orale. In questi casi è consigliabile passare ad un oppiaceo alternativo o cambiare via di somministrazione. • L’idromorfone e l’ossicodone, se disponibili, sono alternative efficaci alla morfina per os in entrambe le formulazioni a rilascio normale o modificato per la somministrazione orale • Il metadone è un’alternativa efficace, ma può essere più complicato da usare rispetto ad altri oppiacei a causa di marcate differenze interindividuali in termini di emivita plasmatici, di potenza analgesica relativa e di durata d’azione. • Il fentanil transdermico è un’efficace alternativa alla morfina orale, ma andrebbe riservato a quei pazienti con esigenze oppiacee stabili. E’ particolarmente utile per i soggetti che non riescono ad assumere la morfina orale, in alternativa alla morfina sottocutanea. • La somministrazione spinale (epidurale ed intratecale) di analgesici associati ad anestetici locali o a clonidina dovrebbe essere presa in considerazione in pazienti che manifestano un’analgesia inadeguata o sviluppano effetti indesiderati intollerabili, nonostante l’uso ottimale di oppiacei sistemici e di non oppiacei. Tabella 6. Equianalgesia; dosi raccomandate Ossicodone orale Morfina orale Morfina parenterale Buprenorfina TTS Buprenorfina s.l Buprenorfina parenterale PDT 064.1 SC Oncologia Medica Dosi/die: mg/die 20-30 mg 40-50 mg 30-60 mg 90 mg 10-20 mg 30 mg 35 µgr/h 52,5 µgr/h 0,4-0,8 mg 1,2 mg 0,3-0,6 mg 0,9 mg Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato 60 mg 120 mg 40 mg 70 µgr/h 1,6 mg 1,2 mg 120 mg 240 mg 80 mg 70x2 3,2 mg 2,4 mg Rev. 1 del 31/12/2009 26/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Ossicodone orale (mg/die) < 44 45-74 75 - 104 105 – 134 135 – 164 165 – 194 195 – 224 225 – 254 Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Morfina orale (mg/die) <88 89 - 148 149 - 208 209 – 268 269 – 328 329 – 388 389 – 448 449 – 508 Direzione Sanitaria Aziendale Fentanil transdermico (µgr/h) 25 50 75 100 125 150 175 200 Gestione del breakthrough pain o del dolore episodico intenso. Il breakthrough pain è un dolore transitorio detto anche episodico intenso, che si manifesta dal 19% al 95% dei pazienti con un dolore cronico di base ben controllato da una terapia analgesica somministrata ad orari fissi. La strategia terapeutica dovrebbe prevedere oltre al trattamento ad orari fissi (terapia di base) quello di eventuali episodi di breakthrough pain (terapia di salvataggio)15. Nella pratica corrente, una frequenza superiore a 2 episodi al giorno di breakthrough pain dovrebbe indurre a riconsiderare la terapia di base e l’eventuale aumento della dose dell’oppioide di almeno 25-30%. Il dolore acuto incidente o da movimento è una forma di breakthrough pain e potrebbe giovarsi di un trattamento preventivo o di farmaci ad immediata biodisponibilità6. Terapia di salvataggio per la breakthrough pain • Se l’oppiode scelto è lo stesso utilizzato per la terapia di base ed è somministrato per la medesima via, calcolare circa il 20% della dose assunta nelle ultime 24 ore13. • Se l’oppioide e/o la via di somministrazione sono diversi: determinare la dose equivalente analgesica della singola somministrazione per quella via, moltiplicarla per il numero di somministrazioni giornaliere, e calcolarne il 20%. Naturalmente la dose va ricalcolata ogni qual volta viene modificata la terapia di base. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 27/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” • Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Il fentanil transmucosale orale (OTFC) è un trattamento efficace per le riacutizzazioni dolorose in pazienti stabilizzati con morfina orale o con un oppiaceo alternativo del III° gradino • I FANS possono rappresentare una alternativa agli oppioidi per il trattamento e/o la prevenzione (dolore incidente) di episodi di breakthrough pain in pazienti che si sono dimostrati responsivi a questi farmaci. Considerazioni conclusive Il dolore oncologico può essere adeguatamente controllato attraverso la strategia farmacologia “a tre gradini” OMS che prevede, in base all’intensità del dolore e alla tollerabilità dei farmaci nel singolo paziente, l’utilizzo di FANS, oppioidi minori e oppioidi maggiori somministrati ad orari fissi più farmaci di salvataggio per il breakthrough pain. L’utilizzo di una scala per la misurazione dell’intensità del dolore è importante per la scelta di una adeguata terapia farmacologia oltre che per la rivalutazione regolare della sua efficacia. La morfina è il farmaco di scelta nel controllo del dolore oncologico di intensità da moderata a severa perché: - è efficace nel controllo del dolore e mantiene la sua efficacia nel tempo - è ben tollerata (effetti collaterali gravi sono limitati e i rischi di dipendenza sono sostanzialmente assenti) - il dosaggio può essere personalizzato (non presenta effetto tetto) - può essere utilizzata per lunghi periodi. La via orale è preferibile in quanto efficace ed agevole. Le vie di somministrazione alternative dovrebbero essere utilizzate nelle situazioni cliniche in cui la via orale è controindicata (es. nausea e vomito, disfagia severa, subocclusione, malassorbimento ecc…). (In particolare la via transdermica è meno flessibile di quella orale considerando il ritardo nella comparsa dell’effetto analgesico e l’effetto persistente dopo la rimozione. Può risultare utile nella gestione di pazienti con dolore stabilizzato ed impossibilità ad assumere farmaci per bocca). PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 28/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale L’ossicodone cloridrato a rilascio prolungato può rappresentare invece una valida alternativa alla morfina orale di pari efficacia e tollerabilità. La strategia terapeutica per il controllo del dolore oncologico dovrebbe prevedere sempre oltre al trattamento ad orari fissi (terapia di base), quello di eventuali episodi di breakthrough pain (terapia di salvataggio). La rotazione degli oppioidi (opioid switching) è la pratica clinica relativa alla sostituzione di un oppioide maggiore con un altro oppioide maggiore nel tentativo di ottenere una migliore analgesia e l’eventuale riduzione degli effetti collaterali e della tossicità. Gli effetti indesirati che impongono una limitazione comportano di solito tossicità a carico del SNC (senso di instabilità, confusione, obnulamento del sensorio, allucinazioni, confusione, spasmi mioclonici) E’ una evidenza clinica che pazienti che hanno una scarsa efficacia analgesica o una scarsa tollerabilità ad un oppioide frequentemente tollerano bene un altro oppioide. Sfortunatamente non è possibile prevedere quale oppioide darà un vantaggio clinico rispetto ad un altro nel singolo paziente. Naturalmente per utilizzare correttamente questa tecnica bisogna considerare i dosaggi equianalgesici dei differenti oppioidi; è indicato peraltro, nel passaggio tra un oppioide ed un altro, ridurre il dosaggio equivalente di circa 1/3, 1/4, rispetto all’oppioide in corso. {Antidoto per la depressione respiratoria in pazienti in trattamento con oppioidi: diluire naloxone 400 ugr in 10 ml di soluzione fisiologica, somministrare 0,5 ml ev ogni 2 minuti fino a respirazione soddisfacente; se necessario praticare ulteriori boli data la breve emivita del naloxone} PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 29/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale 3. DOCUMENTAZIONE DI RIFERIMENTO - 1. Approccio globale al dolore cronico (www.ipocm.ministeosalute.it/resources/static/primopiano/sollievo/opuscolo.doc ultimo accesso: 2 ottobre 2006) - 2. Cherny NI, Portenoy RK in Wall PD, Melzack R: Textbook of pain (pp1017-1064). Chuchill Livingstone, 2003. - 3. Lidstone V et al: Symptoms and concerns amongst cancer outpatients: identifying the need for specialist palliative care. Palliat Med. 2003; 17: 588-595. - 4. Foley KN in Bonica JJ, Ventafridda V.: Advances in pain research and therapy (pp59-75). New York: Raven, 1979. - 5. Portenoy RK, et al: Breakthrough pain: definition, prevalente and characteristics. Pain 1990; 41:273-281. - 6. Cherny NI in Berger AM, Portenoy RK, Weissman DE: Principles and practice of palliative care and supportive oncology (pp 36-38). Lippincot Williams and Wilkins, 2002. - 7. Zeppetella G, et al: Prevalente and characteristics of breakthruogh pain in cancer patients admitted to a hospice. J Pain Symptom Manage, 2000; 20: 87-92. - 8. Bruera E, et al: The use of methylphenidate in patients with incident cancer pain receiving regular opiates. A preliminare report. Pain 1992; 50: 75-77. - 9. Zeppetella G, et al: The pharmacotherapy of cancer-related episodic pain. Export Opinion in Pharmacotheraphy 2003; 4: 493-502. - 10. Zeppetella G el al: Opioids for the management of breakthrough (episodic) pain in cancer patients. The Cochrane Database of Systematic Reviews 2006, Issue 1 Art. No: CD004311 DOI: 10.1002/14651858.CD004311. - 11. Mercadante S., Ripamonti C.: Valutazione, diagnosi e trattamento del dolore da cancro. Masson Milano 2000. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 30/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale - 12. Scottish Intercollegiate Guidelines Network. Control of pain in patients with cancer. SIGN publication No. 44, 2000 (www.sign.ac.uk/guidelines/fulltext/44/ - ultimo accesso: 3 ottobre 2006). - 13. Twycross R.: Pain relief in advanced cancer. Churchill Livingstone, 1995. - 14. Caraceni A, et al: Pain measurement tools and methods in clinical research in palliativa care: recommendations of an Export Working Group of the European Association of Palliative Care. J Pain Symptom Manage 2002; 23: 239-255. - 15. WHO. Cancer pain relief. 2nd Edition. 1986. - 16. Wallenstein DJ, Portenoy RK in Berger AM, Portenoy RK e Weissman DE. Principles & practice of palliative care and supportive oncology (pp. 84-97). Lippincot Williams & Winkins, 2002. - 17. Zech DF, et al: Validation of World Health Organization Guidelines for cancer pain relief: 1 10-year prospective study. Pain 1995; 63: 65-76. - 18. Hanks GW, et al: Morphine and alternative opioids in cancer pain: the EAPC recommendations. Br J Cancer 2001; 84: 587-593. - 19. Ventafridda V, et al: A validation study of the WHO method for cancer pain relief. Cancer 1987; 59: 850-856. - 20. Agency for Healthcare Reserarc and Quality. Evidente Report/Technology Assessment: number 35. 2001 (www.ahrg.gov/clinic/epcsums/canpainsum.htm - ultimo accesso: 3 ottobre 2006). - 21. Maltoni M, et al: A validation study of the WHO analgesic ladder: a two-step vs three-step strategy. Support Care Cancer 2005; 13: 888-894. - 22. Wiffer PJ, et al: Oral morphine for cancer pain. The Cochrane Database of Systematic Reviews 2003, Issue 4. - 23.Porte J, et al.: Addiction rare in patients treated with narcitics. N Engl J Med. 1980; 302:123. - 24. Jennings AL, et al: Opioids for the palliation of breathlessness in terminal illness. The Cochrane Database of Systematic Reviews 2001, Issue 3. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 31/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale - 25. Abernethy AP, et al: Randomised, double blind, placebo controlled crossover trial of sustained release morphine for the management of refractory dyspnoea. BMJ 2003; 327: 523-528. - 26. Hogan Q, et al: Epidural opiates and local anesthetics for the management of cancer pain. Pain 1991; 46: 271-279. - 27. Kalso E, et al: Epidural and subcutaneous morphine in the management of cancer pain: : a double-blind cross-over study. Pain 1996; 67: 443-449. - 28. Ahmedzai S, et al: Transdermal fentanyl versus sustained-release oral morphine in cancer pain: preferente, efficacy, and quality of life. The TTS-Fentanyl Comparative Trial Group. J Pain Symptom Manage 1997; 13: 254-261. - 29. Van Seventer R, et al: Comparison of TTS-fentanyl with sustained-release oral morphine in the treatment of patients non using opioids for mild-to-moderate pain. Curr Med Res Opin 2003, 19: 457-469. - 30. Wong JO, et al: Comparison of oral controlled-release morphine with transdermal fentanyl in terminal cancer pain. Acta Anaestesiol Sinica 1997; 30: 25-32. - 31. Carter KA. Heat-associated increase in transdermal fentanyl absorption. Am J Health-Syst Pharm 2003; 15: 191-192. - 32. Newshan G: Heat-related toxicity with the Fentanyl Transdermal patch. J Pain Symptom Manage 1998; 16 (5): 277-278. - 33. Frolich M, et al: Opioid overdose in a patient using a fentanyl patch durino treatment with a warning blanket. Anesth Analg. 2001; 93: 647-648. - 34. Kalso E, et al: Morphine and oxycodone hydrochloride in the management of cancer pain. Clin Pharmacol Ther 1990; 47: 693-646. - 35. Mucci-Lorusso P, et al: Controlled release oxycodone compared with controlled release morphine in the treatment of cancer pain: a randomized, double-blind, parallelgroup study. European Journal of Pain 1998; 2: 239-249. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 32/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale - 36. Bruera E, et a.: Randomized, double-blind, crossover trial comparino safety and efficacy of oral controlled release oxycodone with controlled release morphine in patients with cancer pain. J Clin Oncol 1998; 16: 3222-3229. - 37. Hagen NA, et al: Comparative clinical efficacy and safety of a novel controlled release oxycodone formulation and controlled release hydromorfone in the treatment of cancer pai. Cancer 1997; 79: 1428-1437. - 38. Heiskanen T, et al: Controlled release oxycodone and morphine in cancer related pain. Pain 1997; 73: 37-45. - 39. Reid CM, et al: Oxycodone for cancer-related pain. Meta-analysis of randomized controlled trias. Arch Intern Med 2006; 166: 837-843. - 40. De Conno F, et al: A clinical study on the use of codeine, oxycodone, dextropropoxyphene, buprenorphine and pentazocine in cancer pain. J Pain Symptom Manage 1991; 6: 423-427. - 41. Quigley C: Hydromorphone for acute and chronic pain (Review). Cochrane Database of Systemic Reviews. Issue 1, 2002. - 42. Bandieri E, Formoso G, Magrini N, Magnano L, Maltoni M, Marata AM, Ripamonti C: Morfina orale e altri oppioidi nel dolore oncologico. Terapie consolidate negli adulti e novità. Pacchetti informativi sui farmaci 2006; 2: 1-16. - Procedure di Sistema della Qualità Aziendale (P1-P14; M 4.1) - JCI Standard per Ospedali e per la Sicurezza del paziente Maggio 2008 - Comunicazioni Direzione Sanitaria - Manuale della Cartella Clinica seconda edizione 2007-Regione Lombardia - Decreto della Regione Lombardia DRL 90014 del 20.2.2009 - Legge sulla Privacy art. 13 del Dlgs. 196/2003 - Modello di consenso per il trattamento dei dati sensibili - Modello di consenso informato per le procedure diagnostiche e terapeutiche - Istruzioni operative della SC di Oncologia Medica e Macroattività Cure Palliative PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 33/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale - Scheda di diagnosi e procedure (Prodotta attraverso programma Monitor presente sui PC nelle sale mediche e conservata in copia in cartella clinica) - Cartella Clinica Integrata - Programma Monitor - Linee guida AIOM 2009 - Linee Guida NCCN 2009 - Disegno di legge N. 1771 16/9/2009 - G W Hanks, F de Conno, N Cherny, M Hanna, E Kalso, H J McQuay, S Mercadante, J Meynadier, P Poulain, C Ripamonti, et al: Morphine and alternative opioids in cancer pain: the EAPC recommendations. British Journal of Cancer 84, 587-593 (27 February 2001). 4. RESPONSABILITA’ Coordinatore del personale infermieristico (AFD): • Coordina le informazioni in entrata/uscita relative ai pazienti ricoverati, è a disposizione dei pazienti e dei famigliari per informazioni • Gestisce, insieme al medico di settore, la lista di attesa per l’ammissione al reparto di Cure Palliative • Espleta le attività burocratiche relative alle degenze in collaborazione con il medico • È responsabile dell’archiviazione e conservazione dei dati • È responsabile dell’ottimizzazione e dell’integrazione delle risorse umane disponibili • Valuta le prestazioni del personale assegnato • È responsabile della gestione dei sistemi di monitoraggio dei processi e dei risultati • È responsabile della gestione delle risorse materiali (ordini approvvigionamento, stoccaggio, conservazione di materiali ed alimenti, richieste e verifiche manutenzione ordinaria – straordinaria delle apparecchiature) • È responsabile delle rilevazioni dei bisogni formativi ed organizzativi, del sostegno dell’equipe, delle motivazioni, dello sviluppo professionale di ciascuno PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 34/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Medico di settore: • È responsabile della gestione della lista di attesa per l’ammissione al reparto • Garantisce l’attività clinica assicurando continuità terapeutica. In particolare è responsabile dello sviluppo ordinato di tutto il percorso diagnostico-terapeutico • Supporta l’equipe nella gestione del paziente e della famiglia Infermiere: • Elabora il piano di assistenza: pianifica, conduce e valuta gli interventi assistenziali in accordo con il medico di settore • Attua interventi di educazione sanitaria al paziente ed alla famiglia qualora ne identifichi la necessità • Agisce sia individualmente sia in collaborazione con gli operatori sanitari e sociali • Garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche Operatore di supporto: • Soddisfa i bisogni primari della persona in collaborazione/su indicazione/con supervisione del personale infermieristico secondo il piano di assistenza concordato • Favorisce il benessere e l’autonomia degli utenti • Eroga aiuto domestico/alberghiero PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 35/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale 5. FLOW CHART DELLE ATTIVITA’ E SUBATTIVITA’ VALUTAZIONE PROPOSTA DI RICOVERO UO CURE PALLIATIVE MMG ALTRE UU OO ALTRI OSPEDALI NO CRITERI L.A. SODDISFATTI PROPOSTA NON ACCOLTA ADI SI INSERIMENTO IN LISTA ATTESA SI POSTO LETTO NO GESTIONE LISTA D’ATTESA RICOVERO VALUTAZIONE CLINICA IDENTIFICAZIONE DIAGNOSI DI INGRESSO PERCORSO E PROGETTO DI CURA TERAPEUTICI OBIETTIVO RAGGIUNTO NO SI DIMISSIONE FOLLOW UP AMBULATORIO/DH PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 36/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale 6. STEP DEL PERCORSO Step 1: valutazione della proposta di ricovero ed eventuale inserimento lista d’attesa per il ricovero presso il reparto di Cure Palliative secondo le modalità esplicitate nella IO 64.4. La proposta di ricovero riguarda il paziente con sintomatologia critica dolorosa non controllata: - al domicilio, su richiesta del MMG - in ADI, su richiesta del MMG - ricoverato presso altre UU OO o atri ospedali su richiesta del medico di reparto - al domicilio nell’ambito del follow - up presso l’U.O. di Cure Palliative, su richiesta del medico di settore ed in accordo con il MMG. a. Se i criteri sono soddisfatti si procede con l’inserimento della proposta di ricovero in lista d’attesa. b. e i criteri non sono soddisfatti la proposta di ricovero non viene accettata; tale esito viene comunicato al medico proponente, al paziente e/o ai suoi familiari. Step 2: valutazione della disponibilità del posto letto in reparto a. se vi è disponibilità del posto letto, il paziente viene contattato dall’l’Infermiera Coordinatrice per il ricovero; b. se non vi è disponibilità del posto letto la proposta di ricovero rimane all’interno della lista d’attesa fino a quando non si verificherà la disponibilità del posto letto; in tal caso e solo per il paziente al domicilio, è previsto che il medico di reparto o l’Infermiera Coordinatrice stabiliscano un contatto telefonico con il paziente e/o con i parenti per il monitoraggio delle condizioni cliniche in accordo con il medico curante. Step 3: ricovero in reparto e valutazione clinica Il paziente viene ricoverato in reparto secondo quanto dettagliatamente descritto nella PP64 e nella IO 64.5. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 37/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Il paziente viene valutato dal medico di settore; nel caso in cui il motivo del ricovero sia il dolore oncologico non controllato viene richiesta anche la valutazione del medico anestesista, specialista nella ”terapia del dolore”. Il dolore viene quindi valutato in base alla sua patogenesi, alla topografia e alla cronologia: Definizione patogenetica Dolore nocicettivo: Dolore non nocicettivo: • Somatico superficiale (cutaneo e mucoso). • Neuropatico (da lesione delle strutture nervose). • Somatico profondo (ossa, articolazioni, tendini, • Periferico. legamenti, ecc.). • Viscerale. • Centrale. • Neurogeno (nerve trunk pain) da flogosi nervosa. Psicogeno (di riscontro eccezionale nel paziente oncologico). Misto (inteso come dolore che riconosca più meccanismi patogenetici di base, tra quelli precedentemente descritti). Topografia • Sedi. • Irradiazione. • Proiezione. Cronologia • Modalità di esordio. • Durata. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 38/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” • Variazioni dell’intensità Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative (esacerbazioni col movimento/respiro Direzione Sanitaria Aziendale profondo/torchio addominale) • Periodicità (periodico e senza remissioni). • Continuità-intermittenza. Viene eseguita una ulteriore valutazione in relazione alle caratteristiche del dolore: • Dolore incidente (sinonimo: Incident / dinamico), intendendo come tale il dolore che compare in seguito a modifica posturale. • Breakthrough pain (o DEI cioè dolore episodico intenso). Intendendo come tale il dolore che compare in modo intervallare senza chiari rapporti causali, nei pazienti nei quali è già in atto un trattamento con oppioidi in grado di controllare la sintomatologia di base. In reparto è prevista anche la valutazione soggettiva del dolore; questa viene eseguita mediante 3 valutazioni quotidiane per mezzo della Numerical Rating Scale (NRS) che rileva l’intensità del dolore a riposo e al movimento riferite dal paziente e annotate sulla scheda termometrica da parte dell’infermiere secondo quanto specificato nella IO 64.4. Step 4: identificazione della diagnosi di ingresso In base a quanto detto negli step precedenti viene formulata la diagnosi di ingresso, nel caso specifico, del tipo di dolore, delle sue caratteristiche e della sua eziopatogenesi. Step 5: identificazione del percorso e del progetto di cura. Questo step prevede: • che vengano elaborate una o più strategie terapeutiche, adeguandole nel tempo all’evoluzione della patologia. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 39/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” • Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale di approfondire il livello di consapevolezza del paziente in relazione alla diagnosi e alla prognosi. • di identificare il/i familiare/i caregiver o, in assenza, una figura di riferimento per il paziente con la quale approfondire il livello di consapevolezza in relazione alla diagnosi e alla prognosi del paziente. • che il medico di settore e l’anestesista collaborino con gli altri specialisti e con il medico di medicina generale e territoriale, per le problematiche attinenti al dolore, concordando con il paziente il piano terapeutico e informando gli altri Colleghi interessati. • la scelta della/e metodica/e terapeutica/e, a parità di risultati attesi in base all’EBM e alle valutazioni cliniche, devono essere utilizzate: • quelle meno invasive; o quelle gravate da minori effetti collaterali; o le metodiche terapeutiche più gradite al paziente; o le meno costose. Fa seguito una proposta di atteggiamento farmacologico e non, nei confronti delle più frequenti situazioni di dolore sia nel paziente degente. Paziente con dolore somatico/viscerale NRS: 1 – 3: • paracetamolo x os / ev max 4 gr/die • ibuprofene 600 mg x 3 /die; max 1.8 gr /die • diclofenac x os max 150 mg /die N.B. utilizzare i FANS a cicli di 15 gg associando gastroprotezione (inibitori pompa protonica). Limitare ed evitare in pazienti: età > 60 aa, gastropatici, insuff. renale, ipovolemia, terapia in atto con ciclosporina, cisplatino e chemioterapici escreti per via renale. Solo per i pazienti in cui si renda strettamente necessario l'impiego di FANS per via ev è possibile utilizzare per brevi periodi di tempo e con le opportune cautele: PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 40/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative • ketoprofene 100 mg 1 fl ev • ketorolac 10-30 mg ev (per non più di 5 giorni consecutivi) Direzione Sanitaria Aziendale Se insufficiente analgesia dopo 2 farmaci in successione o dopo 30’ passare a: • paracetamolo + codeina x os max 8 cpr/die (= 4 gr paracetamolo) • tramadolo ev lenta (15’) diluita in 100 ml di soluzione fisiologica, max 400 mg/die • tramadolo + ibuprofene/ketoprofene Ottenuto il dosaggio giornaliero efficace calcolare e prescrivere sempre una dose supplementare. Paziente con dolore somatico/viscerale con dolore costante e NRS > 4: Se gia’ in trattamento con oppioidi Utilizzare le rescue dose più sotto riportate e rivalutare dopo 24h; se n° rescue dose > 4 /die aumentare posologia giornaliera dell’oppioide principale. Se naive agli oppioidi Somministrare morfina cloridrato 2 mg ev ogni 10’ fino a NRS 3 moltiplicare il dosaggio totale somministrato per 2 max 3 ottenendo così la posologia orale di mantenimento di morfina solfato pronta e poi convertire negli oppioidi a lunga durata d’azione qui sotto riportati secondo tabella rotazione oppioidi e prescrivere la rescue dose con oppioidi a rilascio rapido più appropriata. Indicativamente le dosi minime di partenza per ogni oppioide sono: • morfina solfato per os in cp 10 mg/ die • ossicodone CR 10 mg per os x 2 / die • fentanyl TTS cerotto 25 mcg / 72 h (escludere se febbre elevata/sudorazione abbondante) PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 41/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” • Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale buprenorfina TTS cerotto 35 mcg / 72h (escludere se febbre elevata/sudorazione abbondante) La dose dell’oppioide dipende comunque dalla dose di morfina ev richiesta dal singolo paziente secondo la titolazione eseguita. L’uso della via di somministrazione transdermica è riservata ai pazienti per i quali la via orale non può essere praticata o sulla base di altre considerazioni cliniche Rescue dose ripetibile fino a NRS 3: • morfina cloridrato ev 2 mg ogni 10’ • morfina solfato RS per os in gtt/fiale 5-10 mg ogni 20’ • ossicodone 5 mg + paracetamolo 325 mg per os ogni 4 h Dolore episodico intenso Somministrare fentanyl citrato per mucosa orale 200 mcg ripetibile dopo 15’ allo stesso dosaggio, se insufficiente al successivo episodio somministrare 400 mcg. Valutare livello sedazione, frequenza respiratoria, nausea,vomito e prurito. Rivalutazione dopo 24 h (48 h per oppioidi transdermici la cui concentrazione minima efficace si raggiunge dopo 17-24 h dall’applicazione del cerotto): • se NRS immodificato o il n° rescue dose è > 4 /die aumentare la posologia dell’oppioide di base; • se NRS dimezzato, calcola la dose totale in 24 h sommando oppioide di base e rescue dose e fraziona in nel n° di somministrazioni /die necessarie a sec. dell’oppioide usato. PDT 064.1 SC Oncologia Medica Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31/12/2009 42/46 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Paziente ricoverato già in terapia con oppioidi forti e dolore incostante con intensità NRS > 7: • Patient Controlled Analgesia (PCA): morfina ev bolo 2 mg/lock-out 8 min/max 30 mg in 4h • PCA: fentanyl ev bolo 100 mcg/lock-out 5 min/max 0.3 mg ogni 4 h Iniziare con bolo/i ev dell’oppioide prescelto fino a NRS 3 quindi avviare pompa PCA e regolare nei controlli successivi il dosaggio max in 4/h fino a personalizzarlo. L’utilizzo della PCA richiede una sorveglianza stretta da parte del personale dell’Anestesia. Paziente con effetti collaterali intollerabili e/o tolleranza all’oppioide: rotazione di via e oppioidi Cambio via di somministrazione e rapporti di equianalgesia. Paziente con effetti collaterali intollerabili o dolore neurogeno da compressione: Per distretto toraco / lombare / sacrale: • se dolore costante associare gabapentin secondo schema: 1° giorno 300 mg alle 20, 2° - 3° g 300 mg alle 8 e 20, 4°-7° giorno 300 mg x 3 /die fino ad arrivare a 1800-3200 mg/die se necessario e tollerato. • nei paz. intolleranti a gabapentin passare a pregabalin con schema : 1°-2° g: 75 mg x 2/die ; 3°- 5° g: 150 mg x 2 /die; se necessario e tollerato raggiungere 600 mg/die • inoltre se dolore prevalentemente notturno associare alla sera da 3 a 7 gtt di amitriptilina per os oppure clonazepam 5-7 gtt la sera. Per distretto cefalico-trigeminale: • carbamazepina / oxacarbazepina a dosaggio incrementale x 3 volte /die fino a 6001200 mg /die. PDT 064.1 Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31 dicembre 2009 43/45 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale Valutazione dell’anestesista • blocco regionale analgesico diagnostico/terapeutico • infusione continua in peridurale di anestetico locale e/o oppioide tramite elastomero. Dolore non trattabile e/o effetti collaterali intollerabili (aspettativa di vita > 4 mesi): • Test single-shot iniezione subaracnoidea di morfina 0.2-2 mg / die • Pompa impiantabile subaracnoidea con morfina a posologia settimanale di 0.1-10 mg /die. Step 6: valutazione dell’efficacia del trattamento mediante l’esame clinico e la rilevazione quotidiana del dolore. • Se viene raggiunto il controllo del dolore il paziente viene dimesso, compatibilmente alle sue condizioni cliniche. • Se non viene raggiunto un adeguato controllo del dolore si apportano eventuali modifiche al trattamento e/o si procede ad eseguire ulteriori indagini diagnostiche specialistiche e si richiede l’ulteriore valutazione del terapista del dolore. Step 7 e 8: Dimissione Il paziente viene dimesso secondo quanto espresso nella PP64 e nella IO 64.11. La dimissioni può avvenire: • con reinvio del paziente al domicilio e l’indicazione ad eseguire controlli di follow up presso l’Ambulatorio/DH dell’UO, con la supervisione del medico curante. • con reinvio del paziente al domicilio ed attivazione dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) nel caso di pazienti non più autonomi che necessitano di cure al domicilio, con la supervisione del medico curante. Le due modalità di dimissione permettono al paziente di restare all’interno della rete delle cure palliative e di poter essere nuovamente inserito in lista d’attesa per il ricovero nel caso di peggioramento clinico. PDT 064.1 Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31 dicembre 2009 44/45 FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO “SAN MATTEO” Percorso diagnostico terapeutico per il paziente oncologico in stadio avanzato con sintomatologia dolorosa che accede alle macroattività di cure palliative Direzione Sanitaria Aziendale 7. INDICATORI DI PERFORMANCE E DI PROCESSO Indicatori di processo - tempo medio di attesa prima del ricovero in reparto di Cure Palliative (pazienti ricoverati negli ultimi sei mesi) - numero totale di pazienti ricoverati (negli ultimi sei mesi) - rispetto delle priorità di accesso codificate Indicatori di esito clinico: - Esito terapeutico: adeguato controllo dei sintomi presenti al ricovero (es. dolore percepito: N° pazienti con dolore inferiore o uguale a 4 dopo trattamento antalgico/ N° totale di pazienti con dolore, trattati) Indicatori di confort: - Gradimento dell’assistenza ricevuta: N° pazienti (%) ricoverati in 6 mesi con grado di soddisfazione maggiore o uguale a x. PDT 064.1 Protocollo per il paziente oncologico in stadio avanzato Rev. 1 del 31 dicembre 2009 45/45