Regione Autonoma della Sardegna
Assessorato dei Lavori Pubblici
Servizio Tutela e Difesa del Suolo
Consorzio Bonifica
Sardegna Centrale
Interventi per la mitigazione del rischio idraulico nel
bacino del rio Posada a valle della diga di Maccheronis
1° Stralcio
PROGETTO ESECUTIVO
Elaborato F
RELAZIONE PAESAGGISTICA
Collaboratori
dott.ssa E. Pusceddu
dott.ssa T. Isoni
L’Ufficio Tecnico consortile
dott. ing. Sebastiano Bussalai
ottobre 2009
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
INDICE
PREMESSA
1
1. IL CONTESTO PAESAGGISTICO
2
1.1 Ambito costiero N. 20 – Monte Albo ................................................................. 2
1.2 Configurazione geologica e caratteri geomorfologici ...................................... 3
1.3 Flora e fauna..................................................................................................... 4
1.4 Appartenenza a sistemi naturalistici (biotopi, riserve, parchi naturali,
boschi)............................................................................................................... 6
1.5 Sistemi insediativi storici .................................................................................. 7
1.6 Il paesaggio agrario.......................................................................................... 8
2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELL’AREA D’INTERVENTO E
10
Inquadramento geografico.............................................................................. 10
Finalità dell’intervento ................................................................................... 10
Le opere in progetto ........................................................................................ 11
Organizzazione del cantiere............................................................................ 16
DESCRIZIONE DELLE OPERE
2.1
2.2
2.3
2.4
3. IL QUADRO NORMATIVO
17
4. RELAZIONI RISPETTO AGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE
19
4.1 Relazioni col Piano Paesaggistico Regionale................................................. 19
4.2 Relazioni col Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico............................... 21
4.3 Relazioni col Piano Regolatore Generale di Posada...................................... 22
4.4 Relazioni col Piano di Fabbricazione di Torpè .............................................. 22
5. AUTORIZZAZIONI
23
5.1 Autorizzazioni ottenute in fase di progettazione preliminare ......................... 23
5.2 Autorizzazioni da ottenere in fase di progettazione definitiva ........................ 24
6. IMPATTI SUL PAESAGGIO
25
6.1 Impatti in fase di cantiere ............................................................................... 25
6.2 Impatti dopo l’intervento................................................................................. 27
6.3 Misure di mitigazione...................................................................................... 28
ALLEGATO 1
SIMULAZIONE FOTOGRAFICA DEGLI INTERVENTI
30
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
PREMESSA
La presente relazione correda l'istanza di autorizzazione paesaggistica, ai sensi
dell’art. 159, comma 1 e 146, comma 2, del Codice dei beni culturali e del
paesaggio 1 , del progetto relativo agli Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nel bacino del rio Posada a valle della diga di Maccheronis Posada. 1°
stralcio”.
L’obiettivo dell’intervento è quello di garantire la sicurezza delle popolazioni e delle
attività produttive dal rischio di alluvione causato dal sormonto, con possibile
distruzione, degli argini esistenti a protezione degli abitati di Torpè e Posada in
occasione di eventi estremi quali quelli aventi tempi di ritorno di 200 anni.
Con le somme disponibili per questo primo stralcio funzionale è stata data priorità
alla realizzazione di opere che consentano la protezione del centro abitato di Torpè
salvaguardando la vita umana rispetto ad ogni altro elemento a rischio.
In particolare il progetto prevede la realizzazione della quasi totalità dell’intervento di
adeguamento e rafforzamento arginale in destra idraulica. In questa fase progettuale
è inoltre prevista la completa eliminazione di tutti i rifiuti presenti in alveo.
La presente relazione è stata redatta con le modalità indicate sul D.P.C.M. 12/12//2005
pubblicato sulla G.U. n. 25 del 31 gennaio 2006.
1
D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
1
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
1.
1.1
IL CONTESTO PAESAGGISTICO
Ambito costiero N. 20 – Monte Albo
L’area in esame appartiene all’ambito paesaggistico n.20 caratterizzato dalla presenza
del mare, della spiaggia, della foce del Rio Posada con il suo stagno e del rilievo del
Monte Albo.
Area d’intervento
Figura 1: ambito paesaggistico N. 20 - Monte Albo
La struttura dell'Ambito è definita dalla bassa valle del Fiume Posada e dalla
dominante ambientale dei rilievi calcarei del Monte Albo, che separa i due grandi
corridoi vallivi del Posada e del Rio di Siniscola, attraverso i quali, dai territori interni
di Lodè, Lula, Onanì e Bitti si accede alle piane alluvionali della fascia costiera.
Il sistema insediativo fluviale del Fiume Posada allinea lungo la riva destra i centri di
Torpè e Posada, localizzati sulle estreme propaggini del Monte Idda. Le foci generano
un complesso ecosistema di zone umide litoranee, sui margini meridionali del quale
s'insediano i nuclei insediativi di Monte Longu e San Giovanni.
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
2
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
A ridosso dei ripidi versanti sud-orientali del Monte Albo, si sviluppa sulla fascia
pedemontana il centro urbano di Siniscola, collegato alla costa attraverso le direttrici
per il nucleo portuale di La Caletta e il nucleo storico di Santa Lucia.
La fascia Costiera si sviluppa, da Punta la Batteria e dalla Riviera dei Pini a nord, con
una successione di sistemi di spiaggia, intervallati dalle emergenze di monte Orvili, La
Caletta, Punta Santa Lucia, s'Ena 'e sa Chitta e Isola Ruja, che introducono ai sistemi
dunali e al promontorio di Capo Comino, estremo meridionale dell'Ambito di
paesaggio.
L'Ambito è attraversato da sudovest a nordest dal corridoio della SS 131 DCN, nel
tratto da Nuoro a Olbia, che con la SP 3 e la SP 38 realizza un anello viario intorno al
Monte Albo, connettendo Siniscola con i centri interni di Lula, Onanì e Bitti. Lungo la
costa in direzione nord sud si estende l’Orientale sarda (SS 125), che nel tratto Orosei,
Siniscola, Budoni, connette gli insediamenti costieri.
1.2
Configurazione geologica e caratteri geomorfologici
L’assetto geologico del territorio è caratterizzato da un basamento di scisti cristallini,
graniti e migmatiti al di sopra dei quali poggiano rocce sedimentarie ed effusive del
Paleozoico superiore, del Mesozoico medio e superiore, del Terziario e del
Quaternario.
Più in particolare, dalla pianura costiera di Posada e Siniscola, prolungatisi verso
l’interno con la Pianura di Torpè (fiume Posada) e con la pianura ove scorre il Rio
Siniscola fino ai rilievi collinari dell’entroterra, le formazioni prevalenti sono quelle
sedimentarie da cui spuntano qua e là lembi più o meno estesi di rocce metamorfiche;
queste ultime affiorano prevalentemente nell’entroterra andando a costituire, anche
insieme alle rocce ignee, i rilievi collinari del territorio nuorese.
All’interno della bassa valle del rio Posada e lungo la fascia costiera, lo zoccolo
cristallino è pressoché ricoperto da sedimenti legati a differenti ambienti di
sedimentazione che si sono impostati dal Terziario superiore al Quaternario recente e
che sono strettamente legati alla evoluzione della bassa valle del rio Posada. Il
territorio fa parte di un articolato sistema costiero, piuttosto eteregeneo e complesso
nei caratteri morfologici che derivano da un insieme di fenomeni geostrutturali e
geomorfologici impostatisi dal Terziario, su cui si sono sovra-impressi i fenomeni
geodinamici e geomorfologici del Plio-Quaternario, che hanno delineato un litorale di
costa bassa prevalentemente detritico-sabbiosa, movimentata dalla presenza di un
sistema lagunare, zone di impaludamento e modesti campi dunali. La costa bassa,
trova un certa continuità altimetrica verso l’entroterra nei bassi morfologici di
impostazione tettonica, occupati da materiali alluvionali pleistocenici e olocenicoattuali, da superfici sub-pianeggianti dei depositi colluviali, frammisti ai detriti eluviali
che limitano gli scarsi affioramenti di rocce metamorfiche.
Il bacino del fiume Posada, alla foce di Orvile, ha un’estensione di circa 680 km2 con
un’asta fluviale lunga oltre 88 km. Il corso d’acqua è interrotto da uno sbarramento
artificiale, sorto il località Maccheronis, in agro di Torpè, che permette un volume
utile di regolazione di circa 25 Mm3.
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3
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
La parte montana del bacino idrografico, sottesa dalla diga di Maccheronis, ha
un’estensione complessiva di circa 605 km2 ed è costituita dall’unione di due
sottobacini indipendenti: quello del fiume Posada e quello del rio Mannu di Bitti.
Il Fiume Posada, dopo un lungo percorso nel basamento cristallino e al limite del
massiccio calcareo del M.te Albo, si è costruito nell’asta terminale un’ ampia pianura
alluvionale che solca attraverso un percorso che più volte ha mutato nel tempo.
Divagazioni del basso corso, di una certa entità, sono documentati già nel 1832. In
quella occasione un evento di piena costrinse il rio Posada ad abbandonare il suo corso
per scorrere più a sud in corrispondenza dell’attuale canale Santa Caterina.
Attualmente la piana del fiume Posada, nonostante siano state realizzate a partire dagli
anni 30 delle arginature a protezione dell’abitato di Torpè e di Posada, resta una delle
aree a maggior rischio idraulico. Il potenziale dissesto idrogeologico, nella parte
terminale del bacino idrografico, è da ricercare nella vulnerabilità degli argini attuali,
che risultano sottodimen-sionati e in molti tratti, strutturalmente inefficaci a contenere
una piena di grosse proporzioni.
Il Tratto d’alveo interessato dagli interventi, si presenta nella parte mediana con un
tracciato anastomizzato, formato cioè al suo interno da isole (parzialmente stabili) che
dividono il corso sostanzialmente in due canali meandriformi interconnessi tra loro.
Tale isole possono essere sommerse durante gli eventi di piena del corso d’acqua e
essere ridefinite durante il processo di magra. Queste forme sono tipiche dei tratti
fluviali con basse pendenze e aventi granulometrie di sedimenti poco elevati. La loro
presenza può provocare, durante eventi di normale piena, problemi momentanei alla
“normale” funzionalità idraulica e favorire divagazioni di difficile previsione
all’interno del letto del fiume.
1.3
1.3.1
Flora e fauna
Flora
L’area oggetto di studio dal punto di vista climatico è inquadrabile nella fascia
mediterranea arida o termomediterranea, caratterizzata da piovosità concentrata
soprattutto in autunno con minimi primaverili ed estivi.
La zona fitoclimatica è quella del Lauretum, sottozona calda, con temperatura media
annua da 15° a 23°C, temperatura media del mese più freddo maggiore di 7 °C e
media dei minimi minore di – 4 °C, precipitazioni medie annue tra 350 e 600 mm e
lunghezza del periodo secco da 120 a 165 giorni. La vegetazione “climax” è
rappresentata dall’oleo-ceratonieto con Olivo selvatico (Olea europaea L. var.
Sylvestris), Lentisco (Pistacia lentiscus L.), Carrubo (Ceratonia siliqua L.).
Diffusamente prevale la macchia mediterranea a dominanza di lentisco ma senza
individui arborei. Essa è originata dalla foresta mediterranea sempreverde a seguito di
ripetute azioni di disturbo antropico (incendio, pascolo eccessivo e tagli frequenti).
Tale tipo di macchia è una formazione molto termofila, diffusa nelle zone litoranee.
Questa vegetazione entra in contatto con un’altra vegetazione tipica degli ambienti
mediterranei ma che si ritrova localizzata negli alvei fluviali. È questa la vegetazione
ripariale formata da specie in grado di tollerare diversi gradi di umidità.
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
4
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
Nell’area oggetto d’intervento, da una prima osservazione generale, si evince che
l’aspetto floristico è in apparenza uniforme e monotono ma in realtà diverso nella sua
biodiversità e nelle cenosi proprie degli ecosistemi delle zone umide ma anche e
soprattutto per l’effetto dell’eccessiva antropizzazione di queste aree. Troviamo
associazioni tipiche dell’ambiente ripariale come la Nerio-Tamaricetea e la Salicetea
Purpurea. Tra le specie indicatrici di queste classi abbiamo la Tamerice africana
(Tamerix africana), l’Oleandro (Nerium oleander), l’Agnocasto (Vitex agnus castus) e
diverse specie di salici quali il salice bianco (Salix alba L.), il salice rosso (Salix
purpurea L.). Sporadicamente sono presenti l’Ontano nero (Alnus glutinosa L.), il
Pioppo nero (Populus nigra L.). Tra le specie erbacee ritroviamo la Felce aquilina
(Pteridium aquilinum), il Rovo comune (Rubus ulmifolius), il Finocchio selvatico
(Foeniculum vulgare), la Cardogna comune (Scolymus hispanicus), Viperina azzurra
(Echium vulgare L.), Bietola comune (Beta vulgaris), Camomilla fetida (Anthemis
cotula), Enula viscosa (Inula viscosa), Cicoria comune (Cichorium intybus L.), Carota
selvatica (Daucus carota), il Cardo saettone (Cardus pycnocephalus L.), il Malvone
maggiore (Lavatera maggiore), Dafne Gnidio (Daphne gnidium), l’Avena selvatica
(Avena factua), Canna domestica (Arundo donax), Cannuccia (Phragmites australis).
Nel tratto iniziale in prossimità del centro abitato di Torpè fino alla strada statale 131
le specie che predominano sono essenzialmente boscaglie costituite da Salix sp.,
Rubus sp., Tamarix sp. riconducibili agli stadi della serie di vegetazione 3.26.
Sporadicamente sono presenti, lungo l’argine, il pioppo nero e qualche esemplare di
ontano nero. In prossimità e all’interno dell’alveo è frequente la presenza di specie
mesofile come i pragmateti, (con Phragmites australis) che in situazioni di minor
naturalità ed in presenza di un’elevata trofia delle acque lasciano il posto all’Arundo
donax, specie fortemente nitrofila. Negli spazi aperti ed in prossimità degli argini
troviamo specie erbacee come la Felce aquilina (Pteridium aquilinum), il Rovo
comune (Rubus ulmifolius), il Finocchio selvatico (Foeniculum vulgare), la Cardogna
comune (Scolymus hispanicus), Viperina azzurra (Echium vulgare L.), Bietola comune
(Beta vulgaris), Camomilla fetida (Anthemis cotula), Enula viscosa (Inula viscosa),
Cicoria comune (Cichorium intybus L.), Carota selvatica (Daucus carota), il Cardo
saettone (Cardus pycnocephalus L.), il Malvone maggiore (Lavatera maggiore),
Dafne Gnidio (Daphne gnidium), l’Avena selvatica (Avena factua).
Nel tratto di fiume in prossimità delle S.S. 131 e 125 la vegetazione è rappresentata
per lo più da specie erbacee riscontrabili in aree degradate e da esemplari arborei o
arbustivi singoli o in piccoli gruppi delle specie succitate.
In prossimità della foce, in località “Iscraios”, ritroviamo specie come Spartina
junceum (il suo fitto apparato stolonifero trattiene limi, consolida ed innalza il terreno
favorendo lo sviluppo di altre specie tipiche), Juncus acutus. L’apporto delle acque
dolci favorisce lo sviluppo di specie mesofile come i pragmateti, (Phragmites
australis, Phragmitetum communis) e specie fortemente nitrofile come Arundo donax;
ritroviamo inoltre Arthrocnemum glaucum, Artemisia arborescens (assenzio
arbustivo), piccoli alberi di Tamarix africana costituenti popolamenti dominanti
facilmente evolvibili alla naturalità, Halimione portulacoides, Ruppia marittima,
Avena factua, Lagarus ovatus, Phleum pratense (coda di topo), Rumex acetosa (erba
brusca), Petroselinum crispum (prezzemolo), Phytolacca americana (cremisina uva
turca), Convolvulus althaeoides (vilucchio rosso).
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
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Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
1.3.2
Fauna
L’area oggetto di studio è parte di un più vasto complesso di zone fluviali-umide che
comprende il Rio Santa Caterina, il Rio Posada, lo stagno Longu e Tondu, che
svolgono un ruolo importante nella connessione con le diverse zone umide della
Sardegna nord-orientale. Una parte dell’area interessata dall’intervento generale è,
proprio per le sue peculiarità ambientali, tutelata dalla Legge Regionale n. 31 del 7
giugno 1989 come Riserva Naturale “Stagno di Posada” ed è sottoposta a regime di
tutela da diverse normative sia comunitarie che nazionali.
L'interdipendenza di queste zone riveste particolare importanza ed è già stata
riconosciuta per quanto riguarda quei siti che costituiscono una rete stabile di stazioni
per le migrazioni annuali degli uccelli acquatici; queste costituiscono l’habitat di una
vasta gamma di specie animali e vegetali acquatiche o dipendenti da esse. Sebbene
rappresentino solo una piccola parte della superficie terrestre, le zone umide ospitano
una straordinaria diversità di habitat e specie animali e vegetali, molte delle quali non
si trovano in nessun altro luogo. Inoltre, fungono da corridoi migratori e di
disseminazione e da "punti di appoggio" per molte specie. Ciò favorisce la
colonizzazione di nuovi habitat e lo scambio genetico necessario a mantenere vitali le
popolazioni ittiche e le popolazioni di uccelli acquatici. Paludi, stagni, lagune e in
genere corpi d’acqua dolce o salmastra, ospitano 146 specie globalmente minacciate,
circa il 12% del totale.
In particolare, nell’area di intervento si segnala la presenza della Marzaiola (Anas
querquedula), dell’Airone rosso (Ardea purpurea), del Falco di palude (Circus
aeruginosus), del Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), del Pollo sultano (Porphyrio
porphyrio) e dell’Avocetta (Recurvirostra avosetta).
Oltre alla presenza dell’avifauna appena citata, la zona umida in esame assume
particolare rilevanza per la presenza di numerose specie di rettili fra i quali le più
importanti sono la Testuggine d’acqua dolce o palustre (Emys orbicularis), il
Fillodattilo, o Tarantolino (Phyllodactylus europaeus) e la Tartaruga comune o di
Hermann (Testudo hermanni). La fauna presente nell’area oggetto di studio dimostra
una discreta biodiversità, con la presenza di specie rilevanti, soggette a diverse misure
di tutela.
1.4
Appartenenza a sistemi naturalistici (biotopi, riserve, parchi
naturali, boschi)
Il contesto territoriale d'area vasta nel quale si inserisce il progetto è un sistema
estremamente articolato il cui valore naturalistico è frutto della coesistenza di
molteplici elementi di origine biogeografica differente, accomunati da elevati livelli di
specializzazione trofica e di esclusività.
In particolare gli stagni costieri (Stagno longu e stagno tundu) rappresentano elementi
fondamentali del territorio in quanto vengono utilizzati quali aree di sosta di molte
specie avifaunistiche migratrici durante i loro spostamenti. Proprio per tali peculiarità
questi stagni risultano sensibili alle persistenti modificazioni ambientali determinate
dalla forte pressione insediativa in atto nel territorio.
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Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
1.4.1
Riserva naturale Stagni di Posada
La Riserva Naturale “Stagni di Posada” (istituita con L.R. n. 31/89, -Norme per
l’istituzione e la gestione dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonché
delle aree di particolare rilevanza naturalistica ed ambientale) comprende l'Area degli
stagni di Longu e Tundu di Posada”. L’area è stata proposta come riserva regionale,
ma di fatto necessita ancora di una legge istitutiva; pertanto l’applicazione di vincoli
entrerà in vigore alla data di istituzione della riserva naturale regionale e,
operativamente, all’entrata in vigore del Regolamento della riserva.
La presenza della riserva naturale, pur non esistendo attualmente una la legge
istitutiva, costituisce una limitazione formale alle attività che possono svolgersi
all’interno dell’area, in quanto tali ambiti rientrano altresì tra le aree soggette alla
tutela del PPR, ai sensi dell’Art. 8, comma 3, lettera c) delle NTA. Le funzioni di
vigilanza, di prevenzione e di repressione dei reati e degli illeciti amministrativi, sono
attribuite al Corpo forestale e di vigilanza ambientale.
1.5
Sistemi insediativi storici
Posada. È uno dei centri abitati sardi più antichi in assoluto. La scoperta (negli anni
'70) di una necropoli etrusco-nuragica in pieno centro abitato, unitamente al
ritrovamento di suppellettili di pari epoche, testimonia la presenza dell'uomo sin da
tempi assai remoti. Teorie non suffragate da riscontri oggettivi, ma comunque di
interesse per la comunità scientifica, vorrebbero che a Posada sia sbarcato il primo
contingente di Shardana ("popolo del mare") proveniente dalla Lidia (Asia Minore):
ciò è parte della teoria che vorrebbe appunto che la Sardegna sia stata colonizzata da
un popolo del Medio Oriente, e che suggerisce che tal popolo fosse quello degli
Shardana, da cui avrebbero avuto origine i Tirreni (e poi gli Etruschi), aggiungendo
che il primo sbarco sia avvenuto nell'isola, per poi prolungarsi alla Toscana.Alcuni
reperti di ossidiana conforterebbero tali ipotesi.
Di fatto Posada fu poi un centro nuragico ed un centro etrusco, forse anzi il punto di
congiunzione di queste due civiltà, i cui contatti potrebbero essersi sviluppati nel
punto di passaggio di Ferocia che è il nome che nelle prime carte nautiche si reperisce
per aree riferibili a quelle di Posada; qualche documento altresì indica l'esistenza di un
centro abitato con questo nome. Oggi però, il luogo è scomparso e solo delle
teorizzazioni mirano ad identificarne il sito con l'area attualmente detta di Santa
Caterina.
Benchè sia stata fondata dalle rovine della cittadina romana di Ferocia, Posada ebbe il
suo periodo di maggior splendore intorno al 1200, quando in seguito alla conquista
aragonese, l’intera Gallura fu occupata dalle truppe spagnole. A quell’epoca risale il
castello della Fava, una costruzione edificata alla sommità della rocca perchè fosse
visibile anche a diversi chilometri di distanza. Da questa posizione dominante si
poteva esercitare uno stretto controllo di tutta la valle con una visuale a 360 gradi.
Caduta nel 1410 Arborea, l'ultimo Giudicato sardo, Posada sarebbe ben presto stata
infeudata dalla Casa di Aragona ai Carroz, conti di Mandas e Terranova (1431), anche
formalmente elevata al rango di Baronia (lo era già, almeno territorialmente, da circa
un secolo) ed organizzata come capoluogo di quel raggruppamento di villaggi che
naturalmente vi si sarebbero riferiti: Torpè, Siniscola, Lodè.
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
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Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
Nel dopoguerra Posada fu parzialmente bonificata nel quadro del piano Marshall, e
successivamente si riavviò qualche timido processo produttivo agricolturale, sebbene
le opportunità offerte dal territorio (particolarmente fertile grazie anche alla sua
origine alluvionale) siano tuttora sottoutilizzate.
Nonostante la realizzazione di uno sbarramento sul Rio Posada (diga di Maccheronis),
Posada ebbe sempre a soffrire gravemente (sino a tempi recentissimi) di crisi idrica,
fattore di rallentamento della produzione agricola ma anche del pur straripante
successo turistico. Pur in assenza di servizi, e nella consapevolezza dell'impossibilità
di fornirne, in tema di turismo fu ideata la lottizzazione del territorio rivierasco di
"Paule 'e mare" (oggi San Giovanni), oggetto di un rimboschimento a pineta iniziato
negli anni '60 e di una partizione urbanistica che avrebbe preso corpo durante gli anni
'70. Il centro, sede di uno storico quanto rinomato stabilimento balneare, superò
comunque la fase edificatoria e sopperì in modi spontanei alla carenza di servizi, ed è
oggi un'ottima destinazione di villeggiatura. Agli ultimi decenni vanno ascritte le
ormai numerose iniziative di recupero del pregiato centro storico di Posada e il
progetto del parco fluviale del rio Posada
Torpè. Sin dall'età nuragica Torpè ha conosciuto un'intensa frequentazione umana. Il
suo territorio rappresentava una via d'accesso fra la zona costiera di Posada e le zone
interne dell'altopiano di Bitti e Buddusò. Numerose sono le testimonianze
archeologiche collocate in punti strategici in coincidenza di varchi montani e di guadi
fluviali.
All’interno del territorio di Torpè si contano anche una decina di nuraghi, tra i quali
molti distrutti, concentrati soprattutto nella sponda nord del fiume Posada, quasi tutti
stanti in piccole alture, con funzioni di torrette difensive e la maggior parte di natura
"complessa". Ad ovest si trovano i nuraghi di Sa Menta e Uliana, ad est quelli di
Tilibbas e Pedra Ruia, a nord quello di Rampinu e Su Runache e a sud, a breve
distanza dal centro abitato, quello di San Pietro, il più importante sito archeologico
presente nel territorio. S. Pietro è un nuraghe quadrilobato, con mastio centrale e due
torri aggiunte (una torre fu riutilizzata come granaio in età romana imperiale).
Il villaggio di Torpè ricoprì un ruolo storico determinante nel secolo XIV, quando
dovette assorbire le popolazioni dei centri vicini, andati distrutti nel corso delle guerre
di occupazione catalano-aragonesi e in seguito alle continue scorribande della pirateria
costiera.
Il territorio fu meta di colonizzazione anche nel 1700 da parte delle popolazioni
provenienti dall'agro di Buddusò, che diedero origine a diversi villaggi, ne è una
conferma l'attuale frazione di Brunella che conserva tutt'oggi antichi usi e l'idioma
logudorese. E' da ricordare anche la frazione di Concas, piccolo borgo pastorale, dai
caratteristici casolari in pietra.
1.6
Il paesaggio agrario
I territori comunali di Posada e Torpè sono caratterizzati da precise tipologie di
paesaggi agrari, riconducibili a tre diversi livelli di attività agricola. Si può notare una
fascia litoranea immediatamente a ridosso della laguna, caratterizzata da orti e frutteti,
insistenti su appezzamenti di modeste dimensioni; un vasto comprensorio nella valle
del rio Posada, interessato da colture intensive e semintensive, con maglia aziendale
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
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Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
prevalentemente medio-piccola; fasce di erbai, prati e pascoli localizzati ai margini
della valle. Il contorno di questi contesti produttivi è rappresentato da ambienti a
macchia mediterranea, zone umide e siti fortemente antropizzati. L’intervento
dell’uomo ha interessato vaste aree dove la caratteristica dominante è la naturalità.
Dall’analisi della carta dei suoli irrigabili della Sardegna si è potuta notare una vasta
presenza di suoli di prima e seconda classe, caratterizzati da buona profondità,
ricchezza di elementi nutritivi, ottima capacità di ritenuta idrica e drenante, e
conseguentemente dotati di ottime potenzialità produttive. Questi terreni coincidono,
in larga parte, con quelli interessati dalle colture irrigue e intensive. Si può intuire che
la situazione attuale rappresenti l’evoluzione e il consolidamento di una tendenza
affermatasi in passato e deducibile dalla disposizione degli appezzamenti lungo l’asse
del rio Posada.
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
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Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
2.
2.1
INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELL’AREA
D’INTERVENTO E DESCRIZIONE DELLE OPERE
Inquadramento geografico
Il bacino in oggetto è situato nella parte nord orientale dell’isola, all’interno della zona
idrografica n. 5 (Posada-Cedrino) e si estende interamente in Provincia di Nuoro nei
Comuni di Torpè e Posada.
È individuato nella Cartografia Tecnica Regionale (CTR) in scala 1:10.000 dai fogli
462 (tavola 160) e 463 (tavola 130).
POSADA
POSADA
Lago
Lago
Lago
Lagodi
di
di
di
diMaccheronis
Maccheronis
Maccheronis
Maccheronis
Maccheronis
Lago
Lago
Lago
Lago
di
di
di
Maccheronis
Maccheronis
Maccheronis
TORPE'
TORPE'
SINISCOLA
SINISCOLA
Figura 2: Inquadramento dell’area
2.2
Finalità dell’intervento
L’intervento si pone fondamentalmente l’obiettivo del massimo contenimento del
rischio idrogeologico e della messa in sicurezza delle aree attualmente interessate da
elevati valori di rischio idraulico. In particolare le finalità dell’intervento sono quelle
di:
•
garantire un adeguato livello di sicurezza “fisica” delle funzioni insediative,
produttive, turistiche e infrastrutturali esistenti;
•
perseguire il recupero delle funzioni idrogeologiche dei sistemi naturali, forestali e
delle aree agricole promuovendo la manutenzione del suolo e ricercando
condizioni di equilibrio tra ambienti fluviali e ambiti urbani;
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
10
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
•
risanare e consolidare le aree dissestate per prevenire l’aggravarsi dei fenomeni di
dissesto e per recuperare porzioni di territorio da utilizzare per infrastrutture
insediative e produttive in un regime di sicurezza e di compatibilità ambientale
2.3
Le opere in progetto
2.3.1
Generalità
Nell’ambito della progettazione preliminare generale sono stati individuati gli
interventi ritenuti indispensabili per un’organica mitigazione del rischio idraulico nei
territori a valle della diga di Maccheronis.
In sintesi gli interventi proposti (Tav.7) sono i seguenti:
•
interventi di adeguamento e rafforzamento arginale sul rio Posada e di riqualificazione morfologica dell’alveo;
•
sistemazione del rio S. Caterina e della rete di dreno in destra idraulica;
•
sistemazione del rio Furteddi e della rete di dreno in sinistra idraulica;
•
fornitura e posa in opera di una stazione idrometrica per la misura dei volumi
idrici rilasciati dalla diga Maccheronis.
Con le somme disponibili per questo primo stralcio funzionale è stata data priorità
alla realizzazione di opere che consentano la protezione del centro abitato di Torpè
salvaguardando la vita umana rispetto ad ogni altro elemento a rischio.
In particolare il progetto prevede la realizzazione della quasi totalità dell’intervento di
adeguamento e rafforzamento arginale in destra idraulica per circa 4600 metri. Sono
poi previsti interventi di pulizia e di bonifica dell’alveo dai rifiuti ed opere di
protezione spondale (Tavv.8 e 9).
2.3.2
Interventi di sopralzo arginale sul rio Posada
Negli anni trenta 2 , su progetto dell’allora Consorzio di Bonifica degli agri di
Siniscola-Posada-Torpè, aveva inizio il primo intervento di bonifica della piane di
Torpè e Posada, a quell’epoca acquitrinose e malsane. In particolare il progetto
prevedeva la realizzazione, in sinistra ed in destra idraulica, di strutture arginali lungo
il corso del rio Posada accompagnate da interventi sulla rete di dreno e da colmate
volte a prosciugare e riqualificare terreni allora infestati dalla zanzara anofele.
Le strutture arginali, da realizzarsi prelevando i materiali in loco e con locali
rivestimenti in pietrame, furono dimensionati per portate di circa 2.100 m3/s, con una
distanza media fra gli argini di circa 200 m.
2
Progetto esecutivo in data 30 aprile 1932, successivamente aggiornato nel gennaio 1933 a seguito
del voto n. 2211 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in data 25.10.1932
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
11
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
Tali argini, pur oggetto di diversi interventi di manutenzione a seguito di eventi
alluvionali 3 , hanno nel tempo visto ridursi le capacità di contenimento delle portate di
piena principalmente a causa di un interrimento localizzato della sezione di deflusso,
della crescita di una notevole vegetazione in alveo, dello scarico di rifiuti e di
modifiche agli stessi rilevati arginali.
Queste ultime sono state causate, in gran parte, dal continuo accesso di mezzi
all’interno dell’alveo, sia per arrivare sul lato opposto (attraverso il cosiddetto “Adu ‘e
mesu”) sia per scaricare o prelevare materiale all’interno dell’alveo. Agli accessi
esistenti si sono così aggiunte diverse stradine che, attraversando gli argini, ne hanno
causato, nel tempo un progressivo abbassamento.
Figura 3: Esempi di attraversamento delle strutture arginali
Le rotte arginali in sinistra idraulica verificatesi negli ultimino anni anche con portate
di piena estremamente ridotte 4 , rappresentano la più chiara testimonianza del rischio
idraulico attualmente presente sul territorio.
Il progetto preliminare generale prevedeva pertanto il sovralzo degli argini destro e
sinistro, per tutta la loro lunghezza e per un’altezza media di circa 2,20 m, in maniera
da consentire il regolare deflusso di portate di piena caratterizzate da un tempo di
3
4
Negli archivi del Consorzio è, tra gli altri, presente un “Progetto esecutivo volto al ripristino delle
opere danneggiate dall’alluvione verificatasi nei giorni 18-19-20 ottobre 1942”.
in particolare, nel gennaio 2006, la rotta arginale avvenne con portate di piena inferiori a 700 m3/s,
valore che è circa 1/3 della portata di piena cinquantennale prevista dal vigente Piano per l’Assetto
Idrogeologico.
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
12
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
ritorno duecentennale (circa 2.900 m3/s) con un franco di 1 metro sull’argine destro e
di 0,7 m su quello sinistro.
A seguito dell’esame di tale progetto e di quello di primo stralcio da parte dell’Unità
Tecnica Regionale, allo scopo di garantire una maggiore sicurezza idraulica all’abitato
di Torpè, è stato deciso di modificare le altezze degli argini per consentire, nel caso di
una piena superiore a quella duecentennale, l’esondazione in sinistra idraulica.
In particolare si è ritenuto sufficiente dimensionare l’argine sinistro per portate di
piena con tempo di ritorno di 100 anni e con un franco di circa 70 cm. Ciò consentirà
il contenimento delle piene duecentennali con franco annullato e, al crescere delle
portate, l’esondazione del fiume nelle aree in sinistra idraulica (che funzioneranno da
cassa di laminazione).
L’argine destro, a protezione degli abitati di Torpè e di Posada, sarà invece
dimensionato per portate di piena con tempo di ritorno di 200 anni. Grazie alla minore
altezza dell’argine sinistro sarà sufficiente un franco di 70 cm per garantire anche il
contenimento (con franco annullato) di eventi di piena cinquecentennale.
Q200
Q500
70 cm
70 cm
Q100
Figura 4: Schema di dimensionamento arginale generale
In questo 1° stralcio funzionale è previsto l’intervento di sovralzo arginale, in destra
idraulica, per quasi tutta la sua lunghezza, dall’intestazione dell’argine in località
Sedda Tramontana fino a circa 700 metri a valle del ponte sulla S.S. 125, in
corrispondenza con l’inizio dell’area umida protetta.
La scelta di non completare l’intervento è dovuta principalmente alla necessità di
evitare che i tempi di approvazione di uno studio d’impatto ambientale, che si sarebbe
reso necessario per interventi in aree protette da un punto di vista naturalistico,
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
13
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
provocassero un eccessivo ritardo nella messa in sicurezza di aree ad alto rischio
idraulico quali quelle limitrofe all’abitato di Torpè.
Il sovralzo degli argini dovrà necessariamente essere accompagnato da un
allargamento della base degli stessi che si prevede possa essere realizzato sul lato
interno allo scopo di evitare onerosi espropri sul lato esterno (dove sono presenti, oltre
a strade, terreni agricoli pregiati, abitazioni, serre etc.). Ciò comporterà un
restringimento della sezione idraulica di circa il 5% dell’attuale sezione di deflusso,
valore, comunque, ritenuto accettabile ai fini di un regolare deflusso delle portate di
piena.
Per quanto riguarda le modalità realizzative, viste le caratteristiche degli argini
esistenti, è stato ipotizzata una ricarica della struttura attuale con materiali sciolti
provenienti da cava di prestito addizionati con materiali impermeabili (argille e limi)
provenienti da una cava in esercizio situata nel limitrofo territorio di Siniscola (nella
relazione geotecnica di cui all’Elaborato E sono riportati i risultati delle prove di
laboratorio di tale materiale).
Il piede del rilevato sarà protetto con una fondazione in gabbioni metallici riempiti in
pietrame dello spesso di due metri con sopra un ulteriore gabbione lungo 1 metro. Per
la protezione meccanica del paramento è stata prevista la posa in opera, sul solo lato
interno e per tutta la lunghezza degli argini, di una mantellata in pietrame realizzata
con materassi di rete metallica zincata a doppia torsione riempiti di ciottolame di
dimensioni tali da non fuoriuscire dalle maglie metalliche. Allo scopo di migliorare
l’inserimento ambientale dell’opera è stato previsto un loro rinverdimento con essenze
erbacee attraverso una idrosemina a spessore 5 .
Sul lato interno della mantellata è stato posizionato un geotessile non tessuto a filo
continuo del peso di 500 g/m2 allo scopo di evitare lo svuotamento delle particelle più
fini del rilevato causato dai moti di filtrazione della corrente.
In alternativa alla presente soluzione progettuale è stata anche valutata la possibilità di
realizzare il rilevato arginale con terre rinforzate, soluzione poi scartata in quanto, pur
consentendo di contenere notevolmente il restringimento dell’alveo, avrebbe portato
ad un notevole incremento dei costi dell’opera.
È stata altresì scartata l’ipotesi di rivestire il paramento interno degli argini con
muratura in pietrame e malta, procedimento costruttivo in precedenza utilizzato che,
se ben realizzato, garantisce un eccellente grado di protezione meccanica ma che ha il
difetto di rendere rigida l’intera struttura con notevoli rischi in caso di cedimenti
differenziali sempre possibili quando si interviene su strutture esistenti.
2.3.3
Rimozione rifiuti e tagli della vegetazione e opere a verde
In questa fase progettuale è stata prevista, la completa eliminazione di tutti i rifiuti
presenti lungo l’alveo.
5
Contrariamente alle ipotesi del progetto preliminare è stato esplicitamente vietata, ai sensi dell’art.
96 del R.D. 523/1904, la piantagione di talee di arbusti sulle scarpe degli argini.
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
14
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
Alcuni settori dell’area di intervento presentano infatti evidenti situazioni di degrado
dovute alla presenza di microdiscariche di rifiuti solidi ed urbani. Il degrado è giunto a
livelli inaccettabili per il decoro e la salute pubblica e tale situazione è aggravata dal
fatto che le discariche sono situate proprio all’interno dell’alveo.
Figura 5: rifiuti presenti all'interno dell'area arginata
L’obiettivo principale dunque è il recupero ambientale di tali aree, attraverso la
rimozione di ingenti ammassi di rifiuti, abbandonati in maniera diffusa lungo l’alveo
Tali operazioni verranno eseguite sia manualmente e con l’utilizzo di piccoli mezzi
meccanici. Durante la fase di raccolta non sono previste aree di stoccaggio
temporaneo; i rifiuti raccolti saranno conferiti nei centri autorizzati per lo smaltimento,
evitando l’accumulo in aree di stoccaggio temporaneo. In particolare si prevede
l’asportazione e lo smaltimento in discarica di circa 3.000 m3 di materiali inerti
provenienti da demolizioni e di 100 tonnellate di materiali ferrosi.
La gestione dei rifiuti indifferenziati raccolti lungo l’alveo e di quelli prodotti nella
fase di costruzione dell’opera, sarà condotta in tutte le fasi del processo di produzione,
stoccaggio, trasporto e smaltimento, in conformità alla normativa vigente in tema di
tutela ambientale e nel rispetto delle valenze naturalistiche e delle potenziali fragilità
degli ecosistemi.
Laddove necessario per l’accesso ai rilevati arginali si prevede il taglio selettivo della
vegetazione. L’intervento verrà effettuato riponendo particolare attenzione al rispetto
delle cenosi vegetali e prevede, così come prescritto dalla DGR 3/14 del 16.01.2009,
la conservazione dei consorzi vegetali che colonizzano in modo permanente gli
ambienti ripariali e le zone di deposito alluvionale adiacenti. In particolare per gli
esemplari arborei e per eventuali specie vegetali da tutelare, per cui sia indispensabile
l’espianto, è previsto il reimpianto con adeguato pane di terra in siti prossimi all’area
d’intervento.
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
15
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
È altresì prevista l’eradicazione di tutte le specie esotiche (es. Acacia, Eucaliptus,
Robinia etc.) eventualmente presenti lungo i tratti d’intervento.
Il taglio della vegetazione si diraderà nella parte finale dell’alveo, a valle del ponte
sulla S.S. 125 in maniera tale da non interferire con l’area stagnale presente alla foce
di Orvile.
Le scarpate saranno oggetto di rinverdimento utilizzando, mediante la tecnica
dell’idrosemina a spessore, essenze erbacee di propagazione provenienti da ecotipi
locali.
2.4
Organizzazione del cantiere
Per l’esecuzione di tutti i lavori e dunque per l’accesso al cantiere, oltre le strade già
esistenti in destra e sinistra idrografica del rio Posada, verranno realizzate delle nuove
piste di accesso all’interno dell’alveo in prossimità degli argini, che serviranno per la
movimentazione dei mezzi.
Le operazioni saranno effettuate riponendo particolare attenzione al rispetto delle
cenosi vegetali attraverso il taglio selettivo delle specie arboree. La pista di servizio
per la realizzazione dei lavori, laddove possibile, sarà realizzata evitando il taglio di
specie arboree di pregio anche utilizzando, per la movimentazione dei mezzi, gli stessi
rilevati in corso di realizzazione.
Per minimizzare al massimo il taglio di specie arboree di pregio, per la realizzazione
dei lavori, laddove possibile, la pista di servizio per la movimentazione dei mezzi
dovrà essere realizzata utilizzando, gli stessi rilevati in corso di realizzazione.
I mezzi d’opera impiegati per la realizzazione degli interventi sono costituiti da un
escavatore e da mezzi leggeri per il trasporto dei materiali e l’allontanamento dei
rifiuti nei centri autorizzati.
Gli interventi di sistemazione degli argini e la rimozione dei rifiuti avverrà in modo
concomitante in modo da evitare l’occupazione di aree per lo stoccaggio temporaneo
dei materiali.
Le piste di cantiere, inevitabilmente, in alcune aree creeranno delle interferenze con il
centro abitato di Torpè e con il traffico esistente (SP. 125 e S.S. 131). Sarà predisposta
un’adeguata segnaletica stradale per regolare le interferenze con il traffico attuale.
I materiali necessari per la realizzazione degli argini avverrà attraverso l’utilizzo dei
materiali provenienti da cave presenti nel territorio, di conseguenza la maggior parte
del traffico di cantiere sarà dovuto al transito dei mezzi per l'approvvigionamento del
materiale per la realizzazione dei manufatti.
Considerata la lunghezza degli argini e considerata la condizione di emergenza, il
cantiere sarà organizzato in più interventi concomitanti, con almeno due squadre di
lavoro costituite da 6-8 persone tra manovali e operai specializzati per l’intera durata
di costruzione dell’opera che sarà indicativamente 18 mesi.
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
16
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
3.
IL QUADRO NORMATIVO
L’Italia dispone di una vasta normativa in tema di pianificazione e tutela del paesaggio
e dei beni culturali. A partire dal 1939 con la legge n. 1497 sulla protezione delle
bellezze naturali, passando per la “Legge Galasso” del 1985 fino al recente “Codice
Urbani” il quadro normativo si è sempre più affinato fino a giungere ad una
codificazione normativa per il paesaggio che almeno nelle sue enunciazioni di
principio appare tra le più avanzate in Europa.
Di seguito si riportano i principali riferimenti legislativi sia in campo nazionale che in
quello regionale, a partire dal più recente:
Normativa nazionale
•
Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - “Norme in materia ambientale” (G.U.
n. 88 del 14 aprile 2006)
•
DPCM 12 dicembre 2005 - “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (G. U. n.
25 del 31 gennaio 2006. Serie generale)
•
D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 - “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai
sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. .37” (GU n. 45 del 24/02/2004,
supplemento ordinario n. 28)
•
Legge 24 dicembre 20032, n. 378 - “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione
dell’architettura rurale”
•
Decreto 8 giugno 2001 - Delega di attribuzione di funzioni ai Soprintendenti
regionali istituiti dal decreto legislativo 20ottobre 1998, n. 368, art. 7. (Decreto del
direttore generale per i beni architettonici e il paesaggio). (GU n. 210 del 10-92001)
•
Circolare 14 novembre 2000, n.106, Ministero per i Beni e le attività culturali –
Efficacia dei decreti ministeriali emanati ai sensi del decreto ministeriale 21
settembre 1984,articoli 160 e 162 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.
•
D.Lgs, 29 ottobre 1999, n. 490 - Testo unico delle disposizioni legislative in
materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'art. 1 della legge 8 ottobre
1997, n. 352.
•
Legge 8 agosto 1985, n. 431 (Galasso) - Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 27/06/1985, n. 312, recante disposizioni urgenti
per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale. Integrazioni dell'art. 82
del DPR 24/07/1977, n. 616.
•
Regio Decreto 3 giugno 1940, n. 1357 - Regolamento per l'applicazione della
Legge 29 giugno 1939 n, 1497, sulla protezione delle bellezze naturali (G.U. 5
ottobre 1940, n. 234)
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
17
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
•
Legge 29 giugno 1939 n, 1497 (abrogata dal D. Lgs 490/1999) - Protezione delle
bellezze naturali (G. U. n.151 del 30/6/1939)
Normativa regionale
•
Legge Regionale 25 novembre 2004, n. 8: “Norme urgenti di provvisoria
salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio
regionale”
•
Legge Regionale n. 28 del 12/08/1998: “Norme per l’esercizio delle competenze
in materia di tutela paesistica trasferite alla Regione Autonoma della Sardegna
con l’articolo 6 del D.P.R. 22 maggio 1975, n. 480, e delegate con l’articolo 57
del D.P.R. 19 giugno 1979, n. 348.”
•
Legge Regionale n. 29 del 09/06/1994: “Norme per il recupero e la
valorizzazione del patrimonio archeologico-industriale della Sardegna”
L’area di interesse è soggetta ad altri vincoli definiti da leggi di settore quali:
•
parchi, riserve, monumenti naturali, aree di particolare rilevanza naturalistica e
ambientale di cui alla L.R. 06.07.1989, n.31;
•
vincolo idrogeologico ai sensi dell’ R.D. n. 3267/23 -Aree sottoposte a tutela ai
sensi dell’Art. 142 del D.Lgs 42/2004;
•
zone classificate “H” di salvaguardia (di rispetto paesaggistico, ambientale,
morfologico, etc.) dagli strumenti urbanistici comunali;
•
aree a rischio idraulico secondo il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI
Norme di attuazione - approvato con Delibera G.R. n° 54/33 del 30 dicembre
2004;
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
18
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
4.
4.1
RELAZIONI RISPETTO AGLI STRUMENTI DI
PIANIFICAZIONE
Relazioni col Piano Paesaggistico Regionale
Con DGR n. 22/3 del 24 maggio 2006, in riferimento all’art. 2, comma 1 della stessa
L.R. n. 8/2004 il Piano Paesaggistico Regionale è stato adottato per il primo ambito
omogeneo, l’area costiera.
La Giunta Regionale ha approvato in via definitiva per il primo ambito omogeneo il
Piano Paesaggistico Regionale, con Delibera n. 36/7 del 5 settembre 2006, entrato in
vigore con la pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna avvenuta
l’8 settembre 2006.
Il Piano Paesaggistico Regionale contiene l’analisi delle caratteristiche ambientali,
storico-culturali e insediative dell’intero territorio regionale, l’analisi delle dinamiche
di trasformazione del territorio, la determinazione delle misure per la conservazione
dei caratteri connotativi e degli indirizzi per gli interventi di valorizzazione
paesaggistica degli immobili e delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico e
delle aree tutelate per legge.
Il Piano Paesaggistico Regionale ha contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo ed
articola due principali dispositivi di piano:
•
Ambiti di paesaggio, attraverso il quale s’intende indirizzare, sulla base di un’idea
strategica di progetto generale, le azioni di conservazione, recupero o
trasformazione. Sono caratterizzati dalla presenza di specifici beni paesaggistici
ed individui d'insieme ed al loro interno è compresa la fascia costiera, considerata
bene paesaggistico strategico per lo sviluppo della Sardegna.
•
Assetto Territoriale. La disciplina degli Assetti esprime gli aspetti descrittivi,
normativi, prescrittivi e di indirizzo del PPR in contrapposizione ai contenuti
riportati nella disciplina degli Ambiti, avente significato essenzialmente
propositivo, di indirizzo e procedurale.
Sulla base della ricognizione dei caratteri significativi del paesaggio, per ogni assetto
territoriale (ambientale, storico-culturale e insediativo) vengono individuati i beni
paesaggistici, i beni identitari e le componenti di paesaggio e la relativa disciplina
generale costituita da indirizzi e prescrizioni.
Nello specifico gli interventi ricadono nell’Ambito paesaggistico N. 20 “Montalbo”
caratterizzato dalla seguente categoria di beni paesaggistici:
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
19
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
Figura 3: stralcio ambito paesaggistico n. 20
Tipologia
Descrizione
Fascia costiera
Entità spaziale individuata dal PPR e dallo
stesso
riconosciuta
come
bene
paesaggistico
Zone umide costiere
(Riserva naturale Stagno di Posada – L.R.
31/89) Zone umide costiere (stagni lagune,
saline, foci di fiumi non ricadenti nelle aree
naturali
Fiumi e torrenti
Sistemi fluviali e relative formazioni riparali
in uno status di conservazione
soddisfacente; fiumi e torrenti e formazioni
riparie parzialmente modificate, sistemi di
foce fluviale
Aree di particolare
interesse faunistico
Aree di particolare interesse faunistico –
Biotopi di rilevante interesse; aree di
notevole interesse faunistico, botanico e
fitogeografico; oliveti con più di 50 anni;
colture
terrazzate;
parcelle
di
sperimentazione forestale storica; fascia di
transizione tra ecosistemi terrestri e marini
Simbolo grafico
Secondo l’art. 18 comma 7 delle NA del PPR, i programmi di tutela e valorizzazione
dei beni paesaggistici sono redatti al fine di:
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
20
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
a) prevenire eventuali situazioni di rischio;
b) costituire un duraturo equilibrio tra l’attività antropica e il sistema ambientale;
c) migliorare la funzionalità ecosistemica;
d) attivare opportuni sistemi di monitoraggio volti a verificare il mantenimento e
miglioramento della biodiversità, evidenziando eventuali situazioni di criticità.
Secondo l’art. 4 comma 1 d) della L.R. n.8 /2004 nella fascia costiera sono ammesse
le opere di risanamento e consolidamento degli abitati e delle aree interessate da
fenomeni franosi, nonché opere di sistemazione idrogeologica. Le opere oggetto del
presente intervento sono pertanto assolutamente coerenti con i criteri ispiratori del
Piano Paesaggistico.
4.2
Relazioni col Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), redatto dalla Regione Autonoma
della Sardegna ai sensi del Decreto Legge 11 giugno 1998 n. 180, convertito in Legge
3 agosto 1998 n. 267, è stato approvato con decreto della Giunta Regionale del 30
dicembre 2004 n. 54/33.
Il P.A.I. è orientato “sia verso la disciplina di politiche di prevenzione nelle aree di
pericolosità idrogeologica allo scopo di bloccare la nascita di nuove situazioni di
rischio, sia verso la disciplina del controllo delle situazioni di rischio esistenti nelle
stesse aree pericolose, allo scopo di non consentire l’incremento del rischio specifico
fino all’eliminazione o alla riduzione delle condizioni di rischio attuali”.
Secondo il P.A.I l’area di intervento è classificata tra le aree a rischio idraulico molto
elevato (Ri4) ed elevato (Ri3); l’area inoltre è censita come inondabile ed inserita
nella Tavola N. Hi6/10 con livelli di pericolosità da inondazione Hi4 e Hi3.
La principale causa di criticità è rappresentata dalla inadeguatezza della struttura
arginale esistente. Attualmente la massima portata transitabile in alveo è pari circa alla
metà della massima piena scaricabile dal serbatoio di Maccheronis e già con tempi di
ritorno inferiori a 50 anni si assisterebbe ad un sormonto arginale con conseguente
allagamento del centro abitato di Torpè.
In tali aree secondo gli artt. 27 e 28 delle Norme di Attuazione del PAI (aggiornate
con Decreto del Presidente della Regione Sardegna n. 35 del 21.03.2008) sono
ammessi:
•
le opere e gli interventi idraulici per migliorare la difesa dalle alluvioni e la
sicurezza delle aree interessate da dissesto idraulico;
•
gli interventi per mantenere e recuperare le condizioni di equilibrio dinamico degli
alvei dei corsi d’acqua;
•
le attività di manutenzione idraulica compatibile, compresi i tagli di piante
esclusivamente per garantire il regolare deflusso delle acque e gli interventi
eseguiti ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 14.4.1993 e della
legislazione di settore della Regione Sardegna;
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
21
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
•
le opere di sistemazione e riqualificazione ambientale e fluviale dirette alla
riduzione dei pericoli e dei danni potenziali da esondazione, rivolti a favorire la
ricostituzione degli equilibri naturali, della vegetazione autoctona, delle cenosi di
vegetazione riparia;
•
le opere urgenti degli organi di protezione civile o delle autorità idrauliche
regionali competenti per la tutela di persone e beni in situazioni di rischio
idraulico eccezionali.
Il progetto qui presentato manifesta una completa coerenza con gli indirizzi del
P.A.I..
4.3
Relazioni col Piano Regolatore Generale di Posada
Lo strumento di pianificazione vigente nel comune di Posada è il PRG adottato con
delibera del C.C. n.31 del 7/12/1971 aggiornato al 31/08/2006.
Le aree di intervento ubicate lungo l’argine del Fiume Posada ricadono in zona E
(agricola) nella parte iniziale ed in zona H (salvaguardia) nel tratto terminale laddove
insiste l’area umida protetta nella quale è vietato qualsiasi intervento che alteri lo stato
attuale dei luoghi, salvo quelli volti alla conservazione, difesa, ripristino e fruizione
delle risorse ambientali. Tra questi ultimi, in particolare, vengono ritenuti ammissibili
gli interventi di difesa e ripristino ambientale in presenza di alterazioni o
manomissioni di origine antropica, con la prescrizione che vengano attentamente
progettati, anche attraverso uno studio di compatibilità paesistico ambientale, in modo
da inserirsi armonicamente nell’ambiente circostante.
4.4
Relazioni col Piano di Fabbricazione di Torpè
Lo strumento di pianificazione vigente nel comune di Torpè è il Piano di
fabbricazione (PDF), adottato con delibera del C.C. n. 29 dell’8/07/2003, aggiornato il
16/10/2007. Le aree di intervento lungo l’argine del fiume Posada ricadono
interamente in zona E (agricola).
Il progetto si propone in assoluta coerenza con gli orientamenti normativi definiti dai
Piani urbanistici comunali di Torpè e Posada.
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Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
5.
5.1
AUTORIZZAZIONI
Autorizzazioni ottenute in fase di progettazione preliminare
In fase di progettazione preliminare sono state acquisite le seguenti autorizzazioni:
5.1.1.1
Procedura di verifica di Valutazione d’Impatto Ambientale
L’attuale struttura arginale, avendo avuto origine negli anni ’40, non è mai stata
sottoposta a valutazioni di carattere ambientale. Per questo motivo, anche in
considerazione dell’entità degli interventi di sovralzo, è stato ritenuto che i lavori
potessero essere considerati, nel loro complesso come “opere di regolazione del corso
de fiumi e dei torrenti canalizzazioni ed interventi di bonifica ed altri simili destinati
ad incidere sul regime delle acque, compresi quelli di estrazione di materiali litoidi
dal demanio fluviale e lacuale” di cui al punto 7, lettera m) dell’allegato B1 della
D.G.R 24/23 del 23 aprile 2008 per i quali si rende necessaria la verifica di
assoggettabilità ai sensi del D.Lgs. 152/06 e s.m.i..
Il progetto complessivo di sovralzo arginale, nel quale rientrano gli interventi in
oggetto, è stato pertanto sottoposto all’attenzione del Servizio Sostenibilità
Ambientale, Valutazione Impatti e Sistemi Informativi Ambientali dell’Assessorato
Difesa Ambiente regionale per il necessario nulla osta 6 che è stato rilasciato, con
prescrizioni, con Delibera della Giunta Regionale 3/14 del 16.01.2009.
In sede di progettazione definitiva tutte le prescrizioni di cui alla DGR sopra citata
sono state recepite ed inserite nel Capitolato Speciale d’Appalto come oneri
dell’Appaltatore compensate all’interno della voce “Oneri di capitolato” di elenco
prezzi.
5.1.1.2
Nulla osta idraulico-forestale
Con nota in data 20.06.2008 n. 4926, il Consorzio richiedeva alla Regione Autonoma
della Sardegna, Assessorato della Difesa dell’Ambiente, Corpo Forestale e di
Vigilanza Ambientale, Servizio territoriale ispettorato dipartimentale di Nuoro, il nulla
osta idraulico-forestale ai sensi del R.D. 3267/1923.
Con nota n. 91015 del 17.11.2008 il Servizio rispondeva precisando che i siti oggetto
d’intervento non ricadono in aree sottoposte a vincolo idrogeologico ai sensi dell’art. 1
del R.D. 3267/1923 e che, pertanto, non è necessario alcun parere da parte dello stesso
Servizio.
5.1.1.3
Nulla osta idraulico e di compatibilità idraulica
Con nota in data 10.04.2008, n. 2732, il Consorzio richiedeva alla Regione Autonoma
della Sardegna, Assessorato dei LL. PP., Servizio del Genio Civile di Nuoro, il
6
Istanza trasmessa in data 20.06.2008, prot. n. 4934
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prescritto parere di compatibilità idraulica ai sensi delle norme di attuazione del Piano
per l’Assetto Idrogeologico e il nulla osta ai sensi del R.D. n. 523 del 25.07.1904.
Con nota n. 4538 del 06.06.2008 il Servizio rilasciava un parere preliminare positivo.
5.1.1.4
Approvazione Assessorato LL. PP. e U.T.R.
Con nota n. 35004 in data 07.09.2009, la Direzione Generale dell’Assessorato dei
Lavori Pubblici regionale comunicava le osservazioni sollevate per i progetti
preliminari dall’Ufficio Istruttore dell’Assessorato dei Lavori Pubblici, Servizio
Difesa del Suolo da recepire in sede di progettazione definitiva.
Nel corso della riunione in data 01.10.2008, l’Unità Tecnica Regionale procedeva ad
un esame del progetto generale preliminare dell’intero intervento e del progetto
preliminare di 1° stralcio ed esprimeva, con prescrizioni, parere favorevole su
entrambi i progetti.
In sede di progettazione definitiva tutte le prescrizioni sono state recepite.
5.2
Autorizzazioni da ottenere in fase di progettazione definitiva
Sul progetto definitivo verranno acquisite le seguenti autorizzazioni:
•
Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato dei Lavori Pubblici, approvazione
U.T.R.;
•
Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato dei Lavori Pubblici, Servizio del
Genio Civile, nulla osta per vincoli idrogeologici e compatibilità idraulica;
•
Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato Enti Locali, Finanze e
Urbanistica, Direzione generale della pianificazione urbanistica territoriale e della
vigilanza edilizia, Servizio Tutela del Paesaggio di Nuoro: nulla osta per vincoli
paesaggistici;
•
Comune di Posada: nulla osta urbanistico;
•
Comune di Torpè: nulla osta urbanistico;
•
ANAS: nulla osta per interferenze con la viabilità.
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6.
IMPATTI SUL PAESAGGIO
In funzione delle caratteristiche e delle valenze del territorio di inserimento
progettuale, delle tipologie di intervento e delle relative azioni di progetto necessarie
per la realizzazione dell’ intervento, qui di seguito vengono esposti gli impatti
potenziali indotti, dalla realizzazione degli interventi prima e dopo gli interventi.
6.1
Impatti in fase di cantiere
6.1.1
Alterazione degli elementi naturali biotici e abiotici
Vegetazione
Nella fase di cantiere gli impatti sono dovuti principalmente al taglio della vegetazione
per l’apertura delle piste necessarie per la sistemazione degli argini. Per limitare al
minimo l’impatto generato dall’apertura della pista lungo tutto il tratto da sistemare si
utilizzerà, dove possibile, il primo rilevato dell’argine, si effettuerà il taglio selettivo
delle piante riponendo particolare attenzione al rispetto delle cenosi vegetali e la
larghezza delle piste sarà ridotta al minimo indispensabile per la movimentazione
delle macchine di cantiere (comunque non di grandi dimensioni).
Saranno preservate dal taglio le specie di particolare pregio naturalistico e si
provvederà altresì al taglio delle specie alloctone ed invasive. È opportuno comunque
segnalare che, nelle immediate vicinanze degli argini, le specie predominanti sono
specie erbacee come la Felce aquilina (Pteridium aquilinum), il Rovo comune (Rubus
ulmifolius), il Finocchio selvatico (Foeniculum vulgare), la Cardogna comune
(Scolymus hispanicus).
Si provvederà inoltre al rinverdimento degli argini con tecniche di ingegneria
naturalistica ed utilizzando specie erbacee autoctone e consone alla vegetazione
potenziale dell’area. Le aree di sosta e di accumulo temporaneo dovranno ricadere su
zone degradate nelle quali la copertura vegetale è limitata.
Fauna
In fase di cantiere gli impatti sulla fauna sono i più critici per via del rumore e delle
modifiche necessarie per gli interventi arginali sul rio Posada. Gli interventi, al fine di
mitigare gli effetti negativi causati dal rumore, dovranno essere concentrati nel
periodo meno critico per la fauna locale che coincide con quello autunnoinvernale
fatta eccezione per il Pollo sultano che si riproduce anche nel mese di novembre 7 .
E’ necessario ridurre al minimo l’apertura di piste necessarie per l’esecuzione dei
lavori e preservare dal taglio specie arboree o arbustive di particolare pregio
naturalistico; ciò per evitare una discontinuità della fascia vegetazionale parallela alle
sponde del fiume e una eccessiva frammentazione dell’habitat.
7
L’area di riproduzione del pollo sultano non è comunque interessata dai lavori di questo 1° stralcio.
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Suolo e sottosuolo
I movimenti di terra e l’asportazione di terreno saranno concentrati durante la
creazione delle piste e la realizzazione delle opere di sistemazione delle gabbionate.
Le operazioni per la creazione delle piste di accesso comportano il calpestio di suolo
superficiale. In tale fase sarà opportuno provvedere all’accantonamento dello strato
attivo; successivamente, nella fase di ripristino delle condizioni geomorfologiche, tale
componente andrà ridistribuita nello strato più superficiale di suolo al fine di creare un
ambiente pedologico idoneo al ripristino della vegetazione spontanea. Parte del
materiale di scavo verrà utilizzato per la ricostituzione ed il consolidamento del piede
dell’argine. Inoltre lo scavo per la messa in opera delle fondazioni (gabbionate)
porterà limitate modifiche all’assetto morfologico naturale dell’alveo senza indurre
situazioni di instabilità geologica e geotecnica. Al termine dei lavori si provvederà al
ripristino del luogo attraverso un intervento di rinaturalizzazione delle aree spondali
Acque superficiali e sotterranee
La messa in opera delle fondazioni per le gabbionate comporterà lo scavo delle sponde
attuali per cui si può ravvisare una interferenza diretta con la falda di sub-alveo.
L’interazione tra opera e acque sotterranee non apporterà un cambiamento ed una
interruzione di flusso delle acque sub-superficiali che si interconnettono tra il canale e
le aree spondali. Infatti, la natura costruttiva delle gabbionate assicura una alta
permeabilità che permette di non interrompere o impedire l’interscambio tra le acque
delle aree perifluviali e del corso da’acqua . Per quel che riguarda le interferenze
durante la fase di costruzione delle opere, si ritiene che le ripercussioni sul sistema
idrico siano di scarsa importanza. Esiste soltanto il rischio che si verifichino incidenti
con mezzi meccanici utilizzati per la movimentazione dei materiali e per gli scavi che
potrebbero provocare sversamenti nelle acque di piccole quantità di materiale
inquinante e di materiale proveniente dagli scavi. Gli interventi previsti in fase di
cantiere non apporteranno modifiche sul regime e sulla modalità di flusso del sistema
idrico superficiale e sotterraneo.
6.1.2
Alterazione degli aspetti estetico visuali
Paesaggio
Gli interventi previsti in progetto si inseriscono su un contesto paesaggistico che,
nonostante sia stato contaminato dai processi antropici (discariche abusive, accessi in
alveo, ecc.), conserva una grande rilevanza ambientale. Gli obiettivi, che hanno come
finalità la mitigazione del rischio idraulico nei territori di Torpè e Posada, sono volti
anche al risanamento di quegli elementi fisici del paesaggio che, opportunamente
salvaguardati, potranno contribuire al recupero degli aspetti naturali nel tempo
deturpati dal carico antropico.
Gli interventi previsti non prevedono di apportare sostanziali modifiche dal punto di
vista dell’assetto territoriale e paesaggistico in quanto le opere previste interesseranno
principalmente alcuni tratti degli argini del fiume Posada e consisteranno in interventi
finalizzati alla sistemazione degli argini esistenti e alla realizzazione di nuovi sistemi
di protezione e di consolidamento caratterizzati da un modesto impatto visivo.
Gli impatti maggiormente significativi in fase di cantiere riguarderanno l’intrusione
visiva generata dalla presenza delle strutture del cantiere e dall’esecuzione delle opere
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accessorie come la realizzazione di piste d’accesso, taglio di vegetazione ecc..
Analogamente, l’esecuzione di scavi e riporti, la movimentazione di terre e il trasporto
del materiale interferiranno negativamente sulla percezione estetico-visuale in quanto
interesseranno aree attualmente turbate in maniera solo parziale da fattori esterni. Ciò
determina una percezione del paesaggio modificata sia in senso visivo, poiché si
discosta dalla percezione usuale di esso, sia in senso uditivo, a causa dei rumori
prodotti dal traffico dei mezzi da lavoro. Si tratta di una situazione transitoria,
circoscritta alla fase di esecuzione lavori. In fase di cantiere pertanto tali impatti
avranno carattere temporaneo e reversibile.
6.2
6.2.1
Impatti dopo l’intervento
Alterazione delle componenti biotiche e abiotiche
Vegetazione
In fase di esercizio il ripristino delle condizioni di equilibrio, il rinverdimento degli
argini, la pulizia dai rifiuti e il taglio delle specie alloctone creano le condizioni per la
realizzazione di un continuum di associazioni vegetali parallelamente alle sponde e
fino all’argine a garanzia di una maggior naturalità dell’area.
Fauna
Durante la fase di esercizio la progressiva naturalizzazione delle aree, il
miglioramento ambientale dovuto alla raccolta di una quantità ingente di rifiuti di
vario genere presenti nell’area, la chiusura di strade attualmente presenti in alveo, il
rinverdimento degli argini attraverso tecniche di ingegneria naturalistica con specie
autoctone, la creazione di pozze idonee al rifugio della fauna anfibia ed ittica
dovrebbero condizionare positivamente la fauna locale e favorire il ritorno delle specie
eventualmente allontanate durante l’esecuzione dei lavori. Inoltre, le zone in cui si
sono attuati gli interventi, saranno oggetto di una manutenzione periodica al fine di
garantire la riuscita dei lavori e verificare la crescita regolare della vegetazione negli
argini.
Suolo e sottosuolo
Al termine dei lavori, si provvederà al ripristino del luogo, attraverso un intervento di
sistemazione del terreno. L’intervento si inserirà in un contesto geomorfologico
stabile, e non interferirà sull’equilibrio dei processi geomorfologici in atto dell’area.
Nella fase di esercizio si prevede che il complesso delle opere in progetto avrà una
ricaduta globalmente positiva sia in termini di controllo delle piene, sia in termini di
stabilizzazione di sponde.
Acque superficiali e sotterranee
Da un punto strettamente idraulico la sistemazione degli argini produrrà un più facile
deflusso delle acque con conseguente potenziale diminuzione areale dei processi di
inondazione.
I calcoli di verifica hanno evidenziato come gli interventi proposti consentano
l’abbattimento completo del rischio idraulico per le aree prospicienti i centri abitati di
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Torpè e Posada attualmente classificate Ri4 ed Ri3. È stato anche verificato che,
seppur con un franco ridottissimo, la nuova sistemazione arginale in destra, a
protezione degli abitati di Torpè e Posada, sarebbe in grado di assorbire eventi di
piena con tempi di ritorno di 500 anni e, quindi, anche quelli causati dal collasso
improvviso dei futuri organi di regolazione quando il lago è al massimo invaso. Per
questi ultimi eventi di piena si avrebbe invece il sormonto arginale in sinistra, con
conseguente allagamento delle aree agricole. Inoltre la sistemazione degli argini
porterà ad un leggero restringimento dell’alveo, che potrebbe determinare un
innalzamento del livello dell’acqua nel passaggio dalle sezioni più larghe a quelle più
strette. Le verifiche effettuate hanno dimostrato che la lama d’acqua è sempre
contenuta all’interno dell’alveo; in caso di eventi eccezionali si avrebbe soltanto un
allagamento del settore più a valle, in prossimità dello stagno dove le aree produttive
sono alquanto limitate. .La sistemazione idraulica avrà dunque il ruolo positivo nel
contenere le portate di massima piena e dunque mettere in sicurezza le aree produttive
e le infrastrutture da potenziali dissesti idrogeologici.
6.2.2
Alterazione degli aspetti estetico visuali
Integrazione nel contesto paesaggistico
L’intervento nell’area avverrà in base alla volontà di tutelare la qualità visiva del
paesaggio e di conservare le vedute e i panorami esistenti. L’opera, secondo i diversi
punti di osservazione, non preclude infatti la visibilità dello scenario naturale e
paesaggistico; va notato infatti, che la presenza della fitta copertura vegetale,
determina delle significative limitazioni per il bacino visuale dell’opera di progetto. La
scelta progettuale di rinverdire le scarpate del rilevato con l’utilizzo di tecniche
dell’ingegneria naturalistica diminuirà a regime l’impatto visivo, mitigando l’effetto
negativo delle opere sullo stato naturale del paesaggio.
Il rilevato descritto, una volta inerbito consentirà di ridurre al minimo l’impatto
ambientale addolcendo il fronte dell’argine. Il periodico allagamento dell’alveo e la
crescita di vegetazione spontanea produrranno un effetto di mascheramento dell’opera.
( vedi simulazione fotografica post intervento) . C’è da rilevare inoltre, che l’alveo e le
sponde del Rio Posada da anni versano in uno stato di degrado dovuto sia alla
presenza di microdiscariche, sia alla presenza di attraversamenti in alveo, che di fatto
alterano lo stato visuale dei luoghi. L’intervento progettuale di rimozione dei rifiuti e
completa eliminazione di tutti gli accessi in alveo contribuiranno ad un miglioramento
degli aspetti estetico visuali dell’area.
6.3
Misure di mitigazione
La stima degli impatti sulle varie componenti ambientali, la cui descrizione è stata
affrontata nel paragrafo precedente, ha consentito una migliore definizione degli
scenari conseguenti alla realizzazione delle opere in progetto.
D’altra parte è necessario sin d’ora evidenziare che sarà necessario prevedere un
congruo numero di misure di mitigazione, sia nei confronti degli impatti connessi alla
fase di cantiere, sia nei confronti di quelli connessi alla fase di esercizio.
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Per quanto attiene alla fase di cantiere è opportuno rimarcare che dovranno essere
preservate dal taglio le specie di particolare pregio naturalistico e si provvederà altresì
al taglio delle specie alloctone ed invasive. Le aree di sosta e di accumulo temporaneo
dovranno ricadere al di fuori delle aree di pertinenza fluviale o su zone degradate nelle
quali la copertura vegetale è limitata, inoltre al fine di preservare le specie faunistiche
presenti nell’area, i lavori saranno effettuati nei periodi di magra e al di fuori del
periodo riproduttivo. Si dovrà garantire la massima cura nelle operazioni di scavo e di
movimento terra. Pertanto, allo scopo di garantire un’adeguata minimizzazione dei
quantitativi di polveri sospese sarà necessario provvedere alla regolare annaffiatura dei
terreni da scavare/movimentare. Per la stessa ragione, anche la velocità di circolazione
dei mezzi e delle macchine operatrici nell’area di cantiere dovrà essere mantenuta al di
sotto di idonei limiti di accettabilità. Per quanto riguarda le emissioni sonore il
cantiere si doterà di tutti gli accorgimenti utili al contenimento delle emissioni sonore,
sia con l’impiego delle più idonee attrezzature operanti in conformità alle direttive CE
in materia di emissione acustica ambientale, che tramite idonea organizzazione
dell’attività.
Sarà data preventiva informazione alle persone potenzialmente disturbate dalla
rumorosità del cantiere su tempi e modi di esercizio, su data di inizio e fine dei lavori.
Infine, anche la scelta delle modalità di trasporto dei terreni scavati dovrà essere
effettuata in funzione delle esigenze di minimizzare gli impatti sulle aree attraversate;
si tratterà quindi di individuare gli itinerari più appropriati, evitando quanto più
possibile le aree residenziali e di individuare mezzi di trasporto in grado di offrire le
migliori garanzie in termini di diffusione delle polveri (mezzi telonati) e delle
emissioni acustiche (rumorosità e dimensioni dei mezzi).
Gli impatti in fase di esercizio delle opere potranno invece essere mitigati
intervenendo soprattutto con misure di ripristino ambientale. Sarà quindi necessario
prevedere piantumazioni con specie erbacee sui nuovi argini allo scopo di consentire
una migliore naturalizzazione dei volumi realizzati. Nella creazione delle piste,
qualora si dovessero verificare vuoti eccessivi privi di vegetazione, al termine del
cantiere, si provvederà alla piantumazione di specie arboree ed arbustive autoctone,
onde evitare la frammentazione degli habitat. Analoghi accorgimenti saranno previsti
per il ripristino nelle nuove gabbionate che dovranno quindi essere intasate con talee
di specie vegetali autoctone. Sarà previsto il posizionamento di alcuni gabbioni
inferiori trasversalmente al corso d’acqua, in modo da diversificare l’ambiente
spondale e permettere la creazione di pozze di rifugio per la fauna ittica e anfibia.
Dovranno prevedersi inoltre attività di controllo e monitoraggio con lo scopo di
verificare l’efficacia delle azioni di progetto e garantirne il mantenimento nel tempo.
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Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio
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ALLEGATO 1
SIMULAZIONE FOTOGRAFICA DEGLI INTERVENTI
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foto 1
foto 2
foto 3
foto 4
Planimetria punti di scatto
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pagina 31
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
Foto 1 – Stato Attuale
Foto 1 – Post intervento
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pagina 32
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Foto 2 – Stato Attuale
Foto 2 – Post intervento
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pagina 33
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
Foto 3 – Stato Attuale
Foto 3 – Post intervento
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
pagina 34
Fiume Posada. Interventi per la mitigazione del rischio idraulico nei territori a valle della diga di Maccheronis
Foto 4 – Stato Attuale
Foto 4 – Post intervento
Progetto esecutivo - Relazione Paesaggistica
pagina 35
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Elaborato F: Relazione paesaggistica