Il Vescovo di Crema
Ai cristiani/e della Parrocchia di Monte Cremasco
al parroco, don Giancarlo Scotti,
al cappellano, mons. Franco Manenti,
ai membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale,
ai diversi Gruppi operanti in parrocchia.
Ripenso con gioia e gratitudine ai giorni della visita pastorale, svolta
nella vostra Comunità parrocchiale da giovedì 8 a domenica 9 ottobre
2009.
Mi ritornano alla mente i vostri volti; sento ancora riecheggiare le vostre
preghiere e canti nelle diverse assemblee liturgiche; rivedo con la
memoria i diversi gruppi che ho incontrato.
Vi ringrazio innanzitutto della vostra calorosa accoglienza e del sincero
desiderio di intravedere nella visita pastorale, al di là della mia persona, il
Signore stesso, che si prende cura della sua Chiesa e la visita
continuamente attraverso i suoi Pastori.
Abbiamo avuto modo di stabilire un dialogo schietto e sincero, con
un’analisi accurata della situazione pastorale.
Vi lascio ora alcune considerazioni, che non mancherete di commentare
tra voi e di farne oggetto di riflessione, finalizzate ad imprimere una
decisa dimensione missionaria a tutta quanta la pastorale, secondo le
nuove sfide e le urgenze del tempo.
Sono osservazioni in linea con la traccia di revisione pastorale, che ho
presentato alla diocesi lo scorso mese di settembre e che vi invito a
considerare con attenzione per un adeguato rinnovamento della
pastorale.
Piazza Duomo, 27 – 26013 CREMA (CR) – Telefono 0373/256565
1. Una lunga tradizione cristiana
La prima impressione che ho sperimentato, fin da subito, è che la vostra
Comunità parrocchiale è erede di un lunga storia passata, di antiche
radici cristiane, caratterizzata da una fede viva e partecipata. Questa
precisa identità culturale ha determinato una solida tradizione, a
beneficio di tutto il paese.
E’ apparso chiaro che i cristiani di Monte Cremasco sono fieri delle
proprie origini, di una comunità ecclesiale ben compatta, che ha
generato nel tempo pluriformi frutti di vita cristiana.
Questa vostra consolidata tradizione cristiana va oltremodo coltivata
oggi, non solo per paura che venga meno col confronto di altre religioni,
professate dai nuovi arrivati, o da stili di vita estranei al vostro ambiente,
ma anche perché il nostro attuale contesto di vita, che non si sottrae al
pericolo del secolarismo, tende a fare a meno di Dio, che ritiene
superfluo, dal momento che l’uomo si sente capace di giudicare da se
stesso ciò che e bene e ciò che è male e di scegliere di conseguenza.
“Si va costruendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla
come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue
voglie”1
Inoltre, nella nostra società contemporanea, si va affermando la
convinzione che la fede sia riservata alla cura esclusiva della persona
singola, nella sua vita privata, e non debba essere, invece, professata in
modo pubblico e comunitario, così da contribuire non solo alla crescita
dei cristiani, ma anche alla promozione di una città equa e solidale.
Di fronte a queste tentazioni, a cui possono andare soggetti anche non
pochi cristiani della parrocchia, un vostro principale compito è quello di
mantenere e rafforzare l’identità cristiana, maturata nel corso della vostra
storia, dimostrando che la fede cristiana, professata in modo pubblico e
comunitario, è una garanzia per una vita bella, e un qualificato modo di
partecipare e di servire l’impegno sociale. Perché la Chiesa mantenga la
sua vocazione primaria, che è quella di comunicare la speranza, che è
Cristo, è fondamentale “curare la qualità dell’esperienza ecclesiale delle
nostre comunità, affinché esse sappiano mostrare un volto fraterno,
aperto e accogliente, espressione di una umanità intensa e cordiale”2.
Sarà vostra premura non solo di conservare l’esistente, ma anche di
tendere a un ulteriore sviluppo, nella continuità, proprio per far fronte alle
mutate situazioni culturali.
1
2
J.Ratzinger, Omelia della Messa pro Eligendo Pontefice, 18.4.2005
CEI, Nota pastorale dopo il convegno ecclesiale nazionale, n.20
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2. Una comunità composita
Attorno a un nucleo “storico” di persone radicate da sempre nel territorio,
altre se ne sono aggiunte negli ultimi tempi, in modo che Monte
Cremasco è attualmente costituito da ben 2.300 abitanti.
Subito nasce il problema della non facile integrazione dei nuovi arrivati,
con tradizioni diverse, con criteri etici differenti, con esperienze religiose
le più disparate. Invito a trasformare ciò che può apparire un problema in
una felice opportunità, ossia in una occasione storica per sviluppare la
missionarietà e vivere la dimensione cristiana dell’accoglienza. Essa si
concretizza nel rendere la comunità parrocchiale aperta e disponibile nei
confronti di tutti, anche dei nuovi arrivati, soprattutto i più bisognosi.
La comunità cristiana deve mettersi sempre più in un atteggiamento
missionario, senza attendersi che siano gli altri a fare il primo passo nel
venire incontro.
Non mancano le occasioni per accogliere con piena disponibilità i nuovi
arrivati. Non è facile nemmeno per essi integrarsi nel vostro ambiente,
accettare il confronto, aprirsi a progressive forme di amicizia.
E’ proprio l’amicizia la via privilegiata per arrivare a sentirsi amati da Dio
e sorretti da una comunità fraterna. Si ricordi inoltre che “l’immigrazione
si presenta quale nuovo aeropago di evangelizzazione: ne è eloquente
conferma il fatto che molti di quelli che si accostano da adulti al fonte
battesimale sono di origine straniera!”3
3. Cristiani impegnati in vari settori e tra essi collegati
L’incontro con varie persone, membri di gruppi operanti in parrocchia,
realizzato nel corso della visita pastorale, dimostra una vivace vitalità
nelle diverse proposte operative, a carattere spirituale, liturgico,
missionario, caritativo e a servizio dell’oratorio.
La parrocchia si avvale, quindi, della presenza e dell’apporto di molti
laici, (uomini e donne) che ringrazio vivamente per la loro disponibilità e
per il loro servizio. Come già ho proposto in occasione dell’incontro ad
essi riservato, sottolineo, da una parte, la necessità di momenti formativi
comuni, per es. a livello catechistico; dall’altra è necessario che ogni
gruppo si sintonizzi con l’altro, mediante incontri di programmazione,
così da coltivare una piena unità di intenti.
La composizione dei vari gruppi, ha messo, però, in evidenza la quasi
totale assenza di giovani, i quali devono essere invitati ad inserirsi e a
partecipare alle diverse proposte operative. Solo così, esercitando la
carità nelle molteplici possibilità, offerte dai singoli gruppi, possono
comprendere dal di dentro come si qualifica la vita cristiana, anche
3
CEI, ibid. n.9
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attraverso le componenti essenziali del servizio e della apertura agli altri,
strumenti che favoriscono il dono di sé e la gratuità.
4. L’urgente impegno educativo nei confronti delle nuove
generazioni
Mi sembra che l’”anello debole” della Comunità sia proprio la ridotta
presenza di ragazzi, di adolescenti e giovani4. Entrare in maggiore
sintonia con questi, in vista di una loro maturazione di fede, assicurare la
loro partecipazione a livello liturgico e catechistico, attraverso i diversi
gruppi (oratorio; Azione Cattolica, Associazioni), è impegno primario, a
cui si dovrà dare la massima attenzione in un prossimo futuro.
Anche la presenza di ragazzi e giovani agli incontri programmati
appositamente per loro in occasione della vista pastorale è stata
modesta: molti hanno preferito gli impegni sportivi, sottovalutando
l’occasione di un incontro di gruppo con il loro Vescovo!
In parrocchia esistono certamente momenti catechistici e di gruppo
riservati alle nuove generazioni, ma la loro presenza diminuisce con
l’avanzare dell’età, ossia fin da subito aver ricevuto il sacramento della
Cresima.
Incoraggio i giovani a farsi apostoli dei loro coetanei, a vivere momenti di
dialogo con gli adolescenti, soprattutto con quanto si sono allontanati
dalla parrocchia, ma ricordo pure che “è necessario condividere con i
propri coetanei percorso di ricerca della verità, alla sequela di Gesù”5.
E’ auspicabile che ritorni a rifiorire l’Azione cattolica ragazzi, anche per
favorire momenti associativi che si estendono al di là della parrocchia.
La formazione di catechisti e di giovani educatori offrirà la possibilità di
offrire validi punti di riferimento, in collaborazione con la primaria azione
educativa dei genitori.
La pastorale giovanile della diocesi organizza per quest’anno la
“Missione giovani”6: è un invito esplicito a inserirsi in questa nuova
occasione di evangelizzazione dei giovani attraverso i giovani.
5. L’inserimento in parrocchia di movimenti e gruppi
La parrocchia gode della presenza di persone aderenti ad alcuni
movimenti ecclesiali molto vivaci e impegnati, quali “Comunione e
Liberazione” e la “Fraternità Francescana”. Nel corso della visita
pastorale, ho voluto incontrarli per incoraggiarli nel loro carisma e per
sostenere il loro impegno non solo a vantaggio dei loro associati, ma
anche a favore della comunità parrocchiale, nella quale sono
4
Si noti al riguardo le osservazioni che ho riportato su questo argomento in “Trasmettere la fede battesimale”,
pag.38, n.46
5
CEI, n.29
6
Vedi al riguardo ciò che ho scritto in “Trasmetter la fede battesimale”, al n.47, pag.39
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attivamente inseriti per la catechesi ai ragazzi, per la preghiera liturgica,
per l’animazione dell’oratorio. In questo modo è evitato il pericolo, altrove
riscontrato, di fare dei Movimenti una “Chiesa parallela”, che agisce al di
fuori e al di là della parrocchia, che invece ha tanto bisogno dell’apporto
creativo e del contributo illuminante di ogni carisma.”Occorre accelerare
il cammino intrapreso, che porta a una fisionomia laicale non omologata
né uniforme, non dispersa né contrapposta, ma animata da uno spirito di
comunione che sa generare una testimonianza unitaria, benché
differenziata nelle sensibilità e nelle forme. Al di fuori della comunione,
infatti, non si dà autentica testimonianza cristiana”7
6. La corresponsabilità, esigente via di comunione
Un ulteriore motivo di riqualificazione sarà per i laici potersi inserire in
parrocchia non come (sia pur validi) collaboratori del parroco, ma quali
corresponsabili nella gestione della vita della comunità, potenziando le
proprie capacità nell’annuncio del vangelo e nella animazione cristiana
della società. “La corresponsabilità è una esperienza che dà forma
concreta alla comunione, attraverso la disponibilità a condividere le
scelte che riguardano tutti”8. Ciò implica una abitudine al dialogo, a un
sereno discernimento, a una capacità propositiva, frutto di una
esperienza maturata nel rapporto in famiglia, nel mondo professionale,
nel contatto con le persone più disparate. E’ giunto il tempo di
“accelerare l’ora dei laici, rilanciandone l’impegno ecclesiale e secolare,
senza il quale il fermento del vangelo non può giungere nei contesti della
vita quotidiana, né penetrare quegli ambienti più fortemente segnati dal
processo di secolarizzazione”9
Buona cosa sono organizzare diverse attività in occasione delle varie
ricorrenze, ma esse non sono fine a loro stesse, sono piuttosto un
supporto base per stabilire nuove relazioni, fino a condividere, con il
parroco e gli altri laici impegnati, la stessa ansia missionaria, la stessa
passione educativa. In questo modo sarà consentito a ciascuno di
“vivere quella responsabilità ecclesiale che attiene alla propria vocazione
e per affrontare le questioni che riguardano la vita della Chiesa con uno
sguardo aperto ai problemi del territorio e dell’intera società”10.
7
CEI, n.27
CEI, n. 24
9
CEI, n.26
10
CEI, n.24
8
Piazza Duomo, 27 – 26013 CREMA (CR) – Telefono 0373/256565
7. Una pastorale che richiede di aprirsi maggiormente ai ritmi e al
confronto con la Chiesa locale.
La ricchezza di figure laicali impegnate in parrocchia e le molteplici
proposte pastorali tendono a favorire una certa “autonomia pastorale”,
che di fatto rende meno evidente la comunione con la Chiesa locale.
Ho sottolineato questo pericolo, a cui comunemente va incontro una
parrocchia ben organizzata, nella mia recente traccia per una revisione
del triennio 2006/200911, là dove invito a una scelta coraggiosa: “Quella
di rinunciare a fare della propria parrocchia una comunità
“autoreferenziale”, senza costanti agganci con le parrocchie vicine e con
gli orientamenti diocesani, quasi che l’intera esperienza di Chiesa si
manifesti compiutamente nella sola parrocchia o all’interno
dell’associazione, del gruppo del movimento” Vi invito a trovare
esemplificazioni esplicite significative all’interno della vostra Comunità,
che diventino appello a un “nuovo stile”12.
8. Proposte di rinnovamento attraverso le indicazioni delle lettere
pastorali
Nell’incontro col Consiglio pastorale ho avvertito una speciale sintonia
con tematiche relative a un nuovo cammino pastorale e missionario, che
ho trattato con ampiezza in questi anni mediante le lettere pastorali
incentrate sulla pastorale battesimale. Dopo un tempo di riflessione, è
giunto ora il momento di attualizzare alcune scelte, che emergono da
una lettura attenta e globale dei tre anni e che sono riproposte in sintesi
nelle linee di quest’anno. Si parla per esempio di “catechisti battesimali”,
di “animatori per incontri “fuori le mura”, di “centri di ascolto della Parola”.
Vi invito a rileggere le proposte, con l’aiuto delle commissioni diocesane,
i cui sussidi sono a disposizione di tutti, al fine anche di preparare, entro
Pasqua, una “Consegna” (redditio) delle riflessioni emerse, con le
conseguenti scelte.
9. La presenza di un nuovo parroco
Durante la visita pastorale ho incontrato per la prima volta in questa
veste il nuovo parroco, don Giancarlo Scotti, che da pochi mesi ha
incominciato con voi il suo ministero pastorale. Evidentemente, la
pastorale parrocchiale non riparte da zero, non cancella quello che è
stato seminato, ma si sviluppa, in progressiva continuità con l’indirizzo
pastorale del parroco precedente, don Mario Pavesi, che ancora
11
“Trasmettere la fede battesimale”, n.34
Per esemplificare: Quanto spazio viene dato alle iniziative diocesane, ai diversi livelli? Quale presenza alle
attività di zona? Quali percorsi si promuovono per persone che si riavvicinano alla fede? Quali attenzioni si
riservano a persone che, pur essendo battezzate, sentono di nuovo il desiderio di orientare la propria vita secondo
il vangelo? Ecc.
12
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ringrazio per la sua feconda presenza a Monte di ben 17 anni. In ogni
parrocchia il cambio di un pastore avviene non senza difficoltà: tuttavia
mi è parso di riscontrare come le normali diversità di stili e di proposte di
don Giancarlo, piuttosto che essere un ostacolo, si presentano come
autentiche ricchezze, che giovano non poco al rinnovamento dell’intera
parrocchia all’interno di una coraggiosa pastorale missionaria. Auguro a
don Giancarlo di inserirsi sempre più con impegno ed entusiasmo nella
nuova vigna che il Signore gli ha affidato, sostenuto dalla stima e dalla
benevolenza di tutti. “Il rinnovamento della parrocchia in prospettiva
missionaria non sminuisce affatto il ruolo di presidenza del presbitero,
ma chiede che egli lo eserciti nel senso evangelico del servizio a tutti, nel
riconoscimento e nella valorizzazione di tutti i doni che il Signore ha
diffuso nella comunità, facendo crescere la corresponsabilità”.13
10. Nuove strutture di accoglienza
Nel corso della visita pastorale, ho potuto rilevare come le strutture della
parrocchia nelle quali si svolgono le principali attività educative/ricreative
siano inadeguate alle effettive esigenze dei diversi gruppi, specialmente
dei ragazzi e dei giovani. E’ emerso un corale consenso circa la
necessità di individuare i luoghi e le forme per un nuovo “centro
parrocchiale”, che possa venire incontro agli effettivi bisogni della
comunità. So che è già stata indetta un’assemblea per condividere il
problema e per studiare le modalità di realizzazione. Auguro che si
possano individuare le soluzioni migliori possibili, tenendo conto della
configurazione logistica del paese.
Concludo queste mie riflessioni, augurando a tutta la Comunità la pace e
la gioia del Signore risorto, mentre riprendo la preghiera che la liturgia ci
ha proposto proprio nella domenica della visita pastorale: “Ci preceda e
ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché sorretti dal tuo
paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene”.
+ Oscar Cantoni, vescovo
Crema, residenza vescovile,
27 ottobre 2009
13
CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n.12
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