N° 397 L’EQUIPE COME PALLIUM: IL MANTO CHE AVVOLGE E CURA Rosanna Petralia - Psicologa (Salemi - TP) [email protected]; Adriano Drago - Medico (Salemi - TP), , Francesco Bertolino - Infermiere (Mazara del Vallo - TP), Nicola Colletta – Fisioterapista (Partanna - TP), Annalisa Pedone - Assistente sociale (Gibellina - TP) Salvatore aveva un tumore di Pancoast, un K. Polmone, MTS con localizzazione esterno-apicale sx, con interessamento erosivo della II e III costa, dei tessuti superficiali ed una tumefazione molto evidente e dolente, con importante edema al braccio omolaterale, calo ponderale e alimentazione non regolare con un appetito condizionato negativamente dal dolore. In effetti la reale difficoltà di Salvatore era il dolore non controllato, disagio che rendeva impossibile e complicata la sua vita e quella della sua famiglia, che lo faceva sentire impotente, piccolo, vulnerabile e solo di fronte ad un ambiente ostile che non si ‘prendeva cura’. Il nostro intervento ha permesso al paziente di ritrovare il controllo della propria esistenza e la giusta serenità, grazie anzitutto ad un’appropriata terapia del dolore. L’avvicendarsi della nostra sinergiche presenza professionale, inoltre, ha dato sostegno ai molteplici bisogni che si sono presentati durante il corso dell’assistenza. Così attraverso le giuste terapie, le medicazioni, i bendaggi, i linfodrenaggi,la rieducazione respiratoria, il sostegno sociale e psicologico specifico, gli è stato permesso di sperimentare uno spazio di aiuto in cui ha imparato ad affidarsi, sia a livello corporeo che a livello affettivo, a noi e di tutta la sua famiglia. Se n’è andato in totale stato di coscienza, circondato dall’affetto di tutta la famiglia, ha avuto una ‘buona morte’, senza dolore, c’è stata la possibilità di salutarsi bene e di sapersi dire addio, con poche parole e tante comunicazioni tacite. Prendersi cura è attraversare un sentiero difficile tortuoso; ma accompagnare il morente è un gesto di grande vitalità, una vitalità data e ricevuta. Ci siamo sentiti il mantello, che avvolgere l’ammalato con tutte le cure possibili, con le nostre tecniche, i nostri metodi, le nostre personalità, il nostro esser-ci , essere persone, con affetto e calore. La ‘cura’ centrata sullo ‘stare’ con la persona sofferente, sentendone e comprendendone dolore, emozioni, bisogni, dignità, accompagnandola e sostenendola lungo il suo difficile percorso, in cui l’ascolto, il colloquio, la comprensione empatica, rappresentano l’aspetto centrale dell’incontro tra therapon e malato, noi figure professionali, uno spazio unico, originale, il luogo concreto in cui si declina ogni relazione,quello che Buber chiama “traità”…