Andrea Machino. Civis f. civitatis Panhormi scultor marmorarius col
quale egli obligossi di scolpire per il prezzo di on. 11 la statua di marmo
della Vergine Maria di 4 palmi che adora in ginocchio il Bambino Gesù e
S. Giuseppe anche genuflesso dell’altezza di 4 p. e ½.
Quelle statue sono tuttavia esistenti nella chiesa di S.M. Annunziata in
Termini.
Il De Michele colla sua fine cognizione d’arte rilevò nella Vergine e
nel Bambino lo stile della scuola di Antonio Gaggini coi caratteri bensì
peculiari che diversificano le opere d’ogni singolo autore; non così nel
simulacro del S. Giuseppe inferiore all’altre due figure sebbene nel contratto si fosse al Machino obbligato di scolpire anche questa.
E ben si oppose al vero perocchè da un altro contratto presso notar
Filippo Di Ugo dei 19 febbrajo 1516 rilevasi che la statua del S. Giuseppe
non solo differente nella qualità del marmo ma d’una mossa affettata massime nella gamba sinistra e di minor grazia nelle pieghe appartiene allo
scalpello di Francesco Limastri carrarese.
Lo[da] il De Michele la Vergine e il Bambino e particolarmente nella
prima la aria del volto esprimente nella preghiera la gioja di essere madre
dell’uomo Dio e l’eleganza delle pieghe sinuose nella veste che la cuopre
il seno stretta da una cintola e fregiata nel petto da un gallone con una crocetta e in un ampio mantello col cappuccio sulla testa contornata da due
morbide trecce da farla apparire più vezzosa e pur modesta dandole quel
bello ideale caratteristica del secolo che si avvicinava all’apice della perfezione artistica. Loda similmente l’infante Gesù con esili ma graziose
membra.
Or da questa sua diligente descrizione sorgono alcune riflessioni che
io aggiungo al suo pregevole dettato e primo, se Andrea Machino palermitano nel 1494 si era obligato di scolpire tutte e tre le figure e se la statua
di S. Giuseppe d’inferiore merito fu lavorata invece da Francesco Limastri
carrarese nel 1516 dobbiamo credere che per la morte del Machino462
un’infermità che lo rendeva inabile dovette avvenire talchè i terminesi
furono dalla cruda necessità costretti a valersi dell’altro scultore per compire la rappresentazione della nascita del Redentore.
Lo scorgere poi che l’opera del carrarese sia evidentemente inferiore a
quella del palermitano sebbene eseguita nel bel secolo della scultura
mostra che quest’arte era in Sicilia in miglior condizione nonostante che
Antonio Gaggini non aveva ancora spiegato le ale del suo genio come rile_________________________________
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Seguono cancellate le parole: “avvenuta nell’intervallo di circa 22 anni o altro”.
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