Contenuto
I) L’IDENTITA’ DEL CVS
1) C. V. S. – Un mondo in tre parole
2) Il CVS: carisma e organizzazione
3) La dimensione ecclesiale, testimoniale e progettuale: elementi portanti e
dinamica apostolica concreta
4) L’icona dei discepoli di Emmaus: quattro pilastri per un unico progetto di
vita
II) I SETTORI GIOVANILI ALL’INTERNO DEL CVS
1) Un po’ di storia
2) I settori giovanili a partire dalle intuizioni di Mons. Luigi Novarese
3) I protagonisti del percorso e la dinamica propria dei settori giovanili del CVS
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI
1) Il progetto formativo globale e la sua articolazione
2) I percorsi formativi
3) La particolarità del gruppo attivo (soggetti con ritardi cognitivi)
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
a. Diversamente ‘volontari’
Una delle convinzioni che il CVS ha nei
confronti dei soggetti con ritardi mentali è
che anche essi sono e possono essere
‘volontari’ della sofferenza. Se il termine
‘volontà’ non viene legato solo alle
dinamiche razionali (all’idea di una
consapevolezza ‘razionale’ delle proprie
scelte), ma alle dinamiche desiderative all’idea di un volere inteso come ‘tendere
con tutto il cuore’, significato, tra l'altro
etimologicamente più corretto:
volo = desidero, bramo
- allora i ragazzi del gruppo attivo sono
capaci di volontarietà nella misura in cui
sono capaci di desideri e nella misura in
cui tendono a realizzare i loro desideri.
Ed è su questo che può lavorare una
corretta formazione
(che è quella che cerca di offrire il CVS).
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
a. Diversamente ‘volontari’
È possibile (e
l’esperienza lo
dimostra) suscitare nei
deboli mentali il
desiderio dell'offerta
della propria persona
(con tutti i suoi limiti e
le sue sofferenze; ma
anche con tutte le sue
potenzialità e la sua
gioia). È possibile farli
‘innamorare’ dei
desideri di Gesù e di
Maria: tanto da
ritrovare poi questi
desideri dentro di loro,
come desideri loro
propri.
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
a. Diversamente volontari
D’altra parte, basta prendere appena le distanze dal ‘razionalismo’ astratto e
povero di una certa modernità (figlia del cartesiano ‘cogito ergo sum’), per
rendersi conto di come più che ‘intellettualità concettuale’ l’uomo è ‘logos’
(legame, rapporto): ed in questo è ad immagine di Dio, un Dio che, per
essenza, è amore: ben più e ben oltre che 'animale razionale'.
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
a. Diversamente volontari
Mons. Novarese (e con lui il CVS) ama dire che l'uomo è persona: e questo
significa indicare tutta la complessità della personalità umana (insieme fragile
di una pluralità di dinamiche: fisiche, corporee, vitali, sensoriali, biologiche,
cognitive, affettive, sessuali, artistiche, ludiche, spirituali, etiche, morali).
Essere persona significa ‘essere con’, significa avere capacità relazionali,
significa avvertirsi parte di una realtà più ampia che ci fonda e sorregge;
significa vivere esperienze, provare emozioni, legarsi a ciò che ci circonda.
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
b. Diversamente ‘attivi’
Secondo questa prospettiva, l'uomo
non è né un animale (perché gli
animali non hanno la nostra stessa
capacità di apertura e di legame con il
mondo e gli altri) né un qualcosa di
puramente razionale: perché la
ragione è una facoltà che si sviluppa
tardi e gradualmente nell'uomo; e che
addirittura alle volte finisce per fargli
perdere il rapporto immediato,
profondo che originariamente l’essere
umano ha con le cose, gli altri e lo
stesso Dio. «Ti benedico, o Padre,
Signore del cielo e della terra, perché
hai tenuto nascoste queste cose ai
sapienti e agli intelligenti e le hai
rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché
così è piaciuto a te» (Lc, 10,21).
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
b. Diversamente attivi
Questo non vuol dire che la razionalità non serva o sia da buttare; ma significa
riconoscere che l'uomo è più della sua intelligenza; e che una carenza a livello
intellettivo-astrattivo-logico non implica un 'meno' di umanità.
Dunque: i ragazzi del gruppo attivo hanno un modo tutto particolare di vivere
l’umanità, un differente modo d'essere (intuitivo e non concettuale, esperienziale e non
logico-lineare, affettivo e non astrattivo, fiduciale e non calcolatorio); e, pertanto, un
diverso modo di intendere e vivere la ‘comprensione’, la ‘volontà’ e la ‘responsabilità’.
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b. Diversamente attivi
Il problema delle ‘capacità’
dei soggetti con ritardi
cognitivi diventa, quindi, in
quest'ottica, il problema di
capire i linguaggi attraverso
i quali si può sviluppare e
portare a maturazione la
loro specifica modalità di
essere ‘attivi’:
nel CVS e nella Chiesa
(così come in famiglia, nei
Centri di accoglienza in cui
vivono, sul lavoro che
eventualmente portano
avanti, ecc.).
Anche per loro vale e deve
valere il motto: il disabile
non oggetto di carità, ma
soggetto d’azione.
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III.3a) Gruppo Attivo: diversamente volontari e attivi