Contenuto
I) L’IDENTITA’ DEL CVS
1) C. V. S. – Un mondo in tre parole
2) Il CVS: carisma e organizzazione
3) La dimensione ecclesiale, testimoniale e progettuale: elementi portanti e
dinamica apostolica concreta
4) L’icona dei discepoli di Emmaus: quattro pilastri per un unico progetto di
vita
II) I SETTORI GIOVANILI ALL’INTERNO DEL CVS
1) Un po’ di storia
2) I settori giovanili a partire dalle intuizioni di Mons. Luigi Novarese
3) I protagonisti del percorso e la dinamica propria dei settori giovanili del CVS
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI
1) Il progetto formativo globale e la sua articolazione
2) I percorsi formativi
3) La particolarità del gruppo attivo (soggetti con ritardi cognitivi)
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
d. I ‘diversi’ canali dell’Annuncio e le metodologie laboratoriali
Sono queste le potenzialità e le intelligenze che il CVS invita a valorizzare nel
gruppo attivo: con una proposta di Annuncio e
di appropriazione/rielaborazione del messaggio
da parte dei ragazzi (ma anche di particolari dinamiche
liturgiche e di accostamento ai sacramenti) che è
cercata e messa in atto sfruttando i canali dedotti
dalla teoria di Gardner.
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
d. I diversi canali dell’annuncio e le metodologie laboratoriali
a) Linguaggio narrativo:
perché, a differenza di quello logico/concettuale, presenta un filo conduttore
esperienziale, che aiuta i ragazzi ad immedesimarsi nei ‘protagonisti’ della storia
presentata e dunque a ‘crescere’ con loro e con le loro vicende. Si sceglie, dunque, un
personaggio di riferimento, che servirà per il processo di identificazione e intorno a
questo personaggio si costruisce il cammino dell’anno.
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
d. I diversi canali dell’annuncio e le metodologie laboratoriali
La ricchezza e la varietà delle esperienze raccolte sul territorio nazionale in
questi anni ci ha convinti che non esiste un solo modo di sfruttare il metodo
narrativo. È possibile partire dalla drammatizzazione di passaggi del Nuovo
testamento, oppure valorizzare figure-tipo dell’Antico, che diventano
prefigurazioni simboliche dell’annuncio o della vita di Gesù.
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
d. I diversi canali dell’annuncio e le metodologie laboratoriali
È possibile partire dalla drammatizzazione di ‘parabole’
(vissute come ‘storie’-ponte, per arrivare al cuore del
messaggio che si intende far passare), oppure è possibile
‘inventare’ storie, come ‘nuove’ parabole, atte ad agevolare
l’apprendimento dei contenuti catechetici.
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
d. I diversi canali dell’annuncio e le metodologie laboratoriali
È possibile partire da favole classiche (che, come ci insegnano le Scienze
umane, sono decisamente formative per lo sviluppo della personalità) e
sfruttarle come introduzioni antropologiche, o meramente simboliche, per
spiccare poi il ‘salto’ nel contenuto evangelico proprio del cammino dell’anno
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
d. I diversi canali dell’annuncio e le metodologie laboratoriali
Ma è possibile anche usare storie meno ‘antiche’, legate in ogni caso alla
dimensione fiabesca e al vissuto dei ragazzi: pensiamo in particolare a
narratori ‘felici’ come Antoine de Saint-Exupéry Michael Ende…
b) Dimensione corporea/cinestetica (ossia legata al movimento del corpo)
in questo caso si tratta (soprattutto per i soggetti con più difficoltà
cognitive), di proporre dei laboratori espressivi, per rielaborare quanto
vissuto nell’annuncio narrativo, laboratori che sfruttino la possibilità
del ‘mimo’, dei gesti simbolici, dei canti gestualizzati
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
d. I diversi canali dell’annuncio e le metodologie laboratoriali
In particolare – là dove è
possibile (pensiamo alla
fantasia musicale e corporea
dei down) – ricordiamo il
valore della danza: non tanto
e non solo guidata dagli
animatori, ma soprattutto
creata dai ragazzi stessi:
lasciando che, sulla base del
testo delle canzoni presentate
(testi legati ai contenuti
catechetici), siano i ragazzi
stessi ad inventare dei gesti
per accompagnare le parole,
o a immaginare le coreografie.
Mentre, per chi è in carrozzina
o ha difficoltà motorie, si può
pensare anche ad un
laboratorio di manualità: con
materiale da maneggiare o
modellare (tipo plastilina,
pasta di sale…).
III) LA DIMENSIONE METODOLOGICA E GLI ITINERARI FORMATIVI (3) La particolarità del gruppo attivo
d. I diversi canali dell’annuncio e le metodologie laboratoriali
c) Dimensione visivo spaziale:
significa ovviamente valorizzare le
capacità di disegno dei ragazzi, ma
anche l’uso di immagini, video,
power point, ecc.
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III.3a) Gruppo Attivo: i laboratori 1