INTERVISTA] DI FRANCESCO FRAVOUNI I I volto è sorridente, simpatico. Un po' sognatore. Con gli occhi vispi, pronti a intercettare situazioni e fatti della realtà per costruire gag. A volontà. Con una manciata di ironia e una dose di umorismo da guadagnargli il paragone con Woody Allen. Enzo Iacchetti, nato a Castelleone (Cremona), il 31 agosto 1952, segno della Vergine, è soddisfatto del suo lavoro. Serafico, a tratti sorridente, si diverte. Deciso, convinto, tira dritto per la sua strada. Nel 1979 debutta al Derby Club di Milano, che frequenta con assiduita fino al 1985 con Salvi, Faletti, Giobbe, i Gatti del Vicolo dei Miracoli. Arriva al Maurizio Costanza Show esibendosi come il poeta stralunato delle canzoni bonsai. Proprio in quel periodo inizia la carriera di conduttore, a fianco di Ezio Greggio, di Striscia la notizia, con il quale vince poi diversi Telegatti. Ma non si fa mancare nulla. Diventa scrittore con due curiosi libri, Pensiero bonsai e Questo sì che è amore, mica bau bau micio micio (Mondadori). Poi vince il premio come miglior attore protagonista al Festival internazionale del cinema di Salerno per il film Da cosa nasce cosa di Andrea Manni. Nella carriera, però, lascia un posto privilegiato al teatro. Ora è impegnato nelle repliche di The producers, il musical di Mei Broo- a me interessa apparire in entrambi. Con un preciso impegno, però: dare il meglio di me stesso». Il rapporto con il pubblico? «E strepitoso. In teatro la gente è seduta davanti a me, posso vederla, ne intuisco il gradimento della mia performance, mentre in Tv, dietro a una telecamera, non è possibile condividere nulla. Sono modi diversi di avvertire la presenza del pubblico, l'importante è appunto capire la differenza». E più facile gestire l'insuccesso o la popolarità? «Non ho mai avuto la sfortuna di gestire insuccessi. Non sono preparato. La popolarità, invece, è difficile da vivere. Quando esco di casa, per esempio, vengo fermato dalla gente ogni tre metri. Per me è ancora difficile calarmi in questa condizione. Tutta colpa della nostra cultura: per gli italiani, un personaggio famoso in televisione deve a tutti i costi far ridere, anche quando lo si incontra per strada. È d'obbligo la battuta scherzosa, una gag... Spesso sono scambiato per uno scorbutico. Io saluto educatamente le persone che incontro, ma poi le sento magari dire: "Però, credevo fosse più simpatico". Non pensano che quando sono in televisione lavoro mentre in strada, quando vado a trovare un parente malato, sono una persona come tutte le altre». Incontro con l'attore che ora raccoglie 1 ennesimo IACCHETTI, MICA BAU ks che ha vinto più Tony Awards (gli Oscar del musical) di qualsiasi altro spettacolo. Com'è nata la canzone bonsai? «Era un valido mezzo per farmi notare dal pubblico. Per partecipare al Maurizio Costanza Show era necessario avere un'idea particolare, una novità curiosa. Mi misi subito al lavoro, senza perdere tempo. La prima cosa che mi venne in mente fu un nuovo tipo di canzone, appunto quella bonsai. Cioè piccola. Breve ma con un ricco significato. Pensai potesse attirare l'attenzione di Maurizio Costanzo. Così è andata, e la canzone bonsai mi ha regalato l'opportunità di apparire nel talk show più seguito dagli italiani». Tv e teatro: quale preferisce? «Senza dubbio il teatro. Anche se la televisione è un buon viatico, uno strumento molto efficace. Sono due "canali" diversi, ugualmente affascinanti, e -H CI.113 Che cosa ricorda della sua infanzia? «La semplicità, soprattutto. La particolare situazione di vita che circondava i miei genitori e i miei parenti. Era bello avere poco ed essere felici con ciò che si possedeva. E una sensazione che non posso dimenticare e che ricorre sempre nella mia mente». E gli insegnamenti dei genitori? «Onestà. Rispetto per gli altri. Tolleranza. Sono valori a cui credo fermamente e che cerco di applicare ogni giorno nel lavoro e nella \ita». Che cosa cambierebbe nel mondo? «Bandirei tutti coloro che commerciano armi. Li detesto. Nella lista sono inclusi tutti gli Stati del mondo. Finché l'uomo continuerà a costruire e vendere armi per puro interesse economico, il mondo non potrà mai raggiungere un equilibrio intelligente. Sono contrario alla guerra». La Tv cambierà in futuro? «Mi auguro proprio che cambi in maniera radicale, sostanziale, perché siamo nel Medioevo. La qualità dei programmi televisivi è calata ai minimi storici, più in basso di così non potremmo arrivare. Ormai si può solo migliorare». Quale televisione farebbe Enzo Iacchetti? «I miei ricordi affondano nell'indimenticabile domenica di trent'anni fa, quando era protagonista indiscusso Renzo Arbore. Noi ragazzi preferivamo restare in casa perché c'erano i personaggi come Roberto Benigni o Massimo Troisi. Se invece esaminiamo un programma di intrattenimento dal 2000 a oggi (sono sufficienti sei anni) vediamo solo formai orrendi come il Grande Fratello». Tutta colpa dell'audience? «Se la gente non volesse vedere i reality, cambierebbe canale. Ma se questi programmi hanno tanto successo, significa che il pubblico li gradisce. C'è chi impone una certa programmazione ma il pubblico può difendersi. Io, per esempio, non amo guardare la Tv quando sono in casa. Per me è soltanto un buon elettrodomestico, come il forno a microonde, l'asciugacapelli, il frigorifero. Posso anche non vedere la Tv per una settimana, sopravvivo ugualmente». • Bandirei tutti quelli che commerciano armi. Li detesto. E nella lista ci sono tutti gli Stati del mondo successo col musical The producers BAU MICIO MICIO A :i ( H3