Semiotica dei consumi Consumo in senso stretto Giovanna Cosenza La relazione comunicativa che si istituisce fra aziende e consumatori può essere letta nei termini dello Schema Narrativo Canonico. Se pensiamo al processo di consumo in senso stretto, esso corrisponde solo al momento della PERFORMANZA, che è quello in cui le persone si recano materialmente nei punti vendita per fare acquisti. Sono le cosiddette pratiche di consumo. 1 Consumo in senso ampio 2 Consumo ampio e stretto In realtà il consumo in senso ampio comprende tutte le fasi dello SCHEMA NARRATIVO CANONICO. La manipolazione: persuasione pubblicitaria e comunicazione in senso ampio. La competenza: l’acquisizione da parte dei consumatori di tutto il sapere e il potere che li rende soggetti abili al consumo. La stessa corsa al denaro delle società ricche occidentali può essere vista in questo modo. Performanza: sono le pratiche di consumo. Sanzione: i giudizi di valore acquisiti, diffusi e dati per scontati nei vari gruppo sociali. Finora la semiotica dei consumi si è concentrata sul senso stretto del consumo, inteso come performanza, come atto pragmatico di acquisto in certi luoghi deputati. Si è interessata alle esperienze dei consumatori, cioè al sistema di percezioni e interazioni che i consumatori stabiliscono con gli oggetti che acquistano e con gli altri consumatori nei luoghi del consumo, nel momento dell’acquisto e nelle fasi immediatamente seguenti. Convergenza con il marketing esperenziale, ma pensando anche questo, a sua volta, in senso stretto. 3 Marketing esperienziale 4 Aspetti economici Lavoro seminale di Joseph P. Pine e James Gillmore (1999, The Experience Economy. Works Is Theatre & Every Business a Stage, HUP, Boston, MA, 1999, trad. it. L’economia delle esperienze, ETAS, Milano, 2000). I due autori sostengono che si debbano ESPERIENZIARE I PRODOTTI = ING THE THING è lo slogan. Ci si deve soffermare sulle azioni concrete dell’utente che usa il prodotto e partire da lì per rivestire i prodotti di servizi che a loro volta saranno rivestiti di esperienze. Non è importante il prodotto “shampoo”, ma l’esperienza “lavarsi i capelli con quello shampoo”. 5 Economia delle esperienze, necessaria nella New Economy (a inizio anni 2000) e sempre di più nella crisi globale (oggi) caratterizzata da (1) sovrabbondanza dell’offerta e (2) stagnazione o diminuzione della domanda. Si offrono esperienze SUPERIORI per incentivare la domanda. Ecco che il marketing esperienziale si usa soprattutto per rivitalizzare un prodotto o una marca in declino o dare un’immagine di innovatività e ultima moda a una nuova impresa. 6 1 Marketing esperienziale Marketing esperienziale «La nuova offerta, quella delle esperienze, si verifica ogni qual volta un’impresa utilizzi intenzionalmente i servizi come palcoscenico e i beni come supporto per coinvolgere un individuo. Optional aggiuntivi della auto: bluetooth, audio/video per ampliare le esperienze di viaggio degli automobilisti. I telefonini vengono sempre più arricchiti di funzioni e servizi aggiuntivi che dovrebbero stimolare, accompagnare e caratterizzare le esperienze degli utenti. Se le merci sono fungibili, i beni tangibili e i servizi intangibili, le esperienze sono memorabili.» (Pine e Gillmore, 1999, trad. it. P. 14) Ultime tendenze: Ambient advertising Guerrilla marketing 7 8 Marketing esperienziale Marketing esperienziale Secondo lavoro fondamentale: Bernd Schmitt, Experiential Marketing: Hot to Grow Customers to Sense, Feel, Think, Act and Relate to Your Company and Brands, The Free Press, New York (trad. it parziale in M. Ferraresi e B. Schmitt, Marketing esperienziale. Come sviluppare l’esperienza di consumo, Angeli, Milano, 2006). Secondo Schmitt esistono 5 tipi di esperienza (detti SEMs, o Strategic Experiential Modules): Schmitt si rivolge direttamente ai manager e vuole fornire loro una griglia operativa. Critica il marketing tradizionale come troppo orientato ai prodotti e poco ai clienti, intesi come persone. 1. SENSE experiences: esperienze che coinvolgono la percezione sensoriale; 2. FEEL experiences: esperienze che coinvolgono i sentimenti e le emozioni, meglio se forti; 3. THINK experiences: esperienze intellettuali e cognitive; 4. ACT experiences: esperienze che coinvolgono la fisicità; 5. RELATE experiences: esperienze che risultano dal porsi in relazione con un gruppo. 9 10 SENSE FEEL Illy. Quali sono le esperienze emotive (feel) PIU’ FORTI E POSITIVE nella vita di un essere umano? Lindt. Amore (meglio se passionale) Felicità o almeno serenità Yogurt Müller. Happy Clinique. That’s Amore Findus 11 12 2 THINK ACT Esperienze cognitive del cliente, sue abilità creative nel problem solving. Esperienze corporee di azione. Nike. Microsoft Adidas. Apple. 13 14 RELATE Leve del marketing esperienziale Tutto ciò che mette in relazione le persone creando comunità. Importanza di inscenare sorprese. Importanza dell’intrattenimento e della spettacolarizzazione. (Riccardo Resciniti, Il marketing orientato all’esperienza. L’intrattenimento nella relazione con il consumatore, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2004. Vodafone. Importanza del coinvolgimento dei 5 sensi: quanto più l’esperienza è sensoriale, tanto più sarà memorabile. 15 LA SINESTESIA Importanza delle emozioni nei comportamenti di consumo e nei processi di acquisto. 16 La sinestesia 17 Si dice spesso che la comunicazione polisensoriale può avvalersi di sinestesie. ATTENZIONE A QUESTO CONCETTO! Si ha sinestesia quando la stimolazione di una modalità sensoriale induce automaticamente una percezione in una seconda modalità in assenza di una stimolazione specifica. Il caso più riportato nella letteratura psicologica è l’ascolto colorato. Uno dei primi riferimenti al fenomeno si trova nel Saggio sull’intelletto umano di John Locke (1690), mentre in campo medico un oftalmologo all’inizio del XVIII secolo descrive il caso di un paziente cieco che sente suoni colorati. 18 3 La sinestesia La sinestesia Una definizione ben strutturata di sinestesia è stata possibile solo grazie alle conoscenze sul cervello. 1) Inizia nell’infanzia. 2) È automatica, cioè involontaria e non può essere cancellata. 3) Le sensazioni sono percepite come esterne alla mente, come reali. 4) Riguarda almeno 1 ogni 2000 persone. 5) È più comune fra i bambini che gli adulti, fra le donne che gli uomini. 6) È familiare, avendo forse una base genetica. 7) Quando compare in età adulta è riconducibile a lesioni del cervello o all’assunzione di sostanze allucinogene. :-)19 L’uso metaforico di termini riferiti all’universo percettivo è molto frequente nelle lingue: i colori ad esempio sono espressioni metaforizzanti frequenti per parlare di emozioni: rosso di rabbia, verde di gelosia o di invidia, giallo di invidia o rabbia, ecc. Benché quasi tutti possano creare metafore sinestesiche, cioè espressioni linguistiche che usano termini riferiti a una modalità sensoriale per descriverne un’altra, pochissimi sono i veri e propri sinesteti. 20 La sinestesia Le metafore sinestetiche In linguistica e retorica si parla di sinestesia quando per descrivere e caratterizzare una esperienza percettiva tipica di un certo canale sensoriale usiamo termini che si riferiscono a un altro canale sensoriale: In psicologia ci si è chiesti in quali direzioni vada il prestito sinestesico, ci si è chiesti cioè se ogni modalità sensoriale può essere ugualmente metaforizzante e metaforizzato rispetto a un’altra modalità sensoriale. Un rumore alto Una visione dolorosa Un odore pungente Una sensazione dolce … Alcuni psicologi (lavori della fine anni ‘70) hanno formulato un modello del trasferimento metaforico fra modalità e dati sensoriali (cfr. Cristina Cacciari, «Il rapporto fra percezione e linguaggio attraverso la metafora», in A.M. Lorusso (a cura di) Metafora e conoscenza, Bompiani, Milano 2005). 21 22 Le metafore sinestetiche Le metafore sinestetiche 1. Le parole riferite al tatto si trasferiscono al gusto, alla vista e al suono: sapore pungente, colore morbido, rumore acuto, luce fredda… 2. Le parole riferite al gusto si trasferiscono all’odorato e al suono: odore amaro, musica dolce… 3. Le parole riferite all’odorato non si trasferiscono a nulla. 4. Le parola riferite alla vista (e in particolare ai colori) si trasferiscono solo ai suoni: suono chiaro, rumore cristallino … 5. Le parole riferite ai suoni si trasferiscono (pur con difficoltà) solo ai colori: un verde sommesso (quiet green) … L’ipotesi è che i trasferimenti semantici avvengano in una direzione che va «dai sensi fisiologicamente meno differenziati ed evolutivamente più primitivi a quelli più differenziati e complessi, ma non viceversa» (J.M. Williams «Synesthetic adjectives: A Possible law of semantic change», Language, 32, 2, 1976, pp. 464-465). 23 24 4 Le relazioni fra i cinque sensi I cinque sensi La maggior parte delle informazioni sensoriali sull’ambiente ci è accessibile grazie alla vista, ma anche il tatto, basandosi su un contatto diretto con l’oggetto, ci dà un corredo di informazioni notevole, come dimostra il suo valore conoscitivo nel bambino. Però è un canale sensoriale che nella tradizione occidentale è sempre stato ritenuto più povero di altri. Helmoltz (1852) parlava tuttavia della pelle umana come di un grande occhio primitivo. Nel De Anima Aristotele metteva i cinque sensi in ordine di importanza conoscitiva DECRESCENTE: Vista, Udito, Odorato, Gusto, Tatto. Diversamente accade nella tradizione ebraica (come mostra la Bibbia), dove la conoscenza affonda nella sfera del “sentire” e non del “vedere”, essendo la Rivelazione un evento acustico e non visivo. 25 26 Il punto vendita Il punto vendita Una tendenza del marketing esperienziale riguarda lo spazio del punto vendita. Ecco allora che il punto vendita è stato dotato di strumenti comunicativi e di attrazione basati sulla stimolazione dei sensi del cliente. Vista e udito restano i sensi principalmente coinvolti nei punti vendita (con particolari accorgimenti: all’illuminazione al neon spesso si sostituiscono luci soffuse e colori tenui). Questa tendenza vuole contrastare l’impoverimento sensoriale che caratterizza la vita metropolitana, dovuto a due spinte: (1) de-corporalizzazione indotta dalle tecnologie digitali; (2) overload sensoriale che domina i luoghi pubblici e il mondo dei media. La progettazione di questi ambienti lavora nel senso della ricostruzione sensoriale, per creare spazi in cui i cinque sensi cooperino armoniosamente nella percezione complessiva del mondo, anziché venire narcotizzati (per mancanza di stimoli) o storditi (per eccesso di stimoli). Ma un’attenzione sempre maggiore è riservata all’olfatto, perché odori e profumi giocano un ruolo fondamentale sia nella fase di accostamento al prodotto sia nella fase di27 ricordo. 28 Il punto vendita Da qualche anno è approdato anche in Italia il punto vendita denominato concept store e ispirata all’arte fusion. Un esempio è lo spazio Boffi, aperto a Milano nel 1998 e riaperto al pubblico nel 2003, dopo il riassetto architettonico realizzato dall’architetto Piero Lissoni in collaborazione con la direzione marketing di Boffi. Uno spazio di 1200 metri quadri, su tre livelli, organizzato in diversi ambienti che si differenziano per illuminazione, musica e profumazione. Fondamentale appare il ruolo del design nella ridefinizione del punto vendita. 29 30 5 Marketing emozionale Il marketing emozionale nasce come componente fondamentale del marketing esperienziale. Abbate e Ferrero in Emotional assets. L’innovazione psicolinguistica e l’incremento dell’efficacia in pubblicità, Finedit, 2003, definiscono il marketing emozionale come: «l’insieme delle forme interpretative della realtà circostante espresse dalla parte destra del cervello, analizzate attraverso tecniche estremamente raffinate che si servono dei metodi della psicolinguistica applicata secondo parametri e schemi statistici costantemente aggiornati e verificati». 31 6