ALLA CORTE DELLA REGINA Carteggio fra Margherita di Savoia e Marco Minghetti 1882-1886 a cura di Carlo M. Fiorentino Le Lettere Margherita di Savoia. Marco Minghetti. 1. A MARCO MINGHETTI* Monza, 6 luglio 1882 Carissimo cugino e maestro, La tanto gentile offerta che Lei mi fece a Roma, fa tacere i scrupoli che avrei di disturbarla colla mia seccatura; ho lavorato tutti i giorni per una o due ore, e mi vergogno di aver fatto così poco, ma è strano quanto tempo ci vuole almeno per me. Le mando due traduzioni; è una grande indiscrezione da parte mia, e trattandosi di Catilina, Lei caro Maestro, potrebbe con ragione applicarmi il famoso detto di Cicerone1; ma così Lei può vedere se ho capito le parole latine, ed il senso delle frasi. Mi vergogno, ed ho paura che Lei trovi l’Italiano poi piatto e volgare, e questo mi fa vedere sempre più quanto poco l’ho studiato, spero però che coll’uso del latino potervi rimediare. Sallustio mi piace sempre più, che bella lingua! Vi sono dei periodi che mi esaltano, tanto la forma ne è elegante e le parole colpiscono il segno! Quanto Le sono riconoscente di avermi con tanta pazienza e bontà, aperto quel mondo incantato! Era un mio vivo e costante desiderio, mi sembrava di vedere una porta magnifica di metallo rilucente, ma chiusa ermeticamente e con un catenaccio troppo forte per le mie mani! Sono così contenta di dovere a Lei di averlo potuto disserrare! Sono felicissima di poterlo dire a Lei come lo penso, perché parlando non lo facevo quanto l’avrei desiderato, perché temevo di seccarlo, ma l’avevo sempre sulla punta della lingua. Studierò tanto che potrò quest’estate, per essere pronta quest’inverno venturo, a capire con tutta la mente quello che Lei mi ha promesso d’insegnarmi! Qua a Monza facciamo vita tranquillissima, studio, vado molto in giardino e monto a cavallo. Seguito ad occuparmi di studii Danteschi che sono la mia passione nascosta, poi ho intrapreso il Mommsen2 che trovo bello e non così pesante quanto è detto di es* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa. Indirizzata A Sua Eccellenza il Cav.re Marco Minghetti. 1 «Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?» (In Catilinam, I, 1). 2 T. MOMMSEN, Römische Geschichte, 3 voll., 1854-1856. Il grande storico tedesco (Garding, 1817 – Charlottenburg, 1903), studiò all’Università di Kiel, dove si laureò in 46 margherita di savoia - marco minghetti sere! Spero di rivederla presto, penso tanto sovente alle nostre lezioni adesso è giusto l’ora, e con tanta riconoscenza ci penso! La prego di dire mille cose affettuose a Donna Laura3, le dica pure che deve essere contentissima adesso che ha la sua compagnia tutta per lei sola! So che a Roma mi diceva quanto quel soggiorno in montagna le era piacevole. Addio mio caro maestro le stringo la mano affettuosamente pensi alla sua aff. cugina Margherita 2. A MARGHERITA DI SAVOIA* Settefonti, 9 luglio 1882 Maestà, V. M. mi confonde con tanta Sua cortesia, per effetto della quale dà troppo gran valore alle modeste cure che le porsi per erudirsi nella lingua latina. Esse erano compensate largamente dal piacere di trovarmi sovente con Lei: e vi rispondevano così rapidi i suoi progressi da farmi ammirare ognor più l’ingegno pronto suo, e la tenace volontà. M’era anche di conforto, dimenticando le amarezze della politica, ritornare con Lei alle fonti classiche, delle quali per tanto tempo m’era allontanato: sicché ben vede che sono io che debbo ringraziarla, e con tutto il cuore. Sono stato contentissimo del suo lavoro, e vi pongo un optime senza riserva. La traduzione litterale mi pare generalmente così sicura, che la consiglio d’ora innanzi a tenersi a quella sola che è un poco più libera, poiché anche questa non si discosta dalla frase latina se non quanto è strettamente necessario per dar4 senso alla frase italiana. Ho con pedantesco scrupolo ritoccato l’una e l’altra nei più minuti particolari: confesso che avrei potuto più volte lasciarla come stava, ma ho voluto mostrarle meglio il riscontro delle due lingue. giurisprudenza nel 1843. L’anno successivo giunse in Italia per studiare le iscrizioni classiche, ed allacciò rapporti con i grandi epigrafisti dell’epoca, tra i quali gli italiani Giovanni Battista De Rossi e Bartolomeo Borghesi, di cui si professò discepolo. Nel 1854 fu chiamato all’Università di Breslavia e lo stesso anno uscì a Lipsia il primo volume dell’opera che lo rese famoso in Italia. Pubblicò successivamente diverse opere sull’epigrafia e sul diritto romano. Nel 1902 ottenne il premio Nobel per la letteratura. 3 Laura Acton (Napoli, 1829 – Bologna, 1915) vedova di Domenico Beccadelli, principe di Camporeale (Palermo, 1826 – Parigi, 1863). Sposò nel 1864 in seconde nozze Minghetti. * BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa. 4 Cancellato dar e sostituito con altra parola non decifrata. carteggio 1882-1886 47 Non mi meraviglio punto che Sallustio le piaccia; quella efficacia meravigliosa di dipingere uomini e cose, quella immortal brevità danno una grande attrattiva al suo stile. Vedremo l’anno venturo, se le piacerà, la lingua latina in una forma più ampia e maestosa ma non meno efficace, quella di Cicerone, e vedremo in Virgilio il senso della delicatezza e della purezza poetica. Io credo veramente che lo studio del latino possa aiutarla grandemente alla cognizione, ed all’uso più perfetto anche dell’italiano. Prima di tutto Ella ha imparato la lingua viva con grande facilità e per pratica di lettura e di conversazione, ma le mancava interamente lo studio dell’organismo intimo di una lingua, al quale studio il latino si presta acconciamente, avendo questo organismo più compiuto delle lingue moderne. Lascio da parte la parentela fra le due lingue, onde molte volte la locuzione latina illustra le origini dell’italiana. Non è piccol vantaggio il tradurre accuratamente, perché ci abitua a renderci esatta ragione del valore dei vocaboli e per conseguenza dei pensieri che esprimono. Ma in u[na] parte soprattutto mi pare che V. M. si avvantaggerà di questo studio. Noi tutti moderni abbiamo un grande difetto nel pensiero e nella sua espressione, ed è la mancanza di limiti, di contorni precisi, l’abuso delle idee astratte anche per significare le cose più concrete, un non so che di indeterminato e di vago che noi diciamo abito della mente e del discorso. Contro questo difetto lo studio dei classici specialmente latini è di grandissimo aiuto, perché essi sono precisissimi e quasi direi scultorei cosicché il concetto che vogliono insinuare nell’animo ci entra rilevato e netto senza sfumature e senza perplessità. Ora io non potrei negare che anche V. M. partecipi a questi difetti comuni, ma spero che, come in tante altre cose il suo ingegno e la sua volontà l’hanno resa singolare, così avverrà anche dell’uso della lingua italiana. E se l’opera mia avrà potuto essere di qualche sussidio me ne terrò felicissimo, ma ritengo che è Lei che deve essere ad aprire la porta rilucente, io non fo che indicarle qual sia il giro della chiave per disserrarla. Laura è stata gratissima a V. M. della Sua memoria e m’incarica di porgerle i suoi devoti ed affettuosi omaggi. Essa si è trovata benissimo in questa solitudine dell’Appennino, rallegrata però dalla bellezza dei luoghi, e da qualche amica compagnia. Ma oramai Maria5 coi suoi bambini verrà a passare l’estate nei contorni di Lucerna, ed io accompagnerò Laura presso di essa, e rimarrò con loro alcun tempo. 5 Maria Beccadelli e Acton di Camporeale (Napoli, 1846 – Roma, 1929), figlia di primo letto di Laura Acton Minghetti. Sposata al conte Karl August Dönhoff (Berlino, 1833 – Dresda, 1906), si separò dal marito e il matrimonio fu in seguito dichiarato nullo dalla Sacra Rota. 48 margherita di savoia - marco minghetti Quindi verrò a Venezia o a Perarolo per riverirla poiché Ella gentilmente me lo permise, e appena giunto a Lucerna mi farò un dovere di parteciparle il mio indirizzo, se vuol mandarmi il seguito della traduzione. Mi adoperi ognora liberamente, e sia convinta che niente può essermi più grato che di occuparmi di cosa che a Lei piaccia e che mi sento non inferiore ad alcuno nella devozione e nell’affetto verso V. M. [Minghetti] 3. A MARCO MINGHETTI* Monza, 15 luglio 1882 Carissimo Cugino e Maestro, È stato tanto buono, ed amabile, ed ha avuto tanta pazienza con quella mia seccatura, che non posso fare di meno, di ringraziarla con tutto il cuore. Mi ha fatto tanto piacere la Sua lettera6, ed ho fatto tesoro delle correzioni, e mi sforzerò a farne profitto; sono ap[p]resso all’orazione fatta da Catilina7, e credo potrò presto mandare altre paggine. Aspetto una lettera Sua per conoscere il suo indirizzo in Svizzera. Mi rincresce assai di sapere che Lei viene qua dopo la mia partenza, ma spero, terrà la Sua promessa e mi verrà a vedere nel corso dell’estate. Parto oggi per Venezia, sono contenta di risentire l’aria di mare, e di rivedere quella città che per me ha i charmes di un poema in azione; è curioso però, e vorrei saperne il perché, ma la città stessa non ha dato nessun gran poeta all’Italia; in generale mi pare che quasi tutti i più grandi [poeti] anche nel resto dell’Europa, non fossero di città marittime, ed il mare mi rappresenta tanta fonte di poesia, anche i grandi Inglesi, mi sembra, fossero nati nell’interno dell’isola! Questa mattina ho messo nei bauli, per ultimi, la grammatica Latina ed il Sallustio e li tirerò fuori domani mattina subito, m’interessa tanto che li ho sempre vicini. Ho avuto l’ultimo dialogo di Platone, e conto di leggerlo poi in montagna. Desidero che possano trovare Maria in migliore salute, e che la Svizzera faccia bene a D. Laura! Ho fatto un giro vizioso d’idee e sono arrivata all’Egitto, capirà per mezzo di suo cognato Acton8 che stava laggiù che orrore! Quegli Inglesi * BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa. Indirizzata A Sua Eccellenza il Cav.re Marco Minghetti. 6 Doc. 2. 7 GAIUS SALLUSTIUS CRISPUS, De Catilinae coniuratione, XX (oratio recta di Catilina). 8 Probabilmente la regina si riferisce a Guglielmo Acton (Castellammare di Stabia, 1825 – Napoli, 1896), ministro della Marina dal gennaio 1870 all’agosto 1871, fratello di carteggio 1882-1886 49 sono terribili, è un atto di prepotenza senza pari, e quanta gente spassionata da quella questione vi saranno andati di mezzo! Mi sanguina il cuore all’idea di ogni goccia di sangue italiano (per poco buono che fosse) che sia stata versata laggiù!9 Ho fatto una chiacchierata senza fine saltando di palo in frasca, ma Lei che a quest’ora è abituato al mio modo di parlare poco corretto, e poco ubbidiente (infuori del Latino) alle leggi della sintassi, mi perdonerà ed accetterà una affettuosa stretta di mano dalla sua aff. cugina Margherita 4. A MARGHERITA DI SAVOIA* 20 luglio 1882 Quando passai da Milano ebbi l’onore di veder S. M. il Re. Egli fu come sempre pieno di affabilità, e i nostri discorsi ebbero per me un grandissimo interesse. La sua perspicacia esatta nell’apprezzamento dei fatti, e il suo giudizio netto mi danno fede che nelle difficoltà che non mancheranno di sorgere la sua volontà potrà scamparlo dai pericoli. S. M. ebbe la bontà di consegnarmi la sua lettera10, della quale non so come ringraziarla abbastanza, e che ha in parte temperato il mio rammarico di trovarla già partita dalla Lombardia. In essa mi par di seguire la V. M. liberamente trapassante all’uno all’altro pensiero, di cui nulla può essermi più grato. Aspetto con desiderio il seguito della traduzione e sono tanto libero che avrò ogni agio di bene esaminare. Siamo a Lucernanhof, la contrada è vaga, e queste montagne selvagge che attorniano il lago, e rispecchiandosi in esso, gli danno un colore verde smeraldo, questi picchi nevosi che giganteggiano da lungi, sono grandi bellezze della natura, ma tutte diverse e direi quasi contrapposte a quelle che stanno sotto gli occhi di V. M. Laura Acton Minghetti; oppure all’altro fratello Ferdinando (Napoli, 1832 – Roma, 1891), anche lui ministro della Marina dal 1879 al 1883. 9 Allude al movimento guidato da Arabi pascià contro la presenza straniera in Egitto che portò nel giugno 1882 al massacro in Alessandria di cittadini europei. Intervenne l’Inghilterra che bombardò l’11 luglio il porto di quella città, provocando nuovi eccidi della popolazione locale contro gli stranieri. Infine l’esercito britannico sconfisse quello di Arabi pascià, che fu deportato a Ceylon. * BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa. 10 Doc. 3. 50 margherita di savoia - marco minghetti Io sento benissimo quanta attrazione abbia Venezia per Lei di natura, d’arte, di storia. Ma V. M. pensa fra sé: come in tanta bellezza, e dinanzi al mare che ispira le fantasie, Venezia non ha un sommo poeta? e di lì passando oltre: perché sulle rive del mare poeti non nascono a preferenza? Se mi permette di discutere, la prima domanda parmi si potrebbe risolvere osservando che Venezia fu città singolarmente politica e commerciale onde gli uomini di ingegno e colti, eran tratti alla navigazione incaricati o ai seggi del Governo: ma questo solo non basterebbe. Penso piuttosto se sia vero che le città marittime non ebbero savi e poeti, e qui mi soccorre Omero nato in un’isola greca dell’Asia Minore, anzi i due Omero perché l’altro sarebbe nato nelle isole ioniche. V. M. sa che da Wolf11 in poi, si pretese che Omero non fosse esistito mai, e che i suoi poemi non fossero che raccolte fatte ai tempi dei Pisistrati di sparsi canti popolari. Questa opinione che ha avuto tutta una schiera di sostenitori zelanti, oggi però è tramontata: resta solamente un dubbio che fra l’Iliade e l’Odissea vi ha una grande diversità d’idee, di pensieri, di aspetti stessi della natura, il che si spiegherebbe dicendo che due furono i poeti e di diverso tempo. Ad ogni modo ecco che colui che Dante chiama un poeta sovrano12 era nato sul mare. E Teocrito, che Virgilio ammirava e imitava sopratutti non fu della costa siciliana, e proprio di Siracusa? E Tasso non nacque a Sorrento? D’altra parte è tanto più ampia la terra ferma che il lido, che pure in spazi d’oltremare la proporzione dei poeti non può essere uguale. Non ho avuto ancora il Protagora tradotto da Bonghi13. Me lo farò mandare, e quando verrò a riverirla, se vorrà, ne parleremo; ma è uno dei dialoghi più difficili e sottili. E anche la vera indole dei sofisti antichi, dei quali Protagora era uno dei più grandi, ne è ben determinata. Pare che le qualità loro, che Socrate condannava, fossero d’insegnar per prezzo, e difender il pro e il contro di tutte le sentenze. Ora a Socrate parve che l’insegnamento dovesse esser solo indirizzato a verità, e che ogni umana concezione ne frenasse l’alto valore. Vi fu però una grande schiera di sofisti che insegnò più tardi e fiorì ad Atene e ad Alessandria quando il mondo romano già scadeva. 11 Friedrich August Wolf (Hainrode, 1759 – Marsiglia, 1824), filologo, studiò all’Università di Gottinga. Dal 1783 insegnò all’Università di Halle. L’opera a cui consegnò la sua fama fu Prolegomena ad Homerum (1795), dove si negava l’esistenza di Omero. 12 Inferno, IV, v. 88. 13 Ruggiero Bonghi (Napoli, 1826 – Torre del Greco, 1895) esponente politico di primo piano della Destra storica, giornalista, storico. Fu ministro della Pubblica Istruzione dal 1874 al 1876 nel governo Minghetti. Nel 1880 Bonghi aveva tradotto per i tipi dei Fratelli Bocca il terzo volume dei Dialoghi di Platone, dedicato a Protagora. carteggio 1882-1886 51 Eccoci ad Alessandria. Io ammiro quel sentimento di nobile indignazione che fu sveglio in V. M. quando le giunsero notizie del bombardamento di Alessandria, e le parve addirittura una prepotenza. Ma invero, quei primi massacri fatti dagli arabi senza ragione avrebbero giustificato un atto bellicoso, tanto più che si tergiversarono nel dare soddisfazione, e intanto si apparecchiava la difesa. Ma vi è un’altra causa che costrinse l’Inghilterra ad esser fiera, e ciò è che i suoi possessi nell’India si mantengono col prestigio della sua potenza. Duecento milioni di sudditi sono tenuti a freno da settanta mila uomini, ma guai se una volta si potesse dubitare che l’Inghilterra lascia impunito un oltraggio o un diritto. Che diritto? mi diceva Massimo d’Azeglio14, quando vi fu nel 1854 il tentativo di insurrezione15. Ogni popolo ha diritto alla sua indipendenza, e io sono per gli indiani. Ma come si spiega allora che la civiltà è stata più sovente imposta colle armi che coi commerci, e colla propaganda pacifica. L’Europa deve lasciare che il fanatismo mussulmano si ridesti e si inserisca sulle coste del Mediterraneo? Ma lasciamo la storia. Laura e Maria mi incaricano di porgere alla M. V. i loro omaggi. Laura sta bene, e Maria molto meglio ed ha con sé i due bambini, che crescono floridi. La piccola mi à dato però per statura qualche sorpresa. Ciò inoltre non solo, la vedo più matura di prima. Maria sa che la Principessa Imperiale di Germania16 passerà da qui entro il mese, e pare che vada a passare qualche settimana a Locarno. In tal caso andrebbe a visitarla, e noi pure faremo colà una corsa. Così io mi accorgo che non è a Venezia, ma a Perarolo che avrò l’onore di venire ad ossequiare V. M. Ma ovunque sia, sarà per me un piacere grandissimo. Vedo che anch’io mi son lasciato andare alla conversazione, ma ciò mi è tanto grato che vince la temperanza che si conviene ad un non letterato. Io spero che Ella vorrà perdonarmelo, e accoglierà come sempre benignamente i sentimenti della mia affettuosa devozione. [Minghetti] 14 Massimo d’Azeglio (Torino, 1798 – ivi, 1866), pittore, scrittore, esponente politico di parte moderata, fu presidente del Consiglio del Regno di Sardegna dal maggio 1849 all’ottobre 1852. 15 Il riferimento è agli incidenti avvenuti in Torino contro il caro-viveri nel febbraiomarzo 1854 con tumulti a teatro e disordini studenteschi che ebbero il loro epilogo con la dimostrazione del 3 marzo sotto Palazzo Reale; incidenti che decretarono le dimissioni del primo governo Cavour. 16 Vittoria Adelaide di Sassonia-Coburgo-Gotha (Londra, 1840 – Schloss Friedrichshof, 1901), moglie del principe imperiale Federico Guglielmo Nicola Carlo (Potsdam, 1831 – ivi, 1888), che sposò nel 1858 e che fu per breve tempo, dal marzo al giugno 1888, imperatore di Germania con il nome di Federico III. 52 margherita di savoia - marco minghetti 5. A MARCO MINGHETTI* Venezia, 30 luglio 1882 Carissimo Cugino e Maestro mio, Se sapesse quanto sono stata contenta quando ho visto arrivare la sua lettera!17 Mi sembrava di sentirla a parlare e mi ha fatto passare dei momenti piacevolissimi! Sono tanto felice dell’impressione che Le lasciò la conversazione avuta col Re; anch’esso mi scrisse così soddisfatto perché si trovò d’accordo con Lei. Il Re ha molte qualità solide, e si direbbe che è stato fabbricato con tutte quelle necessarie ad un Re costituzionale, andando avanti prenderà anche più sicurezza nelle proprie opinioni che esso ha sempre giustissime. Sono rimasta a bocca aperta davanti ad Omero e specialmente davanti a quel povero Tasso che aveva perfettamente dimenticato, sarà forse perché lo trovo piuttosto seccante, cioè, la Gerusalemme, perché le sue rime sparse, sono bellissime, e nessuno ne parla mai; i madrigali sono dei modelli del genere, a gusto mio; di Omero non conosco che l’Odissea tradotta in tedesco, e forse come ero molto giovane la più forte impressione che me ne rimase fu l’enorme appetito di quei greci; però fui colpita dall’episodio così bello di Nausicaa e dal Cane e anche da Penelope. Sono più che mai immersa nell’incantesimo di Venezia! Vorrei poterla dipingere nel fondo della menta, per ritrovarla e nascondermici dentro nei momenti di seccatura. Andai all’Accademia avant’ieri, vi arrivai verso le 5 e da una scala che conduce direttamente nella sala dell’Assunta; i miei sguardi furono subito colpiti dal San Marco del Tintoretto, non l’avevo mai visto così ben illuminato dal sole! Rimasi estatica, che potenza d’intelletto per creare un quadro simile, e che maestria, nel colorito, è una vera carezza per gli occhi! Il curioso si è che infondo si vede l’espressione delle persone dalla schiena, perché vi sono pochi visi visti completamente! Non restai nell’Accademia che un’ora perché il cervello si stanca, specialmente quando si guardano i quadri con tanto piacere; vorrei beverli; temo sempre che me ne scappi un dettaglio, ed allora dopo due o tre, sono morta! Il bambino18 va pure a vedere le bellezze di Venezia ogni giorno, e alla mia grande soddisfazione incomincia a prendervi gusto, ma vi è una cosa strana, generalmente i bambini apprezzano meno il colorito che il * BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa. Indirizzata A Sua Eccellenza il Cav.re Marco Minghetti Hôtel Luzernehof, Lucerna (Suisse). 17 Doc. 4. 18 Il principe Vittorio Emanuele (Napoli, 1869 – Alessandria d’Egitto, 1947), figlio di Umberto e Margherita. carteggio 1882-1886 53 disegno, difatti esso preferisce assai la scuola di G. Bellini e di quelli di quell’epoca, al Tiziano ed ai grandi coloristi; infondo è vero che questi ultimi appartengono ad un’epoca già più sviluppata intellettualmente, forse per quello i bambini li apprezzano meno; nei pittori più antichi le impressioni sono più fresche e semplici e s’avvicinano più a quelle dell’infanzia? Le mando di nuovo la mia solita seccatura, questa volta ho usato più liberamente dell’Italiano, ho messo molto tempo a scrivere quelle poche paggine, però lavoro per due ore tutti i giorni, ma vi metto molta coscienza ed allora avanza lentamente, quanto diventa interessante. So quasi a mente l’orazione di Catilina19; è fortissima e servirebbe, e forse ha servito, di modello a molti socialisti moderni; è strano come si ripetono sempre le stesse idee. Crede Lei, Maestro mio, caro, che in fondo l’intelletto umano, preso come ente si sia elevato, e che adesso sia realmente superiore alle epoche le più civilizzate dalle quali è passato? Mi sono rimessa a ripassare tutta la grammatica e specialmente la sintassi Latina, e per divertirmi ho intrapreso nei momenti persi i proverbi di Salomone20 come sono belli, ma è Latino che sembra acqua chiara, vorrei sapere perché vi fu un’epoca nella quale scrivevano così difficile e però vigoroso, e perché dopo avevano cambiato stile! M’accorgo che non faccio altro che domande, mi troverà una grande seccatrice, ma accusi se stesso di questo guaio, perché mi ha abituata a sentirmele rispondere tutte, ed in modo sempre nuovo ed elevato, che non mi sazio mai di domandare. Rimaniamo qui sino all’8 od al 10 e poi andremo direttamente a Perarolo. Dica tante cose a Donna Laura ed a Maria. Caro Maestro le stringo la mano con tutto l’affetto e la grande venerazione che ho per Lei. Si ricordi della sua aff. cugina. Margherita 6. A MARGHERITA DI SAVOIA* 4 agosto 1882 Maestà, Attribuisco alla gentilezza sua, il giudizio tanto benevolo che le mie 19 Vedi doc. 3, n. 7. Biblia Sacra, Liber Proverbiorum, X, 1-22, XVI e XXV, 1-29, 27. * BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa. 20 54 margherita di savoia - marco minghetti risposte siano sempre chiare ed adeguate che […]21; bisognerebbe almeno che Ella vi facesse una eccezione, quando io vorrei esprimere i sentimenti del mio animo nel ricevere le sue lettere, perché allora m’accorgo che la penna è troppo inferiore ad essi, e appena oso dirle la mia riconoscenza, e l’immenso piacere che mi fanno. Rimando la traduzione, e posso assicurarla che vi riscontro ogni volta un vero progresso, sicché le osservazioni che troverà in nota, sono piuttosto schiarimenti che correzioni. Questo Catilina parla proprio come i demagoghi di tutti i tempi, e per conseguenza anche come i nostri: ed ha ben ragione V. M. di riflettere con tristezza come gli stessi errori, e le stesse colpe si ripetono nel mondo. Il nostro Vico22 ne fece pel primo una teorica; la quale sotto il nome di ricorsi delineava il rinnovarsi per tutti i popoli delle storia umana simili fasi all’età dell’uomo e alle fasi delle stagioni. Nel secolo passato23 questa teorica parve insufficiente alle pretese e alla baldanza del secolo passato24, e invece di un circolo fatale di grandezza e di decadenza si volle vedere una linea retta di progresso continuo e indefinito. Nel secolo presente Hegel25 tentò di combinare in qualche guisa i due concetti, ideando la storia dell’umanità come svolgentesi in un circolo ma a spirale, cosicché ricorre allo stesso punto, ma ad ogni giro si trova più alto. Tali problemi son molto complessi e molto difficili, ma fanno capo propriamente a quello che Ella, saltando tutti gli anelli intermedi, mi ha posto direttamente: “L’intelletto umano progredisce in modo che possa dirsi oggi superiore a quello che fu negli altri tempi civili?”. Rispondo subito di no, ma per giustificare questa risposta, bisogna che io faccia una distinzione. Se si parla di coltura, di quel capitale di cognizioni che ogni generazione tramanda alle successive, e sempre si accresce ed oggi più che mai coi metodi scientifici, io dico che per questi sussidii, onde si doma la natura, e si fa servire agli usi civili, l’uomo moderno è grandemente superiore all’uomo antico. Ma se si parla dell’ingegno, invece dico che l’uomo moderno non è superiore all’antico: anzi posto che l’ingegno sia polare, nell’intelletto, e nella volontà, rispetto a quest’ultima, 21 Alcune parole nell’interlinea non decifrate. Giambattista Vico (Napoli, 1668 – ivi, 1744), filosofo, storico e giurista, autore della Scienza Nuova (1725), nella quale si suddivide la storia dell’umanità in tre fasi: senso, fantasia, ragione e nel contempo si asserisce che essa non è caratterizzata da un processo progressivo, ma da un’alternanza di periodi storici di sviluppo e di decadenza che si succedono gli uni agli altri («corsi e ricorsi storici»). 23 Intende il secolo XVIII. 24 Intende il secolo XVII. 25 Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stoccarda, 1770 – Berlino, 1831), filosofo, insegnò dal 1818 all’Università di Berlino. Fu il maggiore esponente dell’idealismo tedesco. 22 carteggio 1882-1886 55 lo credo più piccolo e più debole dell’uomo antico. Da questa sentenza non credo che possano dissentire i seguaci di Darwin26 e di Spencer27. Vero è che questi autori ammettono uno sviluppo progressivo dell’uomo, onde da un progenitore piteco venne sino alla razza caucasea che oggi è la più perfetta, e potrà trasformarsi ancora nell’avvenire in un ente più perfetto ancora. Ma senza discutere ora queste dottrine, e concedendo pure che siano vere, essi dicono che questo sviluppo richiede centinaia di migliaia di secoli. Ora quel che Ella mi chiede riguarda l’uomo storico, al quale tanto la Bibbia che i monumenti più antichi attribuiscono circa sei mila anni di vita. Quest’uomo storico non può vantarsi di essere cambiato; e siano pur grandi Dante, Raffaello, Shakespeare, Leibnizio28, Lorenzo il Magnifico, Napoleone I, non mi paiono maggiori di Omero, di Fidia, di Sofocle, di Platone, di Pericle, di Alessandro o di Cesare. Poiché mi è venuto Omero sulla penna, ripiglio la lettere di V. M. e dico che i ricordi che ha conservato dell’Odissea bastano a mostrare che colpì la sua giovanile fantasia, e son certo che oggi le farebbe anche più impressione. Ma più che l’Odissea le piacerebbe l’Iliade meravigliosa di naturalezza e di vigore. Ma se è bella la traduzione di Voss29 in tedesco, non lo è meno quella di Monti30 in italiano. Non posso meravigliarmi che la Gerusalemme le sia parsa noiosa, perché a me pure ha fatto lo stesso effetto, e me l’ha rinnovato ogni volta che l’ho riletta. Ma per tornare al nostro primo proposito non mancò al Tasso il genio altamente poetico, e non solo la Gerusalemme lo prova ma le poesie sparse che io con lei molto ammiro; ma ei subì gli influssi del suo tempo, nel quale già infuriava la reazione cattolica contro il protestantesimo, rigida e sospettosa, e alla quale potrei dimostrarle si collega il gusto del grandioso invece del grande, del magnifico invece del semplice, dell’affettato invece del puro. Tutto ciò incatenò il genio pratico del Tasso, lo rese compassato nella composizione, e nella forma qualche volta barocco, come nell’episodio di Sofronia ed Olindo31 che però fece la delizia del suo secolo. 26 Charles Darwin (Shrewsbury, 1809 – Londra, 1882), naturalista, geologo e agronomo inglese, elaborò la teoria dell’evoluzione. 27 Herbert Spencer (Derby, 1820 – Brighton, 1903), elaborò una teoria del progresso umano e della evoluzione cosmica e biologica; fu tra i maggiori rappresentanti del positivismo. 28 Forma italianizzata del grande filosofo e scienziato tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz (Lipsia, 1646 – Hannover, 1716). 29 Johann Heynrich Voss (Sommersdorf, 1751 – Heidelberg, 1826), poeta e filologo tedesco, nel 1870 aveva tradotto nella sua lingua l’Odissea. 30 Vincenzo Monti (Alfonsine, 1774 – Milano, 1828), uno dei maggiori poeti italiani a cavallo dei secoli XVIII-XIX; nel 1825 aveva tradotto l’Iliade in italiano dalla versione in latino di Annibal Caro. 31 Gerusalemme liberata, canto II, stanze 16-54. 56 margherita di savoia - marco minghetti Quando ho letto la sua descrizione vivissima del S. Marco del Tintoretto l’ho veduto dinanzi ai miei occhi, e mi è parso di trovarmi con Lei nell’Accademia. Anch’io avrei detto, che sebbene gli sia di faccia l’Assunta di Tiziano, pure ne sostiene il paragone. Però io le raccomando un altro quadro di Tintoretto che nella gran farragine delle sue opere tiene uno dei primi posti, ed è la Crocifissione di S. Rocco. Il dramma del Golgota vi è rappresentato nei vari suoi momenti in modo meraviglioso, e se per vigore di colorito può cedere al San Marco, lo vince nella composizione, e nella varietà dei caratteri. Ma dopo averle lodato Tintoretto e gli altri grandi veneziani dei quali si potrebbe dire con un’antica frase che sono piuttosto dissimili che disuguali, bisogna che le confessi che sono dell’opinione del Principino e che mi piace più il Gian Bellino di tutti i suoi scolari. La ragione che Ella trova pel Principino è ingegnosa quanto mai: ciò che nella storia ne rappresenta la fantasia e la puerilità dell’arte piace di più al fanciullo di ciò che appartiene al periodo posteriore, perché l’animo suo si sente più in armonia con quella semplicità ingenua di prima, che colle finezze ricercate di poi. La ragione è ingegnosa, ma purtroppo salto fuori a disturbarla col mio esempio. E bisogna che almeno per mia giustificazione mi permetta di dirle la ragione. La quale non è solo la purità del disegno, la semplicità della cognizione (che però parve anche eccessiva) e la espressione stupenda della figura, ma è questa principalmente, che Tiziano, Tintoretto e gli altri grandi mi dicono col pennello tutto ciò che hanno nel pensiero, Giambellino ne dice solo una parte e lascia indovinare l’altra. Dinanzi a un quadro di lui, come di altri suoi contemporanei, l’osservatore è gradualmente attivo, dinanzi agli altri è passivo, qui sente che è vicino in via di massima ad ogni nuova pittura, là sente che l’ultima parola è detta e che oramai non si cercherà più la bellezza che nelle difficoltà vinte, nello sfarzo abbagliante. I quattrocentisti, fra i quali primeggia Giambellino, hanno già la purità del disegno, la espressione della figura, la vaghezza del colorito, la forza e la grazia e tutto ciò […]32; i successori pigliano e l’una e l’altra qualità che svolgono più completamente ma a detrimento delle altre. Così avviene che mentre i primi non mostrano nessuna intenzione di colpire lo spettatore, perciò stesso lo colpiscono maggiormente, i secondi lasciano troppo vedere il loro studio e lo raffreddano. Infine le chiedo la grazia di tornare nella sagrestia di S. Maria dei Frari (o S. Gio. solo) e di vedere quel trittico, dove è in mezzo la Madonna col bambino e sui due sportelli sono dei Santi. Che soavità! che sentimento! e nello stesso tempo che vigore! Anche nel colorito potente già si dipinge il carattere della scuola veneziana. 32 Alcune parole non decifrate. 57 carteggio 1882-1886 Io sono nel desiderio e nella speranza che non tarderò molto a venire di persona a riverirla, e creda che mi sento allievo della sua bontà, e che tra tanti che a ragione l’ammirano e l’amano, sento di non cedere a nessuno nell’affetto e nella devozione. [Minghetti] 7. A MARCO MINGHETTI* Perarolo, 18 agosto 1882 Carissimo Cugino e Maestro, Ho aspettato tanto a ringraziarla delle sue lettere perché fra gli ultimi giorni di Venezia ed i primi di Perarolo ho riuscito a fare pochissimo! Ma sa che quelle notizie sulla Sua salute sono state una orribile burla per i suoi amici. Come, quando sono lontana da Roma, leggo il meno possibile quei noiosissimi giornali, così non mi capitò sott’occhio quel bell’annunzio che due o tre giorni dopo che se ne era parlato, ma come cosa poco grave, tanto che pensai di seccarlo; quando vidi il dispaccio dell’Opinione33 così positivo e che poi assicurava Lei essere a Bologna, mi spaventai moltissimo perché m’immaginai che era stato colto da malattia così seria ed improvvisa da dovere andare a casa sua, perciò feci telegrafare a Bologna. Non capisco che motivo può aver spinto gente a fare una tale porcheria; seppi che tutti gli amici suoi a Venezia erano costernati; non ho bisogno di dirle che passai una cattivissima giornata, e che non mi rimisi di buon umore che quando lessi il suo telegramma, mio caro Maestro34. Andai a vedere la Crocefissione e la Madonna del Bellini. I due quadri mi fecero grande impressione; naturalmente mi arrivò all’animo in modo diverso, ma in fondo poi il bello sotto qualunque forma lo si trovi lascia la medesima traccia nel cervello, è il modo d’imprimersi che è differente. La Madonna è un vero gioiello, vi sono quei angioletti poi, specialmente quello bruno e intento a sinistra dello spettatore che è troppo bello. La Crocefissione poi è colossale, non so se glielo ho già detto, davanti ai quadri del Tintoretto ho un’impressione di spavento e di fatica * BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa. Indirizzata A Sua Eccellenza il Cav.re Marco Minghetti Hôtel Bellevue, Tirolo, Levico. 33 «L’Opinione», 4 agosto 1882 (Notizie Ultime. L’on. Minghetti). Nel dispaccio si smentiva la notizia diffusa da vari giornali secondo cui Minghetti si era ritirato nella sua villa presso Bologna perché affetto da ipertrofia epatica. 34 Non rinvenuto. 58 margherita di savoia - marco minghetti per un momento! Pensi che forza di cervello doveva avere quell’uomo, che vedeva nella mente sua quelle immense concezioni! Come i nervi della testa potevano resistere ad un tale sforzo! Sarei rimasta delle ore davanti a studiarlo! Ma che tempo quello che generava uomini simili! Uno si sente rimpicciolito davanti, malgrado tutte le nostre invenzioni moderne, abbiamo bel fare ad arrabattarci per riavvicinarci a quei sommi, ma non riusciremo più, sembra che afforza di scienza abbiamo distrutto ed annientato quella bella e vigorosa e nobile fantasia dei nostri antichi! Forse la mancanza del sentimento religioso vi entra per molta parte in quel decadimento; infatti, mi sembra dovevano ispirarsi molto più facilmente a quelle idee che erano cresciute con loro, e che formavano la parte più importante della vita intera, perché tutto poi si riportava lì, che non alle idee aridissime del giorno presente. Ha visto quel bell’articolo sul positivismo del Caro nella Revue del 1°?35 Feci venire il libro di Mallock36 del quale parla Caro, lo leggo adesso; è divertentissimo, fatto all’inglese, con una suprema noncuranza della eleganza dello stile, ma pratico e chiaro, l’autore non si eleva veramente altissimo. «Colle ali della mente» lascia fare il soggetto da sé, ma è un libro che si legge facilmente e senza fatica, cosa rara in quel genere di letture, almeno per chi come me ha avuto poca base solida di studii forti. È uscita una splendida poesia del Carducci 37 per un libbro di Regal38 di (che noioso è quest’ultimo!). Non capisco come qualche cosa di Regaldi abbia potuto ispirare Carducci, ma sono idee e versi splendide, forse una delle migliori poesie che ha scritte; ha già sostenuto parecchie battaglie, perché Carducci ha la facoltà di eccitare delle ire grandissime, prova che vale qualche cosa. Ho cominciato la traduzione del Monti 39 e m’interessa assai, il verso è forte, è elegantissimo. Qui fa freddo come in ottobre, non so se lo trovo piacevole, ma il sito è bello, e vi facciamo una buona vita sana; il mondo sembra così lontano, che quasi a momenti pare un sogno che si dovrà ricominciare quella vita di serra calda di Roma, per me malgrado vi sia abituata da un pezzo, 35 E. CARO, Le prix de la vie humaine et la question du bonheur dans le Positivisme, «Revue des deux mondes», 1° août 1882, pp. 481-520. 36 W. H. MALLOCK, Is life worth living?, London, Chatto & Windus 1879. 37 G. CARDUCCI, Alessandria, «Domenica letteraria», 13 agosto 1882 (ora in ID., Opere (Edizione Nazionale), 30 voll., Bologna, Zanichelli 1938-1968, vol. IV, pp. 32-36). 38 G. REGALDI, L’Egitto antico moderno, Firenze, Le Monnier 1882. Giuseppe Regaldi (Varallo, 1909 – Bologna, 1883), poeta ammirato e lodato da Victor Hugo e Alphonse de Lamartine, viaggiatore e conoscitore dell’Oriente, dal 1866 fu professore di storia antica all’Università di Bologna. 39 Intende la lettura della versione in italiano di Vincenzo Monti dell’Iliade (vedi doc. 6, n. 30). carteggio 1882-1886 59 mi rappresenta la gabbia dorata nella quale faccio la parte dell’uccello che canta e fa vedere le sue penne colorate! Vi sono però molti momenti piacevoli anche là, fra i quali, e fra i principali, sono quelle ore che Lei così gentilmente ha impiegato ed ha promesso di impiegare con me; l’assicuro che vi penso con tanto piacere e tanta gratitudine. Non si secchi di sentirmelo ripetere, perché lo penso ancora molto di più. Quanto è bello il ritratto di Sempronia 40 quel satis al principio è caratteristico perché descrive una donna che aveva più charme che bellezza, temo però che questa volta la traduzione mi sia riuscita peggio delle altre volte. Spero di vederla presto arrivare qua, mio caro Maestro, non ho bisogno di dirle, quanto ne sarò contenta! Intanto le stringo la mano al disopra dei monti! Pensi alla sua aff. cugina Margherita 8. A MARGHERITA DI SAVOIA* 22 agosto 1882 Io le confesso ingenuamente che da qualche giorno aspettavo con desiderio impaziente la posta e speravo mi apporterebbe una sua lettera. L’ho ricevuta con immenso piacere41. Le accludo la traduzione nella quale non ho trovato nessun errore. Tutte le correzioni sono semplicemente a maggior precisione e chiarezza. Vada pur franca e tenga per certo che la prosa di Sallustio è fra le difficili. Troverà assai meno arduo Cicerone, e lo stesso Virgilio. Invero, come dei primi tempi della grandezza della repubblica furono segno manifesto la virtù delle donne romane, così la consuetudine e i costumi corrotti di esse sono la caratteristica del tempo che studiamo. Anzi si può dire che precorsero gli uomini, e, data la spinta, andarono rapidamente in fondo. Parmi sia dipinto benissimo questo rapido venire di corruzione in corruzione in un’ode che è delle più belle che abbia a mio avviso la poesia italiana, che è intitolata Sul vestire alla ghigliottina42. Se ben ricordo Pietro 40 CAIUS SALLUSTIUS CRISPUS, De coniuratione Catilinae, XXV: «Sed in iis erat Sempronia, quae multa saepe virilis audaciae facinora commiserat. Haec mulier genere atque forma, praeterea viro liberis satis fortunata fuit». * BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa. 41 Doc. 7. 42 G. PARINI, A Silvia (Sul vestire alla Ghigliottina) (1795). 60 margherita di savoia - marco minghetti Giordani43 nel suo Elogio44 della Giorgi45 trovò modo di copiare quasi litteralmente questo brano di Sallustio. Un altro segno singolare è quel C. Antonio, console insieme a Cicerone, uomo fiacco d’intelletto e di volontà, del quale Catilina argomentava con certezza poter fare uno strumento suo proprio, come lo fece invece Cicerone, promettendogli la provincia di Macedonia allo spirare del Consolato, la quale provincia essendo molto ricca gli porgeva libertà di largo gettito. Vedasi ancora in merito la prosa di Sallustio. L’aristocrazia romana, mentre perdeva il primo vigore, conservava ancora l’alterigia e le pretese antiche, e quindi giudicava Cicerone un parvenu e non Romano di Roma; ma poi all’ora del pericolo lo cercò. Cicerone come uomo politico è stato troppo biasimato e troppo encomiato. Molti lo esaltarono di somma lode. Mommsen lo mette in terra. Il vero è che voleva il bene ed era sapiente, e non mancava di coraggio come mostrò nella sua morte, ma gli mancava la coerenza del pensiero e delle azioni che è la prima delle virtù politiche. Io sono in debito di risponderle ancora ad una domanda: perché mai i proverbi di Salomone crediamo facili a intendersi, mentre i classici latini come Sallustio riescono tanto più difficili46. Le ragioni son due. Primieramente i proverbi di Salomone esprimono un giudizio semplice in una proposizione sola, mentre il racconto di Sallustio stringe in un periodo molti giudizi distinti in proposizioni principali e subalterne, che tutti si collegano fra loro, quindi la molta fatica di più a seguirlo, benché poi di quell’ordine complesso e […]47 d’idee […]48. La seconda ragione è che il latino della Bibbia è una traduzione (non so se Ella abbia quella dei 70 o quella di S. Gerolamo) fatta nel 2° secolo della era cristiana, mentre già la purezza classica era svanita, e anche voleva accostarsi al discorso volgare, rendendo i libri sacri intelligibili ai più. Questo libro dei Proverbi che non ha […]49 ma che gli Ebrei chiamano Mis[h]le, piaceva molto a Bacone50, il quale dice che vi ha trovato precetti onestissimi tratti dai più profondi penetrali della sapienza. 43 Pietro Giordani (Piacenza, 1774 – Parma, 1848), scrittore liberale, redattore di diverse riviste tra cui «La Biblioteca Italiana», che abbandonò per il suo allineamento politico al regime austriaco; fu in letteratura uno dei maggiori esponenti del classicismo. 44 P. GIORDANI, Elogio a Maria Brizzi Giorgi, nelle solenni esequie a lei fatte dall’Accademia Filarmonica in S. Giovanni In Monte di Bologna, Bologna, Tipografia De Franceschi 1813. 45 Maria Giorgi, nata Brizzi (Bologna, 1775 – ivi, 1811), pianista, organista e compositrice, ebbe notevole fama sin da giovanetta e in particolare durante il Primo Impero. 46 Vedi doc. 5, n. 20. 47 Una parola non decifrata. 48 Una parola non decifrata. 49 Una parola non decifrata. 50 Francis Bacon (London, 1561 – ivi, 1626), filosofo, politico e saggista inglese. carteggio 1882-1886 61 Io volendo fare sulla tomba di mia madre un’epigrafe che non fosse comune, la cercai nei Proverbi, vi scrissi quel versetto che dice: mulierem fortem quis inveniet? procul et de ultimis finibus pretium eius51. Coll’interrogativo mostra la difficoltà di trovare la donna forte, e soggiunge che il suo valore apre i più remoti confini del mondo. Quando Voltaire52 volendo deridere le donne forti dei libri sacri, ne ritrova un esempio solo in Giuditta e in Debora, che non lasciavan di esser crudeli, egli obliava l’immagine che ne fa Salomone53. Suppongo che dai Proverbi passerà all’Ecclesiastico, nel qual caso potrebbe anche leggere la riduzione recentissima del Renan54, che scrisse già un saggio su questo libro nella Revue des deux mondes55. Lessi a Lucerna l’articolo del Caro56 e avevo letto poi il Mallock appena fu pubblicato57. E ora trovo che il suo giudizio è acutissimo e giustissimo. Bonghi ne fece una recensione nella Cultura58 e poi ne parlò nella lettera che precede il Fedone o dell’anima59. Il positivismo e lo sperimentalismo quale oggi s’intende non risolve i grandi problemi che fanno il tormento e la gloria dello spirito umano. E non giova il dire che non potendosi risolvere colla esperienza, non si deve pensarci in nessun modo, perché una forza invincibile ci sospinge a chiedere perché siamo qui? che facciamo? dove andiamo? E quand’anche potessimo far tacere questa aspirazione interna v’ha di più, che sino ad ora il positivismo non è riuscito a dare alla morale nemmeno un criterio ed una regola. Se un giorno verrà che parliamo insieme di Stuart Mill 60 e degli sforzi veramente nobilissimi ch’ei fece (e appaiono anche dalla sua autobiografia)61 per trarre dal desiderio del bene proprio, l’amore, il sa- 51 Biblia Sacra, Liber Proverbiorum, XXXI, 10. François Marie Arouet, noto con lo pseudonimo di Voltaire (Parigi, 1694 – ivi, 1778), filosofo, scrittore, drammaturgo, una delle maggiori personalità dell’Illuminismo francese. 53 Nel Dictionnaire phlilosophique portatif (1764) Voltaire scrisse a proposito dei Proverbi: «C’est un recueil de maximes qui paraissent à nos esprits raffinés quelquefois triviales, basses, incohérentes, sans goût, sans choix, et sans dessein». 54 Ernest Renan (Tréguier, 1823 – Parigi, 1892), filosofo, filologo e scrittore francese, ebbe una grande celebrità soprattutto con la sua Vita di Gesù. Nel 1882 aveva tradotto dall’ebraico l’Ecclesiastico per i tipo di Calmann Levy di Parigi. 55 E. RENAN, L’Ecclesiaste. Étude sur l’age et le caractère du livre, «Revue des deux mondes», LII (1882), 15 février 1882, pp. 721-752. 56 Vedi doc. 7, n. 35. 57 Vedi doc. 7, n. 36. 58 La recensione di Bonghi al libro di Mallock non apparve sulla «Cultura», ma sulla «Nuova Antologia», 15 aprile 1881, pp. 686-690. 59 Dialoghi di Platone, tradotti da Ruggiero Bonghi, vol. II, Roma, Bocca 1881. 60 John Stuart Mill (Londra, 1806 – Avignone, 1873), filosofo ed economista inglese, sostenne l’esistenza di leggi immutabili nel mondo della produzione. 61 J. S. MILL, Autobriography, London, Taylor 1873. 52 62 margherita di savoia - marco minghetti crificio, la responsabilità e il merito, vedrà quanto lungi fosse dal poter trovare la legge morale e il senso di comando onde apparisce rivestita ai nostri occhi. Ora io dico che se la scienza positiva non è capace di trovare la legge morale, essa è in difetto. Il che non m’impedisce di ammirare tutti i trovati della osservazione, dell’esperienza e dell’induzione. La scienza moderna è veramente grande e tale da esaltarmi pensandoci, ma non è tutta la vita cosmica, né tutta l’anima umana. Qui mi troverei portato in mezzo alle sue osservazioni della meschinità dell’arte moderna e soprattutto della pittura, e vorrei esaminare sino a che punto c’entri il difetto del sentimento religioso al quale Ella accenna; ma per quanto io mi piaccia di conversar con lei, tanto che lascio correr la penna, non voglio però abusare. Intanto le dirò che non ho letto l’ultima poesia del Carducci62, ma che ne riconosco i grandi pregi più di forma che d’idee; nella forma ha attinto ai classici antichi e fa una reazione alla poesia di Manzoni, ma in questa reazione eccol diventa pagano nel sentimento, il che è assurdo. Anche lasciando da parte ogni credenza religiosa, bisogna essere ciechi per non vedere l’influenza immensa che ha avuto nella storia il cristianesimo, e non sentire che tutto il mondo civile presente è per così dire impregnato del suo spirito, che se fosse vero quel che il Carducci dice, che questo è moribondo, certo il paganesimo è sepolto da lunghi secoli. Io non posso chiudere la mia lettera senza dirle che a Baveno ebbi l’onore di vedere S. M. il Re, e poiché mi fermai colà quattro giorni, ebbi pure il medesimo piacere di sentire il Principe Imperiale63, nella maggiore schiettezza dell’intimità, ripetermi in quei giorni più volte che ogni volta che rivedeva il Re lo trovava sempre più maturo d’esperienza, più vasto di avvedutezza, più retto ed acuto nei suoi giudizi. E si vede chiaro che non solo ha per esso amicizia, ma stima alta e sincera. Vidi anche le loro A[ltezze] R[eali] la Duchessa64 e il Duca di Genova65. La prima mi disse che V. M. resterà a Perarolo anche la prima settimana di settembre. Questo mi confortò dentro di me a venire a Levico a prendere alcuni bagni, però se sapessi che resta fermo il primo disegno ch’Ella mi aveva espresso, cioè di abbandonare Perarolo alla fin del mese, io la pregherei di un favore che sarebbe di farmi telegrafare un verso dal M.se di Villamarina66, 62 Doc. 7, n. 37. Federico Guglielmo di Germania (vedi doc. 4, n. 16). 64 Elisabetta di Sassonia (Dresda, 1830 – Stresa, 1912), vedova di Ferdinando di SavoiaCarignano, duca di Genova (fratello di Vittorio Emanuele II), madre della regina Margherita. 65 Tommaso di Savoia, duca di Genova (Torino, 1854 – ivi, 1931), fratello della regina Margherita. 66 Emanuele Pes di Villamarina Montereno (Torino, 1835 – Roma, 1891), cavaliere d’onore della regina Margherita dal 1868. 63 63 carteggio 1882-1886 perché in tal caso io interromperei la mia cura e verrei subito. Se poi V. M. resta anche i primi giorni del settembre, allora mi permetto di annunziarle la mia visita pel 30. Lascerei Levico il 29, e percorrendo la Val Sugana andrei a Belluno: e il mattino per tempo del 30 mi farei condurre a Perarolo dove mi tarda veramente di venire a deporre ai suoi piedi i miei più devoti ed affettuosi omaggi. E ringraziandola sempre con tutto il cuore della sua bontà e rallegrandomi dei suoi progressi in latino […]67. [Minghetti] 9. A MARGHERITA DI SAVOIA* [Milano], 13 ottobre 1882 Maestà, Siccome V. M. vedrà nei giornali che son qui, non vorrei che ciò la trattenesse dal mandare a Bologna i suoi lavori, perché io mercoledì prossimo sarò colà di nuovo. E mi fo un dovere di avvertirnela. Esser a Milano e non venire a Monza a presentarle i miei omaggi mi è di grande rammarico, ma mi par più conveniente di comparire quando sarà finito questo periodo tumultuorio. Il quale però non mi toglierà mai di esaminare attentamente e senza indugi tutto quello che a V. M. piaccia di mandarmi. Anzi si licet parva componere magnis68, oserei dire anch’io j’attends mon astre69. [Minghetti] 10. A MARCO MINGHETTI** Monza, 14 novembre 1882 Carissimo Cugino e Maestro, Non voglio partire da Monza senza tenere la mia promessa, e dirle quanto mi furono piacevol[i] quelle ore passate con Lei qua. Ho lavorato al mio Sallustio ma malgrado la migliore volontà non ho potuto 67 Formula di congedo tronca. * BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa. 68 PUBLIUS VERGILIUS MARO, Eclogae, I, 23. 69 Motto del re di Sardegna Carlo Alberto tratto da una lirica di Felice Romani (1841). ** BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa. 64 margherita di savoia - marco minghetti fare che pochissimo. Spero di vederla questa sera al nostro passaggio!70 Le assicuro che una delle poche cose che mi soddisfa, rientrando nella mia gabbia del Quirinale, è il pensare alle lezioni di Latino; non è una sciocca frase, ma la vera verità; bisogna aggiungere quell’aggettivo che infondo non ci sta, ma nel mondo si riesce così sovente a fabbricare della verità completamente falsa, ma così bella e che riesce qualche volta ad avere l’apparenza della sua nudità di prammatica, che è facilissimo l’inganno. Sembra un paradosso, ma ho in me un istinto che facilmente si arriccia contro le persone che hanno una straordinaria apparenza di franchezza, perché sono sovente gente che si farebbe scrupolo di dire che il cielo è sereno se vi si vede volare una piuma, e che non esitano davanti ad una grossa bugia! È vero che anche in tutto questo è difficile trovare il vero assoluto malgrado quello che Lei assicurava in una delle nostre buone passeggiate. Ho scritto con i bambocci71 che tanto lo divertirono; mi fa un effetto curioso il pensare quanto saranno stupiti alla posta di vedere arrivare per lei una lettera con un’apparenza così poco seria. Addio caro Maestro mio le stringo affettuosamente la mano, a rivederci presto nell’Urbe; creda a tutto il più sincero affetto della sua aff. cugina Margherita 11. A MARGHERITA DI SAVOIA* 15 novembre 1882 Maestà, Io non saprei esprimerle il rammarico che ho provato sapendo che le MM. LL. eran passate ieri sera dalla stazione di Bologna. Il Prefetto72 che suole sempre avvisarmene, non me ne fece motto, cosa che tanto parmi strana in quanto che ieri mattina io ne l’aveva espressamente pregato. Ma il buon uomo è dominato da una idea unica e fissa, quella che fra due mesi compiesi il suo tempo utile per la pensione e potrà ritirarsi a casa, ed ha nel volto una specie d’espressione idiota [sic?]. Però io ho fatto involontariamente con Lei e col Re una cattiva figura, 70 Intende il passaggio del treno reale per la stazione di Bologna. Carta da lettera di piccolissimo formato, ornata di bamboccetti colorati. * BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa. 72 Efisio Salaris (Cagliari, 1826 – Firenze, 1888), prefetto di Bologna dal 1° settembre 1882 al 1° marzo 1887, quando venne collocato a riposo per motivi di salute. 71 carteggio 1882-1886 65 e sono stato privato del bene di rivederla. Per fortuna è venuta a consolarmi or ora la sua letterina, la quale ha tutti i più cari pregi, meno uno: quello di darmi le notizie della sua salute. Ma voglio interpretare il silenzio come segno di una piena guarigione. Ella tocca sempre con un coraggio e con una semplicità che m’incanta i problemi più ardui. Nell’idea della verità è tutto il fondamento della filosofia. Non so se abbia letto il Protagora tradotto dal Bonghi come si proponeva di fare73: ci avrebbe veduto che quel filosofo, che ebbe ai suoi tempi tanto favore, poneva per fondamento: l’uomo essere la misura di ogni cosa, il che in altri termini significa che la verità sarebbe tuttora relativa. Ora io nel mio concetto della filosofia pur dando a questa parte relativa il valore che le compete, pur consentendo con San Paolo (se non sbaglio la citazione) che praeterit signum hujus mundi 74, credo che nell’essenza delle cose come dell’intelletto umano, v’è una parte assoluta che restituisce il vero reale e ideale, e che dà una solida base alla scienza, alla morale, al bello, al divino. È un tema che abbiamo sfiorato appena nelle nostre passeggiate delle quali mi è così grato il ricordo: lo riprendiamo quando vorrà. S. A. il Principino mi chiede contezza a proposito d’un martirio […]75 di un Guberto di Sales76. Ecco quello che ho trovato fra i miei libri in proposito. Ed ho trovato anche quel libretto latino del quale le parlai sul cappello ed ha per titolo Anselmus Solerius cemeliensis de pileo, caeterisque capitis tegminibus tam sacris quam profanis77. Ma avendone dato una corsa non punto il pregio di leggerlo. Catone ci aspetta e Catilina negli ultimi suoi sforzi. Bisogna passarli rapidi, giacché mi tarda di cominciare con Lei Virgilio. Io mi compiaccio e non poco mi vanto di vedere che già Ella non solo gusta le bellezze della letteratura latina, ma anche quelle che sono proprie della lingua e traggono origine dall’indole di essa. Io giungerò a Roma domenica, e se V. M. non mi farà saper nulla in contrario, mi presenterò lunedì mattina alle 9.30 al Quirinale. Mi presenterò lieto di vedere V. M., e di ricominciare quegli studi […]78. [Minghetti] 73 Vedi doc. 4, n. 13. Ad Corinthios, VII, 32 («praeterit enim figura huius mundi»). 75 Alcune parole non decifrate. 76 Non identificato. 77 Amsterdam, Frisius 1671. Anselmus Solerius era lo pseudonimo del gesuita francese Theophile Raynaud (Nizza, 1583 – Lione, 1683). 78 Seguono alcune parole latine non decifrate. 74 INDICE GENERALE Introduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 5 Nota archivistica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 42 CARTEGGIO 1882-1886 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 43 Indice dei nomi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 221