ALLA CORTE DELLA REGINA
Carteggio fra Margherita di Savoia e
Marco Minghetti
1882-1886
a cura di
Carlo M. Fiorentino
Le Lettere
Margherita di Savoia.
Marco Minghetti.
1.
A MARCO MINGHETTI*
Monza, 6 luglio 1882
Carissimo cugino e maestro,
La tanto gentile offerta che Lei mi fece a Roma, fa tacere i scrupoli
che avrei di disturbarla colla mia seccatura; ho lavorato tutti i giorni
per una o due ore, e mi vergogno di aver fatto così poco, ma è strano
quanto tempo ci vuole almeno per me. Le mando due traduzioni; è una
grande indiscrezione da parte mia, e trattandosi di Catilina, Lei caro
Maestro, potrebbe con ragione applicarmi il famoso detto di Cicerone1;
ma così Lei può vedere se ho capito le parole latine, ed il senso delle
frasi. Mi vergogno, ed ho paura che Lei trovi l’Italiano poi piatto e
volgare, e questo mi fa vedere sempre più quanto poco l’ho studiato,
spero però che coll’uso del latino potervi rimediare. Sallustio mi piace
sempre più, che bella lingua! Vi sono dei periodi che mi esaltano, tanto
la forma ne è elegante e le parole colpiscono il segno! Quanto Le sono
riconoscente di avermi con tanta pazienza e bontà, aperto quel mondo
incantato! Era un mio vivo e costante desiderio, mi sembrava di vedere
una porta magnifica di metallo rilucente, ma chiusa ermeticamente e
con un catenaccio troppo forte per le mie mani! Sono così contenta
di dovere a Lei di averlo potuto disserrare! Sono felicissima di poterlo
dire a Lei come lo penso, perché parlando non lo facevo quanto l’avrei
desiderato, perché temevo di seccarlo, ma l’avevo sempre sulla punta
della lingua. Studierò tanto che potrò quest’estate, per essere pronta
quest’inverno venturo, a capire con tutta la mente quello che Lei mi ha
promesso d’insegnarmi! Qua a Monza facciamo vita tranquillissima,
studio, vado molto in giardino e monto a cavallo. Seguito ad occuparmi
di studii Danteschi che sono la mia passione nascosta, poi ho intrapreso
il Mommsen2 che trovo bello e non così pesante quanto è detto di es* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa. Indirizzata A Sua Eccellenza il Cav.re Marco Minghetti.
1
«Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?» (In Catilinam, I, 1).
2
T. MOMMSEN, Römische Geschichte, 3 voll., 1854-1856. Il grande storico tedesco
(Garding, 1817 – Charlottenburg, 1903), studiò all’Università di Kiel, dove si laureò in
46
margherita di savoia - marco minghetti
sere! Spero di rivederla presto, penso tanto sovente alle nostre lezioni
adesso è giusto l’ora, e con tanta riconoscenza ci penso!
La prego di dire mille cose affettuose a Donna Laura3, le dica pure
che deve essere contentissima adesso che ha la sua compagnia tutta per
lei sola! So che a Roma mi diceva quanto quel soggiorno in montagna
le era piacevole.
Addio mio caro maestro le stringo la mano affettuosamente pensi
alla sua aff. cugina
Margherita
2.
A MARGHERITA DI SAVOIA*
Settefonti, 9 luglio 1882
Maestà,
V. M. mi confonde con tanta Sua cortesia, per effetto della quale dà
troppo gran valore alle modeste cure che le porsi per erudirsi nella lingua latina. Esse erano compensate largamente dal piacere di trovarmi
sovente con Lei: e vi rispondevano così rapidi i suoi progressi da farmi
ammirare ognor più l’ingegno pronto suo, e la tenace volontà. M’era anche di conforto, dimenticando le amarezze della politica, ritornare con
Lei alle fonti classiche, delle quali per tanto tempo m’era allontanato:
sicché ben vede che sono io che debbo ringraziarla, e con tutto il cuore.
Sono stato contentissimo del suo lavoro, e vi pongo un optime senza
riserva. La traduzione litterale mi pare generalmente così sicura, che la
consiglio d’ora innanzi a tenersi a quella sola che è un poco più libera,
poiché anche questa non si discosta dalla frase latina se non quanto è
strettamente necessario per dar4 senso alla frase italiana.
Ho con pedantesco scrupolo ritoccato l’una e l’altra nei più minuti
particolari: confesso che avrei potuto più volte lasciarla come stava, ma
ho voluto mostrarle meglio il riscontro delle due lingue.
giurisprudenza nel 1843. L’anno successivo giunse in Italia per studiare le iscrizioni classiche, ed allacciò rapporti con i grandi epigrafisti dell’epoca, tra i quali gli italiani Giovanni
Battista De Rossi e Bartolomeo Borghesi, di cui si professò discepolo. Nel 1854 fu chiamato
all’Università di Breslavia e lo stesso anno uscì a Lipsia il primo volume dell’opera che lo
rese famoso in Italia. Pubblicò successivamente diverse opere sull’epigrafia e sul diritto
romano. Nel 1902 ottenne il premio Nobel per la letteratura.
3
Laura Acton (Napoli, 1829 – Bologna, 1915) vedova di Domenico Beccadelli, principe
di Camporeale (Palermo, 1826 – Parigi, 1863). Sposò nel 1864 in seconde nozze Minghetti.
* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa.
4
Cancellato dar e sostituito con altra parola non decifrata.
carteggio 1882-1886
47
Non mi meraviglio punto che Sallustio le piaccia; quella efficacia
meravigliosa di dipingere uomini e cose, quella immortal brevità danno
una grande attrattiva al suo stile. Vedremo l’anno venturo, se le piacerà,
la lingua latina in una forma più ampia e maestosa ma non meno efficace, quella di Cicerone, e vedremo in Virgilio il senso della delicatezza e
della purezza poetica.
Io credo veramente che lo studio del latino possa aiutarla grandemente alla cognizione, ed all’uso più perfetto anche dell’italiano. Prima di tutto Ella ha imparato la lingua viva con grande facilità e per
pratica di lettura e di conversazione, ma le mancava interamente lo
studio dell’organismo intimo di una lingua, al quale studio il latino si
presta acconciamente, avendo questo organismo più compiuto delle
lingue moderne. Lascio da parte la parentela fra le due lingue, onde
molte volte la locuzione latina illustra le origini dell’italiana. Non è piccol vantaggio il tradurre accuratamente, perché ci abitua a renderci
esatta ragione del valore dei vocaboli e per conseguenza dei pensieri che esprimono. Ma in u[na] parte soprattutto mi pare che V. M. si
avvantaggerà di questo studio. Noi tutti moderni abbiamo un grande
difetto nel pensiero e nella sua espressione, ed è la mancanza di limiti,
di contorni precisi, l’abuso delle idee astratte anche per significare le
cose più concrete, un non so che di indeterminato e di vago che noi diciamo abito della mente e del discorso. Contro questo difetto lo studio
dei classici specialmente latini è di grandissimo aiuto, perché essi sono
precisissimi e quasi direi scultorei cosicché il concetto che vogliono
insinuare nell’animo ci entra rilevato e netto senza sfumature e senza
perplessità. Ora io non potrei negare che anche V. M. partecipi a questi
difetti comuni, ma spero che, come in tante altre cose il suo ingegno e
la sua volontà l’hanno resa singolare, così avverrà anche dell’uso della
lingua italiana. E se l’opera mia avrà potuto essere di qualche sussidio
me ne terrò felicissimo, ma ritengo che è Lei che deve essere ad aprire
la porta rilucente, io non fo che indicarle qual sia il giro della chiave
per disserrarla.
Laura è stata gratissima a V. M. della Sua memoria e m’incarica di
porgerle i suoi devoti ed affettuosi omaggi. Essa si è trovata benissimo
in questa solitudine dell’Appennino, rallegrata però dalla bellezza dei
luoghi, e da qualche amica compagnia. Ma oramai Maria5 coi suoi bambini verrà a passare l’estate nei contorni di Lucerna, ed io accompagnerò Laura presso di essa, e rimarrò con loro alcun tempo.
5
Maria Beccadelli e Acton di Camporeale (Napoli, 1846 – Roma, 1929), figlia di primo letto di Laura Acton Minghetti. Sposata al conte Karl August Dönhoff (Berlino, 1833 – Dresda,
1906), si separò dal marito e il matrimonio fu in seguito dichiarato nullo dalla Sacra Rota.
48
margherita di savoia - marco minghetti
Quindi verrò a Venezia o a Perarolo per riverirla poiché Ella gentilmente me lo permise, e appena giunto a Lucerna mi farò un dovere di
parteciparle il mio indirizzo, se vuol mandarmi il seguito della traduzione. Mi adoperi ognora liberamente, e sia convinta che niente può
essermi più grato che di occuparmi di cosa che a Lei piaccia e che mi
sento non inferiore ad alcuno nella devozione e nell’affetto verso V. M.
[Minghetti]
3.
A MARCO MINGHETTI*
Monza, 15 luglio 1882
Carissimo Cugino e Maestro,
È stato tanto buono, ed amabile, ed ha avuto tanta pazienza con quella
mia seccatura, che non posso fare di meno, di ringraziarla con tutto il
cuore. Mi ha fatto tanto piacere la Sua lettera6, ed ho fatto tesoro delle
correzioni, e mi sforzerò a farne profitto; sono ap[p]resso all’orazione
fatta da Catilina7, e credo potrò presto mandare altre paggine. Aspetto
una lettera Sua per conoscere il suo indirizzo in Svizzera.
Mi rincresce assai di sapere che Lei viene qua dopo la mia partenza,
ma spero, terrà la Sua promessa e mi verrà a vedere nel corso dell’estate. Parto oggi per Venezia, sono contenta di risentire l’aria di mare, e di
rivedere quella città che per me ha i charmes di un poema in azione; è
curioso però, e vorrei saperne il perché, ma la città stessa non ha dato
nessun gran poeta all’Italia; in generale mi pare che quasi tutti i più
grandi [poeti] anche nel resto dell’Europa, non fossero di città marittime, ed il mare mi rappresenta tanta fonte di poesia, anche i grandi
Inglesi, mi sembra, fossero nati nell’interno dell’isola!
Questa mattina ho messo nei bauli, per ultimi, la grammatica Latina
ed il Sallustio e li tirerò fuori domani mattina subito, m’interessa tanto
che li ho sempre vicini. Ho avuto l’ultimo dialogo di Platone, e conto
di leggerlo poi in montagna. Desidero che possano trovare Maria in
migliore salute, e che la Svizzera faccia bene a D. Laura!
Ho fatto un giro vizioso d’idee e sono arrivata all’Egitto, capirà per
mezzo di suo cognato Acton8 che stava laggiù che orrore! Quegli Inglesi
* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa. Indirizzata A Sua Eccellenza il Cav.re Marco Minghetti.
6
Doc. 2.
7
GAIUS SALLUSTIUS CRISPUS, De Catilinae coniuratione, XX (oratio recta di Catilina).
8
Probabilmente la regina si riferisce a Guglielmo Acton (Castellammare di Stabia,
1825 – Napoli, 1896), ministro della Marina dal gennaio 1870 all’agosto 1871, fratello di
carteggio 1882-1886
49
sono terribili, è un atto di prepotenza senza pari, e quanta gente spassionata da quella questione vi saranno andati di mezzo! Mi sanguina
il cuore all’idea di ogni goccia di sangue italiano (per poco buono che
fosse) che sia stata versata laggiù!9
Ho fatto una chiacchierata senza fine saltando di palo in frasca, ma
Lei che a quest’ora è abituato al mio modo di parlare poco corretto, e
poco ubbidiente (infuori del Latino) alle leggi della sintassi, mi perdonerà ed accetterà una affettuosa stretta di mano dalla
sua aff. cugina
Margherita
4.
A MARGHERITA DI SAVOIA*
20 luglio 1882
Quando passai da Milano ebbi l’onore di veder S. M. il Re. Egli fu
come sempre pieno di affabilità, e i nostri discorsi ebbero per me un
grandissimo interesse. La sua perspicacia esatta nell’apprezzamento dei
fatti, e il suo giudizio netto mi danno fede che nelle difficoltà che non
mancheranno di sorgere la sua volontà potrà scamparlo dai pericoli.
S. M. ebbe la bontà di consegnarmi la sua lettera10, della quale non
so come ringraziarla abbastanza, e che ha in parte temperato il mio
rammarico di trovarla già partita dalla Lombardia. In essa mi par di
seguire la V. M. liberamente trapassante all’uno all’altro pensiero, di cui
nulla può essermi più grato.
Aspetto con desiderio il seguito della traduzione e sono tanto libero
che avrò ogni agio di bene esaminare. Siamo a Lucernanhof, la contrada è vaga, e queste montagne selvagge che attorniano il lago, e rispecchiandosi in esso, gli danno un colore verde smeraldo, questi picchi
nevosi che giganteggiano da lungi, sono grandi bellezze della natura,
ma tutte diverse e direi quasi contrapposte a quelle che stanno sotto gli
occhi di V. M.
Laura Acton Minghetti; oppure all’altro fratello Ferdinando (Napoli, 1832 – Roma, 1891),
anche lui ministro della Marina dal 1879 al 1883.
9
Allude al movimento guidato da Arabi pascià contro la presenza straniera in Egitto
che portò nel giugno 1882 al massacro in Alessandria di cittadini europei. Intervenne l’Inghilterra che bombardò l’11 luglio il porto di quella città, provocando nuovi eccidi della
popolazione locale contro gli stranieri. Infine l’esercito britannico sconfisse quello di Arabi
pascià, che fu deportato a Ceylon.
* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa.
10
Doc. 3.
50
margherita di savoia - marco minghetti
Io sento benissimo quanta attrazione abbia Venezia per Lei di natura, d’arte, di storia. Ma V. M. pensa fra sé: come in tanta bellezza, e
dinanzi al mare che ispira le fantasie, Venezia non ha un sommo poeta?
e di lì passando oltre: perché sulle rive del mare poeti non nascono
a preferenza? Se mi permette di discutere, la prima domanda parmi
si potrebbe risolvere osservando che Venezia fu città singolarmente
politica e commerciale onde gli uomini di ingegno e colti, eran tratti alla navigazione incaricati o ai seggi del Governo: ma questo solo
non basterebbe. Penso piuttosto se sia vero che le città marittime non
ebbero savi e poeti, e qui mi soccorre Omero nato in un’isola greca
dell’Asia Minore, anzi i due Omero perché l’altro sarebbe nato nelle
isole ioniche.
V. M. sa che da Wolf11 in poi, si pretese che Omero non fosse esistito
mai, e che i suoi poemi non fossero che raccolte fatte ai tempi dei Pisistrati di sparsi canti popolari. Questa opinione che ha avuto tutta una
schiera di sostenitori zelanti, oggi però è tramontata: resta solamente
un dubbio che fra l’Iliade e l’Odissea vi ha una grande diversità d’idee,
di pensieri, di aspetti stessi della natura, il che si spiegherebbe dicendo
che due furono i poeti e di diverso tempo. Ad ogni modo ecco che colui
che Dante chiama un poeta sovrano12 era nato sul mare.
E Teocrito, che Virgilio ammirava e imitava sopratutti non fu della
costa siciliana, e proprio di Siracusa? E Tasso non nacque a Sorrento?
D’altra parte è tanto più ampia la terra ferma che il lido, che pure in
spazi d’oltremare la proporzione dei poeti non può essere uguale.
Non ho avuto ancora il Protagora tradotto da Bonghi13. Me lo farò
mandare, e quando verrò a riverirla, se vorrà, ne parleremo; ma è uno
dei dialoghi più difficili e sottili. E anche la vera indole dei sofisti antichi, dei quali Protagora era uno dei più grandi, ne è ben determinata.
Pare che le qualità loro, che Socrate condannava, fossero d’insegnar
per prezzo, e difender il pro e il contro di tutte le sentenze. Ora a Socrate parve che l’insegnamento dovesse esser solo indirizzato a verità,
e che ogni umana concezione ne frenasse l’alto valore. Vi fu però una
grande schiera di sofisti che insegnò più tardi e fiorì ad Atene e ad Alessandria quando il mondo romano già scadeva.
11
Friedrich August Wolf (Hainrode, 1759 – Marsiglia, 1824), filologo, studiò all’Università di Gottinga. Dal 1783 insegnò all’Università di Halle. L’opera a cui consegnò la sua
fama fu Prolegomena ad Homerum (1795), dove si negava l’esistenza di Omero.
12
Inferno, IV, v. 88.
13
Ruggiero Bonghi (Napoli, 1826 – Torre del Greco, 1895) esponente politico di primo
piano della Destra storica, giornalista, storico. Fu ministro della Pubblica Istruzione dal
1874 al 1876 nel governo Minghetti. Nel 1880 Bonghi aveva tradotto per i tipi dei Fratelli
Bocca il terzo volume dei Dialoghi di Platone, dedicato a Protagora.
carteggio 1882-1886
51
Eccoci ad Alessandria. Io ammiro quel sentimento di nobile indignazione che fu sveglio in V. M. quando le giunsero notizie del bombardamento di Alessandria, e le parve addirittura una prepotenza. Ma
invero, quei primi massacri fatti dagli arabi senza ragione avrebbero
giustificato un atto bellicoso, tanto più che si tergiversarono nel dare
soddisfazione, e intanto si apparecchiava la difesa. Ma vi è un’altra causa che costrinse l’Inghilterra ad esser fiera, e ciò è che i suoi possessi
nell’India si mantengono col prestigio della sua potenza. Duecento milioni di sudditi sono tenuti a freno da settanta mila uomini, ma guai se
una volta si potesse dubitare che l’Inghilterra lascia impunito un oltraggio o un diritto. Che diritto? mi diceva Massimo d’Azeglio14, quando
vi fu nel 1854 il tentativo di insurrezione15. Ogni popolo ha diritto alla
sua indipendenza, e io sono per gli indiani. Ma come si spiega allora
che la civiltà è stata più sovente imposta colle armi che coi commerci,
e colla propaganda pacifica. L’Europa deve lasciare che il fanatismo
mussulmano si ridesti e si inserisca sulle coste del Mediterraneo? Ma
lasciamo la storia.
Laura e Maria mi incaricano di porgere alla M. V. i loro omaggi.
Laura sta bene, e Maria molto meglio ed ha con sé i due bambini, che
crescono floridi. La piccola mi à dato però per statura qualche sorpresa.
Ciò inoltre non solo, la vedo più matura di prima. Maria sa che la Principessa Imperiale di Germania16 passerà da qui entro il mese, e pare
che vada a passare qualche settimana a Locarno. In tal caso andrebbe a
visitarla, e noi pure faremo colà una corsa.
Così io mi accorgo che non è a Venezia, ma a Perarolo che avrò
l’onore di venire ad ossequiare V. M. Ma ovunque sia, sarà per me un
piacere grandissimo.
Vedo che anch’io mi son lasciato andare alla conversazione, ma ciò
mi è tanto grato che vince la temperanza che si conviene ad un non letterato. Io spero che Ella vorrà perdonarmelo, e accoglierà come sempre
benignamente i sentimenti della mia affettuosa devozione.
[Minghetti]
14
Massimo d’Azeglio (Torino, 1798 – ivi, 1866), pittore, scrittore, esponente politico di
parte moderata, fu presidente del Consiglio del Regno di Sardegna dal maggio 1849 all’ottobre 1852.
15
Il riferimento è agli incidenti avvenuti in Torino contro il caro-viveri nel febbraiomarzo 1854 con tumulti a teatro e disordini studenteschi che ebbero il loro epilogo con la
dimostrazione del 3 marzo sotto Palazzo Reale; incidenti che decretarono le dimissioni del
primo governo Cavour.
16
Vittoria Adelaide di Sassonia-Coburgo-Gotha (Londra, 1840 – Schloss Friedrichshof,
1901), moglie del principe imperiale Federico Guglielmo Nicola Carlo (Potsdam, 1831 – ivi,
1888), che sposò nel 1858 e che fu per breve tempo, dal marzo al giugno 1888, imperatore
di Germania con il nome di Federico III.
52
margherita di savoia - marco minghetti
5.
A MARCO MINGHETTI*
Venezia, 30 luglio 1882
Carissimo Cugino e Maestro mio,
Se sapesse quanto sono stata contenta quando ho visto arrivare la sua
lettera!17 Mi sembrava di sentirla a parlare e mi ha fatto passare dei momenti piacevolissimi! Sono tanto felice dell’impressione che Le lasciò la
conversazione avuta col Re; anch’esso mi scrisse così soddisfatto perché
si trovò d’accordo con Lei. Il Re ha molte qualità solide, e si direbbe
che è stato fabbricato con tutte quelle necessarie ad un Re costituzionale, andando avanti prenderà anche più sicurezza nelle proprie opinioni
che esso ha sempre giustissime.
Sono rimasta a bocca aperta davanti ad Omero e specialmente davanti a quel povero Tasso che aveva perfettamente dimenticato, sarà forse
perché lo trovo piuttosto seccante, cioè, la Gerusalemme, perché le sue
rime sparse, sono bellissime, e nessuno ne parla mai; i madrigali sono
dei modelli del genere, a gusto mio; di Omero non conosco che l’Odissea
tradotta in tedesco, e forse come ero molto giovane la più forte impressione che me ne rimase fu l’enorme appetito di quei greci; però fui colpita dall’episodio così bello di Nausicaa e dal Cane e anche da Penelope.
Sono più che mai immersa nell’incantesimo di Venezia! Vorrei poterla
dipingere nel fondo della menta, per ritrovarla e nascondermici dentro
nei momenti di seccatura. Andai all’Accademia avant’ieri, vi arrivai verso
le 5 e da una scala che conduce direttamente nella sala dell’Assunta; i miei
sguardi furono subito colpiti dal San Marco del Tintoretto, non l’avevo
mai visto così ben illuminato dal sole! Rimasi estatica, che potenza d’intelletto per creare un quadro simile, e che maestria, nel colorito, è una vera
carezza per gli occhi! Il curioso si è che infondo si vede l’espressione delle
persone dalla schiena, perché vi sono pochi visi visti completamente! Non
restai nell’Accademia che un’ora perché il cervello si stanca, specialmente
quando si guardano i quadri con tanto piacere; vorrei beverli; temo sempre che me ne scappi un dettaglio, ed allora dopo due o tre, sono morta!
Il bambino18 va pure a vedere le bellezze di Venezia ogni giorno, e
alla mia grande soddisfazione incomincia a prendervi gusto, ma vi è una
cosa strana, generalmente i bambini apprezzano meno il colorito che il
* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa. Indirizzata A Sua Eccellenza il Cav.re Marco Minghetti
Hôtel Luzernehof, Lucerna (Suisse).
17
Doc. 4.
18
Il principe Vittorio Emanuele (Napoli, 1869 – Alessandria d’Egitto, 1947), figlio di
Umberto e Margherita.
carteggio 1882-1886
53
disegno, difatti esso preferisce assai la scuola di G. Bellini e di quelli di
quell’epoca, al Tiziano ed ai grandi coloristi; infondo è vero che questi ultimi appartengono ad un’epoca già più sviluppata intellettualmente, forse
per quello i bambini li apprezzano meno; nei pittori più antichi le impressioni sono più fresche e semplici e s’avvicinano più a quelle dell’infanzia?
Le mando di nuovo la mia solita seccatura, questa volta ho usato
più liberamente dell’Italiano, ho messo molto tempo a scrivere quelle
poche paggine, però lavoro per due ore tutti i giorni, ma vi metto molta coscienza ed allora avanza lentamente, quanto diventa interessante.
So quasi a mente l’orazione di Catilina19; è fortissima e servirebbe, e
forse ha servito, di modello a molti socialisti moderni; è strano come
si ripetono sempre le stesse idee. Crede Lei, Maestro mio, caro, che in
fondo l’intelletto umano, preso come ente si sia elevato, e che adesso sia
realmente superiore alle epoche le più civilizzate dalle quali è passato?
Mi sono rimessa a ripassare tutta la grammatica e specialmente la sintassi Latina, e per divertirmi ho intrapreso nei momenti persi i proverbi
di Salomone20 come sono belli, ma è Latino che sembra acqua chiara,
vorrei sapere perché vi fu un’epoca nella quale scrivevano così difficile
e però vigoroso, e perché dopo avevano cambiato stile!
M’accorgo che non faccio altro che domande, mi troverà una grande
seccatrice, ma accusi se stesso di questo guaio, perché mi ha abituata a
sentirmele rispondere tutte, ed in modo sempre nuovo ed elevato, che
non mi sazio mai di domandare.
Rimaniamo qui sino all’8 od al 10 e poi andremo direttamente a Perarolo. Dica tante cose a Donna Laura ed a Maria.
Caro Maestro le stringo la mano con tutto l’affetto e la grande venerazione che ho per Lei. Si ricordi della
sua aff. cugina.
Margherita
6.
A MARGHERITA DI SAVOIA*
4 agosto 1882
Maestà,
Attribuisco alla gentilezza sua, il giudizio tanto benevolo che le mie
19
Vedi doc. 3, n. 7.
Biblia Sacra, Liber Proverbiorum, X, 1-22, XVI e XXV, 1-29, 27.
* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa.
20
54
margherita di savoia - marco minghetti
risposte siano sempre chiare ed adeguate che […]21; bisognerebbe almeno che Ella vi facesse una eccezione, quando io vorrei esprimere i
sentimenti del mio animo nel ricevere le sue lettere, perché allora m’accorgo che la penna è troppo inferiore ad essi, e appena oso dirle la mia
riconoscenza, e l’immenso piacere che mi fanno.
Rimando la traduzione, e posso assicurarla che vi riscontro ogni volta un vero progresso, sicché le osservazioni che troverà in nota, sono
piuttosto schiarimenti che correzioni. Questo Catilina parla proprio
come i demagoghi di tutti i tempi, e per conseguenza anche come i
nostri: ed ha ben ragione V. M. di riflettere con tristezza come gli stessi
errori, e le stesse colpe si ripetono nel mondo. Il nostro Vico22 ne fece
pel primo una teorica; la quale sotto il nome di ricorsi delineava il rinnovarsi per tutti i popoli delle storia umana simili fasi all’età dell’uomo
e alle fasi delle stagioni. Nel secolo passato23 questa teorica parve insufficiente alle pretese e alla baldanza del secolo passato24, e invece di un
circolo fatale di grandezza e di decadenza si volle vedere una linea retta
di progresso continuo e indefinito. Nel secolo presente Hegel25 tentò
di combinare in qualche guisa i due concetti, ideando la storia dell’umanità come svolgentesi in un circolo ma a spirale, cosicché ricorre
allo stesso punto, ma ad ogni giro si trova più alto. Tali problemi son
molto complessi e molto difficili, ma fanno capo propriamente a quello
che Ella, saltando tutti gli anelli intermedi, mi ha posto direttamente:
“L’intelletto umano progredisce in modo che possa dirsi oggi superiore
a quello che fu negli altri tempi civili?”.
Rispondo subito di no, ma per giustificare questa risposta, bisogna che
io faccia una distinzione. Se si parla di coltura, di quel capitale di cognizioni che ogni generazione tramanda alle successive, e sempre si accresce
ed oggi più che mai coi metodi scientifici, io dico che per questi sussidii,
onde si doma la natura, e si fa servire agli usi civili, l’uomo moderno è
grandemente superiore all’uomo antico. Ma se si parla dell’ingegno, invece dico che l’uomo moderno non è superiore all’antico: anzi posto che
l’ingegno sia polare, nell’intelletto, e nella volontà, rispetto a quest’ultima,
21
Alcune parole nell’interlinea non decifrate.
Giambattista Vico (Napoli, 1668 – ivi, 1744), filosofo, storico e giurista, autore della
Scienza Nuova (1725), nella quale si suddivide la storia dell’umanità in tre fasi: senso, fantasia, ragione e nel contempo si asserisce che essa non è caratterizzata da un processo progressivo, ma da un’alternanza di periodi storici di sviluppo e di decadenza che si succedono gli
uni agli altri («corsi e ricorsi storici»).
23
Intende il secolo XVIII.
24
Intende il secolo XVII.
25
Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stoccarda, 1770 – Berlino, 1831), filosofo, insegnò
dal 1818 all’Università di Berlino. Fu il maggiore esponente dell’idealismo tedesco.
22
carteggio 1882-1886
55
lo credo più piccolo e più debole dell’uomo antico. Da questa sentenza
non credo che possano dissentire i seguaci di Darwin26 e di Spencer27.
Vero è che questi autori ammettono uno sviluppo progressivo dell’uomo,
onde da un progenitore piteco venne sino alla razza caucasea che oggi è
la più perfetta, e potrà trasformarsi ancora nell’avvenire in un ente più
perfetto ancora. Ma senza discutere ora queste dottrine, e concedendo
pure che siano vere, essi dicono che questo sviluppo richiede centinaia
di migliaia di secoli. Ora quel che Ella mi chiede riguarda l’uomo storico, al quale tanto la Bibbia che i monumenti più antichi attribuiscono
circa sei mila anni di vita. Quest’uomo storico non può vantarsi di essere
cambiato; e siano pur grandi Dante, Raffaello, Shakespeare, Leibnizio28,
Lorenzo il Magnifico, Napoleone I, non mi paiono maggiori di Omero,
di Fidia, di Sofocle, di Platone, di Pericle, di Alessandro o di Cesare.
Poiché mi è venuto Omero sulla penna, ripiglio la lettere di V. M. e
dico che i ricordi che ha conservato dell’Odissea bastano a mostrare che
colpì la sua giovanile fantasia, e son certo che oggi le farebbe anche più
impressione. Ma più che l’Odissea le piacerebbe l’Iliade meravigliosa di
naturalezza e di vigore. Ma se è bella la traduzione di Voss29 in tedesco,
non lo è meno quella di Monti30 in italiano.
Non posso meravigliarmi che la Gerusalemme le sia parsa noiosa,
perché a me pure ha fatto lo stesso effetto, e me l’ha rinnovato ogni volta che l’ho riletta. Ma per tornare al nostro primo proposito non mancò
al Tasso il genio altamente poetico, e non solo la Gerusalemme lo prova
ma le poesie sparse che io con lei molto ammiro; ma ei subì gli influssi
del suo tempo, nel quale già infuriava la reazione cattolica contro il
protestantesimo, rigida e sospettosa, e alla quale potrei dimostrarle si
collega il gusto del grandioso invece del grande, del magnifico invece
del semplice, dell’affettato invece del puro. Tutto ciò incatenò il genio
pratico del Tasso, lo rese compassato nella composizione, e nella forma
qualche volta barocco, come nell’episodio di Sofronia ed Olindo31 che
però fece la delizia del suo secolo.
26
Charles Darwin (Shrewsbury, 1809 – Londra, 1882), naturalista, geologo e agronomo
inglese, elaborò la teoria dell’evoluzione.
27
Herbert Spencer (Derby, 1820 – Brighton, 1903), elaborò una teoria del progresso umano e della evoluzione cosmica e biologica; fu tra i maggiori rappresentanti del positivismo.
28
Forma italianizzata del grande filosofo e scienziato tedesco Gottfried Wilhelm von
Leibniz (Lipsia, 1646 – Hannover, 1716).
29
Johann Heynrich Voss (Sommersdorf, 1751 – Heidelberg, 1826), poeta e filologo tedesco, nel 1870 aveva tradotto nella sua lingua l’Odissea.
30
Vincenzo Monti (Alfonsine, 1774 – Milano, 1828), uno dei maggiori poeti italiani a
cavallo dei secoli XVIII-XIX; nel 1825 aveva tradotto l’Iliade in italiano dalla versione in
latino di Annibal Caro.
31
Gerusalemme liberata, canto II, stanze 16-54.
56
margherita di savoia - marco minghetti
Quando ho letto la sua descrizione vivissima del S. Marco del Tintoretto l’ho veduto dinanzi ai miei occhi, e mi è parso di trovarmi con
Lei nell’Accademia. Anch’io avrei detto, che sebbene gli sia di faccia
l’Assunta di Tiziano, pure ne sostiene il paragone.
Però io le raccomando un altro quadro di Tintoretto che nella gran
farragine delle sue opere tiene uno dei primi posti, ed è la Crocifissione
di S. Rocco. Il dramma del Golgota vi è rappresentato nei vari suoi
momenti in modo meraviglioso, e se per vigore di colorito può cedere
al San Marco, lo vince nella composizione, e nella varietà dei caratteri.
Ma dopo averle lodato Tintoretto e gli altri grandi veneziani dei quali si potrebbe dire con un’antica frase che sono piuttosto dissimili che
disuguali, bisogna che le confessi che sono dell’opinione del Principino
e che mi piace più il Gian Bellino di tutti i suoi scolari. La ragione che
Ella trova pel Principino è ingegnosa quanto mai: ciò che nella storia
ne rappresenta la fantasia e la puerilità dell’arte piace di più al fanciullo
di ciò che appartiene al periodo posteriore, perché l’animo suo si sente
più in armonia con quella semplicità ingenua di prima, che colle finezze
ricercate di poi. La ragione è ingegnosa, ma purtroppo salto fuori a
disturbarla col mio esempio. E bisogna che almeno per mia giustificazione mi permetta di dirle la ragione. La quale non è solo la purità del
disegno, la semplicità della cognizione (che però parve anche eccessiva)
e la espressione stupenda della figura, ma è questa principalmente, che
Tiziano, Tintoretto e gli altri grandi mi dicono col pennello tutto ciò
che hanno nel pensiero, Giambellino ne dice solo una parte e lascia indovinare l’altra. Dinanzi a un quadro di lui, come di altri suoi contemporanei, l’osservatore è gradualmente attivo, dinanzi agli altri è passivo,
qui sente che è vicino in via di massima ad ogni nuova pittura, là sente
che l’ultima parola è detta e che oramai non si cercherà più la bellezza
che nelle difficoltà vinte, nello sfarzo abbagliante.
I quattrocentisti, fra i quali primeggia Giambellino, hanno già la purità
del disegno, la espressione della figura, la vaghezza del colorito, la forza e
la grazia e tutto ciò […]32; i successori pigliano e l’una e l’altra qualità che
svolgono più completamente ma a detrimento delle altre. Così avviene
che mentre i primi non mostrano nessuna intenzione di colpire lo spettatore, perciò stesso lo colpiscono maggiormente, i secondi lasciano troppo
vedere il loro studio e lo raffreddano. Infine le chiedo la grazia di tornare
nella sagrestia di S. Maria dei Frari (o S. Gio. solo) e di vedere quel trittico, dove è in mezzo la Madonna col bambino e sui due sportelli sono dei
Santi. Che soavità! che sentimento! e nello stesso tempo che vigore! Anche nel colorito potente già si dipinge il carattere della scuola veneziana.
32
Alcune parole non decifrate.
57
carteggio 1882-1886
Io sono nel desiderio e nella speranza che non tarderò molto a venire
di persona a riverirla, e creda che mi sento allievo della sua bontà, e
che tra tanti che a ragione l’ammirano e l’amano, sento di non cedere a
nessuno nell’affetto e nella devozione.
[Minghetti]
7.
A MARCO MINGHETTI*
Perarolo, 18 agosto 1882
Carissimo Cugino e Maestro,
Ho aspettato tanto a ringraziarla delle sue lettere perché fra gli ultimi
giorni di Venezia ed i primi di Perarolo ho riuscito a fare pochissimo!
Ma sa che quelle notizie sulla Sua salute sono state una orribile burla
per i suoi amici. Come, quando sono lontana da Roma, leggo il meno
possibile quei noiosissimi giornali, così non mi capitò sott’occhio quel
bell’annunzio che due o tre giorni dopo che se ne era parlato, ma come
cosa poco grave, tanto che pensai di seccarlo; quando vidi il dispaccio
dell’Opinione33 così positivo e che poi assicurava Lei essere a Bologna,
mi spaventai moltissimo perché m’immaginai che era stato colto da malattia così seria ed improvvisa da dovere andare a casa sua, perciò feci
telegrafare a Bologna. Non capisco che motivo può aver spinto gente
a fare una tale porcheria; seppi che tutti gli amici suoi a Venezia erano
costernati; non ho bisogno di dirle che passai una cattivissima giornata,
e che non mi rimisi di buon umore che quando lessi il suo telegramma,
mio caro Maestro34.
Andai a vedere la Crocefissione e la Madonna del Bellini. I due quadri mi fecero grande impressione; naturalmente mi arrivò all’animo in
modo diverso, ma in fondo poi il bello sotto qualunque forma lo si trovi
lascia la medesima traccia nel cervello, è il modo d’imprimersi che è differente. La Madonna è un vero gioiello, vi sono quei angioletti poi, specialmente quello bruno e intento a sinistra dello spettatore che è troppo
bello. La Crocefissione poi è colossale, non so se glielo ho già detto, davanti ai quadri del Tintoretto ho un’impressione di spavento e di fatica
* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa. Indirizzata A Sua Eccellenza il Cav.re Marco Minghetti
Hôtel Bellevue, Tirolo, Levico.
33
«L’Opinione», 4 agosto 1882 (Notizie Ultime. L’on. Minghetti). Nel dispaccio si smentiva la notizia diffusa da vari giornali secondo cui Minghetti si era ritirato nella sua villa
presso Bologna perché affetto da ipertrofia epatica.
34
Non rinvenuto.
58
margherita di savoia - marco minghetti
per un momento! Pensi che forza di cervello doveva avere quell’uomo,
che vedeva nella mente sua quelle immense concezioni! Come i nervi
della testa potevano resistere ad un tale sforzo! Sarei rimasta delle ore
davanti a studiarlo! Ma che tempo quello che generava uomini simili!
Uno si sente rimpicciolito davanti, malgrado tutte le nostre invenzioni moderne, abbiamo bel fare ad arrabattarci per riavvicinarci a quei
sommi, ma non riusciremo più, sembra che afforza di scienza abbiamo distrutto ed annientato quella bella e vigorosa e nobile fantasia dei
nostri antichi! Forse la mancanza del sentimento religioso vi entra per
molta parte in quel decadimento; infatti, mi sembra dovevano ispirarsi
molto più facilmente a quelle idee che erano cresciute con loro, e che
formavano la parte più importante della vita intera, perché tutto poi si
riportava lì, che non alle idee aridissime del giorno presente.
Ha visto quel bell’articolo sul positivismo del Caro nella Revue del
1°?35 Feci venire il libro di Mallock36 del quale parla Caro, lo leggo
adesso; è divertentissimo, fatto all’inglese, con una suprema noncuranza della eleganza dello stile, ma pratico e chiaro, l’autore non si eleva
veramente altissimo. «Colle ali della mente» lascia fare il soggetto da
sé, ma è un libro che si legge facilmente e senza fatica, cosa rara in quel
genere di letture, almeno per chi come me ha avuto poca base solida di
studii forti.
È uscita una splendida poesia del Carducci 37 per un libbro di Regal38
di (che noioso è quest’ultimo!). Non capisco come qualche cosa di
Regaldi abbia potuto ispirare Carducci, ma sono idee e versi splendide,
forse una delle migliori poesie che ha scritte; ha già sostenuto parecchie
battaglie, perché Carducci ha la facoltà di eccitare delle ire grandissime,
prova che vale qualche cosa. Ho cominciato la traduzione del Monti 39
e m’interessa assai, il verso è forte, è elegantissimo.
Qui fa freddo come in ottobre, non so se lo trovo piacevole, ma il sito
è bello, e vi facciamo una buona vita sana; il mondo sembra così lontano, che quasi a momenti pare un sogno che si dovrà ricominciare quella
vita di serra calda di Roma, per me malgrado vi sia abituata da un pezzo,
35
E. CARO, Le prix de la vie humaine et la question du bonheur dans le Positivisme, «Revue
des deux mondes», 1° août 1882, pp. 481-520.
36
W. H. MALLOCK, Is life worth living?, London, Chatto & Windus 1879.
37
G. CARDUCCI, Alessandria, «Domenica letteraria», 13 agosto 1882 (ora in ID., Opere
(Edizione Nazionale), 30 voll., Bologna, Zanichelli 1938-1968, vol. IV, pp. 32-36).
38
G. REGALDI, L’Egitto antico moderno, Firenze, Le Monnier 1882. Giuseppe Regaldi
(Varallo, 1909 – Bologna, 1883), poeta ammirato e lodato da Victor Hugo e Alphonse de
Lamartine, viaggiatore e conoscitore dell’Oriente, dal 1866 fu professore di storia antica
all’Università di Bologna.
39
Intende la lettura della versione in italiano di Vincenzo Monti dell’Iliade (vedi doc. 6,
n. 30).
carteggio 1882-1886
59
mi rappresenta la gabbia dorata nella quale faccio la parte dell’uccello
che canta e fa vedere le sue penne colorate! Vi sono però molti momenti piacevoli anche là, fra i quali, e fra i principali, sono quelle ore che
Lei così gentilmente ha impiegato ed ha promesso di impiegare con
me; l’assicuro che vi penso con tanto piacere e tanta gratitudine. Non
si secchi di sentirmelo ripetere, perché lo penso ancora molto di più.
Quanto è bello il ritratto di Sempronia 40 quel satis al principio è caratteristico perché descrive una donna che aveva più charme che bellezza, temo però che questa volta la traduzione mi sia riuscita peggio delle
altre volte.
Spero di vederla presto arrivare qua, mio caro Maestro, non ho bisogno di dirle, quanto ne sarò contenta! Intanto le stringo la mano al
disopra dei monti! Pensi alla
sua aff. cugina
Margherita
8.
A MARGHERITA DI SAVOIA*
22 agosto 1882
Io le confesso ingenuamente che da qualche giorno aspettavo con desiderio impaziente la posta e speravo mi apporterebbe una sua lettera.
L’ho ricevuta con immenso piacere41. Le accludo la traduzione nella
quale non ho trovato nessun errore. Tutte le correzioni sono semplicemente a maggior precisione e chiarezza. Vada pur franca e tenga per
certo che la prosa di Sallustio è fra le difficili. Troverà assai meno arduo Cicerone, e lo stesso Virgilio. Invero, come dei primi tempi della
grandezza della repubblica furono segno manifesto la virtù delle donne
romane, così la consuetudine e i costumi corrotti di esse sono la caratteristica del tempo che studiamo. Anzi si può dire che precorsero
gli uomini, e, data la spinta, andarono rapidamente in fondo. Parmi
sia dipinto benissimo questo rapido venire di corruzione in corruzione
in un’ode che è delle più belle che abbia a mio avviso la poesia italiana, che è intitolata Sul vestire alla ghigliottina42. Se ben ricordo Pietro
40
CAIUS SALLUSTIUS CRISPUS, De coniuratione Catilinae, XXV: «Sed in iis erat Sempronia,
quae multa saepe virilis audaciae facinora commiserat. Haec mulier genere atque forma,
praeterea viro liberis satis fortunata fuit».
* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa.
41
Doc. 7.
42
G. PARINI, A Silvia (Sul vestire alla Ghigliottina) (1795).
60
margherita di savoia - marco minghetti
Giordani43 nel suo Elogio44 della Giorgi45 trovò modo di copiare quasi
litteralmente questo brano di Sallustio.
Un altro segno singolare è quel C. Antonio, console insieme a Cicerone, uomo fiacco d’intelletto e di volontà, del quale Catilina argomentava con certezza poter fare uno strumento suo proprio, come lo fece
invece Cicerone, promettendogli la provincia di Macedonia allo spirare
del Consolato, la quale provincia essendo molto ricca gli porgeva libertà di largo gettito. Vedasi ancora in merito la prosa di Sallustio. L’aristocrazia romana, mentre perdeva il primo vigore, conservava ancora
l’alterigia e le pretese antiche, e quindi giudicava Cicerone un parvenu
e non Romano di Roma; ma poi all’ora del pericolo lo cercò. Cicerone
come uomo politico è stato troppo biasimato e troppo encomiato. Molti lo esaltarono di somma lode. Mommsen lo mette in terra. Il vero è che
voleva il bene ed era sapiente, e non mancava di coraggio come mostrò
nella sua morte, ma gli mancava la coerenza del pensiero e delle azioni
che è la prima delle virtù politiche.
Io sono in debito di risponderle ancora ad una domanda: perché
mai i proverbi di Salomone crediamo facili a intendersi, mentre i classici
latini come Sallustio riescono tanto più difficili46. Le ragioni son due.
Primieramente i proverbi di Salomone esprimono un giudizio semplice
in una proposizione sola, mentre il racconto di Sallustio stringe in un
periodo molti giudizi distinti in proposizioni principali e subalterne,
che tutti si collegano fra loro, quindi la molta fatica di più a seguirlo,
benché poi di quell’ordine complesso e […]47 d’idee […]48. La seconda
ragione è che il latino della Bibbia è una traduzione (non so se Ella
abbia quella dei 70 o quella di S. Gerolamo) fatta nel 2° secolo della
era cristiana, mentre già la purezza classica era svanita, e anche voleva
accostarsi al discorso volgare, rendendo i libri sacri intelligibili ai più.
Questo libro dei Proverbi che non ha […]49 ma che gli Ebrei chiamano Mis[h]le, piaceva molto a Bacone50, il quale dice che vi ha trovato precetti onestissimi tratti dai più profondi penetrali della sapienza.
43
Pietro Giordani (Piacenza, 1774 – Parma, 1848), scrittore liberale, redattore di diverse riviste tra cui «La Biblioteca Italiana», che abbandonò per il suo allineamento politico al
regime austriaco; fu in letteratura uno dei maggiori esponenti del classicismo.
44
P. GIORDANI, Elogio a Maria Brizzi Giorgi, nelle solenni esequie a lei fatte dall’Accademia
Filarmonica in S. Giovanni In Monte di Bologna, Bologna, Tipografia De Franceschi 1813.
45
Maria Giorgi, nata Brizzi (Bologna, 1775 – ivi, 1811), pianista, organista e compositrice, ebbe notevole fama sin da giovanetta e in particolare durante il Primo Impero.
46
Vedi doc. 5, n. 20.
47
Una parola non decifrata.
48
Una parola non decifrata.
49
Una parola non decifrata.
50
Francis Bacon (London, 1561 – ivi, 1626), filosofo, politico e saggista inglese.
carteggio 1882-1886
61
Io volendo fare sulla tomba di mia madre un’epigrafe che non fosse
comune, la cercai nei Proverbi, vi scrissi quel versetto che dice: mulierem fortem quis inveniet? procul et de ultimis finibus pretium eius51.
Coll’interrogativo mostra la difficoltà di trovare la donna forte, e soggiunge che il suo valore apre i più remoti confini del mondo. Quando
Voltaire52 volendo deridere le donne forti dei libri sacri, ne ritrova un
esempio solo in Giuditta e in Debora, che non lasciavan di esser crudeli, egli obliava l’immagine che ne fa Salomone53.
Suppongo che dai Proverbi passerà all’Ecclesiastico, nel qual caso potrebbe anche leggere la riduzione recentissima del Renan54, che scrisse
già un saggio su questo libro nella Revue des deux mondes55. Lessi a
Lucerna l’articolo del Caro56 e avevo letto poi il Mallock appena fu
pubblicato57. E ora trovo che il suo giudizio è acutissimo e giustissimo.
Bonghi ne fece una recensione nella Cultura58 e poi ne parlò nella lettera che precede il Fedone o dell’anima59. Il positivismo e lo sperimentalismo quale oggi s’intende non risolve i grandi problemi che fanno il
tormento e la gloria dello spirito umano. E non giova il dire che non
potendosi risolvere colla esperienza, non si deve pensarci in nessun
modo, perché una forza invincibile ci sospinge a chiedere perché siamo
qui? che facciamo? dove andiamo? E quand’anche potessimo far tacere
questa aspirazione interna v’ha di più, che sino ad ora il positivismo
non è riuscito a dare alla morale nemmeno un criterio ed una regola.
Se un giorno verrà che parliamo insieme di Stuart Mill 60 e degli
sforzi veramente nobilissimi ch’ei fece (e appaiono anche dalla sua
autobiografia)61 per trarre dal desiderio del bene proprio, l’amore, il sa-
51
Biblia Sacra, Liber Proverbiorum, XXXI, 10.
François Marie Arouet, noto con lo pseudonimo di Voltaire (Parigi, 1694 – ivi, 1778),
filosofo, scrittore, drammaturgo, una delle maggiori personalità dell’Illuminismo francese.
53
Nel Dictionnaire phlilosophique portatif (1764) Voltaire scrisse a proposito dei Proverbi: «C’est un recueil de maximes qui paraissent à nos esprits raffinés quelquefois triviales,
basses, incohérentes, sans goût, sans choix, et sans dessein».
54
Ernest Renan (Tréguier, 1823 – Parigi, 1892), filosofo, filologo e scrittore francese,
ebbe una grande celebrità soprattutto con la sua Vita di Gesù. Nel 1882 aveva tradotto
dall’ebraico l’Ecclesiastico per i tipo di Calmann Levy di Parigi.
55
E. RENAN, L’Ecclesiaste. Étude sur l’age et le caractère du livre, «Revue des deux
mondes», LII (1882), 15 février 1882, pp. 721-752.
56
Vedi doc. 7, n. 35.
57
Vedi doc. 7, n. 36.
58
La recensione di Bonghi al libro di Mallock non apparve sulla «Cultura», ma sulla
«Nuova Antologia», 15 aprile 1881, pp. 686-690.
59
Dialoghi di Platone, tradotti da Ruggiero Bonghi, vol. II, Roma, Bocca 1881.
60
John Stuart Mill (Londra, 1806 – Avignone, 1873), filosofo ed economista inglese,
sostenne l’esistenza di leggi immutabili nel mondo della produzione.
61
J. S. MILL, Autobriography, London, Taylor 1873.
52
62
margherita di savoia - marco minghetti
crificio, la responsabilità e il merito, vedrà quanto lungi fosse dal poter
trovare la legge morale e il senso di comando onde apparisce rivestita ai
nostri occhi. Ora io dico che se la scienza positiva non è capace di trovare la legge morale, essa è in difetto. Il che non m’impedisce di ammirare tutti i trovati della osservazione, dell’esperienza e dell’induzione.
La scienza moderna è veramente grande e tale da esaltarmi pensandoci,
ma non è tutta la vita cosmica, né tutta l’anima umana.
Qui mi troverei portato in mezzo alle sue osservazioni della meschinità dell’arte moderna e soprattutto della pittura, e vorrei esaminare
sino a che punto c’entri il difetto del sentimento religioso al quale Ella
accenna; ma per quanto io mi piaccia di conversar con lei, tanto che
lascio correr la penna, non voglio però abusare. Intanto le dirò che non
ho letto l’ultima poesia del Carducci62, ma che ne riconosco i grandi
pregi più di forma che d’idee; nella forma ha attinto ai classici antichi e
fa una reazione alla poesia di Manzoni, ma in questa reazione eccol diventa pagano nel sentimento, il che è assurdo. Anche lasciando da parte
ogni credenza religiosa, bisogna essere ciechi per non vedere l’influenza
immensa che ha avuto nella storia il cristianesimo, e non sentire che
tutto il mondo civile presente è per così dire impregnato del suo spirito,
che se fosse vero quel che il Carducci dice, che questo è moribondo,
certo il paganesimo è sepolto da lunghi secoli.
Io non posso chiudere la mia lettera senza dirle che a Baveno ebbi
l’onore di vedere S. M. il Re, e poiché mi fermai colà quattro giorni, ebbi
pure il medesimo piacere di sentire il Principe Imperiale63, nella maggiore schiettezza dell’intimità, ripetermi in quei giorni più volte che ogni volta che rivedeva il Re lo trovava sempre più maturo d’esperienza, più vasto
di avvedutezza, più retto ed acuto nei suoi giudizi. E si vede chiaro che
non solo ha per esso amicizia, ma stima alta e sincera. Vidi anche le loro
A[ltezze] R[eali] la Duchessa64 e il Duca di Genova65. La prima mi disse
che V. M. resterà a Perarolo anche la prima settimana di settembre. Questo mi confortò dentro di me a venire a Levico a prendere alcuni bagni,
però se sapessi che resta fermo il primo disegno ch’Ella mi aveva espresso, cioè di abbandonare Perarolo alla fin del mese, io la pregherei di un
favore che sarebbe di farmi telegrafare un verso dal M.se di Villamarina66,
62
Doc. 7, n. 37.
Federico Guglielmo di Germania (vedi doc. 4, n. 16).
64
Elisabetta di Sassonia (Dresda, 1830 – Stresa, 1912), vedova di Ferdinando di SavoiaCarignano, duca di Genova (fratello di Vittorio Emanuele II), madre della regina Margherita.
65
Tommaso di Savoia, duca di Genova (Torino, 1854 – ivi, 1931), fratello della regina
Margherita.
66
Emanuele Pes di Villamarina Montereno (Torino, 1835 – Roma, 1891), cavaliere d’onore della regina Margherita dal 1868.
63
63
carteggio 1882-1886
perché in tal caso io interromperei la mia cura e verrei subito. Se poi
V. M. resta anche i primi giorni del settembre, allora mi permetto di annunziarle la mia visita pel 30. Lascerei Levico il 29, e percorrendo la Val
Sugana andrei a Belluno: e il mattino per tempo del 30 mi farei condurre
a Perarolo dove mi tarda veramente di venire a deporre ai suoi piedi i
miei più devoti ed affettuosi omaggi. E ringraziandola sempre con tutto
il cuore della sua bontà e rallegrandomi dei suoi progressi in latino […]67.
[Minghetti]
9.
A MARGHERITA DI SAVOIA*
[Milano], 13 ottobre 1882
Maestà,
Siccome V. M. vedrà nei giornali che son qui, non vorrei che ciò la
trattenesse dal mandare a Bologna i suoi lavori, perché io mercoledì
prossimo sarò colà di nuovo. E mi fo un dovere di avvertirnela. Esser a
Milano e non venire a Monza a presentarle i miei omaggi mi è di grande rammarico, ma mi par più conveniente di comparire quando sarà
finito questo periodo tumultuorio. Il quale però non mi toglierà mai di
esaminare attentamente e senza indugi tutto quello che a V. M. piaccia
di mandarmi. Anzi si licet parva componere magnis68, oserei dire anch’io
j’attends mon astre69.
[Minghetti]
10.
A MARCO MINGHETTI**
Monza, 14 novembre 1882
Carissimo Cugino e Maestro,
Non voglio partire da Monza senza tenere la mia promessa, e dirle
quanto mi furono piacevol[i] quelle ore passate con Lei qua. Ho lavorato al mio Sallustio ma malgrado la migliore volontà non ho potuto
67
Formula di congedo tronca.
* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa.
68
PUBLIUS VERGILIUS MARO, Eclogae, I, 23.
69
Motto del re di Sardegna Carlo Alberto tratto da una lirica di Felice Romani (1841).
** BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Lettera autografa.
64
margherita di savoia - marco minghetti
fare che pochissimo. Spero di vederla questa sera al nostro passaggio!70
Le assicuro che una delle poche cose che mi soddisfa, rientrando nella
mia gabbia del Quirinale, è il pensare alle lezioni di Latino; non è una
sciocca frase, ma la vera verità; bisogna aggiungere quell’aggettivo che
infondo non ci sta, ma nel mondo si riesce così sovente a fabbricare della verità completamente falsa, ma così bella e che riesce qualche volta
ad avere l’apparenza della sua nudità di prammatica, che è facilissimo
l’inganno. Sembra un paradosso, ma ho in me un istinto che facilmente
si arriccia contro le persone che hanno una straordinaria apparenza di
franchezza, perché sono sovente gente che si farebbe scrupolo di dire
che il cielo è sereno se vi si vede volare una piuma, e che non esitano
davanti ad una grossa bugia! È vero che anche in tutto questo è difficile trovare il vero assoluto malgrado quello che Lei assicurava in una
delle nostre buone passeggiate. Ho scritto con i bambocci71 che tanto lo
divertirono; mi fa un effetto curioso il pensare quanto saranno stupiti
alla posta di vedere arrivare per lei una lettera con un’apparenza così
poco seria.
Addio caro Maestro mio le stringo affettuosamente la mano, a rivederci presto nell’Urbe; creda a tutto il più sincero affetto della
sua aff. cugina
Margherita
11.
A MARGHERITA DI SAVOIA*
15 novembre 1882
Maestà,
Io non saprei esprimerle il rammarico che ho provato sapendo che le
MM. LL. eran passate ieri sera dalla stazione di Bologna. Il Prefetto72
che suole sempre avvisarmene, non me ne fece motto, cosa che tanto
parmi strana in quanto che ieri mattina io ne l’aveva espressamente
pregato. Ma il buon uomo è dominato da una idea unica e fissa, quella
che fra due mesi compiesi il suo tempo utile per la pensione e potrà
ritirarsi a casa, ed ha nel volto una specie d’espressione idiota [sic?].
Però io ho fatto involontariamente con Lei e col Re una cattiva figura,
70
Intende il passaggio del treno reale per la stazione di Bologna.
Carta da lettera di piccolissimo formato, ornata di bamboccetti colorati.
* BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO, BOLOGNA. Corrispondenza di Marco Minghetti, b. 129A. Minuta autografa.
72
Efisio Salaris (Cagliari, 1826 – Firenze, 1888), prefetto di Bologna dal 1° settembre
1882 al 1° marzo 1887, quando venne collocato a riposo per motivi di salute.
71
carteggio 1882-1886
65
e sono stato privato del bene di rivederla. Per fortuna è venuta a consolarmi or ora la sua letterina, la quale ha tutti i più cari pregi, meno
uno: quello di darmi le notizie della sua salute. Ma voglio interpretare
il silenzio come segno di una piena guarigione. Ella tocca sempre con
un coraggio e con una semplicità che m’incanta i problemi più ardui.
Nell’idea della verità è tutto il fondamento della filosofia. Non so se
abbia letto il Protagora tradotto dal Bonghi come si proponeva di fare73:
ci avrebbe veduto che quel filosofo, che ebbe ai suoi tempi tanto favore,
poneva per fondamento: l’uomo essere la misura di ogni cosa, il che in
altri termini significa che la verità sarebbe tuttora relativa. Ora io nel
mio concetto della filosofia pur dando a questa parte relativa il valore
che le compete, pur consentendo con San Paolo (se non sbaglio la citazione) che praeterit signum hujus mundi 74, credo che nell’essenza delle
cose come dell’intelletto umano, v’è una parte assoluta che restituisce
il vero reale e ideale, e che dà una solida base alla scienza, alla morale,
al bello, al divino.
È un tema che abbiamo sfiorato appena nelle nostre passeggiate delle quali mi è così grato il ricordo: lo riprendiamo quando vorrà.
S. A. il Principino mi chiede contezza a proposito d’un martirio
[…]75 di un Guberto di Sales76. Ecco quello che ho trovato fra i miei
libri in proposito. Ed ho trovato anche quel libretto latino del quale
le parlai sul cappello ed ha per titolo Anselmus Solerius cemeliensis de
pileo, caeterisque capitis tegminibus tam sacris quam profanis77. Ma avendone dato una corsa non punto il pregio di leggerlo. Catone ci aspetta
e Catilina negli ultimi suoi sforzi. Bisogna passarli rapidi, giacché mi
tarda di cominciare con Lei Virgilio. Io mi compiaccio e non poco mi
vanto di vedere che già Ella non solo gusta le bellezze della letteratura
latina, ma anche quelle che sono proprie della lingua e traggono origine
dall’indole di essa.
Io giungerò a Roma domenica, e se V. M. non mi farà saper nulla
in contrario, mi presenterò lunedì mattina alle 9.30 al Quirinale. Mi
presenterò lieto di vedere V. M., e di ricominciare quegli studi […]78.
[Minghetti]
73
Vedi doc. 4, n. 13.
Ad Corinthios, VII, 32 («praeterit enim figura huius mundi»).
75
Alcune parole non decifrate.
76
Non identificato.
77
Amsterdam, Frisius 1671. Anselmus Solerius era lo pseudonimo del gesuita francese
Theophile Raynaud (Nizza, 1583 – Lione, 1683).
78
Seguono alcune parole latine non decifrate.
74
INDICE GENERALE
Introduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p.
5
Nota archivistica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
42
CARTEGGIO 1882-1886 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
43
Indice dei nomi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 221
Scarica

Carteggio fra Margherita di Savoia e Marco Minghetti