Foglio di informazione sulla povertà nel mondo - Alba - Comunità di S. Margherita - n° 224 del 29 e 30 ottobre 2011
NOVITA’ PER LA COSTA D’AVORIO
Nel mese di luglio, durante le ferie al mare, ho avuto modo di conoscere personalmente don Eugenio Basso della SMA di Genova. Un incontro
fortuito, anche se credo fortemente all’abilità del Signore di creare
delle vie di comunicazione anche là dove sembra sia impossibile trovarle. Padre Mario contattato è stato contento per una eventuale correzione di rotta nel cammino del nostro contatto con la Costa
d’Avorio. Unisco due breve e-mail esplicative ed una immagine appena
ricevuta da Padre Eugenio.
Roberto
Carissimi Roberto
e Gruppo di Solidarietà di
S.Margherita,
Vi scrivo in merito al contatto avuto da Roberto con Padre
Eugenio Basso della SMA. Devo
dirvi che sarei felicissimo se voi
passaste dall‟aiuto ad Issia
all‟aiuto del Seminario Africano
di Ebimpè. Si tratta di un vero
aiuto per l’Africa Tutta perché lì
nasceranno i futuri presbiteri che
saranno inviati in tutto il continente africano.
Io ormai sono vecchio, ciononostante avevo accettato di
seguire ancora la vecchia località
di Issia a motivo dell‟amicizia nei
vostri confronti. Qui però debbo
riconoscere che sarebbe un‟altra
cosa, che fareste un passo di
qualità, e che il vostro aiuto sarebbe davvero molto grande, più
di quello che vi è dato di pensare.
Un caro saluto a tutti voi
nel Signore.
P. Mario Boffa
Carissimi Roberto
e amici del Gruppo Caritas
di S.Margherita,
P. Mario Boffa, mio confratello SMA, mi ha parlato di voi
ed io volentieri rispondo alla vostre domande ed alla proposta
fattami da Roberto Ghiglia.
Sono P. Eugenio Basso,
mi sono incontrato a metà luglio
a Santo Stefano al Mare con il
vostro amico ed ho parlato in
chiesa dell‟incarico che il Superiore generale della SMA mi ha
affidato. Sono nato a Frabosa
Soprana (CN) il 10 luglio 1944,
ordinato sacerdote il 31 agosto
1969 ( 42 anni fa) e partito per
la Costa d‟Avorio il 20 Ottobre
1969, tra due mesi saranno 42
anni !!!.
Sono stato in Costa
d‟Avorio 21 anni e di questi 12
anni li ho vissuti in due seminari medio-liceali, diocesani. Ora
mi è stato chiesto di diventare il
Rettore del seminario maggiore
di Teologia della SMA ad Ebimpé, periferia di Abidjan, in Costa
d‟Avorio.
Anche la
Costa
d‟Avorio
nei mesi
scorsi ha
conosciuto la guerra. I seminaristi
sono stati
fatti evacuare
in
Ghana.
Un giorno,
-
Ciclostilato in proprio
all‟improvviso un‟ondata di persone mal intenzionate si sono
succedute per parecchie ore
all‟interno dei locali del seminario ed hanno portato via tutto
quello che potevano, hanno
spaccato il resto ed hanno pure
profanato la cappella !!
Il superiore generale ha
deciso di ripristinare una parte
del seminario per accogliere, il
19 settembre, 21 giovani studenti di Teologia dei quali vi
mando subito una prima immagine.
Noi vi ringraziamo in anticipo per quello che ci potrete
inviare, fosse anche poco, perché P. Mario mi ha detto che
siete una piccola comunità, anche se più attiva di altre molto
più grandi.
Ora che la posta elettronica funziona potremo facilmente
tenerci in contatto di frequente.
Per ora vi i ringrazio della
vostra disponibilità e generosità.
Prego il Signore secondo i
vostri bisogni e desideri.
Un caro saluto riconoscente
LE PROVE DI OGNI GIORNO,
LA TENTAZIONE DEL DISCEPOLO
di Bruno Maggioni
La vita quotidiana, il tarlo del giorno dopo giorno, svuota la
fede di consistenza. Ma il Padre Nostro parla di una tentazione ben definita: è il Crocifisso, l'incontro con il limite. A cui
Dio non ci sottrae, ma non ci abbandona
N
ella sesta domanda
del
Padre
Nostro
chiediamo a Dio di
non abbandonarci alla tentazione. «Non è forse una tentazione
la vita dell'uomo sulla terra?» si
chiede Giobbe (7,1). Ha ragione.
La vita è tutta una prova. Ma
quale prova? Le prove sono molte e di vario genere. Ci sono le
prove eccezionali e ci sono le
prove quotidiane.
Le immagini evangeliche
esprimono efficacemente quanto
la semplice vita quotidiana possa sfiancare e spegnere. È come
un tarlo che giorno dopo giorno,
senza apparenti mutamenti,
svuota di ogni consistenza la
fede. I1 pericolo di questa prova
è grande, perché frequente, perché subdola. Si cede senza rendersi conto, si viene meno e non
lo si sa. Occorre, allora, vigilare
e pregare, per non trovarsi a
terra senza accorgersi di essere
caduti. Per non lasciarsi, cioè,
scivolare piano piano, quasi inavvertitamente, verso la perdita della fede. Romano Guardini
- in un suo libro molto bello, Le
età della vita - scrive che «la
trascuratezza del vigilare sulla
propria fede è la strada per perderla a poco a poco, quasi inavvertitamente. È proprio il tempo
che passa a indebolire, a far perdere freschezza, a costituire una
tentazione di fronte alla scoperta
del proprio limite, tanto maggiore
quanto più l'uomo invecchia».
Bellissimo e sconcertante
Ho sottolineato la prova
quotidiana, normale, perché è la
più frequente e la più subdola
Tuttavia il Padre Nostro intende
anzitutto una prova più precisa.
Non parla, infatti, di "prove", al
plurale, ma di “prova”, al singolare. Di che si tratta?
Per rispondere, come sempre, dobbiamo guardare a Gesù
Cristo. Egli è stato sottoposto
alla prova nel deserto: si trattava di decidere se condurre la
propria missione secondo la parola di Dio, o secondo la logica
del mondo. Gesù è stato poi sottoposto
alla prova nella
passione.
Le
due
p r o v e
s o n o
congiunte,
al
p u n t o
che
si
potrebbe
parlare
di
una
sola prova in due
tempi.
Nel primo momento, la
prova viene dal fascino del mondo, che vorrebbe far credere che
la logica della parola di Dio è
inefficace, improduttiva, certo
non adeguata alla missione che
si intende svolgere. Nel secondo
momento - decisivo - la prova
sembra venire da Dio stesso, il
cui volto appare così diverso da
come siamo soliti immaginarlo:
un volto certamente sorprendente e bellissimo, e tuttavia
anche sconcertante, il volto del
Crocifisso.
In ambedue i momenti, lo
spazio della prova è la stessa
identità del Regno, è il suo modo di farsi presente nella storia.
Paradossale, ma verissimo: la
prova accompagna sempre il
Regno di Dio. Scaturisce, per
così dire, dal suo interno, dalla
sua natura di piccolo seme, dal
suo modo di crescere sotto la
terra, dal suo totale rispetto della libertà dell'uomo (che pare
debolezza). Se davvero il Regno
è “di Dio”; non dovrebbe essere
più grandioso, apparire in modo
più convincente, irrompere nella
storia e mutarla? È proprio vero: è lo stesso Regno di Dio che
crea lo spazio per la prova.
Si comprende allora che la
prova, o la tentazione, non è
semplicemente quella dell'uomo
che si dibatte nelle molte difficoltà della vita. È la tentazione
del discepolo, del missionario,
che ha fatto del Regno il suo
principale desiderio, l'unica ragione della sua vita. Se è così
strettamente congiunta alla natura del Regno di Dio, allora si
deve anche concludere che Dio
non può evitare questa prova.
L'incontro con il Crocifisso è
necessario, se si vuole veramente conoscere chi è Dio.
Ma se non può sottrarci
alla prova, il Padre può aiutarci
a non soccombere. Anzi, può
aiutarci a scorgere la bellezza
del Crocifisso. Così da rimanerne stupiti, anziché scandalizzati.
ITALIA CARITAS settembre 2011- pag. 8
NOTIZIE DAL BRASILE
Don Sergio ci ha inviato un E-Mail che pubblichiamo subito, anche se abbiamo già un articolo sulla Costa
d‟Avorio. Di certo non pensavamo che nella casa che abbiamo costruito con i fondi inviati da S.Margherita sarebbe nata un Fraternità con addirittura dei Consacrati.
La fraternità, l‟interscambio tra una parte e l‟altra del
mondo è davvero guidata dalla mano del Signore !
C
aro Roberto e Gruppo
di solidarietà di S.
Margherita,
ho ricevuto la tua e-mail
con le tante notizie con vera
contentezza. Non è che mi scrivano in molti.
Qui da me non ci sono
novità, continuo con i lavori che
ho cominciato. Sono stato ad
inizio mese alla riunione Casa
Emaús, costruita dalla vostra
Parrocchia Santa Margherita.
La casa continua tutti i giorni a
ricevere i pellegrini della strada,
i barboni. Offre loro un minestrone, acqua per il bagno ed
un letto per passare la notte, e
il giorno seguente loro ripartono
per continuare il viaggio per
la strada asfaltata, BR 116 o
Rio-Bahia, praticamente, senza
direzione: camminano continuamente, direi, fino alla morte.
Abbiamo incontrato diversi casi di ex camionisti, che sono diventati barboni in conseguenza delle droghe che usavano per vincere il sonno ed arrivare in tempo per la consegna
della merce che trasportavano
con il camion.
Abbiamo anche parlato
del progetto “Adolescenti”, che
in questi giorni preparano le
borse ecologiche per sostituire i
sacchetti di materiale plastico,
tra l´altro mi hanno chiesto se
in Italia non ne comprerebbero
un po‟. Ho chiesto a Dino e Iole
di
Sommariva
Perno
che ne hanno prese una certa
quantità, chissà che S. Margherita ...
Suor Teresina era presente, ma purtroppo attualmente
lei può garantirci la sua presenza solo per alcuni giorni: tre volte all´anno. Questo perché ha
dei grossi problemi di salute e
deve rimanere a Sâo Paulo per
curarsi.
In Casa Emaús adesso c‟é
una Fraternità Missionaria, fondata dalla suora, con laici che
hanno fatto la Consacrazione e
una delle finalità é fare assistenza alla Casa e alle sue attività. Visito Casa Emaús ogni
due mesi, ogni tanto ci telefoniamo, un gruppo della Fraternità é venuto a trovarmi un mese fa partecipando alla Santa
Messa.
C´é
poi
l´Adepal,
l‟Associazione di Sviluppo Agricolo
di due comunità rurali: Passagem de Pedra e Laranjão , anche questi due progetti sono
stati messi in piedi con i soldi
che ci avete mandato voi. Partecipo alle riunioni mensili come
uno di loro, sono uno dei soci.
Si parla dei problemi della cam-
pagna e dell´uso delle macchine
agricole comunitarie: la farinheira , la macchina del riso e
del miglio, il trattore, l‟orto comunitario... e dei progetti governativi, che ultimamente sono in
grande crisi.
La siccità é il grande problema di questi mesi, manca
l´acqua: gli animali, principalmente le mucche, soffrono, e
nella regione ne sono già morte
molte.
Nessuna cultura resiste al
sole cocente se non gli éucalipti
delle grandi imprese agricole,
che sono verdi-verdi e crescono
nonostante la siccità: sono un
vero deserto verde! Uno dei
grandi proprietari di eucalipto è
italiano, le sue terre arrivano
vicino al nostro paese.
Mentre i missionari ed il
vostro Gruppo di Solidarietà
portano i benefici ai poveri del
Brasile, altri esportano i frutti
della terra per un maggiore loro
tornaconto! Per fortuna ci siete
voi che ci aiutate.
Credo di avere già detto
troppo. Ti saluto, Roberto, e con
grande affetto saluto anche il
Gruppo Missionario di Santa
Margherita ed il nuovo parroco
don Flavio. Spero di incontrarlo
presto.
Vi ringrazio per l´appoggio
spirituale e materiale, camminiamo sempre assieme.
Pé Sergio Stroppiana
IL MONDO NON È,
IL MONDO … STA ESSENDO
di Paulo Freire
M
i sembra si possa prendere lo slancio da questo
detto di Freire per illuminare uno dei due termini che compongono il compito che la chiesa deve svolgere. Il primo termine è e resta sempre Gesù (che è stabile e non
cambia), l‟altro termine è il mondo.
La chiesa esiste esattamente per favorire i modi e le condizioni più adatte affinché sempre nei tanti „oggi‟
della storia Gesù sia accolto come il
Signore e per questo sia creduto e
testimoniato.
La sfida che la chiesa si trova
costantemente a vivere è proprio
questa: «è possibile che Gesù sia
creduto anche oggi?». Nel nostro
mondo occidentale, nella nostra cultura economica, tecnica, capitalistica? Che produce i beni piuttosto che
il bene!? Basata quasi esclusivamente sul mercato che fa sempre più
vittime e scatena una violenza sempre più subdola? Che produce la
povertà di tantissimi e la ricchezza
sempre più ricca di pochi? La chiesa
si mette proprio qui, in questo che è
il mondo che sta essendo. E cerca di
fare un lavoro attento e raffinato.
Non si limita a pre-confezionare un
„piatto‟ a partire da sé (dando per
scontato il mondo) presumendo di
sapere già in anticipo che cosa è giusto offrire al mondo (inteso come un
monolite, saputo, un mondo che è).
Quel piatto, la chiesa, cerca di prepararlo con il mondo stesso. Per due
motivi. Primo, perché la chiesa è parte di quel mondo che esprime una
determinata umanità (con tutte le
cose buone e le cose problematiche
che fa e che produce) e non si può
estraniare tirandosene fuori. Secondo, perché difficilmente un piatto
confezionato in segreto e in un contesto estraneo sarà di gradimento a
chi non lo ha preparato. Perciò, i
modi e le modulazioni che la chiesa
metterà in atto per svolgere il suo
compito saranno appunto sempre da
„concordare‟ con il mondo che sta
essendo.
Uno di questi modi che la
chiesa, fin dalle origini, si è data è
l‟animazione-promozione dell‟amore
fraterno. La comunità che si raduna
presso l‟altare di Gesù, si assume il
compito di testimoniare con la vita
pratica opere e azioni che hanno lo
stile della fraternità con tutti. Basterebbe questo. Qui c‟è davvero
tutto. Di fatto le Caritas parrocchiali inserendosi precisamente qui,
devono
avere
il
compito
dell‟animazione della carità e dello
stile della fraternità. Non sono semplici strumenti specializzati sul tema della carità (la comunità ben
presto delegherebbe al gruppo caritas il compito che l‟eucaristia istituisce sempre per tutti!).
La scelta di costituire il gruppo Caritas parrocchiale è stata istruita a partire da questo fondamento. Quindi non solo per motivi
tecnici legati alla efficienza (servire
meglio i bisogni). La chiesa per come è fatta esige che qualcuno si
faccia carico di questo compito:
“tenere desta l’attenzione allo stile e
quindi alla qualità del nostro vivere
in fraternità”.
Il gruppo che si è costituito
ha „attinto‟ dal gruppo (storico) di
Solidarietà (che continua ad essere
animatore dello spirito missionario,
seguendo anche da vicino i progetti
missionari che da tempo sosteniamo e sponsorizziamo).
Rilancerei e chiederei a tutta
la comunità di pensare (a partire da
alcune domande di fondo e da alcune provocazioni) come possiamo
orientarci in questo compito che ci
coinvolge tutti. E come possiamo
sostenere e aiutare il gruppo Caritas nella sua animazione.
Potremmo lavorare tutti su
queste provocazioni iniziali e su
queste domande di fondo:
- la Caritas è solo risposta ai bisogni? Se non diventa cambiamento
di qualità di
vita fraterna
della
comunità
c r is tia na ,
non potrebbe correre il
rischio
di
morire?
- “non basta
rispondere
ai bisogni,
bisogna
anche cambiare
le
c on d iz ion i
che creano i
bisogni”. Quali sono le condizioni
(attuali) che collaborano a creare i
bisogni che tutti conosciamo?
- se incontriamo solo il bisogno, il
bisogno si „specializza‟. Se la logica
del bisogno non viene cambiata, genera ancora di più povertà
- non basta rispondere al bisogno.
Non basta incontrare il bisognoso
come persona (nella sua dignità).
Bisogna liberarlo dal bisogno per riaverlo come fratello. Libero e responsabile a cui chiediamo addirittura di
partecipare. Deve poter essere in grado di rispondere e di giocarsi personalmente (insomma, deve diventare
capace di partecipare alla vita sociale)
- rispetto agli immigrati, non basta
dire «accoglienza». Non basta dire
«legalità». Bisogna dire responsabilità
(cioè: «ti chiamo a risponderne, a partecipare, a giocarti nella vita sociale»).
Dalla
risposta
a
queste
provocazioni/domande, potrebbe nascere quella che potremmo chiamare
la nostra „filosofia‟ che potrebbe suscitare i nostri approfondimenti e
orientare le nostre azioni.
Già lo scorso anno, per introdurci un po‟ in tutti questi discorsi,
avevamo invitato Annamaria Foglino
per ascoltare il racconto della sua
esperienza di responsabile del gruppo
Caritas della parrocchia di Cristo Re.
Dopo quel primo momento, il gruppo
ha formulato il desiderio/richiesta di
essere accompagnato per un tratto di
cammino. A partire dal mese di ottobre, il gruppo ha iniziato con Annamaria un corso di formazione sul
tema “La relazione d‟aiuto”. Il primo
incontro è stato giovedì 6 ottobre. E‟
stato interessante e svolto secondo
un metodo di partecipazione attiva. Il
prossimo sarà giovedì 10 novembre
alle ore 21 nel salone della cappella.
Gli incontri sono aperti a tutti.
don Flavio
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