Carne La carne è il risultato di complesse modificazioni biochimiche che si realizzano a carico dei muscoli striati e dei tessuti strettamente connessi di animali da macello, da cortile e selvaggina (sia da pelo che da piuma). A livello commerciale le carni si classificano in base al colore: carni bianche: vitello, agnello, capretto, suino, coniglio, pollame; carni rosse: bue, cavallo, montone, bufalo; carni scure: cacciagione (cinghiale, cervo, capriolo, fagiano, pernice, quaglia, anitra selvatica); e in base al taglio: • carni di prima categoria: filetto, noce, controfiletto, lombo, fesa (sono quelle più magre con minore infiltrazioni lipidiche); • carni di seconda categoria: spalla e parti inferiori della coscia; • carni di terza categoria: collo, addome, arto anteriore. La composizione biochimica della carne varia da specie a specie e, all'interno della stessa, in relazione alle caratteristiche dell'animale (età, alimentazione e metodi di allevamento). 1 Composizione media del MUSCOLO animale: proteine 19% composti azotati non proteici 1,65% lipidi: 2,5% (in una carne magra, di prima scelta) glucidi: 1,2% sali minerali: 0,65% vitamine: tracce Contenuto in acqua: • acqua legata 4% (viene "intrappolata" nelle catene polari degli amminoacidi per attrazione elettrostatica); • acqua libera 96% (non è trattenuta da legami chimici ma solo meccanicamente dalle fibre muscolari e dal tessuto connettivo). Il rapporto normale tra acqua e proteine deve essere compreso tra 3,5 e 4; valori più elevati possono essere indice di trattamenti fraudolenti per aumentare il peso della carne (immersione in acqua, iniezione di liquidi nella massa muscolare, somministrazione in vivo di estrogeni). Proteine La carne è ricca di proteine nobili con un valore biologico elevato, inferiore solamente alle proteine dell'uovo e a quelle del siero di latte. Gli amminoacidi limitanti sono i solforati. Le proteine della carne si possono suddividere in: miofibrillari (contrattili): 51,5 % (miosina, actina), determinano la morbidezza della carne, il grado di ritenzione idrica e quindi anche la sua tenerezza. 2 Sarcoplasmatiche: 32,5 % (mioglobina, emoglobina, enzimi metabolici) Stomatiche: 16 % (collageno, elastina), durante la cottura, specialmente nei bolliti, il collagene inizialmente si irrigidisce per poi gelatinizzare ed ammorbidirsi a formare quel sottile strato gelatinoso che ritroviamo, per esempio, intorno alla carne da brodo. Composti azotati non proteici: aminoacidi liberi, dipeptidi, oligopeptidi, nucleotidi, basi puriniche e pirimidiniche, creatina, creatinina, ammine, urea ammoniaca. Concorrono a conferire aromi particolari alla carne. Carne e salute Da sempre simbolo di benessere alimentare, in questi ultimi anni la carne sta attraversando un periodo, tanto per rimanere in tema, di vacche magre. Colpa di una società sempre più afflitta da sovrappeso e colesterolo, in cui aleggiano gli spettri della mucca pazza, dell'influenza aviaria, delle farine animali e degli estrogeni. Parallelamente, il senso di disgusto per i metodi crudeli di allevamento e la percezione della carne come un alimento frutto di disuguaglianze sociali, ha contribuito alla diffusione della sensibilità vegetariana. Lasciando da parte considerazioni etiche e filosofiche, vediamo di analizzare brevemente l'importanza della carne per la salute e per l'alimentazione umana. Questo alimento, seppur nell'estrema variabilità dovuta alla specie, ai tagli e alle caratteristiche dell'animale considerato, è una fonte proteica ad alto valore biologico; ciò significa che le sue proteine sono molto simili a quelle umane e sono quindi facilmente 3 utilizzabili dall'organismo per soddisfare i vari processi metabolici in cui sono coinvolte (produzione di ormoni, enzimi, neurotrasmettitori, anticorpi, rinnovo cellulare, coagulazione del sangue, contrazione muscolare ecc.). Nelle proteine vegetali, al contrario della carne, il grado di similitudine con quelle umane è inferiore; ciò significa che quando l'alimentazione è incentrata esclusivamente su questi alimenti (dieta vegana) è facile incorrere in carenze specifiche, soprattutto se non si pone molta attenzione alle fonti proteiche consumate e ad un'eventuale integrazione con amminoacidi essenziali. Il discorso cambia radicalmente se si passa dal divieto assoluto di consumare alimenti animali ed i loro derivati a quello di evitare solamente la carne ed il pesce (dieta vegetariana). Uova, latte e derivati sono infatti in grado di colmare, senza troppi problemi, le carenze dovute all'allontanamento della carne e del pesce dal piano alimentare quotidiano. Un altro punto a favore della carne è insito nel suo ottimo contenuto in ferro, decisamente superiore rispetto a quello degli alimenti di origine vegetale; tale differenza si registra soprattutto a livello qualitativo, dal momento che a parità di ferro assunto, quello di origine animale viene assorbito in proporzioni nettamente superiori (circa 3 volte maggiori). L'elevato contenuto proteico, capace tra l'altro di stimolare la secrezione dell'ormone della crescita, associato alla ricchezza in ferro, contribuisce a rendere la carne un alimento di primaria importanza nell'alimentazione di sportivi, bambini, ragazzi, anemici e donne in gravidanza. 4 Tipologia Proteine Lipidi Calorie Ferro Colesterolo (g) (g) (Kcal) (mg) (mg) Anatra domestica 21.4 8.2 159 1.3 Bovino adulto (lombata) 21.8 5.2 134 1.4 52-72 Vitello 20.7 1.0 107 2.3 71 Maiale leggero (lombo) 20.7 7.0 146 1.3 62 Maiale pesante (lombo) 20.8 9.9 172 1.4 88 Coniglio intero 19.9 4.3 118 1.0 52 Agnello (muscolo) 20.8 8.8 159 1.7 70 Pollo (petto) 23.3 0.8 100 0.4 60 Pollo (fuso con pelle) 18.4 5.7 125 0.7 94 Pollo (fuso senza pelle) 18.5 3.7 107 1 88 Tacchino (fesa senza pelle) 18.0 4.6 107 0.8 67 Carni fresche Salumi 18.0 Bresaola 32.0 2.6 151 2.4 67 Mortadella 14.7 28.1 317 1.4 70 Prosciutto cotto 19.8 14.7 215 0.7 62 Prosciutto crudo disossato 26.9 12.9 224 0.7 72 Salame Milano 26.7 31.1 392 1.5 90 Salsiccia di suino fresca 15.4 26.7 304 2.8 85 Speck 28.3 20.9 303 1.6 90 Wurstel 13.7 23.3 270 1.2 62 5 La carne, soprattutto quella di manzo ed in modo particolare il fegato dell'animale, rappresenta una buona fonte di vitamina B12, che ricordiamo essere essenziale per la sintesi di globuli rossi. Anche per quanto riguarda tale vitamina, nel mondo vegetale non ritroviamo alimenti capaci di compensare questa specifica qualità nutrizionale della carne. B12 a parte, il contenuto vitaminico della carne è modesto, fatta eccezione per alcune vitamine del gruppo B (è particolarmente ricca di B6 ed in quella di maiale ritroviamo quantità significative di B1). Nei tagli grassi e nelle frattaglie sono presenti anche importanti quantità di vitamine liposolubili (A, D, E e K). Buono anche il contenuto in fosforo, zinco e selenio (più concentrati nelle frattaglie). Le note dolenti, si fa per dire, iniziano quando si comincia a parlare di carne e lipidi. Seppur con una estrema variabilità dovuta alla specie, al tipo di muscolo, all'età, all'allevamento e all'alimentazione dell'animale, la carne contiene quantità significative di questi nutrienti. Parallelamente si registra anche una discreta presenza di colesterolo. Il contenuto lipidico dei tagli più grassi, oltre ad elevarne il potere calorico ed aterogeno, contribuisce anche a diminuire la digeribilità della carne. A difesa di questo alimento, va detto comunque che il suo contenuto in grassi è mediamente inferiore a quello dei formaggi, mentre quello in colesterolo è sovrapponibile o leggermente inferiore. Altro "pregio" nutrizionale, che interessa particolarmente a chi vuole mantenersi in forma, è l'apporto calorico contenuto (dal momento che la carne è un alimento privo di carboidrati, che sono invece abbondantemente presenti nei cereali ed in misura minore nella frutta, nella verdura e nei latticini). I tagli e le specie più magre, come il petto di pollo, il filetto o la carne di cavallo, hanno un potere calorico che supera di poco le 100 calorie per ettogrammo. 6 Carni e colesterolo Al contrario di quanto molti credono, non vi è differenza tra il contenuto in colesterolo delle carni bianche e quello delle carni rosse, ciò che varia è solamente la percentuale di grassi. Anche il maiale, grazie ad una costante selezione delle razze più magre, contiene quantità di colesterolo del tutto simili alle altre carni. Vediamo ora alcuni consigli per ridurre il contenuto in colesterolo degli alimenti animali: eliminare il grasso visibile, compresa la pelle di pollo e tacchino. La combinazione di grassi saturi e colesterolo favorisce infatti l'azione aterogena di quest'ultimo. Ecco perché le carni bianche, pur contenendo quantità simili di colesterolo rispetto alle rosse, sono maggiormente indicate per chi soffre di ipercolesterolemia. Evitare di preparare la carne utilizzando grassi di condimento; tra i vari metodi di cottura l'ideale è il lesso, seguito dalla grigliatura (purché si faccia attenzione a non bruciarla). Diminuire il consumo di frattaglie ed in particolar modo di cervella, alimento in cui si raggiungono concentrazioni di colesterolo superiori ai 2 grammi/100 grammi (quando il fabbisogno totale giornaliero è di soli 0,3 grammi). Non bisogna dimenticare, infine, che i pericoli maggiori per la salute si registrano quando elevate quantità di colesterolo e trigliceridi si sposano con un surplus calorico. Quindi, una salsiccia abbinata ad un bel piattone di pasta è, non solo più appetibile ma anche più "pericolosa" di un salsicciotto abbinato a verdure e a 50 grammi di pane. Per lo stesso motivo gli sportivi e tutti coloro che svolgono un'attività lavorativa intensa, possono permettersi di consumare qualche taglio di carne grassa in più rispetto ai sedentari. 7 Carne: quanta e quanto spesso? La carne può essere consumata con tranquillità una volta al giorno, lasciando spazio nel secondo pasto principale ad una fonte proteica alternativa (uova, pesce, legumi o latticini). La preferenza, ovviamente, andrà data alle carni bianche e a quelle rosse magre, ma in una alimentazione equilibrata può comunque esserci un piccolo spazio settimanale (una o due occasioni) anche per i tagli più saporiti e per i salumi (anche quelli più magri, purtroppo, contengono conservanti nocivi per la salute come i nitriti). La carne bianca La carne bianca (pollo, tacchino, coniglio) è ricca di proteine nobili (indispensabili all'organismo, per esempio, per rinnovare i tessuti e per la formazione degli ormoni, degli enzimi, degli anticorpi) e di aminoacidi ramificati (utili nel metabolismo dei muscoli e nel promuovere lo smaltimento delle tossine che si formano quando un organismo svolge un intenso lavoro atletico). Nonostante l'aspetto bianco della carne, 100 grammi di pollo e tacchino contengono rispettivamente 1,5 e 2,5 grammi di ferro, valori più o meno equivalenti alla carne di bovino. La carne di pollo ha il vantaggio di essere più facilmente masticabile e digeribile, soprattutto se cucinata in modo semplice (arrosto, ai ferri, lessata). La tenerezza del pollo è dovuta alla struttura delle fibre muscolari che presentano un diametro di circa 45-48 micron, una misura inferiore a quella delle carni bovine (73-75 micron), delle carni ovine (50-54 micron) e di quelle suine (90-92 micron). Le carni bianche risultano più agevolmente masticabili 8 e digeribili anche perché hanno una minor presenza di tessuto connettivo, un consiglio è quello di non esagerare nei condimenti e nei sughi. Un'altra caratteristica delle carni bianche riguarda la ridotta presenza di grassi: solo l'1% nel petto di pollo e l'1,5% nel tacchino (senza pelle). Il basso contenuto di grassi, (che tra l'altro sono concentrati nella pelle, facilmente eliminabile), riduce l'apporto calorico di queste carni, rendendole ideali per chi tiene sotto controllo il peso corporeo. Comunque, il grasso di pollo e tacchino ha caratteristiche più vicine ai grassi di origine vegetali, infatti, nella sua composizione predominano gli acidi grassi polinsaturi (acido linoleico e linolenico), e contiene molto meno colesterolo. E' sbagliato credere che i polli in passato fossero migliori di quelli di oggi perché mangiavano quello che trovavano in terra. Grazie ai progressi della zootecnia (scelta dei riproduttori, mangimi bilanciati, allevamento a terra, macellazione nel rispetto delle norme sanitarie), i polli sono molto più garantiti dal punto di vista igienico e nutrizionale. Una volta la carne era più soda perché gli animali vivevano più a lungo ed impiegavano più tempo a crescere. Nei polli e nei tacchini non c'è uso di ormoni estrogeni, perché tale impiego può offrire dei vantaggi all'allevatore solo per gli animali di grossa taglia (pollo e tacchino hanno una massa corporea limitata e un ciclo di maturazione di pochi mesi). composizione acqua proteine lipidi glicidi ferro g g g g mg intero 68,7 19,1 11 0 1,5 175 petto 75,3 22,5 0,9 0 1,6 97 coscia 74,2 17,9 6,5 0 2 130 petto 70,2 22 4,9 0,4 2,5 134 alcuni tipi di carne fresca pollo tacchino di calorie 9 coscia 69,2 20,9 11,2 0,4 2,5 186 ala 68,2 22,3 11,5 0 2,5 193 76,9 20,7 1 0 2,3 92 72,1 20,7 5,1 0 2,3 129 64,8 18,8 15,4 0 2,1 214 grassa 52,1 15,8 29,2 0 2 330 Maiale bistecca 74 18,3 3 0 1,5 100 magro coscio 75,3 18,7 3 0 1,6 102 magra 72,5 19,9 6,8 0 1,7 141 60 17,2 22,1 0 1,4 268 49 14,5 37,3 0 1,2 394 vitello magra Bovino semi adulto grassa Maiale semi grasso grassa grassa Classificazione dei bovini: - vitello, bovino maschio o femmina di età inferiore ai 12 mesi (generalmente viene macellato a circa 4 mesi) dalle carni molte tenere grazie all'elevato contenuto di acqua, che a volte, purtroppo, può essere stato ottenuto con la somministrazione di ormoni, che hanno l'effetto di gonfiare le carni; - vitellone, bovino maschio o femmina abbattuto tra i 12 e i 18 mesi, ha carni tenere e con un ottimo valore nutritivo anche se contiene meno acqua del vitello; -manzo, bovino di 3/4 anni, che se maschio è stato castrato, se femmina non ha mai partorito, con una quantità di acqua contenuta nelle carni più bassa ed un più alto contenuto in grassi; -bue, bovino maschio castrato di oltre 4 anni, le carni sono simili a quelle del manzo. Classificazione dei tagli: 10 1° taglio - carni del quarto posteriore, sono le più pregiate e le più costose, hanno una cottura rapida (ai ferri o in padella); 2° taglio - carni del quarto anteriore, sono meno pregiate, ma ugualmente nutrienti, hanno una cottura semirapida (al forno, arrosto, spezzatino); 3° taglio - carni del quarto anteriore, ma non pregiate, sono le meno costose, hanno una cottura lenta (bollito, stufato, brasato). Su cosa basarci per la scelta della carne bovina? 1) Il colore, è il biglietto da visita della carne, purtroppo può essere influenzato dagli effetti dell'illuminazione ambientale. 2) Il pH, è la misurazione dell'acidità o della basicità di una sostanza, è neutro al momento della macellazione, dopo di che si modifica e si stabilizza intorno a 5,4/5,5, che corrisponde ad una leggera acidità e che è il valore ideale per una carne di qualità; se la carne ha un pH con valore più alto si manifesta il fenomeno detto "carne strapazzata"; un ritardo nell'abbassamento del pH provoca, invece, un aumento dell'intensità del colore e della ritenzione idrica. 3) La ritenzione idrica, è determinante per una carne di qualità, influisce su aspetto, cottura e succosità; l'acqua rappresenta il 75% del peso di un muscolo dividendosi in acqua legata e acqua libera; l'acqua legata è quella saldamente all'interno delle fibre muscolari (è una percentuale esigua, circa il 5%), l'acqua libera è, invece, racchiusa nella struttura muscolare; se l'acqua legata è in percentuale troppo bassa, dopo la cottura la carne risulterà stopposa e dura, ma potrebbe essere anche colpa di una cottura troppo protratta; variazioni della capacità di ritenzione idrica sono legate alla specie, al sesso, all'età, allo stato di salute, al grado di preparazione, alle modalità di trasporto degli animali; gli ormoni hanno un grandissimo potere nel far ritenere più acqua 11 La carne di maiale Il maiale è un animale tenuto molto in considerazione dal mondo contadino, in quanto il suo allevamento comporta bassi costi per un'ottima resa. Del maiale non viene sprecato niente, si mangiano perfino pelle, piedi, orecchie e sangue. La tradizione italiana implica che la maggior parte del maiale venga destinata alla produzione di salumi. In Italia, appunto per soddisfare la forte richiesta di salumi, si producono soprattutto suini pesanti. Il suino pesante (destinato all'industria salumiera), deve avere carne matura con capacità di trattenere i liquidi ed un contenuto di grasso idoneo. Una carne troppo magra, dopo la stagionatura del salame o del prosciutto, darebbe un prodotto secco e troppo salato. Il suino magro (consumo diretto delle carni), ha, oggigiorno, grazie ad anni di selezione genetica, di cure appropriate e diete meticolose, addirittura carni più magre di quelle bovine, con tassi di colesterolo e di grassi saturi inferiori. La carne di maiale magro ha mediamente circa 140/146 calorie per 100 grammi, quella di maiale grasso ne ha 394. Composizione di 100 g. di carne di maiale magra proteine 19,9 g. grassi 6,8 g. carboidrati 1,1 g. calcio 8 mg. fosforo 156 mg. ferro 1,7 mg. Vitamina A / Vitamina B1 490 mg. 12 Vitamina B2 140 mg. Vitamina PP 4.400 mg. Vitamina C / I salumi Esistono numerosi tipi di salumi. Con questo termine si raggruppano preparati carnei che, per modularne le caratteristiche organolettiche ed aumentarne la conservabilità, possono essere cotti, affumicati, addizionati di grasso, spezie, starter microbici o sale. Al pari dei formaggi, partendo dalla stessa materia prima, la carne, si ottengono tantissimi tipi di salumi in relazione al tipo di lavorazione e del tipo di microrganismi che vengono aggiunti (quando si faceva il salame in casa non si utilizzavano gli starter microbici, ma si sviluppava una flora microbica spontanea o selvaggia; in campo industriale per standardizzare le caratteristiche organolettiche dell'alimento e garantirne la salubrità, è invece necessario utilizzare ceppi microbici selezionati). Per produrre un salume insaccato, come ad esempio un salame, è necessario preparare innanzitutto le carni, pulendole dalle parti tendinee, macinandole ed eventualmente addizionandole di sostanza grassa (la tipica occhiatura del salame è ottenuta addizionando alle carni grasso di suino). Durante l'impastatura vengono aggiunti tutta una serie di ingredienti come il sale (2,5-3,5 %, come esaltatore di sapidità e come conservante) e le spezie, anch'esse dotate di una duplice funzione (oltre all'aroma, gli oli essenziali che contengono sono dotati di proprietà antisettiche). Può essere addizionata anche una piccola percentuale di zuccheri (1,5%) che funge da substrato iniziale per gli starter microbici. Il latte in polvere ed i caseinati (213 4%) danno invece consistenza e omogeneità al prodotto (vengono aggiunti, per esempio, nei wurstel o nella mortadella). Per quanto riguarda gli additivi, possono essere addizionati nitriti e nitrati di sodio e potassio, i primi trasformano l'ossiemoglobina in nitrosoemoglobina, conferendo alle carni ed in particolare ai salumi una colorazione vivace che si mantiene più a lungo; i nitrati sono una sorta di riserva dei nitriti, mano a mano che questi scarseggiano, a partire da essi se ne ottengono di nuovi. E' stato provato che la trasformazione dei nitriti in nitrosammine ha un potenziale effetto cancerogeno per l'organismo umano; questi additivi continuano comunque ad essere impiegati sia perché senza di essi la carne imbrunirebbe, ma anche perché in loro assenza potrebbe svilupparsi il pericolosissimo clostridium botulinum. Al salume insaccato possono inoltre essere aggiunti antiossidanti, come acido ascorbico e ascorbati, che mantengono il ferro in uno stato ridotto e limitano la perossidazione lipidica; negli insaccati crudi ed in quelli cotti possono essere addizionati anche polifosfati e tocoferoli (nel prosciutto cotto i polifosfati permettono di mantenere più compatta la massa carnea che altrimenti tenderebbe a sfaldarsi con la cottura). Il passaggio successivo è la confezionatura: la carne viene insaccata in budelli che possono essere di origine naturale o sintetica. Segue l'essicazione e/o la cottura e/o l'affumicatura del prodotto (in base alle caratteristiche che si vogliono impartire all'alimento). L'ultimo passaggio è la stagionatura che viene effettuata in celle a temperatura ed umidità controllate; durante questa fase si registra: una diminuzione dell'umidità; un aumento della concentrazione degli ingredienti ed in particolare del sale che, essendo in proporzioni maggiori, va a contrastare le proliferazioni microbiche; variazione del pH; 14 aumento dell'azoto solubile e degli acidi grassi liberi, dovuto all'azione enzimatica proteolitica e lipolitica degli enzimi presenti nella flora microbica; colorazione rossa stabile dovuta alla presenza dei nitriti che catalizzano la formazione di nitrosoemoglobina (se si confronta un salame commerciale con uno casalingo si osserva una colorazione nettamente differente dovuta all'impiego o meno di questi additivi). Per la produzione di salumi non insaccati, come il prosciutto, si procede sempre con la preparazione delle carni, in questo caso con le cosce di maiale, le quali subiscono una salagione per un periodo di circa 25 giorni. Durante questo periodo l'operazione viene ripetuta ogni 4-5 giorni, sfregando sale grosso sulla superficie del prosciutto in modo da facilitarne la penetrazione negli strati più esterni della carne. Si effettua poi una asciugatura, eventualmente abbinata ad una cottura (prosciutto cotto), e si procede con la stagionatura che varia dai 10 ai 14 mesi (per prodotti di marchio, come può essere il prosciutto di Parma, esistono dei disciplinari che stabiliscono la durata delle varie fasi modalità di produzione). Trasformazione del muscolo in carne Il muscolo, subito dopo il macello, non è commestibile per via della sua estrema durezza. Successivamente alla morte dell'animale possiamo distinguere tre fasi, che avvengono in tutti i tipi di animali, compreso il pesce; la loro durata varia comunque in funzione della taglia (sono molto più brevi negli animali più piccoli): 15 - Pre rigor: da pochi minuti a mezz'ora dopo la morte dell'animale. Come accennato, nelle cellule permane un metabolismo di tipo anaerobico che porta alla trasformazione degli zuccheri in acido lattico; per questo motivo si registra un abbassamento del pH che passa da 7 a 5,6 - 5,7. - Rigor mortis: da 3-6 ore fino a 24 ore dopo la morte dell'animale; in carenza di ATP, actina e miosina si legano in modo irreversibile, il muscolo si accorcia e la carne si irrigidisce sensibilmente diventando particolarmente dura e quindi immangiabile. - Post rigor: fase di intenerimento dovuta all'azione proteolitica degli enzimi sulle proteine miofibrillari; la carne ritorna morbida e diventa commestibile, parallelamente il pH aumenta fino a valori di 6-6,5. Altre modificazioni minori: Si modifica il potenziale di ossido-riduzione che da positivo diventa negativo a causa della perdita di sali minerali e soprattutto di ioni calcio. Infine si registra anche un cambiamento di colore dovuto all'ossidazione della mioglobina a ossiemoglobina che si distingue per il colore rosso vivo tipico della carne fresca. Modificazioni di colore in seguito a proliferazioni microbiche Se la carne macellata rimane esposta all'aria per periodi prolungati l'ossiemoglobina si ossida a metaemoglobina, l'atomo di Ferro passa dalla forma Fe2+ a quella Fe3+, e la carne assume il tipico colore bruno. E' chiaro che se la carne non viene ben conservata si possono avere anche delle alterazioni a carattere microbico. Le macchie scure che osserviamo nella carne dimenticata in frigorifero sono in parte dovute all'ossidazione ed in parte allo sviluppo di una flora microbica di superficie che, pur non essendo 16 pericolosissima per la salute umana, rende comunque sconsigliato il consumo dell'alimento; se invece la carne viene dimenticata a temperature superiori ai 20 gradi, come succede quando lasciamo a lungo la spesa in macchina sotto il sole, si sviluppa una flora patogena con batteri appartenenti soprattutto al genere clostridium. Conservazione della carne Il metodo migliore per la conservazione della carne è la tecnica del freddo; intorno ai 0°C, se mantenuta in celle a temperature controllate, si può conservare per circa un mese (attenzione, questo non è valido per il frigorifero di casa, che innanzitutto è mediamente tarato a temperature superiori - intorno ai +4°C - ed in secondo luogo viene aperto e chiuso in continuazione provocando sbalzi termici anche sensibili; per questo motivo nel frigorifero di casa la carne si conserva soltanto per due o tre giorni). Il congelamento con metodi rapidi ed ultra rapida sfrutta diverse tecnologie in relazione alla dimensione della carne da congelare. La fettina può per esempio essere congelata con dei sistemi a piastre o con getti di aria fredda; se dobbiamo invece congelare un pollo intero è preferibile la sua immissione in liquidi refrigerati, come l'azoto liquido o la CO2. Possiamo prolungare la normale durata della carne anche abbinando il congelamento ad un confezionamento in atmosfera modificata (con concentrazioni di CO2 superiori al 25%). Altre tecniche di conservazione, come l'AFFUMICAMENTO, la SALAGIONE e l'ESSICCAMENTO, si utilizzano soltanto in ambiente domestico o in campo industriale per impartire determinate caratteristiche organolettiche alla carne. Un'altra tipica tecnica di conservazione è l'INSCATOLAMENTO: in questo caso la carne bollita viene confezionata a caldo insieme alla sua gelatina (data dal collagene); successivamente le scatole vengono sterilizzate per 17 appertizzazione (120 °C per 40 min). Particolari tipi di carne come prosciutto, salsiccia e lingua non tollerano alte temperature e vengono semplicemente pastorizzate. 18 Il Pesce Il pesce, visto in ottica alimentare, è la parte edibile degli animali acquatici. Fanno quindi parte di questa categoria i: PESCI PROPRIAMENTE DETTI: di acqua salata (sogliola, acciuga….) di acqua dolce (trota, carpa….) diadromi (salmone, anguilla): questi pesci trascorrono parte della loro vita in acqua dolce e parte nell'acqua salata. Mentre il salmone è un pesce che vive prevalentemente in acqua salata per poi riprodursi in acque dolci, il ciclo vitale dell'anguilla è completamente opposto. MOLLUSCHI Lamellibranchi (mitili, vongole…) o "molluschi a guscio" Cefalopodi (seppie, polpi, moscardino…) o "molluschi senza guscio" CROSTACEI: animali che, a differenza dei molluschi, sono dotati di esoscheletro Decapodi (gamberi, scampi, aragosta) Brachiuri (granchi) 19 Carne o Pesce fresco e sua conservazione pesce? Pesce azzurro Tonno Salmone Sardine Merluzzo Alici o acciughe Pesce spada Sgombro Caviale Mercurio nel Bottarga Tabelle nutrizionali pesce Pesce Colla di pesce pesce e salute: quali preferire? pesci Pesci grassi Olio di pesce Pesce di allevamento o pesce di mare? Olio di fegato di merluzzo Tossine nel pesce Composizione del pesce ACQUA: è presente nel pesce in quantità variabili dal 60 al 80% che, generalmente, sono inversamente proporzionali alla percentuale lipidica: tanto più grasso è il pesce e tanto minore sarà il contenuto in acqua delle sue carni. PROTEINE (15-25 %) si caratterizzano per un alto valore biologico (simile a quello della carne, inferiore soltanto all'uovo e alle sieroproteine del latte); sono inoltre particolarmente ricche degli amminoacidi istidina, lisina e arginina. La metionina rappresenta l'amminoacido limitante del pesce; rispetto alla carne sono presenti più proteine miofibrillari (actina e miosina) e meno proteine sarcoplasmatiche (elastina, collagene, mioglobina ed emoglobina). Per questo motivo le carni del pesce hanno un colorito pallido e risultano di facile digeribilità. 20 LIPIDI: 0,5 - 22 %; in base alla concentrazione lipidica i pesci si possono classificare in: magri: la percentuale di grassi è inferiore all'1 % (merluzzo, sogliola, trota…) semigrassi: 1- 8 % (dentice, sardina, cefalo…) grassi: > 8 % (anguilla, sgombro, tonno, salmone…) In generale, tanto più il pesce è magro e tanto più il suo fegato è grasso e viceversa; l'olio di pesce, per esempio, viene spesso ricavato dal fegato del merluzzo, che vive nei mari del Nord e possiede carni particolarmente magre. GLUCIDI: nel pesce ritroviamo tracce di glucosio, fruttosio e glicogeno; similmente alla carne, i carboidrati decadono rapidamente dopo la morte dell'animale, in quanto nelle cellule permane un metabolismo anaerobico che esaurisce rapidamente il substrato producendo acido lattico. VITAMINE: quelle liposolubili sono contenute soprattutto nel fegato e negli oli di pesce (Vitamina A e D), mentre quelle idrosolubili (B2, B6) sono presenti nei muscoli; è invece assente la vitamina C. SALI MINERALI: 0,8 - 2 %: sono presenti in maggiori concentrazioni nel pesce di mare, dove troviamo buone quantità di iodio, di sodio (per questo le sue carni sono più saporite di quelle dei pesci di acqua dolce), ma anche di calcio e fosforo. I lipidi del pesce I lipidi rappresentano la categoria di nutrienti più caratteristica di questo alimento. Essi differiscono dalla componente lipidica presente in altri cibi, come ad esempio la carne, per: 21 -maggiore percentuale di acidi grassi insaturi, in particolare della serie ω-3, a cui appartengono gli acidi eicosapentanoico (EPA) e dodecosaesanoico (DHA) che contrastano le malattie cardiocircolatorie prevenendo la formazione di placche aterosclerotiche nelle arterie. Per l'alto contenuto in acidi grassi insaturi, il grasso del pesce ha una consistenza inferiore (è più molle) di quello della carne (è più compatta) e si deteriora più facilmente. -Elevato contenuto in fosfolipidi e lecitine, sostanze dotate di un buon potere emulsionante che aumenta la digeribilità del pesce; facilitano inoltre la rimozione del colesterolo dalle arterie. -Minor contenuto in colesterolo rispetto alla carne, anche se la sua concentrazione è molto variabile da una specie ittica all'altra (i crostacei e le uova di pesce, in genere, sono particolarmente ricchi di colesterolo). Umidità % Proteine % Lipidi % Zuccheri % Ceneri % Pesci 60-84 15-27 0.1-30 Tracce 0.8-2.0 Crostacei 70-82 13-24 0.5-1.5 0.3-1.3 1.0-4.0 Molluschi 78-82 11 Carne o pesce? Spesso la carne viene considerata un alimento migliore del pesce in quanto più ricco di nutrienti. In realtà quest'ultimo ha un elevato valore nutritivo, inferiore alla carne per alcuni aspetti ma decisamente superiore per altri. 22 La principale differenza tra questi due alimenti risiede nelle diverse quantità di proteine e lipidi. La carne è infatti generalmente più ricca di aminoacidi e grassi. La qualità lipidica del pesce è però nettamente superiore e questo alimento si distingue per: un ridotto contenuto di colesterolo (ad eccezione dei crostacei); abbondanza di acidi grassi insaturi e polinsaturi, i cosiddetti "grassi buoni," utili nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Quando si prepara il pesce bisogna tuttavia prestare particolare attenzione alla cottura dato che i grassi polinsaturi si deteriorano facilmente alle alte temperature; un ottimo metodo per la preparazione del pesce è il cosiddetto "cartoccio". Questa tecnica culinaria prevede la cottura del pesce in un forno soltanto dopo averlo avvolto in un foglio d'alluminio. In questo modo viene conservato anche il sapore, l'aroma e la morbidezza del pesce. La frittura è invece sconsigliata poiché i famosi grassi omega 3, se sottoposti ad alte temperature, diventano instabili producendo residui nocivi per il nostro organismo La concentrazione di lipidi nel pesce è molto variabile (dallo 0,1 al 30%) per tale ragione i pesci vengono classificati in magri, semigrassi e grassi. 23 PESCI ELENCATI IN BASE AL CONTENUTO DI GRASSI MAGRISSIMI (FINO ALLO 0,1%) MAGRI SEMIGRASSI GRASSI (DALL'1 AL 5 %) (DAL 5 AL 10%) (OLTRE IL 10%) Luccio Spigola triglia sgombro Cernia Sogliola cefalo salmone Scampo Tinca carpa anguilla Gambero Merluzzo sardina capitone Orata Acciuga Triglia Aringa Trota Tonno Pesce spada vongola I pesci magri grazie al loro basso contenuto purinico e pirimidinico sono particolarmente indicati per gli urinemici. Tra i pesci la razza risulta l'alimento meno proteico, il merluzzo quello più magro, il tonno quello più proteico, il salmone e l'anguilla i più grassi, l'aringa quello con il più alto contenuto di creatina . Crostacei e molluschi, pur contenendo discrete quantità di colesterolo, sono praticamente privi di grassi saturi e ricchi di grassi insaturi. In ogni caso il loro contenuto lipidico è modesto (1-3%). Le cozze e le ostriche sono altresì ricche di ferro e di vitamina C. La discreta presenza di glucidi (6-10%) è responsabile del loro caratteristico sapore dolciastro. 24 Le proteine del pesce, pur essendo inferiori rispetto alla carne, sono meno ricche di tessuto connettivo. Per questo motivo la carne del pesce è più digeribile. Si è calcolato che occorrono circa 2-3 ore per la digestione dei pesci molto magri, 3 o 4 per la digestione dei pesi semigrassi e grassi; in genere i pesci d'acqua dolce sono più digeribili mentre i molluschi risultano spesso di difficile digestione. Il ridotto contenuto in tessuto connettivo se da un lato rende il pesce particolarmente digeribile, provoca dall'altro, lo sfaldamento e la disgregazione delle fibre muscolari in seguito a cottura prolungata. Tra gli amminoacidi del pesce si riscontra un'abbondante presenza di lisina, amminoacido limitante dei cereali e di alcuni vegetali. Via libera dunque all'abbinamento cereali e pesce, verdure e pesce, sconsigliato quello tra pesce ed altre fonti proteiche (legumi, carne, formaggi o uova). La carne è più ricca di ferro e vitamine del gruppo B. Il pesce è però più ricco di alcuni sali minerali come iodio, zinco, calcio, selenio e fluoro. Le quantità di fosforo, checchè se ne dica, sono praticamente equivalenti. Oltre che in base al loro contenuto di grasso i pesci vengono classificati anche in relazione alla provenienza (di mare e di acqua dolce) . Dal punto di vista nutrizionale il miglior pesce è quello azzurro, chiamato così dal colore del dorso. Questo pesce, che vive nelle acque del mediterraneo, è generalmente più saporito e ricco di acidi grassi polinsaturi. E' possibile distinguere anche tra pesci di cattura e pesci d'allevamento. Dal punto di vista nutrizionale non vi sono particolari differenze ed in alcuni casi il 25 pesce d'allevamento è superiore per igiene e genuinità. Tutto, ovviamente, dipende dalle metodiche di itticoltura adottate. Il pesce selvatico è potenzialmente più esposto a scorie chimiche e metalli pesanti. I pesci più sensibili all'inquinamento sono quelli in grado di filtrare grosse quantità d'acqua e di trattenere di conseguenza microrganismi patogeni. I pesci di grande taglia (tonno, sgombro e pesce spada) sono invece più sensibili ai metalli tossici come mercurio, rame, piombo e cadmio. Naselli, trote e merluzzi, tendono ad accumulare meno metalli, così come il salmone. In generale, il pesce pescato nell'oceano Atlantico è meno inquinato di quello proveniente dal mar Mediterraneo. In ogni caso il requisito più importante per evitare indesiderate intossicazioni alimentari è la freschezza del pesce. Infatti, mentre la carne si conserva con relativa facilità, il pesce fresco va incontro ad un rapido deterioramento. Ricordando che il pesce surgelato non ha nulla da invidiare a quello fresco, esaminiamo alcune caratteristiche da tenere in considerazione quando lo si acquista: CARATTERISTICA ODORE RIGIDITÀ CADAVERICA ASPETTO CONSISTENZA PESCE PESCE PESCE FRESCHISSIMO FRESCO ALTERATO salso o di alga fresco ammoniaca presente assente assente superficie lucida e brillante sodo e carnoso superficie viva smorto e cinereo elastico e molle e flaccido 26 morbido OCCHIO vivo e sporgente vitreo COLORE rosso bordeaux e rosso pallido e BRANCHIE lucide porpora piatto e appannato carnicino-marrone Quando si acquista del pesce surgelato è bene fare attenzione ai seguenti particolari: data di scadenza integrità della confezione STAGIONALITÀ DEL PESCE: Primavera: aragosta, carpa, cefalo, dentice, latterino, passera, pesce spada, tonno, sardina, sgombro Estate : acciuga, calamaro, cozza, orata, ostrica, rombo, scorfano, seppia, totano,vongola Autunno: anguilla, aragosta, cefalo, ostrica, polpo, sardina, sogliola, tellina Inverno : merluzzo, moscardino, sarda, rana pescatrice, sardina, sogliola, spigola, trota, triglia Il pesce è uno degli alimenti più completi in quanto ricco di proteine e di sali minerali come il fosforo, il calcio, lo iodio ed il ferro. Grazie a tutti questi princìpi nutritivi dovrebbe divenire uno degli alimenti principe della nostra dieta. Degradazione del pesce Dal momento della cattura fino al suo utilizzo alimentare, il pesce fresco deve essere necessariamente refrigerato. La conservazione del pescato nel 27 ghiaccio a 0°C (temperatura costante) non altera la sua composizione per circa 4 - 7 giorni. Dopo 7 - 10 giorni, o prima se la temperatura è superiore a 0°C o subisce importanti oscillazioni come avviene quando è esposto nelle bancarelle dei mercatini, cominciano le prime importanti alterazioni. Si assiste, inizialmente, alla trasformazione dell'ossido di trietilamina in trimetilamina e, successivamente, in dimetilamina da parte di enzimi batterici ed endogeni. Con il passare del tempo la reazione continua portando alla formazione di monoetilamina e formaldeide (responsabili del tipico odore di pesce avariato). Si ha inoltre formazione di acido sulfidrico (che concorre a conferire al pesce un aroma nauseabondo) e di amine biogene (istamina, triptamina, cadaverina, putrescina, tiramina). L'istamina, in particolare, è presente in discreti quantitativi già nel pesce fresco e l'aumentare della sua concentrazione può dare origine a reazioni pseudoallergiche in soggetti sensibili (comparsa di puntini rossi sula cute, nausea, dolori addominali ecc.). Le stesse reazioni avvengono in seguito all'ingestione di fragole quando esiste una predisposizione di base. Oltre alle trasformazioni chimiche, il pesce può essere interessato anche da contaminazioni di origine biologica. In particolare il pesce viene aggredito soprattutto da batteri appartenenti ai generi Pseudomonas, Moraxella e Flavobacterium-Cytophage. 28 Valutazione della freschezza: come sapere se un pesce è fresco? Metodi sensoriali PESCE FRESCO PESCE AVARIATO Acro, acido, Odore Tenue e gradevole Aspetto Brillante, generale iridescente Corpo Rigido Consistenza Soda Squame Fortemente aderenti Si tolgono con facilità Pelle Tesa, colorata Flaccida, sbiadita Occhio Chiaro, vivace Smorto, vitreo Branchie Rosa-rosse, unite Grigie, sollevate Ano Chiuso Sporgente Visceri Lisci, puliti, brillanti Rammollite Spina Aderente alla carne Sollevata Carni Solide, bianco/rosse Friabili metallico, ammoniacale Smorto, opaco Molle (se si preme la carne con un dito rimane l'impronta) Metodi fisici Determinazione della conducibilità elettrica dei tessuti: mano a mano che il prodotto fresco deperisce la conducibilità elettrica aumenta. Metodi chimici 29 Determinazione della trimetilamina, dell'azoto basico volatile, della formaldeide, dell'istamina, dei perossidi e dell'acido tiobarbiturico. Metodi biochimici Ricerca di enzimi specifici che fuoriescono dalle cellule durante lo scongelamento; se sono presenti significa che il pesce è stato congelato e ricongelato. Metodi microbiologici Si basano sullo sviluppo di colture di microrganismi, ma sono troppo lunghi per essere applicati alla valutazione della freschezza del pesce. Quando acquistate del pesce surgelato ricordate che la catena del freddo va mantenuta quanto più integra possibile; per questo motivo: mettete il pesce surgelato nel carrello solamente a spesa ormai ultimata (la serietà di un supermercato si valuta anche in base alla posizione del banco dei surgelati, che dev'essere vicino alle casse e sul lato opposto rispetto all'ingresso). Oltre a valutare la temperatura del termostato presente nel banco frigo, la preferenza va data alle confezioni presenti sul fondo, in quanto quelle più vicine al portellone di apertura sono più soggette agli sbalzi termici. Contaminanti del pesce Derivano soprattutto dall'ambiente in cui vive. Possono essere distinti in: contaminanti chimici: - metalli pesanti: piombo, cadmio, mercurio 30 - pesticidi - composti cloro e bromo organici e contaminanti di tipo biologico: - tossine prodotte da alghe e da alcune specie ittiche, ad esempio il pesce palla, possono provocare: avvelenamento con paralisi PSP; avvelenamento neurotossico NSP; avvelenamento amnesico ASP; avvelenamento diarroico DSP. - parassiti e microorganismi (sono più comuni nel pesce di allevamento). Conservazione Il metodo migliore per conservare il pesce fresco è la refrigerazione a 0°C, che può avvenire in celle o in ghiaccio a scaglie. In questo caso la vita commerciale del pesce è di 7-8 giorni; 9-10 se viene confezionato sotto vuoto. La surgelazione (-18 -30°C), invece, deve avvenire in un tempo massimo di 2 ore e per questo motivo è spesso fatta direttamente nei pescherecci. Altri processi di conservazione, anche se ormai utilizzati solo per impartire caratteristiche organolettiche particolari, sono: la salagione, in cui il pesce è alternato a strati di sale o immerso in salamoie concentrate (10-30 % NaCl); l'affumicatura; l'essicazione (l'umidità finale dev'essere inferiore al 15% e la sua efficacia è accettabile solo per la conservazione dei pesci magri, quali il merluzzo che viene utilizzato per fare lo stoccafisso); la marinatura (utilizzando aceto e sale come conservanti); 31 L'inscatolamento, molto diffuso in campo industriale, è utilizzato soprattutto per tonno, sgombretti e acciughe). Per legge, nel pesce in scatola è consentita l'aggiunta di additivi ad azione antiossidante, antifungina, antibatterica: Acido sorbico e suoi Sali Acido benzoico Paraossibenzoato di etili e propile Anidride solforosa (baccalà e conserve di gamberi e crostacei) Acido ascorbico Il pesce che rimane invenduto o le specie pescate prive di valore commerciale vengono utilizzati per la produzione di farine ed olio di pesce destinati soprattutto alla zootecnia. Nella maggior parte degli alimenti la concentrazione di mercurio è al di sotto del limite di rilevabilità strumentale. Questo metallo può tuttavia contaminare alcuni cibi, come il rene ed il fegato della selvaggina o i cereali ed i funghi cresciuti in terreni inquinati. La maggiore fonte di assunzione (70-90% del totale) è rappresentata dal pesce ed in particolar modo da quello pescato in zone marine contaminate. Per questo motivo, le concentrazioni di mercurio negli alimenti ittici presentano un alto grado di variabilità, dipendente da vari fattori. 32 TAGLIA: i pesci a più elevata concentrazione di mercurio sono i grandi predatori (tonno, pescespada, verdesca) che, essendo ai vertici della catena alimentare, accumulano dosi maggiori della sostanza. I più sicuri, al contrario, sono i pesci di piccola taglia (ad eccezione dei molluschi) e quelli di allevamento, come il salmone, il pesce gatto e la trota. All'interno della stessa specie, a parità di condizioni ambientali, i livelli di mercurio sono proporzionali all'età, al peso e alla superficie corporea dell'animale. Mercurio: limiti massimi negli alimenti (Reg. CE n. 1881/2006) Alimenti Mercurio* Prodotti della pesca e muscolo di pesce (24), escluse le specie elencate al punto seguente. Il tenore massimo si applica ai crostacei, escluse le carni scure del granchio e quelle della testa e del torace dell'aragosta e di 0,5 grossi crostacei analoghi (Nephropidae e Palinuridae). Muscolo dei seguenti pesci: rana pescatrice (Lophius species); pesce lupo (Anarhichas lupus); palamita (Sarda sarda); anguilla (Anguilla species); pesce specchio (Hoplostethus species); pesce topo (Coryphaenoides rupestris); ippoglosso (Hippoglossus hippoglossus); marlin (Makaira species); rombo del genere Lepidorhombus (Lepidorhombus species); triglia (Mullus species); luccio (Esox lucius); palamita bianca (Orcynopsis unicolor); 1,0 cappellano (Trisopterus minutus); squalo portoghese (Centroscymnus coelolepis); razze (Raja species); scorfano del genere Sebastes (Sebastes marinus, S. mentella, S. viviparus); pesce vela del Pacifico (Istiophorus platypterus); pesce sciabola (Lepidopus caudatus, Aphanopus carbo); pagello (Pagellus species); squali (tutte le specie); tirsite (Lepidocybium flavobrunneum, Ruvettus pretiosus, Gempylus serpens); storione (Acipenser species); pesce spada (Xiphias gladius); 33 tonno e tonnetto (Thunnus species, Euthynnus species, Katsuwonus pelamis) (mg/Kg peso fresco) * HABITAT: il tonno in scatola è relativamente più sicuro di quello fresco, poiché viene generalmente pescato negli oceani, dove il tasso di inquinamento è minore rispetto al Mediterraneo. Nelle acque contaminate il livello di mercurio può raggiungere concentrazioni particolarmente elevate. Si tratta, purtroppo, di uno dei fattori meno controllabili. Generalmente i pesci di allevamento sono più sicuri e corrono un minor rischio di intossicazione da mercurio, anche se possono comunque venir in contatto con l'elemento a causa, per esempio, di mangimi contaminati. Dal momento che nei paesi in via di sviluppo le fonti di inquinamento sono maggiori ed i controlli sanitari inferiori, il pesce e gli alimenti provenienti da tali zone sono potenzialmente più pericolosi. Inoltre, le emissioni di queste nazioni vanificano puntualmente gli sforzi compiuti dai paesi più industrializzati nel ridurre l'impatto ambientale del metallo. Va detto, per contro, che nonostante gli impieghi del mercurio siano stati notevolmente ridimensionati negli ultimi anni, la sua concentrazione nei nostri mari rimane stazionaria e superiore rispetto a quella dell'oceano Atlantico. PARTE CONSUMATA: gran parte del carico inquinante si concentra in organi che vengono generalmente rimossi prima del consumo (fegato, cervello ed intestino); le parti commestibili ne contengono una percentuale inferiore, ma che può comunque essere pericolosa per la salute. Pesce: come regolarsi tra omega-3 e mercurio? Come viene ormai quotidianamente ricordato da tv e giornali, il pesce è un alimento di elevato valore nutritivo, più digeribile della carne e ricco di grassi 34 "buoni". Questi ultimi, appartenenti soprattutto alla serie ω3, abbassano i livelli plasmatici di trigliceridi e, grazie alla loro azione antitrombotica, ci proteggono dal rischio cardiovascolare. Il grasso dei pesci, inoltre, ha un minor contenuto in colesterolo rispetto alle fonti animali. Il pesce è anche ricco di minerali come il calcio, il fosforo, lo iodio ed il selenio; discreto anche il contenuto vitaminico ed in particolare di niacina, vit. B12, vit. D e vit. E. Esiste dunque il rischio che il mercurio annulli gli effetti positivi associati al regolare consumo di pesce? Va precisato innanzitutto che il rischio tossicologico dipende dalla concentrazione di mercurio nelle acque dove il pesce ha vissuto, dalla specie di appartenenza e, ovviamente, dalla quantità ingerita e dalla frequenza. Dal momento che il consumatore non può intervenire sul primo fattore di rischio, occorre agire soprattutto sulle altre variabili. TIPO DI PESCE: i grassi ω3 sono presenti in quantità elevate soprattutto nel salmone e nel pesce azzurro (in particolare acciughe, aringhe, maccarello e sardine). Questi pesci, non essendo ai vertici della catena alimentare o provenendo da specifici allevamenti (salmoni e trote), sono considerati a basso rischio di contaminazione. Al contrario è buona regola non esagerare con il consumo di pesci ad alto contenuto di mercurio, come sgombro reale (diverso da quello venduto in scatola e destinato soprattutto al mercato Americano), pesce spada e squalo. PRECAUZIONI SPECIALI PER PERSONE SPECIALI: le categorie più a rischio sono le donne in gravidanza e allattamento. Sebbene i risultati degli studi si muovano spesso in direzioni opposte (a volte catastrofiche altre volte più permissive), per le gestanti la FDA statunitense (Food and Drug Administration) considera sicura un'assunzione settimanale di pesce fino a 35 350 g, a patto che vengano escluse le specie a più alto rischio (tile gibboso, pesce spada, squalo, sgombro reale). SELENIO: gli effetti tossici del mercurio sono mitigati dalla contemporanea assunzione di selenio, un minerale naturalmente presente nel pesce ma anche in lievito di birra, cereali, carni, molluschi ed integratori specifici. In conclusione, se si rispettano questi semplici consigli, la bilancia pende decisamente dalla parte dei benefici legati al regolare consumo di pesce. Per la nostra salute è quindi consigliabile consumare dalle due alle quattro porzioni settimanali di alimenti ittici, scegliendo pesci di volta in volta diversi e dando la preferenza a quelli di piccola taglia e di allevamento. Pesce e salute: quali pesci preferire? Da quando è iniziata la lotta alle carni rosse, ai grassi saturi, al colesterolo che contengono e alle sostanze potenzialmente nocive che originano dalla loro cottura alla piastra o alla griglia, il pesce è ancor più diventato uno dei piatti forti della salute. Giustamente, molti lettori del sito si domanderanno quali siano i tipi di pesce più salutari e se ve ne sia qualcuno dal quale è meglio stare alla larga. Iniziamo col dire, in linea generale, che tutti i tipi di pesce forniscono all'organismo nutrienti preziosi, come proteine con un buon valore biologico, sali minerali ed omega tre. Ovviamente il rapporto di questi nutrienti varia di specie in specie e ciò ci porta a formulare il 36 nostro primo consiglio, che è quello di variare spesso il tipo di pesce consumato. Nel salmone e nello sgombro, per esempio, abbondano gli acidi grassi omega-tre ed i tocoferoli; la maggiore percentuale lipidica li rende tuttavia più difficili da digerire, meno conservabili e più calorici rispetto agli altri pesci. Due porzioni settimanali sono quindi più che sufficienti. Anche l'anguilla e l'aringa rientrano nella categoria dei pesci grassi. I crostacei (ostrica, gamberi, astice) e le uova di pesce (bottarga e caviale) sono in genere particolarmente ricchi di colesterolo. Se mangiati crudi, i molluschi, dal momento che si nutrono filtrando l'acqua, possono nascondere il pericolo di infezioni quali tifo, paratifo ed epatite virale. La spruzzatina di limone non ha alcun ruolo protettivo nei confronti degli eventuali patogeni, mentre la cottura attenua il rischio di infezione. I molluschi hanno anche un contenuto importante di sodio e vanno pertanto consumati con moderazione da parte degli ipertesi. L'ottima presenza di ferro, superiore a quello della carne di manzo, li rende adatti in presenza di anemia sideropenica. Uno dei pesci più magri, facili da cucinare e ricchi di proteine è il pesce spada. Tuttavia, trovandosi in cima alla catena alimentare dell'ambiente acquatico, tende ad accumulare nelle sue carni quantità importanti di sostanze tossiche (metalli pesanti, come il mercurio, ma anche la temuta diossina ed i policlorobifenili). Tale rischio è comune a tutti i pesci di grossa taglia come il tonno (è minore per quello in scatola) e lo squalo o verdesca. Il loro consumo andrebbe limitato soprattutto durante la crescita, la gravidanza (anche quando è solo programmata) e l'allattamento. Il pesce selvatico è potenzialmente più esposto a scorie chimiche rispetto a 37 quello di allevamento, che tende tuttavia a presentare una minore concentrazione di sali minerali nelle sue carni; da non sottovalutare, inoltre, il rischio derivante da possibili sofisticazioni dei mangimi con i quali viene alimentato. Altri pesci magri, ma più sicuri e per questo consumabili con maggior tranquillità, sono il merluzzo, la sogliola, il nasello, la trota e l'orata. Leader indiscusso della categoria è, almeno nel nostro paese, il pesce azzurro. E' saporito, costa poco e presenta concentrazioni invidiabili di omega-tre, fosforo, iodio e ferro; appartengono a questa categoria pesci come le alici o sardine, le sarde e gli sgombri. Per questo motivo, il pesce azzurro può costituire il piatto forte delle nostre tavole anche in quattro occasioni settimanali. Il consumo di alici e sardine andrebbe ridotto al minimo se si soffre di gotta, in quanto trattasi di alimenti ad alto contenuto di purine. 38 Le uova Qualcuno le considera il cibo più nutriente al mondo, altri le temono per il contenuto in colesterolo, altri ancora ne apprezzano la versatilità in cucina… sarà forse per la ricchezza in proteine, grassi buoni, ferro, zinco e vitamine, ma qualunque rapporto ci leghi ad esse non possiamo certo negare la loro universale importanza nell'alimentazione umana . Con un peso medio di circa 50 grammi, l'uovo di gallina può essere grossolanamente distinto in tre parti: il guscio esterno, costituito soprattutto da calcio, è sottile, fragile e poroso e quindi capace di consentire gli scambi gassosi con l'ambiente; l'albume o bianco d'uovo, più interno, è separato dal guscio da una doppia membrana, di cui una aderisce perfettamente ad esso mentre la seconda è più aderente all'albume; infine, più internamente, ritroviamo il tuorlo, separato dall'albume da un'altra membrana che alle estremità forma due specie di cordoni, chiamati calaze, che gli consentono di rimanere perfettamente al centro dell'uovo. Questi cordoni vanno poi a collegarsi alla membrana più interna che separa l'albume dal guscio. Dopo la deposizione, con l'abbassamento della temperatura (che passa da quella corporea della gallina a quella ambientale), il volume del bianco d'uovo diminuisce; ciò fa sì che le due membrane che lo separano dal guscio si stacchino in corrispondenza del fondo, dando origine ad una piccola intercapedine divisoria che viene definita camera d'aria. A causa delle perdite d'acqua, l'ampiezza di questo spazio, 39 che è generalmente di 3mm, aumenta di dimensione con il passare dei giorni ed è quindi un indice molto utilizzato per valutare la freschezza dell'uovo. Uovo intero Acqua Proteine Lipidi Glucidi Minerali Kcal Guscio 8,5-10,5 1 4 - - 95 - Albume 60-66 87-89 10,7 - 0,4-0,5 0,5-0,7 43 Tuorlo 24-30 46,5-48,5 15,8 29,1 0,15-0,25 1,1-1,6 325 Albume + Tuorlo 90-92 74-76 12,4 8,7 0,3-0,4 0,8-1 128 Il tuorlo d'uovo Il tuorlo si può considerare come una dispersione di globuli lipoproteici in una massa acquosa o plasma; è quindi ricco di proteine, lipidi, ma anche di lecitine; la sua composizione non è omogenea ma è costituito da strati più o meno densi. Proteine: α e Β lipovitelline (sono le lipoproteine ùpiabbondanti nell'uovo), fosvitina (è la proteina che lega il ferro) e livetine (proteine solubili presenti nella frazione plasmatica del tuorlo). Lipidi: al contrario della maggior parte degli alimenti, solo il 65% dei lipidi dell'uovo è rappresentato dai trigliceridi (contro il 98% degli altri cibi). L'uovo è infatti ricchissimo di lecitine ed in generale di fosfolipidi (30%), che gli conferiscono proprietà salutistiche e funzionali degne di nota (il potere emulsionante permette, per esempio, la preparazione della maionese). Un'altra caratteristica delle uova è che i loro grassi, pur essendo di origine animale, sono costituiti soprattutto da monoinsaturi e polinsaturi (quelli considerati benefici per l'organismo). Colesterolo: 5% (circa 200 mg/uovo): è sicuramente un quantitativo elevato, 40 basti pensare che il fabbisogno quotidiano è stimato in 300 mg e che basterebbero quindi due uova per sforare alla grande questo limite. Va detto comunque che l'elevato contenuto in lecitine favorisce il trasporto inverso del colesterolo (dalle arterie al fegato) potenziando l'attività delle HDL (il cosiddetto colesterolo buono). Le lecitine, che come abbiamo detto permettono un ottimo emulsionamento dei lipidi, favoriscono anche le performance cerebrali ed i processi digestivi dell'alimento: due uova alla coque lasciano lo stomaco in due ore, contro le tre necessarie per una porzione di carne; i tempi della digestione sono infatti proporzionali al quantitativo di grassi impiegati ed aumentano, a maggior ragione, se i condimentimenti vengono portati ad alte temperature (come nel caso delle uova fritte). Zabaioni e frittate sono inoltre sconsigliati a chi soffre di calcolosi biliare (i cosiddetti calcoli al fegato), poiché il grosso quantitativo di lipidi stimola la contrazione della cistifellea e potrebbe quindi causare dolorose coliche. Da segnalare, infine, che le uova contengono oggi meno colesterolo che in passato, grazie ad una costante selezione delle razze ovaiole. Il tuorlo è ricco di acidi grassi insaturi, che contrastano il potere aterogeno del colesterolo. Regolando l'alimentazione della gallina è possibile aumentare ulteriormente la concentrazione di questi nutrienti essenziali; in particolare, inserendo nella dieta della gallina oli di pesce e di mais si determina un aumento della concentrazione di omega sei (acido linoleico), mentre aggiungendo oli di pesce e di lino l'uovo si arricchisce di omega tre (EPA e DHA che sono acidi grassi importantissimi perché contrastano lo sviluppo delle malattie cardiovascolari ed infiammatorie, potenziando il 41 sistema immunitario ed ottimizzando l'efficienza fisica). Parallelamente, "mantenendo a dieta le galline", diminuisce la quantità di acido arachidonico nelle uova, che ricordiamo essere la molecola di partenza per la sintesi di molte sostanze ad azione proinfiammatoria. Infine, se al posto dell'olio si aggiungono farine di pesce nei mangimi, la carne assume un sapore particolare che può risultare sgradevole per il consumatore. In campo industriale si sta diffondendo anche l'usanza di addizionare selenio ai mangimi per aumentare la concentrazione di questo potente antiossidante nelle uova, un po' come si è tentato di fare con le cosiddette "patate al selenio". Sali minerali: il tuorlo d'uovo è ricco di ferro, fosforo e calcio; il contenuto in sodio è modesto e le uova possono per questo essere consumate anche quando sono richieste diete a basso contenuto di questo minerale. Vitamine: ben rappresentata la categoria delle vitamine liposolubili e quella del gruppo B; nel tuorlo si ha inoltre un'elevata concentrazione di carotenoidi che gli conferiscono il tipico colore rosso/arancione (uova con tuorlo più giallo possono sì essere indice di una gallina alimentata con mais ma, similmente a quanto succede per i salmoni da allevamento, è possibile esaltare questa caratteristica con la semplice aggiunta di specifici coloranti nei mangimi). Il buon contenuto in vitamina B12 consente di sopperire alle carenze di questa specifica vitamina, tipicamente "animale", indotte dalla dieta vegetariana. E ancora… la vitamina D, fondamentale per la crescita e la salute ossea, si trova nel tuorlo d'uovo in concentrazioni elevate, seconde solamente al disgustoso olio di fegato di merluzzo. 42 Livelli medi di vitamine, espressi in mg/100 g e incidenza sul fabbisogno giornaliero (RDA) per l'uomo % Vitamine Albume Tuorlo Uovo Acido Ascorbico 0 0 0 0 A retinolo equivalenti 0 450 150 19 D 0 4,5 1,5 30 E 0 3600 1300 11 Tiamina (B1) 10 250 91 7 Riboflavina (B2) 430 480 447 28 Niacina 90 60 79 5,5 Biotina 7 60 25 50 B6 10 370 138 8 B12 0,1 2,8 1 41 Acido folico 12 140 60 18 Acido pantotenico 250 4500 1700 24 RDA per 100 grammi di uovo L'albume d'uovo L'albume è una soluzione acquosa contenente sali minerali, proteine, vitamine del gruppo B e piccole tracce di glucosio. Più precisamente, l'albume contiene: proteine: ovoalbumina, conalbumina, ovoglobuline, ovomucina, avidina (è un fattore antinutrizionale che si lega alla biotina impedendone l'assorbimento, ma viene facilmente inattivato dalla cottura) e lisozima (ha funzioni 43 antibatteriche). Sali minerali: sodio, potassio e magnesio Vitamine del gruppo B: B1, B2, PP, acido pantotenico, Biotina, B12 Glucosio: in misura del 0,4-0,5% Alimenti Amminoacidi Valore limitanti Non sono invece presenti grassi e biologico ciò, unitamente all'altissimo valore Uovo intero Nessuno 96 biologico Latte solforati 90 contiene, contribuisce a rendere Pesce Metionina 83 l'albume uno degli alimenti più amati Carne manzo Riso di Solforati 76 Lisina 75 delle proteine che dai maniaci della forma fisica, che sono soliti consumarne in grandi quantità a colazione o in altri momenti della giornata. In realtà, per quanto detto a proposito dei lipidi Frumento Lisina 67 delle sostanze uova presenti e delle nel altre tuorlo, aggiungere un rosso agli albumi non andrebbe certo ad intaccare la tanto agoniata silhouette, anzi…. Le uova Proprietà funzionali dell'uovo -Potere coagulante: sia le proteine del tuorlo che quelle dell'albume con il calore si denaturano in modo irreversibile e solidificano; soprattutto nei 44 prodotti da forno la presenza di proteine dell'uovo conferisce consistenza all'alimento. -Capacità di montare a neve: in special modo le proteine dell'albume possiedono un elevato potere schiumogeno (riescono ad inglobare molta aria); grazie a tale proprietà a partire dal bianco d'uovo si ottiene, per esempio, la meringa. -Potere emulsionante: è legato alle componenti lipoproteiche e fosfolipidiche del tuorlo (emulsiona/amalgama i vari ingredienti ed è per questo un ingrediente tipico delle torte). -Potere colorante -Aromatizzante Conservazione delle uova Uova intere A temperatura ambiente si conservano per 10-15 giorni d'inverno e per 4-5 giorni in estate. Refrigerazione: se mantenute a -1°C le uova si conservano fino a 6 mesi (nel frigorifero di casa, dove la temperatura è di +4°C ed è meno stabile si possono conservare 20 giorni, un mese al massimo). Ovoprodotti - Pastorizzati di albume, tuorlo e misti (il guscio viene allontanato meccanicamente, bianco e rosso vengono quindi sottoposti a trattamento termico: in questo modo si aumenta la conservabilità dell'alimento e si facilita il dosaggio a livello industriale) 45 - Concentrazione (facendo evaporare l'acqua sotto vuoto) con eventuale aggiunta di glucosio o sale (trattamento utile per gli ovoprodotti destinati ad uso pasticcero) - Congelamento (si separa l'albume ed il tuorlo o si congelano insieme dopo l'allontanamento del guscio) - Essiccamento Etichettatura Categoria A: uova fresche Categoria B: uova di seconda qualità o conservate in frigorifero Categoria C: uova declassate destinate all'industria alimentare Uova e colesterolo Alimento colesterolo [mg/100g] Uova, albume 0 Uova, tuorlo 1337 Uova, intere 371 Uovo cotto alla coque o sodo 371 Uovo, frittata o strapazzato 411 46 Uova e colesterolo Un uovo pesa mediamente 61 g, il guscio 8, l'albume 37 ed il tuorlo 16. Un uovo di medie dimensioni contiene all'incirca 220 mg di colesterolo, circa l'80% del fabbisogno giornaliero consigliato. Il colesterolo è concentrato nel tuorlo, la parte rossa dell'uovo: si stima che in 100 grammi di tuorlo siano presenti all'incirca 1,34 g di colesterolo. L'albume d'uovo, ricco di proteine, povero di grassi e privo di colesterolo, presenta l'unica controindicazione di contenere l'avidina, una sostanza che si lega alla vitamina H (biotina), formando un complesso indigeribile ed ostacolando l'assorbimento della vitamina stessa. In ogni caso, basta evitare di consumare uova crude ed il problema è risolto. La cottura può però diventare causa di altri problemi, infatti, se sottoposte ad ebollizione prolungata, alcune sostanze presenti nel guscio si combinano tra loro, formando solfuro di ferro, un composto venefico per l'organismo. Pertanto, durante la preparazione delle uova sode, è bene limitare il tempo di ebollizione a pochi minuti. Nessuno può negare che le uova siano un alimento ad alto contenuto di colesterolo. Tuttavia non si possono ignorare le loro numerose proprietà benefiche e l'elevato contenuto di sostanze nutritive. Tra queste spicca la lecitina, una sostanza che facilita il metabolismo dei grassi e contribuisce a tenere sotto controllo lo stesso colesterolo. Anche la buona digeribilità, associata al discreto contenuto proteico e vitaminico, contribuisce a rendere ingiusta la demonizzazione di tale alimento. I motivi per cui, in assenza di particolari controindicazioni, è possibile consumare con tutta tranquillità un uovo al giorno sono molteplici. Prima di tutto il colesterolo introdotto con gli alimenti contribuisce solo in parte (circa il 47 20%) all'innalzamento della colesterolemia. Un organismo sano è inoltre in grado di regolare l'assorbimento di colesterolo, riducendone l'assimilazione qualora la dieta ne contenga quantitativi eccessivi. Il colesterolo, infine, contribuisce solo in parte all'aumento del rischio di patologie cardiovascolari. Ben più pericolosa è l'associazione di questo nutriente con altri fattori di rischio, come il fumo, l'obesità, la sedentarietà e una dieta ricca di grassi saturi. In presenza di ipercolesterolemia o di uno dei fattori di rischio sopraccitati, occorre dunque aumentare il consumo di acidi grassi polinsaturi, contenuti soprattutto nel pesce ed in particolare in quello che vive nei mari del nord. E' quindi bene limitare il consumo di uova solo nei casi di comprovata ipercolesterolemia o in presenza di altre patologie che richiedano il monitoraggio costante dei valori ematici di colesterolo; in assenza di queste controindicazioni è possibile consumare uova con una certa libertà, facendo attenzione a non eccedere e a non abbinarle ad altri alimenti ricchi di colesterolo come frattaglie e crostacei o a cibi ricchi di grassi di origine animale come insaccati grassi, burro e formaggi. Bisogna infine sottolineare che molti alimenti di origine dolciaria contengono tuorlo d'uovo e che altri, come la pasta all'uovo, vengono preparati aggiungendo all'incirca un uovo ogni 100 grammi di prodotto. Via libera, invece, al consumo di albumi, consumando, per esempio, frittate a base di un tuorlo con aggiunta di 3 o 4 albumi. 48