PRELIEVO EMATICO
Il prelievo di sangue per ematologia e per test biochimici di routine o più sofisticati deve essere eseguito per
venipuntura. Questʼultima dovrebbe essere eseguita in maniera meno traumatica possibile e abbastanza
rapidamente e il campione altrettanto rapidamente trasferito nella provetta più appropriata al tipo di test da
eseguire. Un prelievo traumatico o lento può attivare le piastrine e determinare la formazione di microtrombi
nel campione. Tali microtrombi non sono visibili a occhio nudo ma possono interferire con le analisi
ematologiche. Il trauma da prelievo può anche danneggiare le membrane eritrocitarie e causare emolisi.
A meno che non si usi un sistema vacutainer per il prelievo, lʼago con cui questo viene effettuato, deve
essere rimosso dal corpo della siringa prima di trasferire, con delicatezza, il sangue nella provetta, per
evitare di danneggiare le cellule e per minimizzare lʼemolisi. Se, invece, si usano provette vacutainer, una
volta che lʼago ha perforato il tappo della provetta, il sangue va lasciato defluire in essa senza esercitare
ulteriori pressioni sul pistone della siringa.
Se è necessario suddividere un singolo campione in differenti provette, è buona norma trasferire dapprima il
sangue in una provetta vuota (da siero) e poi riempire quelle con anticoagulante, in modo da prevenire
possibili contaminazioni del siero da parte di acido etilendiamino tetraacetico (EDTA),
che interferirebbe con molte analisi. La contaminazione con EDTA, infatti, determina un
aumento della concentrazione di potassio e una diminuzione della concentrazione di
calcio e magnesio e dellʼattività della creatin-kinasi (CK) e della fosfatasi alcalina (ALP).
Le provette vanno riempite esattamente con il volume di sangue indicato sulla provetta
stessa e agitate capovolgendole alcune volte con delicatezza così da permettere
unʼadeguata miscelazione del sangue con lʼanticoagulante (EDTA, sodio citrato, litio
eparina o altro anticoagulante) che è già stato predosato in provetta dalla ditta
produttrice. Eʼ anche importante raccogliere una quantità di sangue adeguata alle
analisi che si devono eseguire, tenendo presente che il volume del plasma o del siero
corrisponde a circa il 50-60% del volume totale del sangue prelevato.
EMATOLOGIA
Per le analisi ematologiche di routine, lʼanticoagulante dʼelezione è il sale di sodio o di potassio
dellʼEDTA. Tra i vari anticoagulanti è quello che induce il minor numero di artefatti per quanto
riguarda la morfologia delle cellule del sangue della gran parte dei mammiferi, anche se non è
utilizzabile per campioni di sangue di specie aviarie o dei rettili in cui è necessaria la litio-eparina.
Una scarsa quantità di sangue rispetto allʼanticoagulante ne causa la diluizione, abbassando le
conte cellulari; al contrario, scarse quantità di EDTA rispetto al volume del campione porteranno
alla formazione di coaguli. Coaguli di piccole dimensioni, che possono sfuggire a unʼosservazione
macroscopica, possono alterare i parametri misurati dagli apparecchi automatici, con particolare
riferimento alle conte piastriniche e leucocitarie.
ESAMI BIOCHIMICI
I test biochimici possono essere effettuati sia su siero, sia su plasma, anche se il siero è preferibile
poiché riduce la probabilità di formazione di microcoaguli di fibrina e quindi i rischi di interferenza
con lʼautocampionamento dellʼapparecchio. I sali di eparine (di sodio, ammonio o litio) legano e
inibiscono la trombina, prevenendo la formazione di coaguli; il sangue deve quindi essere trattato
rapidamente per ottenere il plasma, che può essere usato per molti test ormonali o biochimici di
routine. Il plasma ottenuto da sangue intero conservato come tale o il plasma di campioni
centrifugati ma non immediatamente separati contiene spesso piccoli coaguli che possono interferire
con le procedure di analisi.
Se è necessario utilizzare siero, bisogna usare provette
vuote o contenenti gel separatori. Il sangue dovrebbe
essere tenuto a temperatura ambiente fino a che non si
forma il coagulo, solitamente circa 15 minuti nei piccoli
animali, prima di essere centrifugato. Se la formazione del coagulo non è completa o la
centrifugazione non adeguata in termini di velocità e tempo, possono formarsi coaguli di fibrina che possono
creare problemi durante lʼanalisi. I coaguli, di qualunque dimensione essi siano, possono causare errori sia
nelle prove ematologiche, sia in quelle biochimiche, nellʼemogasanalisi e nei test di coagulazione. La
formazione di coaguli deve essere quindi evitata in ogni modo. Quando vengono utilizzate provette con gel
separatori, non è necessario effettuare ulteriori manipolazioni del campione: dopo centrifugazione il gel
separa le cellule e la loro continua attività metabolica, dal siero o dal plasma. La gran parte degli analiti non
vengono disturbati dalla presenza di questa sostanza, ma le provette contenenti gel non possono essere
usate quando si voglia effettuare il monitoraggio terapeutico di numerosi farmaci. Se, invece, si usano
provette prive di gel, il siero o il plasma devono essere immediatamente rimossi con cautela dalla provetta e
trasferiti quanto più rapidamente possibile in nuove provette (di plastica).
Per evitare possibili errori nellʼidentificazione del campione, subito dopo essere state riempite tutte le
provette devono essere contrassegnate con il nome dellʼanimale.
Se i campioni destinati al dosaggio della glicemia devono essere conservati a lungo o spediti al
laboratorio, il sangue dovrebbe essere posto in provette contenenti fluoruro/ossalato o disodio
EDTA (KF+Na2 EDTA), che inibisce lʼenzima enolasi e, dopo centrifugazione, previene lʼossidazione
del glucosio. Il sodio citrato lega il calcio e il plasma citrato è quindi usato per i test di coagulazione.
Per questo tipo di esami è necessario osservare accuratamente il rapporto dellʼanticoagulante con il
sangue, che dovrebbe essere 1:9 (1 parte di anticoagulante e 9 parti di sangue). Il sangue va quindi
mescolato allʼanticoagulante invertendo delicatamente la provetta più volte, si procede il più presto
possibile alla centrifugazione (comunque non più tardi di 2 ore dal prelievo) e si separa il plasma
surnatante per trasferirlo in una provetta in plastica. Il campione così ottenuto va conservato
congelato (-20°C) fino al momento dellʼinvio al laboratorio e trasportato in opportuni contenitori
termici.
MOMENTO DEL CAMPIONAMENTO
Lo stato fisiologico può influenzare le caratteristiche del campione e, quindi, il momento del campionamento
può essere molto importante, soprattutto per alcuni test.
• Lʼesercizio, lʼeccitamento o la paura possono alterare alcuni parametri ematologici e determinare un
aumento dei neutrofili e una diminuzione dei linfociti. Queste alterazioni sono comunemente rilevabili nei
gatti giovani stressati dalle procedure di prelievo.
• Anche lʼiperglicemia può essere un riscontro comune nei gatti, ancora una volta come conseguenza dello
stress da prelievo.
• La disidratazione può determinare aumenti dellʼematocrito.
• Lʼassunzione di cibo può alterare numerosi parametri biochimici, in particolare colesterolo, trigliceridi e
glucosio. A meno che non siano specificamente richiesti test post prandiali (es.: determinazione degli acidi
biliari) è meglio sottoporre a prelievo solo animali che siano a digiuno da almeno 12 ore. In alcuni animali
per eliminare lʼeffetto post-prandiale possono essere necessarie anche 24 ore di digiuno.
• Per alcuni ormoni sono conosciute variazioni circadiane. In questi casi può essere opportuno
standardizzare lʼora di prelievo, soprattutto se si devono poi confrontare i risultati di campionamenti
sequenziali.
Se i campioni devono essere destinati al monitoraggio di terapie farmacologiche, è importante
standardizzare il momento del prelievo in modo che corrisponda al picco e al minimo livello di
concentrazione ematica: questi momenti devono essere accuratamente registrati. Test particolari, come i test
di tolleranza al glucosio e di stimolazione ormonale devono essere eseguiti secondo precisi protocolli che
identificano i dosaggi da somministrare, i tempi di somministrazione e di prelievo. Anche in questo caso tutte
le tempistiche vanno rigorosamente rispettate e riportate sulle provette.
MANIPOLAZIONE DEL CAMPIONE
Una volta che il campione è stato posto nelle apposite provette, deve essere processato il più rapidamente
possibile. In caso di esami ematologici, è sempre buona norma fare uno o più strisci di sangue al momento
del campionamento e farli asciugare rapidamente allʼaria. Sebbene lʼEDTA preservi bene la forma delle
cellule, dopo qualche ora si cominciano ad apprezzare alterazioni morfologiche, soprattutto a carico dei
leucociti. Prima della spedizione e/o dellʼanalisi i campioni vanno conservati in frigorifero. Gli strisci di
sangue e gli strisci citologici non devono essere
refrigerati né posti a contatto con vapori di formalina.
I campioni di sangue per separare plasma o siero
devono essere maneggiati con cautela per evitare di
provocare emolisi e, dopo centrifugazione, per
plasma o siero sono previsti il trasferimento nelle
apposite provette e la conservazione alla
temperatura più indicata (refrigerazione o
congelamento) a seconda dellʼanalisi da eseguire.
INVIO DEI CAMPIONI AL LABORATORIO
Lʼinvio dei campioni con modalità inappropiate può essere causa di numerosi errori di laboratorio e, in casi
estremi, può determinare la non accettazione del campione da parte del laboratorio stesso. In generale
bisogna inviare un quantitativo adeguato di sangue, che va posto nella provetta appositamente richiesta dal
laboratorio per quel determinato esame, e bisogna indicare chiaramente sulla provetta i dati identificativi del
paziente. Insieme al campione va sempre inviato un modulo di accompagnamento (il modello è possibile
scaricarlo dal sitoweb) dove vanno indicati gli esami richiesti, lʼidentificazione del paziente (nome, numero id,
specie, età, razza e sesso) e un breve riassunto dellʼanamnesi e dei dati clinici, comprese le informazioni
relative alle terapie farmacologiche eseguite o ai prodotti trasfusionali somministrati. I campioni dovrebbero
essere inviati al laboratorio per mezzo di un corriere espresso o di un servizio postale efficiente e dovrebbe
giungere in laboratorio nel più breve tempo possibile, in modo da evitare artefatti da conservazione
prolungata.
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