DUGALE GRUMONE: completata primaria del cremonese inferiore la difesa di BRUNO LOFFI (estratto dal numero 2/1993 del quadrimestrale “CREMONA” èdito dalla Camera di Commercio I. A. A. di Cremona) Elia Lombardini, illustre ingegnere cremonese, scrisse nel 1844: «Siccome [i dugali Robecco e Grumone], che si diramano dai Brazzuoli, attraversano la pianura cremonese dall’Ollio al Po, così tutte le acque vive dalla parte superiore della provincia si recano all’inferiore, sono costrette a sorpassarli con ponti-canali. Questi, avendo determinate dimensioni, tanto per la larghezza della luce, quanto per l’altezza delle sponde, lasciano traboccare in quel passaggio tutte le acque esuberanti, che nel sottoposto cavo si scaricano o nell’Ollio o nel Po. Per tal modo la parte inferiore del territorio non riceve acque oltre la prefissa misura; anzi nel caso d’abbondanti piogge, che rendano superflua l’irrigazione, quei canali si chiudono, e le acque si sviano del tutto coll’aprire uno scaricatore laterale di fondo».1) Sul precedente numero di questa rivista, ricordata la storia della costruzione del dugale Robecco (1549-1551) nel quadro delle condizioni politiche del tempo, commentai le connesse modificazioni nel governo delle acque fluenti, per la natura del luoghi, verso il territorio cremonese sud orientale a levante della strada Cremona-Robecco;2) qui segnalo qualche nota sulla realizzazione della seconda parte della trincea descritta dal Lombardini, cioè il dugale Grumone. Dall’unita corografia sintetica balza evidente che il dugale Robecco, correndo da Brazzuoli a Cremona, divide parzialmente sotto l’aspetto idrologico – la provincia superiore dalla inferiore; esso, infatti, intercetta i corsi d’acqua (dispensatori irrigui o colatori) che passerebbero la strada Cremona - Robecco a sud di Brazzuoli; non incide quelli passanti a nord e particolarmente quelli che attraversano la strada oltre lo spartiacque, che separa il territorio declive verso il Po da quello declive verso l’Oglio, il quale corre intorno al km 11,5 della odierna statale, approssimativamente all’altezza della cascina denominata S. Martino delle Ferrate. La costruzione del dugale Robecco fu, comunque, iniziata a Brazzuoli per cui le rogge correnti a settentrione di tale località continuavano ad influenzare il colatore Tagliata che allora andava da Gazzo all’Oglio (in Calvatone). Tale condizione era sgradita ai governanti perché quelle acque potevano danneggiare anche i possedimenti gonzagheschi i cui titolari erano in buoni rapporti con la corte spagnola; e perché, in ogni Schema dei flussi delle acque superficiali scorrenti nel territorio cremonese prima della realizzazione del Dugale di Grumone. Schema dei flussi delle acque superficiali scorrenti nel territorio cremonese dopo la realizzazione del Dugale di Grumone: è evidente l'alleggerimento operato da questa opera idraulica a vantaggio dei territori ad essa soggiacenti verso Est / Sud-Est. caso,aggravavano la gestione del dugale Tagliata (peraltro frequentemente negletta) cui era interessato gran parte del basso cremonese. Il Tagliata è collettore importante; costituisce, insieme col Robecco, un coordinato sistema di difesa idraulica della parte inferiore del basso cremonese (a sua volta servito, per lo sgrondo delle acque, da monte a valle, colatore denominato Delmona vecchia poi Riglio Delmonazza e Navarolo); la manutenzione dei dugali doveva essere svolta, però, diligentemente e con sequenziali cadenze. A tale scopo, il podestà Antonio Londoni aveva ottenuto l’approvazione delle provvisioni 1567 con le quali fu costituita la Magistratura agli argini (cui l’anno dopo saranno annessi i dugali), a fianco di quella alle acque eretta sedici anni prima, per contribuire al miglior governo delle acque ed alla difesa del territorio pertinenti alla Comunità. Con le provvisioni 1567 era stato analiticamente definito l’universo dei contribuenti per la cura dei dugali Robecco e Tagliata opportunamente considerati come un unico sistema idraulico; condizione preliminare indispensabile per l’applicazione della tassa e quindi per il finanziamento dei lavori di manutenzione. Anche se individuare i contribuenti non è sinonimo di incassarne i contributi, è tuttavia importante conoscere i criteri ai quali si ispira (con buona logica) la tassazione. I deputati alla nuova Magistratura dovranno soffrire, però, un lungo supplizio per riuscire a riscuotere da proprietari (ricchi nobili o mercanti, laici od ecclesiastici) assai maldisposti a pagare. Lo testimoniano le molte difficoltà e le diatribe ricordate nei documenti trascritti nei libri delle provvisioni diligentemente conservati dalla Magistratura e tuttora disponibili presso l’Archivio di Stato dopo la lungimirante decisione del Consorzio dugali, parziale erede di quella Magistratura, di depositarveli (in tempi remoti molte carte sono state, invece, disperse). Quei libri ci informano anche sulla costruzione della seconda parte del canale di gronda, lodato dal Lombardini, e di alcuni progetti complementari.3) * * * * * * * I Gonzaga e la Comunità di Casalmaggiore, ripetendo proteste antiche, avevano lamentato danni alle loro proprietà provocati dalle acque provenienti dall’alto cremonese anche dopo la costruzione del dugale Robecco e l’approvazione dei nuovi regolamenti; i quali avrebbero dovuto rendere efficace, attraverso il governo dei manufatti di deviazione, la limitazione o la esclusione delle portate dirette al territorio inferiore.4) Fra l’agosto ed il settembre 1568 il Londoni, podestà e delegato alle acque, visita minuziosamente i dugali e le chiaviche lungo gli argini di Po;5) e si convince che, per migliorare la difesa del basso cremonese, è necessario completare la trincea dal Po all’Oglio parzialmente realizzata col dugale Robecco; la seconda tratta dovrebbe essere scavata lungo la «strada nuova» collegante Brazzuoli a Pieve Grimone che egli ispeziona il 6 settembre. L’esame preliminare, tecnico e dettagliato, era stato compiuto dai suoi assistenti per verificare i danni provocati, a valle, dalle seriole che vanno verso il basso cremonese aggirando il dugale Robecco.6) Non è chiaro se l’idea di costruire il nuovo dugale e la scelta del sito (del resto di facile percezione) sia stata suggerita dai tecnici al podestà Londoni o viceversa; comunque, lo stesso 6 settembre 1568 il Londoni commette agli ingegneri Vincenzo Mollo, Alessandro Coppi e Giovannino del Mozzo7) di «veder in che modo se potria far uno novo cavo dalla strada de Robecho andar al fiume Olio per divider parte delle acque delle sariole che passano oltre detta strada de Robecho».8) I tre ingegneri rilevano sopralluogo l’esistenza della «fossazza di Grimone» che è utilizzata per (od è stata prodotta nello) scaricare, con apposita chiavica, le acque della soprapassante roggia Alfiana immediatamente prima della scarpata della costa golenale dell’Oglio; l’incisione è notevole ed è seguita da un fossato che raggiunge il fiume. Partendo da quella chiavica, scrivono nella loro relazione, «...dicemo che si possa far comodamente detto novo cavo dreto essa strada nova a banda manca andando verso Grimone il qual haveva la sua debita decaduta et sarà ancora di pocha spesa...»;9) al suo principio, in Brazzuoli, il nuovo colatore avrebbe potuto ricevere le acque del canale Ciria che allora erano deviate, occorrendo, nel dugale Robecco.10) Il dugale Grumone, esponevano giustamente i tecnici, avrà analogo effetto del Robecco; porterà rapidamente all’Oglio le acque in esso scaricate dalle rogge interferenti; i manufatti di attraversamento avrebbero dovuto disporre, allo scopo, di «usci, ponti et incastri d’aprire et da sarar al tempo delle inondationi».11) Ma il Londoni si preoccupa anzitutto che sia assicurata la funzionalità delle opere esistenti; vuole, quindi, il ripristino di dugali e dei manufatti che vi insistono (di cui aveva certamente rilevato lo stato di disordine); lo dispone con le gride 7.9.1568, ripetendo la consueta prescrizione che quanti vantano il diritto a condurre le acque oltre la strada di Robecco comprovino le loro ragioni,12) e con le altre dei successivi 19 e 2313) ordinando il riassetto dei manufatti, specialmente delle chiaviche aperte negli argini di Po, e fissando i limiti delle portate che le varie rogge possono trasferire nella provincia inferiore.14) Il Lordoni si attende, però, dai tecnici un rapporto anche propositivo;e gli ingegneri, analizzati i manufatti che attraversano il Robecco,15) suggeriscono le operazioni da intraprendere: - scavo del nuovo dugale Grumone; - spurgo del Robecco e del Tagliata (la cui manutenzione era stata, evidentemente, saltuaria); - costruire un nuovo diversivo che, partendo da Pieve Delmona, vada “dreto” la strada diretta a Monticelli ed in questa località sfoci in Oglio.16) Si sarebbe ulteriormente ed inutilmente alleggerito il Tagliata (che alimenta gravi preoccupazioni); - prolungare il Tagliata, verso Cremona, sino a S. Ambrogio di Malagnino.17) Il costo dei lavori è notevole; ed i magistrati agli argini propongono di farvi partecipare anche gli utilizzatori delle acque del Naviglio civico come avvenne, in senso inverso, per l’apertura di quel canale «si bene il comodo del Naviglio era de’ particulari, nienti di meno per il molto utile che aporta seco essendo riputato como quasi pubblico furno constrette dette terre da basso conferirli anche se non sentorno comodo d’esso Naviglio anci incomodo et danno».18) Concluso il suo periodo podestarile, al Londoni è prorogato l’incarico di delegato alle acque perché proceda alla sistemazione, come da lui pensata, del complesso idraulico del basso cremonese.19) Londoni non fa, comunque, in tempo ad avviare la costruzione del Grumone; sarà il suo successore sen. Luigi Palazzi che, compiuta la visita canonica ai luoghi nella prima metà del luglio 1569 e vista la relazione dei periti Giovannino del Mozzo, Alessandro Coppi e Bernardino Lonati, la ordinerà il 26.07.1569.20) Il lavoro, appaltato a Giuseppe Cerutti, verrà concluso entro la metà dell’anno successivo.21) * * * * * * * L’osservanza della ordinata disciplina è, però lacunosa; come è tipico del periodo spagnolo, le gride impositive si replicano più volte; e ciò anche e, forse, particolarmente per i manufatti che consentono il disalveamento delle acque dalle seriole ai diversivi. Da sempre, il valore dell’acqua irrigua o motrice è elevato soprattutto per la garanzia che essa dà alla produttività agricola e molitoria; ogni titolare è, perciò, geloso del suo governo e non accetta volentieri che altri – nel caso: la Magistratura che deve operare secondo provvisioni – ne disponga autonomamente la limitazione. Altro stimolo all’inosservanza è sicuramente la ritrosia a spendere per costruire e manutenere diligentemente, come prescritto, il manufatto di attraversamento che diverrà strumento dello sgradito governo della Magistratura. L’abitudine alla trasgressione è pure favorita dalla scarsa analiticità delle disposizioni; aspetto che si attenuerà gradualmente, in tempi a venire, anche in funzione della migliore conoscenza dei fenomeni idraulici e di maggiori precisazioni tecniche ed amministrative. Ma l’accoglimento totale della disciplina voluta alle provvisioni 1567, si avrà assai dopo il periodo spagnolo. Non stupisce, pertanto, che, durante le consuete visite ripetute nei decenni successivi, gli ingegneri rilevino la disformità di molti manufatti rispetto alle previste misure correlate alle concessioni di portata (rilasciate dalla Comunità) ed a quelle fissate dalle varie gride. Lo stato delle cose era conosciuto dal podestà Londoni che avendo, è il caso di dire, artigliato la questione della difesa del territorio inferiore, decise con competenza e rapidità non minore del suo predecessore Pietro Paolo Arrigoni cui si doveva la costruzione del dugale Robecco (1549-1561); ma le inosservanze, fossero anche soltanto conseguenza della mancata manutenzione, erano diffuse. Analogamente opera il podestà caliente, nel 1609;22) ma senza pratiche conseguenze. I suoi ordini saranno ripetuti dal successore, Urtado Mendoza, nella grida con la quale, nel 1610, fissa il termine temporale per l’adeguamento dei manufatti, segnala una successiva e specifica ispezione, precisa le sanzioni da irrorarsi agli inadempimenti e dispone per l’eventuale esecuzione d’ufficio dei lavori necessari al ripristino.23) Con queste disposizioni è fissato che ogni manufatto d’interferenza coi dugali dovrà essere costituito: - da ponte-canale (detto anche navazza, con le varianti di navazzone e navazzola) la cui canaletta deve essere larga tante once lineari quante sono le once d’acqua della portata concessa dalla Comunità; le sponde della canaletta devono essere alte 11 once (circa 44 cm); - da modello di pietra, al termine della navazza, con l’apertura larga quanto la concessione ed alta 10 once (circa 40 cm);24) - edificio di scarico (soratore) verso il dugale, opportunamente presidiato da paratoia; - paratoia subito dopo il modello (peraltro non precisata negli ordini) che avrebbe consentito la totale efficacia dello scaricatore; - ponte sotto la strada contigua al dugale; con luce utile di una volta e mezza la larghezza del ponte canale, lungo braccia 10 (poco più di 4,80 m; tale sarebbe, perciò, la larghezza della strada) deve presentare un’oncia di caduta fra imbocco e sbocco; - obbligo del controllo ed eventuale restauro ogni anno. Il manufatto è ottimamente schematizzato nel disegno redatto nel 1724, qui riprodotto;25) così come progettato l’edificio è certamente adatto allo scopo... sol che lo si voglia adeguatamente impiegare! Ho ricordato, poco sopra, la tendenza di una parte dei proprietari terrieri del basso cremonese ad inceppare l’attività della Magistratura ai dugali nel governo delle acque dirette in quel territorio. Può aiutare a comprendere lo stato delle cose l’utilizzo di un parametro forse idoneo a misurare gli interessi che sottostanno a tale atteggiamento; è il rapporto fra le portate che defluivano nella provincia inferiore – rilevate dal delegato alle acque Arrigoni26) – e quelle che vi erano vettoriate al tempo del Londoni: nel 1549 transitavano, oltre la strada di Robecco, 237 once d’acqua nominali 6 nel 1568 ben 372 circa. Anche se non si può essere sicuri di interpretare correttamente quelle misure in termini moderni sembra lecita la seguente approssimativa valutazione: nel 1549 passavano nominali 4000 l/s; vent’anni dopo 6300 l/s. L’estensione di terreno sul quale, nella parte settentrionale del basso cremonese, si esercitava una coltura irrigua, era aumentata, in quell’arco di tempo, di circa 3400 ettari passando a 9400 dai precedenti 6000 ettari circa. Occorrerà riflettere su questi dati. Illustrazione - probabilmente del XVII secolo - del funzionamento di un grande scaricatore: si nota la roggia che lo sovrappassa dotata di una paratoia laterale ed una trasversale. All'occorrenza la roggia poteva essere sbarrata ed interamente scaricata nello scaricatore. NOTE 1) – E. Lombardini, Stato idrografico artificiale, in «Notizie naturali e civili su la Lombardia», Milano 1844, p. 163. 2) – B. Loffi, Dugale di Robecco: acque, tasse, riforme, in «Cremona» quadrimestrale della locale Camera di Commercio C.I.A.A. n. 1/1993. 3) – Le notizie sono ricavate prevalentemente dai libri delle provvisioni facenti parte del fondo Ufficio argini e dugali conservato presso l’Archivio dello Stato di Cremona (nel seguito: ASC UAD) nella scatole 2 e 3 in cui sono tenuti i libri numerati; la segnatura sarà, pertanto, indicata semplicemente con liber. Per l’inventario dei libri in uso presso le varie cancellerie nel periodo spagnolo, U, Meroni, Cremona fedelissima in «Annali della Biblioteca governativa di Cremona», Cremona 1951, per la parte che qui interessa pp. 87-90. 4) – Le insistenti lamentele sono datate fra il 13.07 ed il 10.08.1568 (liber 4 f. 22-32). 5) – Il Londoni è delegato dal Senato milanese (13.07.1568) per provvedere ad evitare le inondazioni del basso cremonese (liber 4 f. 22). Le visite sono preannunciate con la grida 17.08.1568 (liber 4 f. 32); iniziate il successivo 23 si concludono il 6.09 Vi partecipano, oltre al podestà e delegato, i componenti la Magistratura argini e dugali (Bernardino Crotti, Pietro Alia, Carlo Magio, Bernardino Fraganeschi, Gio. Batta Celani), un gruppo di ingegneri ed il cancelliere della Magistratura, Mercurio Pietrasotto, cui pare si debbano tutti i verbali (liber 4 f. 33-91). 6) – Dopo aver visto personalmente i luoghi ed esaminate le varie querele che gli pervengono puntualmente, il Londoni dispone perché tecnici e cancelliere, fatti specifici sopralluoghi e misure, riferiscano le opportune proposte. Nella relazione 11.09.1568 gli ingegneri riferiranno su tutte le questioni sottoposte al loro giudizio (liber 4 f. 121-139). 7) – Il Mollo, camerale di Milano e di Pavia, è nominato dal podestà Londoni; il Coppi, addetto all’Ufficio argini e dugali della comunità, e del Mozzo, camerale di Cremona, sono eletti dal Magistrato agli argini e dugali. 8) – Così Londoni il 06.09 commettendo ai periti di visitare la «strada nuova» da Brazzuoli a Grumone, perché livellino e riferiscano circa il nuovo dugale (liber 4 f. 92). 9) – Relazione 11.09.1568 degli ingegneri (liber 4 f. 137-138). 10) – I tecnici suggeriscono di scaricare nel nuovo dugale le acque del Ciria vecchia che allora (come oggi) immetteva nel Robecco; è probabile che durante i primi anni di funzionamento il dugale Robecco abbia dato segno di insufficienza; da qui il suggerimento che le acque di Ciria siano deviate, occorrendo, nel nuovo dugale Grumone per alleggerire il Robecco; ma lo scambio non verrà realizzato. 11) – Le rogge interessate sarebbero state: Villanuova, Fiamena, Commendadora (o S. Antonia), Ballina, Talamazza di Corte de’ Frati, Canobbia, Talamazzino di Noci Garioni, Alia. 12) – Liber 4 f. 92-94. 13) – Liber 4 f. 95-107. 14) – Le rogge sono autorizzate a trasferire, a valle della strada di Robecco e del latistante dugale, le seguenti portate (liber 4 f. 102): - Alfiana once 24; - Melia alta (compresa la Commendadora) 40; - Talamazza 48; - Canobbia 30; - Fiamena 18; - Ciria (che ora porta 50 once ma deve essere ristretta a 36); - Gonzaga 24; - Colombina (Frata) 24; - Colombina (Frata) 24; - Diviziola 12; - Tilia 8; - Delmoncello 12; - Baldocca (secondo la concessione del delegato alle acque Arrigoni) 7; - Azzanella 12; - Gambara 15; - Melia bassa 24; - Fregalino 24. Le specifiche disposizioni per i singoli manufatti sono riportate ai f. 95.107. Nello stesso proclama 23.9 vi è la disposizione, fra le altre, perché alle rogge nuove sia fatta pagare una tassa particolare allo scopo di equilibrare il loro contributo a quello versato dalle più antiche; sono le rogge (liber 4 f. 103); - Canobbia scudi per oncia 4; - Fiamena 12; - Ciria per once 20 (parte eccedente le 16 once autorizzate dal delegato Arrigoni nel 1549) 10; - Colombina (dei frati) 15; - Diviziola 12; - Tilia 12; - Azzanella 12. 15) – Nella relazione 11.09.1568 gli ingegneri riportano le dimensioni dei ponti-canale scavalcano il dugale Robecco ed indicano le loro capacità di trasporto (liber 4 f. 139); è interessante annotarle: Nome della roggia attraversante o dipartente Ciria Gonzaga * Colombina (o S. Pietro) Diviziola * Tilia Delmoncello Baldocca Azzanella (o S. Abondio) * Referendaria (da costruirsi) Bocchello Mella Bassa (in marmo) larghezza canaletta 36 36 altezza sponde 13.1/2 11 Massima capacità di trasporto in once d’acqua 48.2 39.3/5 24 13 13 12 12 11 10.1/2 9 10 10.1/2 26.2/5 13.3/5 11.7/10 12 12.3/5 15.1/2 11.1/2 17.4/5 18 6 10.4/5 18 8 14.2/5 Misure del ponte-canale in once lineari Gambara Bocchello Fregalino (in marmo) 15 13 19.1/2 20 10 20 Il confronto con la situazione riscontrata nel 1559 (nota 51 del citato B. Loffi, Dugale Robecco...) indicherebbe le rogge (qui segnate con *) che sono state aperte, o comunque condotte a scavalcare il Robecco, dopo tale data. Le misure ricordate, che raramente coincidono con quelle del 1559, erano conformi alle concessioni? I tre ingegneri pongono il quesito e segnalano che, se vi fossero disformità rispetto alle prescrizioni, si potrebbe ridurre la capacità di portata costruendo apposite briglie. La questione sarà meglio affrontata nel 1610. 16) – Nell’altra relazione 27.10.1568 essi riferiscono che il nuovo colatore si collegherebbe al dugale Delmona vecchia (liber 4 f. 154). L’idea di creare un nuovo diversivo sembra ribadita dal Senato, con l’interinazione di ordini datati 19.12.1573. Sarà riproposto dagli ingegneri Filippo Dalindati (dell’Ufficio argini e dugali) ed Alessandro Betinzoli (di Crema e Casalmaggiore) nel novembre 1606 (v. F. Arisi) (a cura di – Provisiones aggerum et dugalium agri cremonensis, Cremonae MDCCXIII, parzialmente tradono da A. Cugini e pubblicato a cura del Consorzio dugali col titolo Provvisioni argini e dugali, Cremona 1929). Nella parte mediana e terminale il collettore, forse già attivo come canaletto naturale, potrebbe essere stato successivamente utilizzato coi nomi di roggia S. Antonia e Seriolazza. 17) Proseguendo nell’opportuno disegno di tagliare i dugali diretti al Po, secondo la giacitura naturale da nord-ovest a sud-est, questo lavoro sarà eseguito nel XIX secolo v. B. Loffi, Appunti per una storia delle acque cremonesi, Cremona 1990, nota 97 . 157). 18) I costi sono dettagliatamente analizzati nella relazione 23.9 (liber 4 f. 140-145). Il suggerimento di far partecipare alla contribuenza anche altri interessati, in generale, sembra provenire dai periti. La relazione della Magistratura al Londoni è datata 27.10.1568 (liber 4 f. 155-164, in particolare f. 164). 19) La proroga decisa dal Senato sino al 20.11 (ma automaticamente anche oltre se necessario) o comunicata al Londoni il 19.10.1568; il delegato ne informa la comunità con grida 16.11 (liber 4 f. 107 e 110). 20) Nella relazione, datata 23 luglio 1569 (liber 5 f. 130-131), i periti aggiungono il computo della spesa (liber 5 f. 132). 21) Al Cerutti sono pagati rispettivamente 1.000 e 1.500 scudi alle date del 3.11 e 6.12.1569 (liber 7 f. 40 e 47); il conto totale, comprensivo dello spurgo del Robecco, è liquidato l’11.6.1570 (liber 7 f. 64) e la sua totale liberazione avviene, col pagamento di scudi 441 soldi 10, il 18 e 20.12.1571 (liber 7 f. 124 r.). La liquidazione degli indennizzi per i terreni occupati con l’apertura del dugale Grumone è fatta in vari tempi: a Giobatta Mainardi il 6.6.1570 (liber 7 f. 63); ad altri il 24.3.1570 ed il 18.4.1571 (liber 7 f. 94 e 97). 22) Liber 5 f. 132.11 podestà dispone anche per l’adeguato finanziamento; si veda a questo proposito, il lavoro di M. Bellabarba, Serio lanti ed arzenisti, governo delle acque e agricoltura a Cremona fra cinque e seicento, in «Annali della Biblioteca statale di Cremona» XXXVI/1, Cremona 1986, p. 79-104. 23) Il podestà Caliente aveva ottenuto l’interinazione del Senato il 4 giugno 1609 cui era seguita l’approvazione di Filippo III, re di Spagna e duca di Milano (liber 6 f. 6). Le disposizioni fatte approvare dal Caliente (liber 5 f. 7) sono riprodotte nella grida emessa il 10.3.1610 poi richiamata dalla notifica 27.4 firmata dal podestà Mendoza e da cinque dei sei deputati alla Magistratura sulle acque (Alfonso Mainardi, Paolo Maggi, Camillo Sommi, Raffaello Schizzi, Giulio Cesare Maggi; manca Carlo Ugolani) perché il successivo giorno 30 tutti gli interessati si presentino al sopralluogo (che si terrà «dal nascere al tramonto del sole» con le «loro concessioni in mano» (liber 7 f. 10). 24) Si noti che le misure sono tutte legate fra loro dalla definizione di portata in once di una bocca modellata (come si diceva) alla cremonese: l’oncia d’acqua era definita come la portata che passava in una bocca larga un’oncia ed alta 10 once, col battente di un’oncia sul modulo (per cui nel canaletto davanti al modulo l’acqua doveva essere alta 11 once; v. B. Loffi, Le antiche misure cremonesi dell’acqua irrigua, in «Bollettino storico Cremonese», XXIV (1969) p. 100). Dalle sponde del ponte-canale, alte 11 once, l’acqua eventualmente esuberante avrebbe debordato cadendo nel sottostante dugale; il ponte-canale avrebbe funzionato, pertanto, come limitatore della portata attraversante. I molti e necessari limiti posti dalle provvisioni suscitavano, tutti e ciascuno, la tentazione alla trasgressione più o meno consapevole! 25) ASC UAD disegni n. 8 (autorizzazione alla riproduzione n. 1989. X/1 del 3.12.1993; fotografia C. Villa, riprod. vietata). 26) Si veda B. Loffi, Dugale Robecco... cit. nota 36.