DUGALE GRUMONE: completata
primaria del cremonese inferiore
la
difesa
di BRUNO LOFFI
(estratto dal numero 2/1993 del quadrimestrale “CREMONA” èdito dalla
Camera di Commercio I. A. A. di Cremona)
Elia Lombardini, illustre ingegnere cremonese, scrisse nel 1844: «Siccome [i
dugali Robecco e Grumone], che si diramano dai Brazzuoli, attraversano la
pianura cremonese dall’Ollio al Po, così tutte le acque vive dalla parte
superiore della provincia si recano all’inferiore, sono costrette a sorpassarli con
ponti-canali. Questi, avendo determinate dimensioni, tanto per la larghezza
della luce, quanto per l’altezza delle sponde, lasciano traboccare in quel
passaggio tutte le acque esuberanti, che nel sottoposto cavo si scaricano o
nell’Ollio o nel Po. Per tal modo la parte inferiore del territorio non riceve
acque oltre la prefissa misura; anzi nel caso d’abbondanti piogge, che rendano
superflua l’irrigazione, quei canali si chiudono, e le acque si sviano del tutto
coll’aprire uno scaricatore laterale di fondo».1)
Sul precedente numero di questa rivista, ricordata la storia della costruzione
del dugale Robecco (1549-1551) nel quadro delle condizioni politiche del tempo,
commentai le connesse modificazioni nel governo delle acque fluenti, per la
natura del luoghi, verso il territorio cremonese sud orientale a levante della
strada Cremona-Robecco;2) qui segnalo qualche nota sulla realizzazione della
seconda parte della trincea descritta dal Lombardini, cioè il dugale Grumone.
Dall’unita corografia sintetica balza evidente che il dugale Robecco,
correndo da Brazzuoli a Cremona, divide parzialmente sotto l’aspetto idrologico
– la provincia superiore dalla inferiore; esso, infatti, intercetta i corsi d’acqua
(dispensatori irrigui o colatori) che passerebbero la strada Cremona - Robecco a
sud di Brazzuoli; non incide quelli passanti a nord e particolarmente quelli che
attraversano la strada oltre lo spartiacque, che separa il territorio declive verso il
Po da quello declive verso l’Oglio, il quale corre intorno al km 11,5 della odierna
statale, approssimativamente all’altezza della cascina denominata S. Martino
delle Ferrate. La costruzione del dugale Robecco fu, comunque, iniziata a
Brazzuoli per cui le rogge correnti a settentrione di tale località continuavano ad
influenzare il colatore Tagliata che allora andava da Gazzo all’Oglio (in
Calvatone). Tale condizione era sgradita ai governanti perché quelle acque
potevano danneggiare anche i possedimenti gonzagheschi i cui titolari erano in
buoni rapporti con la corte spagnola; e perché, in ogni
Schema dei flussi delle acque superficiali scorrenti nel territorio cremonese prima della
realizzazione del Dugale di Grumone.
Schema dei flussi delle acque superficiali scorrenti nel territorio cremonese dopo la
realizzazione del Dugale di Grumone: è evidente l'alleggerimento operato da questa
opera idraulica a vantaggio dei territori ad essa soggiacenti verso Est / Sud-Est.
caso,aggravavano la gestione del dugale Tagliata (peraltro frequentemente
negletta) cui era interessato gran parte del basso cremonese.
Il Tagliata è collettore importante; costituisce, insieme col Robecco, un
coordinato sistema di difesa idraulica della parte inferiore del basso cremonese
(a sua volta servito, per lo sgrondo delle acque, da monte a valle, colatore
denominato Delmona vecchia poi Riglio Delmonazza e Navarolo); la
manutenzione dei dugali doveva essere svolta, però, diligentemente e con
sequenziali cadenze. A tale scopo, il podestà Antonio Londoni aveva ottenuto
l’approvazione delle provvisioni 1567 con le quali fu costituita la Magistratura
agli argini (cui l’anno dopo saranno annessi i dugali), a fianco di quella alle
acque eretta sedici anni prima, per contribuire al miglior governo delle acque ed
alla difesa del territorio pertinenti alla Comunità. Con le provvisioni 1567 era
stato analiticamente definito l’universo dei contribuenti per la cura dei dugali
Robecco e Tagliata opportunamente considerati come un unico sistema
idraulico; condizione preliminare indispensabile per l’applicazione della tassa e
quindi per il finanziamento dei lavori di manutenzione.
Anche se individuare i contribuenti non è sinonimo di incassarne i
contributi, è tuttavia importante conoscere i criteri ai quali si ispira (con buona
logica) la tassazione. I deputati alla nuova Magistratura dovranno soffrire, però,
un lungo supplizio per riuscire a riscuotere da proprietari (ricchi nobili o
mercanti, laici od ecclesiastici) assai maldisposti a pagare. Lo testimoniano le
molte difficoltà e le diatribe ricordate nei documenti trascritti nei libri delle
provvisioni diligentemente conservati dalla Magistratura e tuttora disponibili
presso l’Archivio di Stato dopo la lungimirante decisione del Consorzio dugali,
parziale erede di quella Magistratura, di depositarveli (in tempi remoti molte
carte sono state, invece, disperse).
Quei libri ci informano anche sulla costruzione della seconda parte del
canale di gronda, lodato dal Lombardini, e di alcuni progetti complementari.3)
* * * * * * *
I Gonzaga e la Comunità di Casalmaggiore, ripetendo proteste antiche,
avevano lamentato danni alle loro proprietà provocati dalle acque provenienti
dall’alto cremonese anche dopo la costruzione del dugale Robecco e
l’approvazione dei nuovi regolamenti; i quali avrebbero dovuto rendere efficace,
attraverso il governo dei manufatti di deviazione, la limitazione o la esclusione
delle portate dirette al territorio inferiore.4) Fra l’agosto ed il settembre 1568 il
Londoni, podestà e delegato alle acque, visita minuziosamente i dugali e le
chiaviche lungo gli argini di Po;5) e si convince che, per migliorare la difesa del
basso cremonese, è necessario completare la trincea dal Po all’Oglio
parzialmente realizzata col dugale Robecco; la seconda tratta dovrebbe essere
scavata lungo la «strada nuova» collegante Brazzuoli a Pieve Grimone che egli
ispeziona il 6 settembre.
L’esame preliminare, tecnico e dettagliato, era stato compiuto dai suoi assistenti
per verificare i danni provocati, a valle, dalle seriole che vanno verso il basso
cremonese aggirando il dugale Robecco.6) Non è chiaro se l’idea di costruire il
nuovo dugale e la scelta del sito (del resto di facile percezione) sia stata suggerita
dai tecnici al podestà Londoni o viceversa; comunque, lo stesso 6 settembre
1568 il Londoni commette agli ingegneri Vincenzo Mollo, Alessandro Coppi e
Giovannino del Mozzo7) di «veder in che modo se potria far uno novo cavo dalla
strada de Robecho andar al fiume Olio per divider parte delle acque delle
sariole che passano oltre detta strada de Robecho».8)
I tre ingegneri rilevano sopralluogo l’esistenza della «fossazza di Grimone»
che è utilizzata per (od è stata prodotta nello) scaricare, con apposita chiavica, le
acque della soprapassante roggia Alfiana immediatamente prima della scarpata
della costa golenale dell’Oglio; l’incisione è notevole ed è seguita da un fossato
che raggiunge il fiume. Partendo da quella chiavica, scrivono nella loro
relazione, «...dicemo che si possa far comodamente detto novo cavo dreto essa
strada nova a banda manca andando verso Grimone il qual haveva la sua debita
decaduta et sarà ancora di pocha spesa...»;9) al suo principio, in Brazzuoli, il
nuovo colatore avrebbe potuto ricevere le acque del canale Ciria che allora erano
deviate, occorrendo, nel dugale Robecco.10) Il dugale Grumone, esponevano
giustamente i tecnici, avrà analogo effetto del Robecco; porterà rapidamente
all’Oglio le acque in esso scaricate dalle rogge interferenti; i manufatti di
attraversamento avrebbero dovuto disporre, allo scopo, di «usci, ponti et incastri
d’aprire et da sarar al tempo delle inondationi».11)
Ma il Londoni si preoccupa anzitutto che sia assicurata la funzionalità delle
opere esistenti; vuole, quindi, il ripristino di dugali e dei manufatti che vi
insistono (di cui aveva certamente rilevato lo stato di disordine); lo dispone con
le gride 7.9.1568, ripetendo la consueta prescrizione che quanti vantano il diritto
a condurre le acque oltre la strada di Robecco comprovino le loro ragioni,12) e
con le altre dei successivi 19 e 2313) ordinando il riassetto dei manufatti,
specialmente delle chiaviche aperte negli argini di Po, e fissando i limiti delle
portate che le varie rogge possono trasferire nella provincia inferiore.14)
Il Lordoni si attende, però, dai tecnici un rapporto anche propositivo;e gli
ingegneri, analizzati i manufatti che attraversano il Robecco,15) suggeriscono le
operazioni da intraprendere:
- scavo del nuovo dugale Grumone;
- spurgo del Robecco e del Tagliata (la cui manutenzione era stata,
evidentemente, saltuaria);
- costruire un nuovo diversivo che, partendo da Pieve Delmona, vada “dreto” la
strada diretta a Monticelli ed in questa località sfoci in Oglio.16) Si sarebbe
ulteriormente ed inutilmente alleggerito il Tagliata (che alimenta gravi
preoccupazioni);
- prolungare il Tagliata, verso Cremona, sino a S. Ambrogio di Malagnino.17)
Il costo dei lavori è notevole; ed i magistrati agli argini propongono di farvi
partecipare anche gli utilizzatori delle acque del Naviglio civico come avvenne,
in senso inverso, per l’apertura di quel canale «si bene il comodo del Naviglio
era de’ particulari, nienti di meno per il molto utile che aporta seco essendo
riputato como quasi pubblico furno constrette dette terre da basso conferirli
anche se non sentorno comodo d’esso Naviglio anci incomodo et danno».18)
Concluso il suo periodo podestarile, al Londoni è prorogato l’incarico di
delegato alle acque perché proceda alla sistemazione, come da lui pensata, del
complesso idraulico del basso cremonese.19)
Londoni non fa, comunque, in tempo ad avviare la costruzione del
Grumone; sarà il suo successore sen. Luigi Palazzi che, compiuta la visita
canonica ai luoghi nella prima metà del luglio 1569 e vista la relazione dei periti
Giovannino del Mozzo, Alessandro Coppi e Bernardino Lonati, la ordinerà il
26.07.1569.20) Il lavoro, appaltato a Giuseppe Cerutti, verrà concluso entro la
metà dell’anno successivo.21)
* * * * * * *
L’osservanza della ordinata disciplina è, però lacunosa; come è tipico del
periodo spagnolo, le gride impositive si replicano più volte; e ciò anche e, forse,
particolarmente per i manufatti che consentono il disalveamento delle acque
dalle seriole ai diversivi. Da sempre, il valore dell’acqua irrigua o motrice è
elevato soprattutto per la garanzia che essa dà alla produttività agricola e
molitoria; ogni titolare è, perciò, geloso del suo governo e non accetta volentieri
che altri – nel caso: la Magistratura che deve operare secondo provvisioni – ne
disponga autonomamente la limitazione. Altro stimolo all’inosservanza è
sicuramente la ritrosia a spendere per costruire e manutenere diligentemente,
come prescritto, il manufatto di attraversamento che diverrà strumento dello
sgradito governo della Magistratura. L’abitudine alla trasgressione è pure
favorita dalla scarsa analiticità delle disposizioni; aspetto che si attenuerà
gradualmente, in tempi a venire, anche in funzione della migliore conoscenza dei
fenomeni idraulici e di maggiori precisazioni tecniche ed amministrative. Ma
l’accoglimento totale della disciplina voluta alle provvisioni 1567, si avrà assai
dopo il periodo spagnolo.
Non stupisce, pertanto, che, durante le consuete visite ripetute nei decenni
successivi, gli ingegneri rilevino la disformità di molti manufatti rispetto alle
previste misure correlate alle concessioni di portata (rilasciate dalla Comunità)
ed a quelle fissate dalle varie gride. Lo stato delle cose era conosciuto dal
podestà Londoni che avendo, è il caso di dire, artigliato la questione della difesa
del territorio inferiore, decise con competenza e rapidità non minore del suo
predecessore Pietro Paolo Arrigoni cui si doveva la costruzione del dugale
Robecco (1549-1561); ma le inosservanze, fossero anche soltanto conseguenza
della mancata manutenzione, erano diffuse.
Analogamente opera il podestà caliente, nel 1609;22) ma senza pratiche
conseguenze. I suoi ordini saranno ripetuti dal successore, Urtado Mendoza,
nella grida con la quale, nel 1610, fissa il termine temporale per l’adeguamento
dei manufatti, segnala una successiva e specifica ispezione, precisa le sanzioni
da irrorarsi agli inadempimenti e dispone per l’eventuale esecuzione d’ufficio dei
lavori necessari al ripristino.23) Con queste disposizioni è fissato che ogni
manufatto d’interferenza coi dugali dovrà essere costituito:
- da ponte-canale (detto anche navazza, con le varianti di navazzone e
navazzola) la cui canaletta deve essere larga tante once lineari quante sono le
once d’acqua della portata concessa dalla Comunità; le sponde della canaletta
devono essere alte 11 once (circa 44 cm);
- da modello di pietra, al termine della navazza, con l’apertura larga quanto la
concessione ed alta 10 once (circa 40 cm);24)
- edificio di scarico (soratore) verso il dugale, opportunamente presidiato da
paratoia;
- paratoia subito dopo il modello (peraltro non precisata negli ordini) che
avrebbe consentito la totale efficacia dello scaricatore;
- ponte sotto la strada contigua al dugale; con luce utile di una volta e mezza la
larghezza del ponte canale, lungo braccia 10 (poco più di 4,80 m; tale
sarebbe, perciò, la larghezza della strada) deve presentare un’oncia di caduta
fra imbocco e sbocco;
- obbligo del controllo ed eventuale restauro ogni anno.
Il manufatto è ottimamente schematizzato nel disegno redatto nel 1724, qui
riprodotto;25) così come progettato l’edificio è certamente adatto allo scopo... sol
che lo si voglia adeguatamente impiegare!
Ho ricordato, poco sopra, la tendenza di una parte dei proprietari terrieri del
basso cremonese ad inceppare l’attività della Magistratura ai dugali nel governo
delle acque dirette in quel territorio. Può aiutare a comprendere lo stato delle
cose l’utilizzo di un parametro forse idoneo a misurare gli interessi che
sottostanno a tale atteggiamento; è il rapporto fra le portate che defluivano nella
provincia inferiore – rilevate dal delegato alle acque Arrigoni26) – e quelle che vi
erano vettoriate al tempo del Londoni: nel 1549 transitavano, oltre la strada di
Robecco, 237 once d’acqua nominali 6 nel 1568 ben 372 circa. Anche se non si
può essere sicuri di interpretare correttamente quelle misure in termini moderni
sembra lecita la seguente approssimativa valutazione: nel 1549 passavano
nominali 4000 l/s; vent’anni dopo 6300 l/s. L’estensione di terreno sul quale,
nella parte settentrionale del basso cremonese, si esercitava una coltura irrigua,
era aumentata, in quell’arco di tempo, di circa 3400 ettari passando a 9400 dai
precedenti 6000 ettari circa. Occorrerà riflettere su questi dati.
Illustrazione - probabilmente del XVII secolo - del funzionamento di un grande
scaricatore: si nota la roggia che lo sovrappassa dotata di una paratoia laterale ed una
trasversale. All'occorrenza la roggia poteva essere sbarrata ed interamente scaricata
nello scaricatore.
NOTE
1)
– E. Lombardini, Stato idrografico artificiale, in «Notizie naturali e civili su la
Lombardia», Milano 1844, p. 163.
2)
– B. Loffi, Dugale di Robecco: acque, tasse, riforme, in «Cremona» quadrimestrale
della locale Camera di Commercio C.I.A.A. n. 1/1993.
3)
– Le notizie sono ricavate prevalentemente dai libri delle provvisioni facenti parte del
fondo Ufficio argini e dugali conservato presso l’Archivio dello Stato di Cremona (nel
seguito: ASC UAD) nella scatole 2 e 3 in cui sono tenuti i libri numerati; la segnatura
sarà, pertanto, indicata semplicemente con liber. Per l’inventario dei libri in uso presso
le varie cancellerie nel periodo spagnolo, U, Meroni, Cremona fedelissima in «Annali
della Biblioteca governativa di Cremona», Cremona 1951, per la parte che qui interessa
pp. 87-90.
4)
– Le insistenti lamentele sono datate fra il 13.07 ed il 10.08.1568 (liber 4 f. 22-32).
5)
– Il Londoni è delegato dal Senato milanese (13.07.1568) per provvedere ad evitare le
inondazioni del basso cremonese (liber 4 f. 22). Le visite sono preannunciate con la
grida 17.08.1568 (liber 4 f. 32); iniziate il successivo 23 si concludono il 6.09 Vi
partecipano, oltre al podestà e delegato, i componenti la Magistratura argini e dugali
(Bernardino Crotti, Pietro Alia, Carlo Magio, Bernardino Fraganeschi, Gio. Batta
Celani), un gruppo di ingegneri ed il cancelliere della Magistratura, Mercurio
Pietrasotto, cui pare si debbano tutti i verbali (liber 4 f. 33-91).
6)
– Dopo aver visto personalmente i luoghi ed esaminate le varie querele che gli
pervengono puntualmente, il Londoni dispone perché tecnici e cancelliere, fatti specifici
sopralluoghi e misure, riferiscano le opportune proposte. Nella relazione 11.09.1568 gli
ingegneri riferiranno su tutte le questioni sottoposte al loro giudizio (liber 4 f. 121-139).
7)
– Il Mollo, camerale di Milano e di Pavia, è nominato dal podestà Londoni; il Coppi,
addetto all’Ufficio argini e dugali della comunità, e del Mozzo, camerale di Cremona,
sono eletti dal Magistrato agli argini e dugali.
8)
– Così Londoni il 06.09 commettendo ai periti di visitare la «strada nuova» da
Brazzuoli a Grumone, perché livellino e riferiscano circa il nuovo dugale (liber 4 f. 92).
9)
– Relazione 11.09.1568 degli ingegneri (liber 4 f. 137-138).
10)
– I tecnici suggeriscono di scaricare nel nuovo dugale le acque del Ciria vecchia che
allora (come oggi) immetteva nel Robecco; è probabile che durante i primi anni di
funzionamento il dugale Robecco abbia dato segno di insufficienza; da qui il
suggerimento che le acque di Ciria siano deviate, occorrendo, nel nuovo dugale
Grumone per alleggerire il Robecco; ma lo scambio non verrà realizzato.
11)
– Le rogge interessate sarebbero state: Villanuova, Fiamena, Commendadora (o S.
Antonia), Ballina, Talamazza di Corte de’ Frati, Canobbia, Talamazzino di Noci
Garioni, Alia.
12)
– Liber 4 f. 92-94.
13)
– Liber 4 f. 95-107.
14)
– Le rogge sono autorizzate a trasferire, a valle della strada di Robecco e del
latistante dugale, le seguenti portate (liber 4 f. 102):
- Alfiana once 24;
- Melia alta (compresa la Commendadora) 40;
- Talamazza 48;
- Canobbia 30;
- Fiamena 18;
- Ciria (che ora porta 50 once ma deve essere ristretta a 36);
- Gonzaga 24;
- Colombina (Frata) 24;
- Colombina (Frata) 24;
- Diviziola 12;
- Tilia 8;
- Delmoncello 12;
- Baldocca (secondo la concessione del delegato alle acque Arrigoni) 7;
- Azzanella 12;
- Gambara 15;
- Melia bassa 24;
- Fregalino 24.
Le specifiche disposizioni per i singoli manufatti sono riportate ai f. 95.107. Nello stesso
proclama 23.9 vi è la disposizione, fra le altre, perché alle rogge nuove sia fatta pagare
una tassa particolare allo scopo di equilibrare il loro contributo a quello versato dalle più
antiche; sono le rogge (liber 4 f. 103);
- Canobbia scudi per oncia 4;
- Fiamena 12;
- Ciria per once 20 (parte eccedente le 16 once autorizzate dal delegato Arrigoni nel
1549) 10;
- Colombina (dei frati) 15;
- Diviziola 12;
- Tilia 12;
- Azzanella 12.
15)
– Nella relazione 11.09.1568 gli ingegneri riportano le dimensioni dei ponti-canale
scavalcano il dugale Robecco ed indicano le loro capacità di trasporto (liber 4 f. 139); è
interessante annotarle:
Nome della
roggia
attraversante
o
dipartente
Ciria
Gonzaga
* Colombina
(o S. Pietro)
Diviziola
* Tilia
Delmoncello
Baldocca
Azzanella
(o S. Abondio)
* Referendaria
(da costruirsi)
Bocchello Mella
Bassa (in marmo)
larghezza
canaletta
36
36
altezza
sponde
13.1/2
11
Massima
capacità di
trasporto
in once
d’acqua
48.2
39.3/5
24
13
13
12
12
11
10.1/2
9
10
10.1/2
26.2/5
13.3/5
11.7/10
12
12.3/5
15.1/2
11.1/2
17.4/5
18
6
10.4/5
18
8
14.2/5
Misure del ponte-canale in
once lineari
Gambara
Bocchello Fregalino
(in marmo)
15
13
19.1/2
20
10
20
Il confronto con la situazione riscontrata nel 1559 (nota 51 del citato B. Loffi, Dugale
Robecco...) indicherebbe le rogge (qui segnate con *) che sono state aperte, o comunque
condotte a scavalcare il Robecco, dopo tale data. Le misure ricordate, che raramente
coincidono con quelle del 1559, erano conformi alle concessioni? I tre ingegneri
pongono il quesito e segnalano che, se vi fossero disformità rispetto alle prescrizioni, si
potrebbe ridurre la capacità di portata costruendo apposite briglie. La questione sarà
meglio affrontata nel 1610.
16)
– Nell’altra relazione 27.10.1568 essi riferiscono che il nuovo colatore si
collegherebbe al dugale Delmona vecchia (liber 4 f. 154). L’idea di creare un nuovo
diversivo sembra ribadita dal Senato, con l’interinazione di ordini datati 19.12.1573.
Sarà riproposto dagli ingegneri Filippo Dalindati (dell’Ufficio argini e dugali) ed
Alessandro Betinzoli (di Crema e Casalmaggiore) nel novembre 1606 (v. F. Arisi) (a
cura di – Provisiones aggerum et dugalium agri cremonensis, Cremonae MDCCXIII,
parzialmente tradono da A. Cugini e pubblicato a cura del Consorzio dugali col titolo
Provvisioni argini e dugali, Cremona 1929). Nella parte mediana e terminale il
collettore, forse già attivo come canaletto naturale, potrebbe essere stato
successivamente utilizzato coi nomi di roggia S. Antonia e Seriolazza.
17)
Proseguendo nell’opportuno disegno di tagliare i dugali diretti al Po, secondo la
giacitura naturale da nord-ovest a sud-est, questo lavoro sarà eseguito nel XIX secolo v.
B. Loffi, Appunti per una storia delle acque cremonesi, Cremona 1990, nota 97 . 157).
18)
I costi sono dettagliatamente analizzati nella relazione 23.9 (liber 4 f. 140-145). Il
suggerimento di far partecipare alla contribuenza anche altri interessati, in generale,
sembra provenire dai periti. La relazione della Magistratura al Londoni è datata
27.10.1568 (liber 4 f. 155-164, in particolare f. 164).
19)
La proroga decisa dal Senato sino al 20.11 (ma automaticamente anche oltre se
necessario) o comunicata al Londoni il 19.10.1568; il delegato ne informa la comunità
con grida 16.11 (liber 4 f. 107 e 110).
20)
Nella relazione, datata 23 luglio 1569 (liber 5 f. 130-131), i periti aggiungono il
computo della spesa (liber 5 f. 132).
21)
Al Cerutti sono pagati rispettivamente 1.000 e 1.500 scudi alle date del 3.11 e
6.12.1569 (liber 7 f. 40 e 47); il conto totale, comprensivo dello spurgo del Robecco, è
liquidato l’11.6.1570 (liber 7 f. 64) e la sua totale liberazione avviene, col pagamento di
scudi 441 soldi 10, il 18 e 20.12.1571 (liber 7 f. 124 r.). La liquidazione degli indennizzi
per i terreni occupati con l’apertura del dugale Grumone è fatta in vari tempi: a Giobatta
Mainardi il 6.6.1570 (liber 7 f. 63); ad altri il 24.3.1570 ed il 18.4.1571 (liber 7 f. 94 e
97).
22)
Liber 5 f. 132.11 podestà dispone anche per l’adeguato finanziamento; si veda a
questo proposito, il lavoro di M. Bellabarba, Serio lanti ed arzenisti, governo delle
acque e agricoltura a Cremona fra cinque e seicento, in «Annali della Biblioteca statale
di Cremona» XXXVI/1, Cremona 1986, p. 79-104.
23)
Il podestà Caliente aveva ottenuto l’interinazione del Senato il 4 giugno 1609 cui era
seguita l’approvazione di Filippo III, re di Spagna e duca di Milano (liber 6 f. 6). Le
disposizioni fatte approvare dal Caliente (liber 5 f. 7) sono riprodotte nella grida emessa
il 10.3.1610 poi richiamata dalla notifica 27.4 firmata dal podestà Mendoza e da cinque
dei sei deputati alla Magistratura sulle acque (Alfonso Mainardi, Paolo Maggi, Camillo
Sommi, Raffaello Schizzi, Giulio Cesare Maggi; manca Carlo Ugolani) perché il
successivo giorno 30 tutti gli interessati si presentino al sopralluogo (che si terrà «dal
nascere al tramonto del sole» con le «loro concessioni in mano» (liber 7 f. 10).
24)
Si noti che le misure sono tutte legate fra loro dalla definizione di portata in once di
una bocca modellata (come si diceva) alla cremonese: l’oncia d’acqua era definita come
la portata che passava in una bocca larga un’oncia ed alta 10 once, col battente di
un’oncia sul modulo (per cui nel canaletto davanti al modulo l’acqua doveva essere alta
11 once; v. B. Loffi, Le antiche misure cremonesi dell’acqua irrigua, in «Bollettino
storico Cremonese», XXIV (1969) p. 100).
Dalle sponde del ponte-canale, alte 11 once, l’acqua eventualmente esuberante avrebbe
debordato cadendo nel sottostante dugale; il ponte-canale avrebbe funzionato, pertanto,
come limitatore della portata attraversante. I molti e necessari limiti posti dalle
provvisioni suscitavano, tutti e ciascuno, la tentazione alla trasgressione più o meno
consapevole!
25)
ASC UAD disegni n. 8 (autorizzazione alla riproduzione n. 1989. X/1 del 3.12.1993;
fotografia C. Villa, riprod. vietata).
26)
Si veda B. Loffi, Dugale Robecco... cit. nota 36.
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