grafica cinzia marotta ifigenia Dramma in tre atti di Mircea Eliade Alla memoria di Haig Acterian e Mihail Sebastian Traduzione Horia corneliu Cicortas regia gianpiero borgia Scene alvisi-kirimoto Costumi Dora Argento Musiche Papaceccio MMC & Francesco cespo Santalucia Luci franco buzzanca Con Franco Branciaroli Agamennone Lucia Lavia Ifigenia David Coco Achille Loredana Solfizi Clitennestra Salvo Disca Calcante Christian Di Domenico Ulisse - I Corifeo Giovanni Guardiano Menelao - II Corifeo Elisabetta Mossa chrysis Daniele Nuccetelli kilix - III Corifeo Nicola Vero Patroclo - capitano delle guardie - IV corifeo Ramona Polizzi La Tempesta Marina La Placa, Lucia Portale, Giorgia Sunseri Vergini - coro Aiuto Regia Nicola Vero Assistente alla Regia Elisabetta Mossa Maestro Canti Salvo Disca Coproduzione Fondazione Campania dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Catania, teatro dei Borgia produzione esecutiva Teatro Stabile di Catania ifigenia Con il patrocinio di date 12, 13 giugno - ore 21.00 durata 1h 50min lingua italiano luogo parco archeologico di pausilypon teatro grande © antonio parrinello Gianpiero Borgia porta in scena, nel teatro di epoca romana del Parco Archeologico di Pausilypon, Ifigenia nella riscrittura del grande storico delle religioni Mircea Eliade, con Franco Branciaroli, Lucia Lavia, David Coco e Loredana Solfizi. tra fiaba e tragedia: intervista a gianpiero borgia Perché ha scelto proprio l’Ifigenia di Eliade? Il testo di Eliade ci racconta l’inadeguatezza dell’uomo dinnanzi al sacro, ci porta a una riflessione etica su questo tema. La sua riscrittura dell’Ifigenia in Aulide di Euripide porta a compimento uno scopo ben preciso: rinarrare, ai contemporanei, l’antico mito greco. Un compito non semplice per chi si assume lo stesso incarico. Le categorie chiamate in causa paiono sideralmente lontane dalla vita odierna: Sacro, Destino, Sacrificio, Gloria, Onore. Questioni troppo grandi che l’uomo contemporaneo relega in ambiti marginali della propria esistenza di tutti i giorni, nel cassetto dei vecchi oggetti dimenticati e un po’ demodé, salvo poi scoprirsi sempre più spesso impreparato dinanzi a scelte etiche che richiedono un sistema valoriale adeguato. Quella di Ifigenia è una storia nota, ma Mircea Eliade ne fa una storia di uomini, che si consuma tra gli uomini, dentro gli uomini. Una storia che narra cosa accade loro quando incontrano il Sacro e l’Eterno, spostando il fronte dalla “tragedia” al “dramma”. Come si svolge la vicenda? Quella di Ifigenia è la storia di una principessa che viene da un paese lontano per sposare il principe-eroe di cui è innamorata. Scoperto che il matrimonio è stato solo un trucco per attirare con l’inganno la fanciulla perché fosse uccisa, il principe stesso capisce di essere stato usato e decide di proteggerla pur non avendola mai vista, finirà però per innamorarsene perdutamente. Il materiale sembra quello di una favola orientale alla quale non mancano tutte le altre archetipiche figure di riferimento: maghi, indovini, re, regine. Gli eroi delle fiabe classiche, come gli eroi della mitologia, sono creature straordinarie e atemporali, alle quali siamo disposti a concedere un credito di credibilità nonostante l’evidente implausibilità delle storie in cui sono calati. Siamo pronti a sospendere la nostra incredulità e seguirli nel loro fantastico universo senza tempo, nell’eternità del mito. Proprio perché archetipi, sono veri in ogni contesto e sono onnipossenti, ma ognuno di loro ha un percorso da seguire, un destino da compiere che è parabola e insegnamento e che lo conduce, attraverso mille ostacoli, al coronamento della propria esistenza. È proprio nelle difficoltà che essi ci appaiono umani come noi e ci ricordano che ognuno ha un proprio tallone di Achille. Come sarà la messinscena? Lo spettacolo ricreerà un mondo fiabesco dal sapore orientale, un’Aulide immaginaria che strizza l’occhio a quell’India-cliché che i nostri paraocchi da relativisti occidentali riescono a vedere, tuttavia così magica e spirituale da rendere possibile un mondo abitato da figure straordinarie, ma hanno il coraggio o forse la necessaria naïveté per confrontarsi con temi etici assoluti. Gli abitanti di questo mondo immaginario vivranno divisi e dilaniati nella propria interiorità quando dovranno decidere a quale dimensione del Tempo appartengono, se a quella di Chrònos, il tempo cronologico della vita, quello reale che esiste solo nella dimensione presente, o a quella di Aiòn, il tempo del mito, delle origini, che esiste solo nella sua dimensione eterna. La spiaggia di Aulide sarà dominata da un oggetto totemico, nel quale continuamente appare e scompare la tempesta: fenomeno straordinario, forse soprannaturale, forse Sacro, come la danza di un corpo di donna che si muove incessantemente. I ruderi di Pausilypon a Napoli e del Teatro Greco-Romano di Catania saranno lo sfondo antico, il passato che completerà la nostra possibile Aulide.