Breve storia della Palestina
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63 a. C: Pompeo occupa la Palestina, entrando dentro al
tempio di Salomone e profanandolo con la sua presenza.
Tale affronto non fu mai dimenticato.
I Romani decidono di non rendere provincia la Palestina, ma
di governarla indirettamente attraverso un sovrano locale,
legato all’aristocrazia romana ed estremamente ambizioso:
Erode (che muore nel 4 a.C)
Augusto, sotto il cui principato nasce Gesù, decide nel 6 d. C.
di rendere provincia la Palestina e vi manda un governatore
nominato dal principe: Ponzio Pilato
Il governo romano riaccende nel popolo ebraico le attese
messianiche: si attende la venuta di un nuovo Messia, dopo
David, che avrebbe liberato il popolo d’Israele dalla nuova
“schiavitù”. C’erano infatti diversi gruppi di opposizione
antiromani tra cui particolarmente agguerrito era quello
degli Zeloti, di ispirazione nazionalistica che giungeva fino
all’insurrezione armata
La predicazione di Gesù di Nazareth
• Nessuno poteva pensare ai tempi della predicazione di
Gesù all’importanza storica e spirituale che il suo
insegnamento avrebbe avuto: egli appariva come uno
dei tanti profeti che annunciavano la salvezza del
popolo ebraico. Per tale motivo all’inizio molti ebrei lo
seguirono: essi si aspettavano che Gesù si mettesse a
capo di una lotta antiromana.
• La disambiguazione di tale malinteso (“date a Cesare
ciò che è di Cesare” risponde Gesù a un fariseo)
provoca l’allontanamento di molti fra gli ebrei, ma altri
capiscono il messaggio di salvezza spirituale
La condanna
• I Romani lasciavano libertà di culto nelle province, ma la
predicazione di Gesù aveva una carica eversiva agli orecchi
del sinedrio, il supremo consiglio nazionale religioso,
guidato ai tempi da Caifa, che fa arrestare Gesù. Anche per i
Romani il messaggio di Gesù risultava in alcuni punti
blasfemo soprattutto perché aboliva o ancor di più
sovvertiva le categorie sociali: tutti sono uguali agli occhi di
Dio, anzi è più probabile che un povero vada nel regno dei
cieli che un ricco.
• In un anno imprecisabile compreso tra il 26 e il 36 d.C Gesù
viene catturato e condannato a morte. Il governatore
Ponzio Pilato “se ne lava le mani” nel senso che non era
abituato a condannare qualcuno per motivi religiosi
soprattutto se mite e rispettoso dei Romani.
Il decollo della nuova religione: Paolo
di Tarso
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La predicazione di Cristo rimane confinata all’interno dell’area della Palestina
Una svolta decisiva il Cristianesimo l’ebbe con Paolo di Tarso, agiato ebreo dell’Asia
Minore, che si converte attorno al 40 d.C.
Dopo la conversione, Paolo viaggia in Siria, in Grecia, in Asia Minore dove fonda
comunità cristiane dette ecclesie. Le sue lettere sono antecedenti ai Vangeli.
Paolo era convinto della morte e resurrezione del Cristo e dell’imminenza della
fine del mondo e del giudizio universale. La differenza più grande rispetto
all’ebraismo stava però nel ritenere il messaggio di salvezza di Gesù non rivolto
solo al popolo eletto, ma a tutti gli uomini sulla terra: l’universalismo contro il
particolarismo fu la forza del Cristianesimo
Da un punto di vista sociale Paolo si mantenne però prudente: il Cristianesimo
parlava di una salvezza per tutti e di pari dignità , anche di donne e schiavi, ma
questo non voleva dire che si poteva rovesciare la gerarchia sociale: l’uomo è
sempre capo della donna e lo schiavo ha sempre un suo padrone: ogni autorità va
rispettata perché essa dipende da un ordine voluto da Dio. Anche la Chiesa si
servirà nel medioevo di servi della gleba. Pensare ad un rivolgimento sociale, a una
“lotta di classe” di oppressi contro oppressori sarebbe stato inutile in vista
dell’imminente fine del mondo e della venuta di un nuovo regno.
Le ragioni del successo
• Assenza di requisiti etnici, sociali e culturali
• Etica chiara e semplice (solidarietà con i deboli e gli
esclusi, amore per il prossimo)
• Salvezza immediata per gli uomini giusti: la fine del
mondo era vicina
• Vita eterna dopo la morte in una condizione spirituale
di assoluta beatitudine
• Pragmatismo del bene: l’amore per il prossimo deve
tradursi in azioni
Per questo il Cristianesimo si diffonde a macchia d’olio
soprattutto tra i ceti urbani medio-bassi. Il vantaggio
dei Cristiani era che la loro solidarietà era concreta e
visibile.
Il Cristianesimo a Roma
• Paolo arriva a Roma in un momento di grave crisi
spirituale che si acuirà negli anni a seguire; egli viene
decapitato perché, in quanto cittadino romano, non
poteva essere crocifisso.
• Il potere decide di perseguitare i Cristiani solo se rei di
attacchi al potere o fatti criminosi (questa è la linea che
viene perseguita da Traiano fino a metà del III sec.)
• Il popolo all’inizio era molto sospettoso, per il fatto che
i cristiani si nascondevano nelle catacombe e vivevano
il loro culto in luoghi separati e nascosti
Le differenze col culto romano
Religione romana
Cristianesimo
politeista
monoteista
Carattere pubblico
Spiritualità sostanzialmente privata
Forte nesso con la politica (anche i
pontefici erano magistrati). La religione è
istrumentum regni, un puro strumento
del potere per poter controllare il popolo
e per permettere al potere di
autolegittimarsi.
Neutralità/estraneità rispetto al potere
politico
Accentuato formalismo, ritualità (do ut
des)
Primato della dimensione interiore e della
concretezza dei gesti
Rapporto con il dio puramente indiretto
(mediato dai pontefici) e formale
Rapporto con Dio diretto e salvifico
I punti di collisione
• La religione romana era molto tollerante nei confronti delle
altre religioni; l’unica cosa che non si tollerava era il rifiuto
di partecipare ai riti collettivi delle varie divinità perché essi
garantivano la pax deorum (amicizia tra uomini e dei) che
permetteva di perpetrare il patto d’alleanza tra uomini e
dei. I Cristiani erano liberi di professare la loro religione, ma
la loro fede era in collisione con le leggi religiose della città
• L’imperatore Decio obbliga i Cristiani a fare un’offerta agli
dei di fronte a dei magistrati e ottenere così un documento
che attestava la loro osservanza ai culti romani. Chi si
rifiutava veniva dato alle belve. Alcuni si piegarono, altri
comprarono il visto imperiale, altri ancora finirono sbranati
dalle fiere. Il martirio (“testimonianza”) però spingeva
sempre più persone ad abbracciare la nuova religione.
Da religione perseguitata a religione
dell’Impero
• Nel 303 Diocleziano scatena una violentissima
persecuzione
• 313: Editto di Milano: Costantino concede la
libertà di culto in tutto l’impero
• 380: con l’editto di Tessalonica il cristianesimo
è religione di stato
La gerarchia ecclesiastica
• All’interno delle varie ecclesie (Chiese) nell’ambito delle
circoscrizioni amministrative venne scelto il più degno dei Presbiteri
(anziani preposti al culto), essi si chiamarono episcopi (cioè
sorveglianti o vescovi), capi spirituali a cui spettava anche
ammettere nella comunità i nuovi catecumeni che potevano
ricevere il battesimo. Tra di essi spiccò per importanza il vescovo di
Roma che ebbe progressiva preminenza per mettersi poi a capo
degli altri vescovi ed essere chiamato papa
• Sotto ai vescovi c’erano i diaconi con funzioni religiose ed
amministrative tra cui quella di riscuotere il contributo da parte
della comunità
• Sotto ancora gli accoliti
• I vescovi si riunivano nei concili e nei sinodi da tutte le province
I padri della Chiesa
• Origine, San Basilio e San Giovanni Crisostomo
scrissero in greco
• In latino scrissero Tertulliano famoso per la
sua Apologia del Cristianesimo, san Girolamo
che tradusse dall’ebraico la Bibbia in latino (la
Vulgata) e, più grande tra tutti, Sant’Agostino,
teologo e studioso, che scrisse la prima
autobiografia spirituale della storia (Le
Confessioni)
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Cristianesimo