IL BELLO PER GLI ALTRI
IL MONDO INTORNO A ME
Che cos’è l’ordine?
Cosa sono l’ eleganza e l’ armonia?
Dizionario
ARMONIA
(dal greco HARMONÍA, “accordo, proporzione”)
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Consonanza di voci o di strumenti in accordo tra loro e quindi grati all’orecchio e al cuore, concento:;
talvolta tutta interiore. In senso più tecnico, la pratica e la teoria della formazione e concatenazione
degli accordi e l’organizzazione dei suoni, per rapporti di altezza, in funzione dell’ordine unitario della
tonalità
Per analogia, effetto particolare, per lo più gradevole, cui tendono i vari elementi di un’espressione
compiuta; ritmo, modulo poetico.
(estensivo) Proporzione, conveniente accordo di più parti o elementi.
Concordia di sentimenti o di opinioni.
BELLO
(Dal latino BELLUS, diminuitivo antichissimo di BŎNUS “fornito di doni o virtù”).
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Capace di provocare un’ attrazione fisica o spirituale fine a se stessa, in quanto degno di essere
ammirato e contemplato.Riuscito dal punto di vista del giudizio estetico.
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(estensivo) Piacevole, divertente, che riempie di soddisfazione. Lieto, felice (specialmente nel
ricordo).Corretto, misurato, appropriato. Dignitoso, decoroso. Moralmente ammirevole.
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Con senso più vicino a “buono”.
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L’ oggetto della contemplazione e del godimento estetico, che esprime compiutamene la perfezione
sensibile. Nella filosofia platonica manifestazione del bene. Soprattutto in Kant il manifestarsi della
natura considerata come oggetto di esperienza estetica, indipendentemente dalla sua
rappresentazione artistica (per esempio un paesaggio).
DISCIPLINA
(Dal latino DISCIPLINA, derivato di DISCĔRE “imparare”).
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Complesso di regole che regolano la vita di una collettività, specialmente religiosa, scolastica, militare;
l’ osservazione senza riserve di tali norme.
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Dominio dei propri istinti, impulsi, desideri perseguiti con sforzo e sacrificio; sottomissione volontaria.
Impegno assiduo, esercizio, pratica costante.
ELEGANZA
(Dal latino ELEGANTIA, der. di ELĔGANS, “che sa scegliere”).
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Pregevole sceltezza. Raffinatezza o convenienza non facilmente raggiungibile né imitabile. Distinto da
uno o più aspetti pregevoli e non facilmente imitabili. Che denota raffinatezza di gusto e di senso
estetico, o signorilità e disinvoltura, scevre da ostentazione e vistosità. Che soddisfa e convince per
abilità, opportunità, insospettata convenienza.
ESTETICA
(Dal latino moderno AESTHETĬCA, femm. sost. del greco AISTHĒTIKÓS “estetico, che concerne la
sensazione”).
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Settore dell’ indagine filosofica che mira alla definizione e alla classificazione del fenomeno artistico. E.
trascendentale, nella filosofia kantiana, lo studio dei principi a priori dell’ intuizione sensibile.
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L’ insieme dei fattori richiesti e accettati dal gusto e dal senso della forma.
MISURA
(Dal latino tardo MENSURA “misura”. Derivato da da METIS “misura” (in senso psicologico) che si ritrova
identico nel greco MÊTIS “saggezza” e inoltre nell’ area germanica e indiana).
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Rapporto fra una grandezza e un’ altra, convenzionalmente scelta come unitaria. (unità di misura).
Numero che esprime l’estensione d’una quantità rispetto all’unità di misura fissata.
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Correntemente, l’insieme delle dimensioni di un oggetto.
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Estensione in lunghezza e circonferenza del corpo umano, o di sue parti.
Atto del misurare.
Strumento usato per misurare. (figurato) Superare i limiti, non meritare più né comprensione né
indulgenza.
(figurato) Valore, capacità, possibilità. Proporzione, quantità.
(figurato) Criterio di valutazione.
Discrezione, moderazione, temperanza.
(figurato) Provvedimento preso per conseguire un dato fine, specialmente per cautelarsi da eventi
pericolosi o dannosi.
In varie locuzioni, proporzione, rapporto. Unità metrica del verso quantitativo.
Nel pugilato e nella scherma, giusta distanza dell’ avversario che permette l’ attacco e la difesa.
(musica) Battuta. Nella notazione, spazio tra due stanghette. Misura binaria, formata da due tempi di
uguale durata, sia semplici, sia composti. Misura ternaria, formata da tre tempi di uguale durata, sia
semplici, sia composti.
ORDINE
(Dal latino ORDO, -ĬNIS, anticamente “fila, disposizione”, “ordine dei fili nella trama”)
–
Assetto, disposizione o sistemazione razionale e armonica di qualche cosa nello spazio o nel tempo
secondo esigenze pratiche o ideali.
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(militare) Ordinanza, formazione, disposizione di forze.
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Complesso, serie o sistema di cose uguali e non, anche figurato.
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Ceto, classe.
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Associazione di religiosi che pronunciano voti solenni di povertà, castità, obbedienza.
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Gruppo sistematico usato nella classificazione degli organismi vegetali o animali e comprendente una
o più famiglie affini.
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(figurato) Piano, ambito, settore. Livello, importanza, qualità: di prim’ ordine.
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Comando orale o scritto.
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Commissione, ordinazione.
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Nel cattolicesimo e in altre confessioni cristiane, sacramento che conferisce la grazia e il carattere
sacerdotale.
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(matematica) Relazione riflessiva, transitiva e antisimmetrica.
PERFEZIONE
(Dal latino PERFECTIO, -ONIS, derivato di PERFICĔRE, “compiere, condurre a compimento)
–
Il grado qualitativo più elevato, tale da escludere qualsiasi difetto e spesso identificabile con l’assoluta
o la massima compiutezza. Compimento, stadio corrispondente al completo sviluppo.
–
Qualità estremamente rara e notevolmente positiva.
PROPORZIONE
(Dal latino PROPORTIO - ONIS “rapporto, analogia”, derivato di PORTIO - ONIS “porzione”, col pref. PRO-).
–
Rapporto di misura fra elementi che sono, comunque, legati fra di loro. Simmetria, distribuzione
armonica delle varie parti di un tutto o delle parti rispetto al tutto.
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(matematica) Relazione tra quattro termini ordinati, stabilita in modo che il rapporto tra i primi due sia
uguale al rapporto tra gli ultimi due.
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(musica) Nella tecnica censurale, indicazione del valore delle note mediante frazioni.
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(medicina) Dose.
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(specialmente al plurale) Dimensione, estensione, grandezza.
RITMO
(Dal greco RHYTHMÓS, dalla stessa radice indoeuropea di RÉIN “scorrere”).
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Successione regolare nel tempo di suoni, accenti, cadenze, movimenti, e sim. anche figurato.
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(musica) generalmente Ordine nella successione dei suoni di un brano musicale. Scansione regolare
del tempo nella battuta. Ritmo binario, ternario, costituito da due, tre unità di tempo.
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(letteratura) Movimento cadenzato risultante nel ripetersi degli accenti metrici ad intervalli determinati
nella struttura di una poesia. (linguistica) Ricorrenza regolare di elementi prosodici nella catena
parlata.
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(figurato) Il succedersi più o meno ordinato di varie fasi all’interno di fenomeni di diversa natura.
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(figurato) Il succedersi nello spazio delle forme, linee architettoniche o di motivi ornamentali.
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Racconti
IL RE IN ASCOLTO
Da “Sotto il sole del giaguaro” di Italo Calvino
Lo scettro va tenuto con la destra, diritto, guai se lo metti giù, e del resto non avresti dove posarlo,
accanto al trono non ci sono tavolini o mensole o trespoli dove tenere, che so, un bicchiere, un
posacenere un telefono; il trono è isolato, alto su gradini stretti e ripidi, tutto quello che fai cascare
rotola e non si trova più. Guai se lo scettro ti sfugge di mano, dovresti alzarti, scendere dal trono
per raccoglierlo, nessuno lo può toccare tranne il re ; e non è bello che un re si allunghi al suolo,
per raggiungere lo scettro finito sotto un mobile, o la corona, che è facile ti rotoli via dalla testa, se
ti chini. L'avambraccio puoi tenerlo appoggiato al bracciolo, così non si stanca: parlo sempre della
destra che impugna lo scettro; quanto alla sinistra resta libera; puoi grattarti se vuoi; alle volte il
manto di ermellino trasmette un prurito al collo che si propaga giù per la schiena, per tutto il
corpo. Anche il velluto del cuscino, scaldandosi, provoca una sensazione irritante alle natiche, alle
cosce. Non farti scrupolo di cacciare le dita dove ti prude, di slacciare il cinturone con la fibbia
dorata, di scostare il collare, le medaglie, le spalline con le frange. Sei Re, nessuno può trovarci da
ridire, ci mancherebbe anche questa. La testa devi tenerla immobile, non dimenticarti che la
corona sta in bilico sul tuo cocuzzolo, non la puoi calzare sugli orecchi come un berretto in un
giorno di vento; la corona culmina in una cupola più voluminosa della base che la regge, il che vuol
dire che ha un equilibrio instabile: se ti capita d'appisolarti, di adagiare il mento sul petto, finirà per
ruzzolare giù e andare in pezzi, perché è fragile, specie nelle parti di filigrana d'oro incastonate di
brillanti.Quando senti che sta per scivolare devi avere l'accortezza di correggere la sua posizione
con piccole scosse del capo, ma devi stare attento a non tirarti su troppo vivamente per non farla
urtare contro il baldacchino, che la sfiora coi suoi drappeggi. Insomma, devi mantenere quella
compostezza regale che si suppone connaturata alla tua persona. Del resto, che bisogno avresti di
darti tanto da fare? Sei re, tutto quello che desideri è già tuo. Basta che alzi un dito e ti portano da
mangiare, da bere, gomma da masticare, stuzzicadenti, sigarette di ogni marca, tutto su un
vassoio d'argento; quando ti prende il sonno il trono è comodo, imbottito, ti basta socchiudere gli
occhi e abbandonarti contro la spalliera, mantenendo in apparenza la posizione di sempre: che tu
sia sveglio o addormentato non cambia nulla, nessuno se ne accorge... Insomma tutto è stato
predisposto per evitarti qualsiasi spostamento. non avresti nulla da guadagnare, a muoverti, e tutto
da perdere. Se t'alzi, se t'allontani anche di pochi passi, se perdi di vista il trono anche per un
attimo, chi ti garantisce che quando torni non ci trovi qualcun altro seduto sopra? Magari uno che ti
somiglia, uguale identico. Va poi a dimostrare che il re sei tu e non lui! Un re si distingue dal fatto
che siede sul trono, che porta la corona e lo scettro. Ora che questi attributi sono tuoi, meglio che
non te ne stacchi nemmeno per un istante. C'è il problema di sgranchirti le gambe, d'evitare il
formicolio, l'irrigidirsi delle giunture: certo è un grave inconveniente. Ma puoi sempre scalciare,
sollevare i ginocchi, rannicchiarti sul trono, sederti alla turca, naturalmente per brevi periodi,
quando le questioni di Stato lo permettono. Ogni sera vengono gli incaricati della lavatura dei piedi
e ti tolgono gli stivali per un quarto d'ora; alla mattina quelli del servizio deodorante ti strofinano le
ascelle con batuffoli di cotone profumato. Insomma, il trono, una volta che sei stato incoronato, ti
conviene starci seduto sopra senza muoverti, giorno e notte. Tutta la tua vita di prima non è stata
altro che l'attesa di diventare re; ora lo sei; non ti resta che regnare. E cos'è regnare se non quest'
altra lunga attesa? L'attesa del momento in cui sarai deposto, in cui dovrai lasciare il trono, lo
scettro, la corona, la testa.
Altri suggerimenti bibliografici
“COM’ E’ FATTO IL MONDO” - ‘100 fiabe venute da lontano’ di Francesca Lazzarato
“CHI È LA PIÚ BELLA?” - IL MITO DELLA SCELTA DI PARIDE
“IL FABBRO IMMORTALE. EFESTO e AFRODITE” di G. McCaughrean
“EFESTO IL DIO DEL FUOCO DEI VULCANI” di Giusi Quarenghi
“IL PROFETA” di Gibran Kahlil Gibran
“L’ USIGNOLO DELL’IMPERATORE” di Hans Christian Andersen
“LA STORIA DI UN SARTO” di Clarissa Pinkola Estés
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Il principe Baldassarre Carlo, a cavallo.
Velázquez, 1635
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Il bello per gli altri