d’Italia «TROPPE TASSE, FISSIAMO UN TETTO OLTRE IL QUALE NON SI VA»: FI E FDI LANCIANO L’IDEA “SPIAZZA-RENZI” ANNO LXII N.204 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Franco Bianchini Nel fiume di provvedimenti-Carosello, di sceneggiate e frottole che il governo Renzi s’illude di buttare in pasto all’opinione pubblica, si lavora a qualcosa di serio. E quel qualcosa di serio è lontano anniluce dal bluff degli 80 euro perché pone un punto fermo in una materia delicata: le tasse. Il centrodestra lancia (anzi rilancia, visto che l’aveva già proposto in passato, nel silenzio del Pd) l’idea di introdurre un tetto costituzionale alla pressione fiscale. A rimettere in gioco la richiesta è Daniele Capezzone, annunciando che – nella discussione alla Camera che inizia la settimana prossima sulle riforme – presenterà un emendamento: «La pressione fiscale a carico dei contribuenti ha raggiunto livelli WWW.SECOLODITALIA.IT inaccettabili. La determinazione ex ante di un livello massimo di pressione fiscale diviene quindi essenziale per ripristinare il corretto rapporto tra Stato e contribuenti – ha detto – Se la maggioranza dei parlamentari intendesse mantenere l’obbligo dell’equilibrio di bilancio recentemente inserito nella nostra Costi- tuzione, allora tale obbligo andrebbe a maggior ragione integrato con l’introduzione di un tetto alla pressione fiscale per evitare che il primo sia conseguito rincorrendo i livelli di spesa pubblica a suon di tasse e non riducendo la spesa». Immediata la risposta di Giorgia Meloni: «Apprendiamo con grande piacere l’idea di Ca- venerdì 5/9/2014 pezzone. Si tratta chiaramente e con ogni evidenza della condivisione della proposta di legge già presentata alla Camera da Fratelli d’Italia-An il 17 giugno 2013, ora assegnata alla Commissione Affari costituzionali, che prevede l’introduzione in Costituzione di un tetto alla pressione fiscale pari al 40% del Pil. Ci auguriamo che, anche grazie al sostegno di Forza Italia, questa battaglia portata avanti da anni da FdI-An per riequilibrare il rapporto tra lo Stato esattore e il cittadino possa finalmente essere vinta». E arriva anche il tweet di Renato Brunetta: «Bersaniani propongono di togliere pareggio bilancio da art. 81 Costituzione? Noi proponiamo introduzione tetto a pressione fiscale». È una prima prova del fuoco. Per vedere se Renzi e i suoi vogliono uscire finalmente dal talent-show. Memo per la Nato: la Russia non è la Libia. E Putin non è Gheddafi Mario Aldo Stilton Tutto e il contrario di tutto. Barack Obama dà la linea e tutti appecoronati. Consenzienti e contenti. E complici. Complici di una politica Usa ormai senza capo né coda, altalenante e discontinua, attenta a tenersi lontana dai problemi e dalle aree di crisi, pronta a conversioni e giravolte che farebbero impallidire il principe di Talleyrand. Il quale, per inciso, all’odierna Francia del terreo Hollande farebbe comodo e non poco. Barack traccia il solco, dicevamo, anche se più che al solco bisognerebbe stare attenti allo scarto. Nel senso di cambio di marcia, di prospettiva. Che in effetti, quella americana, è una politica estera umorale più che amorale. Perchè dopo la sbornia interventista, quasi messianica, impersonata dal baldo George W. Bush, sbornia che ha prodotto il disastro iracheno con tutto ciò che ne è seguito, gli Usa mostrano di non avere interesse a una direttrice precisa. Chiara. Si vive alla giornata. E lo si impone agli alleati. Che devono pure partecipare se non dirigere il lavoro sporco per conto loro. Come nella vicenda delle primavere arabe. Zitti e mosca che lo Zio sennò si incazza. E così è stato per la Siria e il tentato defenestramento di Assad. Armi, dollari, intelligence e battage mediatico continuo per far franare il terreno sotto ai piedi del dittatore siriano. Con l’Europa delle illuminatissime élite entusiasticamente al seguito. Per poi accorgersi che forse quelli della Jihad contro il tiranno di Damasco, quelli dell’Isis, non erano poi così buoni, che della democrazia e dei diritti non gliene importava un fico secco, ma che al Califfato islamico con tanto di shari’a e di teste mozzate erano e sono interessatissimi. E perciò, adesso che pure nelle case degli americani sono arrivati i video dei tagliatori di teste sunniti e soprattutto che il sangue versato è a stelle e strisce changè la dame signore e signori: inversione a U. Il tiranno non è poi così cattivo se ci aiuta contro questi fanatici. Parliamo pure con Assad. Come se nulla fosse. E con quest’imbelle Europa silente e contenta. Lo stesso schema che sembra riprodursi nella crisi ucraina. Voce grossa contro l’imperialista Putin (che tre mesi fa impedì il bombardamento della Siria) che si riprende ciò che è sempre stato suo (Crimea) e successivo tentativo di strangolamento economico della Russia con la baldanzosa Europa sempre al seguito. Solo che la Russia non è la Libia. E Putin non è Gheddafi. E il bau bau dei media risulta ininfluente. Se non controproducente. Come la storia delle sanzioni uno, due e tre: che stanno strangolando la nostra agricoltura e persino l’economia di frau Merkel. Perché l’Ucraina non è mica Danzica. E in realtà i suoi confini li ha avuti solo con la fine dell’impero sovietico. Mai prima. Confini che si sono dimostrati subito fasulli. Aleatori. Fatti non per liberare, ma per inglobare etnie diverse. Logico che ne scaturisse un conflitto. E logico che il tricolore con l’aquila bicipite di Vladimir Putin provocasse un’attrazione formidabile per quelle popolazioni dell’est che hanno sempre guardato alla Santa Madre Russia. E allora? Che si fa? Che fa la Nato riunita a Newport in Galles? Facciamo la guerra a Putin o gli chiediamo sostegno e partecipazione contro i tagliatori di teste jhiadisti? E se poi tra due settimane, col referendum già indetto, gli scozzesi con tanto di kilt decidono di diventare indipendenti che fa la Nato? Dichiara guerra pure a loro? Statali a secco e forze dell’ordine mortificate: questa la “grande strategia” di Palazzo Chigi 2 Antonella Ambrosioni Sempre peggio. Come previsto, niente aumenti per gli statali anche per il 2015: mancano le risorse. L’annuncio è arrivato direttamente dal ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. «In questo momento di crisi le risorse per sbloccare i contratti a tutti non ci sono» ha continuato il ministro spiegando che «prima di tutto» il governo guarda «a chi ha più bisogno», quindi «confermiamo gli 80 euro, che vanno anche ai lavoratori pubblici». Il disastro del governo passo dopo passo miete vittime tra i soliti noti, dipendenti pubblici e pensionati. I sindacati sono furibondi e per alcuni comparti in particolare, come quello della sicurezza, il blocco dei contratti sarà pesante per le ricadute che comporterà. «Non comprendiamo la logica per cui si continua a prorogare il blocco dei contratti. La sensazione è che si seguiti a chiedere ai soliti noti per non toccare altri interessi che invece produrrebbero molte risorse», reagisce il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Renzi si dimostra incoerente ancora una volta. «Abbiamo giudicato positivamente gli 80 euro perché era il segnale che non si esce dalla crisi abbassando i salari Secolo d’Italia e peggiorando le condizioni dei lavoratori. Ecco perché vorremmo coerenza con questa scelta». I sindacati sono concordi su questo fronte e hanno calcolato che i dipendenti pubblici perderanno in media, a causa del blocco dei contratti, se esteso fino al 2015, 4.800 euro, 600 dei quali nel prossimo anno. Chiedere coerenza all’esecutivo è una pia illusione e gli imbarazzi si palesano anche all’interno del partito del premier. Inizia Nicola Zigaretti: «Questa è una brutta notizia per l’Italia, una pessima notizia per i lavoratori ed è anche un colpo alla nostra Regione a Roma dove è molto presente il lavoro pubblico», dice il presidente della Regione Lazio stigmatizzando la scellerata risposta che Renzi fornisce alla crisi. Il blocco «inciderà in maniera negativa sullo sviluppo del mercato interno che è uno dei talloni di Achille della ripresa italiana». Non sfuggono gli imbarazzi interni al Pd, come fa notare il senatore di FI Maurizio Gasparri: «Vedo che perfino esponenti del governo Renzi, come il sottosegretario Rossi, affermano che non è più mortificabile il comparto sicurezzadifesa. In realtà la specificità riguardante questo settore viene totalmente e una volta di più calpestata con il blocco della contrattazione». Già, le ricadute di questo blocco sono devastanti in questo settore chiave. «In commissione Affari costituzionali del Senato – ricorda Gasparri – alcuni mesi fa un ancora più autorevole esponente del governo, titolare di un dica- stero, disse che sarebbe stato sbloccato il rinnovo contrattuale per il comparto sicurezza-difesa e sarebbe stato attuato il riordino delle carriere». Purtroppo tutte queste parole vengono spazzate via. Intanto i sindacati di polizia di Bologna non concederanno più deroghe di orario per l’ordine pubblico né rinnovi delle deroghe agli orari non contrattualizzati, fanno sapere Siulp, Siap, Silp-Cgil, Ugl polizia, Coisp, Consap-Adp e Uil Polizia.«Sappiamo che si tratta di una decisione grave – spiegano – ma è assolutamente necessaria». Il governo Renzi appare sempre più in affanno Non sono più sufficienti né slide né un forsennato nuovismo per garantire la ripresa del Paese con i “fondamentali” economici a terra. «Anche il blocco dei salari nel pubblico impiego appare una pezza peggiore del buco perché alimenterà la deflazione e quel che peggio la sfiducia dei cittadini», dichiara Maurizio Ronconi dell’idc. L’annuncio del ministro Madia «ci dice che questo governo da un lato finge di dare e dall’altro toglie. Su questo terreno la mobilitazione deve essere forte, non possiamo più accettare solo chiacchiere», commenta, infine, il capogruppo di Sel a Montecitorio Arturo Scotto. pronunciato Ramon Espadaler, conseller degli interni del governo della Catalogna, che ha approvato la prima bozza della nuova legge regionale di protezione dello spazio pubblico. La normativa – che regola settori disparati, dalla vendita degli ambulanti alla prostituzione in strada, alle manifestazioni – non contemplerà comunque un divieto esplicito di indossare il burqa. Oltre a riaprire il dibattito sociale, l’iniziativa del governo centrale ha suscitato le reazioni delle associazioni islamiche in Spagna. Secondo il responsabile della Commissione Islamica della Spagna (Cie) e presidente dell’Unione delle Comunità islamiche (Ucide), Riary Tatari, «non è necessario» regolare la proibizione e «creare un precedente in Spagna rispetto a un fenomeno non tanto esteso», dal momento che «la maggior parte delle donne che indossano il velo integrale viene dall’estero in visita e non è residente». L’esponente delle comunità islamiche riconosce che il burqa «attenta alla dignità delle donne», ma sostiene che non è questione di divieti, quanto “di dialogo”. E ricorda che la legge attuale già prevede che le donne abbiano il capo scoperto nella foto sul documento d’identità. Da parte sua, il presidente dell’associazione Europa Laica, Francisco Delgado, ha sostenuto che l’uso del velo integrale «è indifendibile in ambiti come quello educativo o sanitario, perché sono spazi dove è necessario vedere e conoscere il volto». Il 90% degli spagnoli si dichiara a favore del divieto d’indossare il burqa negli spazi pubblici, secondo sondaggi online condotti da varie testate. Anche in Spagna sarà vietato il burqa. Solo in Italia non si ha il coraggio (e la voglia) di intervenire Fulvio Carro Solo in Italia non si ha il coraggio di intervenire, chiusi nella morsa di un irritante e falso buonismo imposto dalla sinistra di governo. Dopo Parigi, anche Madrid agisce, stop al burqa, stop alla possibilità di girare per le città coprendosi il volto e non dando a nessuno la possibilità di farsi riconoscere. La notizia fa discutere: in Spagna si va verso il divieto di indossare il burqa negli spazi pubblici, come annunciato dal ministro Jorge Fernandez Diaz. La misura potrebbe essere introdotta nella Legge di sicurezza cittadina, il cui iter di approvazione è già in corso al Parlamento. «Abbiamo al Congresso il progetto di legge di si- curezza cittadina, forse è un buon momento perché la questione» del divieto del burqa «possa ottenere un livello di consenso», ha dichiarato il ministro. Il velo integrale, secondo Fernandez Diaz, «attenta alla dignità delle donne» e rappresenta un problema «dal punto di vista della sicurezza, nella misura in cui rende difficile l’identificazione di una persona in caso di reati». La legge di sicurezza cittadina, che ha suscitato le critiche da parte dei partiti dell’opposizione, già contempla sanzioni amministrative per le persone che partecipano con il volto coperto alle manifestazioni, indossando caschi, fazzoletti o passamontagna. Sulla stessa linea si è VENERDì 5 SETTEMBRE 2014 Internet e web-tv, il colosso americano Netflix alla conquista della Francia VENERDì 5 SETTEMBRE 2014 Secolo 3 d’Italia Telecom, ultima chiamata per l'Argentina Redazione Il settore dell'audiovisivo francese si prepara ad affrontare la concorrenza di Netflix. Da metà settembre, anche in Francia sarà possibile infatti scaricare film e serie tv a volontà dal sito online del gigante americano della web-tv, dietro pagamento di un abbonamento mensile tra i 7,99 e gli 11,9 euro. «Come in ogni paese in cui ci impiantiamo, il nostro obiettivo è di sedurre in cinque-dieci anni un terzo delle famiglie», ha spiegato al quotidiano francese "Le Figaro" il fondatore di Netflix, Reed Hastings. «In questo primo anno ci concentreremo sull'immagine del nostro brand. Al di là del numero degli abbonati, l'essenziale è avere una buona reputazione presso i consumatori», ha aggiunto. Il servizio sarà disponibile in un primo tempo solo su internet e il catalogo dei film comprenderà solo alcune centinaia di titolo. Ai francesi però è promesso un contenuto «vario e di qualità». Hastings fondò la sua società nel 1997 offrendo un servizio di affitto di dvd per corrispondenza. Nel 2008 passò alla diffusione di video in streaming online, accessibile tramite abbonamento. L'anno scorso si è lanciato nella produzione di contenuti esclusivi, come le serie tv "House of Cards". Oggi Netflix conta più di 50 milioni di abbonati. La società che sbanca negli Usa e ha chiuso il secondo trimestre del 2014 con un utile netto di 71 milioni di dollari (a fronte dei 29,5 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso) è partita dunque alla conquista dell'Europa. Dopo la Gran Bretagna, e oltre alla Francia, ha progetti per ora in Belgio, Austria, Svizzera, Lussemburgo e Germania. In Francia "l'assalto" di Netflix «rischia di scuotere tutto il settore», ha scritto "Le Figaro". Una concorrenza giudicata "sleale" che preoc- Redazione Si ferma la crescita del mercato italiano dell'auto: nel mese di agosto sono state 53.191 le immatricolazioni, in calo dello 0,2%. Resta positivo il bilancio complessivo: da inizio anno le consegne sono state 925.393, pari a un incremento del 3,52%. Agosto pesante per Fiat Chrysler Automobiles che con quasi 15mila immatricolazioni perde il 6,89% e chiude gli otto mesi con poco meno di 258mila consegne e una flessione dell'1%. Giù anche la quota del Lingotto, pari al 27,6% nell'ultimo mese (il 2% in meno dello stesso mese del 2013) e del 27,9% da inizio anno (-1,7%). Tra i modelli la Panda è la vettura più venduta, con Punto e Ypsilon alle spalle, mentre continua a crescere la Jeep, in attesa dell'inizio della commercializzazione del Renegade. Insieme 500 e Panda confermano la leadership as- soluta nel segmento A con una quota del 64%. Sul calo di agosto per Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor ha influito la politica degli annunci del governo: «Il ministro Lupi ha annunciato a fine luglio l'intenzione del governo di adottare incentivi sotto forma di agevolazioni fiscali. È ben noto che l'annuncio di incentivi non seguito immediatamente dalla loro adozione ha cupa "i patron" delle tv francesi. Netflix, che aprirà la sua sede europea ad Amsterdam all'inizio del 2015, non sarà sottoposta infatti alla stessa fiscalità e alla stessa normativa in materia di finanziamenti della "creazione francese", a cui sono soggette invece le tv transalpine. Una semplice manovra? «L'Europa rappresenta un grosso mercato e Amsterdam è in una posizione centrale», ha spiegato Hastings. Quanto alla creazione francese «vogliamo sostenere la produzione con la creazione di nuove serie tv in Francia. L'idea – ha detto – è di investire in produzioni locali adatte ad un mercato globale». Auto, il mercato si ferma: agosto pesante per la Fiat un effetto depressivo sulla domanda in quanto molti potenziali acquirenti rinviano decisioni di acquisto già maturate per poter beneficiare degli incentivi». Per Massimo Nordio, presidente dell'Unrae che rappresenta i costruttori stranieri, «senza provvedimenti il mercato dell'auto nel 2014 resterà segnato da volumi modesti e insufficienti a reggere i bilanci della filiera distributiva, Redazione La vendita di Telecom Argentina slitta ancora. Il termine fissato per il passaggio di mano della società sudamericana dal gruppo italiano a Fintech è stato prorogato al 25 settembre, giorno in cui si riunirà anche il Cda del gruppo italiano. Si tratta dell'ennesimo spostamento per l'operazione annunciata lo scorso novembre, che doveva chiudersi il 12 agosto ed è stata poi rinviata al primo settembre a seguito del riemergere delle difficoltà finanziare del Paese. Quel che manca è il via libera dell'autorità argentina delle tlc, senza la quale il contratto da 960 milioni di dollari siglato con il fondo del messicano David Martinez non può perfezionarsi. Ora, se nelle prossime tre settimane l'authority non darà l'assenso o non manderà segnali di voler esprimersi sul dossier in tempi rapidi, la cessione rischia di finire in via definitiva su un binario morto aprendo una falla nel piano industriale dell'ad Marco Patuano. Sarà comunque il board di Telecom il 25 settembre a decidere il da farsi, nella caso di un nuovo nulla di fatto alla nuova scadenza. In base all'accordo originario con Fintech il prezzo complessivo di 960 milioni di dollari comprende 859,5 milioni per il 68% delle azioni ordinarie della holding Sofora di proprietà di Telecom Italia e di Telecom Italia International, l'1,58% di Telecom Argentina detenuto da Tierra Argentea e gli Ads per altri 100,5 milioni di dollari. con conseguenze dirette sul fatturato, sulla capacità di gettito fiscale e sul mantenimento del livello di occupazione». «L'automobile che da sempre nel nostro Paese ha spinto la ripresa dell'economia, in questo momento sta trainando la crisi dei consumi», ha osservato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l'associazione che rappresenta i concessionari. Al Qaeda chiama anche i musulmani dell'India alla guerra santa 4 Secolo d’Italia VENERDì 5 SETTEMBRE 2014 Nigeria, è orrore quotidiano: nuova strage di Boko Haram Antonio Pannullo I servizi di intelligence indiani hanno diramato nelle ultime ore un'allerta a livello nazionale confermando che il video in cui il leader di al Qaeda, Ayman al Zawahri, annuncia la formazione di una filiale sud-asiatica che interessa l'India «è autentico». Lo riferisce la tv Times Now. Le stesse fonti hanno aggiunto che «sono state identificate cinque regioni potenzialmente più sensibili a un reclutamento di militanti per il nuovo progetto». Il ministro dell'Interno indiano Rajnath Singh ha presieduto un vertice per la sicurezza in cui il proclama è stato analizzato e commentato. Secondo i servizi segreti indiani il video di 55 minuti «è stato girato in una imprecisata zona fra Pakistan e Afghanistan». In realtà al Qaeda è da tempo attiva alla frontiera afghano-pachistana, ma al Zawahri ha sottolineato che la nuova filiale di al Qaida in Asia meridionale combatterà specificamente in India (Assam, Gujarat e Kashmir), Birmania e Bangladesh. Il capo della nuova al Qaeda per il subcontinente indiano, annunciata dal capo della rete terroristica al Zawahri, è il pakistano Asim Umar, ideologo responsabile dell'apertura del nuovo fronte in Asia. In un momento in cui gli "eredi" di Bin Laden stanno perdendo terreno a fa- vore dell'Isis in Medio Oriente, al Qaeda ha annunciato la nascita di una nuova costola dell'organizzazione terroristico per portare la jihad nel cuore del subcontinente indiano e nei Paesi dell'Asia meridionale. Il nuovo ramo del network si chiama appunto "Qaedat al-Jihad in the Indian Subcontinent". Di Asim Umar si sa poco, persino il nome potrebbe essere stato scelto come appellativo di battaglia. Nei video e nelle pubblicazioni in cui fa appello al "risveglio islamico" usa la lingua dei pashtun, ma parla e scrive soprattutto in urdu, la lingua nazionale pachistana. Turbante nero avvolto intorno alla testa, barba ispida, Umar appare nei video di propaganda diffusi da al Qaeda, ma anche dalla Tehreek-e-Taliban Pakistan, un raggruppamento di fazioni islamiste armate in guerra contro il governo di Islamabad accusato di sostenere la guerra americana "contro il terrore" e di non attuare la sharia, la legge islamica. I talebani pakistani sono ben radicati nel nordovest del Paese e in alcune aree di Karachi (nel sud), ma anche nella provincia del Punjab, che confina con l'India. Dopo l'Indonesia e il Pakistan, l'India è il terzo Paese con la più grande popolazione musulmana al mondo, con oltre 140 milioni di seguaci, ma i musulmani indiani sono rimasti immuni, finora, alle chiamate della jihad, la guerra santa promossa al Qaeda e dei suoi alleati. Redazione Peggiora la situazione in Iraq: il Paese asiatico appare assolutamente fuori controllo, malgrado i (tardivi) raid americani sui terroristi dell'Isis. Decine di civili sono stati rapiti da miliziani dell'Isis nel nord. I jihadisti si erano ritirati martedì dal villaggio di Tal Ali, i cui abitanti avevano dato fuoco a una bandiera e a una postazione militare dell'Isis. Ma poche ore dopo vi hanno fatto ritorno e hanno prelevato numerosi residenti, portandoli via con loro. Inoltre 14 giovani sono stati assassinati dallo Stato islamico a Mosul, sempre nel nord, dopo essere stati condannati a morte da una Corte islamica per reati che non sono stati resi noti. I corpi degli uccisi sono stati consegnati dai jihadisti all'obitorio del maggiore ospedale della città. Non solo: almeno sette soldati sono stati uccisi e 17 feriti nell'esplosione di un'autobomba guidata da un terrorista suicida a sud di Tikrit, in coincidenza con un'offensiva lanciata dai miliziani dello Stato islamico che cercano di prendere il controllo della strada tra la stessa Tikrit e Samarra, 50 chilometri più a sud. L'attentato è avvenuto a Sumum, a sud di Tikrit. Dieci chilometri più a nord, intanto, i jihadisti sono arrivati alle porte delle due cittadine di Dijla e Mutassim, costringendo la quarta divisione dell'esercito a ritirarsi verso Samarra. Nei combattimenti le forze governative di Baghdad sono appoggiate da milizie di volontari sciiti. Preoccupata la comunità internazionale: la Nato «non ha ricevuto alcuna richiesta di impegno in Iraq, ma sono sicuro che se il governo iracheno presentasse una richiesta di assistenza della Nato, gli alleati la valuterebbero seriamente», ha detto il segretario generale Anders Fogh Rassmussen, il quale ha ricordato che fino al 2011 l'Alleanza aveva una missione di addestramento e che se Baghdad chiedesse di riprenderla anche questa verrebbe valutata seriamente. Più concreta forse la proposta che viene dal patriarca caldeo: un mese dopo l'aggressione dei jihadisti dello Stato Islamico che ha provocato l'esodo di centinaia di migliaia di iracheni compresi 120 mila cristiani - da città e villaggi della Piana di Ninive, il patriarca di Baghdad, Louis Raphael I Sako, esprime amarezza per «l'incapacità manifestata dalla macchina del governo a garantire ordine e rispetto della legge», ma non si limita alle recriminazioni: il testo patriarcale elenca una serie di suggerimenti pratici per uscire dal senso di fatalità e impotenza che si insinua nelle po- Iraq, nuove stragi: il Paese verso il completo controllo dei terroristi dell'Isis Redazione Ennesimo orrore in Nigeria dopo un nuovo attacco dei terroristi islamici di Boko Haram. Testimoni riferiscono alla Bbc di cadaveri disseminati per le strade di Bama (nord) su ordine degli stessi jihadisti che hanno vietato i funerali delle vittime. L'assalto è avvenuto lunedì, ma secondo l'esercito la città non è caduta nelle mani degli assalitori. E secondo l'Onu ad agosto circa 10mila persone sono scappate in Niger dalla Nigeria dopo gli attacchi dei fondamentalisti, portando a 80mila il totale dei rifugiati. Il gruppo integralista islamico aveva lanciato un pesante attacco contro l'esercito nigeriano a Bama, dando il via a violenti combattimenti e all'ennesima fuga di massa della popolazione. Bama é a soli 70 chilometri da Maiduguri, metropoli regionale con un milione e mezzo di abitanti e culla storica della sanguinaria organizzazione terroristica. Testimoni hanno riferito che i miliziani sono arrivati in gran numero a bordo di camion e pick up e hanno attaccato i soldati. Poca fiducia c'è intanto nella nuova iniziativa africana: gli Stati aderenti all'Unione africana hanno costituito un organismo ristretto (ne fanno parte i capi di Stato di Algeria, Sud Africa, Nigeria, Guinea Equatoriale ed Etiopia) con la missione di pilotare la lotta al terrorismo nel Continente. La presidenza del comitato è stata assegnata all'Algeria. Lo ha rivelato il ministro algerino agli Affari maghrebini ed africani, Abdelkader Messahel, a margine dei lavori del vertice del Consiglio di pace e sicurezza dell'Unione africana, che si è occupato esclusivamente della lotta al terrorismo. polazioni e nelle istituzioni irachene. Riguardo al futuro delle aree cadute sotto il controllo dell'auto-proclamato Califfato islamico, il patriarca suggerisce di appellarsi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu affinché si crei «una forza di peace-keeping in collaborazione con le forze di sicurezza irachene e i Peshmerga curdi, al fine di liberare la Piana di Ninive» e garantire la sicurezza necessaria per consentire ai profughi di ritornare ai propri villaggi nativi. Immigrazione, altri sbarchi a Crotone e nuovi arresti. Gasparri, «bloccare Mare Nostrum: incoraggia i trafficanti» VENERDì 5 SETTEMBRE 2014 Secolo d’Italia 5 Rito abbreviato per Paolo Bovi, l'ex tastierista dei Modà Priscilla Del Ninno Ancora sbarchi di clandestini sulle nostre coste. Ancora arresti di scafisti senza scrupoli. Ancora una tragedia del mare evitata per un soffio. La cronaca dell'immigrazione recita ormai da troppo tempo lo stesso drammatico, allarmante copione, che in queste ore si aggiorna al nuovo fermo di quattro stranieri di nazionalità egiziana, tra cui un minorenne: Usama Ahmed, di 41 anni, Ahmad Mohammad Mahmuud (21), Hassan Mohamed (37) e I.H., di 15 anni, arrestati a Crotone dalla squadra mobile e dalla Capitaneria di porto perché ritenuti gli scafisti dello sbarco di 235 migranti. I quattro sono accusati del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli uomini al timone sono stati identificati attraverso la testimonianza di alcuni migranti nel contesto delle indagini della squadra mobile e della Capitaneria di Porto di Crotone, dirette dalla Procura della Repubblica. Secondo alcune testimonianze rese da alcuni degli stranieri soccorsi, il gruppo di migranti, dopo essere stato ammassato su una piccola imbarcazione, era partito dalle coste egiziane qualche giorno prima, rischiando più volte di af- fondare a causa dell'elevato numero delle persone trasportate. «Mare nostrum, Frontex, Frontex plus e ora Triton. Possono chiamarla come vogliono, il risultato non cambia. Mare nostrum resta, continueranno gli sbarchi e il caos sulle nostre coste. Si potranno aggiungere nuove navi ma nulla di più, e soprattutto nessuna volontà comunitaria di risolvere il problema alla radice. Soldi zero, nessuna gestione comune degli immigrati, più clandestini in Italia. Siamo soli a gestire i flussi di clandestini nel Mediterraneo»: questa l'amara quanto lucida analisi proposta dal presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «Il problema – ha quindi aggiunto in conclusione l'esponente azzurro – va risolto bloccando Mare nostrum: un'operazione che ha causato stragi e incoraggiato trafficanti. Altre risposte non ci servono, sono inutili e insufficienti. Basta con la propaganda, è tempo di fatti». Una disamina e un appello replicati a distanza di poche ore anche da Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord al Senato, che dal salotto tevisivo di Raitre, Agorà, ha spiegato: «Chiediamo al governo di bloccare l'operazione Mare Nostrum. Con Frontex plus sarà peggio. Ci saranno più tragedie, perché le navi potranno operare solo entro i confini di Schengen, in acque territoriali europee, e non andranno più in acque internazionali per operazioni di salvataggio»... Redazione Autunno caldo? È presto per dirlo, ma di sicuro la temperatura nei rapporti tra Cgil e governo si sta surriscaldo. «Non comprendiamo la logica per cui si continua a prorogare il blocco dei contratti. La sensazione è che si seguiti a chiedere ai soliti noti per non toccare altri interessi che invece produrrebbero molte risorse». Parole dure quelle di Susanna Camusso a proposito del nuovo blocco dei salari degli statali annunciato dal ministro Marianna Madia a partire sul 2015. «In questo momento non ci sono le risorse perché l'Italia è ancora in una fase di difficoltà economica», ha spiegato infatti il titolare della Funzione pubblica gelando le aspettative di 3 milioni di statali. Ma la leader della Cgil non ci sta. «Bisogna decidere che cosa si vuol fare», ha tuonato la Camusso dalla Sardegna, dove ha ricordato il primo sciopero generale d'Italia del 4 settembre 1904. «Il presidente del Consiglio ha fatto la manovra sugli 80 euro che noi abbiamo giudicato positivamente perché era il segnale che non si esce dalla crisi abbassando i salari e peggiorando le condizioni dei lavoratori. Ora vorremmo coerenza con questa scelta, chiudendo una stagione lunga sei anni che ha portato all'impoverimento delle retribuzioni e delle pensioni». Secondo i conti del sindacato di Corso Italia, con la proroga del congelamento dei salari pubblici al 2015, i dipendenti subirebbero una perdita da 4.800 euro. Anche il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, è pronto alla mobilitazione, «visto – ha detto – che si usano i guanti bianchi per le municipalizzate e la mannaia su dipendenti pubblici». Sciopero? Siamo agitati e mobilitati da anni. Ma questa non la lasceremo passare. Anche il coordinamento Sicurezza Ugl, organo che riunisce il personale della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale dello Stato e dei Vigili del Fuoco, critica le anticipazioni del ministro Madia. «Suscitano il nostro più vivo dissenso. Faremo il possibile per spingere il governo a fare un passo indietro», si legge in una nota,. Dall'Usb ancora più durezza: «A Renzi, che spesso parla di iniziative rivoluzionarie risponderemo attuando la guerriglia nel pubblico impiego, con iniziative non convenzionali». Blocco degli stipendi statali. Sindacati in trincea contro il ministro Madia Redazione Sarà processato con rito abbreviato Paolo Bovi, 40 anni, ex tastierista ed ex fonico dei Modà, arrestato lo scorso gennaio per presunti abusi sessuali commessi nel 2011 su quattro ragazzini di età compresa tra i 13 e 16 anni. Per lui, infatti, il gip di Milano Luigi Gargiulo ha disposto il processo con rito immediato, come richiesto dai pm Daniela Cento e Lucia Minutella, e poi l'uomo, assistito dai legali Gianluca Gambogi e Isabella Belli, ha chiesto di essere giudicato con il rito alternativo (la data deve essere ancora fissata) che prevede lo sconto di un terzo sulla pena in caso di condanna. Bovi, incensurato, frequentava da anni una parrocchia dell' hinterland milanese ed era rimasto legato al luogo, assumendo nel tempo il ruolo di educatore-animatore. Le quattro violenze sessuali si sarebbero consumate, però, non all'interno della struttura ma in altri luoghi, come in un campeggio in Val d'Aosta nel corso di una gita. Le molestie che i ragazzini dell' oratorio avrebbero subito dall'educatore parrocchiale, secondo le indagini, erano una sorta di ''penitenza'' richiesta dall'uomo nell'ambito di giochi che facevano assieme. Bovi, tra l'altro, lo scorso marzo era stato nuovamente arrestato e stavolta con l'accusa di evasione per essersi liberato del braccialetto elettronico (era stato posto agli arresti domiciliari per le presunte violenze sessuali) per tentare il suicidio. Dai domiciliari è quindi passato in carcere perché il gip ha aggravato la misura cautelare per i presunti abusi sessuali dato che le norme sulle violenze sessuali su minori prevedono che, in caso di evasione dai domiciliari, vada disposto il carcere. Forza Italia: il futuro del turismo nel Salento è nella nautica e nella portualità 6 Redazione Anche il consigliere di Forza Italia alla Regione Puglia Erio Congedo è intervenuto nel dibattito sorto intorno al tema del futuro del turismo nel Salento, chiedendo di indirizzare le scelte verso il turismo nautico e, nello specifico, di sbloccare il progetto del porto turistico di Otranto. «Seguo con attenzione il dibattito di questi giorni intorno al turismo del Salento ha dichiarato - e alla strada che questo dovrà intraprendere per costituire una spinta concreta al sistema economico locale. Sono convinto, da tempo, che il Salento deve Secolo d’Italia puntare sulla portualità per caratterizzare la propria offerta turistica e per andare incontro alle esigenze di chi vede il tacco d’Italia come una splendida meta da raggiungere via mare. La scena a cui ho assistito casualmente a Otranto è la dimostrazione di come il territorio stia sprecando una occasione enorme. Una nave da crociera ormeggiata al largo ha utilizzato scialuppe per far giungere a terra i viaggiatori e consentire loro una visita alla città idruntina. Mi pare che il Salento, in questo modo, non fornisca la risposta ideale alla domanda del turismo nautico. E che il fatto che oggi sia una delle mete ideali del turismo internazionale non significa che lo possa essere per sempre a queste condizioni. E’ facilmente immaginabile quanto potrebbe essere proficuo, a Otranto nel caso specifico, un approdo portuale in grado di ospitare imbarcazioni di questo tipo. Cioè benefici concreti a livello diretto (approdo, ecc.) e indiretto (ricettività, commercio, ecc.) e quindi sullo sviluppo di tutto il Salento. Credo, dunque – ha aggiunto Congedo – che i porti siano una leva formidabile. E che a Otranto il governo nazionale sia chiamato a sbloccare una situazione paradossale, quella del progetto del porto turistico, ingarbugliata da ostacoli tecnici e volontà burocratiche che hanno reso la faccenda una telenovela lunga ben otto anni. Un territorio a vocazione turistica come il nostro non può sprecare il treno di opportunità che, ad esempio, altri Paesi del Mediterraneo come Croazia, Montenegro o Albania stanno già cogliendo, sottraendo all’Italia e alla Puglia fasce molto importanti di utenza turistica. Strategiche per lo sviluppo del territorio». Immacolata», mentre nella chiesa parrocchiale dello stesso Comune è stata portata via la statua della Madonna del Carmelo. Dal santuario della Madonna del Calvario, nella parrocchia di Lago, frazione di Montefiorino, i ladri avrebbero sottratto «un crocifisso ligneo antico, un quadro moderno raffigurante la Madonna addolorata, altri quadri con stampe recenti e una statua della Vergine». Nelle ultime tre razzie in ordine di tempo – aggiunge il consigliere – avvenute in tre notti consecutive, sarebbero stati rubati nella chiesa di Lago di Montefiorino «ben 25 pezzi di vario valore». Leoni giudica questi furti «profanazioni di luoghi sacri che purtroppo avvengono senza scrupolo e che impoveriscono il patrimonio artistico» e segnala che questo fenomeno sta assumendo dimensioni “preoccupanti”, tali da rendere necessari interventi di tutela da parte delle istituzioni. Di qui la richiesta alla Giunta regionale di assumere iniziative, di concerto con le autorità competenti, per garantire maggiore sicurezza al patrimonio artistico, culturale e religioso del Modenese, anche finanziando sistemi di videosorveglianza e di allarme e sottoscrivendo convenzioni con istituti di vigilanza. Troppe chiese saccheggiate nel Modenese, chiesto l'intervento della Regione Redazione «Preoccupante ondata di furti» nelle chiese del Modenese: a denunciarlo è Andrea Leoni (Fi-Pdl) che, in un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale di centrosinistra, punta il dito non solo «sul clamoroso furto, avvenuto il 14 agosto scorso, della tela del Guercino dalla chiesa di San Vincenzo, in pieno centro a Modena», ma anche su altri episodi analoghi. Nella chiesa di San Faustino, per esempio - scrive il consigliere - sono state rubate le corone alla statua della Madonna e del Bambino Gesù, e appare “interminabile” la lista dei furti avvenuti negli ultimi mesi nelle chiese dell’Appennino. Leoni ricorda, tra l’altro, che «i ladri hanno fatto visita al santuario e alla chiesa parrocchiale di Spezzano, oltre che alla chiesa del Conventino a Formigine, da dove è sparita la coroncina in altorilievo della Madonna VENERDì 5 SETTEMBRE 2014 Ncd plaude al raddoppio dell'elisoccorso nel Viterbese Redazione «Rappresenta una notizia positiva la copertura h24 del servizio di elisoccorso. In particolare il raddoppio della copertura nel Viterbese ci rende particolarmente soddisfatti, anche perché lo avevamo fortemente richiesto con due emendamenti presentati al collegato alla legge Finanziaria, non più di tardi di due mesi fa (uno a firma di Storace e uno a firma mia). Auspico inoltre, in previsione della futura scadenza del relativo rapporto contrattuale in essere, che si attivino politiche volte ad una ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse economiche ed umane». Lo dichiara il consigliere di Nuovo Centrodestra della Regione Lazio Daniele Sabatini, che aggiunge: «Speriamo che questo sia solo un primo segnale di attenzione verso la Tuscia che, per quanto riguarda la sanità, sta incontrando molte criticità. L’obiettivo - aggiunge - è quello di mantenere i servizi in termini di prestazioni offerte ai cittadini, evitando quindi che debbano trasferirsi, come spesso già avviene, nella vicina Umbria per effettuare alcuni controlli. Pratica, questa, che comporta anche un ulteriore costo per la Regione Lazio». “Squadra antimafia” torna e rivoluziona i personaggi Secolo VENERDì 5 SETTEMBRE 2014 Liliana Giobbi Un personaggio borderline, che si muove sulla linea sottile che divide lecito e illecito, un vicequestore che naviga nelle acque torbide della zona grigia in cui il bianco e il nero, il bene e il male, si confondono e si sovrappongono. Marco Bocci riassume così l'evoluzione di Domenico Calcaterra, il personaggio che interpreta anche nella nuova serie di “Squadra antimafia”. Sullo sfondo c'è la trattativa stato-mafia, che intreccia i racconti del prosieguo della fortunata fiction di Canale 5 prodotta da Taodue. Mentre dall'8 settembre andranno in onda le dieci puntate della serie numero 6, a Monterotondo, vicino Roma. «Forti della fedeltà di un pubblico affezionato che segue “Squadra antimafia” anche sui social con numeri da record (nasce per loro anche una app di Second Screen Mediaset connect) – spiega Giorgio Grignaffini direttore editoriale Taodue – abbiamo iniziato a girare già la settima serie senza aspettare i risultati della sesta. Pur essendo un poliziesco, questa fiction piace molto alle donne. Anche le attrici di “Squadra antimafia”, da Simona Cavallari a Giulia Michelini, hanno sempre avuto ruoli di primo piano e di grande successo», spiega. Un polizie- sco, che sposa il melò, avvincente e per tutti, pieno di scene di azione, inseguimenti e sparatorie. Mentre si gira succede di dover ripetere le scene perché una pistola si inceppa o si accendono le quattro frecce di un'auto (che invece dovevano essere spente). Un lavoro di grande pazienza, sul set di un poliziesco più che su altri set. Marco Bocci lo racconta così in un'intervista video ad Ansa.it: «Può succedere che è buona la prima o anche di ripetere una scena 20-25 volte. In questa fiction però si mantiene un ritmo umano rispetto alla media. Credo che “Squadra antimafia” sia la serie in cui c'è più azione in Italia, almeno nella tv generalista. Dopo intere giornate di finti combattimenti, mi capita di tornare la sera a casa come se avessi fatto a schiaffi davvero», racconta Bocci, re dei rotocalchi nelle ultime settimane per le nozze con Laura Chiatti. Oggi l'attore non parla della sua vita privata, ma solo del suo personaggio: «Calcaterra sarà costretto a fare scelte di rottura. Ad un certo punto si accorgerà che i nemici a volte non sono solo quelli più palesi ma anche persone per cui lavora. Si troverà a doversi difendere proprio dalle istituzioni che lui stesso rappresenta e quindi deciderà di intraprendere una Tra imprudenza e inciviltà, estate di follie in montagna Redazione Un raduno di appassionati di ufo sul ghiacciaio (annunciato e annullato all'ultimo), ragazzini legati e trascinati verso la vetta, furti di scarponi e ramponi nei rifugi, vandalismi e spazzatura nei bivacchi, corde sottratte alle guide alpine, selfie con bambini sui crepacci e tanti alpinisti riportati a valle nei sacchi neri della “morgue”: nella bizzarra estate 2014 si è vissuto questo e altro sulle pendici del Monte Bianco, un tempo riservato solo a scalatori esperti e oggi meta di alpinisti improvvisati provenienti da mezzo mondo. Da giugno a settembre è lungo l'elenco degli incidenti, alcuni figli della fatalità e molti causati da imprudenza e impreparazione. Ma a far riflettere è soprattutto l'atteggiamento arrogante di chi si inerpica su quei pendii. Non ci sono bandiere per l'inciviltà in alta quota: spagnoli, americani, russi, belgi, inglesi, cechi, sono stati protagonisti in negativo quest'estate. A denunciare la situazione, ormai da settimane, è il sindaco di Saint-Gervais (Francia), Jean-Marc Peillex, che parla apertamente del Mont Blanc come di un nuovo parco Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi 7 d’Italia d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci strada diversa, individuale. Rimarrà in lui un grande senso di giustizia ma talvolta dovrà trasgredire la legge stessa». Lo spunto della trattativa stato-mafia viene dall'attualità. «La nostra è fiction – spiega Bocci – ma nei tg non si vedono cose molto diverse. Non bisogna però perdere fiducia nello stato. Se c'è una mela marcia non puoi pensare che sia marcia tutta la pianta». Bocci sarà anche protagonista di tre nuovi film sul grande schermo: “Scusate se esisto” di Riccardo Milani con Raoul Bova e Paola Cortellesi, “Italo” opera prima di Alessia Scarso e “L'esigenza di unirmi ogni volta con te”“S di Tonino Zangardi con Claudia Gerini. giochi Disney e invoca maggior rispetto verso la montagna. La novità del giorno è rappresentata da una decina di scalatori dell'est europeo, filmati da una guida alpina valdostana sul Dome du Gouter mentre procedevano slegati sul ghiacciaio, come fosse una passeggiata nei prati. «È la banalizzazione della montagna – spiega Ezio Marlier, che si trovava lassù con altre guide – e il mancato rispetto delle più elementari regole da seguire in alta quota. Questi sono dei folli che non si rendono conto dei rischi che corrono e che fanno correre agli altri. E se li fermi ti mandano a stendere». Sul problema sicurezza sono intervenuti anche i genitori di Jassim Mazouni, il sedicenne parigino scomparso sul Monte Bianco con la guida alpina Ferdinando Rollando il 9 luglio scorso, dopo aver lasciato il rifugio Gonella con una forte nevicata in arrivo. Quel giorno «le condizioni meteo erano pessime, ma nessun divieto, nemmeno una segnaletica di dissuasione, impedisce l'ascensione nel caso di un tale pericolo, la nostra rabbia è immensa», hanno scritto in una lettera al sindaco Peillex. L'obiettivo ora è di lottare per «un utilizzo responsabile del Monte Bianco», affinché «questa terribile tragedia che ha preso nostro figlio nel fiore della sua età serva almeno a svegliare le coscienze». 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