d’Italia
«TROPPE TASSE, FISSIAMO UN TETTO OLTRE IL QUALE
NON SI VA»: FI E FDI LANCIANO L’IDEA “SPIAZZA-RENZI”
ANNO LXII N.204
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Franco Bianchini
Nel fiume di provvedimenti-Carosello, di sceneggiate e frottole che il governo Renzi
s’illude di buttare in pasto all’opinione pubblica, si lavora a
qualcosa di serio. E quel qualcosa di serio è lontano anniluce dal bluff degli 80 euro
perché pone un punto fermo in
una materia delicata: le tasse.
Il centrodestra lancia (anzi rilancia, visto che l’aveva già
proposto in passato, nel silenzio del Pd) l’idea di introdurre
un tetto costituzionale alla
pressione fiscale. A rimettere in
gioco la richiesta è Daniele Capezzone, annunciando che –
nella discussione alla Camera
che inizia la settimana prossima sulle riforme – presenterà
un emendamento: «La pressione fiscale a carico dei contribuenti ha raggiunto livelli
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inaccettabili. La determinazione
ex ante di un livello massimo di
pressione fiscale diviene quindi
essenziale per ripristinare il corretto rapporto tra Stato e contribuenti – ha detto – Se la
maggioranza dei parlamentari intendesse mantenere l’obbligo
dell’equilibrio di bilancio recentemente inserito nella nostra Costi-
tuzione, allora tale obbligo andrebbe a maggior ragione integrato con l’introduzione di un tetto
alla pressione fiscale per evitare
che il primo sia conseguito rincorrendo i livelli di spesa pubblica
a suon di tasse e non riducendo
la spesa». Immediata la risposta
di Giorgia Meloni: «Apprendiamo
con grande piacere l’idea di Ca-
venerdì 5/9/2014
pezzone. Si tratta chiaramente e
con ogni evidenza della condivisione della proposta di legge già
presentata alla Camera da Fratelli d’Italia-An il 17 giugno 2013,
ora assegnata alla Commissione
Affari costituzionali, che prevede
l’introduzione in Costituzione di
un tetto alla pressione fiscale pari
al 40% del Pil. Ci auguriamo che,
anche grazie al sostegno di Forza
Italia, questa battaglia portata
avanti da anni da FdI-An per riequilibrare il rapporto tra lo Stato
esattore e il cittadino possa finalmente essere vinta». E arriva
anche il tweet di Renato Brunetta:
«Bersaniani propongono di togliere pareggio bilancio da art. 81
Costituzione? Noi proponiamo introduzione tetto a pressione fiscale». È una prima prova del
fuoco. Per vedere se Renzi e i
suoi vogliono uscire finalmente
dal talent-show.
Memo per la Nato: la Russia non è la Libia.
E Putin non è Gheddafi
Mario Aldo Stilton
Tutto e il contrario di tutto. Barack
Obama dà la linea e tutti appecoronati. Consenzienti e contenti. E complici. Complici di una politica Usa
ormai senza capo né coda, altalenante e discontinua, attenta a tenersi
lontana dai problemi e dalle aree di
crisi, pronta a conversioni e giravolte
che farebbero impallidire il principe
di Talleyrand. Il quale, per inciso, all’odierna Francia del terreo Hollande
farebbe comodo e non poco. Barack
traccia il solco, dicevamo, anche se
più che al solco bisognerebbe stare
attenti allo scarto. Nel senso di cambio di marcia, di prospettiva. Che in
effetti, quella americana, è una politica estera umorale più che amorale.
Perchè dopo la sbornia interventista,
quasi messianica, impersonata dal
baldo George W. Bush, sbornia che
ha prodotto il disastro iracheno con
tutto ciò che ne è seguito, gli Usa
mostrano di non avere interesse a
una direttrice precisa. Chiara. Si vive
alla giornata. E lo si impone agli alleati. Che devono pure partecipare
se non dirigere il lavoro sporco per
conto loro. Come nella vicenda delle
primavere arabe. Zitti e mosca che
lo Zio sennò si incazza. E così è
stato per la Siria e il tentato defenestramento di Assad. Armi, dollari, intelligence e battage mediatico
continuo per far franare il terreno
sotto ai piedi del dittatore siriano.
Con l’Europa delle illuminatissime
élite entusiasticamente al seguito.
Per poi accorgersi che forse quelli
della Jihad contro il tiranno di Damasco, quelli dell’Isis, non erano poi
così buoni, che della democrazia e
dei diritti non gliene importava un fico
secco, ma che al Califfato islamico
con tanto di shari’a e di teste mozzate erano e sono interessatissimi. E
perciò, adesso che pure nelle case
degli americani sono arrivati i video
dei tagliatori di teste sunniti e soprattutto che il sangue versato è a stelle e
strisce changè la dame signore e signori: inversione a U. Il tiranno non è
poi così cattivo se ci aiuta contro questi fanatici. Parliamo pure con Assad.
Come se nulla fosse. E con quest’imbelle Europa silente e contenta. Lo
stesso schema che sembra riprodursi
nella crisi ucraina. Voce grossa contro l’imperialista Putin (che tre mesi fa
impedì il bombardamento della Siria)
che si riprende ciò che è sempre stato
suo (Crimea) e successivo tentativo di
strangolamento economico della Russia con la baldanzosa Europa sempre
al seguito. Solo che la Russia non è
la Libia. E Putin non è Gheddafi. E il
bau bau dei media risulta ininfluente.
Se non controproducente. Come la
storia delle sanzioni uno, due e tre:
che stanno strangolando la nostra
agricoltura e persino l’economia di
frau Merkel. Perché l’Ucraina non è
mica Danzica. E in realtà i suoi confini li ha avuti solo con la fine dell’impero sovietico. Mai prima. Confini che
si sono dimostrati subito fasulli. Aleatori. Fatti non per liberare, ma per inglobare etnie diverse. Logico che ne
scaturisse un conflitto. E logico che il
tricolore con l’aquila bicipite di Vladimir Putin provocasse un’attrazione
formidabile per quelle popolazioni dell’est che hanno sempre guardato alla
Santa Madre Russia. E allora? Che si
fa? Che fa la Nato riunita a Newport
in Galles? Facciamo la guerra a Putin
o gli chiediamo sostegno e partecipazione contro i tagliatori di teste jhiadisti? E se poi tra due settimane, col
referendum già indetto, gli scozzesi
con tanto di kilt decidono di diventare
indipendenti che fa la Nato? Dichiara
guerra pure a loro?
Statali a secco e forze dell’ordine mortificate:
questa la “grande strategia” di Palazzo Chigi
2
Antonella Ambrosioni
Sempre peggio. Come previsto,
niente aumenti per gli statali anche
per il 2015: mancano le risorse.
L’annuncio è arrivato direttamente
dal ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. «In
questo momento di crisi le risorse
per sbloccare i contratti a tutti non
ci sono» ha continuato il ministro
spiegando che «prima di tutto» il
governo guarda «a chi ha più bisogno», quindi «confermiamo gli 80
euro, che vanno anche ai lavoratori pubblici». Il disastro del governo passo dopo passo miete
vittime tra i soliti noti, dipendenti
pubblici e pensionati. I sindacati
sono furibondi e per alcuni comparti in particolare, come quello
della sicurezza, il blocco dei contratti sarà pesante per le ricadute
che comporterà. «Non comprendiamo la logica per cui si continua
a prorogare il blocco dei contratti.
La sensazione è che si seguiti a
chiedere ai soliti noti per non toccare altri interessi che invece produrrebbero
molte
risorse»,
reagisce il segretario generale
della Cgil, Susanna Camusso.
Renzi si dimostra incoerente ancora una volta. «Abbiamo giudicato positivamente gli 80 euro
perché era il segnale che non si
esce dalla crisi abbassando i salari
Secolo
d’Italia
e peggiorando le condizioni dei lavoratori. Ecco perché vorremmo
coerenza con questa scelta». I sindacati sono concordi su questo
fronte e hanno calcolato che i dipendenti pubblici perderanno in
media, a causa del blocco dei contratti, se esteso fino al 2015, 4.800
euro, 600 dei quali nel prossimo
anno. Chiedere coerenza all’esecutivo è una pia illusione e gli imbarazzi si palesano anche
all’interno del partito del premier.
Inizia Nicola Zigaretti: «Questa è
una brutta notizia per l’Italia, una
pessima notizia per i lavoratori ed
è anche un colpo alla nostra Regione a Roma dove è molto presente il lavoro pubblico», dice il
presidente della Regione Lazio
stigmatizzando la scellerata risposta che Renzi fornisce alla crisi. Il
blocco «inciderà in maniera negativa sullo sviluppo del mercato interno che è uno dei talloni di
Achille della ripresa italiana».
Non sfuggono gli imbarazzi interni
al Pd, come fa notare il senatore
di FI Maurizio Gasparri: «Vedo che
perfino esponenti del governo
Renzi, come il sottosegretario
Rossi, affermano che non è più
mortificabile il comparto sicurezzadifesa. In realtà la specificità riguardante questo settore viene
totalmente e una volta di più calpestata con il blocco della contrattazione». Già, le ricadute di questo
blocco sono devastanti in questo
settore chiave. «In commissione
Affari costituzionali del Senato – ricorda Gasparri – alcuni mesi fa un
ancora più autorevole esponente
del governo, titolare di un dica-
stero, disse che sarebbe stato
sbloccato il rinnovo contrattuale
per il comparto sicurezza-difesa e
sarebbe stato attuato il riordino
delle carriere». Purtroppo tutte
queste parole vengono spazzate
via. Intanto i sindacati di polizia di
Bologna non concederanno più
deroghe di orario per l’ordine pubblico né rinnovi delle deroghe agli
orari non contrattualizzati, fanno
sapere Siulp, Siap, Silp-Cgil, Ugl
polizia, Coisp, Consap-Adp e Uil
Polizia.«Sappiamo che si tratta di
una decisione grave – spiegano –
ma è assolutamente necessaria».
Il governo Renzi appare sempre
più in affanno Non sono più sufficienti né slide né un forsennato
nuovismo per garantire la ripresa
del Paese con i “fondamentali”
economici a terra. «Anche il blocco
dei salari nel pubblico impiego appare una pezza peggiore del buco
perché alimenterà la deflazione e
quel che peggio la sfiducia dei cittadini», dichiara Maurizio Ronconi
dell’idc. L’annuncio del ministro
Madia «ci dice che questo governo
da un lato finge di dare e dall’altro
toglie. Su questo terreno la mobilitazione deve essere forte, non
possiamo più accettare solo chiacchiere», commenta, infine, il capogruppo di Sel a Montecitorio Arturo
Scotto.
pronunciato Ramon Espadaler,
conseller degli interni del governo della Catalogna, che ha
approvato la prima bozza della
nuova legge regionale di protezione dello spazio pubblico. La
normativa – che regola settori disparati, dalla vendita degli ambulanti alla prostituzione in
strada, alle manifestazioni – non
contemplerà comunque un divieto esplicito di indossare il
burqa. Oltre a riaprire il dibattito
sociale, l’iniziativa del governo
centrale ha suscitato le reazioni
delle associazioni islamiche in
Spagna. Secondo il responsabile
della Commissione Islamica
della Spagna (Cie) e presidente
dell’Unione delle Comunità islamiche (Ucide), Riary Tatari, «non
è necessario» regolare la proibizione e «creare un precedente in
Spagna rispetto a un fenomeno
non tanto esteso», dal momento
che «la maggior parte delle
donne che indossano il velo integrale viene dall’estero in visita e
non è residente». L’esponente
delle comunità islamiche riconosce che il burqa «attenta alla dignità delle donne», ma sostiene
che non è questione di divieti,
quanto “di dialogo”. E ricorda che
la legge attuale già prevede che
le donne abbiano il capo scoperto nella foto sul documento
d’identità. Da parte sua, il presidente dell’associazione Europa
Laica, Francisco Delgado, ha sostenuto che l’uso del velo integrale «è indifendibile in ambiti
come quello educativo o sanitario, perché sono spazi dove è
necessario vedere e conoscere
il volto». Il 90% degli spagnoli si
dichiara a favore del divieto d’indossare il burqa negli spazi pubblici, secondo sondaggi online
condotti da varie testate.
Anche in Spagna sarà vietato il burqa. Solo in Italia
non si ha il coraggio (e la voglia) di intervenire
Fulvio Carro
Solo in Italia non si ha il coraggio
di intervenire, chiusi nella morsa
di un irritante e falso buonismo
imposto dalla sinistra di governo.
Dopo Parigi, anche Madrid agisce, stop al burqa, stop alla possibilità di girare per le città
coprendosi il volto e non dando
a nessuno la possibilità di farsi riconoscere. La notizia fa discutere: in Spagna si va verso il
divieto di indossare il burqa negli
spazi pubblici, come annunciato
dal ministro Jorge Fernandez
Diaz. La misura potrebbe essere
introdotta nella Legge di sicurezza cittadina, il cui iter di approvazione è già in corso al
Parlamento. «Abbiamo al Congresso il progetto di legge di si-
curezza cittadina, forse è un
buon momento perché la questione» del divieto del burqa
«possa ottenere un livello di consenso», ha dichiarato il ministro.
Il velo integrale, secondo Fernandez Diaz, «attenta alla dignità delle donne» e rappresenta
un problema «dal punto di vista
della sicurezza, nella misura in
cui rende difficile l’identificazione
di una persona in caso di reati».
La legge di sicurezza cittadina,
che ha suscitato le critiche da
parte dei partiti dell’opposizione,
già contempla sanzioni amministrative per le persone che partecipano con il volto coperto alle
manifestazioni, indossando caschi, fazzoletti o passamontagna. Sulla stessa linea si è
VENERDì 5 SETTEMBRE 2014
Internet e web-tv, il colosso americano
Netflix alla conquista della Francia
VENERDì 5 SETTEMBRE 2014
Secolo
3
d’Italia
Telecom, ultima chiamata
per l'Argentina
Redazione
Il settore dell'audiovisivo francese si
prepara ad affrontare la concorrenza
di Netflix. Da metà settembre, anche
in Francia sarà possibile infatti scaricare film e serie tv a volontà dal sito
online del gigante americano della
web-tv, dietro pagamento di un abbonamento mensile tra i 7,99 e gli 11,9
euro. «Come in ogni paese in cui ci impiantiamo, il nostro obiettivo è di sedurre in cinque-dieci anni un terzo
delle famiglie», ha spiegato al quotidiano francese "Le Figaro" il fondatore
di Netflix, Reed Hastings. «In questo
primo anno ci concentreremo sull'immagine del nostro brand. Al di là del
numero degli abbonati, l'essenziale è
avere una buona reputazione presso i
consumatori», ha aggiunto. Il servizio
sarà disponibile in un primo tempo
solo su internet e il catalogo dei film
comprenderà solo alcune centinaia di
titolo. Ai francesi però è promesso un
contenuto «vario e di qualità». Hastings fondò la sua società nel 1997
offrendo un servizio di affitto di dvd per
corrispondenza. Nel 2008 passò alla
diffusione di video in streaming online,
accessibile tramite abbonamento.
L'anno scorso si è lanciato nella produzione di contenuti esclusivi, come le
serie tv "House of Cards". Oggi Netflix
conta più di 50 milioni di abbonati. La
società che sbanca negli Usa e ha
chiuso il secondo trimestre del 2014
con un utile netto di 71 milioni di dollari
(a fronte dei 29,5 milioni dello stesso
periodo dell'anno scorso) è partita
dunque alla conquista dell'Europa.
Dopo la Gran Bretagna, e oltre alla
Francia, ha progetti per ora in Belgio,
Austria, Svizzera, Lussemburgo e
Germania. In Francia "l'assalto" di Netflix «rischia di scuotere tutto il settore»,
ha scritto "Le Figaro". Una concorrenza giudicata "sleale" che preoc-
Redazione
Si ferma la crescita del mercato italiano dell'auto: nel mese
di agosto sono state 53.191 le
immatricolazioni, in calo dello
0,2%. Resta positivo il bilancio
complessivo: da inizio anno le
consegne sono state 925.393,
pari a un incremento del
3,52%. Agosto pesante per Fiat
Chrysler Automobiles che con
quasi 15mila immatricolazioni
perde il 6,89% e chiude gli otto
mesi con poco meno di
258mila consegne e una flessione dell'1%. Giù anche la
quota del Lingotto, pari al
27,6% nell'ultimo mese (il 2%
in meno dello stesso mese del
2013) e del 27,9% da inizio
anno (-1,7%). Tra i modelli la
Panda è la vettura più venduta,
con Punto e Ypsilon alle spalle,
mentre continua a crescere la
Jeep, in attesa dell'inizio della
commercializzazione del Renegade. Insieme 500 e Panda
confermano la leadership as-
soluta nel segmento A con una
quota del 64%. Sul calo di agosto per Gian Primo Quagliano,
presidente del Centro Studi
Promotor ha influito la politica
degli annunci del governo: «Il
ministro Lupi ha annunciato a
fine luglio l'intenzione del governo di adottare incentivi sotto
forma di agevolazioni fiscali. È
ben noto che l'annuncio di incentivi non seguito immediatamente dalla loro adozione ha
cupa "i patron" delle tv francesi. Netflix, che aprirà la sua sede europea ad
Amsterdam all'inizio del 2015, non
sarà sottoposta infatti alla stessa fiscalità e alla stessa normativa in materia di finanziamenti della "creazione
francese", a cui sono soggette invece
le tv transalpine. Una semplice manovra? «L'Europa rappresenta un grosso
mercato e Amsterdam è in una posizione centrale», ha spiegato Hastings.
Quanto alla creazione francese «vogliamo sostenere la produzione con la
creazione di nuove serie tv in Francia.
L'idea – ha detto – è di investire in produzioni locali adatte ad un mercato
globale».
Auto, il mercato si ferma:
agosto pesante per la Fiat
un effetto depressivo sulla domanda in quanto molti potenziali
acquirenti
rinviano
decisioni di acquisto già maturate per poter beneficiare degli
incentivi». Per Massimo Nordio, presidente dell'Unrae che
rappresenta i costruttori stranieri, «senza provvedimenti il
mercato dell'auto nel 2014 resterà segnato da volumi modesti e insufficienti a reggere i
bilanci della filiera distributiva,
Redazione
La vendita di Telecom Argentina
slitta ancora. Il termine fissato per
il passaggio di mano della società
sudamericana dal gruppo italiano
a Fintech è stato prorogato al 25
settembre, giorno in cui si riunirà
anche il Cda del gruppo italiano.
Si tratta dell'ennesimo spostamento per l'operazione annunciata lo scorso novembre, che
doveva chiudersi il 12 agosto ed
è stata poi rinviata al primo settembre a seguito del riemergere
delle difficoltà finanziare del
Paese. Quel che manca è il via libera dell'autorità argentina delle
tlc, senza la quale il contratto da
960 milioni di dollari siglato con il
fondo del messicano David Martinez non può perfezionarsi. Ora,
se nelle prossime tre settimane
l'authority non darà l'assenso o
non manderà segnali di voler
esprimersi sul dossier in tempi rapidi, la cessione rischia di finire in
via definitiva su un binario morto
aprendo una falla nel piano industriale dell'ad Marco Patuano.
Sarà comunque il board di Telecom il 25 settembre a decidere il
da farsi, nella caso di un nuovo
nulla di fatto alla nuova scadenza.
In base all'accordo originario con
Fintech il prezzo complessivo di
960 milioni di dollari comprende
859,5 milioni per il 68% delle
azioni ordinarie della holding Sofora di proprietà di Telecom Italia
e di Telecom Italia International,
l'1,58% di Telecom Argentina detenuto da Tierra Argentea e gli
Ads per altri 100,5 milioni di dollari.
con conseguenze dirette sul
fatturato, sulla capacità di gettito fiscale e sul mantenimento
del livello di occupazione».
«L'automobile che da sempre
nel nostro Paese ha spinto la
ripresa dell'economia, in questo momento sta trainando la
crisi dei consumi», ha osservato Filippo Pavan Bernacchi,
presidente di Federauto, l'associazione che rappresenta i
concessionari.
Al Qaeda chiama anche i musulmani
dell'India alla guerra santa
4
Secolo
d’Italia
VENERDì 5 SETTEMBRE 2014
Nigeria, è orrore
quotidiano: nuova strage
di Boko Haram
Antonio Pannullo
I servizi di intelligence indiani hanno
diramato nelle ultime ore un'allerta a
livello nazionale confermando che il
video in cui il leader di al Qaeda,
Ayman al Zawahri, annuncia la formazione di una filiale sud-asiatica
che interessa l'India «è autentico».
Lo riferisce la tv Times Now. Le
stesse fonti hanno aggiunto che
«sono state identificate cinque regioni potenzialmente più sensibili a
un reclutamento di militanti per il
nuovo progetto». Il ministro dell'Interno indiano Rajnath Singh ha presieduto un vertice per la sicurezza in
cui il proclama è stato analizzato e
commentato. Secondo i servizi segreti indiani il video di 55 minuti «è
stato girato in una imprecisata zona
fra Pakistan e Afghanistan». In realtà
al Qaeda è da tempo attiva alla frontiera afghano-pachistana, ma al Zawahri ha sottolineato che la nuova
filiale di al Qaida in Asia meridionale
combatterà specificamente in India
(Assam, Gujarat e Kashmir), Birmania e Bangladesh. Il capo della nuova
al Qaeda per il subcontinente indiano, annunciata dal capo della rete
terroristica al Zawahri, è il pakistano
Asim Umar, ideologo responsabile
dell'apertura del nuovo fronte in Asia.
In un momento in cui gli "eredi" di Bin
Laden stanno perdendo terreno a fa-
vore dell'Isis in Medio Oriente, al
Qaeda ha annunciato la nascita di
una nuova costola dell'organizzazione terroristico per portare la jihad
nel cuore del subcontinente indiano e
nei Paesi dell'Asia meridionale. Il
nuovo ramo del network si chiama
appunto "Qaedat al-Jihad in the Indian Subcontinent". Di Asim Umar si
sa poco, persino il nome potrebbe essere stato scelto come appellativo di
battaglia. Nei video e nelle pubblicazioni in cui fa appello al "risveglio islamico" usa la lingua dei pashtun, ma
parla e scrive soprattutto in urdu, la
lingua nazionale pachistana. Turbante nero avvolto intorno alla testa,
barba ispida, Umar appare nei video
di propaganda diffusi da al Qaeda,
ma anche dalla Tehreek-e-Taliban
Pakistan, un raggruppamento di fazioni islamiste armate in guerra contro il governo di Islamabad accusato
di sostenere la guerra americana
"contro il terrore" e di non attuare la
sharia, la legge islamica. I talebani
pakistani sono ben radicati nel nordovest del Paese e in alcune aree di
Karachi (nel sud), ma anche nella
provincia del Punjab, che confina con
l'India. Dopo l'Indonesia e il Pakistan,
l'India è il terzo Paese con la più
grande popolazione musulmana al
mondo, con oltre 140 milioni di seguaci, ma i musulmani indiani sono rimasti immuni, finora, alle chiamate
della jihad, la guerra santa promossa
al Qaeda e dei suoi alleati.
Redazione
Peggiora la situazione in Iraq: il
Paese asiatico appare assolutamente fuori controllo, malgrado i (tardivi) raid americani sui terroristi
dell'Isis. Decine di civili sono stati rapiti da miliziani dell'Isis nel nord. I jihadisti si erano ritirati martedì dal
villaggio di Tal Ali, i cui abitanti avevano dato fuoco a una bandiera e a
una postazione militare dell'Isis. Ma
poche ore dopo vi hanno fatto ritorno
e hanno prelevato numerosi residenti, portandoli via con loro. Inoltre
14 giovani sono stati assassinati
dallo Stato islamico a Mosul, sempre
nel nord, dopo essere stati condannati a morte da una Corte islamica
per reati che non sono stati resi noti.
I corpi degli uccisi sono stati consegnati dai jihadisti all'obitorio del maggiore ospedale della città. Non solo:
almeno sette soldati sono stati uccisi
e 17 feriti nell'esplosione di un'autobomba guidata da un terrorista suicida a sud di Tikrit, in coincidenza
con un'offensiva lanciata dai miliziani
dello Stato islamico che cercano di
prendere il controllo della strada tra
la stessa Tikrit e Samarra, 50 chilometri più a sud. L'attentato è avvenuto a Sumum, a sud di Tikrit. Dieci
chilometri più a nord, intanto, i jihadisti sono arrivati alle porte delle due
cittadine di Dijla e Mutassim, costringendo la quarta divisione dell'esercito a ritirarsi verso Samarra. Nei
combattimenti le forze governative di
Baghdad sono appoggiate da milizie
di volontari sciiti. Preoccupata la comunità internazionale: la Nato «non
ha ricevuto alcuna richiesta di impegno in Iraq, ma sono sicuro che se il
governo iracheno presentasse una
richiesta di assistenza della Nato, gli
alleati la valuterebbero seriamente»,
ha detto il segretario generale Anders Fogh Rassmussen, il quale ha
ricordato che fino al 2011 l'Alleanza
aveva una missione di addestramento e che se Baghdad chiedesse
di riprenderla anche questa verrebbe
valutata seriamente. Più concreta
forse la proposta che viene dal patriarca caldeo: un mese dopo l'aggressione dei jihadisti dello Stato
Islamico che ha provocato l'esodo di
centinaia di migliaia di iracheni compresi 120 mila cristiani - da città
e villaggi della Piana di Ninive, il patriarca di Baghdad, Louis Raphael I
Sako, esprime amarezza per «l'incapacità manifestata dalla macchina
del governo a garantire ordine e rispetto della legge», ma non si limita
alle recriminazioni: il testo patriarcale
elenca una serie di suggerimenti
pratici per uscire dal senso di fatalità
e impotenza che si insinua nelle po-
Iraq, nuove stragi: il Paese verso il completo
controllo dei terroristi dell'Isis
Redazione
Ennesimo orrore in Nigeria dopo un
nuovo attacco dei terroristi islamici di
Boko Haram. Testimoni riferiscono alla
Bbc di cadaveri disseminati per le
strade di Bama (nord) su ordine degli
stessi jihadisti che hanno vietato i funerali delle vittime. L'assalto è avvenuto lunedì, ma secondo l'esercito la
città non è caduta nelle mani degli assalitori. E secondo l'Onu ad agosto
circa 10mila persone sono scappate in
Niger dalla Nigeria dopo gli attacchi
dei fondamentalisti, portando a 80mila
il totale dei rifugiati. Il gruppo integralista islamico aveva lanciato un pesante
attacco contro l'esercito nigeriano a
Bama, dando il via a violenti combattimenti e all'ennesima fuga di massa
della popolazione. Bama é a soli 70
chilometri da Maiduguri, metropoli regionale con un milione e mezzo di abitanti e culla storica della sanguinaria
organizzazione terroristica. Testimoni
hanno riferito che i miliziani sono arrivati in gran numero a bordo di camion
e pick up e hanno attaccato i soldati.
Poca fiducia c'è intanto nella nuova iniziativa africana: gli Stati aderenti all'Unione africana hanno costituito un
organismo ristretto (ne fanno parte i
capi di Stato di Algeria, Sud Africa, Nigeria, Guinea Equatoriale ed Etiopia)
con la missione di pilotare la lotta al
terrorismo nel Continente. La presidenza del comitato è stata assegnata
all'Algeria. Lo ha rivelato il ministro algerino agli Affari maghrebini ed africani, Abdelkader Messahel, a margine
dei lavori del vertice del Consiglio di
pace e sicurezza dell'Unione africana,
che si è occupato esclusivamente
della lotta al terrorismo.
polazioni e nelle istituzioni irachene.
Riguardo al futuro delle aree cadute
sotto il controllo dell'auto-proclamato
Califfato islamico, il patriarca suggerisce di appellarsi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu affinché si crei
«una forza di peace-keeping in collaborazione con le forze di sicurezza
irachene e i Peshmerga curdi, al fine
di liberare la Piana di Ninive» e garantire la sicurezza necessaria per
consentire ai profughi di ritornare ai
propri villaggi nativi.
Immigrazione, altri sbarchi a Crotone e nuovi arresti.
Gasparri, «bloccare Mare Nostrum: incoraggia i trafficanti»
VENERDì 5 SETTEMBRE 2014
Secolo
d’Italia
5
Rito abbreviato
per Paolo Bovi,
l'ex tastierista dei Modà
Priscilla Del Ninno
Ancora sbarchi di clandestini
sulle nostre coste. Ancora arresti
di scafisti senza scrupoli. Ancora
una tragedia del mare evitata per
un soffio. La cronaca dell'immigrazione recita ormai da troppo
tempo lo stesso drammatico, allarmante copione, che in queste
ore si aggiorna al nuovo fermo di
quattro stranieri di nazionalità
egiziana, tra cui un minorenne:
Usama Ahmed, di 41 anni,
Ahmad Mohammad Mahmuud
(21), Hassan Mohamed (37) e
I.H., di 15 anni, arrestati a Crotone dalla squadra mobile e dalla
Capitaneria di porto perché ritenuti gli scafisti dello sbarco di 235
migranti. I quattro sono accusati
del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli
uomini al timone sono stati identificati attraverso la testimonianza
di alcuni migranti nel contesto
delle indagini della squadra mobile e della Capitaneria di Porto di
Crotone, dirette dalla Procura
della Repubblica. Secondo alcune testimonianze rese da alcuni degli stranieri soccorsi, il
gruppo di migranti, dopo essere
stato ammassato su una piccola
imbarcazione, era partito dalle
coste egiziane qualche giorno
prima, rischiando più volte di af-
fondare a causa dell'elevato numero delle persone trasportate.
«Mare nostrum, Frontex, Frontex
plus e ora Triton. Possono chiamarla come vogliono, il risultato
non cambia. Mare nostrum resta,
continueranno gli sbarchi e il
caos sulle nostre coste. Si potranno aggiungere nuove navi
ma nulla di più, e soprattutto nessuna volontà comunitaria di risolvere il problema alla radice. Soldi
zero, nessuna gestione comune
degli immigrati, più clandestini in
Italia. Siamo soli a gestire i flussi
di clandestini nel Mediterraneo»:
questa l'amara quanto lucida
analisi proposta dal presidente
dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «Il problema – ha
quindi aggiunto in conclusione
l'esponente azzurro – va risolto
bloccando
Mare
nostrum:
un'operazione che ha causato
stragi e incoraggiato trafficanti.
Altre risposte non ci servono,
sono inutili e insufficienti. Basta
con la propaganda, è tempo di
fatti». Una disamina e un appello
replicati a distanza di poche ore
anche da Gian Marco Centinaio,
capogruppo della Lega Nord al
Senato, che dal salotto tevisivo di
Raitre, Agorà, ha spiegato:
«Chiediamo al governo di bloccare l'operazione Mare Nostrum.
Con Frontex plus sarà peggio. Ci
saranno più tragedie, perché le
navi potranno operare solo entro
i confini di Schengen, in acque
territoriali europee, e non andranno più in acque internazionali
per
operazioni
di
salvataggio»...
Redazione
Autunno caldo? È presto per
dirlo, ma di sicuro la temperatura
nei rapporti tra Cgil e governo si
sta surriscaldo. «Non comprendiamo la logica per cui si continua
a prorogare il blocco dei contratti.
La sensazione è che si seguiti a
chiedere ai soliti noti per non toccare altri interessi che invece produrrebbero molte risorse».
Parole dure quelle di Susanna
Camusso a proposito del nuovo
blocco dei salari degli statali annunciato dal ministro Marianna
Madia a partire sul 2015. «In questo momento non ci sono le risorse perché l'Italia è ancora in
una fase di difficoltà economica»,
ha spiegato infatti il titolare della
Funzione pubblica gelando le
aspettative di 3 milioni di statali.
Ma la leader della Cgil non ci sta.
«Bisogna decidere che cosa si
vuol fare», ha tuonato la Camusso dalla Sardegna, dove ha
ricordato il primo sciopero generale d'Italia del 4 settembre 1904.
«Il presidente del Consiglio ha
fatto la manovra sugli 80 euro
che noi abbiamo giudicato positivamente perché era il segnale
che non si esce dalla crisi abbassando i salari e peggiorando le
condizioni dei lavoratori. Ora vorremmo coerenza con questa
scelta, chiudendo una stagione
lunga sei anni che ha portato all'impoverimento delle retribuzioni
e delle pensioni». Secondo i conti
del sindacato di Corso Italia, con
la proroga del congelamento dei
salari pubblici al 2015, i dipendenti subirebbero una perdita da
4.800 euro. Anche il numero uno
della Cisl, Raffaele Bonanni, è
pronto alla mobilitazione, «visto
– ha detto – che si usano i guanti
bianchi per le municipalizzate e la
mannaia su dipendenti pubblici».
Sciopero? Siamo agitati e mobilitati da anni. Ma questa non la lasceremo passare. Anche il
coordinamento Sicurezza Ugl, organo che riunisce il personale
della Polizia di Stato, della Polizia
Penitenziaria, del Corpo Forestale dello Stato e dei Vigili del
Fuoco, critica le anticipazioni del
ministro Madia. «Suscitano il nostro più vivo dissenso. Faremo il
possibile per spingere il governo
a fare un passo indietro», si legge
in una nota,. Dall'Usb ancora più
durezza: «A Renzi, che spesso
parla di iniziative rivoluzionarie risponderemo attuando la guerriglia nel pubblico impiego, con
iniziative non convenzionali».
Blocco degli stipendi statali. Sindacati
in trincea contro il ministro Madia
Redazione
Sarà processato con rito abbreviato Paolo Bovi, 40 anni, ex tastierista ed ex fonico dei Modà,
arrestato lo scorso gennaio per
presunti abusi sessuali commessi nel 2011 su quattro ragazzini di età compresa tra i 13
e 16 anni. Per lui, infatti, il gip di
Milano Luigi Gargiulo ha disposto il processo con rito immediato, come richiesto dai pm
Daniela Cento e Lucia Minutella, e poi l'uomo, assistito dai
legali Gianluca Gambogi e Isabella Belli, ha chiesto di essere
giudicato con il rito alternativo
(la data deve essere ancora fissata) che prevede lo sconto di
un terzo sulla pena in caso di
condanna. Bovi, incensurato,
frequentava da anni una parrocchia dell' hinterland milanese
ed era rimasto legato al luogo,
assumendo nel tempo il ruolo di
educatore-animatore. Le quattro violenze sessuali si sarebbero consumate, però, non
all'interno della struttura ma in
altri luoghi, come in un campeggio in Val d'Aosta nel corso
di una gita. Le molestie che i ragazzini dell' oratorio avrebbero
subito dall'educatore parrocchiale, secondo le indagini,
erano una sorta di ''penitenza''
richiesta dall'uomo nell'ambito
di giochi che facevano assieme.
Bovi, tra l'altro, lo scorso marzo
era stato nuovamente arrestato
e stavolta con l'accusa di evasione per essersi liberato del
braccialetto elettronico (era
stato posto agli arresti domiciliari per le presunte violenze
sessuali) per tentare il suicidio.
Dai domiciliari è quindi passato
in carcere perché il gip ha aggravato la misura cautelare per
i presunti abusi sessuali dato
che le norme sulle violenze sessuali su minori prevedono che,
in caso di evasione dai domiciliari, vada disposto il carcere.
Forza Italia: il futuro del turismo nel Salento
è nella nautica e nella portualità
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Redazione
Anche il consigliere di Forza
Italia alla Regione Puglia Erio
Congedo è intervenuto nel dibattito sorto intorno al tema del
futuro del turismo nel Salento,
chiedendo di indirizzare le
scelte verso il turismo nautico
e, nello specifico, di sbloccare
il progetto del porto turistico di
Otranto. «Seguo con attenzione il dibattito di questi giorni
intorno al turismo del Salento ha dichiarato - e alla strada
che questo dovrà intraprendere per costituire una spinta
concreta al sistema economico
locale. Sono convinto, da
tempo, che il Salento deve
Secolo
d’Italia
puntare sulla portualità per caratterizzare la propria offerta
turistica e per andare incontro
alle esigenze di chi vede il
tacco d’Italia come una splendida meta da raggiungere via
mare. La scena a cui ho assistito casualmente a Otranto è
la dimostrazione di come il territorio stia sprecando una occasione enorme. Una nave da
crociera ormeggiata al largo ha
utilizzato scialuppe per far
giungere a terra i viaggiatori e
consentire loro una visita alla
città idruntina. Mi pare che il
Salento, in questo modo, non
fornisca la risposta ideale alla
domanda del turismo nautico.
E che il fatto che oggi sia una
delle mete ideali del turismo internazionale non significa che
lo possa essere per sempre a
queste condizioni. E’ facilmente immaginabile quanto
potrebbe essere proficuo, a
Otranto nel caso specifico, un
approdo portuale in grado di
ospitare imbarcazioni di questo
tipo. Cioè benefici concreti a livello diretto (approdo, ecc.) e
indiretto (ricettività, commercio,
ecc.) e quindi sullo sviluppo di
tutto il Salento. Credo, dunque
– ha aggiunto Congedo – che i
porti siano una leva formidabile. E che a Otranto il governo
nazionale sia chiamato a sbloccare una situazione paradossale, quella del progetto del
porto turistico, ingarbugliata da
ostacoli tecnici e volontà burocratiche che hanno reso la faccenda una telenovela lunga
ben otto anni. Un territorio a
vocazione turistica come il nostro non può sprecare il treno
di opportunità che, ad esempio,
altri Paesi del Mediterraneo
come Croazia, Montenegro o
Albania stanno già cogliendo,
sottraendo all’Italia e alla Puglia fasce molto importanti di
utenza turistica. Strategiche
per lo sviluppo del territorio».
Immacolata», mentre nella chiesa
parrocchiale dello stesso Comune è
stata portata via la statua della Madonna del Carmelo. Dal santuario
della Madonna del Calvario, nella
parrocchia di Lago, frazione di Montefiorino, i ladri avrebbero sottratto
«un crocifisso ligneo antico, un quadro moderno raffigurante la Madonna
addolorata, altri quadri con stampe
recenti e una statua della Vergine».
Nelle ultime tre razzie in ordine di
tempo – aggiunge il consigliere – avvenute in tre notti consecutive, sarebbero stati rubati nella chiesa di
Lago di Montefiorino «ben 25 pezzi di
vario valore». Leoni giudica questi
furti «profanazioni di luoghi sacri che
purtroppo avvengono senza scrupolo
e che impoveriscono il patrimonio artistico» e segnala che questo fenomeno sta assumendo dimensioni
“preoccupanti”, tali da rendere necessari interventi di tutela da parte
delle istituzioni. Di qui la richiesta alla
Giunta regionale di assumere iniziative, di concerto con le autorità competenti, per garantire maggiore
sicurezza al patrimonio artistico, culturale e religioso del Modenese,
anche finanziando sistemi di videosorveglianza e di allarme e sottoscrivendo convenzioni con istituti di
vigilanza.
Troppe chiese saccheggiate nel Modenese,
chiesto l'intervento della Regione
Redazione
«Preoccupante ondata di furti» nelle
chiese del Modenese: a denunciarlo
è Andrea Leoni (Fi-Pdl) che, in un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale di centrosinistra, punta il dito non
solo «sul clamoroso furto, avvenuto il
14 agosto scorso, della tela del Guercino dalla chiesa di San Vincenzo, in
pieno centro a Modena», ma anche
su altri episodi analoghi. Nella chiesa
di San Faustino, per esempio - scrive
il consigliere - sono state rubate le corone alla statua della Madonna e del
Bambino Gesù, e appare “interminabile” la lista dei furti avvenuti negli ultimi mesi nelle chiese dell’Appennino.
Leoni ricorda, tra l’altro, che «i ladri
hanno fatto visita al santuario e alla
chiesa parrocchiale di Spezzano,
oltre che alla chiesa del Conventino
a Formigine, da dove è sparita la coroncina in altorilievo della Madonna
VENERDì 5 SETTEMBRE 2014
Ncd plaude al raddoppio
dell'elisoccorso
nel Viterbese
Redazione
«Rappresenta una notizia positiva la copertura h24 del servizio di elisoccorso. In particolare
il raddoppio della copertura nel
Viterbese ci rende particolarmente soddisfatti, anche perché lo avevamo fortemente
richiesto con due emendamenti
presentati al collegato alla
legge Finanziaria, non più di
tardi di due mesi fa (uno a firma
di Storace e uno a firma mia).
Auspico inoltre, in previsione
della futura scadenza del relativo rapporto contrattuale in essere, che si attivino politiche
volte ad una ottimizzazione e
razionalizzazione delle risorse
economiche ed umane». Lo dichiara il consigliere di Nuovo
Centrodestra della Regione
Lazio Daniele Sabatini, che aggiunge: «Speriamo che questo
sia solo un primo segnale di attenzione verso la Tuscia che,
per quanto riguarda la sanità,
sta incontrando molte criticità.
L’obiettivo - aggiunge - è quello
di mantenere i servizi in termini
di prestazioni offerte ai cittadini,
evitando quindi che debbano
trasferirsi, come spesso già avviene, nella vicina Umbria per
effettuare alcuni controlli. Pratica, questa, che comporta
anche un ulteriore costo per la
Regione Lazio».
“Squadra antimafia” torna
e rivoluziona i personaggi
Secolo
VENERDì 5 SETTEMBRE 2014
Liliana Giobbi
Un personaggio borderline, che si muove sulla
linea sottile che divide lecito e illecito, un vicequestore che naviga nelle acque torbide della zona
grigia in cui il bianco e il nero, il bene e il male, si
confondono e si sovrappongono. Marco Bocci
riassume così l'evoluzione di Domenico Calcaterra, il personaggio che interpreta anche nella
nuova serie di “Squadra antimafia”. Sullo sfondo
c'è la trattativa stato-mafia, che intreccia i racconti
del prosieguo della fortunata fiction di Canale 5
prodotta da Taodue. Mentre dall'8 settembre andranno in onda le dieci puntate della serie numero
6, a Monterotondo, vicino Roma. «Forti della fedeltà di un pubblico affezionato che segue “Squadra antimafia” anche sui social con numeri da
record (nasce per loro anche una app di Second
Screen Mediaset connect) – spiega Giorgio Grignaffini direttore editoriale Taodue – abbiamo iniziato a girare già la settima serie senza aspettare
i risultati della sesta. Pur essendo un poliziesco,
questa fiction piace molto alle donne. Anche le attrici di “Squadra antimafia”, da Simona Cavallari a
Giulia Michelini, hanno sempre avuto ruoli di primo
piano e di grande successo», spiega. Un polizie-
sco, che sposa il melò, avvincente e per tutti,
pieno di scene di azione, inseguimenti e sparatorie. Mentre si gira succede di dover ripetere le
scene perché una pistola si inceppa o si accendono le quattro frecce di un'auto (che invece dovevano essere spente). Un lavoro di grande
pazienza, sul set di un poliziesco più che su altri
set. Marco Bocci lo racconta così in un'intervista
video ad Ansa.it: «Può succedere che è buona la
prima o anche di ripetere una scena 20-25 volte.
In questa fiction però si mantiene un ritmo umano
rispetto alla media. Credo che “Squadra antimafia”
sia la serie in cui c'è più azione in Italia, almeno
nella tv generalista. Dopo intere giornate di finti
combattimenti, mi capita di tornare la sera a casa
come se avessi fatto a schiaffi davvero», racconta
Bocci, re dei rotocalchi nelle ultime settimane per
le nozze con Laura Chiatti. Oggi l'attore non parla
della sua vita privata, ma solo del suo personaggio: «Calcaterra sarà costretto a fare scelte di rottura. Ad un certo punto si accorgerà che i nemici
a volte non sono solo quelli più palesi ma anche
persone per cui lavora. Si troverà a doversi difendere proprio dalle istituzioni che lui stesso rappresenta e quindi deciderà di intraprendere una
Tra imprudenza e inciviltà, estate di follie in montagna
Redazione
Un raduno di appassionati di ufo sul ghiacciaio (annunciato e annullato all'ultimo), ragazzini legati e trascinati verso la vetta, furti di scarponi e ramponi nei
rifugi, vandalismi e spazzatura nei bivacchi, corde sottratte alle guide alpine, selfie con bambini sui crepacci
e tanti alpinisti riportati a valle nei sacchi neri della
“morgue”: nella bizzarra estate 2014 si è vissuto questo e altro sulle pendici del Monte Bianco, un tempo riservato solo a scalatori esperti e oggi meta di alpinisti
improvvisati provenienti da mezzo mondo. Da giugno
a settembre è lungo l'elenco degli incidenti, alcuni figli
della fatalità e molti causati da imprudenza e impreparazione. Ma a far riflettere è soprattutto l'atteggiamento arrogante di chi si inerpica su quei pendii. Non
ci sono bandiere per l'inciviltà in alta quota: spagnoli,
americani, russi, belgi, inglesi, cechi, sono stati protagonisti in negativo quest'estate. A denunciare la situazione, ormai da settimane, è il sindaco di
Saint-Gervais (Francia), Jean-Marc Peillex, che parla
apertamente del Mont Blanc come di un nuovo parco
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
7
d’Italia
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Ugo Lisi (Vicepresidente)
Antonio Giordano (Amministratore delegato)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
strada diversa, individuale. Rimarrà in lui un
grande senso di giustizia ma talvolta dovrà trasgredire la legge stessa». Lo spunto della trattativa stato-mafia viene dall'attualità. «La nostra è
fiction – spiega Bocci – ma nei tg non si vedono
cose molto diverse. Non bisogna però perdere fiducia nello stato. Se c'è una mela marcia non puoi
pensare che sia marcia tutta la pianta». Bocci sarà
anche protagonista di tre nuovi film sul grande
schermo: “Scusate se esisto” di Riccardo Milani
con Raoul Bova e Paola Cortellesi, “Italo” opera
prima di Alessia Scarso e “L'esigenza di unirmi
ogni volta con te”“S di Tonino Zangardi con Claudia Gerini.
giochi Disney e invoca maggior rispetto verso la montagna. La novità del giorno è rappresentata da una decina di scalatori dell'est europeo, filmati da una guida
alpina valdostana sul Dome du Gouter mentre procedevano slegati sul ghiacciaio, come fosse una passeggiata nei prati. «È la banalizzazione della
montagna – spiega Ezio Marlier, che si trovava lassù
con altre guide – e il mancato rispetto delle più elementari regole da seguire in alta quota. Questi sono
dei folli che non si rendono conto dei rischi che corrono e che fanno correre agli altri. E se li fermi ti mandano a stendere». Sul problema sicurezza sono
intervenuti anche i genitori di Jassim Mazouni, il sedicenne parigino scomparso sul Monte Bianco con la
guida alpina Ferdinando Rollando il 9 luglio scorso,
dopo aver lasciato il rifugio Gonella con una forte nevicata in arrivo. Quel giorno «le condizioni meteo
erano pessime, ma nessun divieto, nemmeno una segnaletica di dissuasione, impedisce l'ascensione nel
caso di un tale pericolo, la nostra rabbia è immensa»,
hanno scritto in una lettera al sindaco Peillex. L'obiettivo ora è di lottare per «un utilizzo responsabile del
Monte Bianco», affinché «questa terribile tragedia che
ha preso nostro figlio nel fiore della sua età serva almeno a svegliare le coscienze».
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7 agosto 1990 n. 250
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Memo per la Nato: la Russia non è la Libia. E Putin