Il Judo (柔道), fondato dal prof. Jigoro Kano, è un'arte
marziale, uno sport e una filosofia giapponese. È anche una
disciplina per la formazione dell'individuo nel senso morale e
caratteriale. È diventato ufficialmente disciplina olimpica nel
1964, a Tokyo, e ha rappresentato alle Olimpiadi di Atene
2004 il terzo sport più universale, con atleti da 98 paesi.
Il termine Judo è composto da due kanji: 柔 (ju, cedevolezza) e 道 (do, via) e
significa via della cedevolezza, via dell'adattabilità (alla forza nemica); con
questo, si cerca di spiegare che il modo per vincere una forza non è opporvisi,
bensì il contrario, sfruttandola e dirigendola per il proprio fine.
Sotto il peso della neve i rami del salice si flettono in modo da poterla scaricare
a terra e riprendere cosi la posizione naturale, al contrario della "robusta"
quercia che finirà invece per spezzarsi.
Il tema dell'assecondare la forza nemica è fondamentale nella cultura del
guerriero samurai, poiché riprende uno dei concetti espressi talvolta nel
buddhismo e soprattutto nel classico cinese detto "Libro dei Mutamenti"
(Yijing) che afferma che l'universo è regolato da correnti di forza e che occorre
incanalarsi in queste correnti applicando la forza minima necessaria ad
ottenerne il controllo. Opporvisi invece non porta alcun risultato poiché si
resterebbe privi di energia.
Il Judo si appoggia su un codice morale instaurato da Jigoro Kano che esalta
otto qualità essenziali che il Judoista (o Judoka) deve sforzarsi di avvicinare
durante il suo apprendistato:
Amicizia
Onore
Educazione
Modestia
Coraggio
Rispetto
Sincerità
Controllo di sé
Storia
Il Judo trae le sue origini dall'antico Jujitsu: il suo fondatore Jigoro Kano studiò
e approfondì diverse scuole di Jujitsu giungendo ad ottenere il grado di Shihan
(maestro) in due di queste, chiamate Tenshin Shin'yo Ryu (specializzata in
Katame waza, ossia lotta a terra, immobilizzazioni, strangolamenti, leve
articolari) e Kito Ryu (specializzata in Nage waza, tecniche di lancio).
Quest'ultima era famosa per praticare lo yoroi gumi uchi (combattimento con
l'armatura), una sorta di randori (pratica libera) con tecniche di proiezione, a
differenza delle altre scuole che praticavano principalmente i kata (forme
preordinate).
I suoi studi gli consentirono nel 1882, secondo la norma dell'epoca che
consentiva allo shihan di almeno due stili di poterne fondare uno nuovo, di
approntare il proprio metodo cui diede il nome di Judo Kodokan, il cui
significato per esteso è scuola dove si insegna la via della cedevolezza.
Jigoro Kano, professore universitario di inglese ed economia, dotato di notevoli
capacità pedagogiche, intuì l'importanza che potevano avere lo sviluppo fisico e
la capacità nel combattimento se venivano usate proficuamente per lo sviluppo
intellettuale dei giovani. Per prima cosa eliminò tutte le azioni di attacco
armato e non che potevano portare al ferimento a volte anche grave degli
allievi: queste tecniche furono ordinate nei kata, in modo che si potesse
praticarle senza pericoli. Poi studiò e approfondì il nage waza appreso alla
scuola Kito, formando così un sistema di combattimento efficace e gratificante.
Ma la vera evoluzione rispetto al Jujitsu si ebbe con la formulazione dei principi
fondamentali che regolavano la nuova disciplina: Seiryoku zen'yo (il miglior
impiego dell'energia fisica e mentale) e Jita kyo'ei (tutti insieme per crescere e
progredire).
L'uomo migliora sé stesso attraverso la pratica del Judo e contribuisce al
miglioramento della società, e questo è possibile solo con la partecipazione
intelligente di tutti.
Lo scopo finale del Jujitsu era il raggiungimento della massima abilità nel
combattimento; nel Judo l'abilità è il mezzo per giungere alla condizione
mentale
del
"miglior
impiego
dell'energia".
Ciò
significa
impiegare
proficuamente le proprie risorse, il proprio tempo, il lavoro, lo studio, le
amicizie, ecc., allo scopo di migliorarsi continuamente nella propria vita e nelle
relazioni con gli altri, conformando cioè la propria vita al compimento del
principio del "miglior impiego dell'energia".
Si stabilì cosi l'alto valore educativo della disciplina del Judo, unita alla sua
efficacia nel caso venisse impiegato per difendersi dalle aggressioni.
Il Judo mira a compiere la sintesi tra le due tipiche espressioni della cultura
giapponese antica e cioè Bun-bu, la penna e la spada, la virtù civile e la virtù
guerriera: ciò si attua attraverso la pratica delle tre discipline racchiuse nel
Judo,
chiamate
rentai
(coltivazione intellettuale).
(cultura
fisica),
shobu
(arti
guerriere),
sushin
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