Dossier Il mese dell’educazione alimentare DIMMI COME MANGI… Con il patrocinio di: TuttoscuolA n. 471 I educazione alimentare Dossier Educazione alle sicurezze alimentari Dalla Sicurezza alla Qualità O ttanta italiani su cento ne sono sicuri: mangiare, non sempre fa bene. Mangiare bene fa meglio, invece.. E’ uno slogan, ma non solo. Lo hanno adottato trasmissioni televisive e associazioni di categoria; Ministeri. E si tratta infine di un dato statistico perché è quanto emerge da una inchiesta sull’alimentazione che ha chiamato in ballo un popolo tradizionalmente gaudente a tavola come il nostro interrogandolo su di un argomento quasi sacro per noi, quasi si parlasse della mamma o della squadra del cuore… In effetti gli italiani oggi si dicono convinti che mangiare tout court non sia di per sé la panacea a tutti i mali; si dicono convinti che una corretta alimentazione sia frutto di un giusto equilibrio; e si dicono infine preoccupati per quanto concerne la sicurezza II dei cibi; la loro conservazione; i metodi di produzione e di allevamento o coltura; per ciò che attiene certificazione ed etichettature. Da noi del resto, Ministeri della Salute, dell’Istruzione, delle Politiche Giovanili, Istituzioni come il Coni e le Università (anche di Scienze Motorie), associazioni di settore (Coldiretti e Cia; Inran e associazioni professionali, Nutrizionisti e Diabetologi, Pediatri e Cardiologi, tra i tanti) si sono fatti in questi ultimi anni interpreti di questa nuova esigenza e di questa attenzione rinnovata al benessere comune. In ogni caso – come vedremo – ci muoviamo proprio a partire da queste moderne esigenze. L’assioma principale da cui muoversi è che: “Un equilibrato appor to di energ ia e d i nut r ient i, come a nche d i sost a n ze a d a z ione protettiva, costituisce il requisito di base per il mantenimento di un buono stato di salute. Lo sviluppo socio-economico degli ultimi decenni ha assicurato una maggior disponibilità e varietà di alimenti per le popolazioni dei paesi ad economia avanzata, determinando la scomparsa di molte malattie carenziali e contribuendo parallelamente alla crescita delle aspettative di vita”. Questo, ment re “nel nost ro paese questo sviluppo è stato accompagnato da un progressivo allontanamento dal modello tradizionale di dieta (di tipo mediterraneo) e dall’affermarsi di diete ad elevata densità energetica, alto contenuto in grassi, soprattutto saturi, e a basso contenuto in carboidrati non raffinati. Queste nuove abitudini alimentari, associate ad uno stile di vita sedentario, hanno determinato il notevole incremento dell’incidenza di patologie croniche con fattore di rischio dietetico-nutrizionale qu ali l’obesit à , il diabete non insulino-dipendente, le patologie cardiovascolari, alcuni tumori”. Così il documento ufficiale di presentazione delle attività del Centro attivato a Roma presso il TuttoscuolA n. 471 Dossier I fattori di Rischio legati agli Alimenti Cosa insegnare dunque ai nostri ragazzi ed ai nostri educatori? Innanzitutto che si deve esigere la verifica della integrità compositiva e del buono stato di conservazione degli alimenti (valutazione di indicatori di qualità, accertamento e prevenzione delle frodi alimentari). Inoltre, che occorre rivolgersi ad autorità in grado di indicare nelle nostre diete alimentari il valore nutrizionale degli alimenti, la presenza di fattori benefici per la salute. Tanto basta in sostanza per essere garantiti dal rischio chimico as- TuttoscuolA n. 471 sociato ai prodotti alimentari che deriva dalla presenza di fattori di rischio quali, sostanze tossiche naturali, allergeni, contaminanti naturali, ambientali o indotti da processo, inclusi i residui (ad esempio di farmaci veterinari). OMS e FAO, del resto, al fine di garantire la sicurezza per quanto concerne i rischi derivanti dalla pre- pende naturalmente anche dalla qualità delle materie prime, del trasporto, della conservazione e delle condizioni presso il punto vendita. I fabbricanti di prodotti alimentari devono lavorare congiuntamente con i fornitori, i produttori, i grossisti, i trasportatori e i distributori per garantire che vengano pienamente rispettati gli standard di qualità. Le industrie alimentari sottopongono ai fornitori un elenco di requisiti di qualità che le materie prime devono soddisfare; spesso senza di sostanze chimiche nei prodotti alimentari hanno fornito degli indicatori e dei livelli oltre i quali non si può più parlare di sicurezza. Tra queste menzione a parte meritano le biotecnologie per le implicazioni sociali, culturali ed etiche in aggiunta a quelle ambientali e di sicurezza d’uso che la produzione, per scopi alimentari, di organismi geneticamente modificati (OGM) comporta. forniscono anche assistenza tecnica ai trasportatori, ai grossisti e ai commercianti al dettaglio; eseguono controlli per accertarsi che fattori quali la temperatura e l’umidità siano opportunamente controllati e che le date di scadenza siano rispettate. Perché i prodotti alimentari giungano al consumatore in perfetto stato, anche la confezione gioca un ruolo fondamentale: può aumentare la durata di conservazione, in quanto costituisce una barriera contro il vapore acqueo, l’aria e i microrganismi, allo stesso tempo mantenendo la freschezza del prodotto. La confezione trasmette inoltre importanti informazioni che aiutano il consumatore a conservare e preparare il prodotto in La Qualità prima di tutto Ma oltre questo c’è la qualità. Le industrie aderiscono agli standard di gestione della qualità elaborati dall’ISO (International Standards Association). La qualità dei prodotti alimentari di- III educazione alimentare Regina Elena. L’obiettivo prioritario di intervento pertanto è quindi quello di mirare alla riduzione del rischio, promuovendo stili di vita corretti in grado di garantire un migliore stato di salute generale e ridurre nel contempo i notevoli costi socio-economici generati dalla diffusione delle patologie croniche associate alla dieta. In questo contesto l’attività del Centro si articola in diversi settori di intervento che riguardano: - identificazione e promozione di stili di vita diretti al mantenimento di un buono stato di salute e alla prevenzione dell’insorgenza di malattie con fattore di rischio dietetico-nutrizionale - raccolta di dati sull’assunzione di alimenti, sulle abitudini dietetiche e sullo stato nutrizionale di gr uppi di popolazione - studi sulla presenza negli alimenti, sulle funzioni e sul mecca n ismo d’a z ione d i compo nenti della dieta per i quali è stato riconosciuto (in senso positivo o negativo) un ruolo importante sulla salute dell’uomo - corretta informazione al consumatore per promuovere scelte ali ment a r i consapevoli - studi su gruppi di alimenti con valenza nutrizionale particolare. educazione alimentare Dossier modo sicuro, come le informazioni relative alla cottura, agli ingredienti, al valore nutrizionale e alle date di scadenza. La legislazione Lo Stato italiano, sia adeguandosi ed uniformandosi alle regole comunitarie, sia muovendosi anche autonomamente, ha emanato in questi anni una serie di misure normative in materia di sicurezza sugli alimenti. Sono stati presi in considerazione aspetti che riguardano il trasporto e la trasformazione, la distribuzione e la vendita nei negozi nei bar, in ristoranti, mense e luoghi pubblici. Si parla di additivi e di conservazione; di confezionamento e di trasparenza nelle etichette che indichino ingredienti e valori nutrizionali. Si parla infine di quelle sigle che la scuola non può non fa r co noscere e che – dietro ad ogni prodotto – forniscono indicazioni indispensabili in fatto di garanzia e sicurezza per tutti i cittadini dell’Unione. Si potrebbe dire insomma che la garanzia in Europa è contenuta dietro una sigla. Nel 1992 la Comunità Europea ha creato alcuni sistemi noti come DOP, IGP e STG (Specialità Tradizionale Garantita) per promuovere e tutelare i prodotti agroalimentari. Bisogna imparare a tenerne conto: i loro nomi – contro le truffe – devono diventare sempre più familiari. Si va dalla Denominazione d’Origine Protetta (DOP) che identifica la denominazione di un prodotto la cui produzione, trasformazione ed elaborazione devono aver luogo in un’area geografica determinata e caratterizzata da una perizia riconosciuta e constatata, per cui con questa denominazione si designano quei prodotti collegati in IV modo univoco alla zona geografica di cui portano il nome e caratterizzati da due specifiche condizioni: la produzione delle materie prime e la loro trasformazione fino al prodotto finito devono avvenire, salvo talune eccezioni, nell’ambito della regione delimitata di cui il prodotto ha il nome; la qualità o le caratteristiche del prodotto devono potersi ricondur re essenzialmente o in via esclusiva, all’ambente geografico del luogo d’origine. A l l’I n d i c a z i o n e Geografica Protetta (IGP), dove il legame con il territorio è presente in almeno uno degli stadi della produzione, della trasformazione o dell’elaborazione del prodotto. Inoltre, il prodotto gode di una certa fama. Fino alla Specialità Tradizionale Garantita (STG) che non fa riferimento ad un’origine ma ha per oggetto quello di valorizzare una composizione tradizionale del prodotto o un metodo di produzione tradizionale. Questo il minimo indispensabile. Ma per non essere degli sprovveduti di fronte a produt t or i e prodot t i d i d ive r sa provenienza e qualità sarebbe be ne fa re u no sfor zo i n più , a nche i n fat to di fenomen i o r a m o t iv a t a m e nt e d i g r id o come Ag r icolt ura biologica e quant’altro… Senza contare che poter leggere etichette e valori nutrizionali, componenti ed ingredienti, additivi e sistemi di produzione etc, fornire ai consumatori ed agli studenti un glossario appare invero indispensabile. Ed è quello che molto materiale didattico del resto tende a fare. Ad aprile 2007, presso l’ITAS Sereni di Roma, si svolgerà la giornata finale del progetto “Spesa facile”, proposto da Arsial, insieme alla Provincia di Roma, e cofinanziato dalla Commissione Europea. “Spesa Facile” ha avuto l’obiettivo di diffondere, presso le scuole elementari e medie del Lazio, i principi della PAC attraverso l’informazione su una spesa consapevole dei tempi stagionali dei prodotti agroalimentari delle zone rurale d’Europa e del Lazio. A tal fine il progetto ha previsto un concorso a premi. Nel corso della giornata conclusiva, verranno premiate le 12 classi vincitrici da Daniela Valentini, Assessore all’Agricoltura Regione Lazio, da Sergio Urilli, Assessore alle Politiche dell’Agricoltura della Provincia di Roma, e dal Commissario Straordinario di ARSIAL, Tuttoscuol A n. 471 Fabio Massimo Pallottini. Dossier Cambiare gli stili di vita, cambiare le nostre città H a fatto notizia – almeno nelle cronache locali del Lazio – il progetto della scuola “Edmondo De Amicis” di Viterbo che sta sviluppando un piano di educazione alimentare ed educazione ad un corretto stile di vita in collaborazione con la Facoltà di Scienze Motorie (Iusm) di Roma. Non si tratta dell’unico esempio in Italia, ovvio, ma forse del più recente. Grazie alla presenza diretta dei docenti e degli studenti di Scienze motorie di Roma, laboratori e lezioni sul tema dell’alimentazione e del consumo energetico individuale, insieme a specifiche attività motorie (sport e attività ludiche) appositamente studiati dallo Iusm di Roma per bambini in età scolare, vengono infatti tenuti ormai regolarmente nella città, con una grande capacità di coinvolgimento nella didattica e nell’attività ludica e ricreativa della scuola. TuttoscuolA n. 471 E’ questa insomma la strada da seguire, verrebbe da dire, perché la corretta alimentazione non va disgiunta da un corretto stile di vita globale che infatti prevede movimento ed attività sportiva, non solo insegnamento teorico e tecnico che peraltro rischia anche di apparire coercitivo e punitivo agli occhi dei più giovani. Su questo campo si sono mossi pertanto anche tanti campioni dello sport sollecitati oltretutto anche dalle ultime iniziative del Coni e dei ministri Melandri e Turco. In campo sono scesi gli atleti del rugby e del volley romano “per dare un calcio alla sedentarietà”; Ciro Ferrara e Cannavaro, a Napoli, tra i tanti, anche per promuovere il riscatto sociale di alcune realtà marginali e periferiche, “il sogno del campione del mondo di Fuorigrotta che diventa realtà” facendosi testimonial di altri stili di vita più sani C V educazione alimentare Iniziative tra scuola e istituzioni L’esempio Iusm e De Amicis di Viterbo anche nelle scuole del napoletano; i calciatori dell’Inter e della Juventus; l’ex ct della Nazionale Italiana di Calcio, Marcello Lippi. Sono loro del resto i migliori testimonial possibili. E con loro segnaliamo infine anche Chechi e tutti gli altri sportivi chiamati in causa di fronte ad una infanzia sempre più pigra, soprappeso e priva di mordente, oltre che di obiettivi da raggiungere con tenacia e autodisciplina. A ciò va aggiunto il ruolo di istituzioni ed amministrazioni più o meno sensibili al tema e da cui anzi non si può prescindere. Il problema alimentare era tra le priorità del Ministero della salute fin dal Piano sanitario nazionale 2002-2004 quando esso si è posto il Progetto-obiettivo “Promuovere gli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione pubblica sulla salute”. A che punto siamo? Difficile dare risposte anche perché ci troviamo di fronte alla pletora di notizie più o meno discordanti date sul tema. I bambini d’Italia sono i più grassi d’Europa come tuona qualcuno o invece come sostiene in questi giorni altra fonte (Coldiretti) stanno peggio di qualche anno fa ma non starebbero peggio di altri bambini Ue? E comunque stiano le cose, si può mai gioire se, pur stando male, c’è chi sta peggio? Quello che conta semmai è la tendenza. E quella non è rassicurante. osì negli anni sono nate iniziative come Un piatto di salute, promossa dalle associazioni di consumatori europee. L’obiettivo primario era quello di potenziare l’informazione nel campo dell’alimentazione e di sviluppare nuove iniziative di educazione alimentare rivolte ai più giovani. Mangia con gusto, conserva l’Italia promossa da Cna Alimentare, Coldiretti, Cia e Slow Food; Essere & Benessere sul sito Internet del MIUR; e il concorso per educazione alimentare Dossier le scuole “Il linguaggio del cibo: storia dell’alimentazione in Italia”, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e da Federalimentare; le iniziative Ismea Che gusto c’è. Giochiamo con le cose buone della nostra terra; programmi come Cultura che nutre con il sito www. culturachenutre.it poi ancora tanti progetti anche di portata regionale, ai quali tutti però – al di là degli indubbi meriti – manca forse un piano coordinato e globale. Solito vecchio discorso tra sussidiarietà e complementarità delle istituzioni. Ma il discorso diventerebbe troppo lungo… In Emilia Romagna – all’avanguardia sul tema – sono nati ad esempio: “Mangiare insieme”, ideato per valorizzare l´aspetto quotidiano dell’alimentazione e i suoi rapporti con la vita personale, i gusti, le emozioni, la socialità, la cultura e l´ambiente. Sono stati attori promotori del progetto la Regione e le Province. La Regione, inoltre, ha assicurato il coordinamento a livello istituzionale, mentre le Province ne hanno curato l´attuazione sul territorio. Le proposte formative e interattive hanno coinvolto anche genitori e insegnanti e sono state formulate in sintonia con le diverse fasi dello sviluppo psicofisico, dalla prima infanzia all´adolescenza. “Merenda con gusto” con l´obiettivo di far conoscere e gustare a bambini e ragazzi a scuola merende a base di produzioni tipiche e biologiche, in sostituzione di quelle convenzionali di tipo industriale, fornite da aziende agricole e produttori locali; “Cultura che nutre” . La Regione del resto ha un ruolo di coordinamento e di indirizzo, E VI Le iniziative a varie latitudini L a rinnovata attenzione per un diversa cultura del cibo e dell’alimentazione fortunatamente non conosce differenze significative per quanto riguarda le numerose iniziative messe in atto sul nostro territorio nazionale. Così si va dai primi progetti di mense biologiche dell’Emilia e delle Marche, già in atto più di 15 anni fa, a quelle del Piemonte e della Sicilia, le cui ultime norme in materia risalgono a circa un lustro fa. Negli ultimi tempi poi molti e differenziati piani di intervento sono partiti da più parti. “L’attenzione della Regione Lombardia, d’intesa con la Provincia di Milano, le associazioni di categoria e la Fondazione Minoprio ha preparato una serie di iniziative che vanno da un kit che comprende schede e cinque bustine di semi per creare un orto in classe a un concorso per gli studenti delle scuole alberghiere, alla visita alle “fattorie didattiche” della Lombardia – annunciava qualche tempo fa la vice presidente della Regione, Viviana Beccalossi. “Il piacere di mangiare non ha solo un significato biologico. Natura e cultura sono infatti strettamente collegate e – ha affermato nell’occasione la Beccalossi - lo sviluppo del gusto non può mai essere preso in considerazione separatamente dalle componenti legate all’ambiente, alle tradizioni e alle esperienze”. Per questo il momento del pasto a scuola, ma anche fuori dalla scuola, può divenire par- te di un percorso di educazione alimentare e un recupero della propria cultura e del proprio territorio, attraverso l’affermazione dei prodotti tipici. La Regione Lombardia, prima regione agricola d’Italia, vanta infatti una ventina di prodotti a marchio DOP (Denominazione origine protetta) o IGP (Indicazione geografica protetta), e attraverso il Piano annuale di educazione alimentare, ha elaborato delle linee-guida per l’inserimento nei menù scolastici questi prodotti tipici e biologici del territorio e sta lavorando ad un progetto per lo sviluppo di una rete di “Fattorie Didattiche”, per avvicinare sempre più i piccoli alla conoscenza dell’agricoltura e dei suoi prodotti di qualità. I ragazzi, che sono i consumatori più importanti e svolgono un ruolo decisivo nelle scelte dei consumi, si confronteranno, tra l’altro, con schede che illustrano piante aromatiche, alberi da frutto, cereali e miele per meglio conoscere la ricchezza del panorama agro-alimentare e orientarsi nel complesso mondo della comunicazione. Per questo all’attività di educazione alimentare della Regione Lombardia negli ultimi tre anni sono stati dedicati 5 mila corsi e incontri organizzati, con 500 mila persone coinvolte; 9 pubblicazioni realizzate, 150 mila volumi informativi distribuiti, circa 2 milioni e mezzo gli euro di investimento complessivo”. Per rendere invece la vita più facile agli insegnanti, l’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino ha messo a disposizione le proprie competenze scientifiche per realizzare un programma di “educazione alimen- TuttoscuolA n. 471 Dossier TuttoscuolA n. 471 fine, confermata la tendenza ad uno stile di vita sedentaria, hanno sorpreso le differenze tra ragazzi e ragazze: se infatti il 40% dei ragazzi pratica regolarmente attività fisica, questa percentuale è solo del 25% tra le ragazze. “I ragazzi fanno sport perché giocano al calcio”, specifica Barba, “ma dal questionario è emerso che le ragazze sarebbero più invogliate all’attività fisica se sotto forma di ballo. Forse la carenza di strutture adeguate limita, in maniera diversa tra i due sessi, l’accesso allo sport”. In questo senso, l’intervento educativo A coinvolgerebbe in maniera diretta le varie amministrazioni locali che potrebbero agevolare la pratica di questo sport-divertimento a costi contenuti. “A questo punto”, conclude Barba, “il lavoro di supporto scientifico del Cnr è terminato e potrà cominciare quello degli insegnanti che allestiranno le unità di apprendimento sulla scorta delle informazioni ottenute sul territorio”. VII educazione alimentare tare su misura”: studio di abitudini e stili di vita, individuazione delle necessità specifiche territoriali e, su questi dati, pianificazione del programma più appropriato. Il progetto “Missione salute nel Vallo di Lauro”, promosso dalla fondazione “Mario Amelio onlus” in collaborazione con Miur, Asl Av2 e amministrazioni locali, ha coinvolto circa 300 ragazzi delle scuole medie del Vallo di Lauro, in Irpinia. “Sulla base dei dati disponibili in letteratura e dalle conoscenze da noi acquisite in Campania”, dice Gianvincenzo Barba, ricercatore dell’Isa, “abbiamo identificato tre fattori critici rilevanti per l’alimentazione in età pediatrica: portion size, fuoripasto e sedentarietà. Abbiamo quindi strutturato un questionario di inchiesta specifico per queste tematiche che è stato poi sottoposto ai ragazzi e ai loro genitori”. I risultati dell’analisi dei questionari hanno evidenziato alcuni dati interessanti e utili per la realizzazione del programma educativo. “Innanzitutto”, spiega Barba, “è evidente la percezione distorta di ‘quanto’ si mangi, visto che, tra i ragazzi intervistati che dichiaravano di consumare ogni giorno pasti quantitativamente normali, circa l’80% risultava poi essere in sovrappeso”. Il modello didattico per rispondere a questa indicazione sarà centrato sugli aspetti quantitativi, ad esempio con la realizzazione, da parte dei ragazzi stessi, di un atlante fotografico delle porzioni e, in seconda istanza, si svilupperà lo studio degli aspetti qualitativi, che pure sono rilevanti. Ancora, l’analisi dei dati ha evidenziato come il consumo di snack dolci ad elevata densità calorica era limitato in ambiente scolastico (appena l’8%) mentre aumentava cospicuamente (40%) in ambiente extra-scolastico. “In questo caso”, prosegue il ricercatore, “l’obiettivo dell’intervento sarà quello di incidere sui genitori e sul contesto domestico in generale”. In- e le competenze della Regione, definite all´art.2 della legge regionale 29/2002, sono: a. d e f i n i r e l e l i n e e p e r l´orientamento dei consumi e l´educazione alimentare b. coordinare le attività realizzate dalle Province e fornire loro supporti di dimensione regionale c. favorire l´accesso alle informazioni in materia di produzioni e consumi alimentari da parte dei cittadini e delle loro forme associative, anche attraverso appropriate iniziative di comunicazione, ricercando la collaborazione con le Associazioni dei consumatori d. promuovere precorsi di educazione alimentare in ambito scolastico o nelle aziende agricoloalimentari aderenti ai programmi della Regione, intesi a sviluppare in modo coordinato attività didattiche, formative e informative e. promuovere anche in collaborazione con le Università ed Istituti specializzati, percorsi formativi e di aggiornamento professionale rivolti ai soggetti operanti nel campo della ristorazione, dell´alimentazione e dell´educazione alimentare. lt ri fondi vengono normalmente stanziati in Regione per iniziative che di anno in anno si pongono nuovi obiettivi in tema di educazione alimentare ed educazione al gusto. Ma intanto – verrebbe da dire – i nostri bambini non hanno più spazi per giocare all’aria aperta e per muoversi. Le nostre città non sono fatte per loro. E verrebbe da aggiungere che senza cultura dello spazio urbano e di una città su misura d’uomo e di bambino, tutti i progetti e le campagne rischiano di diventare solo un palliativo… Educazione Alimentare Le proposte della Regione Lombardia F in dal 1978, la Regione Lombardia, attraverso la sua Direzione Generale Agricoltura, programma e coordina iniziative di Educazione Alimentare, rivolte soprattutto agli studenti della scuola dell’obbligo, a insegnanti e genitori, oltre che agli operatori dell’ambito alimentare-didattico. Non mancano tuttavia anche azioni rivolte al cittadino-consumatore e l’obiettivo in tutti i casi è quello di promuovere la “cultura” del cibo. I principi che muovono l’azione regionale rispondono alla necessità di fornire ai giovani e alle loro famiglie le informazioni necessarie per attuare scelte alimentari consapevoli, recuperando i principi di una sana alimentazione, della conoscenza del percorso dalla terra alla tavola, della stagionalità dei prodotti e della tradizione territoriale anche nel mercato globale. Ecco le principali linee di indirizzo che guidano gli interventi regionali: - promuovere la conoscenza dell’agricoltura e più precisamente del sistema agroalimentare attraverso la comprensione delle relazioni esistenti tra sistemi produttivi, consumi alimentari e salvaguardia dell’ambiente; - favorire l’adozione di corretti comportamenti alimentari e nutrizionali, il consumo di prodotti tipici e di qualità, ottenuti www.buonalombardia.it Realizzato dell’Assessorato all’Agricoltura e da UnionCamere Lombardia, promuove i prodotti e i professionisti del comparto agroalimentare. Permette di navigare in modo semplice e veloce in quattro aree tematiche: itinerari tematici: percorsi nell’agroalimentare, ma anche nell’agriturismo, nell’ambiente, nell’arte, nella cultura e nell’artigianato; enogastronomia: dedicato a buongustai e appassionati del turismo enogastronomico; aziende e consorzi: una guida per chi compra e chi vende qualità agro-alimentare lombarda; educazione alimentare: dedicato alle scuole, ai ragazzi e alle famiglie, per imparare, giocare, crescere consapevoli dell’importanza di un’alimentazione di qualità. Questo sezione diventerà un sito nel sito e quest’anno verrà implementata con nuovi giochi didattici, nuovi contenuti e nuove pubblicazioni scaricabili. - nel rispetto dell’ambiente o legati alla tradizione e cultura del territorio rurale; promuovere la trasversalità dell’Educazione Alimentare, informando sugli aspetti storici, culturali e antropologici legati alle produzioni agroalimentari e al loro territorio d’origine. N umerosi sono i supporti didattici realizzati con l’obiettivo di stimolare l’autonoma creatività dei docenti, fornendo strumenti di lavoro che rendano piacevole ai ragazzi la conoscenza di tematiche di grande attualità, quali la filiera produttiva, la sicurezza alimentare, l’agricoltura biologica, la tipicità. L’azione della Regione si svolge in collaborazione con le undici Province lombarde, che sono i principali punti informativi e attuano sul territorio le diverse iniziative, oltre che con l’Ufficio Scolastico regionale, con l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura (ERSAF), con le organizzazione professionali agricole, i consorzi di tutela, le associazioni dei produttori e dei consumatori. Concretamente la Direzione Generale Agricoltura propone annualmente diversi progetti che coivolgono scuole di vario ordine e grado, sostiene il progetto “Fattorie Didattiche”, organizza incontri di aggiornamento per insegnanti e operatori. Tutte le informazioni, i progetti dettagliati e i referenti provinciali e regionali puoi trovarli su www.Buonalombardia.it. Di seguito alcuni esempi di progetti sviluppati per l’attuale anno scolastico. Progetto giunto al secondo anno, la parola d’ordine è “più frutta, più verdura!”, per convincere al loro consumo soprattutto i più giovani. Questo attraverso corsi di formazione per insegnanti, visite guidate ai mercati ortofrutticoli, pubblicazioni per imparare a costruire un orto, a cucinare frutta e verdura, per conoscere le strutture degli ortomercati, la diffusione nelle scuole di distributori automatici di carote, pomodorini, mele, uva e cocco in confezioni snack pronte all’uso. Anche quest’anno si è realizzata in marzo una mostra pomologica su cereali, legumi, spezie e piante aromatiche. Inoltre verranno premiate le scuole che hanno realizzato un orto a scuola (100 orti per 100 scuole!!) e a giugno si prevede una grande festa finale. Mangiamo Bene: progettazione partecipate per migliorare gli spazi mensa. E cco che sono state messe a punto le Linee Guida, utili agli enti locali e alle aziende di ristorazione scolastica, per ridefinire la qualità degli spazi dove si mangia a scuola, attraverso la “partecipazione” dei bambini che collaborano alla progettazione di mense scolastiche più rispondenti al loro immaginario nell’utilizzo dei materiali per gli arredi, gli impianti, i colori… Dal 2001 la D.G. Agricoltura promuove, in collaborazione con le tre principali Associazioni Agrituristiche, il progetto Fattorie Didattiche, che offre a scolaresche e famiglie la possibilità di scoprire la campagna, l’ambiente che la circonda, i gusti, le tradizioni e i mestieri ormai dimenticati, attraverso visite guidate alle oltre 130 aziende agricole aderenti al circuito regionale. Tutte le informazioni sulle proposte di Educazione Alimentare della Regione e delle Province lombarde trovano spazio sul sito www.buonalombardia.it, che contiene una sezione dedicata ai percorsi didattici in materia di alimentazione e di agricoltura, alle pubblicazioni, agli eventi, al catalogo delle Fattorie Didattiche. Regione Lombardia Ente Regionale Direzione Generale Agricoltura per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste U.O. Sistemi Informativi, Promozione e Sussidiarietà Via Pola 12 - 20124 MILANO [email protected] Struttura Promozione dell’agroalimentare regionale Via Copernico 38 - 20125 MILANO [email protected] educazione alimentare Dossier Tre domande all’Assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Viviana Beccalossi A ssessore Beccalossi, la sua Regione ha messo in atto in questi anni più di un progetto di educazione alimentare. Come mai? La verità è che un’indagine Doxa ha fatto emergere grossi squilibri in fatto di corretta alimentazione. Anche per questo, ritengo che una stretta collaborazione tra istruzione e educazione alimentare corretta, possa costituire un aiuto in più. Riscontrare che sempre più ragazzi ed adulti si interessano e si appassionano ad una tematica come l’Educazione Alimentare ripaga degli sforzi e dell’impegno che fino ad oggi l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lombardia ha investito sull’educazione alimentare. Facciamo un po’ di cifre? Certo. Basti pensare che l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lombardia attua iniziative di Educazione Alimentare fin dal 1978, proponendo formazione, materiali didattici per gli insegnanti, giochi, laboratori per i piccoli, oltre che proposte informative e multimediali per i giovani. Negli ultimi 4 anni abbiamo organizzato poi più di 5 mila corsi e incontri specifici coinvolgendo 1000 scuole, 4.000 classi, 100.000 alunni, 55.000 adulti, e distribuendo oltre 150 mila volumi informativi. Prosegue, quindi, una serie di progetti che costituiscono un buon esempio di nuove modalità per “fare” Educazione Alimentare, e che si rivolgeranno alle scuole lombarde seguendo linee guida per una sana alimentazione suggerite da X Istituti di ricerca nazionali ed internazionali. Quali sono in sintesi gli obiettivi e le strategie adottate? Innanzitutto favorire il cambiamento verso abitudini e stili di vita corretti. Partendo da situazioni reali e dall’esperienza di alcuni insegnanti che hanno partecipato attivamente ai nostri progetti, è stato possibile approfondire l’atteggiamento dei ragazzi verso il cibo. E sappiamo che non è soltanto una questione di gusto. Penso sia importante anche per tutte le mamme, e le famiglie, poter condividere con i propri figli un approccio formativo e divertente nei confronti del nostro sistema agroalimentare, non solo per una questione culturale, seppur importante, ma anche per creare nei giovani una coscienza legata al benessere. TuttoscuolA n. 471 Grana Padano doP educa alla corretta alimentazione “Dare un voto all’obesità può sembrare quantomeno discutibile”, dice Claudio Maffeis, Docente di Pediatria presso l’Università degli Studi di Verona e componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Grana Padano, commentando la decisione americana di mettere in pagella un voto sul soprappeso. Serve invece un’efficace prevenzione, fondata sull’analisi del rapporto col cibo e degli stili di vita e su una corretta educazione alimentare per battere un fenomeno sociale che anche in Italia vede il numero dei bambini obesi in costante aumento, a tutte le età: secondo i dati messi a disposizione dall’Osservatorio Grana Padano, risulta che il 23 per cento dei bambini è sovrappeso e il 14,2 per cento è proprio obeso. Su questi temi il Consorzio Tutela Grana Padano è impegnato da tempo. Ha promosso l’Osservatorio Nutrizionale, primo screening sulle abitudini a tavola degli italiani, condotto con i pediatri della FIMP e i medici di famiglia della SIMG, mentre con UNALAT svolge in centinaia di scuole una campagna di informazione sul latte e sul Grana Padano DOP. “Educare all’alimentazione è una priorità per chi produce il formaggio stagionato DOP più consumato nel mondo”, spiega il presidente del Consorzio Cesare Baldrighi. Ed è un impegno che assolve efficacemente solo chi produce un formaggio con grandi proprietà nutrizionali. Grana Padano DOP è infatti un alimento ottimo per i bambini, fin dai primi mesi di vita, ed un prezioso componente della dieta della mamma in attesa per i minerali che contiene, essenziali per la salute di ossa, muscoli e cellule. E per le sue caratteristiche nutrizionali uniche risponde perfettamente alle esigenze di un’equilibrata dieta quotidiana. Il Grana Padano DOP è ricco di proteine ad alto valore biologico, simili a quelle del latte. Cento grammi di formaggio, con 384 calorie, contengono le proteine di 200 grammi di carne e le sostanze nutritive di un litro e mezzo di latte. In ogni forma abbondano i sali minerali. Basti pensare che in 50 grammi di Grana Padano DOP si trovano ben 600 milligrammi di calcio, una quantità pari al 60% del fabbisogno giornaliero di adulti e anziani, al 50% di quanto occorre ad un adolescente e al 43% di quello necessario ad una donna in gravidanza o in fase di allattamento. Si tratta di una sostanza importantissima, perché ha un ruolo fondamentale nei processi della conduzione nervosa, della contrazione muscolare e della permeabilità cellulare. Inoltre è ricco di fosforo, essenziale per sviluppare l’apprendimento, di iodio, di grande importanza per il buon funzionamento della tiroide, e di selenio. Al corpo umano fornisce notevoli apporti anche di rame e zinco, ritenuti utili per rallentare l’invecchiamento cellulare e per dare tono e potenza ai muscoli, e di magnesio, sostanza essenziale per lo sviluppo dello scheletro. Inoltre, nel Grana Padano DOP si trovano ben otto vitamine: A, B 1, B2, B6, B12, D, PP e E. educazione alimentare Dossier Intervista al ministro della salute Livia Turco Un patto con la scuola L’ educa z ione al i me nt a re dei più g iova n i st a d iventando un’emergenza anche in Italia. La soluzione è indicata nelle raccomandazioni indirizzate dal Parlamento europeo agli stati membri tra cui spiccano il riconoscimento ufficiale dell’obesità come malat tia cronica, la promozione dell’attività fisica nelle scuole, la necessità di una campagna infor mativa esaustiva e la disponibilità di maggiori fondi per garantire un’alimentazione sana nelle mense scolastiche. A che punto è la situazione in Italia e quali le linee di politica sanitaria che Lei intende lanciare? Fortunatamente in Italia l’obesit à non è ancora u n allar me sociale, come dimostrano i risultati dell’Indagine Istat sulla Sanità, che vede l’Italia posizionata all’ultimo posto nella graduatoria dei Paesi europei. Certo anche nel nostro Paese c’è prog r a m ma , u n ico in Europa, “Guadag n a r e Sa lut e” che tra i suoi obiettivi ha proprio la promozione di corretti stili di vita nella popolazione. A quest’impeg no segue un patto siglato con tutte le organ i z za zion i rappre sentative del mondo della produ zione, del com mercio e dei consumatori per l’a v v i o d i a z i o n i specifiche. Gli altri paesi europei hanno preso iniziative anche drastiche. Si è parlato persino di un voto in pagella sull’obesità…. Nessun voto sull’obesità, non solo perché è orribile, ma anche perché non funziona: non vogliamo colpevolizzare nessuno, bensì vogliamo “rendere facili scelte salutari”. I bimbi obesi vanno sicuramente aiutati ma soprattutto bisogna intervenire affinché non lo diventino. mangiare e saper scegliere tra gli innumerevoli prodotti del mercato alimentare. Oggi sappiamo tutti quale sia una sana alimentazione. L’Italia con la sua dieta mediterranea ne è una testimonianza ed è anche grazie a questo tipo di alimentazione se il nostro Paese finora è, come già detto, negli ultimi posti in Europa per bimbi obesi. Tuttavia bisogna promuovere lo sviluppo di una cultura di una corretta alimentazione, bisogna lavorare molto sul gusto per aumentare tra i giovani il consumo di frutta e verdura e scoraggiare alimenti ad alto contenuto calorico, per questo abbiamo siglato un accordo con i produttori che farà presto vedere i suoi effetti. L’ob i e t t i vo è i mpa r a r e a La scuola è il primo banco “In Italia l’obesità non è ancora un allarme sociale ma c’è una tendenza a una alimentazione scorretta nelle giovani generazioni. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il programma ‘Guadagnare salute’ per la promozione di corretti stili di vita” una tendenza, data sopratt utto dall’adozione di una alimentazione scorretta nelle giovani generazioni, ad un aumento dei soggetti in soprappeso e obesi. A fronte di ciò il Consiglio dei M i n ist r i ha approvato il XII TuttoscuolA n. 471 Dossier I Bambini hanno bisogno di imparare buone abitudini, che proteggano i l loro sv i luppo ma anche la futura vita adulta. Come coinvolgere anche le famiglie? Il Ministero della Famiglia è un nostro partner privilegiato per questa grande azione: stiamo lanciando una impor tante campagna informativa, consapevoli che è nella famiglia che nasce il comportamento alimentare, ma anche che bisogna venir incontro alle famiglie per facilitare l’adozione di comportamenti corretti e in modo da ridurre gli effetti del bombardamento pubblicitario negativo. C’è anche l’altro lato della medaglia l’anoressia…. La lotta contro l’anoressia è un nostro impegno. Siamo coscienti che i disturbi legati al comportamento alimentare stanno diventando sempre più un problema rilevante e come tale va affrontato a 360 gradi. All’interno del programma di governo della salute, ho voluto sottolineare la necessità di un nuovo approccio culturale e a tal fine abbiamo già prodotto una campagna informativa insieme alle associazioni del volontariato di settore e ne abbiamo fatto un punto di impegno sia nel piano guadagnare salute che nel piano nazionale sulla salute mentale di imminente presentazione. TuttoscuolA n. 471 Il cibo e la cultura dell’emergenza S e persino il principe Carlo d’Inghilterra si espone sempre più di frequente a favore di una corretta alimentazione per i suoi giovani sudditi e rischia addirittura qualche gaffe pericolosa con le grandi multinazionali dell’alimentazione fast food per sostenere la necessità di adottare stili di vita corretti, è facile capire come oggi, ovunque, anche nella nostra “meno regale” Italia, le pa- anche dalle conseguenze legali di qualche negligenza commessa nei decenni scorsi. Non è un caso, insomma. Nei trend e nelle tendenze diffuse il caso oltretutto non esiste. Talora è il progresso scientifico; altre, la sempre maggiore consapevolezza dei diritti individuali e collettivi; qualche volta infine si tratta di un calcolo, magari virtuoso: se non altro per le sue conseguenze da role d’ordine non possano essere altre che queste: qualità e sicurezza alimentare. In effetti, senza scomodare siffatte legittime e nobili prese di posizione, assistiamo ovunque ad una sempre più diffusa sensibilizzazione sul tema. Tante scuole ad esempio hanno adottato protocolli specifici in fatto di alimentazione; e tante di più infine hanno messo in atto corsi di Educazione alimentare aderendo ad iniziative istituzionali e campagne ad hoc. Molto hanno fatto in merito università ed istituzioni pubbliche e private. Sulla stessa linea si muovono infine non poche mense aziendali private, spinte magari evitare. L’alimentazione delle masse è cambiata anche di fronte di fronte alla scarsa produttività ed ai giorni di lavoro perduti in passato a fronte di operai e dei contadini malnutriti e poco informati su profilassi, abitudini di vita e cura dell’igiene. Persino la guerra al fumo e poi all’obesità messa in atto da paesi democraticissimi come gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito non prescindono dalla valutazione dei costi sociali del fenomeno endemico in atto. Non si tratta solo di risarcimenti record da cui mettere al riparo amministrazioni ed aziende, ma anche di valutazione costo/ profitto che ogni economia deve fare. XIII educazione alimentare di prova di questa educazione. Che risultati ne hanno dato le iniziative già avviate? Con la scuola abbiamo firmato un patto speciale e proprio in questi giorni è partito il lavoro di un gruppo interministeriale Salute- Istruzione per preparare le linee guida dell’ “ora di educazione alla salute”, non più, quindi, solo interventi spontanei e scoordinati, ma un programma costante e governato. educazione alimentare Dossier Il New Deal di Roosevelt nasce anche in funzione di una rinnovata crescita produttiva del Paese; la guerra ai Junk Food e ai cibi spazzatura (anche Juan Carlos di Borbone è appena intervenuto sul tema) nasce anche dal bisogno di garantire al Paese non solo modelli virtuosi ma anche costi del Welfare meno onerosi. Così va il mondo, né bisogna scandalizzarsi. Semmai sarebbe da gridare allo scandalo che solo così tardi si sia intervenuto sul tema. E così, per fortuna si diceva, si potrebbe dire che all’edonismo nazionalpopolare del junk food che ha investito il mondo occidentale (e non solo) degli anni del boom planetario delle grandi catene multinazionali, oggi va man mano sostituendosi qualcosa d’altro: il culto del benessere e della tutela della salute e del gusto in fatto di alimentazione, del sano equilibrio nutrizionale, della sicurezza e della conoscenza dei processi di tutta la filiera produttiva: fino alla conservazione dei cibi ed alla loro conservazione. Calcolo o vera tutela del cittadino che sia. I sociologi del resto non da oggi si sono messi all’opera per studiare il nesso esistente tra alimentazione e sviluppo sociale ed economico. Tra questi, Enrico Finzi, che per Coldiretti ha messo a punto un’analisi sufficientemente convincente che mette in risalto il cambiamento avvenuto in Italia nel rapporto reddito-alimentazione dagli anni del boom economico ad oggi. In sostanza, a fronte di una maggiore disponibilità di denaro, superata la fase della sola spesa per la sopravvivenza, si passa ad una incidenza sempre minore dell’alimentazione della spesa sul reddito individuale e familiare ed al contempo ad una sempre maggiore attenzione alla sola qualificazione del cibo. Ovvio, si dirà. Ma lo è poi molto meno se il discorso si allarga ai Paesi che sono in una fase economica XIV precedente al boom; il che spiega che laddove la disponibilità economica è ancora in fase di crescita e la povertà è ancora diffusa (anche Cina e India, per dire dei nuovi mercati) ecco spiegarsi la corsa, di converso, ai cibi spazzatura e la contemporanea modestissima attenzione alle regole di sicurezza e qualità alimentare, da cui obesità e malattie connesse, prima del tutto sconosciute in certe aree. Volendo poi tornare al modello occidentale ed italiano del mangiare, neppure si può sottacere che i cambiamenti nel frattempo sono avvenuti sotto altre categorizzazioni che così vengono riassunte dagli esperti: arricchimento alimentare; varietà della dieta; edonismo (il cibo inteso come piacere); espres- sività; multiculturalità; industrializzazioni; marchi di qualità. Incuriosisce a questo proposito – se rapportato ad altre età del passato – il peso della diversificazione e dell’esperienza nuova del cibo, dell’esotismo, della multiculturalità. La globalizzazione e lo scambio tra i popoli, il melting pot del modello americano oggi consente a tutti di mangiare messicano o cinese, per dire, sotto ogni latitudine; e questo ha cambiato in breve le nostre abitudini ed il nostro gusto, la nostra dieta. Il che – sia detto per inciso – per altro non va demonizzato, ma anzi va considerato una possibilità in più offerta alla nostra ricchezza alimentare, pure a fronte degli indubbi meriti della nostra tradizionale dieta mediterranea. Ma detto ciò, se la scuola deve avere un ruolo, esso non può essere che quello di diffondere la scelta delle nostre tradizioni da una parte (i vantaggi e le prelibatezze della nostra dieta) e dall’altra aprirsi al nuovo ed al diverso, al multiculturale. Sarebbe delittuoso se fosse il contrario. Mentre altro compito specifico è quello di diffondere una cultura della corretta alimentazione, degli stili di vita consoni ad essa; dell’attenzione all’equilibrio alimentare ed al sano rapporto con il proprio corpo e con il cibo; all’educazione infine del consumatore anche in fatto di qualità e di sicurezza alimentare. Solo per questo ancora una volta – anche qui – ha ancora senso parlare di dati su obesità e soprappeso (1/3 dei bambini è almeno border line); 1/5 dei ragazzi non fa regolarmente colazione; la colazione di 2 ragazzi su 5 può definirsi “inadeguata” e “poco varia” e le colazioni sono in genere consumate troppo velocemente. Un’indagine alimentare con il metodo di recall delle 24 ore su una popolazione scolastica di Milano (464 maschi e 398 femmine) di 6,9,12 anni ha messo in luce che la dieta del bambino milanese è squilibrata nel rapporto calorico globale e nei singoli nutrienti. I bambini obesi (5.6 % a 6 anni,14.1 % a 9 anni e 15.8 % a 12 anni ) consumano la colazione del mattino in percentuale minore rispetto ai non obesi, mentre esiste una stretta relazione tra quantità del tempo che un bambino ha passato davanti alla TV e il l’eccesso ponderale in adolescenza. Da un’analisi del rapporto bambino/TV di 600 ragazzi di età media 12.4 anni è emerso che il 43.2% dei ragazzi mangia qualcosa davanti alla Tv nel pomeriggio, il 28.1% alla sera, dopo cena. I cibi consumati sono prevalentemente dolci soprattutto nei bambini più piccoli. TuttoscuolA n. 471 CON NOI, DA SEMPRE, LA SICUREZZA ARRIVA FRESCA FRESCA. S icurezza in ogni goccia. Ecco cosa ti dà il latte fresco Granarolo Alta Qualità. Perché da quando nasce a quando arriva a te è sottoposto ai più severi controlli. Così puoi avere tutta la genuinità, la bontà e la freschezza che vuoi. Granarolo ha infatti parametri qualitativi superiori a quelli di legge. Come attestano le certificazioni di allevamenti selezionati, dove Filiera agroalimentare controllata e di le migliori mucche sono Sistema di rintracciabilità nella filiera. nutrite in modo naturale. La 100% ITALIANO L stessa eccellenza è assicurata anche per la mungitura, la rac- a certificazione di Filiera colta, il trasporto e la distribuzione. controllata testimonia che i più alti PROVENIENZA CERTA livelli di eccellenza sono rispettati in tutte le fasi di produzione. Granarolo Alta Qualità è un latte fresco pastorizzato al 100% italiano, che nasce in L a certificazione del Sistema di rintracciabilità (conforme alla norma UNI 10939) indica, oltre alla possibilità di individuare la provenienza del latte, anche quella di risalire ai singoli allevamenti e agli alimenti utilizzati per le mucche. Questa è un’ulteriore dimostrazione di trasparenza e sicurezza. In più, Granarolo ha una più che decennale esperienza nell’Alta Qualità. Un’Alta Qualità per cui, da sempre, ha una grande passione, dedicata a te. educazione alimentare Dossier Dalle didattiche dei libri di testo alle Fattorie Fattorie e musei tematici per saperne di più D a un’indagine curata da Paola Falteri sull’immagine del mondo agricolo nei libri di testo della scuola primaria dal titolo “Ho visto i buoi fare il pane” emerge spesso che “una notevole quantità di testi scolastici tratta degli alimenti a partire dalle preferenze infantili: poca è la simpatia dei bambini per le verdure, maggiore è l’attrattiva della frutta, ma il più ampio consenso lo ricevono patatine fritte, dolci, merendine industriali e bibite gassate. Uno dei libri di lettura sembra indulgere a queste inclinazioni senza nessun intento correttivo: c’è chi mangia patatine per consolarsi delle prolungate assenze del padre; c’è chi se ne ingozza insieme a vari altri cibi salati ed alla Coca Cola, mentre verdure, legumi e carne compaiono solo quando si parla delle abitudini alimentari degli adulti…”. Altrove, se “a proposito del consumo della frutta se ne decanta il piacere e spesso si indulge all’eccesso, per quello delle verdure cotte si insiste sul disgusto che ne provano i bambini e sul loro ostinato rifiuto di mangiarne”. La demonizzazione di certi cibi, il proibizionismo insomma, del resto non può essere – è noto – la chiave di lettura per insegnare ai più giovani i canoni di una corretta alimentazione e “il regime alimentare è dunque trattato come il più frequente terreno di conflitto tra piccoli e adulti”. Testi regolativi e schede monografiche su pian- XVI te e prodotti alimentari sono altre modalità in cui sui libri di testo si parla di alimentazione. Non sappiamo se sia l’approccio giusto. Di certo gli esperti di nutrizione e l’Inran più di una volta hanno già messo in guardia da questo tipo di didattica. Vero invece che un’altra chiave di lettura – quella da preferire – ai più illuminati appare semmai quel- la esperienziale che richiama peraltro al turismo scolastico ad hoc ed alle fattorie didattiche, strategie queste sempre più in voga, a ragione. Turismo e cibo Il binomio va di moda e non solo abbinato alla scuola. La Penisola pullula di residenze e dimore storiche che ospitano musei dedicati alle tradizioni locali del cibo. Facciamo qualche esempio A Langhirano, nell’ex Foro Boario, si possono trovare le ‘’memorie’’ del prosciutto, cioe’ del prodotto che da secoli delizia i palati di milioni di persone. Nel Parmense un ‘’museo del cibo’’ esiste gia’ ed e’ quello del formaggio Parmigiano-Reggiano, prima casa quella di Soragna. La raccolta del materiale si e’ svolta in tutte e cinque le province in cui il Parmigiano-Reggiano e’ prodotto (Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Mantova). Frossasco, in provincia di Torino, non e’ solo un comune incluso nell’area dei giochi olimpici del 2006: e’ anche la sede di un Museo del gusto. Allestito in diverse sezioni, propone ai visitatori un viaggio nella storia del gusto e si sofferma in particolare sulla tradizione alpina e popolare dei prodotti alimentari. A Morano Po, nella campagna di Alessandria, alla cascina Pobietto, si trova il Museo della civilta’ contadina e della coltivazione del riso. A Pessione di Chieri, nel torinese, si visita il museo Martini di storia dell’enologia. E’ stato ricavato nella cantina del primo stabilimento Martini. Iniziativa analoga è in corso a Barolo, nel cuneese, dove hanno in cantiere l’apertura di un museo dedicato al vino omonimo. In Calabria è sorto invece il l Museo della Castagna, ospitato a Palazzo Griffo di Cerva, piccolo comune dell’ entroterra presilano catanzarese. A Cisano (Bardolino), il museo dell’olio d’oliva raccoglie numerosi esemplari di frantoi, alcuni dei quali perfettamente funzionanti, ed altre suppellettili di vario genere. A Bardolino non poteva non esserci un museo del vino. E’ un museo-azienda, inaugurato nel 1991 dall’azienda vinicola Zeni, dal 1870 produttrice di Amarone e altri quotati vini del veronese. Poco d ist a nt e d a Bol z a no, sull’altipiano del Renon, c’e’ uno TuttoscuolA n. 471 ISTITUTO NUTRIZIONALE CARAPELLI FONDAZIONE ONLUS 2001: una data da ricordare, perché segna la nascita dell’Istituto Nutrizionale Carapelli, che si occupa prevalentemente di ricerche sull’olio extra vergine di oliva. Questo prezioso olio è studiato nei diversi ambiti: chimico, sensoriale, agronomico, tecnologico, estrattivo, farmacologico, biochimico, con un’attenzione privilegiata all’aspetto nutrizionale. A tre anni dalla sua nascita l’Istituto Nutrizionale Carapelli presenta la sua naturale evoluzione: la costituzione di una Fondazione ONLUS che si apre all’esterno ed accoglie al proprio interno altri soggetti della filiera in rappresentanza del mondo della distribuzione, della produzione e delle Istituzioni territoriali. La Fondazione persegue finalità di ricerca scientifica favorendo l’aumento della conoscenza del portato nutrizionale dell’olio di oliva nella dieta alimentare universale attraverso la divulgazione e la formazione. Obiettivo primario è studiare e valorizzare le proprietà nutrizionali dell’extra vergine d’oliva, con particolare riferimento ai suoi componenti minori, elementi utili nella protezione dell’organismo umano dai disturbi cardiovascolari e dalle malattie degenerative legate all’invecchiamento cellulare. Già da alcuni anni, soprattutto a partire dal 1987, Carapelli aveva intrecciato preziose collaborazioni con importanti università italiane e straniere. Oggi alcuni dei più qualificati nutrizionisti internazionali fanno parte dell’importante comitato scientifico dell’Istituto Nutrizionale Carapelli e portano avanti numerose iniziative, finalizzate alla diffusione di una più vasta cultura nutriziona- le, incentrata sugli effetti benefici dell’olio d’oliva. La divulgazione, la formazione e la ricerca scientifica infatti sono i principali temi di sviluppo intorno a cui si articola l’attività dell’Istituto Nutrizionale Carapelli Fondazione Onlus. Accanto all’organizzazione di convegni, seminari, alla pubblicazione di articoli scientifici e libretti esplicativi, la Fondazione, per rendere i risultati della ricerca fruibili non solo nella stretta cerchia accademica, ma anche ai consumatori, coordina varie attività collaterali. In particolare l’Istituto Nutrizionale Carapelli è promotore della “Scuola dell’olio”: un assaggio guidato per fare esperienza in prima persona della tecnica dell’assaggio e delle differenze organolettiche di alcuni tipi di oli. Una proposta intelligente per spiegare che l’olio non può essere trattato come prodotto industriale, ma come creazione della natura e dell’uomo. La “Scuola dell’olio”, dedicata all’assaggio dell’olio extra vergine di oliva, è aperta a tutti, ai consumatori, alle scuole, agli chef ed agli addetti del settore e può essere anche itinerante: non è necessario venire nel cuore del Chianti presso gli stabilimenti di Carapelli per partecipare a questa iniziativa, ma come avviene da anni, è la Fondazione stessa a portare in Italia e nel Mondo la sua Scuola. Quest’anno l’Istituto Nutrizionale Carapelli Fondazione Onlus intende raccontare e spiegare ai bambini delle scuole elementari e medie inferiori, in maniera chiara ed accattivante, il complesso universo dell’olio extra vergine di oliva cercando di comunicare quanto sia importante una corretta alimentazione nell’ambito della valorizzazione della cultura mediterranea specialmente nell’età evolutiva. educazione alimentare Dossier dei musei piu’ tipici della zona. Si tratta di un antico casale contadino, trasformato in museo del miele ove si puo’ ammirare tutto il ciclo produttivo del dolce alimento. Alla Masseria Amati nelle campagne di Fasano (Brindisi) si trova un altro museo dell’olio. E’ una struttura privata in cui sono raccolti una ventina di macchinari databili dal 1600 al 1900. Il museo della civiltà contadina e del vino primitivo è stato allestito a Manduria (Taranto) nella sede del Consorzio produttori di vino della citta’. A Bari, in primavera, l’Associazione panificatori della provincia di Bari allestisce una ‘Mostra del pane’. Si t rova poi a Su l mona i n Abruzzo il Museo dell’Arte e della Tecnologia Confettiera, che documenta la storia della produzione del confetto nella città abruzzese a partire dalla seconda metà del ‘400. Situato nell’antica fabbrica di confetti ‘Pelino’, vi sono esposti documenti e macchinari dal 1783 al 1930, una collezione di pregiate bomboniere, mentre in una sala e’ stato ricostruito un laboratorio settecentesco per la produzione dei confetti. Nel 1992 il Museo è stato dichiarato monumento nazionale dal Ministero per i Beni culturali. Si tratta solo di una indicazione di massima – certo – ma intanto vale la pena segnalare che oltre al flusso di un turismo colto e di qualità – anche straniero – che sempre più si rivolge a questo genere di istituti, non è disprezzabile neppure l’appeal esercitato dalla e sulla scuola. Fattorie didattiche e biodidattiche Da qui alle fattorie didattiche il passo è breve. Si tratta di vere e proprie aziende agricole ed agrituristiche che si aprono al pubblico (in particolare a bambini e gruppi organizzati) ed ospitano nelle loro cascine, attività XVIII didattiche per ragazzi, bambini e scolaresche (dagli asili nido sino alle classi di scuola media). Ciò non significa che tutte le aziende agricole e tutti gli agriturismi sono anche Fattorie Didattiche e molte persone ancora non sanno dell’esistenza di questi luoghi. La volontà di far conoscere ad un numero più ampio di persone l’esistenza delle Fattorie Didattiche, unita ad grande amore per la natura, ha portato alla creazione di alcuni siti in rete interamente dedicati a questa realtà come www.bimbinfattoria.com In essi sono poi raccolti indirizzi, recapiti ed attività di numerose aziende che organizzano per famiglie e scolaresche, divertenti ed istruttivi laboratori dedicati alla conoscenza della natura, degli animali da cortile, delle piante dell’orto e dei fiori della nostra terra. Guidati in genere da veri agricoltori ed addetti ai lavori, all’interno delle Fattorie Didattiche, i più piccoli imparano a conoscere la campagna e ad entrare in contatto con gli animali della fattoria; i più grandi a conoscere i valori della cultura contadina, e l’importanza delle tradizioni e delle produzioni tipiche legate al territorio. Le attività svolte all’interno delle Fattorie Didattiche cambiano in base alla locazione della struttura e con il susseguirsi delle diverse stagioni e molto spesso è possibile, previo accordo fra struttura ed insegnanti, concordare diverse tipologie di attività, anche in relazione all’età dei piccoli ospiti. Queste aziende agricole offrono alle scuole la possibilità di approfondire la propria conoscenza sulla salvaguardia delle tradizioni contadine attraverso diverse attività: laboratori nei campi, corsi di educazione ambientale, passeggiate e giochi all’aria aperta, il tutto rispettando la natura e l’ambiente circostante. Ha invece sede a Roma, la struttura che raccoglie la rete delle bio fattorie didattiche di AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltu- TuttoscuolA n. 471 EDUCAZIONE ALLA CAMPAGNA AMICA ENERGIA A MISURA DI PIANETA Le scelte necessarie per lo sviluppo sostenibile L’agricoltura è ambiente, cultura, vita. Conoscerla vuol dire anche misurarsi con temi fondamentali del nostro tempo, come la sostenibilità dello sviluppo, il consumo consapevole, il valore del territorio come luogo d’identità e di appartenenza. “Educazione alla Campagna Amica” è un progetto di Donne Impresa Coldiretti, nato appunto per far incontrare il mondo della scuola con l’agricoltura; si basa su un’impostazione interattiva e interdisciplinare, che permette ai ragazzi di usare varie forme espressive e di tradurre l’apprendimento in esperienza. L’apporto fondamentale dei docenti si è concretizzato anche nella partecipazione ad appositi corsi di formazione, organizzati da Coldiretti e riconosciuti dal MIUR. Il progetto è stato varato nel 2000 e da allora ha coinvolto circa 500.000 studenti, in prevalenza alunni della scuola elementare; il nucleo centrale è l’educazione alimentare, cui viene associato ogni anno un diverso tema conduttore che è anche oggetto di un concorso finale. L’argomento prescelto per l’anno scolastico 2006/2007 è il rapporto tra agricoltura e sviluppo sostenibile, con particolare riferimento alla questione energetica; alcune tra le maggiori problematiche ambientali e sociali del nostro tempo verranno affrontate dando un’informazione esaustiva, ma usando un linguaggio semplice e sintonizzato sulla sensibilità giovanile. Le attività in aula saranno completate dalle visite alle Fattorie didattiche, le aziende agricole e agrituristiche che si offrono come strumenti di conoscenza diretta della campagna, garantendo alti standard di sicurezza e di ospitalità. La programmazione di “Sostenibilità, agricoltura, energia” è frutto di collaborazioni con enti, istituti di ricerca, associazioni ambientaliste e di consumatori. Il corredo di materiale didattico (manuali, schede, poster, diari di campo) comprende quest’anno anche il Dvd “Energia a misura di pianeta”, il gioco da tavolo “Mr. Kyoto” e le pubblicazioni illustrate “Annibale il topo sostenibile” e “Mr. Pellet e la fattoria sostenibile”, due racconti concepiti per dar modo ai più piccoli di imparare divertendosi. Per informazioni: Donne Impresa Coldiretti Via XXIV Maggio, 43 - 00187 ROMA Email:[email protected] educazione alimentare Dossier Il concorso: Food 4U, lo spot delle scuole sull’alimentazione “Nell’ambito della 3ª edizione della campagna di sensibilizzazione sull’importanza di una sana e corretta alimentazione FOOD 4U, rivolta agli studenti e ai docenti delle scuole superiori di 15 Paesi europei, promossa dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali italiano, è indetto, per l’anno scolastico 2006 - 2007, un concorso per la realizzazione di uno spot video. Scopo dello spot è di attirare l’attenzione dei giovani sull’importanza di essere consapevoli delle proprie scelte alimentari. L’edizione 2007 è riservata agli studenti e agli insegnanti delle scuole superiori (età: circa tra i 14 e i 19 anni) dei seguenti 15 Paesi europei: Belgio - Danimarca - Finlandia - Francia - Germania - Gran Bretagna - Grecia - Italia - Lussemburgo - Norvegia - Olanda - Portogallo - Spagna - Svezia – Ungheria”. Così il bando di concorso. Anche nel 2007 quindi Food 4U ha rilanciato la sua campagna, ormai conosciuta ed apprezzata dalle scuole europee. La sua III edizione invita nuovamente i giovani a confrontarsi e a riflettere sulla consapevolezza alimentare, su modelli e stili di vita. Mentre i dati su alimentazione ed obesità lanciano ancora una volta l’allarme in tutto il mondo sviluppato, il Concorso FOOD 4U - your food, your body, your video, offre pertanto agli ra Biologica), e che offre durante tutto l’anno il suo programma di educazione agroambientale rivolto in particolare al mondo della scuola [email protected]. Le attività proposte mirano a trasmettere ai visitatori il grande bagaglio di conoscenze sulla natura, sulle buone pratiche agronomiche, sul saper fare, che hanno gli agricoltori biologici. Il tutto nell’ambito di un bisogno di ricucire lo strappo tra la città e la campagna, come reazione al modello alimentare industrializzato che tende a negare il ruolo degli agricoltori, del lavoro delle donne e degli uomini nei campi, il ruolo stesso della terra e del territorio. XX studenti l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista sull’importanza di una alimentazione equilibrata ed intelligente attraverso uno strumento di comunicazione moderno: lo spot video. Parlare con uno spot Il concorso FOOD 4U ha un indubbio merito: quello di aver saputo intuire il linguaggio delle ultime generazioni. Che parla spesso grazie alla lingua sintetica della pubblicità e di una video-clip. Un’idea innovativa, fresca, che propone ai giovani una sfida all’insegna della creatività e della sperimentazione. Il video da produrre prende spunto da uno degli argomenti che seguono: la sensibilizzazione nei confronti di una scelta consapevole dei cibi, dei rischi e delle conseguenze negative che un’alimentazione non equilibrata può provocare nei giovani; lo scambio di informazioni tra coetanei sulle abitudini alimentari dei giovani; l’importanza di una sana ed equilibrata alimentazione; la valorizzazione dei prodotti ortofrutticoli, o di altri prodotti individuati, come base di una sana ed equilibrata dieta alimentare. Gli spot devono essere soprattutto lo specchio del loro punto di vista, dei ragazzi; e possono essere realizzati usando la lingua di ciascun gruppo partecipante, oppure in inglese. In caso di utilizzo della lingua originale si consiglia comunque di inserire anche la sottotitolazione in inglese. Il termine ultimo per la presentazione del video è il 15 giugno 2007. Per saperne di più: www.politicheagricole.gov.it e www.food-4u.it Le realtà coinvolte sono aziende rappresentative del territorio, che prestano grande attenzione alla tutela dell’ambiente, custodiscono le tradizioni, arricchiscono la nostra cultura, propongono prodotti tipici e gastronomia locale e propongono attività di educazione agroambientale di alto valore formativo. Le visite alle bio fattorie hanno, tra gli altri, l’obiettivo di far conoscere l’origine dei prodotti alimentari con il metodo di produzione biologico, educare ad una corretta alimentazione, creare interesse per la scoperta dell’ambiente e dell’at- tività agricola e sensibilizzare al rispetto dell’ambiente. Nelle bioaziende che fanno parte della rete si propongono attività e laboratori rivolti alle scuole materne, elementari e medie inferiori. A richiesta, numerose aziende agricole sono disposte ad organizzare laboratori e visite rivolti a ragazze e ragazzi delle scuole superiori, nonché agli adulti. Gli obiettivi delle visite alle bio fattorie sono quelli di: conoscere l’origine dei prodotti alimentari; educare alla salute attraverso una corretta alimentazione; creare interesse per la scoperta dell’ambiente e dell’attività agricola. TuttoscuolA n. 471