Istituto Tecnico Industriale Statale Leonardo da Vinci di Napoli Classe 1 sezione M1 Gli anni sessanta sono stati gli anni in cui la moda è letteralmente esplosa. Le donne, dopo gli anni difficili del dopoguerra, hanno cominciato a capire il potere dello stile abbandonando le lunghezze tristi dei momenti più duri e osando di più anche nel colore. Martin Garrix.mp3 Classe 1 sezione M1 Hanno cominciato a divertirsi, a giocare con i capi e a creare uno stile sempre più personale e sempre più al passo con i tempi. Un decennio che ha visto protagoniste anche molte icone della moda, come per esempio Twiggy, Mary Quant e Audrey Hepburn. Vediamo insieme alcuni capi che ancora oggi sono protagonisti della moda. Classe 1 sezione M1 Classe 1 sezione M1 Alcuni anni fa sono tornati di moda e anche in queste stagioni stanno ritornando in voga, sia come jeans, sia come pantalone classico. Classe 1 sezione M1 Un’icona della moda come Twiggy, la modella simbolo degli anni sessanta, ha sdoganato per sempre il cosiddetto abito a trapezio. Una stilista italiana, Alberta Ferretti, ha realizzato una collezione profondamente segnata dagli anni sessanta, in particolare per la sua main line, ricca di abitini coloratissimi e molto romantici. Classe 1 sezione M1 Per finire, non poteva certo mancare lei, il simbolo della moda degli anni sessanta: la minigonna. .mp3 Martin Garrix Classe 1 sezione M1 “I mitici anni ‘60 sono stati certamente il decennio caratterizzato dal più importante rinnovamento generazionale del secolo scorso. E’ l’Inghilterra il paese in cui nascono le prime ribellioni giovanili. Classe 1 sezione M1 Uno dei primi movimenti che si forma è quello dei “mods”, che nel loro stile ricordano molto i Beatles, con capelli tagliati a caschetto, pantaloni stretti affusolati, giacche strette a 3 o a 4 bottoni e stivaletti alla caviglia per i ragazzi, Twin-Set, gonne sotto il ginocchio, scarpe basse e pochissimo trucco per le ragazze. Classe 1 sezione M1 Vengono utilizzate nuove materie prime, come il vinile, il pvc, i tessuti acrilici e il poliestere. Tipici di questo decennio sono il tubino di Paco Rabanne, realizzato con dischetti e lamelle di plastica, e l’abito Mondrian di Yves Saint Laurent, ispirato alla pop art. Classe 1 sezione M1 Per le donne compare una grandissima novità: nel 1964 Mary Quant inventa la minigonna. Classe 1 sezione M1 Dal ’68 comincia a diffondersi il periodo della filosofia Hippie, che porta avanti l’idea della libertà dei costumi, dell’amore libero e di una fratellanza universale. Gli Hippie furono i primi ad adottare le giacche di agnello rovesciato, indumenti di camoscio a frange, le bandane e le collane di perline. Classe 1 sezione M1 Il diciotto settembre 1970 entra in vigore la legge sul divorzio , sintomo di un’evidente profondo cambiamento culturale. I primi movimenti degli Hippie sono caratterizzati da un forte rifiuto di ogni forma di guerra. Il loro motto più famoso è: “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, mentre per l’abbigliamento la parola d’ ordine è solo una: COLORE! Appariscenti disegni geometrici, fiori giganti o piccoli piccoli… Classe 1 sezione M1 Proprio la “mini” rappresenta la donna oggetto e questa visione non si adatta al movimento femminista. Altra moda che contraddistingue gli anni ’70 è quella delle zeppe, soprannominate “zattere” Classe 1 sezione M1 Alla moda vengono collegate anche le idee politiche: i jeans di marca, i Ray Ban e le Timberland sono portati da quelli che a Milano prima, in tutta Italia poi, vengono definiti PANINARI, ossia i giovani di destra. A “sinistra” invece si usano jeans sdruciti, occhiali da poche lire, camicioni e maglioni fuori taglia, borse a tracolla in cuoio naturale. Classe 1 sezione M1 Tutto comincia con Madonna, icona giovanile della moda, infatti l’ideale di bellezza femminile si ispirava alla donna sportiva, snella , muscolosa, ambiziosa e di successo. La moda degli anni ’80 era, però, un’esagerazione, una svolta un po’ troppo trash per essere capita... Martin Garrix Classe 1 sezione M1 Anche i pois erano fra le stampe principali; la maglieria non differiva molto da quella odierna, c’è solo un piccolo particolare: le spalline. Non esisteva maglia, giacca, cappotto che non avesse all’interno un paio di ben salde e voluminose spalline. Le donne indossavano invece soprattutto fuseaux, i moderni “leggings” . Classe 1 sezione M1 Ed ora una carrellata di accessori in voga in quegli anni: per cominciare, scaldamuscoli che si indossavano anche sopra le scarpe col tacco; non mancavano mai fasce elastiche e maxi fiocchi a coronare le teste cotonate. Classe 1 sezione M1 La bigiotteria era obbligatoria e eccessiva e gli occhiali erano giganti e con dettagli geometrici e multi colore; c’erano poi i Ray Ban, con gli occhiali a goccia con montatura sottile argentata o dorata. Classe 1 sezione M1 Inglese Mary Quant e Carnaby Street After gaining a diploma in Art Education, she ran a popular clothes shop in King’s Road, in London, called << Bazaar >>. In the late 1950s she began experimenting with shorter skirts The miniskirt spread in the fashionable <<Swinging London>> into a major international trend. According to Mary Quant the miniskirt was considered pratical and liberating allowing women the ability to run for a bus. Actually Carnaby Street is less alternative, there are few characteristic shops and a lot of restaurants and departement stores. Fisica Le Taglie Calcolo della corrispondenza tra le taglie italiane e le taglie americane Tra le taglie italiane e quelle americane vi sono delle piccole differenze: bisogna addizionare o sottrarre le taglie e così si troverà la corrispondenza. In tal modo se alcune persone italiane si troveranno in paesi americani potranno godersi con piacere lo shopping . Pantaloni Convertire la taglia dei pantaloni dalla misura italiana a quella USA è facilissimo perché basta solo sottrarre il numero 14. Ad esempio la misura 44 italiana corrisponde alla 30 USA. Pantaloni Italia : 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57. Pantaloni Usa : 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 . Camice Per quanto riguarda le camicie: Per il collo bisogna sottrarre 22, per esempio, una 36 italiana corrisponde ad una 14 americana. Camicie Italiane: 36 37 38 39 . Camicie USA: 14 14½ 15 15½ 16 16½ 17 17 ½ . Per la taglia invece bisogna sottrarre 30, ad esempio, una 30 italiana corrisponde ad una 8 americana. Camicie italiane: 38 40 42 44 46 48 50 52 54 56 58 60 62 64 . Camicie americane: 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 . Abiti e Tailleur Per convertire la taglia di abiti e tailleur bisogna sottrarre 10: per esempio una 46 italiana corrisponde ad una 36 americana. Vestiti e soprabiti Italia: 46 48 50 52 54 56. Vestiti e soprabiti USA: 36 38 40 42 44 46. Scarpe Per convertire le taglie di scarpe italiane in quelle americane bisogna sottrarre 30,ad esempio, una 34 italiana corrisponde ad una 4 americana. Taglia scarpe Italia: 34 35 35½ 36 36½ 37½ 38 38½ 39 39½ 40 41 41½ 42 42½. Taglia scarpe USA: 4 4½ 5 5½ 6 6½ 7 7½ 8 8½ 9 9½ 10 10½ 11. L’uso delle misure per ricavare la taglia di un capo di abbigliamento Per ricavare le taglie occorre prendere delle misure. Bisogna prendere un metro da sarta e scoprire la circonferenza del busto all'altezza del seno, della vita e dei fianchi. Per il busto prendere la circonferenza all'altezza dei punti più prominenti del seno. Per individuare il punto vita mettersi in piedi e piegarsi lateralmente verso destra mantenendo la schiena rigida; il punto in cui la linea si spezza lungo il profilo destro è l'altezza del punto vita. Misurare i fianchi è un po' più complicato poiché bisogna misurarli nel punto in cui sono più larghi. Tre taglie diverse! Quindi come si fa a capire che taglia scegliere? Si fa una media? No. In fondo si sa da sempre che ogni individuo è costituito da tre taglie diverse infatti la taglia varia a seconda del modello. Quindi, quando si comprerà un top si dovrà scegliere la taglia del busto, per una gonna a ruota quella della vita, per una gonna a tubo o un paio di pantaloni quella dei fianchi. E se compro un vestito? Dipende dal modello: in un vestito stile impero, molto svasato, bisogna guardare direttamente la taglia del busto , se invece è avvitato e svasato quello del punto vita. Matematica I segreti delle taglie La camicia La doppia taglia Il «POLLICE» Il «POLLICE» 1’’ = 2,54 cm Il «POLLICE» 2,54:1=cm:poll Eureka!!! Finalmente ho capito! 17’’ x 2,54 cm = 43 cm Così ho svelato il mistero del cartellino nel collo della camicia di papà! Diritto Storia della moda italiana attraverso la storia dell’economia Storia della moda italiana attraverso la storia dell’economia Tra il 1900 e il 2000 in Italia ci sono stati dei forti sviluppi nella moda. 1951 L’anno d’inizio della storia della moda in Italia, con la sfilata di creazioni sartoriali organizzata dal conte Giorgini a Firenze, per un pubblico internazionale, nel suo palazzo nobiliare con modelle appartenenti alla nobiltà o all’alta borghesia. I grandi sarti legano il proprio nome a quello di affermate imprese tessili, come Pucci che realizza abiti con tessuto Marzotto. 1960 Cambiamento radicale nella concezione dell’abito che viene visto come idea e progettazione e non più come strumento attraverso cui la donna interpreta e vive il proprio tempo. Sono, infatti, gli anni della contestazione, che cambia i ruoli e gli status sociali e del nuovo rilancio industriale. Nascono i modelli della confezione in serie, per vestire le donne in modo elegante e spendendo poco. Si afferma il “made in Italy”. 1970/1980 Trionfa il Prêt-à-porter e centro di attrazione diventa Milano, tra un continuo rinnovarsi ed alternarsi di stili. In Italia la moda è strumento di riscatto sociale, cioè di innalzamento di classe attraverso l’abito. Si affermano le piccole e medie imprese, soprattutto nelle aree a sviluppo diffuso, in cui operano collegate tra di loro nel c.d. DISTRETTO INDUSTRIALE e in settori principalmente legati alla moda, come l’abbigliamento, il tessile e il calzaturiero. Emerge una nuova generazione di stilisti, tra cui Armani e Versace, e nasce la “GRIFFE”. La Benetton, da piccolo maglificio, si trasforma in società per azioni, concentrandosi sull’ abbigliamento casual e internazionalizza le vendite. 1990/2000 Continua l’affermazione delle imprese moda, del made in italy, anche se le stesse devono fronteggiare una vivace concorrenza internazionale con la delocalizzazione di alcune fasi del processo produttivo in paesi (Europa dell’Est), dove il costo del lavoro è più basso. 2000/ oggi Nasce l’azienda italiana Yoox specializzata di e-commerce al dettaglio di abbigliamento e di accessori moda, creata da un ex operatore finanziario: Federico Marchetti. Tale azienda acquista in stock i prodotti inventati da famose case di moda ( Diesel, Dolce &Gabbana, Cavalli e Armani) incontrando inizialmente ostacoli, per il rifiuto a vendere propri abiti pregiati su internet come un qualunque oggetto ordinario. In seguito, invece, l’idea ha un grande successo portando ad oltre un milione di acquisti in tutto il mondo in breve tempo . I vantaggi di questa modalità di vendita sono i seguenti: Consente di sfruttare la forza di una Marca anche in aree in cui tale distribuzione non è diffusa. Va incontro alle esigenze dei consumatori con sempre meno tempo a disposizione per gli acquisti. Da canale di smaltimento delle rimanenze è diventato un canale di vendita di stagione. Crea il contatto diretto tra Marca e consumatore finale. Permette la vendita della collezione completa della Marca. Ormai tutte le Marche importanti hanno nel proprio sito internet una sezione dedicata allo shopping online. Chimica Le Fibre … L’evoluzione delle fibre chimiche Dagli inizi del 1900 le fibre chimiche hanno vissuto una evoluzione. L’evoluzione delle fibre naturali Il cotone Il lino Negli anni ’30 la tecnologia applicata alla coltivazione ha prodotto cambiamenti nella fibra tali da poter offrire sul mercato: - cotone organico o ecologico = coltivato senza pesticidi, quindi un cotone ecologico Cotone colorato naturale = coltivato con particolari selezioni di semi che consentono di ottenere cotoni già colorati naturalmente in rosso mattone, verde salvia, e marrone. - cotone transgetico = ottenuto con manipolazioni genetiche apportate dall’uomo; sono in corso studi per ottenere fibre colorate e per migliorare le prestazioni naturali. La tecnologia ha interessato marginalmente la preparazione della fibra ovvero il processo di macerazione, passando: dalla macerazione alla rugiada dei prati, alla macerazione in torrenti (acqua corrente), alla macerazione in vasca, alla macerazione in tino o meccanica, ed infine alla macerazione chimica. Incidendo sull’aumento di produttività a discapito della colorazione e della resistenza della fibra stessa, ottenendo una fibra di lino in genere più scura e meno resistente. Attualmente si stanno studiando nuove tecnologie relative alla fibrillazione della fibra di lino per renderla più facilmente filabile. Anni 30 Fibre artificiali Nitrocellulosa Acetato Triacetato Cupro Viscosa La prima fibra artificiale ottenuta per sintesi da Chardonnett nel 1884 Anni 20 Fibre sintetiche Poliammide Poliestere Acrilica Polipropilenica Polivinilica La prima fibra sintetica ottenuta per sintesi della Du Pont nel 1939 Anni 40-60 Fibre chimiche con modifiche tecnologiche polinosiche High Water Module (HWM) Aramidi (HVM) Elastan Flame Retardant (FR) Artificiali rigenerate,modificate nella resistenza agli alcali. Artificiali rigenerate,modificate nella resistenza ad umido e nel grado dilasticità. Sintetiche di natura poliammidica,modificate per ottenere una notevole resistenza alla fiamma (i marchi esistenti più diffusi sono Kevlar e Nomex)Sintetiche composte da poliuretano,con elevatissimo modulo elastico. Artificiali e sintetiche che hanno proprietà di: - Antifiamma in quanto non producono fiamma,oppure la ritardano -ignifuche,in quanto non lasciano propagare la fiamma oltre alla zona carbonizzata. Anni 5070 Fibre chimiche ad elevata tecnologia Microfibre Lyocell High Tech Modificazione della filatura delle fibre poliestere,poliammidica,acrilica e modal, per ottenere fibre il cui diametro è compreso fra 0,3-1 decitex (massimo); mentre con titoli inferiori a 0,3 decitex sono “super-microfibre”. Fibra artificiale modificata di natura cellulosica ottenuta con processo di filatura in solvente. E’ una fibra con elevato grado di resistenza. Sono materiali tessili per impiego tecnico che rispondono ad alte esigenze tecnico-qualitative e conferenti loro l’attitudine ad adattarsi ad una funzione tecnica ed al suo ambiente. Sono classificabili in 11 gruppi di prodotti, quali: -composti -reti di protezione -tessuti industriali -tessuti per filtrazione -materiale per l’imballaggio -Geotessili -tessili per uso medico ospedaliero -tessuti per trasporti -tessili per protezione contro alte temperature -tessili militari Scienze Il Denim e Il Jeans … Blue jeans Il termine blue-jeans (o semplicemente jeans) designa propriamente il pantalone con taglio a 5 tasche, di cui le posteriori cucite sopra la stoffa del corpo del pantalone. I jeans sono un tessuto inventato in Italia indossato molto probabilmente dai marinai genovesi infatti la parola Jean significa "blu di Genova. La storia del blue jeans La primogenitura in fatto di fabbricazione dei blue-jeans viene ricondotta, storicamente, ma in maniera non sempre univoca, alla città di Genova in genere, in virtù della grande tradizione tessile che fin dall'antichità ha costituito un'importante voce nelle esportazioni liguri di manufatti. Già nel XV secolo la città di Chieri (Torino) produceva un tipo di fustagno di colore blu che veniva esportato attraverso il porto antico di Genova, dove questo tipo di "tela blu" era usata per confezionare i sacchi per le vele delle navi e per coprire le merci nel porto. Il termine inglese bluejeans infatti si pensa derivi direttamente dalla frase blue de Gênes ovvero blu di Genova in lingua francese. Secondo altre versioni i pratici e resistenti "calzoni da lavoro" erano in tempi remoti cuciti con tela di Nîmes di color indaco ed erano indossati dai marinai genovesi. Nel 1853, in seguito alla scoperta dell'oro in California, Levi Strauss aprì a San Francisco un negozio per vendere oggetti utili a lavoratori e "cercatori d'oro". Comprò anche dei tessuti per le tende che poi utilizzo per fabbricare dei grembiuli da lavoro. Questi ultimi inizialmente erano poco resistenti e scomodi. Strauss provò a migliorarne le qualità utilizzando il denim, un tessuto resistente, pesante e di colore blu. Uno dei suoi clienti, un sarto di nome Jacob Davis, anch'egli fabbricatore di vestiti con il denim si unì a lui e presto (precisamente il 20 maggio 1873) Strauss e Davis idearono il primo vestito: nacque il jeans denim. Denim Il denim è il tessuto di gran lunga più usato per confezionare i pantaloni in taglio jeans. Prende il nome dalla città di Nîmes in Francia, un tempo era detto tela de Nîmes. La storia del Denim Già nel XV secolo Nîmes era in concorrenza con Chieri, in Piemonte, per la produzione di un tipo di fustagno molto robusto di colore blu, allora tinto con il guado. Quando il cotone divenne un materiale economico, disponibile in grandi quantità, questo tipo di tessuto divenne materiale d'eccellenza per abiti da lavoro. Nella lingua inglese la produzione di Nîmes prese il nome denim, mentre quella chierese, che veniva esportata attraverso il porto di Genova dove questo tipo di tela blu era usata per confezionare i sacchi per le vele delle navi e per coprire le merci nel porto, prese il nome blue-jeans, dal termine blue de Gênes, ovvero blu di Genova. Le caratteristiche del Denim Il colore più richiesto è un blu non regolare, anche se c'è una discreta produzione in altri colori. Trova impiego anche nella confezione di camicie, gilet, e giubbini per quanto riguarda l'abbigliamento "giovanile" o casual, ma spesso anche nella confezione di pantaloni classici. Anticamente era realizzato con un ordito in lino e la trama in cotone, oggi interamente in cotone. Le sue caratteristiche sono la robustezza e resistenza (per il materiale usato) unite a una certa adattabilità (per l'armatura a saia). Il denim è molto simile al fustagno, che ne è l'antenato. La differenza tra loro è data dal colore dell'ordito: nel fustagno trama e ordito sono del medesimo colore, nel denim la trama è bianca o écru e l'ordito blu. Il denim ha un'armatura saia a tre (2:1), intreccio con nervature oblique date dallo scarto delle legature (una legatura è il passaggio di un filo di ordito sopra un filo di trama). Dà come risultato una diagonale e necessita di tre licci. Educazione Fisica Anoressia & Bulimia ANORESSIA & BULIMIA I disordini alimentari, di cui anoressia e bulimia nervosa sono le manifestazioni più note e frequenti, sono diventati nell’ultimo ventennio una vera e propria emergenza di salute mentale per gli effetti devastanti che hanno sulla salute e sulla vita di adolescenti e giovani adulti. Ciò anche a causa della identificazione che spesso avviene tra gli adolescenti e le modelle estremamente magre. Anoressia e bulimia possono manifestarsi in persone di diverse età, sesso, provenienza sociale, ma sono solitamente più comuni in giovani donne in età compresa tra i 15 e i 25 anni. DA COSA NASCE UN DISORDINE ALIMENTARE? L’influenza negativa da parte di componenti familiari e sociali, la sensazione di essere sottoposti a un eccesso di pressione e di aspettativa, o al contrario di essere fortemente trascurati dai propri genitori, il sentirsi oggetto di derisione per la propria forma fisica o di non poter raggiungere i risultati desiderati per problemi di peso e apparenza. Per alcune persone si tratta di una tendenza autodistruttiva che le porta ad alterare il proprio comportamento alimentare o ad abusare di alcol o droghe. SINTOMI E CARATTERISTICHE I disordini alimentari comprendono numerose condizioni diverse. Le più note e comuni sono anoressia e bulimia nervosa. Anoressia nervosa: Una persona diventa anoressica quando, riducendo o interrompendo la propria consueta alimentazione, scende sotto l’85% del peso normale per la propria età, sesso e altezza. L’anoressia è conseguente al rifiuto ad assumere cibo, determinato da una intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso. Spesso, una persona anoressica comincia con l’evitare tutti i cibi ritenuti grassi e a concentrarsi su alimenti ‘sani’ e poco calorici, con una attenzione ossessiva al contenuto calorico e alla composizione dei cibi e alla bilancia. Frequentemente i pasti vengono evitati o consumati con estrema lentezza, rimuginando a lungo su ogni boccone ingerito. L’anoressia si manifesta in due modi: con restrizioni, determinata dalla riduzione costante della quantità di alimenti ingeriti; con abbuffate e successiva eliminazione. Ciò caratterizza l’alimentazione compulsiva seguita da vomito autoindotto, uso inappropriato di pillole lassative e diuretiche, iperattività fisica per perdere peso. La persona anoressica diventa così ossessionata dal cibo che la propria vita finisce con l’essere totalmente incentrata sulla questione alimentare, impedendo di provare interesse e entusiasmo verso qualsiasi altra cosa. BULIMIA NERVOSA Una persona bulimica si abbuffa in modo molto diverso da quello che avviene quando normalmente si mangia troppo. Le caratteristiche tipiche del comportamento bulimico sono: 1) ingestione di una quantità eccessiva di cibo, a volte per un totale di diverse migliaia di calorie, in un arco di tempo molto stretto e solitamente di nascosto da altri 2) la sensazione di non poter smettere di mangiare e di non poter controllare il proprio comportamento. L’abbuffata è preceduta e seguita da uno stress emotivo molto forte. Dopo aver mangiato in modo così eccessivo, la persona bulimica generalmente si sente in colpa e tende a punirsi vomitando, ingerendo pillole diuretiche e lassativi con l’intento di dimagrire. Se questo comportamento diventa ripetitivo, ad esempio si manifesta due volte alla settimana per tre mesi, si è di fronte a un chiaro segnale di disordine alimentare. Una persona bulimica può essere di peso normale, sottopeso o sovrappeso, diversamente da una anoressica che è sempre sotto peso. Inoltre, il peso di un soggetto bulimico può variare enormemente e oscillare, fatto che può essere utilizzato come sintomo dell’esistenza di un disordine alimentare.