Istituto Tecnico Industriale Statale
Leonardo da Vinci di Napoli
Classe 1 sezione M1
Gli anni sessanta sono stati gli
anni in cui la moda è
letteralmente esplosa. Le donne,
dopo gli anni difficili del
dopoguerra, hanno cominciato a
capire il potere dello stile
abbandonando le lunghezze tristi
dei momenti più duri e osando di
più anche nel colore.
Martin Garrix.mp3
Classe 1 sezione M1
Hanno cominciato a divertirsi, a giocare con i
capi e a creare uno stile sempre più personale e
sempre più al passo con i tempi. Un decennio che
ha visto protagoniste anche molte icone della
moda, come per esempio Twiggy, Mary
Quant e Audrey Hepburn. Vediamo insieme
alcuni capi che ancora oggi sono protagonisti
della moda.
Classe 1 sezione M1
Classe 1 sezione M1
Alcuni anni fa sono
tornati di moda e
anche in queste
stagioni stanno
ritornando in voga,
sia come jeans, sia
come pantalone
classico.
Classe 1 sezione M1
Un’icona della moda come
Twiggy, la modella simbolo
degli anni sessanta, ha
sdoganato per sempre il
cosiddetto abito a trapezio.
Una stilista italiana, Alberta
Ferretti, ha realizzato una
collezione profondamente
segnata dagli anni sessanta,
in particolare per la sua main
line, ricca di abitini
coloratissimi e molto
romantici.
Classe 1 sezione M1
Per finire, non poteva certo mancare
lei, il simbolo della moda degli anni
sessanta: la minigonna.
.mp3
Martin Garrix
Classe 1 sezione M1
“I mitici anni ‘60 sono
stati certamente il
decennio
caratterizzato dal più
importante
rinnovamento
generazionale del
secolo scorso. E’
l’Inghilterra il paese in
cui nascono le prime
ribellioni giovanili.
Classe 1 sezione M1
Uno dei primi movimenti che si forma è
quello dei “mods”, che nel loro stile
ricordano molto i Beatles, con capelli tagliati
a caschetto, pantaloni stretti affusolati,
giacche strette a 3 o a 4 bottoni e stivaletti
alla caviglia per i ragazzi, Twin-Set, gonne
sotto il ginocchio, scarpe basse e pochissimo
trucco per le ragazze.
Classe 1 sezione M1
Vengono utilizzate
nuove materie prime,
come il vinile, il pvc, i
tessuti acrilici e il
poliestere. Tipici di
questo decennio sono
il tubino di Paco
Rabanne, realizzato
con dischetti e lamelle
di plastica, e l’abito
Mondrian di Yves Saint
Laurent, ispirato alla
pop art.
Classe 1 sezione M1
Per le donne
compare una
grandissima novità:
nel 1964 Mary
Quant inventa la
minigonna.
Classe 1 sezione M1
Dal ’68 comincia a
diffondersi il periodo
della filosofia Hippie,
che porta avanti l’idea
della libertà dei costumi,
dell’amore libero e di
una fratellanza
universale.
Gli Hippie furono i primi
ad adottare le giacche
di agnello rovesciato,
indumenti di camoscio a
frange, le bandane e le
collane di perline.
Classe 1 sezione M1
Il diciotto settembre 1970 entra in vigore la legge
sul divorzio , sintomo di un’evidente profondo
cambiamento culturale. I primi movimenti degli
Hippie sono caratterizzati da un forte rifiuto di ogni
forma di guerra. Il loro motto più famoso è:
“mettete dei fiori nei vostri cannoni”, mentre per
l’abbigliamento la parola d’ ordine è solo una:
COLORE!
Appariscenti disegni geometrici, fiori giganti o
piccoli piccoli…
Classe 1 sezione M1
Proprio la “mini”
rappresenta la donna
oggetto e questa
visione non si adatta al
movimento femminista.
Altra moda che
contraddistingue gli
anni ’70 è quella delle
zeppe, soprannominate
“zattere”
Classe 1 sezione M1
Alla moda vengono collegate anche le
idee politiche: i jeans di marca, i Ray Ban e
le Timberland sono portati da quelli che a
Milano prima, in tutta Italia poi, vengono
definiti PANINARI, ossia i giovani di destra. A
“sinistra” invece si usano jeans sdruciti,
occhiali da poche lire, camicioni e
maglioni fuori taglia, borse a tracolla in
cuoio naturale.
Classe 1 sezione M1
Tutto comincia con Madonna, icona
giovanile della moda, infatti l’ideale di
bellezza femminile si ispirava alla donna
sportiva, snella , muscolosa, ambiziosa e di
successo.
La moda degli anni ’80 era, però,
un’esagerazione, una svolta un po’ troppo
trash per essere capita...
Martin Garrix
Classe 1 sezione M1
Anche i pois erano fra le stampe
principali; la maglieria non
differiva molto da quella
odierna, c’è solo un piccolo
particolare: le spalline. Non
esisteva maglia, giacca,
cappotto che non avesse
all’interno un paio di ben salde
e voluminose spalline.
Le donne indossavano invece
soprattutto fuseaux, i moderni
“leggings” .
Classe 1 sezione M1
Ed ora una carrellata di accessori in
voga in quegli anni: per cominciare,
scaldamuscoli che si indossavano
anche sopra le scarpe col tacco; non
mancavano mai fasce elastiche e maxi
fiocchi a coronare le teste cotonate.
Classe 1 sezione M1
La bigiotteria era
obbligatoria e
eccessiva e gli
occhiali erano
giganti e con
dettagli geometrici e
multi colore; c’erano
poi i Ray Ban, con gli
occhiali a goccia
con montatura sottile
argentata o dorata.
Classe 1 sezione M1
Inglese
Mary Quant e Carnaby Street
After gaining a
diploma in Art
Education, she ran a
popular clothes shop
in King’s Road, in
London, called <<
Bazaar >>. In the late
1950s she began
experimenting with
shorter skirts
The miniskirt spread in the fashionable <<Swinging
London>> into a major international trend.
According to Mary Quant the miniskirt was considered
pratical and liberating allowing women the ability to run
for a bus.
Actually
Carnaby
Street is less
alternative,
there are few
characteristic
shops and a
lot of
restaurants
and
departement
stores.
Fisica
Le Taglie
Calcolo della corrispondenza tra le
taglie italiane e le taglie americane
Tra le taglie italiane e quelle americane vi sono
delle piccole differenze: bisogna addizionare o
sottrarre le taglie e così si troverà la
corrispondenza.
In tal modo se alcune persone italiane si
troveranno in paesi americani potranno godersi
con piacere lo shopping .
Pantaloni
Convertire la taglia dei pantaloni
dalla misura italiana a quella
USA è facilissimo perché basta
solo sottrarre il numero 14. Ad
esempio la misura 44 italiana
corrisponde alla 30 USA.
Pantaloni Italia : 44 45 46 47 48
49 50 51 52 53 54 55 56 57.
Pantaloni Usa : 30 31 32 33 34 35
36 37 38 39 40 41 42 43 .
Camice
Per quanto riguarda le camicie:
Per il collo bisogna sottrarre 22, per
esempio, una 36 italiana
corrisponde ad una 14 americana.
Camicie Italiane: 36 37 38 39 .
Camicie USA: 14 14½ 15 15½ 16 16½
17 17 ½ .
Per la taglia invece bisogna
sottrarre 30, ad esempio, una 30
italiana corrisponde ad una 8
americana.
Camicie italiane: 38 40 42 44 46 48
50 52 54 56 58 60 62 64 .
Camicie americane: 8 10 12 14 16
18 20 22 24 26 28 30 32 34 .
Abiti e Tailleur
Per convertire la taglia di
abiti e tailleur bisogna
sottrarre 10: per esempio
una 46 italiana corrisponde
ad una 36 americana.
Vestiti e soprabiti Italia: 46
48 50 52 54 56.
Vestiti e soprabiti USA: 36 38
40 42 44 46.
Scarpe
Per convertire le taglie di scarpe
italiane in quelle americane
bisogna sottrarre 30,ad esempio,
una 34 italiana corrisponde ad una
4 americana.
Taglia scarpe Italia: 34 35 35½ 36
36½ 37½ 38 38½ 39 39½ 40 41 41½
42 42½.
Taglia scarpe USA: 4 4½ 5 5½ 6 6½
7 7½ 8 8½ 9 9½ 10 10½ 11.
L’uso delle misure per ricavare
la taglia di un capo di
abbigliamento
Per ricavare le taglie occorre
prendere delle misure.
Bisogna prendere un metro
da sarta e scoprire la
circonferenza del busto
all'altezza del seno, della vita
e dei fianchi.
Per il busto prendere la
circonferenza all'altezza dei punti
più prominenti del seno. Per
individuare il punto vita mettersi in
piedi e piegarsi lateralmente verso
destra mantenendo la schiena
rigida; il punto in cui la linea si
spezza lungo il profilo destro è
l'altezza del punto vita. Misurare i
fianchi è un po' più complicato
poiché bisogna misurarli nel punto
in cui sono più larghi.
Tre taglie diverse! Quindi come si fa a capire che
taglia scegliere? Si fa una media? No.
In fondo si sa da sempre che ogni individuo è
costituito da tre taglie diverse infatti la taglia
varia a seconda del modello.
Quindi, quando si
comprerà un top si
dovrà scegliere la taglia
del busto, per una gonna
a ruota quella della vita,
per una gonna a tubo o
un paio di pantaloni
quella dei fianchi.
E se compro un vestito?
Dipende dal modello: in
un vestito stile
impero, molto svasato,
bisogna guardare
direttamente la taglia
del busto , se invece è
avvitato e svasato quello
del punto vita.
Matematica
I segreti delle taglie
La camicia
La doppia taglia
Il «POLLICE»
Il «POLLICE»
1’’ = 2,54 cm
Il «POLLICE»
2,54:1=cm:poll
Eureka!!!
Finalmente ho capito!
17’’ x 2,54 cm = 43 cm
Così ho svelato il mistero del cartellino nel
collo della camicia di papà!
Diritto
Storia della moda italiana
attraverso la storia
dell’economia
Storia della moda italiana attraverso
la storia dell’economia
Tra il 1900 e il 2000 in Italia ci
sono stati dei forti sviluppi
nella moda.
1951
L’anno d’inizio della storia
della moda in Italia, con la
sfilata di creazioni sartoriali
organizzata dal conte
Giorgini a Firenze, per un
pubblico internazionale, nel
suo palazzo nobiliare con
modelle appartenenti alla
nobiltà o all’alta borghesia.
I grandi sarti legano il proprio
nome a quello di affermate
imprese tessili, come Pucci
che realizza abiti con tessuto
Marzotto.
1960
Cambiamento radicale nella
concezione dell’abito che viene
visto come idea e progettazione e
non più come strumento attraverso
cui la donna interpreta e vive il
proprio tempo. Sono, infatti, gli anni
della contestazione, che cambia i
ruoli e gli status sociali e del nuovo
rilancio industriale. Nascono i
modelli della confezione in serie,
per vestire le donne in modo
elegante e spendendo poco. Si
afferma il “made in Italy”.
1970/1980
Trionfa il Prêt-à-porter
e centro di attrazione
diventa Milano, tra un
continuo rinnovarsi ed
alternarsi di stili.
In Italia la moda è
strumento di riscatto
sociale, cioè di
innalzamento di classe
attraverso l’abito.
Si affermano le piccole e
medie imprese, soprattutto
nelle aree a sviluppo diffuso, in
cui operano collegate tra di
loro nel c.d. DISTRETTO
INDUSTRIALE e in settori
principalmente legati alla
moda, come l’abbigliamento,
il tessile e il calzaturiero.
Emerge una nuova
generazione di stilisti, tra cui
Armani e Versace, e nasce la
“GRIFFE”. La Benetton, da
piccolo maglificio, si trasforma
in società per azioni,
concentrandosi sull’
abbigliamento casual e
internazionalizza le vendite.
1990/2000
Continua l’affermazione
delle imprese moda, del
made in italy, anche se
le stesse devono
fronteggiare una vivace
concorrenza
internazionale con la
delocalizzazione di
alcune fasi del processo
produttivo in paesi
(Europa dell’Est), dove il
costo del lavoro è più
basso.
2000/ oggi
Nasce l’azienda italiana Yoox
specializzata di e-commerce al
dettaglio di abbigliamento e di
accessori moda, creata da un ex
operatore finanziario: Federico
Marchetti. Tale azienda acquista in
stock i prodotti inventati da famose
case di moda ( Diesel, Dolce
&Gabbana, Cavalli e Armani)
incontrando inizialmente ostacoli, per
il rifiuto a vendere propri abiti pregiati
su internet come un qualunque
oggetto ordinario. In seguito, invece,
l’idea ha un grande successo
portando ad oltre un milione di
acquisti in tutto il mondo in breve
tempo .
I vantaggi di questa modalità di
vendita sono i seguenti:






Consente di sfruttare la forza di una Marca anche in aree
in cui tale distribuzione non è diffusa.
Va incontro alle esigenze dei consumatori con sempre
meno tempo a disposizione per gli acquisti.
Da canale di smaltimento delle rimanenze è diventato un
canale di vendita di stagione.
Crea il contatto diretto tra Marca e consumatore finale.
Permette la vendita della collezione completa della
Marca.
Ormai tutte le Marche importanti hanno nel proprio sito
internet una sezione dedicata allo shopping online.
Chimica
Le Fibre …
L’evoluzione delle fibre chimiche
Dagli inizi del 1900 le fibre chimiche hanno vissuto una evoluzione.
L’evoluzione delle fibre naturali
Il cotone
Il lino
Negli anni ’30 la tecnologia applicata alla coltivazione ha prodotto
cambiamenti nella fibra tali da poter offrire sul mercato:
- cotone organico o ecologico = coltivato senza pesticidi, quindi un
cotone ecologico
Cotone colorato naturale = coltivato con particolari selezioni di
semi che consentono di ottenere cotoni già colorati naturalmente
in rosso mattone, verde salvia, e marrone.
- cotone transgetico = ottenuto con manipolazioni genetiche
apportate dall’uomo; sono in corso studi per ottenere fibre
colorate e per migliorare le prestazioni naturali.
La tecnologia ha interessato marginalmente la preparazione della fibra
ovvero il processo di macerazione, passando:
dalla macerazione alla rugiada dei prati,
alla macerazione in torrenti (acqua corrente),
alla macerazione in vasca,
alla macerazione in tino o meccanica, ed infine alla macerazione
chimica.
Incidendo sull’aumento di produttività a discapito della colorazione e
della resistenza della fibra stessa, ottenendo una fibra di lino in
genere più scura e meno resistente.
Attualmente si stanno studiando nuove tecnologie relative alla
fibrillazione della fibra di lino per renderla più facilmente filabile.
Anni 30
Fibre artificiali
Nitrocellulosa
Acetato
Triacetato
Cupro
Viscosa
La prima fibra
artificiale ottenuta
per sintesi da
Chardonnett nel
1884
Anni 20
Fibre sintetiche
Poliammide
Poliestere
Acrilica
Polipropilenica
Polivinilica
La prima fibra
sintetica ottenuta
per sintesi della Du
Pont nel 1939
Anni 40-60
Fibre chimiche con modifiche tecnologiche
polinosiche
High Water Module
(HWM)
Aramidi
(HVM)
Elastan
Flame Retardant
(FR)
Artificiali rigenerate,modificate nella resistenza agli
alcali.
Artificiali rigenerate,modificate nella resistenza ad
umido e nel grado dilasticità.
Sintetiche di natura poliammidica,modificate per
ottenere una notevole resistenza alla fiamma (i
marchi esistenti più diffusi sono Kevlar e
Nomex)Sintetiche composte da poliuretano,con
elevatissimo modulo elastico.
Artificiali e sintetiche che hanno proprietà di:
- Antifiamma in quanto non producono
fiamma,oppure la ritardano
-ignifuche,in quanto non lasciano propagare la
fiamma oltre alla zona carbonizzata.
Anni
5070
Fibre chimiche ad elevata tecnologia
Microfibre
Lyocell
High Tech
Modificazione della filatura delle fibre poliestere,poliammidica,acrilica e
modal, per ottenere fibre il cui diametro è compreso fra 0,3-1 decitex
(massimo); mentre con titoli inferiori a 0,3 decitex sono “super-microfibre”.
Fibra artificiale modificata di natura cellulosica ottenuta con processo di
filatura in solvente. E’ una fibra con elevato grado di resistenza.
Sono materiali tessili per impiego tecnico che rispondono ad alte esigenze
tecnico-qualitative e conferenti loro l’attitudine ad adattarsi ad una
funzione tecnica ed al suo ambiente. Sono classificabili in 11 gruppi di
prodotti, quali:
-composti
-reti di protezione
-tessuti industriali
-tessuti per filtrazione
-materiale per l’imballaggio
-Geotessili
-tessili per uso medico ospedaliero
-tessuti per trasporti
-tessili per protezione contro alte temperature
-tessili militari
Scienze
Il Denim e Il Jeans …
Blue jeans
Il termine blue-jeans
(o semplicemente
jeans) designa
propriamente il
pantalone con
taglio a 5 tasche, di
cui le posteriori
cucite sopra la
stoffa del corpo del
pantalone.
I jeans sono un tessuto
inventato in Italia
indossato molto
probabilmente dai
marinai genovesi
infatti la parola Jean
significa "blu di
Genova.
La storia del blue jeans
La primogenitura in fatto di
fabbricazione dei blue-jeans
viene ricondotta, storicamente,
ma in maniera non sempre
univoca, alla città di Genova in
genere, in virtù della grande
tradizione tessile che fin
dall'antichità ha costituito
un'importante voce nelle
esportazioni liguri di manufatti.
Già nel XV secolo la città di Chieri
(Torino) produceva un tipo di
fustagno di colore blu che veniva
esportato attraverso il porto antico
di Genova, dove questo tipo di
"tela blu" era usata per
confezionare i sacchi per le vele
delle navi e per coprire le merci
nel porto.
Il termine inglese bluejeans infatti si pensa
derivi direttamente dalla
frase blue de Gênes
ovvero blu di Genova in
lingua francese.
Secondo altre versioni i
pratici e resistenti
"calzoni da lavoro"
erano in tempi remoti
cuciti con tela di Nîmes
di color indaco ed
erano indossati dai
marinai genovesi.
Nel 1853, in seguito alla scoperta
dell'oro in California, Levi Strauss
aprì a San Francisco un negozio
per vendere oggetti utili a
lavoratori e "cercatori d'oro".
Comprò anche dei tessuti per le
tende che poi utilizzo per
fabbricare dei grembiuli da lavoro.
Questi ultimi inizialmente erano
poco resistenti e scomodi. Strauss
provò a migliorarne le qualità
utilizzando il denim, un tessuto
resistente, pesante e di colore blu.
Uno dei suoi clienti, un sarto di
nome Jacob Davis, anch'egli
fabbricatore di vestiti con il denim
si unì a lui e presto (precisamente il
20 maggio 1873) Strauss e Davis
idearono il primo vestito: nacque il
jeans denim.
Denim
Il denim è il tessuto di
gran lunga più usato per
confezionare i pantaloni
in taglio jeans. Prende il
nome dalla città di
Nîmes in Francia, un
tempo era detto tela de
Nîmes.
La storia del Denim
Già nel XV secolo Nîmes era
in concorrenza con Chieri, in
Piemonte, per la produzione di
un tipo di fustagno molto
robusto di colore blu, allora
tinto con il guado. Quando il
cotone divenne un materiale
economico, disponibile in
grandi quantità, questo tipo di
tessuto divenne materiale
d'eccellenza per abiti da
lavoro.
Nella lingua inglese la
produzione di Nîmes prese
il nome denim, mentre
quella chierese, che veniva
esportata attraverso il porto
di Genova dove questo
tipo di tela blu era usata
per confezionare i sacchi
per le vele delle navi e per
coprire le merci nel porto,
prese il nome blue-jeans,
dal termine blue de Gênes,
ovvero blu di Genova.
Le caratteristiche del Denim
Il colore più richiesto è un blu
non regolare, anche se c'è
una discreta produzione in
altri colori. Trova impiego
anche nella confezione di
camicie, gilet, e giubbini per
quanto riguarda
l'abbigliamento "giovanile" o
casual, ma spesso anche
nella confezione di pantaloni
classici.
Anticamente era realizzato
con un ordito in lino e la
trama in cotone, oggi
interamente in cotone. Le
sue caratteristiche sono la
robustezza e resistenza (per il
materiale usato) unite a una
certa adattabilità (per
l'armatura a saia). Il denim è
molto simile al fustagno, che
ne è l'antenato. La differenza
tra loro è data dal colore
dell'ordito: nel fustagno
trama e ordito sono del
medesimo colore, nel denim
la trama è bianca o écru e
l'ordito blu.
Il denim ha
un'armatura saia a tre
(2:1), intreccio con
nervature oblique date
dallo scarto delle
legature (una legatura
è il passaggio di un filo
di ordito sopra un filo
di trama). Dà come
risultato una diagonale
e necessita di tre licci.
Educazione Fisica
Anoressia & Bulimia
ANORESSIA & BULIMIA
I disordini alimentari, di cui
anoressia e bulimia nervosa sono
le manifestazioni più note e
frequenti, sono diventati nell’ultimo
ventennio una vera e propria
emergenza di salute mentale per
gli effetti devastanti che hanno
sulla salute e sulla vita di
adolescenti e giovani adulti. Ciò
anche a causa della
identificazione che spesso avviene
tra gli adolescenti e le modelle
estremamente magre.
Anoressia e bulimia possono
manifestarsi in persone di diverse
età, sesso, provenienza sociale,
ma sono solitamente più comuni in
giovani donne in età compresa tra
i 15 e i 25 anni.
DA COSA NASCE UN DISORDINE
ALIMENTARE?
L’influenza negativa da parte di componenti familiari e
sociali, la sensazione di essere sottoposti a un eccesso di
pressione e di aspettativa, o al contrario di essere
fortemente trascurati dai propri genitori, il sentirsi oggetto di
derisione per la propria forma fisica o di non poter
raggiungere i risultati desiderati per problemi di peso e
apparenza. Per alcune persone si tratta di una tendenza
autodistruttiva che le porta ad alterare il proprio
comportamento alimentare o ad abusare di alcol o droghe.
SINTOMI E CARATTERISTICHE
I disordini alimentari
comprendono numerose
condizioni diverse. Le più
note e comuni sono
anoressia e bulimia nervosa.
Anoressia nervosa:
Una persona diventa
anoressica quando,
riducendo o interrompendo
la propria consueta
alimentazione, scende sotto
l’85% del peso normale per
la propria età, sesso e
altezza.
L’anoressia è conseguente al
rifiuto ad assumere cibo,
determinato da una intensa
paura di acquistare peso o
diventare grassi, anche quando
si è sottopeso. Spesso, una
persona anoressica comincia
con l’evitare tutti i cibi ritenuti
grassi e a concentrarsi su
alimenti ‘sani’ e poco calorici,
con una attenzione ossessiva al
contenuto calorico e alla
composizione dei cibi e alla
bilancia. Frequentemente i pasti
vengono evitati o consumati con
estrema lentezza, rimuginando a
lungo su ogni boccone ingerito.
L’anoressia si manifesta in due
modi:
con restrizioni, determinata
dalla riduzione costante della
quantità di alimenti ingeriti;
con abbuffate e successiva
eliminazione. Ciò caratterizza
l’alimentazione compulsiva
seguita da vomito autoindotto,
uso inappropriato di pillole
lassative e diuretiche, iperattività fisica per perdere peso.
La persona anoressica diventa
così ossessionata dal cibo che
la propria vita finisce con
l’essere totalmente incentrata
sulla questione alimentare,
impedendo di provare
interesse e entusiasmo verso
qualsiasi altra cosa.
BULIMIA NERVOSA
Una persona bulimica si abbuffa in
modo molto diverso da quello che
avviene quando normalmente si
mangia troppo. Le caratteristiche
tipiche del comportamento
bulimico sono:
1) ingestione di una quantità
eccessiva di cibo, a volte per un
totale di diverse migliaia di
calorie, in un arco di tempo molto
stretto e solitamente di nascosto
da altri
2) la sensazione di non poter
smettere di mangiare e di non
poter controllare il proprio
comportamento.
L’abbuffata è preceduta e seguita
da uno stress emotivo molto forte.
Dopo aver mangiato in modo
così eccessivo, la persona
bulimica generalmente si sente
in colpa e tende a punirsi
vomitando, ingerendo pillole
diuretiche e lassativi con
l’intento di dimagrire. Se questo
comportamento diventa
ripetitivo, ad esempio si
manifesta due volte alla
settimana per tre mesi, si è di
fronte a un chiaro segnale di
disordine alimentare.
Una persona bulimica può essere di peso normale,
sottopeso o sovrappeso, diversamente da una anoressica
che è sempre sotto peso. Inoltre, il peso di un soggetto
bulimico può variare enormemente e oscillare, fatto che
può essere utilizzato come sintomo dell’esistenza di un
disordine alimentare.
Scarica

Finale con musica Italiano e Tecnica e disegno. modifiche 3