Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano PREMESSA Il giorno successivo la dichiarazione di voto con la quale gli italiani hanno manifestato la loro contrarietà al nucleare, sono emerse alcune considerazioni di non poco conto che ci devono far riflettere. La prima considerazione riguarda l’uso delle fonti energetiche, la gran parte dell’ energia la acquistiamo mentre una fetta è data dalle centrali a metano e carbone ed in questi ultimi anni si sono aggiunte in maniera significativa le energie rinnovabili: solare, eolico, termico e aggiungerei idroelettrico. Cerchiamo di spostare il ragionamento sulla quantità di energia che produciamo in Italia e quanta ne sprechiamo per produrre beni superflui che riempiono le nostre cantine. I consumi energetici nei settori d’uso finale sono passati dai 139,3 Mtep (milioni tonnellate equivalenti di petrolio) del 2007 ai 137,5 Mtep del 2010 (dati provvisori), mostrando un andamento decrescente particolarmente rilevante dal 2008 al 2009 (-5,6 per cento). Complessivamente gli usi finali di energia sono aumentati dell'8,7 per cento nel periodo 2000-2005 e sono diminuiti del 9,2 per cento negli anni 2005-2009. Tale riduzione è da attribuirsi principalmente al settore industriale e agli usi non energetici, mentre si osserva un aumento dei consumi nel settore civile (residenziale e terziario) e una leggera diminuzione nel settore trasporti. L'analisi dei consumi per singola fonte (fig. 1.1) indica un trend diversificato nell’utilizzo delle fonti energetiche. Nello specifico, si evidenzia una diminuzione nel 2008 (-3,4 per cento) e nel 2009 (-5,5 per cento) del ricorso ai prodotti petroliferi, che in ogni caso rappresentano la fonte energetica principale incidendo complessivamente sul consumo energetico all’incirca del 47% (sia nel 2008 che nel 2009). Figura 1.1 - Domanda d’energia primaria (Mtep) per singola fonte in Italia (Fonte REA2009 5) 1 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Nel 2010, invece, ancorché i dati siano ancora provvisori possiamo osservare una riduzione dell’utilizzo di tale fonte nei settori trasporti (- 0,3%), industria (-0,1%) e usi civili (-4,8%). Inoltre, nel 2010 sono aumentati gli impieghi di fonti rinnovabili (14,5% rispetto al 2009),. Il ricorso al gas naturale ha avuto un recupero del 7% rispetto al 2009 , soprattutto grazie ai settori industria (+7,1%), trasporti (+13,2%) e usi civili (+7,1%). Nel triennio 2007-2009, la ripartizione fra i diversi settori è rimasta pressoché invariata (fig.1.2), con gli usi civili ed i trasporti che assorbono ciascuno il 31,5 % degli usi finali, il settore industriale il 26,50%, mentre il 5,7 % è destinato ad usi non energetici, in particolare nell’industria petrolchimica. La parte rimanente è impiegata dal settore agricolo e per i bunkeraggi. Nel settore industriale emerge il predominio di gas ed energia elettrica (circa il 70% sul totale dei consumi. Tale settore nel 2010 ha recuperato in parte (+5,5%) la rilevante contrazione dei propri consumi registratasi nel 2009 in linea con la forte flessione della produzione industriale che aveva confermato il trend negativo del triennio 2007-2009 a seguito di un rallentamento dovuto alle dinamiche dei prezzi dei prodotti energetici, all’introduzione di più severe norme ambientali ed a fattori strutturali come il calo dell’incidenza dell’industria pesante. Fonte: 5 ENEA, Rapporto Energia Ambiente, Analisi e Scenari, Novembre 2010. Figura 1.2 - Consumi finali d’energia (Mtep) nei settori d’uso (Fonte Istat 2009) 2 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Per quel che riguarda la domanda finale d’energia nel settore trasporti, essa rappresenta il 31,5% del totale ed è cresciuta dal 1990 ad un tasso medio annuo dell’1,5%. Il 90% della domanda è legata al trasporto su strada di persone e di merci. L’Italia presenta un elevato numero di vetture per abitante (nel 2007, 598 per 1.000 abitanti, a fronte di 464 della media UE) che sono caratterizzate da un livello contenuto di consumi energetici unitari (nel 2007 il 17,5 per cento in meno della media europea). I veicoli industriali sono molto diffusi, ma relativamente poco efficienti dal punto di vista energetico. L’86 % delle merci (73% nella UE) è trasportato su gomma da una flotta di veicoli con un’età media superiore a quella riscontrata nei principali paesi europei e movimentati con livelli di carico inferiori. Fonte Piano d’Azione per l’efficienza energetica 2011. Quanta energia occorre per produrre imballaggi? Pensate che per comperare un capo di abbigliamento intimo, oppure una semplice rivista il prodotto spesso si compone di una confezione in cartone, di un cellofan e spesso vi è anche del polistirolo, oppure pensate ad una camicia la confezione è fatta da aghi, spilli, carta e cartone. Oppure gli elettrodomestici, l’esempio dell’intimo in una confezione in scatola o della rivista “incellofanata” sono solo esempi banali, ma ce ne possono essere tantissimi e riguardano cose che consumiamo quotidianamente. Pensate alla “sporta”, il sacchetto di plastica che i supermercati danno per la nostra spesa, pensate se ognuno di noi avesse una sola borsa per tutto l’anno da usare per la spesa quale sarebbe il risparmio per l’utilizzatore/ consumatore nel non avere più buste di plastica. Buste che consumano energia per essere prodotte e che consumano energia per essere smaltite nel ciclo dei rifiuti. Secondo il Consorzio Nazionale imballaggi, CONAI, per quanto riguarda il 2010, in termini di imballaggi immessi al consumo, sebbene i valori non siano ancora definitivi, si parla di più di 11 milioni di tonnellate complessive. Partendo da questo dato si calcola che circa il 65% di questi imballaggi, è stato avviato a riciclo. Se consideriamo inoltre, la quota di recupero energetico, il valore aumenta ulteriormente, raggiungendo addirittura il 75%. In base a questi dati possiamo quindi affermare che, globalmente, tre imballaggi su quattro imballaggi immessi sul territorio nazionale vengono avviati a riciclo, risultato importante che supera ampiamente l’obiettivo di legge fissato nel 2008 al 55%. La normativa prevede inoltre degli obiettivi differenziati in base al materiale che sono: 50% per i metalli, 60% per la carta e il vetro, 26% la plastica e il 35% per il legno. Per quanto riguarda l’anno passato possiamo tranquillamente dire di aver addirittura superato gli obiettivi anche a livello di suddivisione merceologica. Questi sono risultati davvero incoraggianti se si pensa che nel 1998, anno in cui il Conai è diventato operativo, la percentuale di imballaggi che veniva conferito in discarica era poco meno del 70%: dopo undici anni la situazione è completamente ribaltata, dimostrando che il sistema da noi sperimentato è risultato, nel corso del tempo, estremamente efficace. Dobbiamo forse rivedere i nostri stili di vita? Forse si, e la prima fonte energetica in assoluto è il risparmio al di là dell’approvvigionamento sia esso solare o carbone fossile. Ovviamente se l’industria della moda, al di là della ricerca di nuovi materiali o dal riciclo degli stessi desse un messaggio nuovo riducendo gli imballaggi (camicie, borse, cinte, cappelli, guanti, etc..) forse otterremmo un buon risultato già nel breve periodo, data l’influenza che ha la moda sui media e questi sulla popolazione. 3 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Risparmiare energia partendo dalle cose semplici, la lampadina per esempio: Fonte Agenzia per l’energia Friiuli Venezia Giulia Possiamo andare oltre se applicassimo le misure previste dal Piano energetico 2020 (ed estese) ad uno scenario di riferimento (che rappresenta un’ evoluzione del sistema energetico neutrale dal punto di vista delle politiche, essendo una proiezione delle 4 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano tendenze in atto in termini di tecnologie e dinamiche socioeconomiche) si ottiene, nell’anno 2020, una riduzione in termini di energia primaria di oltre 18 Mtep. Di questi, il 55% è riconducibile al gas naturale: nel 2020 la riduzione del consumo di gas tra i due scenari è infatti dell’ordine di 10 Mtep. Tale diminuzione è imputabile essenzialmente a minori consumi per riscaldamento nel settore civile, per effetto del recepimento del D.Lgs.192/05 e dell’impiego di impianti più performanti. Un significativo contributo alla riduzione del consumo di gas deriva inoltre, per la parte di combustibile impiegata nella generazione, dalla diminuzione della domanda di energia elettrica: nel settore civile, per l’adozione di elettrodomestici, condizionatori e sistemi per l’illuminazione più prestazionali, nell’industria, per l’impiego di motori ed inverter più efficienti. La riduzione prevista nel consumo di prodotti petroliferi, di oltre 7 Mtep nel 2020, (circa il 40% del totale dell’energia primaria risparmiata in quell’anno), è invece principalmente da attribuire alle misure previste nel settore dei trasporti. Figura 1.4 Riduzione di energia primaria per fonte, anno 2020 (Mtep) 5 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Figura 1.5 Contributo all’abbattimento di CO2 per settore al 2020 Tale valore in termini di riduzione di CO2 dovrà essere tenuto in conto nella costruzione degli scenari di riduzione della CO2 relativi alla decisione 406/2009/CE (effort sharing), che per l’Italia prevede una riduzione del 13% rispetto al 2005 delle emissioni di CO2 dei settori non ETS. Se sei miliardi di persone presenti sulla terra consumassero tutte lo stesso quantitativo di energia per vivere, deprederemmo la nostra terra delle sue risorse nel giro di pochissimi anni. Questo pensiero non vuole lanciare nessun allarme è solo un pensare a voce alta insieme a Voi amici; pertanto a qualcosa tutti, ma proprio tutti dobbiamo cominciare a rinunciare. Qualcuno ha visto in questi giorni la pubblicità di un auto che dice eliminando il superfluo alla fine resta l’eleganza e la solidità. Un messaggio importante che i responsabili di marketing commerciale hanno saputo cogliere. Cittadini che, almeno nelle grandi città,stanno cominciando ad affinare vecchie/ nuove forme di risparmio energetico dettate molto probabile da considerazioni di natura economica, la crisi economica ha si ridotto i consumi ma nelle grandi città ha riaperto gli occhi delle persone rielaborando il concetto di priorità nell’acquisto di un bene Le due cose crisi economica e risparmio energetico sono strettamente legate. Nelle città è un fiorire dei mercatini per vendere roba usata, non c’è solo la possibilità di riprendere qualcosa in termini economici dalla vendita di un oggetto che non usiamo più, ma liberiamo spazio, lo spazio è l’ambiente in cui viviamo e passiamo gran parte del nostro tempo, una stanza, una cantina, un salone etc. e spesso i cittadini che fanno queste considerazioni non incorrono più nella logica di alimentare la spirale consumistica che 6 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano vuole che si produca sempre a prescindere ed a qualunque costo, interrompono bruscamente la spirale e non comprano “quasi” più diventando dei cittadini responsabili nella spesa. Ma al di là delle coscienze di ognuno, la logica della produzione infinita per alimentare all’infinito il mercato non regge, la crisi in questi giorni ne è la riprova. Se aumenta la disoccupazione ed i salari sono bassi chi compra? Questo pensiero apre la strada alla seconda considerazione: Cosa consumiamo per produrre all’infinito? Risorse, acqua, territorio e foreste in primo luogo, poi gas, petrolio, etc. La deforestazione per esempio è una causa dell’occidentalizzazione di taluni stati, il Brasile ha bisogno di nuovi territori da destinare all’agricoltura e all’industria per aumentare il fabbisogno interno di cibo. Ma ritornando a casa nostra, e passando dalla foresta amazzonica a luoghi a noi più cari anche noi consumiamo il nostro territorio. Come? Attraverso la destinazione di questi alla produzione e coltivazione di fonti energetiche come il petrolio o anche fonti energetiche alternative come impianti fotovoltaici ed eolici. Nessuno di noi è coscienziosamente contrario al petrolio, ne tanto meno al fotovoltaico o all’eolico, noi oggi facciamo una discussione un po’ più alta per cercare di far giungere il messaggio che: il petrolio, il solare, l’eolico etc, sono delle risorse energetiche di questo nostro Paese, ed in particolare della Valle dell’ Agri ma se non c’è “equilibrio” tra territorio e fonti energetiche, sarà difficile ripristinare lo status quo se lo avremo in tutto o in parte compromesso. L’ equilibrio tra risorse ambientali ed il territorio ruota intorno a quattro orbite principali: 7 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Sostenibilità economica: intesa come capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione. Sostenibilità sociale: intesa come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente distribuite per classi e genere. Sostenibilità ambientale: intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali. Sostenibilità istituzionale: intesa come capacità di assicurare condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione, giustizia. L'area risultante dall'intersezione delle quattro componenti, coincide idealmente con lo sviluppo sostenibile. Un esempio, un territorio di pochi chilometri quadrati non può essere ricoperto per la metà da pannelli fotovoltaici, magari eliminando un bosco, perché il bosco è già di per se fonte di energia in quanto laboratorio per il trattamento naturale della Co2. Oppure insediare solo pozzi di petrolio non avendo cura di quello che ci circonda, sorgenti, dighe, fiumi, boschi, dunque il paesaggio nella sua interezza, se ciò si realizza significa non avere chiaro il concetto di equilibrio delle risorse e se pregiudichiamo anche una sola di queste risorse noi pregiudichiamo la nostra vita futura. E senza scomodare danni o incidenti ambientali o alla salute dei cittadini, pensate cosa resterà di un territorio se cede in maniera estrema allo sviluppo industriale. Di cimiteri industriali in Italia ne abbiamo a iosa, pensate all’ italsider a Bagnoli. La bonifica di quell’area è ancora in corso e di riqualificazione se ne parla da decenni. Se cinquant’anni fa avessero consumato quel territorio in maniera meno estrema e più attenta oggi forse la riqualificazione sarebbe già in atto perché la riqualificazione e la bonifica sarebbero andate di pari passo con l’equilibrio tra territorio e industria. Pensate ai costi: bonificare, ripulire, ripristinare lo status quo ante si può fare ma quanto costa? E chi paga? In Italia questo ragionamento di mettere in equilibrio le risorse va di pari passo con la morfologia del nostro territorio. Ho sempre fatto l’esempio del Centro Olio se fosse stato in Libia, lontano qualche centinaio di chilometri dall’abitato in pieno deserto, lì tolte le persone che vi lavorano nessuno lo avrebbe visto. Perché un conto è mangiare un pezzo di territorio dove ci sono dighe, sorgenti, boschi tutto concentrato in pochi chilometri quadrati un conto è strappare al deserto un pezzo di civiltà industriale. Ciò che piace agli stranieri della nostra Italia è il paesaggio. Mare e montagne altissime, vallate e colline dolci. Pensate alla catena montuosa dell’ Appennino che attraversa per lungo l’Italia, interessando ben undici regioni, e le altre ad eccezione delle isole devono misurarsi con la catena montuosa delle Alpi. Pensate come sarebbero le colline senesi se lì ci fosse un impianto industriale come quello del centro olio di Viggiano. Pensate alle valli del trentino, o alla foresta umbra. 8 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano L’ equilibrio delle risorse ambientali con le attività industriali presuppone che ci sia saggezza da parte di chi governa, ovvero non bisogna mai compromettere il territorio “momentaneamente” affidatoli dai cittadini elettori, perché ci sia buon governo la saggezza si serve dello studio e della pianificazione del territorio. Se dovessimo rispettare lo specchietto della commissione Brundtland in Val d’Agri abbiamo deficit di Sostenibilità economica: perché la capacità di produrre reddito è molto bassa quella che c’è è in larga parte legata al lavoro nel pubblico impiego. Sia privati che lavorano direttamente nel pubblico impiego che imprese piccole che cercano appalti nella pubblica amministrazione. Deficit di sostenibilità sociale perché solo oggi nel 2011 dopo 13 anni dal protocollo di Intesa del 1998 cerchiamo con enormi difficoltà di stabilire le modalità che consentano di monitorare l’ambiente dal punto di vista della salute dei cittadini. Sono passati anni, mentre si discute di ampliamento del centro olio ed aumento della produzione di petrolio, si discute di Legge Seveso per abbattere le emissioni di inquinanti in aria, acqua e suolo. Si discute e basta perché una bozza di Legge regionale ancora non c’è, ma ricordiamoci che prima bisogna avere gli strumenti legislativi e normativi e poi si danno nuove concessioni, qui sta la differenza tra una democrazia avanzata attenta al territorio ed una no. Premessa per dire che c’è anche un corposo deficit di sostenibilità istituzionale. C’è stabilità “politica” nel senso che votiamo alle scadenze prefissate ma non c’è pianificazione e progettualità che guardi al futuro. La partecipazione dei cittadini è compromessa dalle leggi elettorali sia per le elezioni politiche che regionali, queste non consentono di esprimere qualità ma esse servono solo a “ratificare” le candidature scelte dalle segreterie di partito. E purtroppo non tutti i partiti hanno la nostra democrazia interna, non tutti sono capaci di alimentare dibattiti e dialettiche interne utili a far ragionare i cittadini e chi li rappresenta. 9 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano STATUS QUO Produzione di petrolio in Italia Nell’anno 2010 la produzione di petrolio è stata di 5,08 milioni di tonnellate. L’82% circa della produzione nazionale proviene dalla terraferma dai campi della regione Basilicata e della Sicilia, mentre il contributo delle attività ubicate in mare è di circa il 14%. In particolare, per la Regione Basilicata la produzione di olio potrà essere incrementata di circa il 13% rispetto all’attuale produzione annua qualora fossero realizzati i progetti di sviluppo previsti, per i quali non è stato ancora completato l’iter autorizzativo. Produzione di idrocarburi in Basilicata Gas naturale Anno Produzione (Smc) Olio greggio Anno Produzione (Kg) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 835.198.774 1.070.147.719 1.103.525.291 1.209.985.073 1.080.029.080 913.990.141 1.112.806.511 519.106.320 3.369.505.259 4.386.035.577 4.312.689.862 4.360.775.544 3.930.381.828 3.155.531.469 3.442.591.925 1.625.879.478 Titoli produttivi a gas Titoli produttivi ad olio 1. CUGNO LE MACINE 2. GARAGUSO 3. IL SALICE 4. MONTE MORRONE 5. MONTE VERDESE 6. NOVA SIRI SCALO 7. POLICORO 8. RECOLETA 9. SCANZANO 10. SERRA PIZZUTA 11. VAL D'AGRI 1. SERRA PIZZUTA 2. VAL D'AGRI 10 Dati al 30/06/2011 aggiornamento del 09/08/2011 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Gettito Royalties Anno 2010 Regione Importo (Euro) Regione Basilicata Comune Importo (Euro) 1. Viggiano 2. Grumento Nova 3. Marsico Nuovo 4. Calvello 5. Montemurro 6. Garaguso Totale 65.644.377,15 8.248.275,43 1.308.080,03 980.550,43 654.040,01 327.020,01 79.790,01 11.597.755,92 Progetti per la metanizzazione del mezzogiorno Provincia n° progetti Importo (Euro) 1. Matera 2. Potenza 10 19.462.418,00 20 29.601.567,00 Totale regione 30 49.063.985,52 Titoli minerari vigenti Aggiornamento al 31/07/2011 Tipo titolo numero area (Kmq) 1. PERMESSI DI RICERCA 2. CONCESSIONI DI COLTIVAZIONE 12 22 1.590,66 2.121,34 Totale 34 3.712,00 Istanze per il conferimento di nuovi titoli minerari 11 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Aggiornamento al 31/07/2011 Istanze per il conferimento di numero area (Kmq) fasi del procedimento 1. CONCESSIONI DI STOCCAGGIO 2. PERMESSI DI RICERCA 2 15 58,31 2489,74 2 186 17 2548,05 Legenda delle fasi del procedimento Istruttoria pre-CIRM dalla ricezione dell'istanza all'emanazione del parere della CIRM (MSE) In corso valutazione ambientale dalla richiesta di presentazione della VIA all'emanazione del decreto VIA (Operatore/MATTM/Regione) Fase decisoria dal decreto VIA alla Conferenza dei servizi e all'emanazione del decreto di conferimento (MSE) In corso di rigetto comunicato preavviso di rigetto (MSE) Impatto sul territorio Superficie regionale 9.992 (Kmq) Tipo impianto Centrali di raccolta e trattamento Pozzi produttivi Pozzi ad altro utilizzo numero area occupata impianti (Kmq) 8 68 43 % superficie regionale 0,2769 0,6800 0,4300 0,0028% 0,0068% 0,0043% Centrali di raccolta e trattamento Centrali ubicate nella regione BASILICATA Tra parentesi è riportato il numero dei pozzi produttivi allacciati Centrali a GAS 1. 2. 3. 4. 5. 6. Centrali ad OLIO GARAGUSO (5) GROTTOLE FERRANDINA (20) METAPONTO (3) MONTE VERDESE (2) PISTICCI GAS (5) SINNI (6) 1. CENTRO OLIO VAL D'AGRI (25) 2. PISTICCI OLIO (2) CENTRO OLIO VAL D'AGRI 12 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Dati generali della centrale Id Nome centrale Minerale Comune Provincia Regione Area occupata Operatore Note N. pozzi produttivi allacciati 34 CENTRO OLIO VAL D'AGRI OLIO VIGGIANO Potenza BASILICATA 181850 (mq) ENI VAL D'AGRI 28 Pozzi produttivi allacciati alla centrale 1. AGRI 001 OR A Comune di Marsiconuovo 2. AGRI 001 OR B Comune di Marsiconuovo 3. ALLI 001 OR A Comune di Viggiano 4. ALLI 003 OR Comune di Viggiano 5. ALLI 004 OR Comune di Viggiano 6. CERRO FALCONE 006 OR Comune di Marsiconuovo 7. CERRO FALCONE 009 OR Comune di Marsiconuovo 8. MONTE ALPI 001 OR A Comune di Viggiano 9. MONTE ALPI 002 DIR Comune di Viggiano 10. MONTE ALPI 003 DIR Comune di Viggiano 11. MONTE ALPI 004 X Comune di Viggiano 12. MONTE ALPI 005 0R Comune di Viggiano 13. MONTE ALPI 006 OR Comune di Grumento Nova 14. MONTE ALPI 007 OR Comune di Grumento Nova 15. MONTE ALPI 008 OR Comune di Grumento Nova 16. MONTE ALPI E 001 Comune di Grumento Nova 17. MONTE ALPI W 001 Comune di Viggiano 18. MONTE ENOC 001 OR A Comune di Viggiano 19. MONTE ENOC 002 OR Comune di Viggiano 20. MONTE ENOC 004 DIR Comune di Viggiano 21. MONTE ENOC 005 OR A Comune di Viggiano 22. MONTE ENOC 009 OR Comune di Viggiano 23. MONTE ENOC NW 001 DIR A Comune di Viggiano 24. MONTE ENOC W 001 OR A Comune di Viggiano 25. VOLTURINO 001 OR + B721 A Comune di Calvello 26. CERRO FALCONE 3 Comune di Calvello 27. CERRO FALCONE 5 Comune di Calvello 28. CERRO FALCONE 8 Comune di Calvello 13 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Pozzi produttivi ubicati nella regione BASILICATA BASILICATA 1. ACCETTURA 002 DIR ST 2. ACCETTURA 003 3. ACCETTURA 004 4. ACCETTURA 005 DIR ST 5. ACCETURA 001 BIS 6. AGRI 001 OR A 7. AGRI 001 OR B 8. ALLI 001 OR A 9. ALLI 003 OR 10. ALLI 004 OR 11. CALDERASI 002 12. CALDERASI 003 DIR 13. CERRO FALCONE 006 OR 14. CERRO FALCONE 009 OR 15. COLACELLO 001 16. CUPOLONI 003 DIR 17. CUPOLONI 004 DIR 18. FERRANDINA 013 19. FERRANDINA 017 20. FILICI 001 DIR A 21. GIOIA 001 22. GROTTOLE 011 23. GROTTOLE 015 24. GROTTOLE 017 25. GROTTOLE 019 26. GROTTOLE 023 27. GROTTOLE 025 28. GROTTOLE 026 29. GROTTOLE 028 30. GROTTOLE 029 31. GROTTOLE 030 32. GROTTOLE 032 33. GROTTOLE 033 34. GROTTOLE 034 DIR 35. GROTTOLE 035 DIR 36. GROTTOLE 036 DIR 37. GROTTOLE 037 38. GROTTOLE 039 DIR 39. GROTTOLE 040 40. MASSERIA GALTIERI 001 41. METAPONTO 001 DIR A 42. MONTE ALPI 001 OR A 14 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano 43. MONTE ALPI 002 DIR 44. MONTE ALPI 003 DIR 45. MONTE ALPI 004 X 46. MONTE ALPI 005 0R 47. MONTE ALPI 006 OR 48. MONTE ALPI 007 OR 49. MONTE ALPI 008 OR 50. MONTE ALPI E 001 51. MONTE ALPI W 001 52. MONTE ENOC 001 OR A 53. MONTE ENOC 002 OR 54. MONTE ENOC 004 DIR 55. MONTE ENOC 005 OR A 56. MONTE ENOC 009 OR 57. MONTE ENOC NW 001 DIR A 58. MONTE ENOC W 001 OR A 59. NOVA SIRI SCALO 001 60. PISTICCI 007 61. PISTICCI 019 D A 62. PISTICCI 029 DIR 63. PISTICCI 039 64. POLICORO 001 BIS DIR 65. RIVOLTA 001 66. TORRENTE VELLA 001 67. VARISANA 002 68. VOLTURINO 001 OR + B721 A 15 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Pozzi ad altro utilizzo ubicati nella regione BASILICATA Pozzi potenzialmente produttivi, di monitoraggio, reiniezione, altro 1. APPIA 001 DIR 2. CALDAROSA 001 DIR A ST 3. CANALDENTE 001 4. COSTA MOLINA W 001 DIR 5. COSTAMOLINA 002 6. DEMMA 001 7. DEMMA 002 X 8. FOSSO DEL BRIGANTE 001 DIR 9. GIOIA SUD EST 001 DIR A 10. GORGOGLIONE 001 11. GROTTOLE 017 12. LOCANTORE 001 13. MANCIANO 001 DIR ST 14. MASSERIA MORANO 001 DIR 15. MASSERIA SANTORO 001 16. MASSERIA VIORANO 001 17. MONTE ENOC 003 OR A 18. PERTICARA 001 19. PISTICCI 002 20. PISTICCI 005 21. PISTICCI 006 22. PISTICCI 009 23. PISTICCI 013 24. PISTICCI 020 25. PISTICCI 023 26. PISTICCI 024 27. PISTICCI 028 DIR 28. PISTICCI 030 DIR A 29. PISTICCI 032 DIR 30. PISTICCI 033 DIR 31. PISTICCI 034 DIR 32. PISTICCI 035 33. PISTICCI 036 34. PISTICCI 037 35. PISTICCI 038 DIR 36. S.CATALDO 002 37. S.TEODORO 001 DIR ST 38. SALACARO 001 39. TAURO 001 40. TEMPA D'EMMA 001 ST TER 41. TEMPA ROSSA 001 DIR ST TER 42. TEMPA ROSSA 002 43. TREDICICCHIO 001 16 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano 17 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Stima delle riserve Il rapporto fra riserve recuperabili di gas e produzione annuale si attesta intorno a 13 anni. Sono intervenute alcune rivalutazioni significative per le riserve probabili e possibili in terraferma. A fronte di una produzione di 7,94 miliardi di Sm3, le riserve recuperabili, pari a 103 miliardi di Sm3, risultano rivalutate di 11 miliardi di Sm3. Per quanto attiene alle riserve di olio, sono intervenute rivalutazioni significative per quelle probabili in terraferma, passate da 72 milioni di tonnellate al 31 dicembre 2009, a 168 milioni di tonnellate al 31 dicembre 2010. Significativo è il dato relativo alla ubicazione delle riserve stesse: circa il 94% del totale nazionale è ubicato in terraferma e in particolare nel Sud Italia (72%). Stoccaggio CO2 Recepimento direttiva CCS L’attività di sequestro e stoccaggio di CO2 è considerata strategica nell’ambito della politica energetica europea in quanto tecnologia di transizione che potrà contribuire a mitigare i cambiamenti climatici permettendo, secondo stime preliminari, la riduzione del 20% delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020. L’adozione della direttiva renderà disponibile agli operatori nazionali un quadro normativo di riferimento per la realizzazione dei progetti dimostrativi previsti nell’ambito dell’European Energy Programme for Recovery (EEPR). La direttiva europea 2009/31/CE ha per obiettivo la definizione di un quadro giuridico comune a livello europeo per lo stoccaggio geologico ambientalmente sicuro del biossido di carbonio, con la finalità di contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici. La direttiva prevede: la definizione dell’autorità competente l’individuazione delle aree entro cui potranno essere scelti i siti da adibire a stoccaggio la costituzione di una banca dati delle attività di stoccaggio la definizione delle procedure di conferimento delle autorizzazioni all’attività di stoccaggio e delle eventuali attività di indagine preliminare finalizzate alla valutazione dell’idoneità del sito obblighi per la chiusura e post-chiusura degli impianti, garanzie finanziarie la verifica della capacità necessaria da parte dei soggetti proponenti attività di monitoraggio e ispezioni Il recepimento della direttiva europea 2009/31/CE relativa allo stoccaggio geologico di biossido di carbonio ha impegnato la direzione ben prima della legge 4 giugno 2010, n. 96 – legge comunitaria 2009 – che ha previsto principi e criteri direttivi da seguire nella predisposizione del decreto legislativo di recepimento. Data la complessità e la rilevanza della materia,infatti, già dall’anno 2009 è stato costituito un gruppo di lavoro che ha predisposto, sulla base del testo della direttiva, una bozza di recepimento. Con gli elementi indicati dalla legge comunitaria 2009, che ha individuato nei Ministeri per le Politiche Europee, dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente le amministrazioni proponenti e nel Ministero degli Affari Esteri, della Giustizia e dell’Economia le amministrazioni concertanti, è stato possibile definire la bozza di decreto legislativo secondo i criteri fissati. Il testo concordato è in corso di trasmissione al Ministero per le Politiche Europee per la condivisione con le Amministrazioni concertanti. Il recepimento, secondo quanto stabilito dalla direttiva, dovrà avvenire entro il 25 giugno 2011. Lo schema di decreto legislativo di recepimento prevede che le attività relative allo stoccaggio siano svolte in base a licenze di esplorazione e 18 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano concessioni di stoccaggio; al termine dell’attività è prevista l’autorizzazione alla chiusura del sito di stoccaggio e il trasferimento di responsabilità dal gestore allo Stato. CONCLUSIONI La componente locale dell’occupazione dal Rapporto indotto ENI Val d’Agri pubblicato dalla CGIL nel Gennaio 2009, non ha avuto da allora grandi variazioni, le unità impiegate complessivamente sono poche decine in più a quelle stimate. (…) Sulla base dei dati e delle informazioni che abbiamo rilevato si può ritenere che gli addetti che svolgono un’attività stabile e continuativa tra il Centro e i pozzi di estrazione siano complessivamente circa 450. Questo numero comprende oltre ai 180 dipendenti dell’ENI (18 solo di Viggiano), i circa cento di APM e ITALFLUID (gestione pozzi, attività di presidio e di LPT che consiste nei caricamenti provvisori del petrolio in vasche di accumulo), i circa 60 della manutenzione programmata elettrostrumentale del Centro Olio (Sudelettra, COSMI, Iniziative Industriali), i circa 30 della Baker (fornitura prodotti chimici) e della MAERSK (gestione e verifica dei sistemi di sicurezza), e circa 50 tra SAIPEM e PERGEMINE. Altre imprese minori, spesso locali, svolgono poi attività marginali in modo continuativo come Garramone e GDM (circa 30 addetti). Una stima degli addetti secondo la provenienza geografica lascia valutare l’occupazione regionale non oltre il 50% (la metà dei dipendenti dell’ENI, i due terzi di APM e ITALFUILD, il 90% delle imprese della manutenzione programmata e in misura minore in tutte le altre aziende finora citate con esclusione di quelle dell’indotto minore). Ai 450 addetti impiegati in modo strutturale vanno poi aggiunti una media di 140 addetti che lavorano per conto delle altre ditte appaltatrici (compresi i servizi di trasporto greggio). Nel complesso si può, dunque, stimare un’occupazione giornaliera di 600 addetti, anche se quest’ultimo aggregato di unità di lavoro è presente in numero molto variabile e indeterminabile durante la normale attività di estrazione. (..) Nei giorni della “fermata” dell’impianto oltre ai 600 addetti si sono aggiunti un migliaio circa di lavoratori assunti per lo più con contratti temporanei per svolgere mansioni temporanee durate per il solo periodo della fermata. Si presuppone che se avvieranno i lavori per la V linea di trattamento gas verranno impiegate a tempo determinato un’altra quota significativa di lavoratori. Ovviamente considerate le cifre altamente importanti su di una popolazione di 30mila abitanti le ricadute occupazionali sono ridicole, e spesso i nuovi assunti di Eni stramaledicono questa terra lontana dai loro affetti e dai loro interessi. Spesso chi stramaledice la Val d’Agri appartiene a quell’area geografica di invenzione leghista la quale nel dopoguerra ha rubato braccia al mezzogiorno per far ripartire l’industria metalmeccanica e pesante del nostro Paese. Industria concentrata per lo più nel triangolo industriale, ed ora come allora per far ripartire nuovamente il mercato industriale ha bisogno non più di braccia ma delle risorse energetiche presenti nel “nostro” sottosuolo. A 150 anni dall’Unità di Italia resta l' amara considerazione che una parte di questo Paese in particolare il “nord industriale” quello di bossiana memoria, è incline ancora ad atteggiamenti che ricordano le razzie di barbari coloni. 19 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Le conclusioni non sono affrettate ma sono una serie di punti che servono a chiarire quanto abbiamo illustrato: Il territorio non appartiene ne al sottoscritto ne al PD di Viggiano ne alle istituzioni, il territorio e le sue risorse appartengono alle generazioni che verranno dopo di noi. Eventuali future concessioni per la coltivazione degli idrocarburi dovranno tenere conto del territorio nella sua complessità e soprattutto della legislazione nazionale senza attuare deroghe. Perché in Italia fatta la legge fatta una deroga. Bisogna rispettare le regole, definire un protocollo serio di monitoraggio. E’ necessario che ci sia continuità di lavoro e trasparenza in Arpab. Dotarsi di strumenti legislativi che regolino e sanzionino le immissioni in atmosfera, in acqua e nel suolo di particelle inquinanti, di particelle odorifere e del rumore. Ad oggi non esistono bozze di legge a riguardo se entro la fine dell’anno non ce ne sarà una propongo che si avvii una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare. (c’è il paradosso che se un cittadino qualunque vuole aprire una pizzeria con il forno a legna la ASL nega la licenza perché il forno inquina, se però c’è un centro olio tutto avviene in deroga, tutto corre lungo corsie preferenziali che un comune mortale mai avrebbe, pensate al declassamento di un’ area franosa. Provi chiunque a farla declassare da R4 e R2 e chiedere licenza edilizia) Prima le regole dopo si discute di nuove concessioni , ampliamenti o aumenti di produzione fermo restando che è fondamentale che passi il concetto che questo è un territorio di pochi chilometri quadrati ed è giusto che si cerchi un punto di equilibrio tra sfruttamento della risorsa petrolio e ambiente circostante. A tal riguardo non capiamo come mai Eni Spa che è attenta in qualsiasi altra parte del mondo alla questione ambientale ed utilizza altrove tecnologie all’avanguardia, qui in questa terra, in Val d’Agri lascia sospettare che faccia il contrario. Perché? Da chi è autorizzata ad avere un atteggiamento neo coloniale? Migliorare le condizioni occupazionali aumentando il numero degli occupati diretti in Eni e liberando occupazione nell’indotto. Indotto che potrebbe contribuire a dare garanzie occupazionali serie e durature a quanti maschi e donne sono “vecchi” per essere assunti in Eni e giovani per andare in pensione. Si avvii una nuova fase di negoziazione con lo Stato centrale affinché si aumentino le royalty complessivamente al 20% (minimo negoziale), così da fornire alla Regione Basilicata nuova linfa di risorse finanziarie da utilizzare in parte in investimenti in parte per la spesa corrente. Questi non sono concetti astratti sono punti che un normale padre di famiglia attuerebbe se fosse chiamato a gestire “momentaneamente” il territorio, delegato a farlo dai suoi cittadini elettori. La classe dirigente di un paese è tale se si confronta sempre con la gente. Attenzione a chi si fa scudo della frase: Noi siamo classe dirigente, noi dobbiamo indirizzare le masse. Chi dice questo non sa che le masse non sono più un corpo difforme, stupido, non attendo alle dinamiche sociali. Lo scorso referendum quello che ha detto no al nucleare ha insegnato qualcosa. Anche senza i media gli italiani sono andati a votare, gli italiani hanno una loro opinione e la esprimono, la gente va sempre ascoltata. Recuperiamo il gap di sostenibilità istituzionale e recupereremo gli altri deficit che limitano il nostro territorio. 20 Relazione Petrolio e Ambiente a cura Circolo PD di Viggiano Grazie Michele Montone Partito Democratico Viggiano 21