Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Facoltà di Agraria Corso di Laurea Triennale in “Tecnologie Agrarie” Tesi di Laurea “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Laureando: Relatore: Cristian Tozzi Prof. Agostino Brunelli .......................................... …...................................... ______________________ Anno Accademico 2010/2011 1 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Indice generale Introduzione pag.5 Capitolo 1 Evoluzione dei modelli di difesa fitosanitaria 1.1 1.2 1.3 1.4 Difesa Convenzionale Difesa Guidata Difesa Integrata Difesa Biologica pag.7 pag.8 pag.9 pag.11 Capitolo 2 Gli Agrofarmaci 2.1 Cos’è un agrofarmaco pag.13 2.2 Classificazione degli agrofarmaci 2.2.1 Classificazione in base all’organismo bersaglio 2.2.2 Classificazione chimica degli agro farmaci pag.14 pag.14 pag.15 2.3 Classificazione dei fungicidi 2.3.1 I Composti inorganici 2.3.2 I Composti organici tradizionali 2.3.3 I Composti organici moderni 2.3.3.1 Prodotti ad ampio spettro d’azione 2.3.3.2 Prodotti impiegati contro agenti di marciume 2.3.3.3 Prodotti specifici per gli Oomiceti 2.3.3.4 Prodotti specifici per gli agenti di oidio pag.16 pag.17 pag.17 pag.19 pag.19 pag.22 pag.23 pag.24 2.4 Classificazione degli Insetticidi 2.4.1 Insetticidi agenti sul sistema nervoso 2.4.1.1 Insetticidi ad azione sull’assone 2.4.1.2 Insetticidi ad azione sulle sinapsi 2.4.2 Insetticidi regolatori della crescita 2.4.2.1 Inibitori della biosintesi di chitina 2.4.3 Insetticidi attivi sulla catena di trasporto degli elettroni pag.25 pag.25 pag.26 pag.27 pag.29 pag.30 pag.30 2 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.5 Insetticidi di origine naturale 2.5.1 Nicotina 2.5.2 Rotenone 2.5.3 Le piretrine 2.5.4 Azadirachtin 2.5.5 Ryanodina 2.5.6 Sabadilla 2.5.7 Osservazioni sugli Insetticidi naturali pag.31 pag.32 pag.32 pag.33 pag.33 pag.34 pag.35 pag.35 2.6 Resistenza dei parassiti agli agrofarmaci 2.6.1 Strategie antiresistenza per gli Insetticidi 2.6.2 Strategie antiresistenza per i fungicidi pag.36 pag.37 pag.37 Capitolo 3 Registrazione degli agrofarmaci 3.1 Registrazione degli agro farmaci 3. 2 Procedura Europea di autorizzazione 3.2.1 Criteri di valutazione pag.39 pag.41 pag.42 3.3 Modalità di valutazione del rischio 3.3.1 Valutazione tossicologica 3.3.2 Rischio da ingestione a carico del consumatore 3.4 Decreto di registrazione ed etichetta pag.44 pag.44 pag.47 pag.50 Capitolo 4 Residui di Agrofarmaci negli alimenti 4.1 4.2 4.3 Origine e definizione di residuo Limite massimo di residuo (LMR) Regolamento CE 396/2005 4.4 Fissazione del Limite Massimo dei Residui (LMR) 4.4.1 Determinazione della Dose Giornaliera Accettabile e del Limite di assunzione da parte del consumatore 4.4.2 Valutazione dei residui su base agronomica e fissazione del LMR pag.51 pag.53 pag.55 pag.57 pag.58 pag.60 3 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 4.5 Monitoraggio dei residui e sicurezza alimentare 4.5.1 Controlli Ufficiali 4.5.1.1 Controlli ufficiali in Italia anno 2009 4.5.1.2 Controlli ufficiali in Italia anno 2010 4.5.2 Controlli non fiscali 4.5.3 Osservatorio Nazionale Residui 4.6 Precisazioni pag.62 pag.62 pag.66 pag.72 pag.73 pag.75 pag.77 Capitolo 5 Residui di Agrofarmaci e GDO 5.1 5.2 5.3 Multiresiduo Valutazione del rischio cumulativo Aspetti scientifici pag.79 pag.81 pag.82 5.4 I disciplinari di produzione della GDO 5.4.1 Analisi delle richieste della GDO 5.4.2 Vincolo del numero di residui ammessi pag.84 pag.87 pag.89 Conclusioni pag.95 Rigraziamenti pag.99 Bibliografia pag.100 4 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Introduzione Quando migliaia di anni fa l’uomo smise di essere solo cacciatore e raccoglitore e cominciò a coltivare le piante per soddisfare le proprie esigenze nutritive, ecco che cominciò ad avere a che fare con tutte le problematiche legate alla difesa delle colture agrarie dalle malattie e nacque così la difesa delle produzioni vegetali. Nei secoli l’uomo ha rivolto i suoi sforzi nel combattere le avversità che minacciano le sue fonti di cibo e la sua salute con i soli mezzi agronomici, meccanici, fisici e biologici. Non avendo i mezzi oggi a disposizione, l’uomo dovette arrendersi di fronte ad alcune malattie dei vegetali che furono a volte causa di gravi carestie. Ad esempio tra il 1845 e 1849 fu un attacco della peronospora della patata in Irlanda a provocare la “Grande carestia” che decimò la popolazione irlandese da 8 milioni ad un solo 1 milione di persone. Sebbene la conoscenza e l’impiego di sostanze quali zolfo, rame e arsenico risalga all’antichità, l’introduzione dei mezzi chimici di sintesi, come mezzi di difesa sistematica dalle avversità, avvenne solo a metà del secolo scorso, appena terminata la seconda guerra mondiale. Da un lato, l’introduzione di queste molecole assieme alla meccanizzazione hanno permesso l’evoluzione di un’agricoltura e una frutticoltura specializzata ed intensiva e un incremento, oltre che qualitativo, anche quantitativo delle produzioni agricole del 20 - 40% (secondo la FAO). L’aumento delle produzioni e il ruolo avuto, particolarmente in passato, dagli insetticidi nella soluzione a problemi di carattere sanitario, quali epidemie di tifo e malaria sono aspetti che hanno contribuito anche alla costante crescita demografica dei giorni nostri. Dall’altro lato però l’uso degli agrofarmaci espone la popolazione a dosi minime di fitofarmaci, presenti come residui negli alimenti o come contaminanti nelle acque. Dosi infinitesimali e irrilevanti in confronto alle esposizioni cui sono sottoposti per motivi professionali, quel limitato settore della popolazione che si occupa della produzione, trasporto e applicazione in campo degli agrofarmaci. Ma che tuttavia sollevano preoccupazioni nei consumatori, ed in particolare di quelli dei paesi sviluppati. Sebbene queste preoccupazioni siano assai comprensibili e condivisibili, sono spesso sovrastimate e strumentalizzate soprattutto da parte di chi informa l’opinione pubblica. Preoccupazioni che sono fomentate in primo luogo dalla non conoscenza dei principi e delle procedure che stanno alla base del rilascio della registrazione degli agrofarmaci e che spiegano il grande divario esistente nella graduatoria tra rischi reali e rischi percepiti legati agli effetti tossici connessi all’alimentazione ( vedi Tabella 3.1). 5 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” In secondo luogo queste preoccupazioni sono amplificate dalla confusione generata dall’emissione di disciplinari di produzione privati da parte della Grande distribuzione Organizzata ed in particolare di quella europea. È per questo motivo che con il presente elaborato, frutto di una profonda ricerca e un’attenta analisi, si intende informare il lettore a proposito di una tematica di grande interesse attuale e in costante evoluzione, quale quella dei residui di agrofarmaci nei prodotti ortofrutticoli. In questa sede si tenta di mettere a disposizione del lettore tutte quelle informazioni necessarie a comprendere se l’attuale normativa in materia di agrofarmaci e dei residui ad essi connessi, tutela a sufficienza la salute del consumatore. Inoltre si tenterà di analizzare e comprendere se i disciplinari di produzione privati, emessi dalla Grande Distribuzione Organizzata, contribuiscono ad apportare un contributo significativo a tutelare il consumatore oppure no. Nei primi due capitoli da considerarsi introduttivi, si riportano gli attuali modelli di difesa fitosanitaria in base alla rispettiva evoluzione negli anni e l’ampia gamma dei mezzi chimici a diposizione per controllare le avversità. Questi ultimi sono stati classificati in base alle modalità d’azione nei confronti del patogeno e principalmente per gli insetticidi, si è fatta particolare attenzione, più che ai campi d’impiego nella difesa, ai possibili meccanismi di tossicità potenzialmente in grado di esplicare. Al capitolo terzo si spiegherà dettagliatamente il complesso iter procedimentale che a livello europeo, viene applicato agli agrofarmaci affinché siano autorizzati all’immissione in commercio e al relativo impiego. Vedremo quali sono i parametri di riferimento e quali sono gli studi tossicologici eseguiti sui formulati, che devono essere presentati dall’ azienda richiedente l’autorizzazione. Ci renderemo conto dell’entità dei fattori di sicurezza applicati alle informazioni ottenute nei test sperimentali di laboratorio nell’ambito della valutazione del rischio. Nel capitolo successivo dopo aver precisato l’origine e la definizione di residuo di un agrofarmaco vedremo quali sono i procedimenti e gli ulteriori fattori di sicurezza applicati nella fase di determinazione dei Limiti Massimi di residuo (LMR) fissati per legge. Vedremo inoltre com’è organizzato il sistema dei monitoraggi e dei controlli che dovrebbero accertare la sicurezza degli alimenti ortofrutticoli a livello nazionale ed europeo, e analizzeremo i dati e i grafici inerenti ai controlli ufficiali e non ufficiali, degli ultimi anni con particolare approfondimento dei dati più recenti a disposizione. Infine all’ultimo capitolo si affronterà una tematica al centro di tanti attuali dibattiti che vedono protagonisti tutti gli attori della filiera agrochimica, ovvero il multiresiduo e la preoccupazione che esista la possibilità di interazione tra i diversi principi attivi presenti nella dieta del consumatore. Tematica molto a cuore delle associazioni ambientaliste, le cui pressioni nei confronti della Grande Distribuzione Organizzata hanno portato alla compilazione di disciplinari di produzione che prevedono restrizioni, in materia di residui di agrofarmaci, molto più severe dell’attuale normativa europea che si tenterà di analizzare per verificarne la compatibilità con le problematiche fitosanitarie e fitopatologiche. 6 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Capitolo 1 Evoluzione dei modelli di Difesa Fitosanitaria 1.1 Difesa convenzionale Detta anche difesa a calendario, fu la prima metodologia di lotta applicata nel primo dopoguerra con l’avvento dei primi prodotti chimici di sintesi. Coerente con un agricoltura di tipo convenzionale è basata su interventi cautelativi programmati su base prevalentemente fenologica, ripetuti a determinati intervalli senza tenere conto della presenza del parassita, dell’entità della popolazione e del rischio reale di sviluppo della malattia. Questa difesa è quindi di tipo preventivo - cautelativo e i trattamenti successivi al primo vengono ripetuti ad intervalli regolari a seconda della persistenza dei prodotti e spesso indipendentemente dalla sua necessità. Con questo metodo di lotta la coltura è sempre protetta dai parassiti e dai patogeni. È di facile acquisizione e realizzazione in quanto non necessita della conoscenza del ciclo biologico dei patogeni. La lotta cautelativa però impone spese aziendali non necessarie oltre che una serie di effetti collaterali negativi come: l’insorgere di fenomeni di resistenza da parte degli insetti fitofagi a numerosi insetticidi. Fenomeno dovuto all’indiscriminato utilizzo di principi attivi con analogo meccanismo d’azione che permette a gli organismi patogeni la mutazione e la successiva selezione di ceppi resistenti alla molecola, che anche a seguito di incrementi dei dosaggi diventano inefficaci. La creazione di una forte interferenza con gli equilibri biologici con conseguente trasformazione di specie fitofaghe di secondaria importanza in specie dannose. La scomparsa o la riduzione di specie utili come antagonisti e pronubi. 7 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Rischio igienico-sanitario elevato per la salute dell’operatore o degli operatori. Infine determina maggior inquinamento ambientale dovuto alle levato numero di trattamenti chimici. Sebbene ai giorni nostri questo metodo di lotta sia oramai superato, questa metodologia di lotta è ancora utilizzata nei confronti di alcuni patogeni policiclici i quali in determinate fasi fenologiche con condizioni ambientali favorevoli possono provocare danni qualitativi e quantitativi di irrimediabile entità. Tra gli esempi più significativi citiamo la bolla del pesco che aggredisce piante in fase di allevamento compromettendone la crescita. La ticchiolatura del melo, la peronospora della vite in fase di produzione compromettono l’intero raccolto. Ed inoltre tutte quelle malattie infettive le quali una volta manifestate è troppo tardi per ridurre l’entità del danno, ragion per cui vengono giustificati trattamenti di tipo preventivo. Questo tipo di lotta, non proprio ecosostenibile, potrebbe tornare ad essere impiegata dagli agricoltori per necessità, a seguito dei disciplinari di produzione privati stilati dalla Grande Distribuzione Organizzata. Ma di questo argomento parleremo a tempo debito. 1.2 Difesa Guidata La difesa guidata viene applicata per la prima volta a partire dagli anni 60-70 quando, dopo decenni di difesa di tipo esclusivamente calendarizzato, si prende coscienza degli effetti secondari dovuti all’applicazione della lotta convenzionale e all’uso indiscriminato dei prodotti fitosanitari. Questa metodologia di difesa rispetto quella convenzionale differisce per la diversa impostazione concettuale che fonda i suoi presupposti non più nel concepire la difesa fitosanitaria come “distruzione” degli agenti dannosi ma come “controllo” degli stessi. Con l’attuazione della lotta chimica guidata si introducono più razionali criteri decisionali per l’effettuazione degli interventi. Peculiare è l’introduzione della soglia di intervento o soglia economica d’intervento; questo concetto prevede di intervenire con un intervento fitoiatrico solo se il danno economico alla produzione supera il costo del trattamento. Se invece il costo del trattamento è maggiore del danno si eviterà l’intervento chimico tollerando la presenza del parassita. Quindi il trattamento va eseguito solo quando le avversità raggiungono una pericolosità tale da giustificare il costo dell'intervento, che si dovrà constatare grazie ad una perfetta conoscenza dei cicli biologici dei parassiti e delle piante coltivate. Affiìnchè questa metodologia di lotta venga applicata è necessario l’impiego di 8 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” sofisticate tecniche di riconoscimento, monitoraggio della popolazione di fitofagi o campionamento del danno diretto sulla coltura. In lotta guidata si interviene quindi chimicamente solo in caso di effettiva necessità e soprattutto nel momento in cui il parassita è più vulnerabile. Permette quindi di effettuare un minor numero di interventi con benefici di tipo economico, ambientale e sanitario. Nonostante ciò fu solo il primo passo verso un’agricoltura più ecosostenibile. 1.3 Difesa integrata La naturale evoluzione della lotta guidata evolve, negli anni 70-80, nella difesa integrata che consiste nel controllo degli organismi dannosi utilizzando tutti i mezzi e le tecniche di lotta disponibili. Si tratta quindi di un metodo che prevede l’applicazione razionale di tutte le risorse a disposizione, siano esse di natura biologica, biotecnologica, legislativa, agronomica, chimica, fisica o meccanica. L’impiego di prodotti fitosanitari contenenti sostanze chimiche è limitato al minimo indispensabile in quanto applicazione deve rispondere ad una reale esigenza e necessità di protezione della coltura. Questo concetto di difesa si è affermato in seguito alla constatazione che l’impiego ripetuto e quasi esclusivo del mezzo chimico - ed in particolare degli stessi principi attivi o col medesimo meccanismo d’azione - non solo poteva portare a una graduale perdita di efficacia del principio attivo per l’instaurarsi nella popolazione di patogeni di ceppi resistenti, ma determinava anche gravi problemi di inquinamento ambientale, di residui negli alimenti e di rischio sanitario per chi eseguiva i trattamenti. Nel decennio che va dal 80-90 la difesa integrata si evolve nel termine più appropriato di “Produzione integrata”. In questo decennio vengono perfezionate le strategie per la razionalizzazione degli interventi e i criteri da seguire nell’ applicazione della difesa. Ai giorni nostri, con le conoscenze e i mezzi tecnici a disposizione, la difesa integrata è un ottimo criterio per produrre in quantità e qualità. Inoltre se ben applicata può permettere di ridurre al minimo il livello di residui di agrofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e nell’ambiente. 9 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Ciò può avvenire attraverso: Priorità ai mezzi di difesa alternativi, in particolare mezzi agronomici, meccanici, e biotecnologici come ad esempio la confusione sessuale che ha avuto grande successo con alcuni insetti. Riduzione al minimo indispensabile dell’uso di sostanze chimiche, con interventi solo in caso di estrema necessità e previo constatazione attraverso campionamento e monitoraggio della popolazione dei parassiti e/o patogeni. Un uso razionale dei prodotti chimici. Gli interventi vengono effettuati solo nel caso di superamento della soglia economica di danno e nelle fasi biologiche della pianta e del patogeno nelle quali è consentita la maggior efficacia della sostanza attiva impiegata. Scelta di sostanze chimiche dando la priorità per quelle a basso impatto tossicologico ed eco-tossicologico. Scelta di sostanze chimiche caratterizzate da buona selettività nei confronti degli organismi non bersaglio e che siano facilmente degradabili nell’ambiente. Scelta della dose appropriata di un agrofarmaco in funzione della pressione della malattia, dell’intensità dell’attacco o del grado di infestazione. Ottimizzazione del numero di applicazioni. Eventuale allungamento dell’intervallo tra ultimo trattamento e raccolta, anche se il rispetto del periodo di carenza riportato in etichetta sarà sufficiente. impiegare in maniera alternata nel corso della stagione, o in miscela tra loro, i diversi agrofarmaci per evitare il manifestarsi di fenomeni di resistenza che determinerebbero una perdita d’efficacia del principio attivo. La riduzione dei residui può essere ottenuta quindi attraverso l’integrazione di tutti i mezzi e metodi di lotta con la valorizzazione dei mezzi alternativi a quelli chimici. Con un’assistenza tecnica che metta a disposizione le conoscenze necessarie e i mezzi biotecnologici e biologici adeguati come ad esempio la confusione sessuale con l’impiego di feromoni. Inoltre occorrerà utilizzare attrezzature di moderna concezione ed elevata precisione al fine di effettuare una distribuzione uniforme degli agrofarmaci. 10 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Con la disciplina e la professionalità degli operatori che verifichino periodicamente l’efficienza delle attrezzature per l’irrorazione. L’agricoltura integrata se praticata con professionalità può permettere di produrre alimenti sani e sicuri con un residuo minimo negli alimenti, tale da non pregiudicare la salute del consumatore. Ma affinché questo possa continuare a realizzarsi occorre che i prodotti chimici utilizzati mantengano appieno la loro efficienza. Fatto tutt’altro che scontato dato che i moderni agro farmaci sono caratterizzati da principi attivi dotati di meccanismo d’azione specifico, così che se non utilizzati limitatamente e con criterio perdono piuttosto velocemente la loro efficacia. Soprattutto se impiegati in maniera ripetuta senza alternanza tra principi attivi dotati di modalità d’azione diversa. 1.4 Difesa in Agricoltura Biologica La difesa in agricoltura biologica è praticata da lungo tempo e ha avuto nei primi anni 90 un forte rilancio in quanto considerata una valida alternativa ai metodi di coltivazione convenzionali e all’impiego degli agrofarmaci. Essa prevede la difesa fitosanitaria esclusivamente con mezzi biologici, agronomici, biotecnologici, meccanici e di mezzi chimici esclusivamente di origine naturale. Gli obiettivi sono complessivamente analoghi a quelli dell’agricoltura integrata che prevedono la salvaguardia delle risorse e la tutela dell’ecosistema. Differisce quindi dalla difesa integrata non tanto per i concetti ma per l’approccio operativo e per mezzi utilizzati. La difesa è basata prioritariamente sulle misure di prevenzione come ad esempio la scelta di portainnesti resistenti o varietà tolleranti. Prevede interventi diretti contro gli insetti e le malattie come soluzione eccezionale ed esclusivamente con prodotti di origine naturale prevedendo la totale esclusione dei prodotti chimici di sintesi e prediligendo, quando è possibile, il controllo biologico delle specie dannose con l’impiego di specie antagoniste. Gli interventi contro le piante infestanti sono effettuati solo con lavorazioni superficiali del terreno e con bruciature. La lotta biologica tuttavia non è un mezzo tempestivo e in grado di controllare ogni organismo dannoso pertanto è applicabile solo in determinate aree che non presentano problematiche fitopatologiche particolari e non su tutte le specie ortofrutticole. Inoltre alcuni interventi, come quello di introdurre organismi utili, svolge la sua azione con successo solo se si opera in coltura protetta, altrimenti in pieno campo ha successo solo se l’intervento ha dimensioni almeno comprensoriali più che aziendali. Questa pratica deve sostenere maggiori costi dovuti al fatto che la produzione di 11 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” organismi utili è una produzione limitata e quasi artigianale, oltre al fatto che la maggior parte dei prodotti utilizzabili in lotta biologica sono poco conservabili nel tempo e da utilizzare con tempestività. Il controllo delle popolazioni di fitofagi inoltre non è mai immediato al contrario dei mezzi chimici, tuttavia se l’intervento è ben strutturato è più duraturo nel tempo. Nonostante negli ultimi anni l’interesse per l’agricoltura biologica e la richiesta di prodotti biologici da parte dei consumatori siano enormemente aumentati, essi rappresentano comunque solo una piccola parte dei prodotti freschi commercializzati in quanto l’entità dei raccolti è molto minore rispetto l’agricoltura integrata. Basti pensare che la superficie coltivabile necessaria per nutrire la popolazione europea tramite l’agricoltura biologica dovrebbe aumentare di 28 milioni di ettari, equivalenti alla copertura forestale di Francia, Germania, Danimarca e Gran Bretagna. Senza dimenticare che non tutte le specie ortofrutticole si prestano a questo metodo di coltivazione. 12 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Capitolo 2 Gli Agrofarmaci 2.1 Cos’è un agrofarmaco Gli agrofarmaci, chiamati anche antiparassitari, fitofarmaci o pesticidi, sono una categoria di sostanze a composizione chimica molto diversa, che hanno la capacità di combattere prevenire e/o curare le infezioni causate ai vegetali da organismi nocivi quali funghi, batteri, insetti, acari, nematodi, virus, micoplasmi, ecc.,nonché a contrastare o eliminare le specie vegetali indesiderate. Essi possono essere inorganici, oppure organici naturali e di sintesi e possono venir utilizzati in pieno campo, nella fase di conservazione dei prodotti vegetali e anche come fisiofarmaci per influire sui processi vitali dei vegetali come fitoregolatori e biostimolanti. Ogni agrofarmaco è immesso sul mercato sottoforma di formulato ed è composto da tre componenti essenziali: Il principio attivo, che è la sostanza che esplica l’azione diretta nei confronti del patogeno, ed è pertanto dotato di tossicità intrinseca. i coadiuvanti, che sono sostanze che vengono aggiunte al principio attivo al fine di migliorare la sua azione e la sua persistenza. le sostanze inerti, che sono sostanze prive di azione specifica ma con la funzione di diluire il principio attivo favorendo la buona riuscita della formulazione. Sebbene l’impiego di agrofarmaci inorganici quali zolfo, rame e arsenico risalga all’antichità e che alcuni prodotti chimici di sintesi siano stati introdotti negli anni 30 del secolo scorso, la produzione industriale di agro farmaci è nata dopo la seconda guerra mondiale. Negli anni 40 vennero messi in commercio insetticidi clororganici come il DDT brevettato nel 1944. Lo studio e la sperimentazione degli insetticidi organofosforati era iniziato durante la seconda guerra mondiale a scopi bellici, così che sempre nel 13 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 1944 si scoprì l’attività insetticida del Parathion. E sempre nei primi anni 40 vennero scoperti i primi erbicidi ormono - simili come MCPA e 2,4-D. Dal 1945 l’industria degli agrofarmaci si è costantemente sviluppata a livello mondiale permettendo l’espansione della moderna agricoltura estensiva. 2.2 Classificazione degli Agrofarmaci Gli agrofarmaci possono essere classificati seguendo diversi criteri. Una classificazione può essere formulata in base: all’organismo bersaglio cui è rivolta l’azione del principio attivo al meccanismo d’azione nei confronti del bersaglio alla struttura o al gruppo chimico agli effetti sulla salute umana al rischio 2.2.1 Classificazione in base all’organismo bersaglio In funzione dell’organismo bersaglio gli agrofarmaci possono essere divisi in : 1. Acaricidi : il principio attivo è diretto ad eliminare gli acari. Gli acaricidi sono classificati a sua volta in funzione dello stadio di sviluppo dell’infestante che colpiscono in : principi attivi principi attivi ovicidi principi attivi neacidi principi attivi adulticidi Generalmente gli acari sono presenti in diversi stadi di sviluppo, quindi per effettuare un trattamento acaricida efficace è opportuno miscelare vari principi attivi. Questa classe di agrofarmaci è molto grande e comprende carbammati, organofosfati, formamidine, regolatori di crescita e molti altri. 2. Anticrittogamici o Fungicidi: il principio attivo è diretto alla lotta contro i funghi. Il fungicida può essere di tipo preventivo, curativo o antisporulante (impedisce la riproduzione). L’azione del fungicida può essere specifica contro un solo patogeno, o ad ampio spettro cioè rivolta a più patogeni. I fungicidi, in funzione della loro capacità di penetrare nella pianta ed essere traslocati, possono essere classificati in: Fungicidi di contatto Fungicidi sistemici Fungicidi citotropici Fungicidi traslaminari 14 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 3. Diserbanti o erbicidi: utilizzati contro le erbe infestanti. In funzione della loro capacità di colpire tutte o in parte le specie vegetali presenti, sono classificati in: Totali Selettivi 4. Fitormoni o Fitoregolatori: agiscono sulla fisiologia e morfologia dei vegetali trattati. 5. Insetticidi: esplicano la loro azione tossica nei confronti degli insetti. Anch’essi come i fungicidi possono essere classificati in relazione al loro comportamento nella pianta in: Insetticidi di contatto Insetticidi sistemici Insetticidi citotropici Insetticidi translaminari 6. Nematocidi: utilizzati contro i nematodi. 7. Rodenticidi: utilizzati contro i roditori. 8. Molluschicidi o limacidi: utilizzati contro i limacidi. 2.2.2 Classificazione chimica degli agrofarmaci Dal punto di vista chimico è possibile suddividere gli agrofarmaci in 3 grandi gruppi: Prodotti inorganici: sono molecole costituite dal elementi inorganici. Prodotti organometallici: sono prodotti formati da metalli in coordinazione con composti organici. I composti metallorganici presentano tossicità maggiore rispetto ai corrispondenti prodotti non organometallici, in quanto negli organometallici sono in grado di penetrare molto facilmente le pareti cellulari. Prodotti organici naturali e di sintesi: sono tutti derivati del carbonio. Possono essere monofunzionali o polifunzionali. I prodotti organici vengono raggruppati secondo classi omogenee per: Struttura chimica e proprietà chimico – fisiche: i composti appartenenti alla stessa famiglia presentano uno o più gruppi funzionali caratteristici che possono influenzare una serie di parametri di importanza fondamentale: proprietà chimicofisiche della molecola, stabilità chimica, meccanismo d’azione, metabolismo, mobilità, tossicità e degradazione. Attività Biologica: sono sostanze che hanno meccanismo d’azione uguale. Ad esempio i composti organofosforati o esteri fosforici sono insetticidi che agiscono tutti neutralizzando l’acetilcolinaesterasi, un enzima fondamentale per il trasferimento degli stimoli nervosi da un neurone all’altro. Anche tra i fungicidi vi sono alcune classi di prodotti che hanno attività biologica simile ma struttura chimica molto diversa. Ad esempio gli inibitori della biosintesi degli steroli (IBS) pur appartenendo a famiglie chimiche diverse (triazoli, morfoline, ecc.) hanno lo stesso meccanismo d’azione inibendo la sintesi degli steroli. 15 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.3 Classificazione dei fungicidi I funghi condividono alcune caratteristiche con piante e animali, ma rispetto a questi sono filogeneticamente distinti. Sono nucleati e possiedono pareti cellulari ben definite ma non compiono fotosintesi. La loro riproduzione può essere sessuata o asessuata. L'assenza di clorofilla costringe i funghi ad un'esistenza saprofitica o parassitica, oppure a una combinazione di entrambe, in funzione delle caratteristiche dell’ambiente che colonizzano e della disponibilità di substrati alimentari. Come patogeni, i funghi possono infettare animali, incluso l'uomo, insetti, nematodi e piante. Nella pianta i fungicidi possono essere mobili o immobili: Fungicidi sistemici mobili: sono prodotti, capaci di penetrare attraverso lecuticole fogliari e gli stomi e di raggiungere il simplasto e l'apoplasto. Questi composti agiscono generalmente su un solo sito d'azione e sono molto efficaci già a bassissime dosi di applicazione e rimangono attivi nella pianta controllando il patogeno fungino per lunghi periodi. Fungicidi di copertura: rimangono aderenti alla superficie della pianta e non sono in grado di penetrare al suo interno. Una volta raggiunta la superficie della pianta non possono muoversi se non in seguito ad eventi piovosi che, tuttavia causano una perdita di prodotto per lisciviazione. I fungicidi di copertura presentano ampio spettro d'azione e agiscono a livello di più siti. I fungicidi Possono essere classificati anche come: Fungicidi eradicanti: attivi solo contro le strutture tardive del fungo, ossia le strutture che caratterizzano gli stadi visibili del ciclo vitale fungino; Fungicidi curativi: attivi contro le strutture di penetrazione tipiche delle prime fasi dell'infezione fungina; Fungicidi protettivi: attivi contro le spore di germinazione attraverso l'inibizione dello sviluppo del tubo germinativo, la formazione e la crescita dell' appressorio. 16 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.3.1 I Composti inorganici Zolfo: L’attività fungicida dello zolfo era già nota ai tempi dei greci, ma la sua progressiva diffusione per la difesa delle piante risale alla metà del 1800. Questo fungicida, attivo solo nei confronti dell’oidio, rientra nella categoria dei non classificati per quanto concerne gli effetti tossici. Ciò vale ovviamente se è stato eliminato, attraverso opportuni processi di purificazione ogni traccia di selenio. Prodotto multi sito consentito in agricoltura biologica è molto usato anche in difesa integrata e convenzionale. Rame: Il primo dato scientifico sull’efficacia del rame nei confronti di patogeni fungini risale alla metà del 1700, ma il suo impiego sistematico nella difesa della vite, sottoforma di poltiglia bordolese, cominciò verso il 1880. Attivo principalmente nei confronti degli oomiceti e batteri, oggi il rame è utilizzato anche sottoforma di ossicloruri rameici e idrossidi di rame. Nonostante sia consentito l’impiego anche in lotta biologica, il rame presenta fenomeni di fitotossicità, ed ha effetti negativi anche su diverse componenti ambientali: infatti è tossico per i pesci, provoca alterazioni nella microflora del suolo e nelle popolazioni di lombrichi e carabidi, inoltre essendo un metallo pesante tende ad accumularsi nelle acque di falda. A seguito di queste osservazioni l’uso del rame è stato fortemente limitato. 2.3.2 Composti organici tradizionali Tra i composti organici ad azione inibitoria multisito i gruppi più importanti sono i ditiocarbammati e i ftalimicidi. Entrambi mostrano ampio spettro d’azione e vengono utilizzati sia per applicazioni fogliari, sia per trattamenti al suolo e nella concia delle sementi, in alberi da frutto, vite e colture orticole, specie nelle patate. Ditiocarbammati: Brevettati come fungicidi nel 1934 sono stati ampliamente utilizzati in agricoltura dal 1947 con la messa in commercio dello Zineb. È a partire dalla commercializzazione dei ditiocarbammati che inizia l’era dei fungicidi di sintesi che ha cambiato profondamente il modo di gestire la difesa fitosanitaria contro le malattie fungine. Il loro largo impiego è da attribuire all’ampio spettro d’azione (ad esclusione dell’oidio), alla particolare attività nei confronti degli agenti delle peronospore, ed alla mancanza di effetti fitotossici sulle piante. Col tempo, però, sono emersi gli aspetti negativi dell’uso incondizionato dei ditiocarbammati: l’attività tossica nei confronti degli acari fitoseidi, i rischi 17 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” ambientali e tossicologici hanno comportato una progressiva eliminazione di sostanze attive appartenenti a questa famiglia chimica. In Ziram, e Thiram fanno parte di una sottoclasse detta dimetiltiocarbammati nella quale l'anione è alla base del meccanismo d'azione, mediato attraverso la formazione di complessi con enzimi contenenti rame o gruppi solfidrici dei quali causano l'inattivazione. Zineb, Maneb e Mancozeb appartengono ala sottoclasse etilenbisditiocarbammati (EBDC) i quali esercitano la loro azione convertendosi in etilene-diisocianato e reagendo in seguito con enzimi contenenti il gruppo solfidrilico. La tossicità acuta è bassa tuttavia esplicano un effetto tossico per la loro azione antitiroidea. Gli etilenbisditiocarbammati nei ratti causano tumori tiroidei, tuttavia sembra che esposizioni basse e di breve durate, come si verificano nell’uomo a causa dell’attività professionale non determinino questo effetto. I ditiocarbamati sono in grado di potenziare gli effetti dell’alcool. L’esposizione cronica al Maneb, che possiede un atomo di manganese nella sua struttura, è stata associata ad una elevata incidenza di una sindrome parkinsoniana. (Fonte:Galli, 2008) Ftalimidici o Tioftalimidici: utilizzati per la protezione delle piante a partire dagli anni 50 sono cronologicamente la seconda famiglia di fungicidi di sintesi. Appartenenti a questa famiglia, Captan, e Folpet reagiscono di preferenza con il gruppo solfidrico degli enzimi, ma possono anche attaccare i gruppi amminici inibendo anche enzimi privi del gruppo solfidrico. Caratterizzati da un ampio spettro d’azione sono stati penalizzati dalla classificazione tossicologica per la loro somiglianza al talidomide, un tranquillante noto per il potente effetto teratogeno. Tuttavia per Captan e Folpet i recenti studi tossicologici escludono qualsiasi effetto teratogeno e cancerogeno nell’uomo. Chinoni: Dithianon è un prodotto dotato di una buona persistenza, ad ampio spettro, oggi molto utilizzato per la ticchiolatura del melo. Nitrili: Chlorothalonil è un prodotto a spettro molto ampio e dotato di una notevole persistenza, molto utilizzato a livello mondiale, in Italia penalizzato dalla classificazione tossicologica. Dinitrofenoli: Dinocap sospeso in Italia per motivi tossicologici recentemente sostituito da un suo derivato: Meptyldinocap. Unico prodotto della prima generazione di fungicidi ad azione specifica contro il solo oidio. Primo concorrente sintetico dello zolfo, come quest’ultimo oggi sopravanzato da molti recenti, più efficaci antioidici. 18 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.3.3 Composti organici moderni Hanno ormai interessato tutti i settori di difesa, affiancandosi e in parte sostituendo i prodotti tradizionali per la loro maggiore efficacia complessiva ma sono costantemente minacciati dal rischio di resistenza da parte dei patogeni a causa del meccanismo d’azione specifico. 2.3.3.1 Prodotti ad ampio spettro d’azione Guanidine: tra questi la Dodina. Introdotto all’inizio degli anni ’60 fu il primo fungicida penetrante. È diventato un prodotto storico nella evoluzione della difesa antiticchiolatura sul melo, oggi riposizionato principalmente sulla bolla del pesco. Benzimidazoli: Messi a punto tra il 1964 e 1970 sono i primi fungicidi in grado di penetrare all’interno della pianta. Ad ampio spettro d’azione ad esclusione degli oomiceti, ebbero un rapido successo su cereali, vite, fruttiferi, ornamentali, ecc.. Successivamente la selezione di ceppi resistenti che ne ha compromesso l’efficacia e gli aspetti tossicologici hanno provocato il declino dei benzimidazoli. Tra questi il Benomyl (BENLATE), Carbendazim (BAVISTIN) oggi revocati, mentre l’unico prodotto rimasto è Thiabendazole per il post raccolta di agrumi e pomacee. Tiofanati: assimilabili ai benzimidazoli ma meno coinvolti nelle problematiche tossicologiche. Unico prodotto di questo tipo disponibile per trattamenti in vegetazione è il Thiofanate methyl (ENOVIT Metile). Dicarbossimidici: Famiglia protagonista negli anni ‘80 e ‘90 nel settore della difesa antibotritica e nel caso del Procymidone nella difesa alla maculatura bruna del pero. Oggi fortemente ridimensionati dalla revisione europea per motivi tossicologici ne è rimasto uno solo. È Iprodione utilizzato contro alternariosi. Anilinopirimidine: Famiglia che ha affiancato a fine anni ‘90 i dicarbossimidici nella difesa dagli agenti di marciume, sostituendoli progressivamente insieme ad altri principi attivi. Fenilamidi: commercializzate circa 20 anni dopo la comparsa dei benzimidazoli, sono agenti delle peronospore. Attualmente ne sono rimaste 2 in commercio: Metalaxil-M e benalaxil-M. 19 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Inibitori della biosintesi degli steroli (IBS): Gli steroli, derivati dei terpeni, sono diffusi e molto numerosi nelle membrane cellulari degli Eucarioti, alla quale conferiscono stabilità e permeabilità. L'ergosterolo, sintetizzato a partire dall'acetil-CoA, è lo sterolo peculiare dei funghi e ha un ruolo essenziale nel mantenimento della funzionalità della membrana cellulare tanto che la riduzione della sua disponibilità porta alla formazione di membrane poco stabili e facilmente rompibili. L'ergosterolo è sintetizzato da tutti i funghi ad eccezione degli oomiceti in cui il percorso biosintetico è totalmente assente. Questa caratteristica spiega il numero limitato di IBS efficaci contro gli oomiceti quali la Plasmopara viticola e la Phytophtora infestans. Tuttavia gli IBS - introdotti tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80 - sono fungicidi ad ampio spettro d’azione molto efficaci sugli agenti di oidio ed attivi contro le patologie causate da Ascomiceti e Deuteromiceti. Sono generalmente mobili all'interno della pianta e, in alcuni casi, sono in grado di raggiungere qualunque parte della pianta spostandosi in fase di vapore ed esplicando azione curativa, eradicante e protettiva. Sono suddivisi in 3 gruppi in funzione degli enzimi coinvolti: Gruppo I Le famiglie chimiche più importanti di questi fungicidi sono: Pirimidine: Fenarimol Imidazoli: Imazalil, Prochloraz Triazoli: principale famiglia chimica degli IBS, oggi in parte ridimensionata dalla scoperta di altri importanti gruppi di fungicidi, oltre che dallo sviluppo di resistenze. Ad ampio spettro ma per la maggior parte ad attività antioidica. I principali sono Ditertanol, Propiconazole , Penconazole (TOPAS), Tebuconazole (FOLICUR), Fenbuconazole, Triticonazole, Difenoconazole e Tetraconazole. Tanti altri p. a. sono stati ritirati nell’ambito della revisione europea. 20 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Gruppo II Prima della comparsa di resistenze dei funghi nei confronti dei fungicidi Triazolici, i fungicidi attivi a livello di inibizione della isomerasi e della reduttasi rivestivano un ruolo di importanza marginale a causa del loro limitato spettro d'azione. Sono rappresentati da tre gruppi di composti: Morfoline: Dodemorph specifico per l’oidio della rosa; Piperidine: Fenpropidin; Spiroketalamine: Spiroxamina. L'inibizione dell'azione degli enzimi isomerasi e reduttasi richiede un'interazione tra la carica negativa presente sui siti attivi dei due enzimi e la carica positiva dell'atomo di azoto del ciclo presente nelle morfoline e nelle piperidine. Gruppo III La famiglia più importante è quella degli idrossianilidi: Idrossianilidi: fenhexamid (TELDOR) specifico per gli agenti di marciumi come botritys e monilia. Inibitori dell’ ubiquinolo ( QI ) Recente raggruppamento (di fine anni 90), chimicamente eterogeneo ma accomunato dal meccanismo d’azione, diretto specificamente sul complesso III della catena respiratoria (ubiquinolo = Q). Ciò conferisce loro una attività antigerminativa analoga a quella dei fungicidi tradizionali, ma anche un elevato rischio di resistenza. Hanno spettro d’azione tendenzialmente ampio e sono dotati generalmente di capacità penetrante con traslocazione più o meno marcata, ma in grado di permanere parzialmente in superficie per la loro affinità con le cere epicuticolari. Sono suddivisi in due sottogruppi, in base al punto di attacco dell’enzima bersaglio: parte esterna (outside) = QoI parte interna (inside) = QiI 21 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” QoI Analoghi delle strobilurine: Comunemente chiamate strobilurine sono introdotte nel mercato a fine anni 90. Hanno un profilo eco-tossicologico favorevole, in quanto la tossicità nei confronti delle varie componenti biotiche dell’ambiente è ridotta e molto rapida è la degradazione dei residui nel suolo e nelle acque. Purtroppo sono soggette ad un rapido sviluppo di resistenze da parte dei patogeni che costringe ad una notevole riduzione del numero di trattamenti durante l’anno e da somministrare in miscela con altri prodotti. Possono essere a spettro d’azione molto ampio compresi oomiceti: Azoxystrobin, Pyraclostrobin, Fluoxastrobin. Mentre a spettro d’azione ampio ad esclusione degli oomiceti sono: Kresoxim-methyl, Trifloxystrobin. Ossazolidinedioni: Famoxadone è un prodotto non penetrante contro peronospore e alternarie. Imidazolinoni: Fenamidone attivo nei confronti delle peronospore. QiI Cianoimidazoli: sono fungicidi attivi contro gli oomiceti: Cyazofamid. Carbossamidi: Famiglia introdotta negli anni 60, con il Carboxin che storicamente fu il primissimo sistemico. Introdotto invece nei primi anni del 2000 il Boscalid è molto utilizzato contro gli agenti di marciume come botritys e monilia. Agisce attraverso il blocco del complesso II della catena respiratoria: succinato. Anch’essi a rischio di sviluppo di resistenza. 2.3.3.2 Prodotti impiegati contro agenti di marciume Dicarbossimidici: Famiglia protagonista negli anni 80 e 90 nel settore della difesa antibotritica e non solo. Molto impiegato era il Procymidone sulla maculatura bruna del pero. Oggi eliminato il Procymidone è rimasto solo Iprodione. Anilinopirimidine: Famiglia che ha affiancato a fine anni 90 i dicarbossimidici nella difesa dagli agenti di marciume, sostituendoli progressivamente insieme ad altri p.a. come: Pyrimethanil, Mepanipyrim, prevalentemente contro botrite. Cyprodinil anche contro ticchiolatura del melo. 22 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Fenilpirroli: molecola di sintesi analoga alla pirrolnitrina che è prodotta da uno streptomicete. Il Fludioxonil (SCHOLAR) è utilizzato contro marciumi post-raccolta kiwi e lo SWITCH in miscela con cyprodinil contro botrite su varie colture. 2.3.3.3 Prodotti specifici per gli Oomiceti Raggruppamento molto importante, costituitosi a partire dai primi anni 80 con le prime tre famiglie sottoindicate, che ha rivoluzionato la lotta contro le peronospore ed altre malattie da oomiceti. Prodotti per la maggior parte in grado di penetrare e traslocare più o meno nei tessuti e di persistere più a lungo dei tradizionali antiperonosporici di copertura come rame e ditiocarbammati. A causa del meccanismo d’azione tendenzialmente specifico sono più o meno coinvolti nel rischio resistenza e richiedono l’impiego secondo idonee strategie per ridurre il rischio. Nella maggior parte dei casi utilizzati in miscela con altri prodotti. Acetammidi: Cymoxanil (CURZATE), unico prodotto a breve persistenza. Etilfosfiti: Fosetyl-Aluminium o Fosetyl-Al (ALIETTE), unico fungicida sistemico sia acropeto che basipeto, dotato di un duplice meccanismo d’azione diretto sul patogeno e indiretto per stimolazione delle reazioni di autodifesa della pianta. Molto utilizzato in viticoltura. Fenilamidi: Metalaxyl, Metalaxyl M, Benalaxyl, Benalaxyl M . Carbammati: Propamocarb molto utilizzato per i patogeni terricoli. Benzamidi: Zoxamide non penetrante, buona persistenza grazie alla affinità con le cere. Acilpicolidi: Fluopicolide formulato in miscela con Fosetyl-al oppure miscela con Propamocarb. 23 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” CAA (Amidi dell’acido carbossilico): Raggruppamento di recente costituzione, comprendente diverse famiglie chimiche con analoghi spettro di efficacia, meccanismo d’azione e rischio di resistenza. Non attivi sui patogeni terricoli sono dotati di capacità penetrante, con traslocazione citotropica e trans laminare ma non sistemica. Amidi acido cinnamico: Dimethomorph Valinamide carbammati: Iprovalicarb (MELODY), Benthiavalicarb valifenalate Mandelamidi: Mandipropamid 2.3.3.4 Prodotti specifici per gli agenti di oidio Idrossipirimidine: Bupirimate usato su vite, fruttiferi e orticole. Fenossiquinoline: Quinoxyfen utilizzato su vite, fruttiferi e orticole. Quinazolinoni: Proquinazid impiegato su vite. Benzofenoni: Metrafenone anch’esso impiegato su vite 24 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.4 Classificazione degli Insetticidi Gli insetticidi, così come gli altri agrofarmaci, possono seguire diversi schemi di classificazione. Dal punto di vista funzionale possiamo distinguere prodotti attivi : per contatto; per ingestione; per inalazione. Il meccanismo d’azione degli insetticidi può essere descritto dal punto di vista anatomico, fisiologico e biochimico. Possiamo distinguere: prodotti attivi sul sistema nervoso; prodotti attivi sulla biosintesi della chitina e che controllano la muta degli insetti; mediatori chimici, cioè molecole che mediano la comunicazione tra insetti e tra piante; prodotti agenti sulla catena di trasporto degli elettroni. 2.4.1 Insetticidi agenti sul sistema nervoso Le unità fondamentali del sistema nervoso animale sono le cellule nervose o neuroni , composte da un corpo cellulare fornito di nucleo che presenta fitte e corte ramificazioni perimetrali riceventi, i dendriti, che si prolungano con un filamento trasmittente detto assone. L'insieme degli assoni formano i nervi. Il sistema nervoso è costituito da una successione di neuroni contigui, in rapporto tra loro mediante delle terminazioni. Il punto di connessione di un assone con il dendrite o con l'assone del neurone successivo si chiama sinapsi. La trasmissione dell'impulso nervoso lungo l'assone è elettrica e diviene chimica solo a livello delle sinapsi. In alcune sinapsi il neurotrasmettitore è costituito dall'acetilcolina mentre in altre è la noradrenalina. Molte famiglie di insetticidi agiscono sul sistema nervoso interferendo con la trasmissione dell'impulso nervoso lungo l'assone o a livello delle sinapsi. 25 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.4.1.1 Insetticidi ad azione sull’assone La trasmissione dell'impulso nervoso lungo l'assone del neurone avviene in seguito alla variazione di potenziale elettrico. Questo fenomeno elettrochimico è dovuto alla temporanea depolarizzazione della membrana sotto una soglia critica, la cui permeabilità consente il trasferimento di ioni Na e K dall'interno verso l'esterno e viceversa, con conseguente modifica del potenziale di membrana. Piretroidi: sono una classe di composti di sintesi analoghi alle piretrine, costituenti naturali dei fiori di Tanacetum cinerariifolium. Come le piretrine naturali, agiscono a livello della membrana dell'assone determinando l'apertura permanente dei canali del sodio e la depolarizzazione permanente della membrana, creando scariche successive su una stessa ipopolarizzazione. La loro caratteristica principale è la ridotta tossicità nell'uomo e nei mammiferi in genere, contrapposta all'elevata tossicità nei confronti degli insetti. L'esposizione professionale ai piretroidi causa solitamente una dermatite da contatto ed una sensazione temporanea di bruciore alla pelle, sintomi che scompaiono velocemente una volta che il contatto con essi viene interrotto. Fenvalerate il primo piretroide di sintesi, immesso nel mercato nel 1978, oggi revocato. Organoclorurati: Gli organoclorurati si possono dividere in 3 gruppi: Fenilparaffine Cicloparaffine Fenilpentadieni. I prodotti appartenenti al gruppi delle fenilparaffine (DDT, Metoxychlor, ecc.) agiscono per contatto attraverso il tegumento, i pulvilli e gli organi sensoriali posti su tarsi e pretarsi dell’insetto, impedendo la formazione dell'epicuticola. I prodotti agenti sul sistema nervoso centrale appartenenti ai gruppi delle cicloparaffine (Endosulphan, BHC, ecc.) e dei fenilpentadieni (Aldrin, Dieldrin, Endrin, ecc.) agiscono invece sulla trasmissione dell'impulso elettrico: riducono la velocità di estrusione degli ioni potassio causando un aumento del potenziale di membrana con una continua trasmissione di impulsi nervosi fasulli lungo l'assone. L'insetto presenta in un primo momento una fase di eccitazione che si manifesta dapprima con movimenti coordinati a cui seguono movimenti scoordinati, spesso con rovesciamento dell'insetto sul dorso e incapacità di riprendere la posizione normale. Si osservano anche casi di autotomia e, nella fase finale, si sviluppano contrazioni 26 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” tetaniche e spasmi seguiti da paralisi e morte per asfissia. Negli insetti agiscono sia per ingestione che per contatto, ma sempre a livello delle fibre nervose sensoriali. Da studi effettuati su roditori si è visto che alcuni insetticidi organo clorurati sono sospetti cancerogeni, queste evidenze, otre al fatto che sono molto persistenti nell'ambiente, hanno contribuito a vietarne l'uso di quasi tutti questi composti (ultimo tra questi l’Endosulfan nel 2011). Il DDT è il primo ad essere stato inventato e il primo ad essere stato eliminato per l’elevata persistenza nell’ambiente e per gli effetti mutageni e cancerogeni sui ratti da laboratorio. Tuttavia non è mai stato dimostrato di essere mutageno e cancerogeno per altre specie animali e comunque vi è mai stata evidenza di un suo potenziale cancerogeno nell'uomo. Studi più recenti dimostrano però che questi composti siano dei “distruttori endocrini” e a certe dosi possono quindi interferire con la fertilità. 2.4.1.2 Insetticidi ad azione sulle sinapsi La trasmissione dell'impulso nervoso a livello delle sinapsi è legata all'attività di neurotrasmettitori chimici. Nelle terminazioni pre-sinaptiche esistono delle vescicole contenenti acetilcolina che, liberata nello spazio intersinaptico, stimola i recettori proteici collocati nella membrana delle terminazioni post-sinaptiche, permettendo la trasmissione dell'impulso nervoso. Le molecole di acetilcolina si fissano in tempi molto rapidi sui recettori stimolando l'apertura del canale e il passaggio nei due sensi degli ioni Na e K con conseguente variazione del potenziale della membrana post-sinaptica. L'eccitazione dell'acetilcolina cessa molto rapidamente per azione dell'enzima acetilcolinaesterasi che idrolizza le due molecole di acetilcolina fissate su ciascun recettore, determinando la chiusura del canale ionico. Insetticidi organofosforati: Derivano dai gas nervini e furono scoperti e sintetizzati per la prima volta nel 1937 dalla Bayer in Germania nel corso di ricerche volte all'ottenimento di nuove armi chimiche. La notevole efficacia, l'ampio spettro d'azione e l'elevata tossicità acuta favorirono la loro rapida diffusione. La degradazione nell'ambiente è in funzione della temperatura e del pH. Elevate temperature (che si realizzano in campagna nei mesi estivi) ed elevati pH rendono gli oganofosforici assai labili, ciò vale specialmente per le molecole relativamente nuove. Agiscono a livello sinaptico legandosi con l'enzima acetilcolinaesterasi e svolgono un'azione inibitoria dell’ acetilcolina impedendo cioè l'idrolisi dell'acetilcolina che, accumulandosi nello spazio intersinaptico, blocca la trasmissione dell’ impulso 27 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” nervoso e di conseguenza non permette l'interruzione dello stato di eccitazione della membrana post-sinaptica. Sono insetticidi che agiscono per contatto. Essendo fortemente lipofili i fosforganici agiscono sia per contatto che per inalazione che per ingestione. Sono quindi sostanze che facilmente permeano la barriera cutanea anche nell'uomo quindi il rischio di intossicazioni per esposizioni professionali è molto elevato. Diversi sistemi enzimatici propriamente epatici, sono implicati nel metabolismo di detossificazione degli organofosforici. Oltre agli enzimi del citocromo P-450 esistono altre importanti vie di detossificazione quali quella della glutatione transferasi, della carbossiesterasi, e della paraoxonasi. Tuttavia sebbene il fegato eserciti un ruolo primario nel metabolismo degli organofosforici, non si deve trascurare che l'attivazione metabolica in alcuni organi bersaglio (polmone e cervello) può contribuire alla tossicità di questi composti. Fortemente ridimensionati dalle recenti normative, i fosforganici storici come Parathion, Dichlorvos, Mevinphos, ecc.sono stati revocati. Tra i pochi ancora ammessi ci sono Malathion, Clorpirifos e Clorpirifos-metil. Carbammati: La loro azione sulla trasmissione degli implusi nervosi si esplica con l'inibizione dell'attività dell' acetilconaesterasi con meccanismi diversi da quelli dei fosforganici. I carbammati infatti non reagiscono chimicamente con l'enzima, ma lo inibiscono per sostituzione, agendo in competizione con esso a causa di un'analogia strutturale. I carbammati interagiscono con il sito esterasico dell'acetilcolinaesterasi in modo simile al substrato naturale: nel sito esterasico l'ossigeno della serina reagisce con il gruppo carbonilico del principio attivo dando luogo a un intermedio di reazione carbamilico invece che acetilico, con la formazione di un legame covalente. L'intermedio enzimatico carbamilato così formato si dissocia molto più lentamente di quanto accade a quello acetilato, causando un accumulo di acetilcolina nello spazio intersinaptico. Gli studi tossicologici confermano che i carbammati non causano neurotossicità ritardata sull'uomo e non si hanno evidenze definitive di effetti genotossici o cancerogeni, sebbene il carbaryl in presenza di acido nitroso possa formare nitrosocarbaryl, che è cancerogeno. (Fonte: chiesara 2008). Tanti altri sono i revocati oltre Carbaryl . Tra quelli ancora impiegabili il Pirimicarb. Formammidine: Questi insetticidi come ad esempio il Chlordimeform e Amitraz, inibiscono la monoammino-ossidasi, l’enzima responsabile della degradazione della noradrenalina. Entrambi revocati. Nicotine: Rappresentano un gruppo recente di insetticidi che si è iniziato a studiare negli anni 80. Pur agendo a livello delle sinapsi, non svolgono un'azione anti28 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” acetilcolinesterasica, ma si comportano come mimetici o antagonisti dell'acetilcolina. Si tratta dei composti neonicotinoidi o cloro nicotinici come ad esempio l’Imidacloprid e Acetamiprid che sostituendosi all'acetilcolina, si legano in maniera permanente con i recettori proteici, provocando l'apertura permanente dei canali ionici e, anche in questo caso, determinando una condizione di eccitazione permanente della membrana post-sinaptica, bloccando di fatto il passaggio degli impulsi nervosi. Attualmente sotto osservazione per i probabili effetti negativi nei confronti delle api bottinatrici 2.4.2 Insetticidi regolatori della crescita Gli insetti attraversano numerosi stadi di crescita nel passaggio da uova ad adulti, molto spesso, la lotta alle uova o alle forme larvali risulta favorita rispetto alla lotta agli adulti. Gli insetticidi attivi sulla biosintesi di chitina, detti anche regolatori di crescita, sono attivi verso un ampio numero di insetti e acari tuttavia, le specie più sensibili sono quelle che crescono molto rapidamente e che sono soggette a frequenti mute come i lepidotteri. Dal momento che questi composti presentano scarsa attività per contatto e devono essere ingeriti per poter esplicare il loro effetto, sono relativamente sicuri per gli insetti utili e largamente raccomandabili nell'ambito di strategie di lotta integrata. 29 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.4.2.1 Inibitori della biosintesi di chitina La chitina è un polimero di N-acetilglucosamina. Si conosce ancora molto poco sulla biosintesi della chitina, sui meccanismi d'azione degli insetticidi che perturbano questa sintesi e sui meccanismi ormonali che la regolano. Dal punto di vista chimico, gli ormoni che controllano lo sviluppo degli insetti si dividono in tre gruppi: Peptidi; Steroidi; Isoprenoidi. I neurormoni peptidici controllano la produzione di ecdisone mentre gli ormoni steroidei controllano le ghiandole protoraciche che danno inizio alla muta. I primi composti conosciuti inibenti la sintesi della chitina sono stati due insetticidi: la Polyoxina D, un antibiotico che inibisce l'enzima chitinasintetasi e la Chitazina che modifica la permeabilità delle membrane citoplasmatiche all' UDP-Nacetilglucosammina impedendogli di raggiungere l'enzima intracellulare che controlla la sua incorporazione nella chitina. Aciluree: Agiscono per inibizione della sintesi della chitina e manifestano la loro attività su uova e stadi immaturi degli insetti fitofagi. Il loro meccanismo d'azione non è ancora del tutto chiaro ma si sa per certo che agiscono a concentrazioni bassissime. Molto noti il Diflubenzuron e Teflubenzuron. 2.4.3 Insetticidi attivi sulla catena di trasporto degli elettroni Molti dei primi insetticidi di sintesi scoperti esplicano la loro azione come disaccoppianti attraverso l'inibizione della fotofosforilazione ossidativa. Questo significa che agiscono come disaccoppianti della catena di trasporto degli elettroni per la produzione di ATP. Uno di questi è il Rotenone. Dinitrofenoli: Sugli insetti esplicano un'azione caustica per contatto a carico dei tegumenti cuticolari e interferenze nella respirazione. 30 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.5 Insetticidi di origine naturale Come sappiamo bene la scoperta del DDT segnò l'inizio dell'utilizzo dei prodotti di sintesi nel campo del controllo dei parassiti in agricoltura e in ambito civile. In pochi anni la facilità d'uso, la persistenza e l'efficacia dei prodotti di sintesi misero completamente fuori mercato i pesticidi naturali usati fino ad allora. A partire dagli anni 1980 hanno incominciato a diffondersi le produzioni biologiche che avevano come obiettivo principale la difesa delle colture con mezzi unicamente naturali, quindi con l'esclusione di concimi e pesticidi di sintesi. In questo modo venivano fortemente rivalutati i vecchi pesticidi naturali utilizzati prima dell'avvento della chimica di sintesi. In pochi anni le produzioni biologiche si sono diffuse notevolmente in Italia raggiungendo nel 2006 una superficie di quasi un milione e centomila ettari pari a circa il 7 % della superficie agraria utilizzabile ( SAU ) . La difesa biologica è considerata da molti l’unica alternativa per una agricoltura più sostenibile e in grado di ridurre il livello di residui negli alimenti di origine vegetale. Tuttavia pochi consumatori sono pienamente a conoscenza che il sistema di produzione biologico prevede comunque il ricorso a trattamenti con alcune sostanze chimiche di sintesi, con l’unico vincolo che siano di origine naturale. Ad esempio il rame, che è un metallo pesante ampliamente utilizzato in lotta biologica come battericida e fungicida, recentemente è stato fortemente limitato per la constatazione che tende ad accumularsi nell’ambiente. Tra gli insetticidi di origine naturale presenti nel mercato mondiale si annoverano i prodotti riportati in tabella insieme ai relativi dati tossicologici (DL 50 orale). Insetticida Nicotina Rotenone Ryania Piretro Linalolo Sabadilla Limonene Azadirachtin Tossicità (DL50 orale, mg/kg) 50 – 60 60 – 150 750 – 1200 1200 – 1500 2400 – 3180 4000 – 5000 >5000 >5000 Tabella 2.1: Dati tossicologici di alcuni insetticidi di origine naturale (Fonte: Trevisan e Gennari 2008) 31 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.5.1 Nicotina La nicotina è un’ alcaloide naturale presente principalmente nella pianta del tabacco. Presente anche in amarantacee e solanacee come pomodoro, melanzane, peperone e patata è uno dei più tossici alcaloidi che si conoscano. Oltre ad essere una sostanza stupefacente, è un potente veleno che ha trovato largo impiego anche in agricoltura biologica come insetticida. Quando è inalato a piccole dosi attraverso la sigaretta ( tenendo in considerazione che durante la combustione la maggior parte è distrutta dal calore ) la nicotina può avere un’ effetto stimolante e rilassante sull’organismo. Ma l’assunzione orale della nicotina può avere effetti sconvolgenti: la DL 50 per il ratto è 50- 60 mg/kg, questo significa che la dose letale per l’uomo è considerata 0,5 – 0,6 mg/kg. Quindi 10 mg possono provocare la morte in un bambino e 60-65 mg possono provocare la morte di un soggetto adulto. (Fonte: G. Arnao, La droga perfetta 1983). Attualmente in Italia e in Europa la nicotina, per uso insetticida, non è autorizzata. 2.5.2 Rotenone Il Rotenone è un insetticida non sistemico che viene estratto con i suoi derivati dalle radici o rizomi delle piante tropicali Derris e Lonchocarpus e dalle foglie e dai semi della pianta Tephrosia della famiglia delle Fabaceae. La maggior parte del Rotenone utilizzato in agricoltura viene estratto dalla radice di cubè coltivata in Venezuela e Perù. Negli estratti sono presenti altri flavanoidi come la Deguelina, la Tefrosina, e il Rotenolone che mostrano una tossicità inferiore se confrontati con il Rotenone, ma inducono effetti comportamentali e fisiologici negli insetti paragonabili a quelli del Rotenone. L'estrazione delle radici avviene con solventi organici, il tricloroetilene. Sia il Rotenone che la Deguelina sono insetticidi attivi sia per contatto che per ingestione. Queste sostanze agiscono sugli insetti inibendo il trasporto di elettroni a livello mitocondriale. Il Rotenone è considerato un insetticida molto tossico nei confronti dei mammiferi con una dose letale acuta orale nei ratti di 132 mg/kg. Impiegato in agricoltura biologica per oltre 150 anni per il controllo di afidi, tripidi, insetti succhiatori e altri insetti sia su colture ortive che frutticole è stato recentemente revocato (solo alla fine del 2011), in quanto si è osservato che può causare l’insorgenza nei ratti di una sindrome analoga al morbo di Parkinson. Inoltre è fortemente tossico per i pesci e in acqua la sua persistenza è di circa 6-8 mesi. 32 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.5.3 Le Piretrine Il Piretro viene estratto dai fiori del Chrysanthemum cinerariaefolium (Asteraceae). Il crisantemo è una pianta erbacea perenne originaria dell'Iran, successivamente diffusa in diverse parti del mondo a diverse latitudini. Le piretrine agiscono attaccando il sistema nervoso degli insetti a livello dei gangli nervosi e delle sinapsi, bloccando i canali del sodio. L'effetto sugli insetti è: rapida mancanza di coordinazione dei movimenti, convulsioni e conseguente paralisi. L'azione tossica è comunque di breve durata e spesso insufficiente a provocare la morte dell'insetto, in quanto il principio attivo viene rapidamente metabolizzato. Quando le piretrine non sono presenti ad una concentrazione letale mostrano un effetto repellente. Per aumentare la stabilità dei formulati, il Piretro viene comunemente miscelato con il Piperonyl butossido, un estratto dall'olio di sassofrasso. Questo esercita un'azione sinergizzante bloccando il sistema di detossificazione degli insetti. Lo spettro di attività del Piretro è molto ampio e risulta effìcace contro un'ampia gamma di insetti. I settori di impiego di questo insetticida naturale sono molteplici e vanno dalla frutta ai vegetali, dalle piante ornamentali e forestali, alla disinfestazione delle sementi e all'impiego domestico. Le piretrine risultano essere moderatamente tossiche per i mammiferi, la dose letale acuta orale nei ratti (DL 50) è compresa tra 350 e 500 mg/kg, mentre il prodotto tecnico è considerevolmente meno tossico (vedi tabella 2.1). Nonostante questo principio attivo sia estremamente fotodegradabile e quindi poco persistente alla luce del sole, in alcune colture mostra una certa persistenza probabilmente perché le piretrine penetrando nelle cere epicuticolari vengono protette dalla fotodegradazione. Inoltre le piretrine vengono anche utilizzate per proteggere le granaglie durante la conservazione nei silos. Uno studio condotto su grano duro ha mostrato che nelle normali condizioni di conservazione questi composti sono molto stabili, infatti i tempi di semivita delle piretrine erano rispettivamente di 46 e 72 giorni. Questo dipende probabilmente dal fatto che le piretrine, durante la fase di conservazione, non subiscono gli effetti degradativi legati alla radiazione solare. 2.5.4 Azadirachtin Dai semi dell'albero del neem (Azadirachta indica) originario del sud-Est Asiatico, si ottiene l'olio di neem e un estratto chiamato Azadirachtin A. Per secoli la pianta è stata coltivata dalle popolazioni dell'Asia per le sue caratteristiche insetticide e medicinali. L'olio di neem si ottiene dai semi mediante estrazione con esano. Il residuo viene successivamente utilizzato per ottenere gli estratti. L'India è il principale produttore mondiale con circa 700.000 tonnellate l'anno di olio di neem. 33 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” A concentrazioni fisiologiche l'Azadirachtin A blocca la sintesi e il rilascio degli ormoni della muta (ecdisteroidi) dalla ghiandola protoracica, determinando la muta degli insetti immaturi. Negli insetti femmina un meccanismo simile al primo induce invece sterilità. Altri composti presenti negli estratti dei semi del neem, come la Salannina e la Nimbina, possono indurre repellenza all'ovoposizione, sterilità delle uova, longevità e inibizione della sintesi della chitina. Per queste ragioni è estremamente improbabile la possibilità che si sviluppino negli insetti fenomeni di resistenza. Le formulazioni commerciali degli estratti di neem sono attive contro: afidi, tripidi e minatrici, agendo sia per contatto che per ingestione. Sembra che l'attività insetticida dipenda da diversi composti che mostrano effetto sinergico. L'olio di neem e l'estratto esercitano anche una modesta attività fungicida e nematocida. L'Azadirachtin è considerato un insetticida non tossico verso i mammiferi. Nei ratti la dose letale acuta orale (DL50) è maggiore di 5000 mg/kg. Le informazioni sul metabolismo dell'Azadirachtin sono tuttavia scarse. L’uso in pieno campo dei formulati a base di estratti di neem non hanno sempre mostrato una buona efficacia contro le specie bersaglio. La principale causa è da ascrivere alla bassa foto stabilità dei formulati commerciali disponibili. 2.5.5 Ryanodina Dalle radici e dalla corteccia della Ryania speciosa, appartenente alla famiglia delle Flacourtiaceae, originaria dell'America centrale, è stata isolata la Ryanodina, un alcaloide naturale ad azione insetticida. Le proprietà insetticide della Ryania furono scoperte a seguito di una ricerca sistematica per l'individuazione di nuovi insetticidi naturali. In particolare, la scoperta dell'attività insetticida di questa pianta fu suggerita dall'osservazione di popolazioni dell'America centrale che la utilizzano per praticare l'eutanasia o come veleno per topi. I formulati di Ryania rientrano nella classe di tossicità III dell'EPA e la dose orale acuta nei ratti è di 1.200 mg,/kg. La Ryanodina e la Diidroryanodina (altro alcaloide presente nella medesima pianta), assieme ad altri alcaloidi presenti nella polvere della Ryania, agiscono direttamente sui tessuti muscolari degli insetti legandosi ai canali del calcio nel reticolo sarcoplasmatico. Questo determina un flusso di ioni calcio nelle cellule e la conseguente morte dell'insetto. L'azione della Ryanodina è sinergizzata dal Piperonil butossido. La Ryanodina agisce efficacemente contro le specie bersaglio ma nonostante ciò ha un utilizzo limitato come insetticida. Ulteriori fattori che ne limitano l'uso in agricoltura sono legati al suo modo d'azione e i suoi alti costi di applicazione. Registrata negli Stati uniti d'America già dal 1997, attualmente non è registrata in Italia. I formulati di Ryania vengono impiegati sulle colture di mais, mele, pere e limoni per controllare specie di insetti come la carpocapsa, la piralide del mais e i tripidi del limone. 34 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.5.6 Sabadilla I semi macinati di Veratrum sabadilla, che cresce principalmente in America centrale, sono conosciuti come polvere di Sabadilla e utilizzati sino dal periodo precolombiano dalle popolazioni degli Indiani d'America come sostanze ad azione insetticida. I semi contengono una miscela di alcaloidi attivi appartenenti alla famiglia Ceveratrum attivano i canali sodio dipendenti delle cellule nervose, delle membrane cellulari del muscolo scheletrico con lo stesso meccanismo delle piretrine, ma su un sito d'azione diverso da quello del piretro. Nel 1940 venivano commercializzati formulati a base di radici di Elleboro bianco (Veratrum album) per il controllo degli insetti della frutta e dei vegetati. I formulati di Sabadilla , grazie alla loro scarsa persistenza ed elevata compatibilità con le specie di insetti utili, riappaiono sul mercato mondiale alla fine degli anni 1970 e vengono tuttora utilizzati contro tripidi su colture frutticole. Dalle prove di campo su limone risulta che i formulati di Sabadilla perdono facilmente efficacia. Il 60% dei principi attivi scompaiono dopo 20 ore dall'applicazione del formulato. 2.5.7 Osservazioni sugli Insetticidi naturali Le conoscenze scientifiche acquisite sugli insetticidi naturali ottenuti da piante sono insufficienti sia sotto l'aspetto tossicologico che da quello ambientale. Non sono stati completamente individuati, infatti, tutti i principi attivi presenti, la relativa efficacia e i singoli livelli tossicologici. A livello di formulazioni, il titolo viene definito solo su un principio attivo senza tener conto degli altri componenti ad attività insetticida. Poiché la loro composizione varia in funzione dell'origine dell'estratto si possono ottenere formulati ad uguale titolo legale ma con differente attività insetticida. Nonostante questi insetticidi siano propagandati come composti poco tossici e facilmente degradabili, valutando i valori di tossicità riportati si evince che non si differenziano molto dai pesticidi di sintesi. Molti valori riguardanti la loro degradabilità ambientale non sono documentati così come quelli riguardanti i residui negli alimenti. Carenti sono anche gli studi sui rapporti dose/efficacia per cui non si è in grado di documentarne la reale efficacia sui diversi insetti; questo è riconducibile al fatto che le formulazioni non sono adeguatamente studiate. 35 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 2.6 Resistenza dei parassiti agli agrofarmaci In fitoiatria il termine resistenza viene usato quando nella popolazione di un parassita (funghi, insetti, malerbe, ecc.) compaiono e si diffondono individui che risultano essere poco sensibili o insensibili ad un principio attivo, che di norma è efficace contro quel parassita. Questo fenomeno è frutto della selezione naturale che avviene a seguito dell’uso ripetuto dello stesso principio attivo, deriva da una mutazione genetica ed è quindi ereditabile. La conseguenza è la perdita di efficacia del principio attivo. Il primo fenomeno di resistenza si verificò all’inizio del secolo scorso quando, negli USA, i Polisolfuri di calcio non avevano più effetti sulla cocciniglia di S.Josè. Più tardi fenomeni di resistenza si ebbero anche per il DDT e fosforganici . Oggi si pensa che tra gli artropodi siano più di 500 le specie che manifestano resistenza. Per quanto riguarda i fungicidi, i casi più significativi sono stati segnalati negli anni 60-70 dopo l’introduzione dei moderni principi attivi a meccanismo d’azione specifico ( i prodotti multisito delle prime generazioni ne sono esenti). Negli erbicidi il fenomeno di resistenza ha livelli di intensità minori avendo, rispetto insetti e funghi , ritmi di riproduzione e quindi probabilità di mutazione inferiori. In termini generali i meccanismi di formazione della resistenza sono molteplici, ma possono essere raggruppate in 3 categorie: Riduzione dell’assorbimento del principio attivo. Detossificazione del principio attivo. Modificazione del sito d’azione del principio attivo. La resistenza può essere di diversi tipi: può essere di tipo qualitativa ed essere legata ad un singolo gene che determina una resistenza che si sviluppa in tempi brevi e che determina una discontinuità nei livelli di resistenza nella popolazione (individui sensibili o resistenti). Oppure una resistenza di tipo quantitativo ed essere collegata a tanti geni che agiscono in maniera additiva determinando una continuità nella distribuzione dei livelli di sensibilità delle popolazioni, cioè dalle completamente sensibili a quelle insensibili con una serie di passaggi graduali. Quest’ultima si sviluppa in tempi lunghi e in maniera progressiva. La resistenza può definirsi incrociata, se coinvolge 2 o più fungicidi appartenenti a una stessa famiglia chimica oppure aventi analogo meccanismo d’azione ( esempio i Carbossimidici, Fenilammidi e le Strobilurine). Oppure può definirsi multipla se interessa 2 o più p.a. appartenenti a famiglie chimiche diverse e con meccanismi d’azione diverso( esempio Botrytis cinerea resistente ai Benzimidazolici può essere resistente anche ai Dicarbossimidici). Qualunque sia l’origine della resistenza ad un principio attivo, il continuo uso dello stesso nell’ambiente, determina una selezione di individui resistenti che colonizzeranno l’ecosistema sostituendosi a quelli non resistenti. Ecco perché si sono 36 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” affermate, dopo anni di esperienza, strategie antiresistenza nelle linee di difesa fitosanitaria. Queste linee di difesa fanno riferimento ad alcuni principi basilari della difesa integrata le quali, permettendo un elevata efficienza dei p.a utilizzati, fanno si che l’impatto tossicologico ed eco-tossicologico relativo all’impiego di agrofarmaci sia il più basso possibile. 2.6.1 Strategie antiresistenza per gli Insetticidi Tra le cause che determinano l’insorgere della resistenza, nelle popolazioni di insetti, si riducono alle modalità della difesa, in particolare quella con mezzi chimici. Infatti la lotta chimica praticata da decenni nell’agroecosistema è la causa principale della pressione selettiva chimica che ha modificato il genoma delle popolazioni, accelerando la selezione di individui resistenti. Per quanto riguarda il principio attivo si ritiene di particolare importanza la persistenza: più il prodotto è persistente nell’ambiente, più a lungo esercita la pressione selettiva sulle popolazioni e maggiore è la possibilità di insorgenza di resistenze. Inoltre l’effetto knock-down ( effetto rapido ed abbattente del fitofarmaco) maggiore è questo effetto minore sembra essere il rischio di insorgenza di resistenza. Le strategie previste per ridurre la comparsa di resistenze sono: Moderazioni dei trattamenti evitando trattamenti a tappeto e introducendo “soglie economiche di danno” più alte possibili. Saturazione dei meccanismi di resistenza dell’insetto impiegando prodotti sinergizzanti l’effetto del principio attivo. Rispettare sempre le dosi consigliate in etichetta, mai ridurle a proprio piacimento per non rischiare di somministrare alla popolazione di patogeni dosi sub-letali che sottoporrebbero gli individui a sviluppare resistenze. Utilizzo di più principi attivi distribuiti con metodologie e momenti diversi, con l’uso di miscele di p.a. o rotazione degli stessi, in modo evitare che si formi pressione selettiva. 2.6.2 Strategie antiresistenza per i fungicidi La resistenza dei patogeni fungini, pur rientrando nelle modalità di resistenza generali di cui si è già detto, si manifesta con diverse modalità: Modificazioni a livello del sito d’azione bersaglio del patogeno (resistenza di tipo qualitativo). Mancato raggiungimento del sito d’azione dovuto alla riduzione del grado di assorbimento del p.a. e per detossificazione metabolica (resistenza di tipo quantitativo). 37 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Modificazioni nel metabolismo del patogeno che aumenta la produzione dell’enzima bersaglio o attiva processi alternativi a quelli bersaglio (resistenza di tipo quantitativo). Tra i fattori alla base del fenomeno della resistenza sono: Il p.a presenta un meccanismo d’azione unisito; Il principio attivo presenta la predisposizione all’attacco da parte di processi metabolici del patogeno. Modalità d’impiego del principio attivo : l’uso ripetuto, utilizzo da solo, impiego curativo ed eradicante, impiego a dosi ridotte. Elevato numero di generazioni l’anno del patogeno e l’elevata capacità di sporulazione. Le strategie previste per ridurre il rischio di resistenza nei fungicidi sono: Limitare l’uso dei fungicidi ad alto rischio di resistenze (tutti o quasi i fungicidi moderni); Impiegare i fungicidi in miscela con prodotti a diverso meccanismo d’azione (possibilmente con persistenza analoga) oppure in alternanza tra loro; Non utilizzare per molto tempo lo stesso prodotto o la stessa miscela; Non utilizzare i prodotti ad alto o medio rischio in modo curativo o eradicante; Utilizzare i prodotti a rischio sempre a dose piena per evitare concentrazioni subletali che permetterebbero lo sviluppo di resistenze. La resistenza degli agenti di malattie e dei fitofagi ai p.a. impiegati per il loro controllo è sicuramente uno dei problemi principali della difesa fitosanitaria. L’aumento di questo fenomeno che ha caratterizzato soprattutto la fitoiatria degli anni 60-70 è stato il frutto dell’uso euforico e poco controllato dei prodotti di sintesi in agricoltura di quegli anni. Solo recentemente il diffondersi delle tecniche di difesa integrata, affiancata alla conoscenza dei meccanismi d’azione dei p.a. ha fatto si che lo sviluppo esponenziale di questi fenomeni rallentasse. L’obiettivo di scongiurare il manifestarsi di fenomeni di resistenza dei patogeni deve ritenersi una priorità della difesa fitosanitaria del 21esimo secolo. In quanto l’instaurarsi di fenomeni di resistenza si tradurrebbe inevitabilmente non solo in una indesiderata lievitazione dei costi economici e sociali ma anche nell’aumento dei rischi tossicologici ed ecologici della difesa fitosanitaria stessa. 38 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Capitolo 3 Registrazione degli Agrofarmaci 3.1 Registrazione degli Agrofarmaci Gli agrofarmaci non sono di libera commercializzazione, per essere immessi sul mercato deve essere richiesta la registrazione del formulato previo autorizzazione della sostanza attiva. L 'autorizzazione è rilasciata dal Ministero della Salute. Procedure e criteri di autorizzazione sono stabiliti da norme emanate dall’Unione Europea secondo procedure basate su criteri comuni di valutazione. Un agrofarmaco per poter essere autorizzato deve possedere le seguenti caratteristiche: deve essere efficace contro gli organismi bersaglio; deve essere selettivo, cioè non deve provocare danni alle colture da proteggere; non deve provocare effetti dannosi alla salute dell'uomo e agli animali direttamente o indirettamente; non deve provocare effetti inaccettabili all'ambiente. Solamente se le condizioni d'uso soddisfano questi requisiti viene rilasciata la registrazione. Per far questo però è necessaria un'attenta valutazione, basata su un'enorme serie di studi previsti dalle normative per indagare tutti i potenziali rischi per la salute dell'uomo e dell'ambiente. 39 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Il processo di valutazione del rischio seguito dalle autorità regolatorie per determinare se l'impiego di un agrofarmaco è sicuro, consiste di varie fasi: 1. Identificazione del pericolo: individuazione della pericolosità intrinseca della sostanza. 2. Caratterizzazione del pericolo: valutazione della rilevanza degli effetti tossici (relazione effetto-dose) e identificazione della dose senza effetto (NOAEL) cioè il livello di sicurezza. 3. Valutazione dell'esposizione: tempo e quantità di sostanza a cui si è esposti. 4. Caratterizzazione del rischio: è in funzione dell'esposizione e identifica la probabilità che un certo effetto si manifesti alla luce di tutte le evidenze scientifiche considerate. Al termine di tale valutazione, che viene fatta per pochi altri comparti chimici, l'autorizzazione viene concessa solamente in assenza di rischio apprezzabile. Per le aziende produttrici di agrofarmaci questo è un difficile percorso da superare e rende necessaria un'intensa ricerca di molecole con caratteristiche sempre migliori, una massiccia sperimentazione e produzione di studi, un iter impegnativo di prevalutazione interna prima della procedura di valutazione attraverso gli organismi di valutazione europei e italiani. La complessità, severità e durata di questo processo, che va dai sette ai dieci anni dalla scoperta alla commercializzazione, fornisce elevate garanzie di sicurezza per l'operatore, il consumatore e l'ambiente. La non conoscenza del principio e della procedura che sta alla base del rilascio della registrazione, soprattutto da parte di chi informa l'opinione pubblica, spiega, ad esempio per gli effetti tossici connessi all'alimentazione, il grande divario esistente nella graduatoria tra rischi reali e rischi percepiti. Rischi reali 1 2 3 4 5 Deficenze o eccessi nutrizionali Intossicazione di origine batterica Tossine di origine biologica Residui di agrofarmaci Additivi alimentari Rischi percepiti 1 2 3 4 5 Residui di agrofarmaci Additivi alimentari Deficenze nutrizionali Intossicazioni di origine batterica Tossine di origine biologica Tabella 3.1 (Fonte: Galli 2004) 40 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 3.2 Procedura Europea di autorizzazione La Direttiva del Consiglio Europeo 91/ 414 CEE è stata la misura comunitaria di riferimento degli ultimi 20 anni stabilendo le regole comuni riguardanti le condizioni e le procedure per l’ autorizzazione di un agrofarmaco all'immissione sul mercato. Questa direttiva è stata abrogata dal Regolamento CE n.1107/2009, entrato in vigore il 14 dicembre 2009 ed applicato dalla data del 14 giugno 2011. Il procedimento di inserimento di una sostanza attiva nuova in Allegato I (lista positiva) consiste in una serie di passaggi: A partire dal dossier preparato dal notificante, viene seguito un iter di valutazioni, elaborate in varie fasi dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), che emetterà infine delle conclusioni. Tenendo conto delle conclusioni dell'EFSA, la commissione Europea e gli stati membri decidono se includere o meno una sostanza attiva nell'elenco positivo della Comunità. In sequenza i passaggi per il rilascio dell’autorizzazione sono: 1. L'azienda prepara e invia il dossier ad uno Stato Membro indicato come Relatore (SMR). 2. L'SMR verifica la completezza del dossier a nome degli altri stati membri (SM). 3. Valutazione della sostanza attiva da parte dell' SMR e preparazione di una bozza del report di valutazione (DAR) elaborato dall’EFSA. 4. Discussione scientifica del report di valutazione (DAR) in Peer Rewiev meetings. 5. Discussione preliminare a livello di Commissione Europea per valutare l'inclusione in Allegato I. 6. Decisione sull'inclusione in Allegato I da parte della commissione Europea e degli stati membri. 41 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 3.2.1 Criteri di valutazione Affinché un agrofarmaco venga autorizzato occorre che la casa produttrice presenti un dossier di registrazione contenente tutte le documentazioni relative agli studi e alle valutazioni del rischio per la salute umana e per l’ambiente, richiesti appunto per la valutazione. I criteri comuni di decisione per valutare le sostanze attive al fine dell’inclusione in Allegato I (lista positiva) e per la registrazione dei relativi formulati, sono principalmente: Efficacia biologica: gli effetti devono essere reali, simili o migliori del prodotto di riferimento (standard); gli effetti non devono essere dannosi per la qualità delle piante trattate, per le colture in successione o adiacenti a meno che rilevanti precauzioni siano menzionate sull'etichetta; le miscele e i prodotti coadiuvanti devono seguire gli stessi vincoli. Impatto sulla salute umana e degli animali: l'entità dell'esposizione dell'operatore non deve eccedere i livelli accettabili (AOEL = Accettable Operator Exposure Level); i prodotti molto tossici devono essere impiegati solamente dagli utilizzatori professionali; i periodi di attesa e di rientro dopo il trattamento devono essere tali da rispettare il livello accettabile di esposizione per l'operatore (AOEL). Per gli animali non ci devono essere impatti avversi; i residui devono essere entro i limiti di tolleranza europea; la dose giornaliera ingerita (EDI = Estimated Daily Intake) non deve superare la dose giornaliera accettabile (ADI = Accettable Daily Intake). 42 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Metodi analitici: devono essere in linea con lo stato dell'arte e devono essere validati. Destino ambientale: non ci deve essere accumulo nel suolo che porti a residui inaccettabili; le concentrazioni previste nelle acque di falda per la produzione di acqua potabile non devono superare lo 0,1 ppb; le concentrazioni attese nell'acqua di superficie, quando utilizzata come acqua potabile, non devono eccedere i livelli indicati nelle direttive sulle acque profonde; la concentrazione attesa nelle acque di superficie non deve avere un effetto inaccettabile sulle specie non bersaglio; la concentrazione nell'aria non deve superare i livelli accettabili (AOBL). Impatto sulle specie non bersaglio: le concentrazioni ambientali previste devono risultare con margini sufficientemente sicuri per le specie non bersaglio o devono essere disponibili studi che dimostrino assenza di impatti inaccettabili; 43 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 3.3 Modalità di Valutazione del rischio Come già indicato all’inizio del capitolo, la sequenza della caratterizzazione del rischio prevede la valutazione della pericolosità intrinseca della sostanza(identificazione del pericolo), la valutazione della rilevanza degli effetti tossici con l'individuazione della relazione dose - effetto e dell'esposizione senza effetto(caratterizzazione del pericolo), il calcolo dell'esposizione legata all'impiego per arrivare a stabilire il rischio reale: infatti il rischio è funzione (f) di quanto un organismo è esposto ad un identificato pericolo potenziale. Nella valutazione si fa riferimento a scenari standard che rappresentano il caso peggiore (worst case) per poi passare in caso di esito negativo a scenari più reali. Si valuta sia la sicurezza per l'uomo che per l'ambiente. Per quanto riguarda gli aspetti relativi alla sicurezza dell’ambiente vengono effettuati studi eco tossicologici riguardanti la degradabilità della molecola nei vari comparti ambientali e gli effetti sugli organismi non bersaglio. Per quanto concerne invece l’aspetto relativo alla sicurezza per l’uomo vengono effettuati studi tossicologici relativamente al rischio da esposizione diretta a cui è esposto l’operatore, e il rischio da ingestione a cui è esposto il consumatore. Sarà proprio su questi ultimi che concentreremo la nostra attenzione. 3.3.1 Valutazione tossicologica Gli studi previsti per l'esame tossicologico e presentati con il dossier servono a conoscere innanzitutto gli effetti potenzialmente pericolosi della sostanza allo scopo poi di valutarne il possibile rischio per il consumatore e per l'operatore. Attraverso gli studi eseguiti su animali cavie da laboratorio vengono studiati, come possiamo vedere dalla tabella 3.2, effetti sul metabolismo, somministrazione acuta e 44 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” cronica, mutagenicità, cancerogenicità, riproduzione, teratogenicità, neurotossicità, assorbimento cutaneo ed effetti endocrini. Effetti Tossicologici studiati Metabolismo Somministrazione acuta Somministrazione cronica Neurotossicità Assorbimento cutaneo Mutagenicità Cancerogenicità Riproduzione Teratogenicità Endocrini Parametri valutati Assorbimento, distribuzione, metabolizzazione ed escrezione degli agrofarmaci. Effetto dell'esposizione ad una unica dose elevata, somministrata per via orale. Effetti dell'esposizione prolungata, di breve durata e cronica; incluse modificazioni biochimiche ed effetti avversi sugli organi. Effetti sulle funzioni neurologiche. Percentuale ed entità dell'assorbimento cutaneo. Effetti sui cromosomi e sul DNA. Potenziale cancerogeno per tutta la vita dell'animale. Effetti sulla riproduzione e sulla fertilità. Effetti sullo sviluppo del feto. Possibili effetti sulle ghiandole. Tabella 3.2 : Effetti tossicologici studiati (Fonte: Trevisan e Gennari 2008) Le informazioni che si ottengono da questi studi di valutazione della pericolosità sono: La capacità o meno di un agrofarmaco di determinare l'insorgenza di effetti nocivi. Il tipo di effetto nocivo che un agrofarmaco può causare e la dose e il periodo in cui si manifesta. Il livello di esposizione in corrispondenza del quale non si verifica alcun effetto avverso. 45 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Il livello di esposizione in corrispondenza del quale non si è verificato alcun effetto viene chiamato NOAEL (No Observed Adverse Effect Level). Viene inoltre identificato il livello più basso di dose che produce effetto tossico detto LOAEL (Lowest Observed Adverse Effect Level). Figura 3.1: studi sulla relazione dose/effetto eseguiti sulle cavie di laboratorio. In base agli studi sugli effetti tossicologici (riportati in tabella 3.2) eseguiti su animali cavie da laboratorio, si determina per ciascuno studio il NOAEL, grazie al quale viene costruito il profilo tossicologico della sostanza. Il NOAEL viene considerato come valore di riferimento per stabilire il livello accettabile di esposizione per l'uomo sia per la somministrazione attraverso la dieta (consumatore) sia per l'utilizzo in campo (operatore). A volte possono essere determinati più NOAEL, in quel caso viene scelto il valore più basso (sempre nella logica del worst case). È possibile che si verifichino casi in cui gli studi siano insufficienti e anziché disporre del NOAEL sia rilevato solo il LOAEL. In quel caso sarà quest’ultimo ad essere considerato come valore di riferimento, con gli opportuni fattori di sicurezza del caso, come vedremo nei paragrafi seguenti. 46 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 3.3.2 Rischio da ingestione a carico del consumatore Il processo di registrazione degli agrofarmaci richiede la fissazione di livelli accettabili, da un punto di vista sanitario, di assunzione con la dieta in seguito ad esposizione acuta e cronica a protezione del consumatore. Questi livelli vengono definiti rispettivamente Dose Acuta di Riferimento (ARfD = Acute Reference Dose) e Assunzione Giornaliera Accettabile (ADI = Acceptable Daily Intake). La ARfD, detta dose acuta di riferimento, rappresenta la quantità di sostanza presente negli alimenti, espressa in mg/kg di peso corporeo (60 kg di peso corporeo) che può essere ingerita nel corso di un pasto o di una giornata (24 ore), senza apprezzabili rischi per la salute del consumatore, tenendo conto dei gruppi di popolazioni più sensibili quali bambini e nascituri, in base a tutti i fatti conosciuti al tempo della valutazione. L’ADI, ovvero la dose giornaliera accettabile, rappresenta invece la quantità di sostanza che può essere ingerita ogni giorno tramite la dieta, per tutta la durata della vita di un individuo, senza apprezzabili rischi per la salute del consumatore, in base a tutti i fatti conosciuti al tempo della valutazione. La determinazione di ARfD e ADI avviene attraverso un calcolo analitico che consiste nella conversione delle informazioni ottenute attraverso gli studi sugli animali, all’uomo. Questi parametri tossicologici vengono ottenuti applicando al NOAEL, dei fattori di sicurezza: si tiene pertanto conto che l’uomo sia 10 volte più sensibile agli effetti avversi di una sostanza chimica degli animali da laboratorio (variabilità interspecifica) e si assume inoltre che alcuni individui possano essere fino a 10 volte più sensibili di altri( variabilità intraspecifica) (quindi 10 x 10 = 100). Il fattore di sicurezza pari a 100 è quello generalmente impiegato ma vi possono essere casi in cui il fattore di sicurezza è 200 o 1000 e oltre in presenza di effetti ritenuti particolarmente gravi o per carenze di dati tossicologici, come nel caso non si conosca il NOAEL e si impieghi il LOAEL. È importante considerare l’ampio margine di sicurezza legato a questo procedimento. Pensiamo ad un’automobile che viaggia in autostrada a 140 km/h. La distanza di sicurezza, pari allo spazio di arresto, è stata calcolata in 195 metri. Questa distanza può essere considerata come un “No effect Level”. Applicando un fattore di sicurezza 100 a questa misura, la nuova distanza di sicurezza diventerebbe circa 19500 metri ovvero 19 km e mezzo, l’intera lunghezza della tangenziale di Bologna. 47 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Esposizione senza effetto: Calcolo dell’ADI e ARfD Studi Tossicologici NOAEL acuto NOAEL cronico Fattore di sicurezza 100 Fattore di sicurezza 100 ARfD ADI Figura 3.2 Schema per la determinazione di ADI e ARfD stabiliti ad un livello 100 volte inferiore (fattore di sicurezza)alla dose senza effetto (NOAEL). Stabilite così la assunzione accettabile, per valutare il rischio occorre conoscere i livelli di residui che si trovano sulle derrate trattate e che possono essere ingerite attraverso la dieta. Per conoscere i residui che rimangono sulla coltura a seguito dei trattamenti alle piante si svolgono specifiche “prove residui": tali prove sono impostate in modo cautelativo (ovvero tenendo conto delle condizioni d'impiego con maggior carico di sostanza attiva impiegata) e servono a stabilire il LMR, espresso in mg/kg, rispettando il periodo di carenza che risulta compatibile con le pratiche agronomiche raccomandate (BPA). Conoscendo i residui ammessi e il consumo di derrate con la dieta si può calcolare il valore dell'assunzione massima teorica giornaliera (TMDI = Tolerable Maximum Daily Intake). A questo punto il valore del TMDI viene confrontato all'ADI e non ci si accontenta che non lo superi , ma precauzionalmente ne deve essere di molto inferiore ( generalmente il 10-20% dell’ ADI). Quindi se TMDI risulta molto inferiore all’ ADI non ci sono rischi accettabili per il consumatore e l’agrofarmaco viene autorizzato. Se il TMDI invece supera il valore di ADI il rischio non è accettabile e la richiesta di registrazione dell’agrofarmaco verrebbe respinta. 48 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Rischio per il consumatore Prove Residui Studi Tossicologici LMR (Livello Massimo di Residui) TMDI (Assunzione Massima Teorica Giornaliera) TMDI ADI (Dose Giornaliera Accettabile) << ADI (Figura 3.3: Sicurezza per il consumatore) Nel caso che all’azienda produttrice venisse respinta la domanda di autorizzazione, essa si troverà costretta o a rinunciare all’agrofarmaco o a provare ad abbattere la quantità di residuo allungando il periodo di carenza, o abbassando le dosi d’impiego. Tuttavia il TMDI rappresenta il worst case, ovvero il caso peggiore, implica cioè che tutte le colture da autorizzare siano trattate con il p.a. in questione e che il consumatore assuma contemporaneamente prodotti contenenti residui dei p.a. pari all'LMR. Condizione ipotetica che nella realtà non dovrebbero trovare riscontro. ((Queste ulteriori precauzioni per la sicurezza del consumatore viene presa per evitare che la presenza di residui di altri fitofarmaci con simile meccanismo d'azione possa contribuire a saturare la ADI del fitofarmaco in approvazione)). Le attuali linee guida prevedono si possa passare a stime più realistiche, tenendo conto dei residui effettivamente presenti nella porzione edibile e dei fattori di riduzione: ad esempio lavando e sbucciando la frutta, lavando e cuocendo verdure; così si passa dal calcolo dell'TMDI al calcolo dell'EDI (Estimated Daily Intake) ed esso diventa il termine di confronto. 49 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 3.4 Decreto di registrazione ed etichetta Una volta conclusa con esito positivo la procedura di valutazione del dossier presentato da un'azienda per richiedere l'autorizzazione di un agrofarmaco, il Ministero della Salute rilascia il decreto di registrazione. Parte integrante del decreto stesso è l’etichetta che dovrà essere riportata sulle confezioni dei prodotti in vendita. Il testo dell'etichetta riassume in modo vincolante quanto finalizzato con la procedura di autorizzazione, per questo non può essere in alcun modo modificato senza l'autorizzazione del Ministero della Salute. Le principali informazioni riportate sul testo dell'etichetta sono: Descrizione del prodotto, tipo di formulazione, contenuto di sostanza attiva; classificazione del prodotto, simboli e indicazioni di pericolo, frasi di rischio e consigli di prudenza; numero di autorizzazione, data del suo rilascio da parte del Ministero della Salute, nome e indirizzo del titolare dell' autorizzazione; informazioni per il medico e ulteriori norme precauzionali per la tutela dell'uomo, dell'ambiente e degli animali; colture autorizzate e relative dosi e modalità di impiego; intervallo di sicurezza (periodo di tempo espresso in giorni che deve intercorrere tra l'ultimo trattamento e la raccolta). ulteriori norme precauzionali (frasi speciali) per la corretta conservazione dell’agrofarmaco, per la preparazione delle miscele e loro distribuzione, per lo smaltimento dei contenitori vuoti. L'etichetta deve quindi riportare in modo vincolante tutte le indicazioni di pericolo che derivano dalla classificazione della sostanza e da tutti i componenti del formulato. Tali indicazioni di pericolo possono per esempio variare in modo meccanico in funzione della percentuale di presenza della sostanza attiva (la sua concentrazione nel formulato) e dei coformulanti e del tipo di coformulante stesso. 50 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Capitolo 4 Residui di Agrofarmaci 4.1 Origine e definizione di residuo Il concetto di residuo di un agrofarmaco ha origine con l'introduzione dei prodotti chimici di sintesi nella difesa delle piante dai parassiti animali e vegetali nel primo dopoguerra e diviene oggetto di controllo negli alimenti a seguito della diffusione d'impiego di tali prodotti. L’ art.2 del D.M. del 27 agosto 2004 della legislazione italiana, definisce i residui degli agrofarmaci come "… residui delle sostanze attive contenute nei prodotti fitosanitari, dei loro metaboliti e dei loro prodotti di degradazione o di reazione presenti nei o sui prodotti destinati all'alimentazione umana e a quella degli animali…”. Dal punto di vista scientifico il significato del termine "residuo" è chiarito in modo appropriato agli inizi degli anni '50 (Gunther e Blinn; 1955 e 1956), attraverso il concetto di curva di degradazione di un agrofarmaco. Si dimostra che la scomparsa di un principio attivo può essere rappresentata, in funzione del tempo, attraverso tre differenti stadi evolutivi (Figura 4.1), contraddistinti come X, Y e Z e riguardanti rispettivamente, una fase iniziale e attiva del processo, detta di "degradazione" (curve X e Y) e una fase finale passiva, definita di persistenza (curva Z). È a quest'ultima che si associa il concetto di residuo, mentre alle prime, spesso non nettamente distinguibili tra loro, si associa il significato di deposito dell'agrofarmaco, ovvero di quantità di prodotto presente nei primi giorni (o nelle prime ore) dalla sua applicazione. 51 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” mg/kg o ppm X = Tratto di curva corrispondente alla fase iniziale di scomparsa del principio attivo, ad esempio per volatilizzazione dalla superficie vegetale (curva di degradazione). 10 Y = Tratto di curva corrispondente principalmente alla fase di metabolizzazione del principio attivo (curva di degradazione). 5,0 ---- Z = Tratto di curva corrispondente alla fase di persistenza del residuo del principio attivo e/o dei suoi metaboliti (curva di persistenza). X a = valori di "deposito" b = valori di residuo 1,0 0,5 Y -----------------b = valori di "residuo" Z 0,1 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 Tempo (giorni) Figura 4.1 Rappresentazione e definizione delle fasi di scomparsa di un agrofarmaco. Curva di degradazione (da: Gunter e Blinn, 1955 e 1956). I residui di agrofarmaci nei prodotti vegetali sono normalmente espressi in mg/kg, cioè in milligrammi di principio attivo per chilogrammo di prodotto vegetale, equivalenti a parti per milione (ppm). I metodi per la determinazione dei residui sono molto complessi: sono utilizzate tecniche di separazione quali la gascromatografia o la cromatografia liquida ad alta prestazione abbinate alla spettrometria di massa. Grazie a queste tecniche, chimici analitici specializzati, con l’aiuto di strumentazioni di recente concezione estremamente sensibili sono in grado di determinare i bassi livelli di residui che possono essere presenti nelle colture e nei loro prodotti di trasformazione, molto più bassi di quanto fosse possibile in passato. Il più basso livello di residui che può essere misurato in modo affidabile è detto Limite di Quantificazione o limite inferiore di determinazione analitica, e siamo nell’ordine di 0,01 mg/kg o ppm. Vengono tuttavia rilevate presenze di residui non quantificabili, le quali sono espresse in parti per bilione (ppb) e sono chiamate tracce. 1 ppm è la milionesima parte di un kilogrammo, quindi si sta parlando di quantità infinitesimali. 52 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Per visualizzare l’entità di un residuo pari a 0,01 mg/kg si possono fare i seguenti paragoni: Un secondo in tre anni. Una persona su una popolazione di 100 milioni. La superficie di mezzo campo da calcio rispetto alla superficie dell’Italia. Lo spessore di un foglio di carta rispetto all’altezza dell’Everest. 4.2 Limite Massimo di Residuo (LMR) Per le implicazioni di carattere tossicologico a lungo termine che i residui possono esercitare nei confronti del consumatore (tossicologia cronica), ma soprattutto per regolamentare gli scambi internazionali dei prodotti alimentari, sono fissati limiti legali alla presenza dei residui negli alimenti, indicati come limiti di tolleranza o più propriamente come Limiti Massimi dei Residui (LMR) (internazionalmente Maximum Residue Limits o MRL), espressi in mg di principio attivo per kg d'alimento (mg/kg o ppm). I LMR quindi non rappresentano una soglia di sicurezza 53 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” tossicologica, ma sono dei limiti legali oltre i quali il prodotto vegetale non può essere commercializzabile. Pertanto se il residuo di un agrofarmaco risulta superiore al LMR, significa che esso è stato probabilmente impiegato in modo non corretto e non conforme alle raccomandazioni in etichetta, ad esempio potrebbe non essere stato rispettato il periodo di sicurezza. Ciò rappresenta un reato ma non è necessariamente motivo di preoccupazione sanitaria. In merito ai residui già nel 1959 la FAO (Food and Agriculture Organization) recepiva la complessità e le implicazioni internazionali del problema riconoscendo, attraverso la creazione di un gruppo d'esperti, la necessità che FAO e OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) congiuntamente, valutassero le implicazioni concernenti 1'uso di tali prodotti e s'interessassero della definizione: del rischio dovuto alla presenza dei residui nei prodotti utilizzati per l'alimentazione umana e animale; della fissazione di limiti di tolleranza o sicurezza (LMR); dell'istituzione di un codice internazionale riguardante le informazioni tossicologiche e residuali dell'agrofarmaco. A seguito di questa decisione fu istituito un comitato congiunto d'esperti FAO/OMS, definito Joint Meeting for pesticide Residues (JMPR); dedito allo studio dei criteri per la valutazione dei rischi per il consumatore e all'esame delle informazioni tossicologiche relative agli agrofarmaci. Unitamente al JMPR va ricordata la Commissione del Codex Alimentarius, che opera in ambito ONU e ha l’incarico di proporre standard di qualità per gli alimenti. Questa fu istituita nel 1962 sotto l’egida congiunta di FAO e OMS ed è un organo ausiliario che annovera 165 Stati membri. Il suo compito consiste nell'emanare norme internazionali in materia di derrate alimentari e ha l'obiettivo di tutelare la salute del consumatore garantendo la lealtà delle pratiche nel commercio degli alimenti. Queste norme, pur non avendo carattere vincolante, costituiscono un punto di riferimento in seno all'organizzazione Mondiale per il commercio (OMC), che considera le norme e le raccomandazioni del Codex in tutti i casi di controversia internazionale. Nell'ambito del Codex il problema dei residui è affrontato dal Comitato del codice sui Residui dei prodotti fitosanitari (CCPR), il quale ha come scopo quello di trovare l'accordo, a livello internazionale, sui Limiti Massimi accettabili da parte dei diversi Paesi. Il CCPR, in base alle valutazioni del JMPR e tenendo conto delle diversità 54 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” d'impiego degli agrofarmaci nei paesi del mondo, per effetto delle differenti Buone pratiche Agricole (BPA), raccomanda Limiti Massimi dei Residui (codex LMR) che hanno l'obbiettivo di facilitare il commercio internazionale dei prodotti agroalimentari. Attualmente tutti i paesi ad agricoltura avanzata sono dotati di proprie normative di regolamentazione dei residui sugli alimenti, mentre nei casi di carenza normativa, viene fatto riferimento ai LMR fissati dal Codex Alimentarius. 4.3 Regolamento 396/2005 CE Prima dell’entrata in vigore del regolamento n 396/2005 in data 1° settembre 2008 il LMR, per circa il 50% delle sostanze in commercio veniva fissato da ogni paese Europeo a seguito della autorizzazione dei prodotti dopo la valutazione del dossier registrativo. Il restante 50% erano invece armonizzati a livello Europeo. Per molte sostanze quindi i limiti potevano presentare valori diversi nei vari paesi e questo poteva creare problemi commerciali al libero scambio di prodotti ortofrutticoli. Tale situazione di disomogeneità ha indotto la Commissione Europea a elaborare il nuovo Regolamento 396/2005, per stabilire LMR europei armonizzati. Lo scopo di questo Regolamento è stato quello di far convergere tutte le norme in materia di residui in un unico riferimento legislativo che prevede: Armonizzazione dei LMR in tutta l’unione Europea. Un nuovo procedimento per la fissazione di LMR a livello comunitario. I singoli stati membri non possono più emanare provvedimenti. Ha incaricato un organismo terzo - l’EFSA - a supervisionare la valutazione del rischio per il consumatore e a dare opinioni riguardo il LMR. Un formulato può essere autorizzato solo se è già stato stabilito a livello dell’UE il valore di LMR . Valori di LMR che considerano prioritariamente la salute pubblica rispetto alle esigenze di difesa delle colture. Fissazione LMR al livello più basso possibile compatibilmente con la buona pratica agricola. Il regolamento copre i fitofarmaci correntemente usati in agricoltura sia all’interno che all’ esterno dell’UE. Ha applicato la soglia dello 0,01 mg/kg o ppm per i principi attivi non espressamente menzionati. 55 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Fissa la tipologia e il numero di campioni da monitorare in maniera proporzionale alla quantità di commercializzazione dell’alimento. Infine il regolamento tiene in considerazione e tutela tutti i gruppi di consumatori inclusi i bambini ed i vegetariani. Il Regolamento 396/2005 consta di sette allegati: Allegato I: (Lista dei prodotti alimentari) È stato completato e pubblicato nel febbraio 2006. Contiene 150 nuovi prodotti alimentari (ad esempio frutti esotici, caffè, lupino, piante da zucchero, ecc.) mentre altre hanno cambiato raggruppamento (ad esempio l'olivo che fornisce frutti edibili oppure frutti da olio, ecc.). Allegato II: contiene gli LMR comunitari già fissati. Dopo l'implementazione del regolamento i residui di tali sostanze verranno rivalutati. Allegato III: contiene gli LMR provvisori (t MRL) definiti a partire dai più alti LMR nazionali, applicando opportune valutazioni del rischio. Allegato IV: Sostanze attive per le quali nessun LMR è richiesto (in base alla 91/414). Allegato V: Valori di default diversi da 0,01 mg/kg. Allegato VI: Fattori specifici di concentrazione/ diluizione. Allegato VII: Combinazione sostanze/derrate con LMR superiori a quanto stabilito negli Allegati II e III. 56 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 4.4 Fissazione del Limite Massimo dei Residui (LMR) Preso atto del fatto che l'applicazione degli agrofarmaci può determinare la presenza di residui nell'alimento fresco e/o trasformato, si è sviluppato nei decenni un processo decisionale che su base scientifica e sperimentale presiede alla fissazione, da parte delle autorità preposte, del valore del residuo tollerabile sull'alimento (in mg/kg o ppm). Questo valore, fissato obbligatoriamente al momento della registrazione dell'agrofarmaco, non è un valore di soglia tossicologica, ma ha un significato prettamente normativo e risulta strettamente connesso alla BPA che lo origina. Il processo di fissazione del Limite Massimo dei Residui di un agrofarmaco, consta di una serie di fasi distinte di acquisizione e valutazione dei più aggiornati dati scientifici e sperimentali, che in successione possono essere così sintetizzati: A. Determinazione dell’ ADI o della Dose Giornaliera Accettabile (DGA). Calcolata sulla base dei test tossicologici preventivamente condotti dalla società produttrice e viene determinata, applicando un appropriato "fattore di sicurezza", (generalmente 100 e a volte 200 o 1000), a partire dalla NOAEL o dose più elevata in grado di non produrre effetti evidenti nei Test tossicologici a lungo termine sulle cavie da laboratorio. Per una maggiore sicurezza del consumatore e data l'evidenza che taluni residui possono risultare tossici nell'esposizione a breve termine (tossicità acuta), la Commissione Europea ha di recente ritenuto giustificata anche la valutazione della Dose Acuta di Riferimento (ARfD) e l'introduzione di nuovi modelli di assunzione dei residui per una elaborazione ancora più appropriata dei LMR; B. Determinazione dell'assunzione giornaliera dei residui attraverso l'uso di modelli alimentari e di consumo. Tali stime vengono eseguite per situazioni di consumo normali e particolari, per le diverse popolazioni europee e per sotto - popolazioni quali ad esempio i neonati e gli adolescenti; C. Determinazione del livello residuale riscontrabile sulla coltura o sull'alimento tramite prove sperimentali in Buona Pratica Agricola. Queste prove sono condotte presso i Centri di Saggio appositamente autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MIPAF) e prevedono l'utilizzo dell'agrofarmaco nelle condizioni specifiche d'uso previste dalle pratiche fitoiatriche. Le analisi per la determinazione dei residui sulla coltura è previsto siano condotte secondo la Buona Pratica di Laboratorio (BPL); D. Confronto finale dell' assunzione giornaliera da parte del consumatore con i valori di ADI determinati su base tossicologica. Se l’assunzione giornaliera è inferiore all’ 57 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” ADI, allora i dati residuali sperimentali vanno a costituire il LMR dell'agrofarmaco, mentre se l'assunzione giornaliera è maggiore all’ ADI risulta necessario ridurre il livello dei residui attraverso la modifica delle condizioni di utilizzo dell'agrofarmaco (dose d'impiego, periodo di sicurezza, numero dei trattamenti, ecc.). Se ciò non è realizzabile l' uso dell'agrofarmaco non è tollerabile e il suo LMR è fissato al Limite della Determinazione analitica (0,01 ppm). Volendo esemplificare i criteri e le fasi di valutazione sopra esposte per la determinazione del LMR di un agrofarmaco, possiamo riassumere il processo decisionale sulla base dell'esempio riportato in fìgura 4.2 e delle valutazioni schematizzate nel grafico 4.1. 4.4.1 Determinazione della Dose Giornaliera Accettabile e del Limite di Assunzione da parte del consumatore La fissazione di un limite di assunzione dei residui attraverso la dieta, schematizza il processo decisionale che giunge a definire un valore residuale sicuro per il consumatore. Il processo ha origine dalle prove di tossicità a lungo termine (1) e tramite queste si determina la dose senza effetto dell'agrofarmaco (2) detto NOAEL. Ipotizzando che questa risulti di 5 mg per kg di peso corporeo/animale/giorno e applicando a tale valore un opportuno coefficiente di sicurezza (3) (nell'esempio = 100 (ma vi sono casi in cui il fattore di sicurezza è 200 o 1000), si ottiene la Dose Giornaliera Accettabile (DGA), nota anche come ADI (Accettable Daily Intake) . Tale valore rappresenta l'estrapolazione all'uomo della quantità d' agrofarmaco (in mg) quotidianamente ingeribile per chilogrammo di peso corporeo (0,05 mg/kg) e rappresenta la quantità di principio attivo che può essere giornalmente ingerita senza determinare alcun rischio sensibile per la salute del consumatore. Se questo valore è rapportato al peso corporeo medio di un uomo (5), il dato che ne deriva (0,05 x 60 = 3 mg/uomo/giorno) rappresenta la quantità di agrofarmaco, teoricamente ingeribile, estrapolata all'uomo medio (6). La correzione di tale valore con il coefficiente alimentare (7), ovvero con la quantità media di vegetali giornalmente ingeriti (0,4 kg), consente di definire il limite massimo d'assunzione dei residui di un agrofarmaco riferiti ad 1 kg di alimento (8) (nell'esempio 7,5 mg/kg o ppm). Il valore così ottenuto, definito sulla base dell’ ADI rappresenta il valore di riferimento al quale rapportare il valore dei residui sperimentalmente verificabili in campo durante lo sviluppo dell'agrofarmaco e conseguenti alle pratiche fitoiatriche di utilizzo del prodotto. 58 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Determinazione dell’ADI e fissazione del Limite Max di assunzione giornaliera tollerabile (LA) (1) Prove di tossicità a lungo termine (2) Valutazione della “Dose senza effetto”(NOAEL) Somministrazione con la dieta per almeno 2 anni 5 mg/kg peso corporeo/giorno (animale) (3) Scelta del “coefficiente di sicurezza” (4) Calcolo dell’ADI (estrapolazione all’uomo) 100 0,05 mg/kg peso corporeo/giorno (uomo) (5) Scelta del peso corporeo medio 60 kg (6) Estrapolazione all’uomo medio 3 mg/uomo/giorno (7) Valutazione del “coefficiente alimentare” (8) Limite max di Assunzione negli alimenti (LA) 0,4 kg (ortofrutticoli) 7,5 ppm (mg/kg di alimento) Figura 4.2: Determinazione della Dose Giornaliera Accettabile (ADI) e del Limite di Assunzione dei residui (LA) da parte del consumatore. 59 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 4.4.2 Valutazione dei residui su base agronomica e fissazione del LMR Nella fase di sviluppo dell'agrofarmaco sono sperimentati e definiti quelli che risultano essere i criteri d'impiego del prodotto ai fini fitoiatrici, ovvero i criteri d'impiego per la protezione della coltura da patogeni o parassiti. È in questa fase che si definiscono i criteri ottimali d’utilizzo dell'agrofarmaco ed è da questi che dipende, parzialmente, il comportamento residuale del prodotto. Tali criteri riguardano principalmente: i patogeni o parassiti controllati; le condizioni agronomiche e colturali del vegetale; il tipo di formulazione dell'agrofarmaco; la concentrazione del principio attivo; il tipo d'applicazione (fogliare, al terreno, altro); il numero massimo di trattamenti; il tempo d'intervallo tra applicazioni successive; la dose applicata (per epoca e per coltura); l'intervallo di sicurezza tra l'ultimo trattamento e la raccolta del vegetale. Nel corso delle prove sperimentali di messa a punto dei criteri d'utilizzo dell'agrofarmaco, svolte presso Centri di Saggio appositamente autorizzati dal MIPAF, vengono effettuate anche prove di determinazione dei residui che gli interventi fitoiatrici provocano sulla coltura. Si tratta di analizzare il vegetale (o la sua parte edule) a diversi intervalli di tempo e di definire in tal modo quale sia la curva di degradazione dell'agrofarmaco per quella coltura e in quelle condizioni agronomiche. Valutando il decadimento dell'agrofarmaco considerato nell'esempio e ipotizzando tre diversi decadimenti su altrettante colture (Fig. 3), si può osservare come il LMR per ciascun vegetale venga fissato ben al di sotto del limite massimo d'assunzione (7,5 ppm) , sulla base dei valori sperimentali riscontrati nella pratica agricola e appartenenti alla curva di decadimento. I valori di LMR sono inoltre accompagnati dall’ indicazione di un preciso intervallo di tempo tra l'ultimo trattamento e la raccolta del vegetale, definito intervallo di sicurezza e che consente il rispetto dei LMR fissati a patto che l'utilizzo dell'agrofarmaco avvenga secondo la BPA e sulla base delle indicazioni prescritte in etichetta. 60 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Curve di decadimento di un agrofarmaco su colture diverse A; B; C; = Curve di decadimento del medesimo agrofamaco su colture diverse. LA (7,5 ppm): Limite di Assunzione mg/kg o ppm Esempi: A 10 LMR A = 0,05 ppm ( PHI:21 giorni) LMR B = 0,5 ppm ( PHI: 14 giorni) LMR c = 0,1 ppm ( PHI:6 giorni) B LA 7,5 C 1 LMR B LMR c 1 2 3 4 5 6 PHI di C LMR A 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 Tempo (giorni) PHI di B PHI di A Grafico 4.1 Valutazione del LMR di un agrofarmaco in base alla sperimentazione agronomica condotta in Buona Pratica Agricola, su colture per le quali è richiesta la sua registrazione. Qualora i residui riscontrabili nella pratica agricola risultino essere superiori al limite di assunzione stimato, diviene indispensabile ridurre il loro livello, attraverso la modifica delle condizioni d'uso (dose d'impiego, tempo di attesa tra trattamento e raccolta, numero dei trattamenti) od optando, se ciò non è possibile, per un LMR uguale al Limite di Determinazione analitica del prodotto (0,01 ppm). La logica e le valutazioni riportate esemplificano il processo di stima che presiede alla fissazione dei LMR di un agrofarmaco e rende ragione del fatto che i valori fissati dipendono dalla pratica agricola che li origina (BPA), tale per cui pratiche agricole differenti possono determinare differenti residui e quindi differenti LMR. Inoltre dal grafico è bene evidente quanto il LMR per ciascun vegetale sia fissato ben al di sotto del limite massimo d'assunzione (LA). Ribadendo ancora una volta che il LMR non è un valore di soglia tossicologica bensì commerciale. 61 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 4.5 Monitoraggio dei residui e sicurezza alimentare Il controllo dei residui negli alimenti di natura vegetale è stato regolamentato negli anni sia a livello nazionale che internazionale. Tali controlli definiti di monitoraggio, sono svolti ai fini della sicurezza alimentare e sono condotti a due diversi livelli (nazionale ed europeo) in conformità a criteri e metodologie d'indagine armonizzate che fanno riferimento a laboratori, strutture ed enti caratteristici per ciascun paese membro dell'Unione Europea. In Italia si sono affermate diverse autorità per il monitoraggio dei residui negli alimenti, le quali, tra loro complementari nelle finalità e nell'approccio metodologico utilizzato, risultano avere ciascuna differenti ricadute sul sistema nazionale di controllo della sicurezza alimentare. Tali monitoraggi fanno capo a tre diverse istituzioni, che sono: Ministero della Salute: ad esso competono i controlli ufficiali aventi carattere fiscale e rappresenta l'istituzione di riferimento dell'Unione Europea per quanto concerne il monitoraggio dei residui. Svolge il controllo presso mercati ortofrutticoli, aziende di deposito e commercializzazione all'ingrosso degli alimenti, piattaforme logistiche che forniscono la grande distribuzione (supermercati, ipermercati) e pertanto rivolge la propria attenzione all'alimento pronto per il consumo e la commercializzazione. Ministero per le Politiche Agricole e Forestali (MiPAF): attraverso l'attuazione di un proprio "Programma Inter-regionale Qualità" e tramite una propria rete di laboratori privati o pubblici, conduce monitoraggi, a carattere non fiscale, mirati sulle produzioni agricole. Esso preleva i campioni vegetali direttamente in campo e persegue il fine di valutare le strategie di difesa fitosanitaria adottate e di individuare e correggere eventuali irregolarità. Osservatorio Nazionale sui Residui (ONR): ha sede presso l'Università Cattolica di Piacenza e raccoglie ed elabora, attraverso una propria banca dati, i risultati delle analisi condotte nell'ambito del controllo interno, di cooperative, società, industrie, e operatori privati del settore agroalimentare, interessati al controllo della propria produzione prima dell’ immissione sul mercato. 4.5.1 Controlli Ufficiali In base alla normativa vigente relativa ai limiti massimi di residui di sostanze attive, tollerate sui e nei prodotti alimentari, ciascun Stato Membro dell’Unione Europea deve organizzare annualmente un Piano di controllo dei Residui degli Agrofarmaci, e ha l'obbligo di stilare un Rapporto Annuale che deve essere inviato alla Commissione Europea. 62 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” In Italia il Piano Nazionale di controllo dei Residui è coordinato dal Ministero della Salute, che raccoglie per via telematica i dati prodotti dalle strutture periferiche regionali e dalle province autonome con il supporto tecnico-scientifico dell'Istituto Superiore della Sanità (ISS). Il numero minimo e il tipo di campioni da analizzare sono fissati dal D.M. 23 Dicembre 1992 che definisce inoltre la ripartizione dei campioni per Regione, che è calcolata in base ai dati di consumo di Agrofarmaci, rapportata alla produzione degli alimenti interessati. Nell’ambito dei controlli ufficiali il Ministero della Salute monitora gli alimenti d'origine nazionale e di provenienza estera, destinati: ad essere commercializzati sul territorio nazionale; ad essere esportati verso Paesi dell'UE; ad essere esportati verso Paesi terzi. Gli scopi e i criteri d'indirizzo del controllo sono armonizzati con quelli degli altri Paesi dell'UE, così come i metodi, i criteri e le procedure adottate per il campionamento degli alimenti. I controlli sono eseguiti da laboratori pubblici specializzati, costituenti vere e proprie reti Regionali appartenenti a tre diverse strutture operative locali, quali: PMP (Presidio Multizonale di Prevenzione); ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente); IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale). Ad esse si affiancano altre importanti strutture ufficiali tra le quali in particolare l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), che è il laboratorio nazionale di riferimento per l'attuazione del piano nazionale sui residui e che è centro comunitario di riferimento per i prodotti medicinali veterinari e per vari gruppi d'agrofarmaci (carbammati, piretroidi, organoclorurati compresi i policlorobifenili (PCB), organofosforati). Nell'ambito dell'organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) i laboratori del PMP e dell'ARPA eseguono i controlli sugli alimenti d'origine vegetale, mentre i laboratori dell'IZS eseguono il controllo dei residui sugli alimenti d'origine animale. I requisiti richiesti ai laboratori preposti al monitoraggio prevedono che questi siano conformi, alle procedure standard previste dalle Buone Pratiche di Laboratorio o BPL. L'Istituto Superiore di Sanità è l'organismo responsabile della valutazione e del riconoscimento di tali laboratori, i cui risultati sono inviati per via telematica al Ministero della Salute per essere raccolti ed elaborati ogni anno per la stesura del rapporto che riassume lo stato della situazione nazionale e che è inoltrato alla Commissione dell'UE per documentare i risultati ottenuti (Pesticides Residues in Vegetable Products). 63 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Confrontando i risultati dei controlli ufficiali sui residui di prodotti fitosanitari nei prodotti ortofrutticoli a partire dal 1993, (primo anno di attuazione del programma), risulta evidente come il numero di campioni analizzati sia considerevolmente aumentato fino al 2001, passando da un numero di 6.072 campioni analizzati nel 1993 a 8.857 nel 2001, per poi subire un assestamento ad un livello standard nel quinquennio 2003-2008. Entità campioni Controlli Ufficiali Italia 1993 - 2010 Grafico 4.2: campioni analizzati nell’ambito dei controlli ufficiali in Italia (Fonte : Ministero della Salute) Il quadro della situazione che emerge dai monitoraggi è positivo. Per quanto riguarda l’Italia, dai risultati del monitoraggio del Ministero della Salute emerge che la percentuale di campioni irregolari è diminuita nel corso degli ultimi anni. Confrontando i dati relativi al 2009 - 2010 con quelli degli anni precedenti, risulta evidente come la percentuale di irregolarità negli ortofrutticoli abbia subito un progressivo decremento passando dal 5,6% del 1993 allo 0,8% del 2009 e 0,9 del 2010. Decisamente inferiore a quello riscontrato in ambito europeo, che tuttavia dopo aver toccato il tetto massimo del 5,5 % di irregolarità nelle annate 2002 e 2003, si è avviato ad avere un trend positivo scendendo a quota 2,6%. 64 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Irregolarità riscontrate nell’Unione Europea e Italia 1993 - 2010 Grafico 4.3: irregolarità riscontrate nei controlli ufficiali in Italia e nell’Unione Europea (Fonte: EFSA). Per l’anno 2009 i livelli massimi residui in Europa, si legge in una nota dell’EFSA, sono stati superati più frequentemente nei campioni provenienti da Paesi esterni allo spazio economico europeo che in quelli provenienti dai Paesi UE. Mettendo a confronto i risultati dei controlli ufficiali ottenuti in altri paesi europei nell’anno 2009 (Grafico 4.4) si evince l’elevata performance di tutto il sistema italiano. Controlli Ufficiali Europei 2009 Grafico 4.4: Risultati dei controlli ufficiali europei 2009 (Fonte : EFSA) 65 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 4.5.1.1 Controlli ufficiali in Italia anno 2009 Approfondendo i dati che riguardano l’Italia per l’anno 2009 il numero di campioni ortofrutticoli analizzati in Italia è di 4595, di cui: 2444 per la frutta e 2151 per gli ortaggi. Il numero di campioni di frutta e ortaggi irregolari è risultato pari a 38 (0.8%), di cui: 21 per la frutta (0.9%) e 17 per gli ortaggi (0.8%). Pertanto, come si vede dal grafico 4.5 i campioni globali regolari sono risultati in percentuale molto elevata, pari al 99.2% e nell’ ambito dei campioni regolari il numero di campioni privi di residui è pari al 70 %, ed il numero di campioni con residuo entro il limite legale è pari al 29,2 %. Risultati analitici frutta e ortaggi anno 2009 Grafico 4.5: Risultati analitici frutta e ortaggi anno 2009 (Fonte: Ministero della Salute) 66 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Per quanto riguarda la distribuzione dei residui per matrici alimentari per l’anno 2009 è interessante notare lo 0 % dei campioni irregolari di kiwi, pesche e nettarine. Distribuzione dei residui 2009 FRUTTA Alimento Mele Pesche e Nettarine Pere Arance Kiwi Fragole Uva da Tavola Banane Limoni Albicocche Prugne Clementino Ciliegie Mandarini Uva da Vino Ananassi Pompelmi Nocciole Caco Olive da Tavola Pinolo Manghi Altre Olive Bacche Datteri Totale Campioni Campioni Campioni Campioni Campioni Campioni Campioni con con con con Privi di Privi di Analizzati Residui Residui Residui Residui Residui Residui Superiori Superiori Inferiori Inferiori Rilevabili Rilevabili al Limite al Limite al limite al Limite (%) di Legge di Legge di Legge di Legge (LMR) (%) (LMR) (%) 444 3 0,7 277 62,4 164 36,9 314 0 0,0 185 58,9 129 41,1 250 186 193 165 123 2 1 0 2 1 0,8 0,5 0,0 1,2 0,8 167 93 51 94 71 66,8 50,0 26,4 57,0 57,7 81 92 142 69 51 32,4 49,5 73,6 41,8 41,5 119 102 82 73 70 68 48 29 0 0 5 2 0 3 0 0 0,0 0,0, 6,1 2,8 0,0 4,4 0,0 0,0 53 54 34 29 46 30 25 17 44,5 52,9 41,5 39,7 65,7 44,1 52,1 58,6 66 48 43 42 24 35 23 12 55,5 47,1 52,4 57,5 34,3 51,5 47,9 41,4 25 22 16 13 9 0 0 0 1 0 0,0 0,0 0,0 7,7 0,0 6 18 0 0 2 24,0 81,8 0,0 0,0 22,2 19 4 16 12 17 76,0 18,2 100,0 92,3 77,8 9 4 7 7 7 100,0 50,0 100,0 100,0 100,0 9 8 7 7 7 0 0,0 0 0,0 0 0,0 4 50,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Tabella 4.1: distribuzione dei residui nella frutta 2009 (Fonte: Ministero della Salute) 67 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Ed è interessante notare l’elevata regolarità riscontrata negli ortaggi. Distribuzione dei residui 2009 ORTAGGI Alimento Pomodoro Patata Zucchino Lattuga Peperone Carote Melanzana Finocchio Cipolla Fagiolo Cavolfiori Cetriolo Pisello Radicchio Fagiolino Sedano Cavoli Melone Carciofi Spinacio Bietola da costa Asparagi Aglio Altri ortaggi Legumi Cece Totali Campioni Analizzati Campioni con Residui Superiori al Limite di Legge (LMR) Campioni con Residui Superiori al Limite di Legge (%) Campioni con Residui Inferiori al Limite di Legge (LMR) Campioni Privi di Residui Rilevabili Campioni Privi di Residui Rilevabili (%) 67 61 17 50 31 20 14 12 7 7 3 13 2 6 6 27 4 8 4 6 8 Campioni con Residui Inferiori al Limite di Legge (%) 23,6 33,0 11,4 37,6 25,4 16,5 15,7 16,7 9,9 10,4 4,5 21,7 3,7 12,0 13,3 61,4 10,3 20,5 10,8 16,2 23,5 284 185 149 133 122 121 89 72 71 67 66 60 54 50 45 44 39 39 37 37 34 1 0 0 1 2 0 0 0 0 0 0 1 1 0 3 2 1 0 1 1 1 0,3 0,0 0,0 0,7 1,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,6 1,9 0,0 6,7 4,5 2,6 0,0 2,7 2,7 3,0 216 124 132 82 89 101 75 60 64 60 63 46 51 44 36 15 34 31 32 30 25 76,1 67,0 88,6 61,7 73,0 83,5 84,3 83,3 90,1 89,6 95,5 76,7 94,4 88,0 80,0 34,1 87,1 79,5 86,5 81,1 73,5 30 22 22 0 0 0 0,0 0,0 0,0 0 6 0 0,0 27,3 0,0 30 16 22 100,0 72,7 100,0 22 0 0,0 0 0,0 22 19 1 5,3 3 15,8 15 Tabella 4.2: distribuzione dei residui negli ortaggi, controlli ufficiali 2009 (Fonte: Ministero della Salute) 68 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 100,0 78,9 Le sostanze maggiormente ricercate durante le analisi dei controlli ufficiali del 2009 sono: Sostanze attive maggiormente ricercate 2009 Frutta Ortaggi Sostanza Attiva N. analisi Sostanza Attiva N. analisi Dimetoato 2359 Dimetoato 2048 Clorpirifos 2350 Procimidone 2036 Procimidone 2349 Diazinone 2016 Diazinone 2331 Clorpirifos 2013 Clorpirifos metile 2265 Clortalonil 1911 Bromopropilato 2227 Clorpirifos metile 1909 Clorotalonil 2205 Iprodione 1876 Fosalone 2198 Endosulfan 1871 Malation 2181 Fenarimol 1867 Endosulfan 2162 Bromopropilato 1858 Iprodione 2148 Malation 1845 Fenarimol 2130 Pirimifos- metile 1842 Fenitrotion 2108 Fosalone 1799 Pirimifos- metile 2048 Tolclofos metile 1787 Deltametrina 2044 Deltametrina 1777 Dicono 2007 Cipermetrina 1757 Metalaxil 1968 Dicofol 1751 Cipermetrina 1958 Fenitrotion 1749 Metidation 1951 Metalaxil 1734 Tolclofos-metile 1947 Penconazolo 1638 Triadimefon 1929 Triadimefon 1629 Imazalil 1929 Imazalil 1627 Penconazolo 1927 Metidation 1606 Cialotrina 1920 Azinfos metile 1588 Miclobutanil 1915 Cialotrina 1530 Azinfos metile 1913 Miclobutanil 1510 Pirimicarb 1788 Vinclozolin 1508 Buprofezin 1752 Azoxistrobin 1494 Acrinatrina 1752 Pirimicarb 1481 Azoxistrobin 1746 Benalaxil 1472 Propiconazolo 1713 Propiconazolo 1446 Benalaxil 1707 Pendimetalin 1446 Cyprodinil 1694 Diclorvos 1404 Fosmet 1673 Buprofezin 1367 Triadimenol 1615 Fenvalerate 1332 Bupimirate 1612 Bupirimate 1291 Bifentrin 1594 Acrinatrina 1284 Fludioxonil 1567 Triadimenol 1273 Tabella 4.3: sostanze attive maggiormente ricercate, controlli ufficiali 2009 (Fonte: Ministero della Salute) 69 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Tra le sostanze attive maggiormente riscontrate nelle varie matrici sono: Sostanze attive maggiormente riscontrate 2009 FRUTTA Sostanze Attive Determinazioni con residuo > LMR Determinazioni con residuo < LMR Triflumuron albicocche (4) – prugne (2) 956 Captano Ciliegie (1)- mele (2) 1537 Clorpirifos Caco (1)- ciliegie (1)-ribes (1) 2347 Cyprodinil Ciliegie (1)- mele (2) 1691 Acefate Ribes (1) 1461 Clorprofam Pere (1) 968 Dimetoato Caco (1) 2358 Etion Fragole (1) 1119 Etossichina Mele(1) 426 Folpet Uva da tavola (1) 1065 Fosmet Albicocche (1) 1672 Kresoxim Metil Fragole (1) 1266 Metiocarb Arance (1) 854 Metomil Pere (1) 1162 Procimidone Ciliegie (1) 2348 Acetamiprid 300 Acrinatrina 1752 Alacor 128 Aldicarb 537 Aldrin 892 Alfametrina 1039 Ametrina 158 Amitraz 122 Anilazina 13 Antrachinone 173 Atrazina 769 Azinfos-Metil 1913 Azinfos- Etil 1338 Azoxistrobin 1746 Benalaxil 1707 Bendiocarb 120 Benfluralin 639 Tabella 4.4: sostanze attive maggiormente riscontrate nella frutta, controlli ufficiali 2009 (Fonte: Ministero della Salute) 70 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Sostanze attive maggiormente riscontrate 2009 ORTAGGI Sostanze attive Clorpirifos Dimetoato Determinazioni con residuo > LMR Determinazioni con residuo < LMR Bietola da costa (1) - cavoli (1) - peperone (1) Bietola da costa (1) fagiolino (1) Sedano (2) Peperone (1) Prezzemolo (1) Pomodoro (1) Fagiolino (1) Fagiolino (1) Cece (1) Fagiolino (1) Spinacio (1) Carciofi (1) Lattuga (1) Cetriolo (1) Pisello (1) 2010 2046 Indoxicarb 681 Clofentezine 554 Clorpirifos-Metil 1908 Dicloran 1251 Etion 956 Etofenprox 962 Fenitrotion 1748 Fenpropatin 1011 Fludioxonil 1217 Lambda cialotrina 1529 Mepanipyrin 833 Oxamil 522 Tebuconazolo 1243 Acefate 1139 Acetamiprid 286 Acrinatrina 1284 Alaclor 351 Aldicarb 454 Aldrin 883 Alfametrina 737 Ametrina 196 Amitraz 187 Anilazina 6 Antrachinone 181 Atrazina 695 Azinfos-Metil 1588 Azinfos-etil 1229 Azoxistrobin 1494 Benalaxil 1472 Tabella 4.5: sostanze attive maggiormente riscontrate negli ortaggi, controlli ufficiali 2009. (Fonte: Ministero della Salute) Tale risultato positivo è attribuibile in parte alle attività delle strutture sia centrali sia territoriali ormai permanentemente impegnate nel controllo ufficiale in materia di prodotti fitosanitari in Italia, in parte alla costante revisione in senso restrittivo operata dal Ministero su alcuni impieghi ammessi, nonché ad una sempre maggiore consapevolezza degli operatori agricoli nell’impiego dei prodotti fitosanitari. 71 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 4.5.1.2 Controlli ufficiali in Italia anno 2010 I risultati dei controlli ufficiali sugli ortofrutticoli dell’anno 2010 non sono ancora stati forniti definitivamente. Ciò significa che sono ancora in corso di elaborazione, pertanto qui di seguito riporto i soli dati ufficiali estrapolati dalla mia ricerca. Riepilogo risultati analitici frutta e ortaggi anno 2010 Campioni Regolari Irregolari Campioni Totale Campioni Campioni Campioni Campioni Campioni Campioni Campioni privi di privi di con con con con residui Residui Residui Residui Residui Residui rilevabili rilevabili Inferiori Inferiori Superiori Superiori % al Limite al Limite al limite al limite di Legge di Legge di Legge di Legge (LMR) (%) (LMR) (%) Frutta 2.811 1.325 47,1 1.469 52,3 17 0,6 Ortaggi 2.519 1.901 75,4 589 23,4 29 1,2 Totale 5.330 3.226 60,5 2.058 38,6 46 0,9 Tabella 4.6: Riepilogo risultati analitici frutta e ortaggi controlli ufficiali 2010 (Fonte: Ministero della Salute) Grafico risultati analitici frutta e ortaggi anno 2010 Grafico 4.6: risultati dei controlli ufficiali in Italia nel 2010 (Fonte: Ministero della Salute) 72 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Come possiamo evincere dalla tabella 4.6 e dal grafico, viene confermato il trend positivo dei controlli ufficiali italiani su frutta e vegetali, confermando il totale delle irregolarità al di sotto dell’1%, per un totale di 46 campioni irregolari su 5330 campioni analizzati. Dai grafici sottostanti vediamo nel dettaglio i risultati per frutta e ortaggi. Grafico 4.7: risultati su frutta e ortaggi controlli ufficiali 2010 (Fonte: Ministero della Salute) 4.5.2 Controlli non fiscali Parallelamente ai monitoraggi svolti dal Ministero della Salute sono condotti dal MiPAF controlli sistematici, su tutto il territorio nazionale, sulla presenza di residui su colture, terreno e acque. Questo piano nazionale di monitoraggio, operante nell'ambito del "Programma Interregionale per il Miglioramento delle Produzioni Agricole", è finalizzato al controllo non fiscale dei residui e si prefigge di: Controllare l'impiego degli agrofarmaci in agricoltura, sia in campo che in fase di conservazione; Perseguire un riscontro oggettivo delle esigenze poste dalle tecniche di protezione delle colture, allo scopo di migliorare l'applicazione degli agro farmaci e ridurre i casi d'irregolarità dei residui; Individuare le situazioni anomale e/o illegali (usi impropri dell'agrofarmaco, carenze legislative, principi attivi a rischio), proponendo appropriati rimedi. Il Piano nazionale di monitoraggio e la rete di laboratori di controllo che il MiPAF ha istituito per la prima volta nel 1992, risultano avere peculiarità che li rendono unici 73 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” rispetto ai monitoraggi di tipo tradizionale e nascono sulla base delle competenze che il ministero ha nei confronti dell'indirizzo e della tutela dell'agricoltura nazionale. La rete dei laboratori di controllo, costantemente aggiornata e ispezionata, è costituita da 5 centri nazionali di riferimento, cui fanno capo più regioni. Essi sono: AREA NORD (Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Trentino, Friuli, Emilia Romagna, Marche); AREA CENTRO (Toscana, Lazio, Umbria, Campania, Abruzzo); AREA SUD (Basilicata, Puglia, Molise, Calabria); AREA SICILIA; AREA SARDEGNA. Tutti i campioni sottoposti a controllo sono accompagnati da una scheda dei trattamenti che consente un monitoraggio mirato dei residui e conseguentemente, sulla base delle informazioni raccolte, di comprendere le ragioni delle eventuali irregolarità rilevate. Il Piano nazionale di monitoraggio del MiPAF oltre ad essere caratterizzato da peculiarità proprie quali: - il conferimento di campioni a storia nota; il conferimento di tipo volontario; la non fiscalità del controllo; l'anonimità del campione; la rapidità della risposta analitica; persegue anche alcuni obiettivi particolari quali: la verifica dell'effettivo impiego del prodotto, lo studio delle curve di degradazione, il controllo dei prodotti su acque e terreni. 74 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 4.5.3 Osservatorio Nazionale Residui (ONR) L’Osservatorio Nazionale Residui è una Struttura dell’Associazione Nazionale di Agricoltura Integrata (ANSAI), nata nel 1996. Nel 2001 ha stipulato una convenzione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore della Facoltà di Agraria di Piacenza, con la quale si è presa la responsabilità di raccogliere i risultati delle analisi pervenute volontariamente da cooperative di produttori, singole aziende agricole, aziende agroalimentari o da controlli effettuati sulla catena alimentare (ad esempio supermercati). Lo scopo è quello di far conoscere agli interessati, l'effettiva situazione igienicosanitaria degli alimenti prima della loro immissione sul mercato. Questo obbiettivo è raggiunto grazie ai controlli eseguiti da 25 laboratori sparsi sul territorio nazionale e accreditati o dal SINAL (Sistema Nazionale d'Accreditamento Laboratori), o dal Ministero della Salute attraverso la buona pratica di laboratorio (BPL). Di seguito riporto alcuni dati elaborati dall’ONR riguardanti i controlli sui residui nel decennio 2001 – 2010. Entità dei controlli ONR 2001-2010 Grafico 4.8: entità dei controlli dal 2001-2010 (Fonte: ONR Piacenza) 75 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Entità dei controlli ONR 2001 – 2010 Grafico 4.9: entità dei controlli dal 2001-2010 (Fonte: ONR Piacenza) Presenza di residui nei campioni (ONR) 2001 – 2010 Grafico 4.10: presenza dei residui nei campioni 2001- 2010 (Fonte: ONR Piacenza) 76 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 4.6 Precisazioni I residui risultati in alcuni casi superiori ai limiti ammessi possono ingenerare preoccupazione nei consumatori. Occorre tuttavia considerare che: I residui si ritrovano a livelli superiori ai LMR quando gli agrofarmaci sono stati impiegati in disaccordo alle indicazioni riportate in etichetta o su colture non autorizzate. I livelli di residui superiori ai LMR non riguardano sempre la stessa combinazione prodotto/coltura. In caso di frequente superamento dei limiti, l’impiego del prodotto su quella coltura viene revocato. Inoltre il superamento dei LMR o la presenza di residui su colture non autorizzate non comporta automaticamente un rischio per la salute. È importante ribadire ancora una volta che i LMR non rappresentano una soglia di sicurezza tossicologica ma una soglia legale. Il loro scopo principale è consentire la commercializzazione delle derrate ed il controllo del corretto impiego degli agro farmaci. Pertanto alla luce dei dati appena riportati si può concludere con assoluta certezza che, per quanto riguarda la presenza di residui, la frutta e la verdura che giunge nelle tavole dei cittadini italiani ed europei è assolutamente sicura. 77 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 78 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Capitolo 5 Residui di Agrofarmaci e GDO 5.1 Multiresiduo La maggior parte delle colture, durante il loro sviluppo, è soggetta ad attacchi di molteplici avversità tra insetti e patogeni. Di conseguenza molte colture vengono trattate con più di un agrofarmaco, ed è questo il motivo per cui spesso negli alimenti destinati al consumo, sono presenti più di un unico residuo, come osservato dai dati riportati nei grafici 4.10 - 5.1 – 5.2. Numerosità dei residui nei campioni ONR 2009 Grafico 5.1 : numerosità dei residui nei campioni (Fonte: ONR Piacenza) 79 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Tuttavia in base all’unico studio disponibile a livello comparativo ed Europeo circa la presenza congiunta di due o più residui fitosanitari è interessante notare come la multiresidualità in frutta e verdura sono passate - secondo EFSA- dal 15, 4% nel 1997 al 25,1% nel 2009. L’aumento di residui fitosanitari abbinati sarebbe dovuto anche al miglioramento dei metodi analitici nei loro livelli di soglia che permettono di rilevare un numero maggiore di sostanze analizzate anche grazie al fatto che riescono a riscontrare residui nell'ordine delle parti per bilione (ppb). Non a caso nel Programma Europeo di Controllo nel 1997 erano indagate e monitorate 71 sostanze, diventate ben 834 nel 2009. (Fonte: EFSA) Entità dei residui Controlli Ufficiali Italia 2009 Grafico 5.2: risultati sull’incidenza dei residui in frutta e ortaggi controlli ufficiali 2009 (Fonte: Ministero della salute) Ciò nonostante la presenza di multiresidui negli alimenti vegetali ha portato alla preoccupazione che la combinazione di svariate sostanze chimiche possa determinare effetti sinergici sull’organismo; cioè che l’effetto complessivo di una serie di agrofarmaci possa essere superiore alla somma dei singoli effetti, il cosiddetto “effetto cocktail”. Questa tematica è molto dibattuta da tempo da tutti gli attori della filiera agrochimica. Da un lato le associazioni agrochimiche tendono a sdrammatizzare con eccessiva superficialità e dall’altro le associazioni ambientaliste tendono a fare inutili 80 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” allarmismi le cui pressioni nei confronti della GDO hanno portato alla compilazione di disciplinari che prevedono, tra le altre cose anche una riduzione del numero dei principi attivi. La realtà è che oggi, nel mondo, non esiste nemmeno un modello valido di valutazione del rischio cumulativo dei diversi pesticidi. Allo stesso tempo però non esiste, sulla base delle informazioni oggi a disposizione, nemmeno un’evidenza scientifica che dimostri una possibile interazione, ne di tipo sinergico ne di tipo antagonistico, tra i vari residui contenuti negli alimenti. Tuttavia questa è una problematica ancora aperta che negli ultimi anni sta evolvendo nella direzione di ricercare un metodo di valutazione del rischio cumulativo che tenga in considerazione non solo il singolo principio attivo ma una miscela di principi attivi con modalità d’azione simili e differenti. 5.2 Valutazione del rischio cumulativo Nel quadro del più ampio lavoro dell’EFSA sulla valutazione del rischio cumulativo, nel 2006 si è tenuto un convegno dal titolo “Colloquio scientifico sulla valutazione del rischio cumulativo” che ha contribuito a orientare verso ulteriori sviluppi nel settore. Nel 2008 il gruppo di esperti scientifici sui prodotti fitosanitari e loro residui (PPR), nominato dall’EFSA, ha emanato un parere su tutti i tipi di tossicità combinata dei pesticidi, compresa l’interazione tra sostanze chimiche diverse, in cui si concludeva che soltanto gli effetti cumulativi derivanti dall’esposizione concomitante a sostanze che hanno comuni modalità di azione davano adito a timori e richiedevano pertanto ulteriori approfondimenti. A settembre del 2009, facendo seguito a tali raccomandazioni, il gruppo di esperti ha selezionato alcuni pesticidi del gruppo dei fungicidi triazolici per testare le metodologie proposte, e ha convenuto sulla necessità di raggiungere un consenso a livello internazionale in merito ai gruppi di pesticidi che potevano essere esaminati congiuntamente mediante un approccio alla valutazione del rischio cumulativo. Il gruppo ha anche concluso che l’applicazione di una nuova metodologia di valutazione del rischio cumulativo richiedeva lavoro supplementare e che si rendevano necessarie anche ulteriori linee direttrici sulle metodologie appropriate alla valutazione dell’esposizione. C’è quindi da aspettarsi una rivoluzione per quanto riguarda le valutazioni del rischio per la messa in commercio degli agrofarmaci, i quali dovranno tener conto non solo del singolo principio attivo, ma di una miscela di principi attivi. Tuttavia in attesa di un modello affidabile per valutare l'esposizione a gruppi di sostanze aventi il medesimo meccanismo d'azione, ad oggi non esiste alcuna evidenza 81 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” scientifica che dimostri l'esistenza di un effetto sinergico dei residui multipli, quando questi sono presenti ai livelli riscontrati negli alimenti, quindi non c'è motivo di supporre che essi rappresentino una minaccia per la salute dell'uomo, se non si considerano residui di gruppi chimici aventi meccanismi d’azione simile. 5.3 Aspetti scientifici Nel corso dell’approfondimento di questa tematica ho trovato la relazione di un test eseguito nel 1998 dal “Gruppo di Tossicologia Sperimentale del Dipartimento di Farmacologia di Firenze”. Il test fu eseguito su una miscela di sostanze attive più rappresentanti della dieta di un uomo del centro Italia di quegli anni. Si costruì per questo esperimento un Mix, dalla quantità stimata di 0,716 mg/d, di 15 principi attivi. Nella tabella 5.1 vengono riportati i principi attivi e le relative proporzioni giudicate verosimili in base alla stima eseguita sulla dieta. Sostanza Attiva Percentuale Sostanza Attiva Percentuale Ditiocarbammato 20,7% Fenarimolo 1,9% Benomil 19,6% Paration metile 1% Tiabendazolo 14,9% Clorprofam 0,7% Difenilammina 14,4% Parathion 0,7% Clortalonil 13,1% Vinclozolin 0,3% Procimidone 8% Clorfenvifos 0,3% Metidathion 2,3% Pirimifos etile 0,1% Clorpirifos etile 2% Tabella 5.1: Rappresentazione quantitativa % dei più comuni pesticidi presenti in una dieta media del centro Italia e impiegati nel Test dal“Gruppo di Tossicologia Sperimentale del Dipartimento di Farmacologia di Firenze”. (Fonte: Dolara 1998) Lo studio, eseguito su ratti, batteri e linfociti umani, dimostrava che la somministrazione della miscela di 15 s.a. comunemente riscontrate nella dieta di un uomo del centro Italia e in quantità proporzionali alla dieta considerata al tempo non avevano alcun effetto avverso sulle cavie da laboratorio. Si aumentarono così le dosi fino al raggiungimento di una concentrazione della miscela di principi attivi, tale per le quali si manifestarono effetti avversi sulle cavie da laboratorio. Effetti negativi traducibili ad un aumento di tossicità e cancerogenicità. Tuttavia esami più approfonditi dimostrarono che tali effetti avversi erano riconducibili alle singole sostanze attive che in quel caso erano Benomil, Clortalonil, Difenilammina. Il test ha quindi dimostrato ancora una volta la dipendenza dose/effetto delle sostanze potenzialmente tossiche, le quali esplicano il loro potenziale al raggiungimento di una 82 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” soglia di concentrazione tale da permettere il superamento della soglia di tossicità. Inoltre, implicitamente, ha dimostrato l’assenza di un effetto interattivo tra le diverse sostanze impiegate, in poche parole non ha evidenziato nessun effetto cocktail. Occorre infine precisare che la maggior parte delle sostanze attive impiegate in tal esperimento, a seguito dell’applicazione della direttiva 91/414, sono oggi revocate. In particolare Benomil e Difenilammina, due delle tre sostanze responsabili degli effetti avversi non sono più impiegabili da tempo, mentre per l’unica delle tre ancora approvata (il Chlortalonil che tuttavia dai risultati dei monitoraggi 2009 non risulta nemmeno una presenza in tracce nonostante sia uno dei p.a. maggiormente ricercati come si evince dalle tabelle 4.3 – 4.4 – 4.5) il LMR è fissato, per la maggior parte delle colture al limite di determinazione analitica fissato a 0,01 ppm. Un’altra testimonianza autorevole in merito alla tematica dei residui multipli contenuti negli alimenti è espressa dalla nota tossicologa e ricercatrice Sara Visentin che in un convegno organizzato da Gowan ad inizio 2010, afferma di aver recentemente compiuto un monitoraggio in Lombardia per valutare il rischio legato all’esposizione degli agrofarmaci nell’alimentazione. Oltre mille campioni per calcolare l’effetto cumulativo di carbammati e fosforganici, gli unici per cui - dice la ricercatrice - l’effetto sinergico avrebbe senso, avendo entrambi un meccanismo d’azione anticolinesterasico. La conclusione è che “non esiste un rischio acuto per il consumatore, e nemmeno cronico, visto che l’effetto dei carbammati è reversibile. In più molti dei prodotti testati sono destinati ad essere presto sospesi (fatto che ad oggi dovrebbe già essere avvenuto) per effetto della revisione comunitaria. Il calcolo della dose giornaliera accettabile, dice la ricercatrice, tiene già conto con ampio margine di sicurezza dei rischi d’esposizione. Ed alla domanda esplicita: “Ma il timore sull’effetto sinergico dei residui di agrofarmaci ha una base scientifica?” risponde “Assolutamente no”. Infine la ricercatrice si lascia scappare un commento riguardo ad un vincolo imposto dai recenti disciplinari di produzione della Grande Distribuzione Organizzata: “Personalmente penso che il criterio del numero dei residui non abbia senso: meglio tanti residui ampiamente sotto il limite, che pochi residui più vicini al limite tollerabile, per la presumibile difficoltà nelle strategie di difesa innescata dalla limitazione degli agrofarmaci utilizzabili”. (Fonte : Terra e Vita n. 5/2010) Ma questo è argomento dei prossimi paragrafi trattati in questo elaborato. 83 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 5.4 I disciplinari di produzione della GDO Nell’autunno del 2005 associazioni afferenti al PAN (Pesticide Action Network) e a Greenpeace condussero un’indagine su frutta e verdura posta in commercio sugli scaffali dei supermercati di 5 paesi europei: Germania, Francia, Italia, Olanda e Ungheria. Gli autori di questa indagine sulla base della numerosità delle sostanze attive trovate in ogni campione stilarono una classifica dei diversi punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata. Sulla spinta delle polemiche innescate dalle associazioni ambientaliste a seguito di quest’indagine la grande distribuzione organizzata ha scelto una linea molto severa in materia di residui di agrofarmaci, giungendo all'elaborazione di disciplinari di produzione talmente vincolanti da risultare ben più restrittivi rispetto alla stessa normativa europea vigente. Tali iniziative, frutto di contratti privati, non sono solo una prerogativa della GDO italiana, ma soprattutto di grandi catene distributrici europee che rappresentano un importante mercato di sbocco per i prodotti ortofrutticoli italiani. Possiamo di seguito riassumere alcune delle richieste fatte da una parte della Grande Distribuzione Organizzata: Divieto di impiego di alcune sostanze appartenenti ad una lista negativa, ed esclusivo impiego di agrofarmaci appartenenti ad una lista positiva fornita dal distributore. Il livello di RMA, per singolo principio attivo, non deve eccedere una quota variabile che va dal 30% all’ 80% del livello di LMR di legge vigente in Europa. La sommatoria della percentuale di residui dei vari principi attivi presenti sul prodotto, deve essere inferiore ad una quota che varia da 50 a 100. Per tutti o per gruppi omogenei di classi di fitofarmaci (insetticidi, fungicidi, acaricidi, ecc….) Lo sfruttamento massimo della dose acuta di riferimento (ARfD) non deve essere superiore del 33% per ogni singola sostanza attiva. In certi casi la somma delle ARfD delle singole sostanze non deve essere superiore al 70%. È ammesso un numero massimo di principi attivi presenti contemporaneamente in un campione. Il numero massimo di residui ammessi varia in funzione della coltura e va da 1 a 5. 84 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” La Grande Distribuzione Italiana, è tra le più moderate rispetto le colleghe europee. Per la precisione; Crai, Selex, Metro, CONAD, richiedono prodotti ortofrutticoli con un limite massimo residuale del 50% rispetto quello stabilito dalla legge, Carrefour del 40% e Esselunga, COOP e Despar solo un 30% del Limite Massimo Residuale (LMR) stabilito dalla normativa vigente. Residui Massimi Ammessi da GDO italiana Grafico 5.3: requisiti di rispetto del limite residuale massimo da parte delle catene commerciali italiane. (Fonte: “Frutta e vite” 2009) Nella Grande Distribuzione tedesca, come si evince dalla tabella 5.5, la Dole ritira frutta che contiene al massimo l’80% del LMR. Tengelmann e Edeka il 70 %, Kaufland il 33 %. LIDL, ALDI, Norma, Plus, Rewe e la olandese Super de boer basano il loro limite di residuo su una percentuale variabile dell’ARfD che va da un 33% a un 100% e la sommatoria della percentuale di residui dei vari principi attivi presenti sul prodotto deve essere inferiore ad una quota che va dal 50% al 80 %. Ma non è finita qui e non la riduzione del quantitativo di residuo rilevabile nei prodotti destinati al consumo che preoccupa i produttori, in quanto l’impiego corretto degli agrofarmaci nel rispetto delle norme poste in etichetta, permette di mantenere il residuo di principio attivo molto al di sotto del LMR fissato per legge. È invece preoccupante il fatto che alcune catene di supermercati tedesche tra quelle menzionate pretendono una limitazione del numero di residui rilevabili nei prodotti 85 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” ortofrutticoli. Questa parte della GDO consente la rilevazione di un numero variabile di sostanze attive che va da 1 a 5 a seconda della coltura. Ad esempio per la produzione di pere sono ammesse al massimo 4 sostanze attive, per pesche e nettarine le sostanze attive sono limitate a 3, mentre invece per il kiwi è ammessa al massimo una sola sostanza attiva. Le catene distributrici inglesi sono ancora più rigorose delle colleghe tedesche. Sainsbury’s richiede a partire dall’anno 2009, di non rilevare la presenza di insetticidi, mentre a far capo dal 2012 la merce fornita dovrà essere completamente esente da residui. Marks & Spencer, The co-operative e Waitrose dispongono di una propria lista di sostanze attive che non possono essere impiegate, o soltanto molto limitatamente. Inoltre anch’esse pongono come obiettivo il raggiungimento del “Residuo zero”. Vincoli imposti da una parte della GDO europea Riferimento % LMR DOLE (D) Tengelmann (D) Kaufland (D) LIDL (D-NL) ALDI (D-NL) Norma (D) Edeka (D) Plus (D) Rewe (D) Super de boer(NL) 80 % 70 % 33 % 70 % - Marks & Spencer ARfD % sommatoria del LMR N° sostanze attive < 33% < 80 % < 80 % < 70 % < ARfD < ARfD 80 % 80 % 70 % 70 % 70 % 50 % 1-5 1-5 5 1-5 - Obiettivo futuro è di avere prodotti a “residuo zero” in percentuale dal 60 – 90% (UK) The co-operative(UK) Sainsbury’s (UK) Schema di supporto finalizzato affinchè gli agricoltori evitino l’uso di pesticidi considerati pericolosi Altro Lista nera di 12 s.a. Lista nera di 60 s.a ( 29 delle quali ammesse in UE) Lista di s.a proibite di cui 23 ammesse in UE Obiettivo di avere frutta e verdura a residuo zero dal 2012. Tabella 5.2: Vincoli imposti da una parte della GDO europea (Fonte : PAN 2009 ) 86 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 5.4.1 Analisi delle richieste della GDO È recentemente conclusa la revisione europea dei prodotti fitosanitari. Questa corposa attività, avviata nel lontano 1993 ha preso in esame circa 1000 sostanze ed ha determinato il progressivo ritiro dal mercato di circa 700 molecole chimiche. Vi è stata quindi una significativa riduzione delle sostanze attive, come possiamo vedere in termini percentuali dal grafico sottostante. Effetto Dir. 91/414 sui p.a. disponibili a luglio 1993 Grafico 5.4: effetto direttiva 91/414 sui p.a. disponibili a luglio 1993 (Fonte:Mipaf) In particolare gli insetticidi: sono usciti dal mercato numerosi fosforganici ( es. Azinfos metile, Paration, acefate, ecc.), carbammati ( es. Carbaril, carbofuran, ecc.), piretroidi (es. Bifentrin, Permetrina, ecc.) e regolatori della crescita ( es. Triflumuron, Esaflumuron, ecc.). Tra i fungicidi sono stati fortemente ridimensionati i triazoli (Esaconazolo, Triadimefon, ecc.) ed i benzimidazolici ( es. Benomil e Carbendazim, ecc.) oltre che tanti erbicidi appartenenti ai gruppi chimici delle triazine e derivati dell’urea. I disciplinari di produzione di una parte della GDO che richiedono non vengano impiegate le sostanze attive appartenenti ad una lista cosiddetta “nera” riduce ulteriormente il panorama agrofarmacologico a disposizione dell’agricoltore per contrastare le avversità. Fatto che non sembra necessario a fronte della già restrittiva attività eseguita nell’ applicazione della direttiva 91/414, e dell’attuale regolamento CE 1107/2009 che, già recepito, seguirà la suddetta direttiva. Questa richiesta della GDO oltre che contraddire la Buona Pratica Agricola (BPA) e la produzione integrata si tradurrebbe, nel medio periodo in un ulteriore aggravio dei costi di produzione per via della diminuzione della concorrenza di mercato del prezzo dei formulati dovuto alla forte diminuzione del numero di principi attivi. 87 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” La richiesta di portare il residuo di fitofarmaci al tanto discusso limite del 80% o addirittura del 33% di quello massimo ammesso per legge, ha tuttavia stimolato i produttori e tutta l’organizzazione che li assiste verso un livello di attenzione al problema dei residui maggiore ed in questo senso le garanzie per i consumatori sono effettivamente migliorate. Inoltre non rappresenta un problema, in quanto l’impiego corretto degli agrofarmaci nel rispetto delle norme poste in etichetta e con le tecniche di difesa integrata, permette di mantenere il residuo di principio attivo molto al di sotto del LMR fissato per legge. Sempre per lo stesso motivo non risulta essere un grosso problema nemmeno il fatto che la sommatoria dei singoli residui non debba superare il valore di riferimento pari a 50% - 80%, sebbene resterebbe da capire quali siano i criteri d’impiego che dovrebbero applicare gli agricoltori per essere certi di rispettare tali livelli di residuo. Più discutibile è la richiesta del rispetto di una quota percentuale dell’ARfD o della ARfD stessa. Tale parametro, ovvero la dose acuta di riferimento, è stato introdotto di recente e rappresenta la quantità di sostanza presente negli alimenti che può essere ingerita nel corso di 24 ore, senza apprezzabili rischi per la salute del consumatore, tenendo conto dei gruppi di popolazioni più sensibili quali bambini e nascituri. Questo parametro non esiste per tutte le sostanze attive, ma sono determinate solo per quelle sostanze che potenzialmente possono nuocere la salute solo con un'unica esposizione. Ad esempio in una ricerca nel “Pesicides Data Base” dell’unione europea non trovo riscontro della ARfD per Azoxistrobin, Picoxistrobin, Metiram, e tantissimi altri. Questo non farebbe che creare confusione negli agricoltori che nonostante l’impegno nel rispettare tale vincolo, non troverebbero a disposizione le informazioni necessarie per rispettarlo. Inoltre, pur impiegando gli agrofarmaci nel pieno rispetto delle norme e delle indicazioni poste in etichetta vedrebbero la merce respinta perché non conforme ai disciplinari della GDO. E questo sappiamo bene che con i tempi che corrono per gli agricoltori, è tutt’altro che sostenibile. 88 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 5.4.2 Vincolo del numero di residui ammessi La richiesta di una parte della GDO di ridurre la quantità di residui rilevabili in frutta e verdura, è un parametro non soltanto del tutto arbitrario, ma potenzialmente foriero di maggiori rischi per la salute umana e per l'ambiente di quelli che intenderebbe prevenire. Infatti oltre che da un punto di vista strettamente tossicologico sarebbe opportuno valutare questo vincolo anche da quello fitosanitario, verificando ciò che tali richieste determinano nella fase produttiva e in particolare nella definizione delle strategie di difesa. Di seguito vedremo alcuni aspetti negativi dovuti a questo vincolo riscontrati in questi anni di applicazione e a seguito di un’attenta analisi. Una problematica è rappresentata nella fase del confezionamento quando viene riunita, da privati o da cooperative, frutta o verdura di produttori differenti, ottenuta mettendo in pratica linee di difesa diverse e quindi anche con l’utilizzo di agrofarmaci differenti. Può capitare quindi, che pur producendo frutta o verdura utilizzando gli agrofarmaci nel rispetto delle norme e delle indicazioni riportate in etichetta e pure rispettando il vincolo del numero di 4, 3 o 1 residuo, la merce venga respinta ugualmente. Ad esempio, se i 4 agrofarmaci utilizzati dal signor Rossi per produrre la partita A di pere, non sono gli stessi 4 agrofarmaci utilizzati dal signor Bianchi per la produzione della partita B, al momento del confezionato quando vengono raccolte partite di produttori differenti si manifesta il problema. Perché, se il campione analizzato risulterà composto da entrambe le partite esso risulterà irregolare (secondo le norme imposte dalla GDO). La merce verrà quindi respinta perché la totalità dei principi attivi riscontrati sarà ovviamente maggiore a 4 pur essendo un prodotto ottenuto nel tentativo di rispettare i disciplinari di produzione della GDO, ma soprattutto nel pieno rispetto delle normative europee e nazionali. Pertanto una riduzione dei residui potrà avverarsi solo se tutti i frutticoltori si atterranno strettamente, in caso di bisogno e a partire da un dato momento, alla sola guida di difesa proposta. Tuttavia questa soluzione manifesterebbe a sua volta un altro problema: mettiamo il caso che i produttori siano riuniti in consorzi o associazioni di produttori (OP) e siano costretti a rispettare tutti un numero chiuso di principi attivi precedentemente stabilito per adempiere al disciplinare imposto da queste catene distributrici. 89 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Problema Confezionamento Partita A Partita B Azoxistrobin Boscalid Clorpirifos Abamectina Azoxistrobin Boscalid Clorpirifos Emamectina benzoato Figura 5.1:Problema confezionamento in seguito alla riduzione del numero di p.a Nel caso in cui la distribuzione di una delle sostanze attive prestabilite non risulti necessaria, ad esempio per mancanza del superamento della soglia economica di danno o per mancanza dell’avversità (dato che nell’ambiente agrario le variabili sono molteplici), ecco che la sostanza attiva non potrà nemmeno essere rimpiazzata utilizzandone un’altra per contrastare un’ulteriore eventuale ed imprevedibile avversità. (non dimentichiamo che le problematiche fitopatologiche non sono omogenee e uniformi da zona a zona e di anno in anno, anzi spesso sorge una nuova incontrollabile avversità, un esempio attuale è la PSA del kiwi). Quindi anche se ci fosse a monte una buona organizzazione e collaborazione di tecnici, fitoiatri e di produttori, resta comunque il fatto che una difesa fitosanitaria impostata su un vincolo simile, quale quella del numero di principi attivi ammessi è impraticabile. Inoltre il vincolo al numero di residui, così com’è impostato, contraddice alcuni dei principi basilari sulla quale la difesa integrata ha posto le proprie fondamenta. 90 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Sappiamo bene che la difesa integrata mira ad effettuare trattamenti chimici solo quando è strettamente necessario e sempre, previo pratiche di monitoraggio, al superamento delle soglie economiche di danno. La necessità di produrre un prodotto ortofrutticolo sano e commercializzabile, nonostante il vincolo al numero di residui rilevabili, obbligherà l’agricoltore ad effettuare un elevato numero di trattamenti cautelativi nelle fasi iniziali della produzione frutticola senza alcuna valutazione circa l'effettiva necessità degli interventi. Trattare in fase fenologica così precoce e soprattutto a notevole distanza dalla raccolta e commercializzazione del prodotto permetterà, oltre che a difendere le colture dalle avversità, la completa degradazione del principio attivo nell’alimento che comporterà, Sì una riduzione della quantità e del numero di residui riscontrabili nell’alimento, ma determinerebbe però un aumento del residuo nell’ambiente con conseguenze negative riguardo i rischi a carico dell’ambiente stesso e della salute umana non solo dell’operatore ma indirettamente anche dei consumatori, in quanto abitanti di questo pianeta. Quindi, il rispetto di questo vincolo impone un ritorno ad una metodologia di lotta convenzionale e all’impiego ripetuto dei soliti principi attivi. Questo oltre a determinare l’instaurarsi di fenomeni di resistenza (come vedremo in seguito) causerebbe anche l’insorgenza di avversità che altrimenti non ci sarebbero. Un esempio è dato dall’impiego di quegli insetticidi detti “acari – insorgenti”, uno tra questi è il Thiacloprid. Trattamenti ripetuti di questa sostanza attiva (sono sufficienti 2 trattamenti) causa l’insorgenza di acari. Conseguente si avrà un danno che, dovendo rispettare i disciplinari della GDO, il produttore non può ripristinare, quindi un danno economico di notevole entità. Perché, i prodotti acaricidi, oltre ad avere periodi di carenza più lunghi in quanto residuano più a lungo nella coltura e nell’ambiente, hanno particolari caratteristiche; Gli acaricidi sono divisi in 3 categorie (come riportato al punto 2.2.1 di questo elaborato): ovicidi, larvicidi e adulticidi a seconda dello stadio biologico dell’acaro nella quale esplicano la loro azione tossica. Quindi un trattamento acaricida efficace necessita di più di un principio attivo somministrato contemporaneamente. Un ritorno al convenzionale non è quindi auspicabile in quanto porterebbe a vanificare tutti i progressi tecnici fatti negli ultimi 30-40 anni di esperienza applicando le più moderne tecnologie e metodologie della produzione integrata. 91 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Inoltre un altro punto fondamentale della difesa integrata è quello di preservare la massima efficacia dei principi attivi nei confronti del target, attraverso l’impiego alternato degli stessi, oppure in miscela tra loro. Infatti gli agrofarmaci di moderna concezione mirano ad essere più selettivi possibile nei confronti delle specie non bersaglio al fine di avere un basso impatto eco-tossicologico. Ciò è reso possibile grazie all’utilizzo di molecole con meccanismi d’azione molto specifici che permettono di eliminare una specie dannosa all’agricoltura preservando invece le specie utili all’ecosistema. Unica problematica che questi principi attivi presentano è quella di essere facilmente soggetti alla perdita di efficacia a causa dell’insorgenza, all’interno della popolazione delle specie dannose, di organismi resistenti che moltiplicandosi creano una popolazione meno sensibile o addirittura insensibile ai principi attivi che presentano quello specifico meccanismo d’azione. L’unica possibilità di mantenere l’efficienza della sostanza attiva è appunto quella di impiegare in miscela tra loro o in maniera alternata i diversi principi attivi con differenti modalità d’azione. Questa strategia, consolidata dopo decenni di osservazioni ed esperienza, non è attuabile a seguito del vincolo imposto da una parte della GDO tedesca. Infatti se l’agricoltore si troverà costretto a produrre impiegando un numero limitato di principi attivi, impiegherà sempre gli stessi principi attivi in maniera ripetuta. Il risultato sarebbe proprio il contrario dello scopo che si intenderebbe raggiungere, infatti probabilmente si rileverà un principio attivo in meno , ma in quantità superiori. Per meglio comprendere pongo un esempio pratico: mettiamo che l’agricoltore per produrre pere Abate fetel necessita di difendere la propria coltura da avversità quali psilla, cocciniglia, carpocapsa, ticchiolatura e maculatura bruna( avversità costantemente presenti in pereti situati nella zona Emiliano – Romagnola). Per contrastare la psilla impiega nel corso della stagione Emamectina benzoato (prodotto microbiologico che non presenta problemi di resistenza). E contrasta le infestazioni da cocciniglie e carpocapsa con l’impiego di Clorpirifos. Restano quindi 2 principi attivi per combattere le malattie fungine Maculatura bruna e Ticchiolatura. La soluzione ottimale sarebbe quella di mettere in pratica una strategia antiresistenza che preveda l’impiego di 3-4 molecole fungicide con meccanismo d’azione differente, in alternanza tra loro o in miscela: ad esempio il Tebuconazolo (Inibitore della Biosintesi degli Steroli) in alternanza ad una miscela di Boscalid (Carbossamide) e Azoxistrobin (Strobilurina di sintesi) entrambi principi attivi a basso impatto tossicologico ed eco-tossicologico, ma che presentano un elevato rischio di perdita d’efficacia a causa di sviluppo di resistenza dei parassiti. Questa strategia, frutto di progressi tecnici di difesa 92 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” integrata evoluti dai migliori addetti al settore, permette di ottenere produzioni con un basso livello di residui di principi attivi a basso impatto sull’ambiente e sulla salute umana. L’agricoltore che aderisce ai disciplinari di produzione della GDO tedesca, e che è soggetto al vincolo dei 4 residui non può mettere in pratica questa strategia e dovrà combattere le malattie fungine con l’impiego di sole 2 molecole. Sarà quindi obbligato a trattare la coltura con un principio attivo in meno. Non potendo mettere in pratica la strategia antiresistenza può avvenire presto una perdita di efficacia delle sostanze attive, che costringe l’agricoltore ad aumentare le dosi ottenendo, Sì un prodotto con un residuo in meno ma a conti fatti la quantità di residuo nella pera sarà maggiore. Ma non è finita qui. Il produttore soggetto al vincolo baserà la scelta dei principi attivi da utilizzare non sulle molecole a più basso impatto tossicologico ed eco-tossicologico, ma sulle molecole più efficaci che ha a disposizione (e non necessariamente le meno tossiche). Quantità di residuo con 2 differenti linee di difesa Figura 5.2: se vincolati a produrre con un numero inferiore di residui rilevabili, la quantità totale di residui presenti nella matrice è superiore. (NB: questo è solo un esempio finalizzato ad una miglior rappresentazione e comprensione, quindi i valori riportati sono rappresentativi ma non reali) 93 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” La perdita d’efficacia del principio attivo, dovuto all’insorgenza di resistenza nelle popolazioni di fitofagi o parassiti possono quindi portare ad aumentare i dosaggi d’applicazioni e il numero di applicazioni determinando così un’ aumento dei residui e nel lungo periodo ad una totale perdita d’efficacia della molecola con ulteriore riduzione (in questo caso tecnica) degli agrofarmaci impiegabili. Inoltre le sempre più evolute e precise tecniche di determinazione analitica, capaci di riscontrare la presenza di residui a quantità inferiori allo 0,01 ppm , fanno si che risulti sempre più difficile rispettare questo conteggio. Senza poi tenere conto che oggi il limite è 0,01ppm, ma domani sarà ancora più basso perché deve garantire di più il solo consumatore con l’illusione di “zero fitofarmaci”, tralasciando però la sicurezza dell’operatore agricolo che li impiega comunque in campo per necessità. Infine la proliferazione dei disciplinari da parte della GDO non fa che generare ancor più confusione nel consumatore che in questo modo è portato ad associare l’agrofarmaco a fattori negativi, con ripercussioni sui consumi dell’ortofrutta, che invece dovrebbe essere incrementata nella vita quotidiana proprio perché si associa ad uno stile di vita salutare. Pertanto i principi fissati dai disciplinari privati elaborati da alcune catene della GDO, ed in particolare il vincolo di ridurre il numero di residui rilevabili, è una scelta che risponde esclusivamente a logiche di carattere commerciale che lasciano trasparire ancora una volta un certo squilibrio tra la forza contrattuale dei produttori agricoli e quella della Grande Distribuzione Organizzata. Si tratta perciò di una presa di posizione unilaterale che non tiene conto delle problematiche di campo che sono differenti da zona a zona anche in funzione della pressione delle avversità che non è certamente omogenea e neppure uniforme negli anni. Sono quindi ricette scritte a tavolino, al limite della praticabilità e che non risolvono ne i problemi fitopatologici ne offrono un contributo in più per la sicurezza alimentare. 94 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Conclusioni Con il presente elaborato, frutto di una profonda ricerca e un’attenta analisi si è tentato di mettere a disposizione del lettore tutte le informazioni necessarie a comprendere se l’attuale normativa in materia di residui di agrofarmaci tutela sufficientemente il consumatore. Inoltre se i disciplinari di produzione privati, emessi dalla Grande Distribuzione Organizzata, contribuiscono ad apportare un contributo significativo a tale scopo. Nel tentativo di raggiungere tale obiettivo sono stati riportati i punti salienti che caratterizzano la registrazione degli agrofarmaci. Abbiamo osservato che un prodotto fitosanitario per poter essere autorizzato non deve solo essere efficace contro gli organismi bersaglio, ma deve allo stesso tempo essere selettivo. Inoltre non deve provocare effetti dannosi alla salute dell'uomo e agli animali e non deve provocare effetti inaccettabili all'ambiente. Per verificare che vengano soddisfatti tali requisiti sono effettuati studi alquanto minuziosi che prevedono la sperimentazione su animali cavie da laboratorio al fine di costruire il profilo tossicologico della sostanza. Dopo aver analizzato nel dettaglio la complessità, severità e durata di questo processo, che può variare da 6 a 8 anni, possiamo concludere che se un agrofarmaco è autorizzato all’impiego è perché ha fornito elevate garanzie di sicurezza per l'operatore, il consumatore e l'ambiente. In seguito si è analizzato il procedimento parallelo a quello di autorizzazione, ovvero la fissazione del Limite Massimo di Residuo attraverso le “prove residui” e lo studio delle curve di degradazione dell’agrofarmaco. Questo valore, fissato obbligatoriamente al momento della registrazione dell'agrofarmaco, non rappresenta una soglia di sicurezza tossicologica, ma rappresenta un limite legale oltre i quali il prodotto vegetale non può essere commercializzabile. Pertanto se il residuo di un agrofarmaco risulta superiore al LMR, significa che esso è stato probabilmente impiegato in modo non corretto e non conforme alle raccomandazioni in etichetta. Ciò rappresenta un reato ma non è necessariamente motivo di preoccupazione sanitaria. Anzi, osservando i grafici è ben evidente quanto il LMR per ciascun vegetale sia fissato ben al di sotto del limite massimo d'assunzione. Quindi il superamento occasionale di questo valore rappresenta un reato punibile dalla legge, ma non rappresenta un rischio per il consumatore. 95 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Successivamente abbiamo osservato i risultati dei monitoraggi fatti nell’ambito dei controlli ufficiali, e quelli non ufficiali elaborati dall’ONR (Osservatorio Nazionale dei Residui), sui prodotti ortofrutticoli e sono emersi risultati decisamente rassicuranti in materia di sicurezza alimentare. Successi che secondo l’EFSA sono stati raggiunti grazie alla restrittiva direttiva 91/414 e al recente regolamento 396/2005 che ha armonizzato i LMR in tutta l’unione europea. All’ultimo capitolo si è presa in considerazione la preoccupazione sollevata dalla presenza di multiresidui sulla coltura ovvero che i diversi residui presenti negli alimenti possano in qualche modo interagire in maniera sinergica. La tematica, molto dibattuta negli ultimi tempi, non è supportata a sufficienza ne dalla letteratura ne dalla scienza. Tuttavia ho provato a colmare queste lacune riportando il risultato di un test eseguito dal “Gruppo di Tossicologia Sperimentale del Dipartimento di Farmacologia di Firenze”, su una miscela di 15 principi attivi più rappresentativi della dieta di un italiano del centro Italia. Il Test ha dato esito negativo. Inoltre Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, preso coscienza che dai monitoraggi risulta un incremento della multi residualità ha affermato che “l’aumento di residui fitosanitari abbinati sarebbe dovuto anche al miglioramento dei metodi analitici nei loro livelli di soglia che permettono di rilevare un numero maggiore di sostanze analizzate. Non a caso nel Programma Europeo di Controllo nel 1997 erano indagate e monitorate 71 sostanze, diventate ben 834 nel 2009.” Sempre l’EFSA qualche anno fa ha nominato un gruppo di esperti scientifici, che nel 2008 ha emanato un parere su tutti i tipi di tossicità combinata dei pesticidi, compresa l’interazione tra sostanze chimiche diverse, in cui si concludeva che soltanto gli effetti cumulativi derivanti dall’esposizione concomitante a sostanze che hanno comuni modalità di azione davano adito a timori e richiedevano pertanto ulteriori approfondimenti. Quindi la tematica è tutt’altro che chiusa. Il gruppo di esperti ora sta ricercando un modello di valutazione del rischio cumulativo che tenga in considerazione non più un singolo principio attivo, ma una miscela di sostanze attive aventi meccanismi d’azione e di tossicità simili. Comunque, in attesa di un modello affidabile per valutare l'esposizione a gruppi di sostanze aventi il medesimo meccanismo d'azione, ad oggi non esiste alcuna evidenza scientifica che dimostri l'esistenza di un effetto sinergico dei residui multipli, quando questi sono presenti ai livelli riscontrati negli alimenti, quindi non c'è motivo di supporre che essi rappresentino una minaccia per la salute dell'uomo, se non si considerano residui di gruppi chimici aventi meccanismi d’azione simile. 96 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Solo a questo punto abbiamo affrontato l’argomento inerente ai disciplinari di produzione della Grande Distribuzione Organizzata. Dopo un’attenta e dettagliata analisi delle richieste fatte da una parte di essa, si è venuto a conclusione che sebbene alcune richieste hanno stimolato i produttori e tutta l’organizzazione che li assiste verso un livello di attenzione al problema dei residui maggiore (ed in questo senso le garanzie per i consumatori sono effettivamente migliorate) la limitazione di utilizzo di agrofarmaci, se non opportunamente studiata in funzione delle patologie da controllare attraverso organi competenti come ad esempio le università ecc., potrebbe rivelarsi foriera di ulteriori problematiche di carattere non solo commerciale, economico e fitopatologico, ma anche sanitario con un aggravio dell’ impatto tossicologico ed eco tossicologico della difesa fitosanitaria stessa. Pertanto possiamo concludere che, da quanto elaborato in questa ricerca, sia l’ambiente, gli operatori del settore e il consumatore sono sufficientemente tutelati dalla normativa vigente in materia di residui. Mentre l’applicazione dei disciplinari di produzione emessi da una parte della Grande Distribuzione Organizzata (in particolare quella europea), sono una presa di posizione unilaterale che non tiene conto delle problematiche di campo, e fanno emergere un certo squilibrio tra la tutela dell’ecosistema e degli operatori che da un lato vengono penalizzati, e quella dei consumatori dall’altro lato, ai quali tuttavia non offre quel contributo in più alla sicurezza alimentare che si intenderebbe apportare. Mi appello pertanto alla stessa GDO affinché faccia un passo in dietro e consideri la problematica dei residui in collaborazione con esperti del mondo scientifico ed universitario, in modo tale da tenere conto anche delle problematiche fitopatologiche di campo. Mi appello inoltre agli organismi nazionali ed internazionali competenti, che fino ad ora hanno dimostrato passività ed indifferenza, affinché sia presa una posizione trasparente ed univoca e diano, nel caso non sia fatto un passo indietro, una ridimensionata alle pretese avanzate dalla GDO, tornando così ad essere un punto di riferimento per i consumatori e i produttori. Mi appello infine al mondo scientifico affinché esegua un’ulteriore approfondimento delle tematiche affrontate in questa tesi al fine di rimediare alle lacune tecniche e scientifiche emerse, allo scopo principale di non demandare ad altri l’informazione. 97 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 98 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Ringraziamenti Desidero innanzitutto ringraziare il professor Agostino Brunelli per la disponibilità e il sostegno offerto per la creazione di questo lavoro. Inoltre ringrazio la professoressa Roberta Roberti per avermi fornito dati e materiale utile per la realizzazione della tesi. Vorrei esprimere la mia gratitudine anche all’ ICPS di Milano, e in particolare il Dr Christian Schlitt per il materiale che mi ha fornito. Ringrazio inoltre il tecnico Maurizio Fiorini del CESAC e il coltivatore diretto Stefano Tozzi per le numerose informazioni date durante la ricerca. Infine ringrazio tutti i miei familiari per il sostegno ed in particolare mia moglie Margherita per la pazienza avuta nel corso dei miei studi. 99 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” Bibliografia Libri: 1) Trevisan e Gennari, “Agrofarmaci”, OASI, Bologna , 2008; 2) Ferrari, Marcon, Menta, “Fitopatologia, Entomologia agraria e Biologia applicata” EDAGRICOLE, Bologna , 2000; 3) Belli, “Elementi di patologia vegetale”, PICCIN, Padova, 2007; 4) Galli, Corsini e Marinovich , “Tossicologia” , PICCIN, Padova 2008; 5) Derache, “Tossicologia e sicurezza degli alimenti”, Tecniche nuove, 1988; 6) Dolara, “Tossicologia: generale e ambientale”, PICCIN, 1998; Articoli: 7) F. Mazzini, in “Agricoltura”,n.2 Febbraio, 2012, pag.10-12; 8) “Residui pesticidi, l'Italia ancora in testa alle classifiche Europee per sicurezza” 9) “Residui dei prodotti fitosanitari nelle derrate alimentari”, n.186, 2008 Agronotizie; 10) Waldner, “Le catene alimentari e la riduzione numerica dei residui di agrofarmaci”, frutta e vite, 4/2009; 11) L. Tosi, “L’armonizzazione non mette fine alla guerra dei residui”, Terra e Vita, n.39/2008; 12) “Posizione sulla fissazione di requisiti non-legislativi sui residui di agrofarmaci” Agrofarma; 100 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli” 13) R. Gigli, “Quali rischi dal vincolo dei 4 residui imposto dalla GDO tedesca sui prodotti ortofrutticoli?”, www.freshplaza.it , 2010 14) R. Bartolini, “I disciplinari della GDO allarmano i produttori”, Terra e Vita, n.23/2011 Siti Internet: 15) http://www.sicurezzaalimentare.it/sicurezza produttiva/Pagine/Residuipesticidi,l'ItaliaancoraintestaalleclassificheEuropee.aspx 16) EU Pesticides Data Base – European Commission 17) www. Efsa.europa.eu/ 18) www. Salute.gov.it/sicurezza alimentare 19) www.Ermesagricoltura.it Altro: 20) materiale didattico del prof. Agostino Brunelli 21) materiale didattico del prof. Roberta Roberti 22) materiale didattico del prof. Stefano Maini 23) grafici ONR a cura del prof. Gian Pietro Molinari 101 Cristian Tozzi Tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Agrarie “I Residui di Agrofarmaci nei prodotti Ortofrutticoli”