LEZIONE 15 HARD DISK 15.1 Descrizione generale Un hard disk (o disco magnetico) consiste di un insieme di piatti che ruotano attorno ad un asse ad una velocità compresa tra 3600 e 7200 giri al minuto (oggi anche fino ad 15000). I piatti, in metallo (recentemente in vetro1) con diametro che può variare da un pollice (2.5cm) ad otto (20cm), sono coperti su ambedue le facce da materiale magnetico in grado di memorizzare informazioni. La scrittura su disco è quindi non volatile, ossia i dati vengono conservati anche quando viene tolta l’alimentazione. Per leggere e scrivere informazioni su un hard disk al di sopra di ciascuna superficie è posizionato un braccio mobile contenente una piccola bobina elettromagnetica chiamata testina (head) di lettura/scrittura. Ciascuna superficie del disco è divisa in cerchi concentrici chiamati tracce, tipicamente ogni superficie contiene dalle 1000 a 5000 tracce (track). Una traccia è a sua volta divisa in settori che contengono le informazioni, ognuna di esse può contenere da 64 a 200 settori, ed il settore è l’unità minima di lettura e scrittura (vedi fig. 15.1). Se sono disponibili piu’ superfici di memorizzazione, si puo’ immaginare che queste costituiscano un cilindro (cylinder), tale termine viene usato in questo contesto come sinonimo di traccia. Inoltre nell’accesso a superfici di memorizzazione distinte si fa riferimento alla testina scrivente. Piatti Tracce Settori Piatto Traccia FIGURA 15.1 I dischi si suddividono in piatti, tracce e settori. L’uso di componenti meccanici fa si che i tempi di accesso per i dischi magnetici siano molto più alti che per le DRAM; per i dischi variano da 5 a 20 millisecondi, per le DRAM si hanno tempi di accesso compresi tra 5 e 100 nanosecondi, il che rende le DRAM circa 100000 volte più veloci, tuttavia a parità di capacità di immagazzinamento il costo per megabyte di un disco è 50 volte minore di quello di una DRAM. Nella figura 15.2 e’ riportato l’andamento dei costi del disco per MByte. 1 Il substrato in vetro presenta alcuni vantaggi, infatti si ha una: − maggiore uniformità della pellicola magnetica superficiale, che produce, quindi, un miglioramento dell’affidabilità del disco; − riduzione dei difetti della superficie con conseguente riduzione degli errori di lettura/scrittura; − minore distanza tra testina e supporto; − maggiore rigidità; − maggiore resistenza ad urti e danneggiamenti. 15.1 2057.61 $ 0.001 $ 1965 1975 1985 1995 2005 FIGURA 15.2 Andamento costo per MByte 15.1.1 Meccanismi di lettura e scrittura magnetica Il meccanismo di scrittura si basa sul fatto che l’elettricità, fluendo attraverso la bobina produce un campo magnetico; la testina di scrittura pertanto riceve impulsi, e nella superficie sottostante vengono registrati schemi magnetici differenti dipendenti dalla corrente (positiva o negativa). La testina di scrittura è composta da materiale facilmente magnetizzabile ed ha la forma di un ferro di cavallo attorno al quale sono avvolti pochi giri di conduttore filiforme (vedi fig. 15.3). Una corrente elettrica nel filo induce, attraverso gli estremi del ferro di cavallo, un campo magnetico che magnetizza una piccola area del mezzo di registrazione; logicamente l’inversione della direzione della corrente inverte l’orientamento del campo magnetico sul supporto di registrazione. Il meccanismo di lettura è basato sul fatto che un campo magnetico in movimento relativo rispetto ad una bobina produce in essa una corrente elettrica. La porzione di superficie del disco passante sotto la testina genera una corrente della stessa polarità di quella che precedentemente era stata registrata. Si può utilizzare la stessa testina e per la scrittura e per la lettura poiché hanno la stessa struttura. Le testine singole sono utilizzate dai floppy disk e dai vecchi sistemi a disco rigido. Tuttavia i sistemi a disco rigido odierni richiedono una testina di lettura distinta comprendente un sensore magnetoresistivo (MR) parzialmente schermato. Il materiale magnetoresistivo presenta una resistenza elettrica che dipende dalla magnetizzazione del mezzo che si trova sotto di esso; tramite il passaggio della corrente attraverso il sensore vengono rilevati, come segnali di tensione, i cambiamenti di resistenza. Questo metodo garantisce maggior densità di memorizzazione e velocità operative piu’ elevate. 15.2 Corrente di lettura Corrente di scrittura Schermatura Ampiezza della traccia Elemento di scrittura a induzione Magnetizzazione N S N S N Supporto di registrazione S Sensore MR N S N S N S N S Figura 15.3 Testina di scrittura induttiva e lettura magnetoresistiva. 15.1.2 Organizzazione e formattazione dei dati Come precedentemente accennato la testina è un dispositivo relativamente piccolo in grado di leggere e di scrivere su una porzione del disco rotante; ed è ciò che è all’origine della disposizione fisica dei dati in anelli concentrici chiamati tracce. Esse sono tanto larghe quanto la testina. Come detto, si usa il termine cilindro per far riferimento a tutte le tracce che in un certo istante si trovano al di sotto delle testine sulle varie superfici. Fisicamente, tracce adiacenti sono separate da spazi per prevenire, o quanto meno minimizzare, gli errori dovuti al disallineamento della testina o all’interferenza tra i campi magnetici. Il trasferimento dati avviene per settori; che sono di lunghezza fissa o variabile (la maggior parte dei sistemi odierni usa tipicamente settori a lunghezza fissa pari a 512 byte). Anche in questo caso per ridurre eventuali imprecisioni i settori adiacenti sono separati da spazi vuoti (vedi fig. 15.4). Sector S3 S4 Intersector Gap Track S3 S4 S5 S2 S2 S5 S1 S6 Intratrack Gap S6 S1 S8 S8 S7 S7 FIGURA 15.4 Struttura del disco I bit vicini al centro del disco ruotano più lentamente di quelli più esterni. E’ possibile compensare la variazione di velocità, incrementando lo spazio tra i bit registrati sul disco man 15.3 mano che ci si allontana dal centro del disco, in modo tale che la testina possa leggere tutti i bit alla stessa velocità (tecnica a velocita’ angolare costante). Questa tecnica da’ come vantaggio che i singoli blocchi di dati possono essere indirizzati per traccia e settore. Per spostare la testina verso un indirizzo specifico è sufficiente un suo movimento verso la traccia desiderata e attendere che il settore specificato venga a trovarsi sotto la testina. Come svantaggio si ha che la quantità di dati immagazzinabili deve essere la stessa e per le tracce interne e per quelle esterne. Essendo la densità, in bit per centimetro lineare, crescente man mano che ci si sposta dalla traccia più esterna a quella più interna la capacità di memorizzazione dei dischi a velocità angolare costante è limitata dalla massima densità ottenibile dalla traccia più interna. In figura 15.5 è riportato l’andamento della crescita della densità per anno. Year Areal Density 1.7 100000 7.7 10000 63 3090 1000 17100 Areal Density 1973 1979 1989 1997 2000 100 10 1 1970 1980 1990 2000 Year FIGURA 15.5 Andamento della densità. Per incrementare tale densità si utilizza una tecnica nota come registrazione a più zone (multiple zone recording) in cui la superficie è ripartita in un certo numero di aree (16 solitamente) all’interno delle quali il numero di bit per traccia è costante; le zone più lontane dal centro contengono un numero maggiore di settori e quindi di bit rispetto a quelle più centrali, ciò consente una capacità di memorizzazione più elevata a discapito di una logica circuitale più complessa. Poiché la testina si muove da una zona all’altra la lunghezza (lungo la traccia) dei singoli bit varia, provocando così un cambiamento nei tempi di lettura e scrittura. E’ logico che vi deve essere un criterio per localizzare la posizione del settore all’interno della traccia, quindi un punto di partenza sulla traccia per poter identificare l’inizio e la fine di ogni settore (Fig. 15.6). Questi requisiti vengono rispettati tramite dati di controllo memorizzati sul disco. Ossia il disco viene inizializzato con dei dati utilizzabili solo dal suo sistema di controllo e non accessibili all’utente. 17 7 Gap1 Id Sync Byte 1 Track # 2 41 515 20 17 Gap2 Data Gap3 Gap1 Head Sector CRC # # 1 1 2 7 Id 41 515 20 Gap2 Data Gap3 Sync Byte Data CRC 1 512 2 FIGURA 15.6. Formato della traccia nel disco ‘ST506’. 15.4 Bytes Bytes 15.2 Caratteristiche fisiche La testina, rispetto alla direzione radiale del piatto, potrebbe essere fissa o mobile. Nei dischi a testina fissa e’ presente una testina di lettura-scrittura per ciascuna traccia: tali testine sono montate su un braccio rigido che si estende attraverso tutte le tracce (questi sistemi attualmente sono rari). Nei dischi a testina mobile ve ne è una sola montata su un braccio, quest’ultimo può estendersi o ritrarsi in quanto la testina deve essere in grado di raggiungere una qualsiasi traccia. Il disco è montato su un telaio comprendente il braccio, l’albero che fa ruotare il disco e i circuiti per l’ingresso e l’uscita dei dati. I dischi non removibili restano montati nel proprio telaio mentre quelli removibili possono essere asportati e sostituiti con altri dischi; il vantaggio consiste nel poter disporre di quantità illimitate di dati pur avendo quantità limitate di memorie disco, inoltre tali dischi possono essere spostati da un calcolatore ad un altro come avviene con i floppy disk. I dischi magnetici removibili tendono oggi ad essere sostituite da memoria a stato solido dette ‘memorie flash’. Se la patina magnetizzabile è applicata ad entrambe le facce dei piatti i dischi sono detti a doppia faccia (double-sided) altrimenti a singola faccia (single-sided). Nei modelli con più piatti (multiple platter) disposti verticalmente a distanza di pochi centimetri sono presenti più bracci; questi dischi utilizzano una testina mobile di lettura/scrittura per ogni superficie dei piatti, le testine sono fissate meccanicamente in modo tale da trovarsi alla stessa distanza dal centro del disco e muoversi contemporaneamente. Così, in ogni istante, tutte le testine sono posizionate sulle tracce che presentano uguale distanza dal centro del disco. A seconda del meccanismo della testina i dischi vengono classificati in tre tipi. Un un primo tipo di disco, la testina di lettura/scrittura viene posizionata a distanza fissa sopra il piatto lasciando un’intercapedine d’aria. All’altro estremo si trova un tipo di disco (floppy disk) in cui il meccanismo che viene a contatto fisico con il supporto durante le operazioni di lettura o scrittura. Per il terzo tipo va detto che la testina deve generare o leggere un campo elettromagnetico di intensità sufficiente alla scrittura e alla lettura. Più è stretta la testina e più è vicina alla superficie del piatto, quindi tracce più ravvicinate e pertanto maggiore densità dei dati. Tuttavia più la testina è vicina al disco e maggiore è il rischio d’errore per impurità o imperfezione. Per un miglioramento della tecnologia venne sviluppato il disco Winchester (esso si trova comunemente all’interno di personal computer e workstation); le sue testine sono utilizzate negli assemblaggi di dischi ermeticamente sigillati, praticamente privi di contaminanti. Esse operano più vicino alla superficie rispetto a quelle convenzionali consentendo così una maggiore densità dei dati.La testina è in realtà una foglia aerodinamica che si appoggia leggermente alla superficie del piatto quando il disco è fermo. La pressione dell’aria generata da un disco in rotazione è sufficiente per allontanare la foglia dalla superficie. Il sistema risultante, privo di contatto, può quindi utilizzare testine più strette che operano più vicino alla superficie del piattello. 15.3 Caratterizzazione delle prestazioni del disco Per accedere ai dati il sistema operativo deve pilotare i dischi attraverso un processo composto da tre fasi. Nella prima si posiziona la testina sopra la traccia più opportuna, operazione denominata seek (letteralmente ricerca) ed il tempo necessario richiesto è denominato tempo di seek. I produttori di dischi riportano nei loro manuali il tempo di seek minimo, massimo e medio. I 15.5 primi due sono facilmente misurabili, mentre la media si presta a diverse interpretazioni poiché dipende dalla distanza di posizionamento. Le industrie si sono accordate nel calcolare il tempo di seek medio come la somma di tutti i possibili tempi di seek divisa per il numero di posizionamenti possibili. I tempi di seek medi che vengono dichiarati oscillano tra 8 ms e 20 ms, tuttavia a causa della località dei riferimenti al disco i valori medi reali possono anche essere solo il 25-33% di quelli dichiarati; il fenomeno della località si manifesta sia a causa di accessi consecutivi allo stesso file, sia perché il sistema operativo tenta di far eseguire insieme tali accessi. Una volta che la testina ha raggiunto la traccia corretta (seconda fase) è necessario attendere che il settore desiderato si muova (ruotando) sotto la testina di lettura/scrittura; questo tempo viene chiamato latenza di rotazione o ritardo di rotazione. La latenza media per raggiungere l’informazione desiderata corrisponde a mezza rotazione del disco e poiché questi ruotano ad una velocità compresa tra 3600 RPM e 7200 RPM la latenza di rotazione media varia tra: latenza di rotazione media = 0.5 rotazioni/3600 RPM = 8.3 ms latenza di rotazione media = 0.5 rotazioni/7200 RPM = 4.2 ms I dischi caratterizzati da diametri più piccoli sono più attraenti, poiché possono ruotare a velocità maggiori senza un consumo eccessivo, riducendo così la latenza di rotazione. L’ultima fase che caratterizza un accesso ad un disco e’ denominata tempo di trasferimento: è il tempo necessario per trasferire un blocco di bit, che corrisponde solitamente ad un settore. Il tempo di trasferimento è una funzione della dimensione del settore (oggi in realta’ molti trasferimenti da disco hanno una lunghezza pari a più settori), della velocità di rotazione e della densità di memorizzazione di una traccia. Il calcolo si complica di più se si considera che la maggior parte dei dischi possiedono una cache integrata che memorizza i settori man mano che questi vengono acquisiti. Il controllo del disco ed il trasferimento dei dati tra il disco e la memoria vengono gestiti da un controllore di disco. Esso è responsabile dell’aggiunta di un’ulteriore componente al tempo di accesso al disco, nota come tempo del controllore, che corrisponde al ritardo che il controllore impone all’esecuzione degli accessi di I/O. Quindi il tempo medio per eseguire un’operazione di I/O è determinato da queste componenti oltre ad eventuali tempi di attesa dovuti al fatto che altri processi stanno utilizzando il disco. Esempio: Calcolare il tempo medio per la scrittura o la lettura di un settore di 512 byte per un disco che ruota a 5400 RPM ed in cui il tempo medio di seek e’ pari a 12 ms, il tempo di trasferimento e’ 5 MB/s, il tempo aggiuntivo causato dal controllore risulta 2 ms. Il tempo medio di accesso al disco è pari al tempo medio di seek + la latenza di rotazione media + il tempo di trasferimento + il tempo del controllore. Tempo medio accesso disco = 12 ms + 5.6 ms + (0.5 KB)/(5 MB/s) + 2 ms = 19.7 ms Se il tempo medio di seek misurato fosse pari al 25% del tempo medio indicato il risultato sarebbe: Tempo medio accesso disco = 3 ms + 5.6 ms + (0.5 KB)/(5 MB/s) + 2 ms = 10.7 ms 15.6 Da notare è che quando si prende in considerazione il tempo medio di seek misurato, anziché quello indicato dal costruttore, la latenza di rotazione può divenire la componente principale del tempo di accesso. Ciascuna traccia contiene lo stesso numero di bit, tuttavia quelle esterne sono più lunghe. Queste, quindi, memorizzano le informazioni con una minore densità per centimetro rispetto alle tracce più vicine al centro del disco. In alcuni tipi di hard disk, quali tipicamente quelli basati sull’interfacctia SCSI (Small Computer Systems Interface) si usa invece una tecnica detta densità di bit costante, basata sulla memorizzazione di un numero maggiore di settori nelle tracce esterne rispetto a quelle interne. La velocità alla quale si muove l’unità di lunghezza della singola traccia sotto la testina è pertanto variabile ed è maggiore per le tracce esterne. Di conseguenza, se il numero di bit per unità di lunghezza è costante, la frequenza alla quale i bit devono essere letti/scritti è variabile, quindi, la parte elettronica del dispositivo deve tener conto di questo fattore. 15.4 Standard di comunicazione Le tecnologie utilizzate per gli hard disk sono oramai molto sofisticate, dovute direttamente dalla maggiore richiesta di elevate prestazioni e capacità. L’evoluzione costante di processori e memorie incrementa la quantità di dati da elaborare e gli hard disk sono costretti a ospitare e spostare moli sempre maggiori di Mbyte. Le innovazioni tecniche riguardanti vari componenti, come dischi e testine, condizionano la capacità degli hard disk oltre che le loro prestazioni. I vari sistemi d’interfacciamento sono importanti per evitare l’insorgere di limitazioni dal punto di vista delle prestazioni. Attualmente (anno 2005) il sistema di interfacciamento più diffuso utilizza il bus parallelo dello standard ATA (AT Attachment). Ad esempio, nello standard ATA/100 e’ possibile ottenere una velocita’ di trasferimento dal controller all’hard disk pari a 100. Una tale velocità è ragguardevole in quanto non ci sono, per ora, applicazioni che richiedono tutta questa larghezza di banda. Il trend degli hard disk per Personal Computer è orientato verso un nuovo standard denominato S-ATA (Serial ATA), il quale usa un bus di comunicazione seriale anziché parallelo. Il 29/08/2001 sono state rilasciate le specifiche della versione 1.0 dello standard Serial ATA. Questa evoluzione fornisce prestazioni più elevate permettendo di superare alcune limitazioni dovute ai precedenti protocolli di comunicazione, quali l’elevato numero di pin da utilizzare per i collegamenti, la complessità (e quindi i costi) dei cavi usati e le tensioni in gioco relativamente elevate. La prima evidente differenza è nei cavi, i quali utilizzano una connessione punto-punto con lunghezza massima di un metro; inoltre, il Serial ATA, concepito per collegare unità interne, usa due coppie di fili contro i 40/80 necessari con lo standard ATA parallelo. I sistemi operativi attuali sono compatibili poiché questo bus è trasparente rispetto alle applicazioni; sarà, quindi, solamente necessario istallare i corrispondenti driver per il controller così come accade per qualunque altro dispositivo. Un altro aspetto interessante è che per il suo funzionamento necessita di una tensione di 500 millivolt picco-picco, inferiore a quella di 5 V richiesta dagli standard ATA paralleli. Le conseguenze si ripercuotono sui produttori di chipset; infatti, essendo il controller per gli hard disk ormai integrato nel chipset principale del calcolatore, il non esser costretti a utilizzare una tensione di 5 V 15.7 permette di costruire chip con minori dimensioni e pertanto con un risparmio in termini di costi di produzione. Questa riduzione di tensione torna anche utile per il mondo dei portatili con conseguente prolungamento dell’autonomia delle batterie. Per quanto riguarda la topologia di collegamento usata da Serial Ata ci si trova di fronte a una configurazione a stella. Ossia da un connettore del controller parte un cavetto che va direttamente all’hard disk, per collegare un secondo hard disk serve un secondo connettore e un altro cavetto analogo al primo. Tra le conseguenze di questo tipo di collegamento c’è la possibilità di evitare collisioni di segnali sullo stesso cavo, con diversi vantaggi per le prestazioni. A livello software non ci sono sconvolgimenti dato che il comportamento dei registri di controllo e dei comandi, i trasferimenti dati, i reset e gli interrupt sono tutti emulati dall’unità. 15.5 Direzioni future I dischi magnetici hanno capacità che crescono rapidamente anche se il tempo di accesso migliora molto più lentamente. Una delle spiegazioni sta nel fatto che i dischi magnetici hanno un’evoluzione più veloce nella fascia bassa piuttosto che in quella alta del mercato, ed è la fascia bassa a registrare una spinta maggiore verso un limitato costo per megabyte. Questo mercato ha dato il suo contributo alla riduzione nella dimensione dei dischi dai piatti da 14 pollici (35 cm) usati per i dischi dei mainframe ai dischi di 1.3 pollici (3.5 cm) sviluppati per i calcolatori portatili e palmari. Questa elevatissima richiesta di dischi piccoli ha portato ad un’accelerazione per il miglioramento della densità dei dischi. Oltre al miglioramento della densità sono cresciute anche le velocità di trasferimento, man mano che i dischi aumentavano la propria velocità di rotazione e miglioravano le interfacce. Inoltre, ogni disco ad alte prestazioni prodotto oggi contiene un buffer di traccia o di settore che implementa un meccanismo di cache che memorizza i settori quando la testina passa sopra di essi. Un’importante novità per ciò che concerne l’organizzazione dei dischi è costituita dai sistemi RAID (Redundant Array of Inexpensive Disks o letteralmente schiere di dischi piccoli ed economici). La motivazione che spinge a ciò è che, poiché il prezzo per megabyte è indipendente dalla dimensione del disco, il throughput potenziale può essere migliorato utilizzando più unità disco e quindi più testine: la distribuzione dei dati su più dischi fa sì che gli accessi avvengano su più dischi; mentre l’uso delle schiere migliora il throughput , la latenza non viene però necessariamente ridotta. L’aggiunta dei dischi ridondanti offre la possibilità di scoprire un disco guasto e recuperare automaticamente l’informazione perduta. Le schiere possono quindi migliorare l’affidabilità e le prestazioni dei sistemi di elaborazione. Ad esempio IBM offre sia la soluzione basata su RAID sia un sottosistema di dischi che utilizza i dischi più grandi prodotti dall’azienda. Nonostante questo continuo sviluppo va sottolineato come il disco rimanga il vero collo di bottiglia dei moderni Personal Computer: con tempi di accesso ai dati dell’ordine di una decina di millisecondi, un moderno processore può sprecare qualche milione di cicli utili in attesa del dato giusto da elaborare. Le piattaforme multiprocessore di prossima introduzione non faranno che esasperare questo problema, necessitando di maggiori quantità di dati da elaborare. Le nuove generazioni di dischi rigidi hanno,tuttavia, tutte le carte in regola per stare al passo con le future piattaforme. Infatti basti osservare le nuove tecnologie dei protocolli di 15.8 comunicazione. Ad esempio, la tecnologia NCQ (Native Command Queueing) è la caratteristica più avanzata del futuro standard Serial Ata II. NCQ è un protocollo che permette all’hardware di controllo del disco di mantenere in sospeso più comandi allo stesso tempo. I dischi che lo supportano dispongono di un buffer dove i comandi pervenuti possono essere accodati, riordinati e infine essere eseguiti in modo dinamico per ottimizzare i tempi di accesso e scrittura dei dati sulla superficie magnetica. Il protocollo Serial Ata II si basa su tre nuove funzioni integrate atte a migliorare le prestazioni dei dischi: Race Free Status Return Mechanism, Interrupt Aggregation e First Party Dma. La prima funzione consiste nella possibilità di comunicare la risposta, o status, ad un qualunque comando dell’host in ogni momento senza che questo resti in attesa per riceverlo; in questo modo il drive può soddisfare comandi multipli e restituirne lo stato consecutivamente o perfino nello stesso momento. La seconda funzione, aggregazione degli interrupt, consente di superare il problema che riguarda il drive per ciò che concerne la produzione di un segnale d’interruzione per l’host ogni volta che completa un comando: se un drive con NCQ completa più comandi in un tempo molto breve, i singoli segnali di interrupt vengono aggregati per produrne uno solo affinché l’host sia interrotto una volta sola per più comandi. Infine la funzione First Party Dma consiste in un sofisticato sistema che permette al drive di eseguire un’operazione di accesso diretto alla memoria centrale per trasferirvi dati senza l’intervento del software dell’host ed è alla base della possibilità di riordinare la sequenza di esecuzione dei comandi. Infatti, il drive può scegliere di propria iniziativa il buffer da trasferire e preparare il comando appropriato per il sistema DMA, il controller dell’host si limita quindi a copiare nel controller DMA la direttiva che arriva dal drive in modo che venga avviato il trasferimento hardware dei dati. E’ evidente che, con il sistema NCQ, l’host può trasmettere comandi mentre il disco sta ancora eseguendo quelli precedenti, offrendo così un miglior supporto al software multithread per Windows o Linux. In pratica la coda delle richieste di accesso al disco viene riordinata e eseguita tenendo conto della posizione delle testine sui dischi, in modo da ridurre al minimo il numero di rotazioni dei dischi e di spostamenti delle testine, il che comporta migliori prestazioni e minore usura meccanica. La logica NCQ del drive può decidere di eseguire subito una richiesta appena arrivata, facendole saltare una lunga coda di attesa, se determina che la testina sia già nella giusta posizione, magari integrando la richiesta a quelle che riguardano lo stesso settore su disco. Le prove di laboratorio hanno evidenziato come, anche in mancanza di software appositamente ottimizzato, l’incremento di prestazioni è di almeno il 15%. Per ciò che concerne i futuri supporti ottici sono da menzionare due formati, che sono il Blu-Ray e HD-DVD (entrambi basati su laser blu, cioe’ a lunghezza d’onda piu’ bassa rispetto ai laser attualmente utilizzati nelle memorie ottiche) che sono in concorrenza per succedere agli attuali formati per DVD. I supporti Blu-Ray possono contenere fino a 50 GByte di dati, mentre gli HD-DVD possono registrare fino a 32 GByte di dati. Il supporto fisico ha lo stesso spessore di un normale DVD (1.2 millimetri) e i masterizzatori di DVD esistenti si potrebbero modificare con poca spesa. Blu Ray e HD-DVD sono, quindi, una soluzione interessante per il backup dei dati. E’ interessante notare come anche nella variante Double Layer (7.9 GByte) il DVD non riesca ad eguagliare la capacità di archiviazione offerta da Blu Ray e HD-DVD. 15.6 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI [1] D.A. Patterson, J.L. Hennessy, “Computer Organization and Design”, Morgan Kuafmann 2004. 15.9