Agricoltura biologica - AGRONOMIA Gestione agronomica del suolo in aziende agricole biologiche di Francesco Filocamo e Paolo Lavorata Sommario © Associazione Prober Introduzione pag. 1 Distribuito come inserto di Prober Informa Aut. Trib. BO n. 6932 del 22/07/1999 Il terreno agrario da pag. 2 a pag. 5 Direttore Responsabile Barbara Musiani Proprietà redazione e amministrazione: Prober via Fioravanti 22 Bologna mailto:[email protected] Interventi agronomici utili per la gestione del terreno pag. 6 Sped. In abb. Post. Art. 2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di Bologna Stampato in proprio L’inerbimento da pag. 7 a pag. 10 Coordinamento redazionale e grafico Giuseppe Santagata Hanno collaborato Francesco Filocamo e Paolo Lavorata Progetto grafico e impaginazione Erica Cavedale Progetto sviluppo internet Green Planet Natural Network http://www.greenplanet.net Foto Archivio Prober Realizzato con il contributo della Regione Emilia - Romagna Reg. CEE 2078/92 art.6 anno 1999 La seguente pubblicazione è disponibile all’indirizzo internet http://www.greenplanet.net/prober Dalla teoria alla pratica: due esempi concreti da pag. 11 a pag. 20 Introduzione L a gestione agronomica del suolo è tra gli aspetti più importanti nella conduzione di un’azienda agricola, in particolare se questa è condotta nel rispetto del Regolamento CEE 2092/91. Tale pratica, infatti, si discosta dalla semplice gestione del terreno, sinonimo fino a qualche tempo fa esclusivamente di lavorazione meccanica, poiché definendola gestione agronomica si vogliono richiamare quegli interventi utili e necessari a sfruttare al meglio, e a mantenere nel tempo, la fertilità di un terreno agrario. Considerando la fertilità come “l’attitudine del suolo a fornire determinati risultati produttivi relativamente ad una data coltura o categoria di colture, in determinate condizioni climatiche e con l’adozione di tecniche agronomiche ordinarie”1, risulta determinante considerare il terreno agrario una risorsa naturale, e valorizzarne le potenzialità risultanti dalle caratteristiche chimico-fisiche in un’ottica di conservazione a vantaggio anche delle generazioni future. Con una gestione agronomica del terreno, mirata e condotta secondo i canoni del modello agricolo eco-compatibile ed eco-sostenibile, vengono efficacemente formalizzati i criteri da seguire per il raggiungimento di questo importante obiettivo. In sintesi, l’obiettivo richiamato può essere formalizzato attraverso due pratiche fondamentali: le lavorazioni minime associate all’inerbimento, ed il riciclaggio di materiale organico proveniente dalle stesse aziende ricorrendo, quando necessario, all’impiego di fertilizzanti ausiliari. 1 Foto: archivio Prober pagina 1 Prof. L. Cavazza, in Agricoltura ed Ambiente, Accademia Nazionale di Agricoltura, Bologna 1985. Il terreno agrario2 S i usano spesso indifferentemente i termini terra, suolo, e terreno. Pur essendoci molte analogie tra il significato comune di suolo e di terreno, è forse opportuno chiarire fin dall’inizio questi concetti che sono fondamentali in pedologia. Terra: termine utilizzato per indicare la superficie terrestre che è oggetto di studio della geologia. Suolo: termine utilizzato per indicare le terre evolute e non degradate, quindi, coltivabili agronomicamente. Esse rappresentano circa 7 miliardi di ettari sotto forma di: pascoli, foreste, seminativi, terre arabili. Terreno: termine utilizzato di norma con un significato molto ristretto, limitato alla sola possibilità di uso agronomico. Perciò viene distinto in: naturale, inteso con caratteristiche ancora primitive o non pienamente evolute, atto alla coltivazione ma con vegetazione prevalentemente spontanea: foreste e pascoli; agrario, inteso come risultato delle modificazio- ni, degli apporti dell’uomo e della tecnica attraverso le lavorazioni, le sistemazioni e le concimazioni. È quindi, la superficie agraria destinata alla coltivazione: circa 3,5 miliardi di ettari nel mondo. Un terreno naturale presenta una successione ben definita di strati od orizzonti, con prevalenza di quelli organici derivanti dalle spoglie delle colture. Nei terreni coltivati, invece, i materiali organici ben raramente costituiscono strati dato che la parte superficiale è profondamente modificata dalle lavorazioni agrarie; inoltre, a causa dell’asportazione dell’intera pianta coltivata, diventano indispensabili le concimazioni sia organiche che minerali per compensare la perdita continua di materiali nutritivi. Il terreno agrario è formato da tre fasi: liquida, solida, gassosa. La ripartizione tra fase gassosa e fase liquida dipende dalla natura dei componenti e dal loro diverso rapporto nella fase pagina 2 solida. La formazione di macroporosità, dovuta alle particelle terrose di grandi dimensioni: scheletro e sabbia grossa, favorisce la fase gassosa; la formazione invece di microporosità, legata alla presenza di argilla e ancor più di humus, favorisce invece la presenza di acqua capillare che è quella assorbita dalle piante. Terreno agrario Acqua igroscopica Acqua di capillarità Fase aeriforme o gassosa Fase solida Fase liquida Acqua di percolazione Azoto (N2) Anidride carbonica (CO2) Gas vari Ossigeno (O2) Aspetto fisico Scheletro (particelle>2 mm) Terra fine (particelle<2 mm) Ghiaino Ghiaia Ciottoli (2-5 mm) (5-10 mm) (>10 mm) Sabbia grossa Sabbia fine (2-0,2mm) (0,2-0,02 mm) Limo (0,02-0,002 mm) Argilla (< 0,002 mm) Aspetto chimico Sostanze Inorganiche o minerali Silicati Fosfati Carbonati (calcare) Organiche ed umiche Ossidi ed Idrossidi Colloidi pagina 3 Un buon terreno agrario deve possedere un giusto rapporto tra macro (circa 50 %) e microporosità; diversamente, se prevale l’una o l’altra ci troveremmo di fronte a terreni aridi, con molto ossigeno e poca acqua o a terreni asfittici, con molta acqua e poco ossigeno, che rendono impossibile la coltivazione delle colture agrarie. Per quanto riguarda la fase solida, le proporzioni tra componenti del terreno quali lo scheletro, la sabbia, il limo e l’argilla sono importanti per determinarne la tessitura o la granulometria, mentre le loro varie disposizioni sono importanti per definirne la struttura. Buona parte delle piante, soprattutto le arboree, preferiscono i terreni franchi o di medio impasto,a granulometria equilibrata (30 -50 % di sabbia, 25-45 % di limo, 20-25 % di argilla) e con scheletro scarso o assente, la cui struttura è di tipo glomerulare. Particolare interesse per il loro effetto positivo sul terreno e sulle piante, rivestono la sostanza organica ed i colloidi in ge- nere. Riguardo all’aspetto chimico del terreno, le sostanze colloidali influiscono anzitutto sulla quantità di acqua trattenuta dal terreno contro le forze di gravità; inoltre queste favoriscono la formazione di una struttura glomerulare o lacunare ed intervengono attivamente all’espletamento della funzione chimica del terreno: la nutrizione minerale. Infatti, la presenza attiva dei colloidi favorisce ed esalta il movimento degli elementi nutritivi, gli ioni minerali, dalla fase solida alla fase liquida del terreno, favorendo perciò il passaggio degli ioni alla soluzione circolante e la capacità di scambio cationico. Alla base di tutto ciò sta la proprietà dei colloidi di assorbire più o meno saldamente gli ioni, con lo scopo di frenare il fenomeno della percolazione e del dilavamento delle sostanze nutritive prima che esse possano essere assorbite dalle piante. Gli ioni assorbiti dai colloidi non potrebbero poi essere utilizzati dalle piante se non intervenisse lo pagina 4 scambio cationico. Tramite questo, gli ioni precedentemente assorbiti vengono spostati nella soluzione circolante (acqua presente nel terreno in cui si trovano disciolti i vari sali minerali) pronta per essere utilizzata dalle piante, da altri nuovi ioni di natura e di concentrazione diversa che prendono il posto dei primi. La sostanza organica, costituita dalle spoglie in via di decomposizione degli esseri viventi quali piante ed animali che popolano il terreno e l’humus in particolare, oltre alle caratteristiche dei colloidi appena descritte, ne comprende altre che hanno effetti positivi sul terreno e sulle colture quali: ❥ l’aumento della stabilità degli altri colloidi favorendo la formazione dei glomeruli; ❥ l’influenza sulla temperatura del terreno (terreni caldi); ❥ l’aumento della capacità nutritiva sia direttamente (come fonte sensibile di azoto) che indirettamente (aumentando la solubilità degli altri composti cioè dei fosfati, nitrati ecc.); ❥ l’aumento della crescita delle radici e la resa delle piante a fusto sotterra neo (tuberi, cipolle, carote, barbabietole ecc.); ❥ l’aumento della quantità di sostanza secca ed il rapporto granella/paglia; ❥ il miglioramento della vita dei microrganismi utili alle piante e l’aumento della loro attività enzimatica e biochimica. 2 Per il presente capitolo si è fatto riferimento al corso di insegnamento di chimica del suolo del Prof. P. Sequi. pagina 5 Interventi agronomici utili per la gestione del terreno D opo quasi mezzo secolo di lavorazio- ni intensive e disorganizzate, complice anche il progresso raggiunto nel settore delle macchine operatrici, si è constatato ed ammesso l’aumento di una serie di conseguenze negative che hanno fatto passare in secondo piano i vantaggi e le funzioni primarie per le quali si era scelta la lavorazione del terreno. Tra le conseguenze negative si annoverano: ❥ l’impoverimento del terreno in sostanza organica, ❥ la comparsa della suola di lavorazione e di fenomeni di clorosi ferrica, ❥ l’aumento delle malerbe perenni, ❥ la compromissione delle caratteristiche fisiche del terreno qualora si eseguono lavorazioni con il terreno non in tempera, ❥ l’incremento dell’erosione particolarmente nelle aziende di collina, ❥ l’aumento dei costi e dell’impiego di manodopera. La lavorazione del terreno presenta sicuramente aspetti positivi, primo tra tutti l’eliminazione delle malerbe che, entrando in competizione con le colture per l’acqua e per gli elementi nutritivi, possono interferire con la loro resa. Con il progredire della sperimentazione si sono messi in evidenza gli aspetti negativi prima richiamati che hanno orientato verso un forte ridimensionamento del numero e del tipo di interventi meccanici, preferendo l’inerbimento. Lavorazione del terreno Vantaggi Svantaggi Migliore decomposizione del materiale trinciato e lasciato sul posto Difficoltà per il transito dei mezzi agricoli con il terreno bagnato Eliminazione della flora infestante Compattazione e destrutturazione del suolo Migliore utilizzo dell’acqua di precipitazione Formazione della suola di lavorazione con conseguenza potenziale della clorosi Interramento dei fertilizzanti e migliore umificazione Maggior erosione dello strato superficiale fertile (erosione e ruscellamento) Rapida mineralizzazione della sostanza organica Maggiori perdite di sostanza organica (si porta in superficie terreno più umido) Fonte: da Corazzina et al., 1985 - Agricoltura E. R. modificata pagina 6 L’inerbimento A ntica tecnica di gestione alternativa alla lavorazione del terreno, è una tecnica che cerca di garantire una protezione completa ad esso ed alla pianta agendo come equilibratore dei fenomeni fisicochimici e biologici del sistema terrenopianta. In tempi recenti le diverse sperimentazioni hanno mostrato gli aspetti positivi di questa tecnica colturale sulle proprietà fisiche del terreno e sugli aspetti vegetoproduttivi delle colture. L’inerbimento costituisce un’alternativa alle lavorazioni ordinarie, biologicamente più valida del diserbo e della pacciamatura. Esso, infatti, lasciando sul posto l’erba tagliata, riveste il terreno occupato dagli impianti arborei di un prato permanente, spontaneo o artificiale, sottoposto a frequenti sfalci. Foto: archivio Prober pagina 7 Inerbimento Vantaggi o pregi Svantaggi La presenza di un cotico erboso offre alla superficie del terreno una maggiore portanza per le macchine che possono meglio transitare nelle interfile e recare meno costipamento del terreno specialmente quando è presente una certa umidità L’inerbimento può interferire con le disponibilità idriche ed azotate del terreno che si esauriscono più rapidamente rispetto al terreno non inerbito: per questo aspetto spesso sono richiesti interventi irrigui e concimazioni azotate supplementari. Di questo bisogna tenere conto nella razionalizzazione delle fertilizzazioni, ricorrendo all’utilizzo di concimi biologici più ricchi di azoto a pronta disponibilità e meno ricchi di humus per le colture in atto I terreni inerbiti sono più porosi e permeabili, a struttura più stabile (migliore stato di aggregazione), più aerati, più ricchi di humus e con maggiore attività dei microrganismi aerobi. Manca infine, o è molto ridotta, la suola di lavorazione La competitività tra prato e colture arboree, non sempre raggiunge un giusto equilibrio. Non tutte le specie arboree sopportano in uguale misura gli effetti competitivi, e talora anche antagonistici per la presenza di tossine radicali, del prato permanente. La vite, il melo ed il pero hanno in generale dimostrato di adattarsi più facilmente delle drupacee, in particolare del pesco Nei terreni inerbiti la temperatura del suolo presenta oscillazioni meno ampie (volano termico) che nel terreno lavorato L’inerbimento agisce in senso positivo sulla costituzione naturale di riserve idriche, limitando lo scorrimento superficiale dell’acqua, e valorizzando la maggiore permeabilità e capacità d’invaso del terreno stesso Nella nutrizione fosfo-potassica, i terreni inerbiti hanno una migliore assimilabilità degli elementi rispetto a quelli lavorati in quanto le essenze che costituiscono il cotico erboso fungono da ponte nella traslocazione di questi due elementi dalla superficie del terreno verso la zona dell’apparato radicale La consociazione fra piante arboree e prato raggiunge nel tempo un equilibrio compatibile con l’attività vegetativa e produttiva delle colture. Nel periodo iniziale però è riscontrabile un certo grado di competizione da parte delle piante erbacee, soprattutto verso l’approvvigionamento idrico: fattore che può risultare utile, ad esempio in primavera, per prosciugare più rapidamente i terreni soggetti a ristagno idrico Contrasta l’erosione e lo scorrimento superficiale (perdita di sostanze nutritive ed humus) pagina 8 Per contenere gli aspetti negativi sopra richiamati, visto che gli impianti adulti si comportano meglio di quelli giovani per via del maggior sviluppo del loro sistema radicale, si procede con la tecnica dell’inerbimento dopo tre anni dal momento dell’impianto. In linea generale, i vantaggi conseguiti con l’inerbimento si possono comunque considerare superiori agli effetti negativi soprattutto per le colture in atto, e per le migliorate proprietà fisiche, chimiche e biologiche del terreno agrario. Si è convenuto pertanto che, la tecnica dell’inerbimento rappresenta per le aziende un ottimo mezzo volto alla conservazione e al miglioramento delle proprietà agronomiche, ovvero volto al mantenimento della fertilità del suolo. L’intensa attività agricola incide negativamente sulla fertilità biologica del terreno che, a sua volta, è fortemente condizionata dal contenuto di humus. Da ciò l’esigenza di reintegrare, o almeno mantenere, la potenziale fertilità residua con periodici apporti di sostanza organica dall’effetto ammendante. L’apporto di sostanza organica al terreno nelle diverse aziende avviene con modalità pressoché simili come: il riciclo dei diversi materiali di residuo delle operazioni colturali, nella fattispecie: scarti di potatura, sfalci, il compostaggio degli scarti organici prodotti in azienda come il letame, i residui verdi e gli scarti di frutta, l’acquisto di fertilizzanti ausiliari. Nella gestione agronomica del terreno, la sostanza organica esercita un ruolo fondamentale circa le proprietà fisiche, chimiche e biologiche del suolo e riguardo alla conservazione della sua fertilità. In particolare, si possono individuare gli aspetti seguenti: ❥ effetti sulle caratteristiche fisiche del terreno: miglioramento delle proprietà strutturali con formazione di aggregati più stabili, riduzione dei fenomeni erosivi ed aumento dell’aerazione; ❥ effetti sulla chimica del suolo: la sostanza organica aumenta la capacità di assimilazione degli elementi nutritivi minerali migliorando in genere lo stato nutrizionale delle piante; ❥ effetti sulla biologia del terreno: la sostanza organica costituisce il substrato per lo sviluppo dei microrganismi del terreno estremamente importanti per la nutrizione dei vegetali. Il reintegro di sostanza organica, oltre che rispondere a finalità produttive, svolge un’importante funzione di salvaguardia ambientale. Infatti nel miglioramento di pedotipi compromessi, l’operazione di ripristino delle condizioni naturali non può prescindere da apporti mirati di sostanza organica. Foto: archivio Prober pagina 9 Funzione Agronomica della sostanza organica Funzioni sul sistema terrenolpianta Effetti Garantisce un’ottimale strutturazione formando i complessi argillo-umici, indici di una idonea presenza di microporosità Influenza sulle proprietà fisiche Interazione con i prodotti organici di sintesi con i quali intenzionalmente o meno viene in contatto Coadiuva una funzione digestiva di smontaggio dei composti complessi in composti più semplici, utili all’attività agricola o a minor impatto ambientale Funzioni nutrizionali Funzioni conseguenti le attività enzimatiche e fisiologiche Formazione dei complessi organo-minerali con funzione di riserva nutrizionale (graduale rilascio e maggiore disponibilità) e di sostanze ad azione chelante (riduzione delle perdite per dilavamento e solubilizzazione) Influenza specifica sull’assorbimento radicale (permeasi) e sulla proliferazione del capillizio radicale (divisione cellulare); influenza sull’accrescimento e sulla senescenza Fonte: Atti della giornata di studio sul recupero di scarti organici - Forlì 1995 In conclusione, la tecnica dell’inerbimento associata alla fertilizzazione con sostanza organica, è sicuramente interessante e ad impatto ambientale vantaggioso in quanto capace di: ❥ limitare le perdite di terreno nelle coltivazioni localizzate in pendìo, ❥ ridurre la carenza di sostanza organica dei suoli, ❥ ottenere economie sui costi di gestione migliorando la quantità e la qualità di produzione. pagina 10 Dalla teoria alla pratica: due esempi concreti D i seguito riportiamo i risultati di un’analisi sulle modalità di condurre le pratiche agronomiche aziendali per ottimizzare la presenza della sostanza organica. Le aziende descritte fanno parte del campione utilizzato nella realizzazione del progetto dimostrativo “la Gestione agronomica del suolo in aziende agricole biologiche” Azienda Agricola Bortolotti Maria Ponte Ronca - Zola Predona, Bologna Suddivisione colturale annata 1999 - 2000 Coltura Superficie (Ha. a. ca) Vigneto (Albana, Cabernet, Sauvignon, Pignoletto, Trebbiano) 4.00.00 Totale SAU 4.00.00 Il vigneto viene allevato in parte a cordone speronato, in parte a G.D.C. (dall’inglese Geneva double curtain), cioè a doppia cortina. Dalla trasformazione dell’uva, ottenuta con il metodo dell’agricoltura biologica, si produce vino D.O.C. commercializzato con il marchio dell’azienda. La conversione al metodo dell’agricoltura biologica è iniziata nel 1992. Il periodo di conversione è durato due anni. Il passaggio al metodo dell’agricoltura biologica non ha comportato evidenti decrementi di resa delle coltivazioni, al contrario, il maggiore apprezzamento sul mercato del prodotto ottenuto con le uve biologiche, ha compensato la lieve caduta di produzione verificatasi. Le caratteristiche principali del tipo di suolo presente sono state individuate in seguìto a un sopralluogo in azienda. Sono stati eseguiti prelievi di terreno con carotaggi in due zone rappresentative, e a profondità di 0-30 cm e di 30-60 cm. La rilevazione di un profilo pedologico ha, inoltre, permesso di constatare il forte grado di differenziazione tra il terreno agrario ed il litotipo sottostante. Tutto ciò, confermato da quanto riportato nella pubblicazione sui suoli fatta a cura del Servizio Cartografico della Regione, rivela la presenza di uno strato mediamente profondo di terreno agrario (fino a circa 70 cm dal piano di campagna), e di una zona sottostante pagina 11 di roccia tenera di materiale sabbioso. Questi suoli si sono probabilmente formati da litotipi costituiti da arenarie stratificate e da depositi fluviali prevalentemente argillosi. Foto: archivio Prober Descrizione del suolo Suolo con pendenza variabile fino al 25 % circa; profondo; a tessitura franco limoso-argillosa con scheletro assente; non calcareo e acido. Qualità agronomiche Il suolo è di facile lavorabilità, con discreta capillarità e decomposizione della sostanza organica. La disponibilità di ossigeno è moderata, con capacità idrica discreta. L’apparato radicale non incontra particolari resistenze nell’attraversamento del terreno agrario. La possibilità di formazione di crosta superficiale non è da escludere, come anche il verificarsi di ristagno idrico superficiale. Il suolo si presta in genere a tutti i tipi di coltivazione, ad eccezione di quelle colture che preferiscono terreni neutri o sub-alcalini o ad elevato contenuto di calcare. pagina 12 Successivamente, e sulla base dei risultati dei rilievi pedologici eseguiti, si sono individuate all’interno dell’azienda, una o più Unità Omogenee di Gestione del Suolo (U.O.G.), tali da consentire la standardizzazione delle pratiche agronomiche. Con il termine Unità Omogenea di Gestione si intende la presenza costante, in una determinata porzione di terreno, delle caratteristiche chimico-fisiche, nonché colturali. In questa azienda si è individuata la U.O.G. descritta sinteticamente di seguìto. Foto: archivio Prober pagina 13 U.O.G. A Tipo di suolo Rotazione ed avvicendamento colturale Pratiche Agronomiche Adottate Vigneto Impianto Nel caso del “G.D.C.” si fa una rottura con ripper alla profondità di circa un metro, a cui segue una letamazione (circa 2.000 quintali/ha) ed una aratura meno profonda; per finire una fresatura. Nel caso del cordone speronato viene fatta un’aratura più leggera a circa 50 cm di profondità, a cui segue una letamazione di circa 2.000 quintali/ha, e per finire una fresatura. Anni successivi Inerbimento totale dell’intero vigneto, con rottura del cotico totale per il G.D.C., parziale sull’interfila per il cordone speronato ogni tre anni; Letamazione abbondante, circa 2.000 quintali/ha, seguita da interramento. Trinciatura dei sarmenti che vengono lasciati sul posto assieme allo sfalcio del cotico erboso. Si prevede di praticare la tecnica del sovescio nell’interfila. pagina 14 I campioni di terreno prelevati ed analizzati hanno dato i risultati riportati in tabella. Analisi Metodo Campione 1 0-30 cm 30-60 cm Sabbia totale (%) Idrometro 9 13 Limo totale (%) Idrometro 52 50 Argilla (%) Idrometro 39 37 pH (in acqua 1:2.5a 25 °C) Potenziometrico 5.70 5.70 CaCO3 attivo (g/Kg) Ossalato-Perman. <1 <1 Sostanza organica (g/Kg) Walkley e Black 25 24 K2O scambiabile (mg/Kg) BaCl2 358 340 P205 scambiabile (mg/Kg) Olsen 60 59 N totale per mille Kjeldahl modif. 0.30 0.27 pagina 15 Azienda Agricola Rivalta Luciano via Lughese, 118 - Forlì Suddivisione colturale annata 1999 - 2000 Coltura Superficie (Ha. a. ca) Pescheto (Maria Delizia, Sensation, Baby Gold 9, Lizbeth, Star Red Gold, Rich Lady, Big Top, Royal Gem, Glohaven, Spring Lady, Springbelle,Springred, Springcrest, Redhaven, Flavorcrest) 5.24.92 Meleto (Commercio, Golden, Abbondanza, Mutsu, Staiman) 0.74.00 Vigneto (Trebbiano) 1.95.00 Piante di nocciolo 0.00.05 Seminativo e colture da orto varie in rotazione (erba medica, mais, orzo, grano mondo, grano tenero, patata, pomodoro da mensa e da industria, melanzana, peperone, cipolla, aglio, fagiolo e fagiolino, fava, pisello, zucchino, cetriolo, melone, carota, prezzemolo, basilico, sedano, ravanello, rapa bianca, insalata, daicon) e seconda coltura (porro, finocchio, cavolfiore, cavolo, verza, cima di rapa, cavolo cappuccio, cavolo broccolo, cicoria, radicchio, cardo Totale SAU 2.93.47 10.87.44 pagina 16 Alle colture sopra citate si aggiunge l’allevamento di due vacche e due vitelli e di animali di bassa corte, alimentati con il reimpiego di prodotti biologici quali l’erba medica e i cereali, ottenuti in azienda. Il latte è utilizzato per la produzione di formaggio e ricotta venduti nello spaccio aziendale. La frutta e gli ortaggi sono portati ad una cooperativa della zona. La conversione al metodo di coltivazione biologico in azienda è arrivato gradualmente. Questo metodo, introdotto per la prima volta nel 1988 sul vigneto, è stato esteso di seguìto ai cereali, agli ortaggi, infine, al frutteto. Prima di questa data l’azienda praticava la lotta integrata. La conversione di tutte le colture aziendali al biologico non ha comportato sostanziali variazioni nelle rese delle coltivazioni: il calibro di frutti ed ortaggi, seppur lievemente diminuito, è rimasto in ogni caso di pezzatura media e non sono mai stati riscontrati problemi per la vendita. Rimane da ridurre gli scarti dei prodotti dovuti all’attacco di alcuni insetti che sfuggono alla lotta biologica anche se il problema, dopo opportuni accorgimenti tecnici, è in via di risoluzione. I primi tre, quattro anni dopo la conversione all’agricoltura biologica, la raccolta di prodotto non commerciabile era dovuta alla presenza di cocciniglie e tripidi. L’impianto di siepi ha contribuito alla loro scomparsa. Attualmente si stanno rivolgendo sforzi verso la riduzione dello scarto di pesche precoci, dovuto alla presenza di Anarsia e Forbicine. I tentativi in atto contro questi insetti riguardano l’uso di trappole a nido per le Forbicine, e l’utilizzo della tecnica della confusione sessuale per la lotta all’Anarsia. Descrizione del suolo Suolo pianeggiante con pendenza inferiore a 1%; molto profondo; a tessitura franco-limosa con scheletro assente; calcareo e moderatamente alcalino fino alla profondità di cm 120. pagina 17 Qualità agronomiche Il suolo è di facile lavorabilità, con capillarità intensa e buona decomposizione della sostanza organica nonché solubilizzazione dei costituenti chimici. La disponibilità di ossigeno è buona. Le radici trovano facile penetrabilità e buona disponibilità idrica. La possibilità di formazione di crosta superficiale è molto bassa come anche il verificarsi di ristagno idrico in superficie. Il suolo si presta bene a tutti i tipi di coltivazione ed in particolare, riguardo le specie arboree; l’alto contenuto di calcare attivo è un fattore condizionante nei confronti di colture particolarmente sensibili a tale aspetto. In questa azienda sono state individuate le due Unità Omogenee di Gestione descritte nello schema seguente. U.O.G. A Tipo di suolo Rotazione ed avvicendamento colturale Pratiche Agronomiche adottate Frutteto e vigneto Impianto Lavorazione a doppio strato, con ripper fino a 70-80 cm di profondità e aratura fino a circa 30 cm Anni successivi Sovescio nell’interfila per i primi 3-4 anni Inerbimento nell’interfila dopo il 4° anno, con sfalcio primaverile a file alterne allo scopo di conservre gli insetti utili Lavorazione estiva sulla fila con scavallatore a dischi Al bisogno si effettua una fertilizzazione organica con letame e compostprodotti in azienda e con concimi organici quali sangue compostato, pollina, ed altri comprati all’esterno Per il solo pesco, si effettua una concimazione fogliare primaverile subito dopo l’allegagione. Tale concimazione a base di alghe nelle dosi di 1 Kg/h a una volta alla settimana per un mese pagina 18 U.O.G. B Tipo di suolo Rotazione ed avvicendamento colture Pratiche Agronomiche adottate Seminativo e colture da Aratura eseguita a 35-45 cm di profondità, seguita da erpicatura orto varie in rotazione Fertilizzazione organica con letame e compostprodotti in azienda e con concimi organici come sangue compostato, pollina ed altri, comprati all’esterno pagina 19 Le analisi chimiche hanno dato i risultati riportati nella tabella che segue. Analisi Campione 1 (pescheto giovane) Campione 2 (ortaggi) Campione 3 (pescheto) Profilo 0-30 cm 30-60 cm 0-30 cm 30-60 cm 0-30 cm 30-60 cm 120 cm Sabbia totale (%) 21 21 13 21 13 15 19 Limo totale (%) 56 58 64 56 66 64 54 Argilla (%) 23 21 23 23 21 21 27 pH (in acqua) 7.5 7.54 7.61 7.58 7.46 7.74 7.58 CaCO3 attivo (g/Kg) 94 96 100 102 97 94 107 Sostanza organica (g/Kg) 15 14 13 15 14 14 _ K2O scambiabile (mg/Kg) 10 10 11 11 10 10 _ P205 scambiabile (mg/Kg) 20 21 24 23 25 25 _ N totale per mille 0.25 0.28 0.26 0.30 0.45 0.42 _ La dotazione organica riscontrata in azienda mantiene valori piuttosto costanti, sia negli appezzamenti con colture erbacee che in quelli con colture arboree, dove è adottata la tecnica dell’inerbimento. Nel caso dell’azienda in esame, le tecniche colturali adottate, le rotazioni tra le colture miglioratrici: erba medica, sovescio, leguminose da granella, mais ecc., e quelle sfruttatrici: frumento, orzo ecc., e la dote organica apportata dalle fertilizzazioni: letame, compost ecc., consentono il mantenimento nel tempo del buon livello di sostanza organica presente. pagina 20