Linea guida per la gestione integrata del paziente
con insufficienza cardiaca cronica tra ospedale e territorio.
Introduzione:
L’insufficienza cardiaca cronica è una complessa sindrome clinica di sintomi e segni suggestivi per
una compromissione della funzione di pompa del cuore. E’ causata da alterazioni strutturali o
funzionali del cuore. Una parte dei pazienti soffrono di insufficienza cardiaca dovuta ad una
disfunzione ventricolare sistolica sinistra (LVSD) associata ad una frazione di eiezione ventricolare
sinistra ridotta. Altri invece hanno un’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione conservata. La
causa più comune di insufficienza cardiaca nel nostro studio (StudioCHEF) è risultata essere
l’ipertensione (ca 70%) seguita dalla cardiopatia ischemica cronica (ca 40%) e dalle valvulopatie (ca
il 30%). Il 14% aveva sofferto di un infarto miocardico acuto in passato.
Estrapolando i risultati del nostro studio vi sono attualmente in Alto Adige circa 5000 persone
affette da insufficienza cardiaca cronica. Secondo la letteratura internazionale quasi altrettanti
hanno un danno cardiaco ma non manifestano, ancora, sintomi di scompenso cardiaco. La
prevalenza come pure l’incidenza aumentano con l’età. Nel nostro studio l’età media al momento
della diagnosi è risultata essere di 72 anni. Ci si attende nei prossimi anni un aumento continuo
della prevalenza come risultato dell’invecchiamento della popolazione, della migliorata
sopravvivenza dei pazienti con cardiopatia ischemica cronica e di trattamenti più efficaci per
l’insufficienza cardiaca.
Il nostro studio ha evidenziato le seguenti criticità nella gestione integrata ed interdisciplinare di
questa rilevante patologia:
1. Un problema di condivisione della definizione nosologica dell’insufficienza cardiaca
cronica tra medici di medicina generale e medici specialisti ospedalieri
2. Un utilizzo ancora insufficiente dell’ecocardiogramma come strumento diagnostico “gold
standard”, ma anche per definire con maggiore sicurezza il tipo di disfunzione di pompa
cardiaca
3. Un utilizzo insufficiente del dosaggio del BNP sia a livello di diagnostica che di follow up
terapeutico
4. Una integrazione assistenziale tra specialisti ospedalieri e medici di medicina ancora
insufficiente
5. Un utilizzo non ottimale dei betabloccanti ed anche, seppur in misura minore, degli aceinibitori e dei sartani.
In media nel nostro studio ogni medico di medicina generale (MMG) risultava avere in carico circa
20 pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica.
Sappiamo da altre rivelazioni che un MMG ha mediamente in carico 250-350 ipertesi, 80-100
diabetici, 40-50 soggetti con distiroidismo, moltissimi con problemi osteo-muscolari. Quindi lo
scompenso cardiaco cronico occupa in termini di prevalenza un posto relativamente marginale
nell’attivita del MMG. Questo è sicuramente uno dei motivi che concorrono alla genesi delle
criticità sopra menzionate. Senza ombra di dubbio però il fattore più importante è un livello di
integrazione assistenziale tra specialista ospedaliero e MMG ancora insufficiente, dato che quasi il
40% viene seguito in forma esclusiva dal MMG o dallo specialista.
La validazione da parte specialistica ha dimostrato infine la difficoltà della valutazione a posteriori
di pazienti ben compensati farmacologicamente e in età avanzata, ancor più in mancanza di referti
ecocardiografici precedenti.
I fattori principali che rendono problematica la gestione integrata del SCC sono:
• la forte comorbilità (nel nostro studio in media di 3 ulteriori patologie concomitanti) che
favoriscono la delega totale del paziente al secondo livello assistenziale (specialista
ospedaliero).
• la diversità dei pazienti con scompenso assistiti prevalentemente o esclusivamente dal
MMG dal tipico paziente seguito dalle cardiologie o medicine: età più avanzata, sesso
femminile prevalente, almeno la metà con frazione di eiezione conservata, presenza di
comorbilità rilevanti.
• il fatto che solo una minoranza di questa categoria di pazienti richiede controlli cardiologici
periodici: la gran parte è infatti stabilmente in classe NYHA I/II (il 72% nel nostro studio) e
molti presentano un insieme di età avanzata, gravi comorbilità e difficoltà di
deambulazione che rendono la valutazione cardiologica difficoltosa o poco rilevante per la
qualità di vita del paziente
• l’ampia eterogeneità delle forme di organizzazione professionale della MG sul territorio:
dalla pratica singola alla medicina di gruppo, con variabile ma solitamente scarsa presenza
di personale di studio competente
• carenza di reti informatiche di MMG che attivino audit periodici
Il monitoraggio territoriale del paziente si scontra con le seguenti criticità:
• numero limitato dei parametri rilevabili in ambito ambulatoriale o domiciliare
• tempo a disposizione insufficiente per eseguire a domicilio uno stretto follow-up nei
pazienti instabili in assenza di personale infermieristico specificamente addestrato che
dipenda direttamente dal MMG
• difficoltà di accedere a consulenze specialistiche cliniche e strumentali urgenti
• mancanza di coordinamento con i medici di continuità assistenziale (guardia medica)
D’altra parte il MMG è l’unica figura sanitaria in grado di offrire ai pazienti:
• gestione olistica ed individualizzata della salute del singolo paziente e delle diverse
comorbilità
• assistenza continuativa senza limiti d’età
• approfondita conoscenza del contesto familiare e socio-ambientale del paziente.
• accesso semplice, immediato e gratuito ogni volta che paziente e familiari lo ritengano
opportuno
Diagnosi dell’insufficienza cardiaca nel setting della Medicina Generale
Anamnesi ed Esame clinico
Non vi sono sintomi o segni che siano sufficientemente sensibili e specifici per porre diagnosi di
insufficienza cardiaca cronica e quindi una diagnosi puramente clinica non è praticabile. In
presenza di sintomi indicativi di possibile insufficienza cardiaca cronica quali: dispnea da sforzo o a
riposo altrimenti inspiegabile, ortopnea, dispnea parossistica notturna e edemi declivi, il MMG
deve ricercare i seguenti segni clinici: crepitii alle basi polmonari, edemi periferici, tachicardia
(>90-100 bpm) ed, eventualmente, aumentato turgore giugulare e 3° tono cardiaco. Quindi vanno
rilevati i criteri di rischio anamnestici: ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica cronica,
valvulopatie, diabete mellito, vasculopatie sistemiche (arteriopatia obliterante periferica,
vasosclerosi carotidea), insufficienza renale cronica, iper/ipotiroidismo, cardiomiopatia
congenita, abuso di alcol, pregressa chemioterapia antineoblastica, pregressa radioterapia al
torace. Nella pratica clinica del MMG la combinazione di sintomi, segni ed anamnesi è la strategia
più efficace per giungere ad un sospetto diagnostico fondato.
Accertamenti
Accertamenti di base precoci sono necessari per differenziare lo scompenso cardiaco da altre
condizioni. Esame delle urine, dell’azotemia e della creatininemia ci consentono di stabilire se vi è
insufficienza renale, dato che una parte dei sintomi dovuti a questa condizione sono simili a quelli
dell’insufficienza cardiaca. Una radiografia del torace può rivelare segni suggestivi di scompenso
cardiaco cronico (SCC) come cardiomegalia, congestione polmonare e versamento pleurico come
pure condizioni non cardiache quali neoplasie polmonari cause di dispnea. Emocromo, glicemia a
digiuno e funzionalità tiroidea ci consentono di escludere rispettivamente anemie sideropeniche,
diabete mellito e disfunzioni tiroidee, affezioni anch’esse che possono provocare sintomi e/o segni
simili a quelli dello SCC.
In caso di sospetta insufficienza cardiaca cronica e pregresso infarto miocardico il paziente va
inviato ad eseguire un Ecocardiogramma 2D Color Doppler transtoracico ed una valutazione
specialistica entro 8 giorni (visita prioritaria).
In caso di sospetta insufficienza cardiaca cronica e anamnesi negativa per pregresso infarto
miocardico il paziente deve eseguire un BNP o un NTproBNP. Se i livelli di BNP o NTproBNP sono
elevati (rispettivamente superiori a 400 pg/ml per il BNP o superiori a 2000 pg/ml per
l’NTproBNP) il paziente va inviato ad eseguire un Ecocardiogramma 2D Color Doppler
transtoracico ed una valutazione specialistica entro 8 giorni (visita prioritaria).
Se I livelli di BNP si trovano tra 100 e 400 pg/ml o di NTproBNP tra 400 e 2000 pg/ml il paziente va
inviato ad eseguire un Ecocardiogramma 2D Color Doppler transtoracico ed una valutazione
specialistica entro 6 settimane (visita ordinaria).
Nella valutazione dei livelli di BNP bisogna comunque considerare che l’obesità e farmaci quali
diuretici, ace-inibitori, betabloccanti, antagonisti del recettore dell’ATII e antialdosteronici
possono ridurre i livelli di BNP. Al contrario livelli elevati di BNP possono essere causati da
condizioni diverse rispetto all’insufficienza cardiaca come per esempio l’ipertrofia ventricolare
sinistra, l’ischemia, la tachicardia, il sovraccarico ventricolare destro, l’ipossiemia (compresa
l’embolia polmonare), l’insufficienza renale, la sepsi, la BPCO, il diabete, l’età oltre i 70 anni e la
cirrosi epatica.
Valori di BNP inferiori a 100 pg/ml e di NTproBNP inferiori a 400 pg/ml in pazienti non trattati
rendono la diagnosi di insufficienza cardiaca molto improbabile. Infine i livelli di peptide
natriuretico non differiscono tra lo scompenso cardiaco dovuto ad una disfunzione ventricolare
sistolica sinistra e scompenso cardiaco con frazione di eiezione ventricolare sinistra conservata.
L’Ecocardiogramma 2D Color Doppler transtoracico deve essere eseguito per escludere importanti
valvulopatie, valutare la funzione sistolica ma anche diastolica del ventricolo sinistro ed
individuare eventuali shunts intracardiaci.
Lo specialista effettua la visita e l’esame ecocardiografico e rilascia un referto con precise
indicazioni diagnostiche e terapeutiche per il MMG.
Se la diagnosi di insufficienza cardiaca cronica viene confermata, bisogna valutare la gravità e
l’eziologia, ricercare la presenza di fattori precipitanti, identificare il tipo di disfunzione cardiaca e
le cause suscettibili di trattamento.
Quando inviare il paziente dallo specialista cardiologo o internista abilitato alla refertazione
ecocardiografica:
Il MMG invia il paziente allo specialista o all’ambulatorio specialistico dedicato all’insufficienza
cardiaca cronica in caso di:
• diagnosi iniziale
• controlli periodici in caso di NYHA III e IV
• insufficienza cardiaca cronica che non risponde al trattamento standard
• insufficienza cardiaca cronica che non può più essere gestita efficacemente a domicilio
Trattamento
Ai pazienti fumatori deve essere raccomandato di smettere di fumare indicando centri per la
disassuefazione dal fumo. Il MMG dovrebbe inoltre consigliare il paziente di non eccedere con il
consumo di alcol e nei casi di insufficienza cardiaca stabile incoraggiare a praticare regolarmente
attività fisica a bassa intensità. Infine egli dovrebbe consigliare il paziente anche relativamente
all’attività sessuale e alle vaccinazioni antiinfluenzali e antipneumococco.
Insufficienza cardiaca cronica da disfunzione sistolica ventricolare sinistra
ACE-inibitori e Betabloccanti
A tutti i pazienti con insufficienza cardiaca cronica da disfunzione sistolica ventricolare sinistra
devono essere proposti sia Ace-inibitori che Betabloccanti specificatamente autorizzati per
l’insufficienza cardiaca (Bisoprololo, Carvedilolo, Nebivololo). La classe di farmaci con i quali
iniziare il trattamento viene decisa in base alla valutazione della situazione clinica del paziente. I
betabloccanti con indicazione specifica per l’insufficienza cardiaca cronica possono essere
prescritti a tutti i pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica da disfunzione sistolica
ventricolare sinistra compresi: Adulti anziani e pazienti con arteriopatie periferiche, disfunzioni
erettili, diabete mellito, malattia polmonare interstiziale e BPCO senza reversibilità.
Se il paziente permane sintomatico nonostante terapia ottimale con ACE-inibitore e betabloccante
bisogna prendere in considerazione l’invio allo specialista o l’aggiunta di uno dei seguenti farmaci:
• un antagonista dell‘aldosterone autorizzato per l’insufficienza cardiaca cronica (in
particolare se il paziente soffre di insufficienza cardiaca da moderata a severa [classe NYHA
III-IV] o ha avuto di recente un infarto miocardico acuto)
• un antagonista del recettore dell’angiotensina II (sartano) autorizzato per l’insufficienza
cardiaca (in particolare se il paziente soffre di insufficienza cardiaca da lieve a moderata
[classe NYHA II-III]). L’antagonista del recettore dell’angiotensina trova utilizzo anche come
alternativa all’ACE-Inibitore in quei pazienti che sviluppano effetti collaterali intollerabili
agli ACE-inibitori (con esclusione dell’angioedema per probabile intolleranza crociata).
La digossina è raccomandata in caso di peggioramento o di grave insufficienza cardiaca cronica da
disfunzione sistolica sinistra nonostante terapia ottimale di prima (Aceinibitori e Betabloccanti) e
seconda linea (Antialdosteronico, Antagonista del recettore dell’angiotensina II). Inoltre essa trova
applicazione in caso di fibrillazione atriale tachicardica in tutte le classi NYHA per il controllo della
frequenza a riposo.
Insufficienza cardiaca cronica con frazione di eiezione conservata
Gestire e trattare le patologie concomitanti quali Ipertensione arteriosa, Cardiopatia ischemica
cronica e Diabete mellito secondo le rispettive linee guida ed evidenze scientifiche. Le evidenze su
come trattare l’insufficienza cardiaca cronica con funzione sistolica conservata sono carenti.
Richiedere consulenza specialistica per l’impostazione della terapia.
Tutti i tipi di insufficienza cardiaca
Diuretici
I Diuretici dovrebbero essere usati di routine per il sollievo dei sintomi da congestione e per il
trattamento della ritenzione idrica nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica e la dose
adattata al bisogno in base alla risposta alla terapia di base.
I pazienti nei quali è stata posta dallo specialista la diagnosi di Insufficienza cardiaca cronica con
frazione di eiezione conservata, dovrebbero essere trattati di norma con una dose medio-bassa di
diuretici dell’ansa (per esempio non più di 80 mg di furosemide al giorno).
Calcioantagonisti
L’amlodipina può essere presa in considerazione per il trattamento dell’ipertensione e/o
dell’angina pectoris come comorbilità in pazienti con insufficienza cardiaca cronica, mentre
verapamil, diltiazem o diidropiridine a breve durata d’azione devono essere evitate.
Amiodarone
La decisione di prescrivere l’amiodarone deve essere presa dopo consultazione con lo specialista.
La necessità di assumere continuativamente l’amiodarone va rivalutata a intervalli regolari. I
pazienti che assumono amiodarone devono essere rivalutati clinicamente ogni 6 mesi insieme alla
funzionalità epatica e tiroidea e alla rivalutazione degli effetti collaterali.
Anticoagulazione
In pazienti con insufficienza cardiaca cronica in ritmo sinusale l’anticoagulazione dovrebbe essere
presa in considerazione in caso di anamnesi positiva per tromboembolismo, di aneurisma
ventricolare o di trombo intracardiaco, mentre è assolutamente indicata in caso di concomitante
fibrillazione atriale.
Aspirina
L’aspirina (75–150 mg al dì) dovrebbe essere prescritta solo ai pazienti che presentano
contemporaneamente insufficienza cardiaca cronica ed aterosclerosi arteriosa (inclusa
l’aterosclerosi coronarica).
Insufficienza cardiaca cronica dovuta a valvulopatia
I pazienti con insufficienza cardiaca cronica causata da valvulopatia dovrebbero essere inviati allo
specialista per la valutazione e la pianificazione del follow up. La terapia con ACE-Inibitori non
dovrebbe essere avviata nei pazienti con sospetto clinico di valvulopatia emodinamicamente
significativa, prima che questa sia stata valutata da uno specialista.
Generale
Età
La gestione dell’insufficienza cardiaca cronica deve essere determinata da criteri clinici,
indifferentemente dall’età del paziente. La tolleranza ai farmaci può essere inferiore e gli effetti
collaterali necessitano di un monitoraggio più stretto e frequente nei pazienti anziani.
Sesso
I principi di gestione farmacologica dell’insufficienza cardiaca cronica dovrebbero essere gli stessi
per uomini e donne.
Riabilitazione
Consentire un programma di riabilitazione basato su esercizi fisici di gruppo sotto supervisione
studiato per pazienti con insufficienza cardiaca. Assicurarsi che il paziente sia stabile e non
presenti condizioni o dispositivi che precludano un programma di riabilitazione basato su esercizi
fisici.
Includere componenti psicologiche ed educazionali nel programma.
Il programma può essere incorporato in un programma già esistente di riabilitazione cardiaca, per
esempio per pazienti con pregresso infarto miocardico.
Monitoraggio
Rivalutazione clinica
Tutti i pazienti con insufficienza cardiaca cronica necessitano di monitoraggio che dovrebbe
comprendere:
• Una valutazione clinica della capacità funzionale, dello stato di idratazione, del ritmo
cardiaco, dello stato cognitivo e nutrizionale
• Una rivalutazione del regime terapeutico compresa la necessità di cambiamenti e
l’insorgenza di possibili effetti collaterali
• Azotemia, creatininemia ed il calcolo della clearance della creatinina
Un monitoraggio più dettagliato sarà necessario se il paziente presenta una significativa
comorbilità o se le sue condizioni sono peggiorate dall’ultima rivalutazione.
La frequenza del monitoraggio deve dipendere dalle condizioni cliniche e dalla stabilità del
paziente. L’intervallo di monitoraggio deve essere breve (da giorni a 2 settimane) se le condizioni
cliniche o la terapia hanno subito modificazioni, ma è necessario almeno ogni 6 mesi in pazienti
stabili con insufficienza cardiaca accertata.
I pazienti che desiderano essere coinvolti nel monitoraggio delle loro condizioni devono poter
fruire di un’educazione/addestramento adeguato e di supporto dagli operatori sanitari, con chiare
indicazioni su cosa fare in caso di peggioramento.
Digossina: livelli sierici
Il monitoraggio di routine della digossina sierica non è raccomandato. Una misurazione della
concentrazione di digossina effettuata entro 8-12 ore dall’ultima somministrazione può essere
utile per confermare l’impressione clinica di tossicità o non aderenza.
La concentrazione della digossina sierica deve essere interpretata nel contesto clinico dato che la
tossicità si può manifestare anche entro i range considerati terapeutici.
I peptidi natriuretici atriali
Prendere in considerazione il monitoraggio dei peptidi natriuretici sierici in alcuni pazienti specifici
(per esempio quelli in cui l’uptitration risulta problematica o quelli che sono stati ricoverati per
insufficienza cardiaca).
Piano di dimissione ospedaliera
I pazienti con insufficienza cardiaca cronica dovrebbero generalmente essere dimessi dall’ospedale
solo se le loro condizioni cliniche sono stabili ed il programma di gestione è stato ottimizzato. La
tempistica di dimissione deve tener conto dei desideri del paziente e dei care-giver ed il livello di
cure e supporto che può essere fornito sul territorio.
L’auspicabile team di cure primarie, che nella versione minima può essere costituito dal MMG e
dai familiari del malato, devono essere messi a conoscenza in tempo utile del piano di gestione.
Devono essere fornite istruzioni chiare come il paziente o i familiari possono avere accesso a
consulenze estemporanee, particolarmente nel periodo ad alto rischio immediatamente
successivo alla dimissione.
Il MMG dovrebbe gestire autonomamente i pazienti in condizioni di stabilità seguendoli con
controlli periodici ogni 3-6 mesi e focalizzandosi in particolare sul coinvolgimento attivo del
paziente e dei suoi familiari o care giver, sul costante adeguamento della terapia, sulla verifica
della stabilità clinica e l’identificazione precoce del peggioramento della malattia e delle sue cause.
La diffusione delle forme associative anche complesse della Medicina Generale permetterebbe di
utilizzare al meglio il personale di studio, predisporre l’organizzazione dello studio medico per
gestire patologie specifiche, e, in base al livello di complessità, rappresentare un interlocutore
omogeneo e affidabile per le cure di secondo livello. La disponibilità di percorsi diagnostico
terapeutici (PDT) concordati è sicuramente utile per facilitare la comunicazione e collaborazione
ospedale-territorio e per garantire un’assistenza omogenea e di qualità. In caso di consultazione il
MMG potrebbe far precedere la visita dall’invio delle informazioni essenziali, quali lo schema
terapeutico in corso, gli esiti di controlli ematici, eventi intercorrenti maggiori, estraendole dalla
propria cartella clinica informatizzata, e lo specialista potrebbe rispondere in modo analogo,
riducendo il lavoro di scrittura/trascrizione e rendendo più completo e rapido il dialogo.
In sintesi, i punti fondamentali per ottimizzare la collaborazione tra specialista
ospedaliero/Ambulatorio territoriale per lo Scompenso e MMG possono essere così riassunti:
1. Con possibili eccezioni motivate, i pazienti stabili in classe NYHA I e II vanno
affidati/riaffidati in toto alle cure del MMG.
2. I pazienti in classe NYHA III o IV vengono seguiti in modalità integrata prevedendo una
periodicità flessibile per i controlli cardiologici mentre vanno fornite indicazioni precise,
meglio se scritte
a. al paziente e ai familiari su quando richiedere l’intervento del MMG,
b. al MMG sui segni/ e sintomi d’instabilizzazione che richiedono consulenza
specialistica.
3. Con possibili eccezioni motivate, l’esecuzione di ecocardiografia o altri esami “di secondo
livello” con periodicità fissa non è necessaria
4. Il follow-up strumentale va di regola personalizzato in relazione a precisi quesiti clinici che
possono di volta in volta insorgere nel tempo
Per i pazienti inviati per la prima volta per inquadramento diagnostico, stratificazione prognostica
o impostazione terapeutica e per quelli che, a qualsiasi titolo, vengano affidati/riaffidati al medico
curante si deve predisporre una relazione con le stesse caratteristiche qualitative della lettera di
dimissione.
Compiti del MMG:
NYHA I-II:
• Valutazione approfondita ogni 3-6 mesi con anamnesi, peso corporeo, FC, PA, compliance e
stile di vita, rinforzo educativo
• Prescrizione e valutazione ogni 3-6 mesi dei seguenti esami di laboratorio: emocromo,
funzionalità renale, elettroliti, profilo lipemico e glicemia
NYHA III-IV:
• Riconoscere segni e sintomi di instabilizzazione, possibilmente insieme all’infermiera di
distretto o meglio – se presente - di studio, e decidere l’invio allo specialista al di fuori dei
controlli programmati
• Verifica e rinforzo della compliance non farmacologica: corretta assunzione di acqua e
sale, dieta in rapporto ad eventuali fattori di rischio cardiovascolare
• Educazione del paziente al corretto stile di vita
• Verifica e rinforzo della compliance alla terapia medica
• Controllo dello schema farmacologico in relazione alla politerapia per comorbilità
• Verifica della stabilità clinica attraverso il controllo periodico dei seguenti sintomi e segni
clinici:
o pressione arteriosa, polso
o auscultazione cardiaca e polmonare,
o peso corporeo,
o segni di congestione (edemi declivi, ev. pressione venosa giugulare, ev. reflusso
epatogiugulare)
• Prescrizione di esami ematochimici per il monitoraggio della terapia in corso o per altra
patologia
• Prevenzione e riconoscimento precoce delle instabilizzazioni
• Coordinamento delle cure familiari
• Interazione con i servizi sociosanitari
• Invio in consulenze specialistiche o ricovero ospedaliero in caso di instabilizzazione o
necessità diagnostiche non gestibili con interventi di primo livello
• Assistenza domiciliare
Compiti dell’ambulatorio cardiologico territoriale (se presente) o dello specialista:
Paziente con diagnosi confermata di scompenso cardiaco
• Impostazione dell’iter orientato a:
o definizione eziologica
o stratificazione prognostica
o impostazione terapeutica, per la successiva titolazione da parte del MMG, nel
paziente stabile
Pazienti con scompenso avanzato o compromissione grave per pluripatologia
• rivalutazione del peso reale di controindicazioni a Betabloccanti/Ace-inibitori o Sartani
• aggiustamento dei dosaggi verso l’ottimizzazione terapeutica quando i farmaci sono
impiegati a basse dosi per il timore di effetti collaterali
• corretta indicazione alla terapia di resincronizzazione, in pazienti ancora sintomatici
nonostante ottimizzazione della terapia farmacologica
Tutti i casi di scompenso cardiaco confermato:
• educazione all’autogestione per paziente e familiari:
• adozione di alimentazione e stile di vita corretto
• controllo del peso corporeo della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca,
• modulazione della terapia diuretica
• riconoscimento di segni e sintomi di instabilizzazione
Pazienti ad alto rischio selezionati dai MMG in base ad indicatori specifici
• screening per la ricerca di disfunzione ventricolare asintomatica
Annotazione
Si ritiene di assoluta necessità la creazione di reti informatiche di medicina generale che
condividano i dati assistenziali dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica – così come di
altre rilevanti condizioni patologiche croniche - (prevalenza, tipologia, diagnostica, terapie,
comorbilità, ricoveri, mortalità) a scopo di self-audit, di miglioramento della qualità assistenziale e
di sviluppo professionale continuo, come pure di ricerca e validazione di nuove e più efficaci
strategie di trattamento e monitoraggio.
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