Linea guida per la gestione integrata del paziente con insufficienza cardiaca cronica tra ospedale e territorio. Introduzione: L’insufficienza cardiaca cronica è una complessa sindrome clinica di sintomi e segni suggestivi per una compromissione della funzione di pompa del cuore. E’ causata da alterazioni strutturali o funzionali del cuore. Una parte dei pazienti soffrono di insufficienza cardiaca dovuta ad una disfunzione ventricolare sistolica sinistra (LVSD) associata ad una frazione di eiezione ventricolare sinistra ridotta. Altri invece hanno un’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione conservata. La causa più comune di insufficienza cardiaca nel nostro studio (StudioCHEF) è risultata essere l’ipertensione (ca 70%) seguita dalla cardiopatia ischemica cronica (ca 40%) e dalle valvulopatie (ca il 30%). Il 14% aveva sofferto di un infarto miocardico acuto in passato. Estrapolando i risultati del nostro studio vi sono attualmente in Alto Adige circa 5000 persone affette da insufficienza cardiaca cronica. Secondo la letteratura internazionale quasi altrettanti hanno un danno cardiaco ma non manifestano, ancora, sintomi di scompenso cardiaco. La prevalenza come pure l’incidenza aumentano con l’età. Nel nostro studio l’età media al momento della diagnosi è risultata essere di 72 anni. Ci si attende nei prossimi anni un aumento continuo della prevalenza come risultato dell’invecchiamento della popolazione, della migliorata sopravvivenza dei pazienti con cardiopatia ischemica cronica e di trattamenti più efficaci per l’insufficienza cardiaca. Il nostro studio ha evidenziato le seguenti criticità nella gestione integrata ed interdisciplinare di questa rilevante patologia: 1. Un problema di condivisione della definizione nosologica dell’insufficienza cardiaca cronica tra medici di medicina generale e medici specialisti ospedalieri 2. Un utilizzo ancora insufficiente dell’ecocardiogramma come strumento diagnostico “gold standard”, ma anche per definire con maggiore sicurezza il tipo di disfunzione di pompa cardiaca 3. Un utilizzo insufficiente del dosaggio del BNP sia a livello di diagnostica che di follow up terapeutico 4. Una integrazione assistenziale tra specialisti ospedalieri e medici di medicina ancora insufficiente 5. Un utilizzo non ottimale dei betabloccanti ed anche, seppur in misura minore, degli aceinibitori e dei sartani. In media nel nostro studio ogni medico di medicina generale (MMG) risultava avere in carico circa 20 pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica. Sappiamo da altre rivelazioni che un MMG ha mediamente in carico 250-350 ipertesi, 80-100 diabetici, 40-50 soggetti con distiroidismo, moltissimi con problemi osteo-muscolari. Quindi lo scompenso cardiaco cronico occupa in termini di prevalenza un posto relativamente marginale nell’attivita del MMG. Questo è sicuramente uno dei motivi che concorrono alla genesi delle criticità sopra menzionate. Senza ombra di dubbio però il fattore più importante è un livello di integrazione assistenziale tra specialista ospedaliero e MMG ancora insufficiente, dato che quasi il 40% viene seguito in forma esclusiva dal MMG o dallo specialista. La validazione da parte specialistica ha dimostrato infine la difficoltà della valutazione a posteriori di pazienti ben compensati farmacologicamente e in età avanzata, ancor più in mancanza di referti ecocardiografici precedenti. I fattori principali che rendono problematica la gestione integrata del SCC sono: • la forte comorbilità (nel nostro studio in media di 3 ulteriori patologie concomitanti) che favoriscono la delega totale del paziente al secondo livello assistenziale (specialista ospedaliero). • la diversità dei pazienti con scompenso assistiti prevalentemente o esclusivamente dal MMG dal tipico paziente seguito dalle cardiologie o medicine: età più avanzata, sesso femminile prevalente, almeno la metà con frazione di eiezione conservata, presenza di comorbilità rilevanti. • il fatto che solo una minoranza di questa categoria di pazienti richiede controlli cardiologici periodici: la gran parte è infatti stabilmente in classe NYHA I/II (il 72% nel nostro studio) e molti presentano un insieme di età avanzata, gravi comorbilità e difficoltà di deambulazione che rendono la valutazione cardiologica difficoltosa o poco rilevante per la qualità di vita del paziente • l’ampia eterogeneità delle forme di organizzazione professionale della MG sul territorio: dalla pratica singola alla medicina di gruppo, con variabile ma solitamente scarsa presenza di personale di studio competente • carenza di reti informatiche di MMG che attivino audit periodici Il monitoraggio territoriale del paziente si scontra con le seguenti criticità: • numero limitato dei parametri rilevabili in ambito ambulatoriale o domiciliare • tempo a disposizione insufficiente per eseguire a domicilio uno stretto follow-up nei pazienti instabili in assenza di personale infermieristico specificamente addestrato che dipenda direttamente dal MMG • difficoltà di accedere a consulenze specialistiche cliniche e strumentali urgenti • mancanza di coordinamento con i medici di continuità assistenziale (guardia medica) D’altra parte il MMG è l’unica figura sanitaria in grado di offrire ai pazienti: • gestione olistica ed individualizzata della salute del singolo paziente e delle diverse comorbilità • assistenza continuativa senza limiti d’età • approfondita conoscenza del contesto familiare e socio-ambientale del paziente. • accesso semplice, immediato e gratuito ogni volta che paziente e familiari lo ritengano opportuno Diagnosi dell’insufficienza cardiaca nel setting della Medicina Generale Anamnesi ed Esame clinico Non vi sono sintomi o segni che siano sufficientemente sensibili e specifici per porre diagnosi di insufficienza cardiaca cronica e quindi una diagnosi puramente clinica non è praticabile. In presenza di sintomi indicativi di possibile insufficienza cardiaca cronica quali: dispnea da sforzo o a riposo altrimenti inspiegabile, ortopnea, dispnea parossistica notturna e edemi declivi, il MMG deve ricercare i seguenti segni clinici: crepitii alle basi polmonari, edemi periferici, tachicardia (>90-100 bpm) ed, eventualmente, aumentato turgore giugulare e 3° tono cardiaco. Quindi vanno rilevati i criteri di rischio anamnestici: ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica cronica, valvulopatie, diabete mellito, vasculopatie sistemiche (arteriopatia obliterante periferica, vasosclerosi carotidea), insufficienza renale cronica, iper/ipotiroidismo, cardiomiopatia congenita, abuso di alcol, pregressa chemioterapia antineoblastica, pregressa radioterapia al torace. Nella pratica clinica del MMG la combinazione di sintomi, segni ed anamnesi è la strategia più efficace per giungere ad un sospetto diagnostico fondato. Accertamenti Accertamenti di base precoci sono necessari per differenziare lo scompenso cardiaco da altre condizioni. Esame delle urine, dell’azotemia e della creatininemia ci consentono di stabilire se vi è insufficienza renale, dato che una parte dei sintomi dovuti a questa condizione sono simili a quelli dell’insufficienza cardiaca. Una radiografia del torace può rivelare segni suggestivi di scompenso cardiaco cronico (SCC) come cardiomegalia, congestione polmonare e versamento pleurico come pure condizioni non cardiache quali neoplasie polmonari cause di dispnea. Emocromo, glicemia a digiuno e funzionalità tiroidea ci consentono di escludere rispettivamente anemie sideropeniche, diabete mellito e disfunzioni tiroidee, affezioni anch’esse che possono provocare sintomi e/o segni simili a quelli dello SCC. In caso di sospetta insufficienza cardiaca cronica e pregresso infarto miocardico il paziente va inviato ad eseguire un Ecocardiogramma 2D Color Doppler transtoracico ed una valutazione specialistica entro 8 giorni (visita prioritaria). In caso di sospetta insufficienza cardiaca cronica e anamnesi negativa per pregresso infarto miocardico il paziente deve eseguire un BNP o un NTproBNP. Se i livelli di BNP o NTproBNP sono elevati (rispettivamente superiori a 400 pg/ml per il BNP o superiori a 2000 pg/ml per l’NTproBNP) il paziente va inviato ad eseguire un Ecocardiogramma 2D Color Doppler transtoracico ed una valutazione specialistica entro 8 giorni (visita prioritaria). Se I livelli di BNP si trovano tra 100 e 400 pg/ml o di NTproBNP tra 400 e 2000 pg/ml il paziente va inviato ad eseguire un Ecocardiogramma 2D Color Doppler transtoracico ed una valutazione specialistica entro 6 settimane (visita ordinaria). Nella valutazione dei livelli di BNP bisogna comunque considerare che l’obesità e farmaci quali diuretici, ace-inibitori, betabloccanti, antagonisti del recettore dell’ATII e antialdosteronici possono ridurre i livelli di BNP. Al contrario livelli elevati di BNP possono essere causati da condizioni diverse rispetto all’insufficienza cardiaca come per esempio l’ipertrofia ventricolare sinistra, l’ischemia, la tachicardia, il sovraccarico ventricolare destro, l’ipossiemia (compresa l’embolia polmonare), l’insufficienza renale, la sepsi, la BPCO, il diabete, l’età oltre i 70 anni e la cirrosi epatica. Valori di BNP inferiori a 100 pg/ml e di NTproBNP inferiori a 400 pg/ml in pazienti non trattati rendono la diagnosi di insufficienza cardiaca molto improbabile. Infine i livelli di peptide natriuretico non differiscono tra lo scompenso cardiaco dovuto ad una disfunzione ventricolare sistolica sinistra e scompenso cardiaco con frazione di eiezione ventricolare sinistra conservata. L’Ecocardiogramma 2D Color Doppler transtoracico deve essere eseguito per escludere importanti valvulopatie, valutare la funzione sistolica ma anche diastolica del ventricolo sinistro ed individuare eventuali shunts intracardiaci. Lo specialista effettua la visita e l’esame ecocardiografico e rilascia un referto con precise indicazioni diagnostiche e terapeutiche per il MMG. Se la diagnosi di insufficienza cardiaca cronica viene confermata, bisogna valutare la gravità e l’eziologia, ricercare la presenza di fattori precipitanti, identificare il tipo di disfunzione cardiaca e le cause suscettibili di trattamento. Quando inviare il paziente dallo specialista cardiologo o internista abilitato alla refertazione ecocardiografica: Il MMG invia il paziente allo specialista o all’ambulatorio specialistico dedicato all’insufficienza cardiaca cronica in caso di: • diagnosi iniziale • controlli periodici in caso di NYHA III e IV • insufficienza cardiaca cronica che non risponde al trattamento standard • insufficienza cardiaca cronica che non può più essere gestita efficacemente a domicilio Trattamento Ai pazienti fumatori deve essere raccomandato di smettere di fumare indicando centri per la disassuefazione dal fumo. Il MMG dovrebbe inoltre consigliare il paziente di non eccedere con il consumo di alcol e nei casi di insufficienza cardiaca stabile incoraggiare a praticare regolarmente attività fisica a bassa intensità. Infine egli dovrebbe consigliare il paziente anche relativamente all’attività sessuale e alle vaccinazioni antiinfluenzali e antipneumococco. Insufficienza cardiaca cronica da disfunzione sistolica ventricolare sinistra ACE-inibitori e Betabloccanti A tutti i pazienti con insufficienza cardiaca cronica da disfunzione sistolica ventricolare sinistra devono essere proposti sia Ace-inibitori che Betabloccanti specificatamente autorizzati per l’insufficienza cardiaca (Bisoprololo, Carvedilolo, Nebivololo). La classe di farmaci con i quali iniziare il trattamento viene decisa in base alla valutazione della situazione clinica del paziente. I betabloccanti con indicazione specifica per l’insufficienza cardiaca cronica possono essere prescritti a tutti i pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica da disfunzione sistolica ventricolare sinistra compresi: Adulti anziani e pazienti con arteriopatie periferiche, disfunzioni erettili, diabete mellito, malattia polmonare interstiziale e BPCO senza reversibilità. Se il paziente permane sintomatico nonostante terapia ottimale con ACE-inibitore e betabloccante bisogna prendere in considerazione l’invio allo specialista o l’aggiunta di uno dei seguenti farmaci: • un antagonista dell‘aldosterone autorizzato per l’insufficienza cardiaca cronica (in particolare se il paziente soffre di insufficienza cardiaca da moderata a severa [classe NYHA III-IV] o ha avuto di recente un infarto miocardico acuto) • un antagonista del recettore dell’angiotensina II (sartano) autorizzato per l’insufficienza cardiaca (in particolare se il paziente soffre di insufficienza cardiaca da lieve a moderata [classe NYHA II-III]). L’antagonista del recettore dell’angiotensina trova utilizzo anche come alternativa all’ACE-Inibitore in quei pazienti che sviluppano effetti collaterali intollerabili agli ACE-inibitori (con esclusione dell’angioedema per probabile intolleranza crociata). La digossina è raccomandata in caso di peggioramento o di grave insufficienza cardiaca cronica da disfunzione sistolica sinistra nonostante terapia ottimale di prima (Aceinibitori e Betabloccanti) e seconda linea (Antialdosteronico, Antagonista del recettore dell’angiotensina II). Inoltre essa trova applicazione in caso di fibrillazione atriale tachicardica in tutte le classi NYHA per il controllo della frequenza a riposo. Insufficienza cardiaca cronica con frazione di eiezione conservata Gestire e trattare le patologie concomitanti quali Ipertensione arteriosa, Cardiopatia ischemica cronica e Diabete mellito secondo le rispettive linee guida ed evidenze scientifiche. Le evidenze su come trattare l’insufficienza cardiaca cronica con funzione sistolica conservata sono carenti. Richiedere consulenza specialistica per l’impostazione della terapia. Tutti i tipi di insufficienza cardiaca Diuretici I Diuretici dovrebbero essere usati di routine per il sollievo dei sintomi da congestione e per il trattamento della ritenzione idrica nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica e la dose adattata al bisogno in base alla risposta alla terapia di base. I pazienti nei quali è stata posta dallo specialista la diagnosi di Insufficienza cardiaca cronica con frazione di eiezione conservata, dovrebbero essere trattati di norma con una dose medio-bassa di diuretici dell’ansa (per esempio non più di 80 mg di furosemide al giorno). Calcioantagonisti L’amlodipina può essere presa in considerazione per il trattamento dell’ipertensione e/o dell’angina pectoris come comorbilità in pazienti con insufficienza cardiaca cronica, mentre verapamil, diltiazem o diidropiridine a breve durata d’azione devono essere evitate. Amiodarone La decisione di prescrivere l’amiodarone deve essere presa dopo consultazione con lo specialista. La necessità di assumere continuativamente l’amiodarone va rivalutata a intervalli regolari. I pazienti che assumono amiodarone devono essere rivalutati clinicamente ogni 6 mesi insieme alla funzionalità epatica e tiroidea e alla rivalutazione degli effetti collaterali. Anticoagulazione In pazienti con insufficienza cardiaca cronica in ritmo sinusale l’anticoagulazione dovrebbe essere presa in considerazione in caso di anamnesi positiva per tromboembolismo, di aneurisma ventricolare o di trombo intracardiaco, mentre è assolutamente indicata in caso di concomitante fibrillazione atriale. Aspirina L’aspirina (75–150 mg al dì) dovrebbe essere prescritta solo ai pazienti che presentano contemporaneamente insufficienza cardiaca cronica ed aterosclerosi arteriosa (inclusa l’aterosclerosi coronarica). Insufficienza cardiaca cronica dovuta a valvulopatia I pazienti con insufficienza cardiaca cronica causata da valvulopatia dovrebbero essere inviati allo specialista per la valutazione e la pianificazione del follow up. La terapia con ACE-Inibitori non dovrebbe essere avviata nei pazienti con sospetto clinico di valvulopatia emodinamicamente significativa, prima che questa sia stata valutata da uno specialista. Generale Età La gestione dell’insufficienza cardiaca cronica deve essere determinata da criteri clinici, indifferentemente dall’età del paziente. La tolleranza ai farmaci può essere inferiore e gli effetti collaterali necessitano di un monitoraggio più stretto e frequente nei pazienti anziani. Sesso I principi di gestione farmacologica dell’insufficienza cardiaca cronica dovrebbero essere gli stessi per uomini e donne. Riabilitazione Consentire un programma di riabilitazione basato su esercizi fisici di gruppo sotto supervisione studiato per pazienti con insufficienza cardiaca. Assicurarsi che il paziente sia stabile e non presenti condizioni o dispositivi che precludano un programma di riabilitazione basato su esercizi fisici. Includere componenti psicologiche ed educazionali nel programma. Il programma può essere incorporato in un programma già esistente di riabilitazione cardiaca, per esempio per pazienti con pregresso infarto miocardico. Monitoraggio Rivalutazione clinica Tutti i pazienti con insufficienza cardiaca cronica necessitano di monitoraggio che dovrebbe comprendere: • Una valutazione clinica della capacità funzionale, dello stato di idratazione, del ritmo cardiaco, dello stato cognitivo e nutrizionale • Una rivalutazione del regime terapeutico compresa la necessità di cambiamenti e l’insorgenza di possibili effetti collaterali • Azotemia, creatininemia ed il calcolo della clearance della creatinina Un monitoraggio più dettagliato sarà necessario se il paziente presenta una significativa comorbilità o se le sue condizioni sono peggiorate dall’ultima rivalutazione. La frequenza del monitoraggio deve dipendere dalle condizioni cliniche e dalla stabilità del paziente. L’intervallo di monitoraggio deve essere breve (da giorni a 2 settimane) se le condizioni cliniche o la terapia hanno subito modificazioni, ma è necessario almeno ogni 6 mesi in pazienti stabili con insufficienza cardiaca accertata. I pazienti che desiderano essere coinvolti nel monitoraggio delle loro condizioni devono poter fruire di un’educazione/addestramento adeguato e di supporto dagli operatori sanitari, con chiare indicazioni su cosa fare in caso di peggioramento. Digossina: livelli sierici Il monitoraggio di routine della digossina sierica non è raccomandato. Una misurazione della concentrazione di digossina effettuata entro 8-12 ore dall’ultima somministrazione può essere utile per confermare l’impressione clinica di tossicità o non aderenza. La concentrazione della digossina sierica deve essere interpretata nel contesto clinico dato che la tossicità si può manifestare anche entro i range considerati terapeutici. I peptidi natriuretici atriali Prendere in considerazione il monitoraggio dei peptidi natriuretici sierici in alcuni pazienti specifici (per esempio quelli in cui l’uptitration risulta problematica o quelli che sono stati ricoverati per insufficienza cardiaca). Piano di dimissione ospedaliera I pazienti con insufficienza cardiaca cronica dovrebbero generalmente essere dimessi dall’ospedale solo se le loro condizioni cliniche sono stabili ed il programma di gestione è stato ottimizzato. La tempistica di dimissione deve tener conto dei desideri del paziente e dei care-giver ed il livello di cure e supporto che può essere fornito sul territorio. L’auspicabile team di cure primarie, che nella versione minima può essere costituito dal MMG e dai familiari del malato, devono essere messi a conoscenza in tempo utile del piano di gestione. Devono essere fornite istruzioni chiare come il paziente o i familiari possono avere accesso a consulenze estemporanee, particolarmente nel periodo ad alto rischio immediatamente successivo alla dimissione. Il MMG dovrebbe gestire autonomamente i pazienti in condizioni di stabilità seguendoli con controlli periodici ogni 3-6 mesi e focalizzandosi in particolare sul coinvolgimento attivo del paziente e dei suoi familiari o care giver, sul costante adeguamento della terapia, sulla verifica della stabilità clinica e l’identificazione precoce del peggioramento della malattia e delle sue cause. La diffusione delle forme associative anche complesse della Medicina Generale permetterebbe di utilizzare al meglio il personale di studio, predisporre l’organizzazione dello studio medico per gestire patologie specifiche, e, in base al livello di complessità, rappresentare un interlocutore omogeneo e affidabile per le cure di secondo livello. La disponibilità di percorsi diagnostico terapeutici (PDT) concordati è sicuramente utile per facilitare la comunicazione e collaborazione ospedale-territorio e per garantire un’assistenza omogenea e di qualità. In caso di consultazione il MMG potrebbe far precedere la visita dall’invio delle informazioni essenziali, quali lo schema terapeutico in corso, gli esiti di controlli ematici, eventi intercorrenti maggiori, estraendole dalla propria cartella clinica informatizzata, e lo specialista potrebbe rispondere in modo analogo, riducendo il lavoro di scrittura/trascrizione e rendendo più completo e rapido il dialogo. In sintesi, i punti fondamentali per ottimizzare la collaborazione tra specialista ospedaliero/Ambulatorio territoriale per lo Scompenso e MMG possono essere così riassunti: 1. Con possibili eccezioni motivate, i pazienti stabili in classe NYHA I e II vanno affidati/riaffidati in toto alle cure del MMG. 2. I pazienti in classe NYHA III o IV vengono seguiti in modalità integrata prevedendo una periodicità flessibile per i controlli cardiologici mentre vanno fornite indicazioni precise, meglio se scritte a. al paziente e ai familiari su quando richiedere l’intervento del MMG, b. al MMG sui segni/ e sintomi d’instabilizzazione che richiedono consulenza specialistica. 3. Con possibili eccezioni motivate, l’esecuzione di ecocardiografia o altri esami “di secondo livello” con periodicità fissa non è necessaria 4. Il follow-up strumentale va di regola personalizzato in relazione a precisi quesiti clinici che possono di volta in volta insorgere nel tempo Per i pazienti inviati per la prima volta per inquadramento diagnostico, stratificazione prognostica o impostazione terapeutica e per quelli che, a qualsiasi titolo, vengano affidati/riaffidati al medico curante si deve predisporre una relazione con le stesse caratteristiche qualitative della lettera di dimissione. Compiti del MMG: NYHA I-II: • Valutazione approfondita ogni 3-6 mesi con anamnesi, peso corporeo, FC, PA, compliance e stile di vita, rinforzo educativo • Prescrizione e valutazione ogni 3-6 mesi dei seguenti esami di laboratorio: emocromo, funzionalità renale, elettroliti, profilo lipemico e glicemia NYHA III-IV: • Riconoscere segni e sintomi di instabilizzazione, possibilmente insieme all’infermiera di distretto o meglio – se presente - di studio, e decidere l’invio allo specialista al di fuori dei controlli programmati • Verifica e rinforzo della compliance non farmacologica: corretta assunzione di acqua e sale, dieta in rapporto ad eventuali fattori di rischio cardiovascolare • Educazione del paziente al corretto stile di vita • Verifica e rinforzo della compliance alla terapia medica • Controllo dello schema farmacologico in relazione alla politerapia per comorbilità • Verifica della stabilità clinica attraverso il controllo periodico dei seguenti sintomi e segni clinici: o pressione arteriosa, polso o auscultazione cardiaca e polmonare, o peso corporeo, o segni di congestione (edemi declivi, ev. pressione venosa giugulare, ev. reflusso epatogiugulare) • Prescrizione di esami ematochimici per il monitoraggio della terapia in corso o per altra patologia • Prevenzione e riconoscimento precoce delle instabilizzazioni • Coordinamento delle cure familiari • Interazione con i servizi sociosanitari • Invio in consulenze specialistiche o ricovero ospedaliero in caso di instabilizzazione o necessità diagnostiche non gestibili con interventi di primo livello • Assistenza domiciliare Compiti dell’ambulatorio cardiologico territoriale (se presente) o dello specialista: Paziente con diagnosi confermata di scompenso cardiaco • Impostazione dell’iter orientato a: o definizione eziologica o stratificazione prognostica o impostazione terapeutica, per la successiva titolazione da parte del MMG, nel paziente stabile Pazienti con scompenso avanzato o compromissione grave per pluripatologia • rivalutazione del peso reale di controindicazioni a Betabloccanti/Ace-inibitori o Sartani • aggiustamento dei dosaggi verso l’ottimizzazione terapeutica quando i farmaci sono impiegati a basse dosi per il timore di effetti collaterali • corretta indicazione alla terapia di resincronizzazione, in pazienti ancora sintomatici nonostante ottimizzazione della terapia farmacologica Tutti i casi di scompenso cardiaco confermato: • educazione all’autogestione per paziente e familiari: • adozione di alimentazione e stile di vita corretto • controllo del peso corporeo della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, • modulazione della terapia diuretica • riconoscimento di segni e sintomi di instabilizzazione Pazienti ad alto rischio selezionati dai MMG in base ad indicatori specifici • screening per la ricerca di disfunzione ventricolare asintomatica Annotazione Si ritiene di assoluta necessità la creazione di reti informatiche di medicina generale che condividano i dati assistenziali dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica – così come di altre rilevanti condizioni patologiche croniche - (prevalenza, tipologia, diagnostica, terapie, comorbilità, ricoveri, mortalità) a scopo di self-audit, di miglioramento della qualità assistenziale e di sviluppo professionale continuo, come pure di ricerca e validazione di nuove e più efficaci strategie di trattamento e monitoraggio. 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