REGIONE LOMBARDIA Direzione Generale Agricoltura UNIVERSITÀ’ DEGLI STUDI DI MILANO ISTITUTO DI INGEGNERIA AGRARIA ISTITUTO SUPERIORE LATTIERO-CASEARIO di MANTOVA Di.Re.Zo. DISTRIBUZIONE REFLUI ZOOTECNICI Di.Re.Zo. DISTRIBUZIONE REFLUI ZOOTECNICI Impostazione e supervisione generale: Prof. Franco Sangiorgi Collaboratori che hanno contribuito alla stesura del testo: Dott. Andrea Guidetti Dott. Ric. Giorgio Provolo Dott. Andrea Veneri Ing. Luca Pedrazzi Per la parte introduttiva: Prof. Tommaso Maggiore Per la parte statistica: Dott.ssa Elisabetta Riva Per le analisi di laboratorio: Laboratorio terreni I.S.L.C. (Mn) Dicembre 2000 SOMMARIO Presentazione 9 Introduzione 11 Premessa 13 1. Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici 15 1.1. Inquadramento del problema 1.2. Quantità e distribuzione degli allevamenti 1.3. Caratterizzazione dei reflui zootecnici e valore fertilizzante 1.4. Fattori influenzanti l'utilizzazione agronomica dei reflui 15 16 20 24 2. Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami 29 2.1 Spandiliquame 2.1.1 Serbatoio 2.1.2 Gruppo di pompaggio 2.1.3 Attrezzature di distribuzione 2.1.4 Dispositivi di regolazione della portata e di regolazione della dose 2.1.5 Dispositivi di agitazione 2.1.6 Dispositivi di triturazione-filtraggio 2.1.7 Sospensioni 2.1.8 Pneumatici 2.2 Sistemi ombelicali 2.2.1 Carrello-macchina 2.2.2 Cisterna 2.2.3 Gruppo di pompaggio 2.2.4 Organo di distribuzione 2.2.5 Dispositivi di regolazione della portata e della dose 2.2.6 Sistema di separazione dei solidi Di.Re.Zo. 29 30 31 32 35 36 37 37 38 39 40 41 41 41 42 42 5 3. Caratteristiche degli spandiliquame in commercio 43 3.1 Fonti utilizzate e metodologia seguita 3.2 Tipologie di spandiliquame in commercio 3.3 Caratteristiche dei componenti gli spandiliquame 3.3.1 Serbatoio 3.3.2 Gruppo di pompaggio 3.3.3 Organi di distribuzione 3.3.4 Dispositivi di regolazione della dose e della portata di distribuzione 3.3.5 Dispositivi di agitazione 3.3.6 Organi di triturazione-filtraggio 3.3.7 Sospensioni 3.3.8 Pneumatici 3.3.9 Costo degli spandiliquame 43 45 48 48 49 50 52 53 54 54 54 55 4. La valutazione delle prestazioni degli spandiliquame 57 4.1 Caratteristiche principali delle macchine provate 4.2 Metodologia di prova 4.3 Elaborazione dei risultati 57 58 60 5. Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione 62 5.1 Distribuzione superficiale con spandiliquame 5.2 Distribuzione superficiale con sistema ombelicale semovente 5.3 Distribuzione sotto-superficiale con spandiliquame 5.4 Distribuzione in profondità con spandiliquame 5.5 Indicazioni operative conseguenti alle prove sperimentali 62 81 85 87 90 6. La collaborazione con le aziende 94 6.1 Sviluppo del piatto deviatore 6.2 Sviluppo di una macchina spandiliquame innovativa 94 95 7. Il trasporto dei liquami e i relativi cantieri, i costi di distribuzione 97 7.1 La distribuzione con carribotte 7.2 Le prove sperimentali 7.3 Materiali e metodi 7.4 Risultati 7.5 Commenti e criteri di scelta del cantiere 7.5.1 Capacità di lavoro in funzione della distanza 7.5.2 Capacità di lavoro in funzione della dose distribuita 7.5.3 Capacità di lavoro in funzione della lunghezza degli appezzamenti Di.Re.Zo. 97 100 101 103 105 105 106 106 6 7.6 Costi di utilizzo dei cantieri di lavoro 7.6.1 Metodologia utilizzata 7.6.2 Risultati ottenuti 113 113 113 8. Criteri di scelta di macchine ed impianti spandiliquame e dei relativi organi di distribuzione 120 8.1 Scelta delle macchine 8.2 Scelta delle attrezzature e degli organi di distribuzione 120 125 9. Verifiche periodiche e taratura degli spandiliquame 127 9.1 Generalità 9.2 Parametri da valutare e limiti di accettabilità 9.2.1 Verifiche da effettuare sugli spandiliquame 9.2.2 Verifiche facoltative sugli spandiliquame 9.3 Schede pratiche di rilievo per carribotte e sistemi ombelicali 127 127 127 127 129 10. Situazione attuale e tendenze 130 10.1 Commenti sull'industria delle macchine 10.2 Commenti alla legislazione attuale sugli spandiliquame 10.3 Sviluppi futuri 10.3.1 Adeguamento del sistema di trasporto 10.3.2 Adeguamento dei dispositivi di distribuzione 10.3.3 Introduzione di nuovi sistemi di gestione aziendale 10.3.4 Introduzione di dispositivi elettronici di comando su carribotte 10.3.5 Introduzione di sistemi di controllo da parte di autorità esterne 130 131 131 132 132 133 133 133 11. Conclusioni 135 12. Bibliografia 137 13. Ringraziamenti 140 Appendice 141 Schede pratiche di rilievo per carribotte e sistemi ombelicali Di.Re.Zo. 7 PRESENTAZIONE L’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lombardia sta lavorando da anni per mettere a punto strumenti e servizi rivolti alle aziende agricole e agli operatori del settore finalizzati a migliorare la gestione dei fattori produttivi e ad orientare le scelte verso sistemi produttivi coerenti a garantire gli obiettivi economici salvaguardando nel contempo le risorse ambientali: acqua, aria, suolo. Per il settore agro-zootecnico abbiamo lavorato per mettere a punto diversi strumenti di supporto alle decisioni aziendali e alla pianificazione regionale: GIARA37, un sistema di gestione informatizzata dei dati aziendali sul management dei reflui agro-zootecnici collegato ad un sistema informativo geografico regionale a supporto della pianificazione del territorio; SUSAP, un sistema informatizzato per la scelta delle soluzioni più efficaci di gestione dei fitofarmaci a livello aziendale e a livello territoriale, nell’ottica della salvaguardia delle produzioni e dell’ambiente; SIFESU, un supporto informatico per la identificazione e delimitazione delle unità di paesaggio aziendali (UPA); VASCELLO, un sistema di elaborazione dei dati territoriali, con l’ausilio di modelli di impatto ambientale; PiMA, un software per la elaborazione a livello aziendale dei Piani di concimazione richiesti dalle Misure Agroambientali regionali in attuazione di Agenda 2000. Alcuni di tali prodotti sono già operativi, altri sono a livello di prototipo o vengono utilizzati in alcune aree pilota, altri sono in fase di implementazione. In particolare, migliaia di aziende zootecniche lombarde hanno già lavorato con GIARA37, il software per la elaborazione del Piano di utilizzazione agronomica (PUA) degli effluenti aziendali, con il quale si è introdotto un metodo di valutazione delle risorse zootecniche aziendali utile ad operare scelte gestionali accurate nel dimensionamento dei contenitori per lo stoccaggio, la quantificazione della disponibilità di nutrienti aziendali (liquami e letami) ed extra aziendali (concimi e fanghi) e quindi la necessità di integrazione con concimi di sintesi; la previsione/programmazione del calendario di distribuzione degli effluenti compatibile con le colture praticate e con la necessità di garantire un impatto ambientale compatibile con la salvaguardia delle risorse idriche, nonché, in ultima istanza, per ottenere l’autorizzazione da parte dell’Amministrazione Comunale, alla distribuzione degli effluenti di allevamento. Ora presentiamo le conclusioni di un lavoro di puntualizzazione delle informazioni e delle conoscenze necessarie a meglio gestire le operazioni di distribuzione degli effluenti di allevamento tenendo conto delle esigenze di non Di.Re.Zo. 9 disperdere nutrienti nelle acque superficiali e di falda, odori e aerosol nell’aria, evitando i possibili accumuli di nutrienti nel suolo. Il volume nasce dalla volontà di fornire agli operatori agricoli e ai tecnici operanti nei servizi di assistenza tecnica uno strumento di studio, valutazione, comparazione, dei diversi strumenti utili ad operare scelte avvedute e praticabili nel campo della gestione degli effluenti di allevamento e per la scelta, e l’ottimizzazione dei cantieri di distribuzione degli effluenti da parte delle aziende che hanno adottato un PUA. Viviana Beccalossi Vicepresidente e Assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Di.Re.Zo. 10 INTRODUZIONE Un argomento di grande attualità nell’agricoltura dei paesi sviluppati è quello relativo alla cosiddetta “agricoltura di precisione”, nato e sviluppato in alcuni areali degli Stati Uniti d’America, non tanto per incrementare le rese unitarie, quanto per ridurre i costi di produzione e l’impatto sull’ambiente. In realtà, in passato, nella vecchia Europa e maggiormente nei comprensori più vocati, l’agricoltura era già praticata con notevole precisione. Quasi sempre, nell’individuare, nell’ambito aziendale, gli appezzamenti si teneva conto, anche senza saperlo, della natura del terreno; successivamente si aveva grande cura di uniformarne la fertilità. In Val Padana e nelle aziende medio-grandi esisteva la figura professionale del “camparo” che, non solo si preoccupava di ben sistemare il campo per la irrigazione a scorrimento o a sommersione, ma anche di renderlo uniforme per la “potenzialità a produrre”. Dopo gli anni ’60, prevalentemente a causa dei modificati sistemi zootecnici e, in minor misura, degli avvicendamenti colturali si è avuto un sostanziale cambiamento del materiale refluo dell’allevamento; si è passati, infatti, da un residuo organico costituito da letame a, sempre in maggior misura, un prodotto più o meno liquido denominato liquame. Lo spargimento del letame era effettuato a mano, dopo averlo distribuito in piccoli cumuli in tutto l’appezzamento tenendo conto anche dell’eventuale disformità del suolo. Le accortezze usate in passato nella gestione del refluo purtroppo non sono considerate oggi quasi nella generalità dei casi quando si effettua lo spargimento. Infatti attualmente le attrezzature impiegate non consentono di effettuare un lavoro tecnicamente ed agronomicamente corretto. La gestione agronomica del liquame nel rispetto dell’ambiente, come di qualsiasi ammendante o fertilizzante, richiede non solo la puntuale conoscenza del valore dello stesso al momento della distribuzione, ma anche un corretto ed uniforme spargimento in campo seguito dall’incorporamento nel suolo con aratura quando non interrato direttamente. Nel volume che qui è gradito presentare si indicano dapprima i principi generali della gestione dei reflui zootecnici per descrivere poi, più diffusamente, le attrezzature attualmente più impiegate in Italia e quelle che invece sarebbe auspicabile utilizzare. Gli Autori hanno effettuato anche interessanti esperienze di valutazione degli spandiliquame e sinteticamente ne presentano i risultati. Poi, dopo una analisi circa Di.Re.Zo. 11 l’organizzazione del lavoro e dei costi di distribuzione, forniscono i criteri per la scelta degli spandiliquame in relazione non solo alle attrezzature disponibili, ma anche alle possibili condizioni operative. Infine, dal momento che tutte le macchine e le attrezzature vanno tarate con regolarità anche per tenere conto delle diverse condizioni di impiego, sono descritte le modalità con le quali effettuare le tarature obbligatorie e facoltative. Ci si augura che i problemi qui trattati vengano considerati attentamente dagli operatori agricoli, dai costruttori delle attrezzature, dai tecnici preposti alla redazione dei piani di concimazione e da quelli che nell’Amministrazione Pubblica si occupano di questi argomenti. Tommaso Maggiore Presidente Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie Università degli Studi di Milano Di.Re.Zo. 12 PREMESSA La fase di spandimento costituisce il momento terminale del complesso di azioni legato alla utilizzazione agronomica dei reflui zootenici. Proprio per le finalità che si vogliono perseguire, per rendere corretta l’operazione occorre aver chiari gli aspetti agronomici connessi con lo spandimento dei reflui e conoscere altresì qual è la tecnologia disponibile per portare i liquami in campo. Le conoscenze relative ai diversi argomenti, agronomici e meccanici, sono piuttosto vaste ma la difficoltà di applicazione dipendono essenzialmente dalla mancanza di un sistema di riferimento a cui rapportare dette conoscenze e al quale rivolgersi per valutare l’effetto dei vincoli normativi o per definirli. Per questo, dopo un breve inquadramento degli aspetti agronomici viene fatto il punto sulla tecnologia attualmente disponibile, includendo in essa l’organizzazione del lavoro di trasporto e spandimento dei reflui. Scopo del lavoro è, quindi, quello di predisporre, per i tecnici che a vario livello operano nel settore, uno strumento di supporto alle decisioni da prendere a livello sia aziendale, sia industriale, sia di controllo delle condizioni ambientali. Molto resta comunque da fare, soprattutto a livello normativo, per chiarire punti quali: ammontare dei reflui distribuibili in una sola volta, ammontare dei reflui distribuibili nel corso di una stagione ecc. Di.Re.Zo. 13 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici 1. UTILIZZO AGRONOMICO DEI REFLUI ZOOTECNICI (Dott. Andrea Veneri, Dott. Andrea Guidetti) 1.1 INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA Negli ultimi decenni lo sviluppo di allevamenti zootecnici intensivi, ha modificato il consolidato rapporto fra alimenti prodotti, animali allevati, deiezioni escrete. Le deiezioni animali sono passate così da fonte primaria di elementi nutritivi per le piante coltivate a materiali di scarso valore da smaltire al più basso costo possibile con il minor uso di manodopera. In prevalenza si è passati dalla gestione di materiale palabile (letame ottenuto con paglia) alla gestione delle deiezioni in forma fluida senza più aggiunte, o quasi, di materiali da lettiera. Il prevalere del concetto "smaltimento" su quello di concimazione organica assieme ad esigenze economiche di contenimento dei costi relativi all'evacuazione, allo stoccaggio, al trasporto e alla distribuzione dei reflui zootecnici, si è tradotto in gestioni non appropriate (scarico in acque superficiali) o spesso in distribuzioni casuali sui campi in dosi molto elevate (fino a 1000 m3/ha) (Balsari P., Airoldi G., 1991). Da un punto di vista generale si deve ritenere che la distribuzione sul terreno delle deiezioni animali rappresenti la più logica chiusura del ciclo naturale dei principali elementi nutritivi asportati dalle colture e la via tecnicamente ed economicamente più valida di allontanamento dei reflui dagli allevamenti. Infatti, altri metodi, che volevano semplificare la gestione dei reflui, quali ad esempio la depurazione, così come è stata utilizzata fino ad oggi, non ha portato a risultati positivi sia dal punto di vista economico e, quel che più conta, dal punto di vista tecnico per conseguire i limiti imposti per lo scarico in acque superficiali dalla legislazione vigente (tabella A Legge Merli 319/76 prima, Legge 152/99 allegato 5, ora). L'aspetto attualmente più importante relativo alla distribuzione del liquame sui suoli agricoli è quindi da individuare nella salvaguardia dell'ambiente non disgiunto da altri temi, come ad esempio la valorizzazione agronomica dei reflui. Se utilizzo e gestione dei reflui zootecnici non vengono effettuati correttamente, si può incorrere in danni all'ambiente e i reflui possono inquinare: • l'aria (emissione di cattivi odori e di ammoniaca ecc.); • il suolo (accumulo nel terreno di elementi minerali poco solubili, metalli pesanti e fosforo); • l'acqua superficiale e di falda (rilascio di nutrienti solubili in eccesso, in particolare di nitrati, con possibile compromissione della potabilità ed aumento del grado di eutrofizzazione). Di.Re.Zo. 15 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici Il punto più critico dell'utilizzo agronomico dei liquami resta la perdita di elementi nutritivi, con conseguente possibile inquinamento delle riserve idriche del sottosuolo. Strettamente legati a questo si inseriscono i concetti di inquinamento puntuale e diffuso: i problemi di inquinamento puntuale sono causati quasi esclusivamente da reflui che vengano sversati direttamente nelle acque superficiali e più o meno profonde, mentre problemi di inquinamento diffuso sono legati maggiormente alla gestione di reflui in quantità non corrette e in epoche sbagliate da un punto di vista agronomico e meteorologico. E' da notare il fatto che problemi del primo tipo sono facilmente eliminabili anche perché facilmente individuabili, mentre problemi del secondo tipo non sono mai completamente eliminabili ma solo riducibili intervenendo sulla gestione globale dei reflui. L’operazione che più influisce su questo aspetto è la distribuzione in campo dei liquami che viene comunemente eseguita nei modi più svariati ma senza un preciso criterio. Il problema dello spandimento dei reflui oggi è sentito non solo dagli agricoltori, che devono anche confrontarsi con problemi di bilancio e con i funzionari A.S.L. o A.R.P.A. o AMM. PROV., ma è di tutti i cittadini che devono subire emissioni di ammoniaca e di composti maleodoranti. Perciò le modalità di distribuzione del liquame sui suoli agricoli dovranno essere individuate con gli obiettivi di: dosare correttamente gli apporti di azoto; spandere nel momento idoneo e nelle corrette quantità con le idonee attrezzature evitando qualsiasi forma di inquinamento. In effetti, già le normative vigenti relative alla gestione dei reflui zootecnici, vincolano la dimensione dell'allevamento alla disponibilità di terreno agricolo limitando le operazioni di spandimento a determinati periodi dell'anno, ma è compito di tutti coloro che operano in agricoltura prendere coscienza di diventare i "custodi" del territorio e dell'ambiente. 1.2 QUANTITA' E DISTRIBUZIONE DEGLI ALLEVAMENTI In Italia vengono allevati 7,204 milioni di capi bovini e 8,090 milioni di capi suini (I.S.T.A.T. 1998) La maggior concentrazione di allevamenti zootecnici si riscontra nell'area padana dove le elevate produzioni foraggere riscontrabili in pianura, con l'ausilio dell'irrigazione, hanno creato le condizioni necessarie perché l'attività zootecnica fosse particolarmente conveniente dal punto di vista tecnico-economico portando allo sviluppo di una ormai millenaria tradizione casearia (Tab.1.1). Di.Re.Zo. 16 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici Tab.1.1 Consistenza del patrimonio bovino e suino nell'area padana al 1° dic 1996 (numeri di capi) (Fonte I.S.T.A.T., 1998) Regioni Vacche Bovini (capi) totali % sul totale nazionale Suini (capi) % sul totale nazionale Lombardia 677.400 1.852.300 25,6 2.961.500 36,6 Veneto 234.100 1.057.800 14,6 545.600 6,7 Piemonte 361.100 1.026.900 14,2 751.000 9,3 Emilia-Romagna 311.300 747.300 10,3 1.681.700 20,8 1.583.900 4.684.300 64,7 5.939.800 73,4 Totale delle 4 regioni 7.240.000 Totale nazionale 8.090.000 Effettuando un calcolo su base regionale del carico zootecnico e della quantità di azoto totale escreta si può constatare che fra le quattro regioni a più alto carico zootecnico il suolo lombardo deve ricevere 92,4 kg di N totale per ogni ettaro di S.A.U. (Superficie Agricola Utilizzabile) per anno (Tab. 1.2). Le altre regioni presentano valori di N totale medio che sono ben al di sotto di quelli lombardi. Detti valori non allarmerebbero perché inferiori a quanto indicato dalla buona pratica agricola, ma considerando il fatto che si tratta di valori medi e che solo il 30% della superficie regionale è interessata all'attività zootecnica, si è di fronte a un apporto annuale di nutrienti da gestire dell’ordine, mediamente, dei 300 kg/ha. Tab 1.2 N tot medio per ha di superficie agricola utilizzabile regionale per anno (Fonti I.S.T.A.T., A.S.A.E. rielaborate) kg N tot per ha di S.A.U. regionale Regioni da bovini da suini totale Lombardia 62,3 30,6 92,9 Emilia-Romagna 25,0 16,8 41,8 Piemonte 30,4 6,9 37,3 Veneto 4,0 0,7 4,7 Di.Re.Zo. 17 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici Più in dettaglio, la situazione del patrimonio zootecnico in Lombardia è caratterizzata da un elevato numero di capi con 1.852.000 bovini, di cui 659.000 vacche da latte, e 2.961.000 suini. Il 69 % del patrimonio bovino regionale e il 76 % del patrimonio suino lombardo sono concentrati nelle tre province di Brescia, Mantova, Cremona (Fonte I.S.T.A.T., 1998). Per ciò che riguarda l'allevamento avicolo, da carne e uova, in Lombardia si allevano in totale circa 28 milioni di capi che corrispondono al 9% del patrimonio avicolo nazionale. La distribuzione delle quantità di azoto, sempre a livello regionale, è ben descritta nella Figura 1.1 che mette in evidenza il carico di azoto totale riferito alla SAU comunale. Da essa si può notare che, nelle stesse province precedentemente indicate, vi è un carico di azoto mediamente classificato alto o molto alto. Fig 1.1 Carico di azoto totale zootecnico in Lombardia (Fonte Reg. Lombardia 1998) Dalla Figura 1.2 si può osservare il contributo alla determinazione del carico di azoto da parte di bovini e suini; l'allevamento bovino è più uniformemente distribuito sul territorio rispetto a quello suino che invece è concentrato nella zona sud-est della regione. Di.Re.Zo. 18 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici Fig 1.2 Carico di azoto tot da bovini e suini in Lombardia (Fonte Reg. Lomb.1998) Di.Re.Zo. 19 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici Questo quadro seppur generale porta nuovamente ad affermare la necessità di una gestione integrata dei reflui non solo a livello aziendale ma, partendo dalla scala di comune o consorzio, occorre arrivare a quella del singolo appezzamento, per garantire una buona uniformità di distribuzione e conseguentemente ridurre i rischi ambientali. 1.3 CARATTERIZZAZIONE DEI VALORE FERTILIZZANTE REFLUI ZOOTECNICI E I liquami zootecnici sono caratterizzati da una composizione chimico-fisica che varia in relazione alla specie animale e, nell'ambito della specie, allo stadio fisiologico, a quello di crescita, alle modalità di stabulazione, di pulizia dei ricoveri, alla presenza, al tipo, alla quantità di materiali di lettiera e al regime alimentare a cui sono sottoposti (somministrazione a volontà o razionata, in forma asciutta o bagnata, rapporto acqua/mangime). Essenzialmente, i liquami contengono fattori di fertilità quali azoto, fosforo, potassio e sostanza organica in diverse concentrazioni che è utile conoscere singolarmente per sapere come meglio utilizzarli agronomicamente. Nella tab. 1.3 vengono riportate le principali caratteristiche chimiche dei liquami per le più diffuse specie allevate. Tab. 1.3 Sostanza secca e alcune caratteristiche chimiche dei liquami (Fonte bollettino L.R. 37/93) di diverse specie animali Azoto totale (N) Sostanza secca (s.s.) Solidi volatili (s.v.) % t.q. % s.s. Bovini da latte 7-10 75-85 2,5-3,5 0,8-1,5 3,5-7,0 Bovini da carne 10-16 75-85 3,5-4,0 0,8-2,5 4,5-7,0 Vitelli carne bianca 0,6-2,9 60-75 1,2-3,0 0,6-2,5 1,8-4,5 Suini 1,5-6,0 65-80 1,5-3,5 1,1-2,7 1,3-3,0 Avicunicoli 19-25 70-75 1,8-14 1,5-11 1,2-6,0 Di.Re.Zo. Fosforo totale Potassio (P205) totale (K20) kg/m3 t.q. ( kg/t t.q. ) 20 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici Sostanza secca (s.s.): nei liquami zootecnici sono presenti solidi sospesi e non, di varia granulometria, che si possono ripartire, approssimativamente, in particelle grossolane (dimensioni > 0,1 mm) e in particelle fini (dimensioni < 0,1 mm); il contenuto di sostanza secca determina la forma fisica dei reflui zootecnici e la loro natura di prodotto solido, semisolido, fluido o liquido (Fig. 1.3). La percentuale di sostanza secca è comunemente utilizzata anche come indice per avere una prima caratterizzazione del prodotto. La s.s. determina la densità e quindi la pompabilità del liquame e dà un'indicazione sul valore di trasportabilità e sulle caratteristiche fluidodinamiche del refluo. Viene indicato come limite di pompabilità, con le normali tipologie di pompe in uso, il contenuto del 15 % di s.s.; oltre a tale valore è consigliato introdurre sistemi di separazione solido-liquido. Il valore di trasportabilità del liquame deriva empiricamente dalla quantità di elementi fertilizzanti trasportati per unità di volume ed è, quindi, strettamente legato al contenuto di s.s. del liquame. Per elevate distanze di trasporto è consigliato l'utilizzo di reflui con alto valore di trasportabilità, cioè di s.s., anche per ridurre i costi di spandimento. Le caratteristiche fluidodinamiche del refluo sono anch'esse legate al contenuto di s.s. ma soprattutto alla percentuale di solidi grossolani presenti. Questi solidi condizionano il funzionamento delle attrezzature per la gestione del liquame (es. pompe, tubazioni ecc.) creando notevoli problemi se non si predispongono idonei sistemi di triturazione e omogeneizzazione del liquame. 25 Sostanza secca % parzialmente secco 20 consistente 15 limite di pompabilità fluido 10 poco consisten te molto fluido 5 liquido Pompabile in impianti a pioggia Carrobotte Fig. 1.3 Caricamento con benna Consistenza delle deiezioni animali in funzione del contenuto di s.s. e relative attrezzature per la loro movimentazione (da GIDA-UCAAB) Di.Re.Zo. 21 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici Azoto: È presente nei liquami sia nei composti organici, sia in forma minerale e si caratterizza per il diverso comportamento agronomico e gestionale. L'azoto presente nei reflui zootecnici si può suddividere in base alla prontezza di mineralizzazione in tre frazioni: - l'azoto organico residuale, di più difficile degradabilità da parte della microflora terricola, perdura nel terreno e si rende disponibile alle colture in tempi superiori all'anno - l'azoto organico facilmente mineralizzabile, è la restante parte della quota organica ed è più degradabile del precedente rendendosi disponibile nell'anno di coltura; - azoto minerale è presente in forma solubile, per la maggior parte in forma ammoniacale, presenta una mobilità pari a quella dei concimi minerali, quindi subito disponibile per le colture. Anche i trattamenti ai quali i reflui vengono normalmente sottoposti nelle aziende agricole (stoccaggio prolungato con stabilizzazione in condizioni di anaerobiosi), comportano la parziale mineralizzazione dell'azoto organico e di conseguenza l'incremento, rispetto al refluo fresco, della forma ammoniacale: N organico N ammoniacale (trattamento) In relazione alle frazione minerale, i liquami suini e avicoli, presentano percentuali di azoto ammoniacale mediamente comprese nell'intervallo fra 60 e 70% dell'azoto totale e risultano, quindi, essere prodotti concimanti a pronto effetto (Fig. 1.4). Durante la conservazione del liquame in vasche scoperte, subito dopo lo spandimento in campo e nel periodo che intercorre tra la distribuzione e l'utilizzazione da parte delle colture, una parte anche molto rilevante di ammoniaca si perde per volatilizzazione. L'azoto organico del liquame e la quota di ammoniaca non volatilizzatasi giunti nel terreno possono avere i seguenti destini: - essere trasportati nelle acque di scolo superficiali in seguito a piogge molto abbondanti (ruscellamento); raggiungere le acque di falda per percolazione, fenomeno che si accentua nel caso di terreni a granulometria grossolana (molto ricchi di scheletro); venire interessati dal processo di mineralizzazione con formazione di nitrati. N ammoniacale N nitrico (reazioni di scambio chimico-biologico) Quest'ultimo processo costituisce la norma perché è solo nella forma nitrica che l’azoto diventa solubile e può muoversi facilmente nel terreno e percolare (processo di lisciviazione). Di.Re.Zo. 22 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici LETAME BOVINO LIQUAME LIQUAME COMPOST BOVINO SUINO POLLINA LEGENDA 20 AZOTO ORGANICO RESIDUALE 10 30 70 20 60 20 30 AZOTO ORGANICO FACILMENTE MINERALIZZABILE 30 20 AZOTO MINERALE 70 60 40 10 Fig. 1.4 10 Ripartizione delle diverse frazioni di azoto in alcuni materiali organici (modificato da C.R.P.A.) Fosforo: è presente nei liquami in forma inorganica, come fosfato di calcio in percentuale di circa l'85 % del totale ed in forma organica per la parte restante. Ha una bassa solubilità ed è prevalentemente legato alla frazione solida dei liquami. La disponibilità di fosforo per le piante è intorno al 50-60% del P tot (in maggior misura per i liquami suini che per quelli bovini). Potassio: è presente in forma solubile. La disponibilità per le colture del potassio fornito con i liquami è pari a quella dei concimi minerali (80-90%). Microelementi: i reflui zootecnici contengono metalli pesanti, in particolare rame e zinco. Questi elementi, somministrati agli animali (soprattutto suini) sia come promotori della crescita sia per i loro effetti farmacologici, risultano in gran parte eliminati con le deiezioni. Nel caso dei suini, ad esempio, il rame somministrato viene eliminato con le deiezioni in percentuale che varia tra il 72 e l'80%, mentre lo zinco viene eliminato in percentuale che giunge fino al 92-96%. Il rischio di contaminazione dei suoli con metalli pesanti presenti nei reflui è comunque contenuto. Gli apporti risultano infatti conformi a quelli consentiti dalla legislazione vigente in materia di prevenzione dall'inquinamento, se si rispettano le dosi di impiego nell'alimentazione e le dosi agronomiche di spandimento liquami nella fertilizzazione (Bonazzi G., et al., 1994). Sostanza organica: gli apporti di sostanza organica, che si realizzano con i liquami dosati sulle esigenze di nutrienti delle colture, possono consentire il mantenimento Di.Re.Zo. 23 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici del preesistente livello di sostanza organica del suolo. Ai fini, di ottenere incrementi rilevabili di sostanza organica nei suoli sono richiesti buoni apporti di letame bovino oppure di altro materiale organico che abbia subito un processo di umificazione della sostanza organica presente (es. compost). Quindi, come si può notare dalla seppur breve analisi della loro composizione, i liquami zootecnici utilizzati in agricoltura non possono essere considerati rifiuti "nocivi" ma, anzi, una vera e propria risorsa; spetta soprattutto all'agricoltore avveduto adottare comportamenti tali da minimizzare l'impatto ambientale negativo connesso con un andamento meteorologico non favorevole o con pratiche agronomiche non corrette. 1.4 FATTORI INFLUENZANTI L'UTILIZZAZIONE AGRONOMICA DEI REFLUI I fattori che influenzano più o meno marcatamente l'utilizzazione agronomica dei liquami zootecnici sono molteplici; infatti bisogna considerare che lo spandimento in campo è l'ultimo anello della catena, che inizia dalla produzione dei liquami in stalla e si conclude appunto con la distribuzione in campo dei reflui. Si cercherà ora di esaminare i più importanti elementi della catena individuandone le caratteristiche principali: • tipologie di allevamento; l'adozione di tipologie di stabulazione che fanno largo uso di pavimentazioni piene (essenzialmente pavimenti in cotto, o battuto di cemento) richiedono, per le operazioni di pulizia, l'impiego di abbondante quantità di acqua per la veicolazione delle deiezioni, con conseguente produzione di liquami molto diluiti. Diventa, perciò, di fondamentale importanza limitare ulteriori diluizioni con acque di diversa provenienza (acqua di lavaggio, acqua di abbeverata, acqua piovana ecc.), in quanto un liquame tal quale o poco diluito consente di limitare in modo considerevole sia i costi delle opere di stoccaggio e trattamento, sia quelli necessari per le operazioni di trasporto e spandimento sui campi (Fig. 1.5). Per ottenere liquami tal quali, bisogna utilizzare soluzioni stabulative idonee, impiegando pavimenti grigliati o fessurati; questi tipi di pavimenti sono definiti autopulenti in quanto in grado, anche grazie all'azione di calpestamento degli animali, di farsi attraversare dalle deiezioni deposte. Al di sotto del pavimento fessurato o grigliato, sono sempre presenti delle strutture per la raccolta delle deiezioni, che possono essere vere e proprie fosse oppure semplici pavimenti in pendenza confluenti in cunettoni di scarico in cui il liquame si muove per effetto idraulico o meccanico evitando al massimo le perdite di ammoniaca in stalla, per una migliore salubrità degli ambienti utilizzati da animali e uomini. Il refluo viene successivamente inviato in vasche, fosse o lagoni di capacità tale da garantire un periodo di stoccaggio minimo di 180 e 120 giorni (rispettivamente per i liquami suini e bovini). L’attuale normativa della regione Di.Re.Zo. 24 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici • Lombardia (L.R. n°37/93 e successivi regolamenti attuativi) è molto severa e restrittiva rispetto alle caratteristiche delle vasche di accumulo che dovrebbero consentire di avere un refluo “maturo" (cioè praticamente inodoro) e più idoneo per le operazioni successive di spandimento. trattamenti effettuati; in funzione del tipo di trattamento applicato ai liquami, si ottiene un prodotto finale con caratteristiche fisico-chimiche differenti. Un esempio di trattamento fisico attuabile è la separazione solido-liquido (vagliatura e/o sedimentazione). Questa procedura, oltre che ottimizzare la gestione dei liquami in ambito aziendale, può avere una valenza positiva ai fini della compatibilità ambientale in aree ad elevato carico zootecnico e, quindi, particolarmente vulnerabili. La quota di nutrienti contenuti nella frazione solida può, infatti, essere trasferita a distanza, in aree non soggette a vincoli ambientali, con minori oneri rispetto alla movimentazione dei liquami tal quali (Airoldi G., Provolo G. 1991). Fig. 1.5 Influenza della diluizione sul dimensionamento della vasca di stoccaggio Attualmente gli agricoltori preferiscono, soprattutto per motivi economici e di praticità, il semplice stoccaggio diretto delle deiezioni tal quali. La necessità di realizzare vasche di stoccaggio dei liquami zootecnici deriva, infatti, dalle seguenti esigenze: Di.Re.Zo. 25 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici - impossibilità di effettuare lo spandimento in certi periodi dell'anno per l'impraticabilità del terreno; presenza di colture in avanzato stadio di vegetazione; assenza, per un lungo periodo, di colture in grado di utilizzare l'azoto somministrato con i liquami; abbattimento della carica patogena dei liquami; maturazione e stabilizzazione per diminuire le emissioni maleodoranti. • periodo di applicazione ed efficienza di utilizzazione; dal periodo di applicazione dipende il dimensionamento dei sistemi di trasporto e di stoccaggio che è, a sua volta, legato al sistema di distribuzione utilizzato. Lo stoccaggio, deve perciò essere dimensionato in funzione del riparto colturale e degli avvicendamenti, del tipo di terreno e degli eventuali vincoli di legge. L’efficienza di utilizzazione dell’azoto dipende dalle tecniche di somministrazione e dalle diverse metodologie di spandimento oltre che dal periodo di spandimento; infatti, dal punto di vista agronomico, le applicazioni effettuate in prossimità della semina e in copertura, in epoche vicine alla ripresa primaverile o di intensa attività vegetativa, forniscono i migliori risultati produttivi in quanto in grado di massimizzare l'utilizzazione degli elementi nutritivi da parte della coltura.. Se si vogliono evitare forti perdite di azoto per volatilizzazione ed avere una maggiore efficienza di utilizzazione dell'azoto, soprattutto in estate, gli spandimenti devono essere eseguiti con organi interratori oppure seguiti a breve distanza dall'aratura. E' nel periodo invernale che si ha una bassa utilizzazione dell'azoto, con i maggiori problemi di ruscellamento e percolazione. • caratteristiche fisico-chimiche dei suoli; la valutazione delle caratteristiche dei suoli è finalizzata all'obiettivo di contribuire alla definizione delle dosi, delle epoche di spandimento e delle tecniche agronomiche complementari, in grado di conseguire i livelli desiderati di efficienza agronomica dei reflui zootecnici. La valutazione dei siti destinati all'utilizzo agricolo dei reflui deve essere mirata a comprendere l'influenza che le condizioni litologiche, morfologiche e di drenaggio superficiale possono avere sul trasporto dei nutrienti generati dal processo di degradazione al di fuori dell'area trattata. Infatti l'efficienza depurativa del sistema suolo-pianta, è controllata da un elevato numero di variabili ambientali, legate al clima, alla morfologia del terreno, alle caratteristiche pedologiche, al tipo di copertura vegetale, alle proprietà idrauliche di superficie e di profondità. Ne consegue che porzioni diverse del territorio possono caratterizzarsi per il fatto di avere una differente attitudine a ricevere i liquami zootecnici. A riguardo la Regione Lombardia da parecchi anni si sta dotando, tramite l' E.R.S.A.L., di utili cartografie indicanti informazioni sui suoli e le loro attitudini ai diversi usi. Il comportamento idrologico del suolo, inoltre, influenza l'infiltrabilità ed il ruscellamento dei liquami. La condizione in cui si trova il terreno è fondamentale nella valutazione della possibilità di spandimento da parte Di.Re.Zo. 26 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici • • • • dell'agricoltore. La legge (L.R. n°37/93 e relative norme attuative) vieta lo spandimento in giorni di pioggia e quando il terreno nei primi centimetri è gelato ma fondamentalmente è l'agricoltore che deve scegliere di volta in volta il momento corretto dello spandimento e le attrezzature più idonee per effettuarlo. Da quanto detto, si evidenzia come la conoscenza del suolo svolga un ruolo molto importante nella valutazione dell'attitudine del territorio allo spandimento dei reflui zootecnici e soprattutto nella individuazione di unità di territorio aziendale omogenee (U.P.A.). Basso titolo in elementi della fertilità; il conseguimento di significativi apporti di nutrienti, tramite liquami a basso titolo in elementi della fertilità, comporta la distribuzione di volumi anche molto elevati, con rilevanti costi di spandimento e di trasporto (considerando anche brevi spostamenti a livello aziendale) (Airoldi G., Provolo G., 1991). Le possibilità di intervento per ridurre i volumi di liquame e incrementare la concentrazione di elementi fertilizzanti in essi contenuti sono relative alla riduzione dei consumi idrici per le operazioni di pulizia dei ricoveri ed alle modalità di gestione dell'acqua di abbeverata per ridurre gli sprechi; Difficoltà di determinazione del titolo in elementi fertilizzanti; l'assenza o la scarsa efficienza dei sistemi di omogeneizzazione nei contenitori di stoccaggio determina notevoli difficoltà nell'attribuzione del titolo fertilizzante dei liquami zootecnici. Una possibile soluzione, attualmente in studio, è rappresentata dall'impiego di metodi rapidi di analisi che consentono di determinare direttamente sul carrobotte, per ciascuna frazione di liquame distribuita, alcuni parametri utili al dosaggio come: contenuto di azoto ammoniacale e contenuto di sostanza secca; Apporti in eccesso di metalli pesanti; i liquami contengono metalli pesanti quali rame e zinco. Nelle distribuzioni elevate di liquami zootecnici l'apporto di tali elementi è superiore alle asportazioni da parte delle colture, e pertanto somministrazioni ripetute determinano inevitabilmente un accumulo nel suolo. Il controllo delle dosi secondo i criteri di una corretta pratica di concimazione e condizioni favorevoli del suolo, capacità di scambio cationico elevata e pH neutro o alcalino, sono comunque necessari. A ciò si aggiunga la considerazione che il contenuto di zinco e di rame nei mangimi e, di conseguenza nelle deiezioni, è in decremento, sia per le limitazioni imposte dalla normativa comunitaria, sia per la possibilità di ridurre le integrazioni alimentari attraverso l'impiego di prodotti ad elevata disponibilità biologica di microelementi; Emissione di azoto in forma ammoniacale in atmosfera; la frazione di azoto ammoniacale contenuta nei liquami è soggetta a perdite per volatilizzazione che si verificano in seguito alla distribuzione dei liquami soprattutto nei periodi caldi; queste risultano essenzialmente legate alla modalità di distribuzione e, in particolare, al tempo di permanenza del liquame sulla superficie del terreno. Diverse esperienze svolte sia in Italia che all’estero hanno, infatti, evidenziato Di.Re.Zo. 27 1 - Utilizzo agronomico dei reflui zootecnici • • come nelle prime 72 ore si registrano perdite di azoto comprese tra il 5 e il 95 % dell’azoto ammoniacale applicato, in funzione delle condizioni climatiche (temperature, umidità, vento), della natura del terreno (pH, presenza o meno di residui colturali, ecc.) sul quale è avvenuta la distribuzione e delle caratteristiche del liquame (contenuto di solidi totale e pH). Con la distribuzione effettuata mediante attrezzature per l’interramento, le perdite di N-NH4 sono invece contenute e dell’ordine dell'1-9% (Pignedoli S., Rossi L., 1998). Esperienze olandesi mostrano che, attuando una distribuzione superficiale in banda con tubi rasoterra, le perdite dopo 96 ore si attestano su valori mediamente del 20 % (Hol J. et al., 1997); Emissione di odori molesti nel corso dello spandimento; le emissioni legate alle operazioni di distribuzione sono senza dubbio quelle di maggior impatto e contribuiscono a creare una immagine negativa delle attività zootecniche. L'adeguata stabilizzazione dei liquami, cioè il completamento della fermentazione turbolenta, limita l'offensività delle stesse nel corso delle operazioni di ripresa e di distribuzione. Al fine di ridurre le emissioni di odori molesti, si possono adottare le diverse tecniche di distribuzione che verranno ampiamente trattate nei capitoli successivi; Difficoltà nell'effettuare distribuzioni omogenee e tempestive; i mezzi comunemente adottati per le operazioni di spandimento (serbatoi in pressione equipaggiati con getto irrigatore o piatto deviatore posteriore) danno, come si vedrà in seguito, un'insoddisfacente omogeneità longitudinale e trasversale della distribuzione. Un ulteriore e rilevante problema è rappresentato dalla difficoltà o impossibilità di intervento con i mezzi convenzionali (autobotte o carrobotte), in particolare su colture arative, in corrispondenza dei periodi di effettiva utilizzazione dei nutrienti da parte delle colture, cioè con coltura in atto. Di.Re.Zo. 28 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami 2. DESCRIZIONE GENERALE DELLE MACCHINE E DELLE ATTREZZATURE PER LA DISTRIBUZIONE DEI LIQUAMI (Dott. Andrea Guidetti) Prima di passare alle sperimentazioni ed ad una disamina dei risultati è utile classificare, con una breve descrizione, le macchine e le attrezzature per la distribuzione in campo dei liquami. Le macchine atte alla distribuzione dei liquami sono ascrivibili a due categorie: gli spandiliquame che trasportano e distribuiscono il liquame con cisterne su ruote; i sistemi ombelicali (manichette o rotoloni semoventi) che trasportano e distribuiscono il liquame mediante condutture fisse e tubazioni mobili. 2.1 SPANDILIQUAME Gli spandiliquame sono macchine agricole per la movimentazione e lo spandimento dei liquami zootecnici che abbiano una densità inferiore al limite di pompabilità (s.s. intorno al 15 %). E’ possibile classificare gli spandiliquame in base al tipo di accoppiamento con la motrice in tre categorie: portati, semoventi e trainati. Sono portati se vengono montati con l’intero sistema di pompaggio su autocarri che sono usati essenzialmente per la movimentazione dei liquami tra l’azienda e i terreni, senza entrare in campo; sono semoventi se montati su telaio dotato di motore autonomo; sono trainati se per operare devono essere trainati da una trattrice. La definizione di spandiliquame è generica mentre quella di carrobotte (spandiliquame) viene esclusivamente usata per le macchine trainate. I carribotte spandiliquame italiani sono generalmente costituiti da: un telaio, caratterizzato da 1, 2 o 3 assi; un contenitore di refluo a pressione atmosferica o a depressione; una pompa attiva o un depressore collegato alla presa di potenza; un organo per la distribuzione del liquame; tubi; eventuale valvola di sicurezza; eventuale manometro, (Pellizzi, 1996). Di seguito e più in dettaglio, verranno prese in considerazione le singole parti di un classico spandiliquame (Fig. 2.1): Di.Re.Zo. 29 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. serbatoio gruppo di pompaggio attrezzatura di distribuzione dispositivo di regolazione della portata e di regolazione della dose dispositivi di agitazione dispositivo di triturazione-filtraggio sospensioni pneumatici Fig 2.1 Carrobotte trainato ad 1 asse con serbatoio in pressione: serbatoio, 2- gruppo di pompaggio, 3 - gruppo di distribuzione (da Pellizzi, 1996) 2.1.1 Serbatoio Il serbatoio è atto a contenere e trasportare il liquame e può essere di due tipi: in pressione oppure a pressione atmosferica. Il serbatoio in pressione, di norma a sezione cilindrica, deve poter sopportare le pressioni imposte dal sistema di pompaggio. Il serbatoio, allo stesso tempo, deve resistere alla depressione che viene creata in fase di caricamento. Le variazioni di pressione all’interno del serbatoio, comprese tra –0.5 e +1.5 bar, determinano una notevole sollecitazione della struttura che deve quindi essere opportunamente dimensionata e realizzata secondo le norme previste per la costruzione dei serbatoi in pressione che, nel nostro paese, sono soggetti ad omologazione e a revisione periodica. Il serbatoio a pressione atmosferica opera in condizioni di normale pressione e può, quindi, essere realizzato in acciaio (con spessori limitati) o con altri materiali (es. vetroresina). E' previsto l'impiego di una pompa attiva che opera direttamente sul liquame sia nelle fase di riempimento sia in quella di distribuzione. Il telaio, normalmente, è costituito da travi ad H in acciaio su cui viene imbullonata Di.Re.Zo. 30 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami la cisterna. A seconda del tipo di omologazione, il serbatoio, se opportunamente dimensionato, può fungere esso stesso da telaio portante. In questo modo si può aumentare la capacità, a parità di ingombro, e ridurre l'incidenza della tara. 2.1.2 Gruppo di pompaggio Dal punto di vista del gruppo di pompaggio i carribotte possono essere distinti fra macchine dotate di pompa per l’aria e macchine dotate di pompa per il liquame. Comunemente la pompa per l’aria o compressore (Fig 2.2A) perché il sistema di carico e scarico dei liquami è basato sulla compressione e aspirazione dell’aria presente nel serbatoio. La pompa montata è, per la maggior parte dei casi, di tipo rotativo a palette con azionamento tramite la presa di potenza della trattrice e viene impiegata sui serbatoi in pressione. Il secondo tipo è costituito da pompe per il liquame o attive che movimentano direttamente il refluo, e che perciò non necessitano di serbatoi in pressione. Le tipologie di pompe attive in commercio sono rappresentate da pompe a lobi, pompe centrifughe, pompe a pistoni, pompe a vite o a elica (Fig. 2.2B). Tale soluzione permette di realizzare serbatoi che non devono resistere a pressione, quindi più leggeri, con vantaggio di un maggior carico utile e maggior sicurezza. Tramite il controllo numero di giri della pompa, inoltre, si può esercitare una efficace gestione della portata in fase di distribuzione. Queste pompe, movimentando direttamente il liquame, risultano più sensibili a fenomeni di usura ed otturazione per effetto dei materiali grossolani contenuti nel refluo. Per tale motivo, richiedono la presenza, a monte della pompa, di sistemi di filtrazione attiva in grado di effettuare la triturazione delle parti più grossolane dei liquami e/o la separazione di eventuali corpi estranei. Fig 2.2A Pompa per l'aria o compressore Di.Re.Zo. Fig 2.2B Pompa attiva a lobi 31 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami 2.1.3 Attrezzature di distribuzione Le attrezzature di distribuzione possono essere distinte in funzione della modalità con la quale il liquame viene irrorato, in due gruppi: con erogazione del liquame da un solo punto, generalmente disposto a. centralmente nella parte posteriore del serbatoio; con distribuzione attraverso una serie di erogatori tra di loro equamente b. distanziati e montati su una barra parallela al terreno e perpendicolarmente all'avanzamento. a. Distribuzione con singolo erogatore Il liquame fuoriesce dal serbatoio, lateralmente o posteriormente, tramite un orifizio di dimensione variabile e può impattare su una definita superficie, oppure uscire liberamente a "bocca libera". Nel primo caso il refluo dopo aver impattato su una superficie piana, si suddivide in getti, lame e gocce che raggiungono la superficie del terreno percorrendo una traiettoria variabile in funzione della pressione di esercizio e delle modalità di regolazione del sistema stesso. A tale gruppo di attrezzature appartengono il piatto deviatore del getto, gli ugelli oscillanti e i piatti deviatori oscillanti (Fig. 2.3A). In particolare, i piatti deviatori possono essere, a seconda dell’angolo esistente tra la bocca d’uscita e la superficie su cui si infrange il getto, ad inclinazione fissa o ad inclinazione regolabile. Modulando l’inclinazione si varia la larghezza e l’altezza di gittata e anche l’uniformità di distribuzione. Nel secondo caso il liquame è libero di uscire dall'orifizio (diametro compreso tra 30 e 300 mm) e la sua sezione determina la gittata di distribuzione. Gli ugelli con diametro minore sono montati su speciali getti irrigatori caratterizzati da gittate di 50 m e oltre (Fig 2.3B). In questa categoria è da annoverare un metodo sbrigativo di distribuzione che viene comunemente definito “gomito”. Esso consiste nell’installare una semplice tubazione, di diametro variabile, diritta o curva, di poche decine di centimetri che smaltisce il liquame in un unico getto continuo sul suolo. Le attrezzature di distribuzione con singolo erogatore si caratterizzano soprattutto per il loro basso costo, l'elevata affidabilità e il ridotto ingombro e manutenzione che richiedono; in linea generale, per avere una adeguata larghezza di lavoro, determinano, rispetto ad attrezzature con più erogatori spaziati, una maggiore esposizione all'aria del liquame. Di.Re.Zo. 32 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami Fig. 2.3A Tradizionale piatto deviatore b. Fig. 2.3B Gettone irrigatore Distribuzione con erogatori spaziati In questo tipo di attrezzature il flusso del liquame viene suddiviso in una serie di tubi adduttori che possono raggiungere direttamente la superficie del terreno (distribuzione superficiale) o rifornire gli elementi applicatori veri e propri (distribuzione sotto-superficiale e interrata). • Distribuzione superficiale: l'erogazione del liquame avviene in prossimità del terreno con limitata o nulla polverizzazione dello stesso. Tale soluzione operativa consente di applicare il liquame su tutta la superficie o di localizzarlo su una parte di essa (distribuzione in banda). Nel primo caso, nella parte inferiore di ogni tubo distributore, è presente un piccolo deflettore o piatto deviatore, che permette di aumentare la superficie di terreno interessata dalla distribuzione del singolo tubo con una leggera sovrapposizione dei getti di due tubi contigui. Nel secondo caso, il liquame fuoriesce direttamente da orifizi oppure da una serie di tubi flessibili. Questa è una soluzione che può essere impiegata, nelle colture seminate a file, anche per concimazioni di copertura. Infatti, essa consente la localizzazione del liquame nell'interfila, evitando il contatto diretto del liquame con la vegetazione (Fig. 2.4A). • Distribuzione sotto-superficiale: viene effettuata per mezzo di un dispositivo che deposita il liquame direttamente appena al di sotto della superficie del terreno. E’ utilizzabile con coltura in atto, essenzialmente su prati, anche quando la vegetazione si trova in fase di sviluppo; il liquame viene interrato direttamente al fine di ridurre il danno arrecato alla cotica erbosa. Sono impiegati particolari elementi distributori, schematicamente costituiti da: una serie di dischi folli, che operano tagli verticale della cotica e la conseguente Di.Re.Zo. 33 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami apertura di solchi e tubi adduttori, che permettono la distribuzione del liquame all'interno degli stessi. Possono essere annessi anche uno o due elementi costipatori, assimilabili a dei rulli, che richiudono il solco subito dopo l'iniezione del liquame (Fig. 2.4B). Questa soluzione è particolarmente indicata per la concimazione organica dei prati per i quali risulta della massima importanza evitare il contatto diretto del liquame con la vegetazione. Questo contatto, infatti, oltre a poter provocare un danneggiamento delle piante, determina una riduzione della loro appetibilità, e l'insorgere di forme fermentative indesiderate qualora ne sia previsto l'insilamento (Balsari P. Airoldi G., 1995). Tale tecnica, che consente anche una notevole riduzione di emissione di odori sgradevoli, risulta vantaggiosamente impiegabile soprattutto in terreni permeabili, meno in quelli pesanti, nei quali è più difficile ottenere una sufficiente chiusura del solco e minore è la permeabilità del suolo. Fig. 2.4A Barra distributrice rasoterra • Fig. 2.4B Iniettore sotto-superficiale da prati Distribuzione interrata: tale pratica viene indicata come la soluzione ottimale dalla maggior parte delle normative vigenti. Essa rappresenta l'unico sistema di distribuzione utilizzabile in appezzamenti vicini alle abitazioni, che possono rappresentare una frazione considerevole della superficie aziendale, soprattutto nelle aree densamente popolate. Le modalità di interramento variano in funzione del tipo di terreno su cui si deve operare e della presenza o meno di vegetazione. In tutti i casi, il liquame va, comunque, iniettato all'interno dello strato normalmente interessato dalle lavorazioni ed esplorato dall’apparato radicale delle colture. Questo tipo di distribuzione è effettuato su terreno nudo o su suolo arabile tra una coltura e la successiva. L'interramento dei liquami su terreno nudo è caratterizzato da soluzioni che risultano fra loro diversificate in funzione: della presenza o meno di residui colturali, del tipo di lavorazione del terreno che si intende effettuare con l'operazione stessa di interramento dei liquami. I primi interratori sviluppati, e tuttora gli unici utilizzati in Italia, sono assimilabili a dei ripuntatori. Essi sono talvolta dotati di alettature terminali per aumentare l’area assolcata e, quindi, la quantità di liquame iniettata per metro lineare di solco. Le soluzioni tecniche proposte sono piuttosto diversificate: si Di.Re.Zo. 34 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami va da soluzioni con un numero variabile di interratori a forma di ancora o zappetta che iniettano direttamente in profondità (20-40 cm) (Fig. 2.5A), a soluzioni costituite da coltivatori a denti elastici o rigidi su più ordini, ognuno dotato di tubo adduttore per l'applicazione sottosuperficiale del liquame (Fig. 2.5B). Fig. 2.5A Interratori rigidi ad ancora Fig. 2.5B Interratori ad erpice elastico 2.1.4 Dispositivi di regolazione della portata e di regolazione della dose Negli ultimi anni i sistemi di regolazione della portata, che agiscono o sulla pressione di esercizio o sul regime di rotazione delle pompe attive, vengono sempre più considerati dai costruttori come utili dispositivi per accrescere il contenuto tecnologico delle loro macchine. Una efficace regolazione della portata del sistema di distribuzione, paragonabile a quella ottenibile nei distributori dei concimi minerali, permetterebbe, infatti, di migliorare in modo sostanziale l'impiego degli spandiliquame ai fini di una corretta utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici. Questi sistemi sono concettualmente e funzionalmente diversi a seconda che si parli di spandiliquame con compressore o di spandiliquame a pompa attiva. Nel caso di macchine dotate di serbatoio in pressione è possibile controllare il flusso di liquame operando sulla pressione all'interno del serbatoio stesso oppure con valvole con ritorno che regolano la quantità in scarico od in ricircolo. Nel caso di spandiliquame con pompa attiva la regolazione della portata viene impostata dal numero di giri della pompa che a sua volta è modulata dal numero di giri del motore, oppure il sistema viene comandato tramite motori idraulici indipendenti dal numero di giri del motore. La regolazione della dose distribuita è effettuata solitamente nella parte posteriore del carro tra il serbatoio e gli organi distributori. Può avvenire attraverso un Di.Re.Zo. 35 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami ripartitore di flusso rotativo con azionamento idraulico oppure variando la sezione di uscita a mezzo di apposite valvole. La prima tipologia per distributori con erogazione spaziata, esclusivamente d’importazione, è formata da un cilindro ad ampia sezione al cui interno un braccio rotante con paletta distribuisce il liquame ai tubi d’uscita occludendoli alternativamente (Fig. 2.6A). Le valvole, manuali, elettriche od idrauliche, invece agiscono come rubinetti che fanno variare il flusso a seconda della sezione d’apertura (Fig. 2.6B). Si stanno studiando e sono in fase sperimentale degli spandiliquame innovativi con distributori della dose proporzionale all’avanzamento (DPA) basati sulla lettura della velocità da parte di radar o trasduttori montati sulle ruote del carrobotte, con centraline che determinano questa velocità e regolano il sistema di controllo delle pompe, che modificano il regime di rotazione, o il grado di apertura dalle valvole. Fig. 2.6A Ripartitore idraulico Fig. 2.6B Valvole manuali 2.1.5 Dispositivi di agitazione I dispositivi di agitazione vengono impiegati per miscelare e omogeneizzare il refluo generalmente costituito da particelle di diversa densità che tendono a separarsi in diverse fasi durante il tempo che intercorre tra il carico del liquame e la distribuzione in campo. Nelle aziende italiane questi tempi sono elevati perché, mediamente, la distanza tra centro aziendale e terreno agricolo è elevata e le aziende sono spesso frazionate (Sangiorgi F., Balsari P., 1992). Fra i sistemi attualmente in uso, si annoverano tipi di agitatori per liquami a miscelazione attiva, formati da semplici eliche sommerse, azionate da motori idraulici, oppure, esclusivamente su carribotte con pompa attiva, si trovano sistemi di agitazione a ricircolo del refluo. In questi sistemi la pompa attiva funziona in Di.Re.Zo. 36 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami continuo anche nella fase di trasporto creando un ricircolo del liquido che viene miscelato. 2.1.6 Dispositivi di triturazione-filtraggio I filtri attivi o trituratori per il liquame sono organi, montati a monte della pompa, che servono a frantumare le parti più grossolane che inavvertitamente cadono nelle fosse di raccolta (plastica, corde, pezzetti di legno, paglia, piccole pietre, ecc.). Sono essenzialmente costituiti da organi rotanti, lame o coltelli a contatto con una superficie a griglia in acciaio (Fig. 2.7). Gli organi trituratori frantumando le particelle grossolane, assolvono a tre importanti funzioni: prevenire il bloccaggio delle pompe, ridurre l’eccessiva usura degli organi lavoranti e omogeneizzare il liquame. L’uso di questi dispositivi è indispensabile sugli spandiliquame con pompa attiva, dove il refluo passa direttamente nella pompa sia durante la fase di aspirazione sia durante la fase di svuotamento. Sono comunque utili anche sulle macchine munite di compressore perché il trituratore omogeneizza il liquame evitando sedimentazione di materiale sul fondo della cisterna che si accumula con il tempo riducendo la capacità totale del serbatoio (Huijsmans, 1997). Fig. 2.7 Tipologie di trituratori a coltelli per spandiliquame 2.1.7 Sospensioni Le sospensioni sono tipicamente sistemi atti ad attutire il carico dinamico del carrobotte in movimento e ad equilibrare la distribuzione dei pesi sugli assi. Normalmente, gli spandiliquame di piccole dimensioni sono privi di qualsiasi forma di sospensione. I sistemi di sospensione possono essere classificati in fisico-meccanici, o pneumatici o idraulici. Di.Re.Zo. 37 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami I primi sistemi si basano sull’elasticità di una serie di liste di acciaio sovrapposte che hanno forma di balestra concava o convessa, rispettivamente balestra e cantilever (Fig. 2.8A), oppure, i bilanceri si basano sull’oscillazione di assi rigidi convessi incernierati all’asse e alle ruote. I sistemi pneumatici o idraulici sono più sofisticati ma più funzionali e rispecchiano quelli utilizzati nella costruzione di autocarri e autoarticolati; sono basati sul molleggiamento di soffietti di gomma, collegati idraulicamente o pneumaticamente, in corrispondenza di ogni ruota. L’unione seriale fra i soffietti permette di scaricare i pesi uniformemente in tutte le direzioni (Fig. 2.8B). Fig. 2.8A Cantilever Fig. 2.8B Torpress idraulici 2.1.8 Pneumatici L'esigenza di aumentare la capacità di lavoro degli spandiliquame ha determinato, nel corso degli anni un continuo aumento delle dimensioni del serbatoio, in quanto quest'ultimo risulta il parametro in grado di influenzare in misura maggiore la capacità di lavoro dell'intero ciclo di distribuzione. I pneumatici, perciò, devono assolvere le importanti funzioni di trasportare carichi in situazioni dinamiche, mantenere stabile il carrobotte nella fase di trasporto e avere la minima influenza sulle condizioni di sofficità del suolo. I modelli che vengono montati possono essere a carcassa convenzionale oppure a carcassa radiale con larghezze comprese fra 10 e 45 pollici (Fig. 2.9A). Il conseguente aumento delle masse a pieno carico delle macchine ha, tuttavia, determinato l'insorgere di problemi legati alla transitabilità e al compattamento del terreno. Da qui l'esigenza di disporre di pneumatici che permettano di diminuire il carico specifico sul terreno. Questo, in particolare, risulta proporzionale e in genere di poco superiore, alla pressione di gonfiaggio dei pneumatici stessi. Con l’obiettivo di evitare un eccessivo danneggiamento del terreno occorre utilizzare pneumatici a larga sezione (Fig. 2.9B) e operare con pressioni di gonfiaggio comprese tra 1 e 2 bar, (per ulteriori approfondimenti vedere Tab. 8.2). Di.Re.Zo. 38 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami Fig. 2.9A Pneumatici convenzionali a ridotta sezione Fig.2.9B Pneumatici ad ampia sezione autogonfianti 2.2 SISTEMI OMBELICALI Oltre al carrobotte, per lo spandimento dei liquami si può far ricorso al sistema ombelicale fisso od al sistema ombelicale semovente, detto anche rotolone. Il primo è costituito da un vero e proprio impianto di irrigazione fisso con tubazioni interrate ed è anche impiegato, con un utilizzo secondario, per la distribuzione dei liquami tramite il medesimo gettone usato per irrigare. Si tratta comunque di una soluzione poco diffusa. Il secondo sistema, sempre più utilizzato perché richiede meno opere permanenti, è impiegato ugualmente in irrigazione ma può essere utilizzato esclusivamente come impianto per la distribuzione dei liquami. I rotoloni semoventi verranno trattati più in dettaglio proprio per il crescente interesse da essi suscitato. In questa categoria si devono annoverare anche i sistemi ombelicali a manichetta con tubazione non rigida avvolgibili su carrelli simili ai rotoloni (Fig. 2.10). Fig. 2.10 Manichetta con tubazione non rigida Di.Re.Zo. 39 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami I sistemi ombelicali semoventi sono schematicamente costituiti da un carrello con un tamburo avvolgente circolare che trascina una tubazione flessibile la quale, alla sua estremità, monta un secondo carrello dove è disposto il sistema di spandimento vero e proprio (Fig. 2.11). Tutto il sistema è composto da una serie di attrezzature che possono essere posizionate anche a notevole distanza fra loro e che a monte comprende solitamente un sistema di separazione dei solidi: 1. 2. 3. 4. 5. carrello-macchina cisterna per liquame gruppo di pompaggio organo di distribuzione dispositivi di regolazione della portata e della dose 1 4 al 2 e 3 Fig. 2.11 Sistema ombelicale semovente: 1- carrello-macchina, 2 e 3- al gruppo di pompaggio e alla cisterna, 4- carrello distributore 2.2.1 Carrello-macchina E' formato da un carrello a ruote gommate che porta il tamburo di avvolgimento della tubazione che può essere assimilato ad una grossa bobina. La maggior parte delle macchine montano un carrello girevole e orientabile. La tubazione è in P.V.C. flessibile e con diametri variabili da 80 a 160 mm. Sul carrello sono sistemati anche il sistema di autodislocamento e una piccola pompa a compressore che permette lo svuotamento del tubo a fine lavoro. Il sistema di autodislocamento è solitamente costituito da un piccolo motore a scoppio o diesel che fa ruotare il Di.Re.Zo. 40 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami tamburo e riavvolge il tubo trascinando a se il carrello distributore. Altre macchine prelevano la forza necessaria per il recupero del tubo sfruttando il passaggio del liquame all'interno di una apposita turbina; per evitare intasamenti questo sistema ha bisogno di liquami con ridotto contenuto di solidi. La velocità di rientro del carrello distributore varia da 10 a 200 m/h. 2.2.2 Cisterna La cisterna di presa del liquame può essere la stessa vasca fissa di stoccaggio aziendale oppure può essere una vasca mobile e di accumulo temporaneo, oppure un carrobotte o una autocisterna. Il primo caso è esclusivamente attuato da aziende con terreni accorpati che hanno scelto di gestire i liquami con impianti a tubazione sotterranea o mobile per il trasporto a limitate distanze (max 2 km). Il secondo ed il terzo caso possono essere adottati da chiunque voglia avvalersi dei rotoloni per la distribuzione ma possiede un'azienda frazionata e con appezzamenti distanti dagli stoccaggi. Il trasporto liquami avviene comunque con i carribotte classici che riempiono la vasca di accumulo temporaneo mentre il sistema ombelicale funziona in continuo. 2.2.3 Gruppo di pompaggio Il gruppo di pompaggio può essere parte integrante della macchina oppure può essere isolato dalla stessa. Nella maggior parte dei casi la pompa è isolata ed è azionata da un gruppo motore indipendente (trattore o motopompa). Le tipologie di pompe utilizzate sono esclusivamente quelle centrifughe ed elicoidali. 2.2.4 Organo di distribuzione L'organo di distribuzione tipico è il gettone irrigatore usato durante la coltivazione anche per la normale irrigazione. Per evitare l'eccessiva polverizzazione e permanenza in aria del liquame esistono alcuni accorgimenti pratici: utilizzare getti montati molto vicino a terra (0,8-1 m) con limitato angolo di elevazione ed eliminazione del frangiflutti (Fig. 2.12 A ). Attualmente si stanno sviluppando altri tipi di distribuzione proprio per evitare gli inconvenienti precedentemente descritti; il carrello distributore o la trattrice vengono dotati di vari tipi di barre che depositano il liquame superficialmente tramite tubi o tramite deflettori degli ugelli limitando la polverizzazione dello stesso (Fig. 2.12 B). Di.Re.Zo. 41 2 - Descrizione generale delle macchine e delle attrezzature per la distribuzione dei liquami Fig 2.12A Getto basso per rotolone Fig 2.12B Barra speciale per sistemi ombelicali non rigidi 2.2.5 Dispositivi di regolazione della portata e della dose La quantità di effluente distribuita dal sistema viene esclusivamente condizionata dal gruppo di pompaggio che effettua portate mediamente di 1000-2000 l/min. Si può, tuttavia, regolare la portata modulando il numero di giri della pompa. La dose per ettaro è in funzione della portata, della velocità di rientro del carrello distributore e della gittata del sistema di distribuzione utilizzato. Attualmente non ci sono sistemi in grado di calcolare istantaneamente sulla macchina la dose distribuita per ettaro ed ogni utilizzatore regola soggettivamente il rotolone. 2.2.6 Sistema di separazione dei solidi Per operare correttamente il sistema ombelicale deve essere preceduto da un sistema di separazione dei solidi. Dalla separazione si ottengono una frazione ispessita, gestibile come letame, ed una frazione chiarificata che è utilizzabile con i sistemi ombelicali che operano con un basso contenuto di sostanza secca (massimo consigliato ≅ 4%). Contenuti maggiori si sostanza secca provocano, con l'andare del tempo, occlusioni e incrostazioni alle parti fisse dell'impianto causate dalla deposizione in continuo di particelle solide difficilmente rimovibili. Per diminuire il rischio di intasamenti occorre procedere ad un lavaggio dell'impianto con acqua alla fine di ogni ciclo di spandimento, tuttavia ciò può accrescere i rischi per l'ambiente. Di.Re.Zo. 42 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio 3. CARATTERISTICHE DEGLI SPANDILIQUAME IN COMMERCIO (Dott. Andrea Guidetti, Dott. Andrea Veneri) 3.1 FONTI UTILIZZATE E METODOLOGIA SEGUITA Nell'ambito di questo studio si è voluto conoscere lo stato della produzione e della tecnologia delle macchine distributrici di liquami. Per raggiungere lo scopo è stata impostata un'indagine generalizzata sulle ditte produttrici e sui modelli di macchine spandiliquame costruiti. L'indagine è iniziata con una prima fase di raccolta bibliografica del materiale esistente riguardante le ditte con le tipologie di carribotte in produzione. La ricerca è stata effettuata su riviste specializzate che pubblicano periodicamente listini e repertori macchine e su banche dati esistenti (es. C.R.P.A, L’informatore Agrario, Macchine & Motori agricoli, cataloghi fiere). Per l'aggiornamento dei dati indicati e per la compilazione dei dati mancanti, si è scelto di partecipare alle più importanti manifestazioni fieristiche italiane del settore macchine per l'agricoltura proponendo un'intervista diretta ai responsabili tecnici delle ditte produttrici, con la compilazione di un questionario di base riguardante la parte di dati mancanti e la conferma di quelli esistenti. Il questionario puntava ad analizzare gli aspetti costruttivi caratterizzanti ogni modello di spandiliquame prodotto (Fig. 3.1). Le manifestazioni fieristiche a cui si è partecipato sono state: Eima di Bologna, Novembre 1997 e Novembre 1998; Fiera internazionale di Cremona, Settembre 1997; Fieragricola di Verona, Febbraio 1997 e Febbraio 1998. Durante questa indagine sono state contattate 28 ditte costruttrici che producono un totale di 190 modelli di macchine spandiliquame. Successivamente, i dati interessanti l'analisi statistica sono stati raccolti ed elaborati dividendoli per categorie e per modelli di macchina, tipologie di accessori e di organi lavoranti. Le principali categorie considerate per l’elaborazione sono state: tipo di serbatoio, gruppo di pompaggio, organi di distribuzione, dispositivi di regolazione della dose, dispositivi di agitazione, sistemi di filtraggio, sospensioni e pneumatici. Gli spandiliquame, per una veloce lettura dei dati, vengono distinti nelle due classiche categorie: con pompa attiva; con compressore (o pompa per vuoto, o compressore-depressore). In alcune valutazioni le due categorie vengono ulteriormente suddivise, rispetto al numero di assi. Fanno parte di questa indagine esclusivamente le ditte costruttrici di carribotte spandiliquame per liquami liquidi, zootecnici e non, come definiti precedentemente. Non sono state contattate ed intervistate ditte costruttrici di Di.Re.Zo. 43 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio macchine alternative per la distribuzione dei liquami (es. di rotoloni semoventi) perché il loro impiego principale è diverso dalla distribuzione dei liquami. I modelli considerati inseriti nell'analisi statistica sono quelli venduti con organi e attrezzature di serie; infatti i produttori e i loro tecnici sono estremamente flessibili rispetto alle richieste degli agricoltori in sede di contrattazione e, su specifica richiesta, i modelli possono venire modificati o attrezzati diversamente rispetto a quanto indicato. Si sono considerati quindi come modelli standard, quelli che montano le attrezzature effettivamente indicate in listino. ', 77$ INDIRIZZO P I A T T O TELEFONO / FAX Suggerimenti: compilare in ogni sua parte aggiungendo anche le unità di misura; D E V I A T O R E TIPO A INCLINAZIONE FISSA ALTEZZA _________ LARGH.EFFETT.SPANDIM. _________ MAX PORT.SCARICO REGOLAT. DEFLUSSO A INCLINAZIONE REGOLABILE ALTRO _ _ _ _ _ _ _________ VARIAZIONE VELOCITA' p.d.p. ASSENTE DISTRIBUTORE ATTIVO ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ qualora non esistesse l'opzione corrispondente indicare ugualmente la vostra tipologia nella casella ALTRO_ _ _ _ _ . se una delle caratteristiche non è esistente indicare "NON ESISTENTE" nella casella ALTRO_ _ _ _ _. TIPO SPANDILIQUAME CON POMPA TRAVASATRICE MODELLO GENERALE PRATI PIENO CAMPO FERTIRRIGAZIONE PRIMO ANNO DI PRODUZIONE _________ OMOLOGAZIONE _________ POTENZA MIN. RICH. ATTACCO TRAINATO AZIONAMENTO p.d.p.540 DISPOS. SICUR. p.d.p. BULLONE S I S T E M A SEMOVENTE p.d.p.540/1000 SINCRONIZZATORE TANDEM FISSO SENZA MOLLE (RIGIDO) PIEDE APPOGGIO MANUALE TANDEM STERZ. _________ FRENO _________ CAPACITA' L. _________ FERRO SPESS. PARETE G E T T O ASSE OSCILLANTE BILANCERE ALTRO _ _ _ _ ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ _________ PESO SU ASSALE kg _________ PROFONDITA' MAX cm _________ PORTATA ELEM. INTERR. _________ DIAMETRO ELEM. INTERR REGOLAZIONE PORT. _________ MANUALE IDRAULICA ELETTRICA ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ I R R I G A T GITTATA (m) _________ POMPA AUSILIARIA COMANDO GETTO _________ IDRAULICO MANUALE ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ POT. MAX ASSORBITA POMPA AUSILIARIA (MARCA, MODELLO, PORTATA) ACCIAIO VETRORESINA ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ D I S T R I B U T O R NUMERO _________ R A S O T E R R A _________ TIPO TUBI RIGIDI DISTANZA _________ LARGH. EFFETT. SPANDIM. _________ DISTANZA MIN TERRA _________ PORTATA ELEMENTI _________ DIAMETRO TUBO ALIM. _________ REGOLAZ. PORTATA _________ LUNGHEZZA _________ LARGHEZZA _________ ALTEZZA _________ MASSA _________ PESO TOT. AMMESSO _________ ALTEZZA MIN DA TERRA _________ PASSO _________ CARREGGIATA _________ PNEUMATICI STANDARD _________ PNEUMATICI OPTIONAL _________ PRESSIONE GONFIAGGIO _________ TUBI FLESSIBILI ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ _________ ZINCATO NUMERO SEZIONI VERNICIATO RIV. SINT. ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ _________ TIPO AGITATORE MECCAN. INDICATORE LIVELLO FONDO APRIBILE PNEUM. A RICIRCOLO ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ BICCHIERE TRASP. GALLEGGIANTE ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ SOLO IMBULLONATO INCERNIERATO ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ PRESSIONE MAX bar _________ DISPOSIT. SICUR.SOVRAPR. _________ TIPO POMPA LARGH.SPAND.EFFETT. M ZAPPETTE ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ BALESTRA IDRAULICO CARICO AL GANCIO A RIMORCHIO PIENO kg R I E M P I M _________ ALTRO _ _ _ _ ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ _________ SOSPENSIONI ANCORA+RUOTE DISCO+RUOTE DISTANZA cm ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ RUOTA LIBERA TIPO ASSALE TIPO PROTEZ. PARETE ALTRO _ _ _ _ _ _ ANCORA PNEUMATICA TANDEM MOLLEGGIATO C I S T E R N A FRUTTIC.-VITICOLT. _________ NUMERO ASSI MATERIALE. CIST. SERRE _________ TIPO I N T E R R A T O R I _________ N° CONNESS. IDRAUL. T E L A I O NUMERO ALTRO _ _ _ _ _ _ _________ CAMPO DI APPLICAZIONE PREVALENTE A T T A C C O CON COMPRESSORE COCLEA CENTRIFUGA LOBI A PISTONI ROTANTI MARCA E MODELLO _________ PORTATA POMPA L/min _________ PORT .COMPRESS. L/min _________ ROTAT. A PALETTE ALTRO _ _ _ _ _ _ _ _ G E N E R A L I S P A N D I L Q U A M E Altre osservazioni: __________________ Fig 3.1 Questionario proposto alle Ditte costruttrici durante l'intervista Di.Re.Zo. 44 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio 3.2 TIPOLOGIE DI SPANDILIQUAME IN COMMERCIO L’indagine, svoltasi con le modalità precedentemente descritte, ha messo in luce alcune caratteristiche peculiari del nostro mercato. Da notare, innanzitutto, il fatto che nessuna ditta estera (tranne una tedesca) ha presenziato alle ultime manifestazioni fieristiche del settore macchine, od è inserita sui listini prezzi delle riviste specializzate del settore, in Italia. Analizzando ditte e modelli italiani si vede che il numero di ditte con produzione esclusiva di modelli con compressore è di 18 (64%), mentre quelle con produzione di soli modelli con pompa attiva sono 2, pari al 7% del totale. I rimanenti 8 produttori, pari al 29% del totale, contano, tra i loro modelli, le due tipologie di pompa. Si nota, quindi, una preponderanza di spandiliquame con serbatoio in pressione. Il numero medio di modelli con caratteristiche costruttive diverse, per ditta, varia tra 2 e 17, ma il 50% delle ditte ha produzioni inferiori ai 5 modelli; questo mostra, inoltre, che generalmente non esistono industrie di grosse dimensioni (Fig. 3.2). 50% tra 2 e 5 modelli tra 6 e 10 modelli 32% tra 11 e 17 modelli 18% Fig. 3.2 Numero medio di modelli per produttore I carribotte presenti sono per la maggior parte trainati (177 modelli, 93% sul totale), una piccola parte sono portati su autocarro o su autoarticolato (13 modelli, 7% sul totale). Non esistono ditte che presentano modelli semoventi. Le potenze minime richieste dalle nostre macchine trainate, divise per le categorie di spandiliquame e per il numero di assi (Tab. 3.1), indicano un aumento dell’impiego di potenza passando dai modelli con un asse a quelli maggiori, senza una relazione precisa tra le due categorie "pompa attiva" e "compressore". Di.Re.Zo. 45 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio Tab. 3.1 Potenze minime impiegate dalle diverse tipologie di spandiliquame Tipologia di spandiliquame Potenze minime impiegate kW medi kW min kW max n° con compressore 1 asse 29 9 55 98 con compressore 2 assi con compressore 3 assi con pompa attiva 1 asse con pompa attiva 2 assi con pompa attiva 3 assi numero totale modelli 64 95 40 29 80 26 100 130 59 47 21 17 52 30 non pervenute 80 6 1 190 Le masse delle macchine agricole sono regolamentate dalla legge che ne stabilisce i valori massimi per asse (Art. 207 Nuovo Regolamento del Codice della Strada, 1992). Viene stabilita per le macchine agricole con pneumatici ad 1,2 e 3 assi, una massa a pieno carico rispettivamente di: 6.000 kg, 14.000 kg, 20.000 kg, con una variazione massima del 3%. Generalmente i modelli rispettano il carico massimo ammissibile dal Regolamento; si nota però, dalla Tabella 3.2, che alcuni modelli sono abbondantemente al di sopra della massa legale e non sono, quindi, idonei per la circolazione su strada a pieno carico. I modelli con 2 e 3 assi, inoltre, hanno pesi medi per assale che sono al di sopra del peso massimo consigliato di 6 t. Tab. 3.2 Prospetto delle masse a pieno carico delle diverse tipologie di spandiliquame Tipologia di spandiliquame Massa totale kg massa min 1500 massa max 8300 massa media per asse 4876 tara media 1319 n° con compressore 1 asse massa media 4876 con compressore 2 assi 12811 8000 16500 6405 3928 47 con compressore 3 assi 20680 14000 23260 6893 5412 21 con pompa attiva 1 asse 5297 2860 7450 5297 1225 17 con pompa attiva 2 assi con pompa attiva 3 assi media tra tutti i modelli 12233 20500 10445 13300 20500 17900 20500 6117 6833 5507 3466 3000 2918 6 1 98 190 numero totale modelli Di.Re.Zo. 46 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio Dalla Figura 3.3 emerge una relazione proporzionale fra le masse medie a pieno carico e le potenze necessarie per gli spandiliquame; considerando anche la non piena utilizzazione della potenza, si vede chiaramente che i modelli più grandi abbisognano di trattrici con potenze maggiori di 100 kW senza considerare, nella statistica, gli sforzi di traino. In Italia, con l’omologazione stradale, viene certificato che il prototipo di una serie di una macchine spandiliquame ha superato con esito positivo le prove previste dal nuovo regolamento del codice della strada ai fini della sicurezza della circolazione. Le macchine di massa inferiore a 1500 kg non sono soggette ad omologazione per la circolazione su strada. 24 22 Massa a pieno carico t 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Potenza necessaria kW Fig. 3.3 Relazione tra masse totali a pieno carico e potenze necessarie Il serbatoio deve, invece, sottostare a certificazione I.S.P.E.S.L. di conformità per quanto concerne la resistenza a pressione e depressione. A seconda del tipo di omologazione stradale dei veicoli possiamo distinguere i carribotte in tre categorie: ad omologazione totale, ad omologazione parziale, non omologati. L’omologazione totale si riferisce al veicolo definito, intero e indivisibile. Si tratta, generalmente, del caso in cui il serbatoio non è sostituibile perché parte portante della macchina. Ogni modello, perciò, deve avere una propria omologazione. L’omologazione parziale si riferisce al carrobotte formato da un carrello su cui viene imbullonata la cisterna: è quindi il carrello che svolge la funzione portante. In questo modo i costruttori hanno una o poche omologazioni per diversi carrelli e montano su di essi tutte le tipologie di serbatoio e di accessori. Nel primo tipo di macchina il costruttore, a parità di ingombro, può ottenere una capacità utile maggiore perché non adotta il carrello portante. Di.Re.Zo. 47 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio La situazione esaminata mostra, scorporando i modelli che non abbisognano di omologazione (massa < 1500 kg), che il 62% dei modelli ha una omologazione parziale, il 14% omologazione totale, il 9% non ha omologazione stradale, mentre per il restante 15% dei modelli non è stato possibile ottenere il dato. 3.3 CARATTERISTICHE DEI COMPONENTI GLI SPANDILIQUAME Sulla base dei dati raccolti è possibile analizzare le caratteristiche tecnicocostruttive delle componenti delle macchine spandiliquame. Le componenti analizzate sono: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. serbatoio gruppo di pompaggio organi di distribuzione dispositivi di regolazione della portata e della dose dispositivi di agitazione organi di filtraggio sospensioni pneumatici 3.3.1 Serbatoio La funzione fondamentale richiesta ai serbatoi è di contenere il massimo volume possibile di refluo. Dalla tabella 3.3 si nota che i serbatoi con maggior capienza appartengono alle tipologie di spandiliquame con pompa attiva perché, a parità di ingombro possiedono una maggior capacità utile. La capacità media dei modelli costruiti in Italia si attesta su 7,1 m3 Di.Re.Zo. 48 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio Tabella 3.3 Capacità dei serbatoi in relazione alle tipologie di spandiliquame Tipologia di spandiliquame con compressore 1 asse Capacità del serbatoio m3 capacità capacità capacità media min max 3,54 1,00 6,00 n° 98 con compressore 2 assi con compressore 3 assi 8,82 14,47 5,00 11,00 12,00 16,50 47 21 con pompa attiva 1 asse 3,56 2,00 6,00 17 con pompa attiva 2 assi con pompa attiva 3 assi media tra tutti i modelli numero totale modelli 11,77 17,50 7,11 10,00 17,50 15,00 17,50 6 1 190 3.3.2 Gruppo di pompaggio Il gruppo di pompaggio è una parte caratterizzante lo spandiliquame; l’87% dei modelli italiani monta compressori mentre solo il 13% installa pompe attive. Si nota, inoltre (Tab. 3.4), che la quasi totalità delle pompe è di tipo rotativo a palette e la maggior parte del mercato di queste pompe è fornita da una sola ditta costruttrice. Altre tipologie di pompe non sono proponibili per ragioni di costo. Tabella 3.4 Tipologia di pompa e maggiori ditte costruttrici di pompe per spandiliquame Tipo di pompa rotativa a palette pistoni lobi dati non pervenuti numero totale modelli Ditta costruttrice della pompa A B C 117 6 0 12 9 0 0 0 5 123 21 5 non indicata 27 0 1 13 41 n° % sul tot 156 15 6 13 190 82,1 7,9 3,2 6,8 Le portate medie (Tab. 3.5) indicano che le pompe attive, le quali movimentano direttamente il liquame, presentano valori inferiori rispetto ai compressori, i quali, soprattutto per le fasi di carico e scarico, devono movimentare volumi di aria elevati. Di.Re.Zo. 49 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio Tabella 3.5 Portate delle pompe Tipologia di spandiliquame Portata delle pompe l/min min 1600 l/min max 8000 n° con compressore 1 asse l/min media 4316 con compressore 2 assi 9454 4000 14000 47 con compressore 3 assi con pompa attiva 1 asse 12210 1792 8000 1400 14000 2700 21 17 con pompa attiva 2 assi con pompa attiva 3 assi numero totale 2917 1500 non pervenuta 4000 6 1 190 98 3.3.3 Organi di distribuzione Gli organi di distribuzione proposti e con cui vengono equipaggiati i carribotte italiani sono definibili in quattro tipologie: piatto deviatore (tradizionale e verticale, a inclinazione fissa e regolabile), interratori (profondi per suoli arabili e sottosuperficiali per prati), getto irrigatore e barre di distribuzione rasoterra o poco al di sopra della superficie del suolo. Come si vede dalla Figura 3.3 l’organo maggiormente proposto dalle ditte è oggi il piatto deviatore che per comodità d’uso semplifica la distribuzione in campo dei reflui. Si nota, inoltre, che il distributore con getto irrigatore, molto in uso alcuni anni fa, è stato sorpassato dagli interratori. I distributori a barra rasoterra si trovano ancora in una posizione marginale. 100 90 % dei produttori 80 70 60 50 40 30 20 10 0 con Piatto deviatore Fig 3.3 con Interratori con Getto con Distributori rasoterra Sistema di distribuzione proposto dalle ditte Di.Re.Zo. 50 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio Le tabelle 3.6, 3.7, 3.8, 3.9 riportano ciascuna le varie tipologie di organi distributori proposti con le principali caratteristiche tecniche e relativi parametri di distribuzione. Analizzando queste tabelle si può notare che la larghezza di lavoro degli iniettori sotto-superficiali e degli iniettori in profondità si attesta su limitate larghezze di lavoro: rispettivamente 4,20m e 2,13m. Gli interratori inizialmente sviluppati, e tuttora gli unici diffusi in Italia, sono assimilabili a dei ripuntatori. Sono state sviluppate, inoltre, soluzioni semplici realizzate direttamente nelle aziende agricole o da fabbri generici che prevedono, ad esempio, l'aggancio al carro botte di erpici a denti fissi in grado di effettuare l'immediato interramento del liquame distribuito tramite tubi ad essi collegati, il tutto, però, senza una precisa progettualità riguardante la distribuzione. Tabella 3.6 Tipologie di piatto deviatore e parametri di distribuzione Modelli Piatto deviatore Parametri di distribuzione (m) n° % sul tot h media larghezza media inclinazione fissa 141 74,2 1,90 11,88 inclinazione regolabile 34 17,9 2,17 9,89 non previsto 0 0,0 dati non pervenuti 15 7,9 Tabella 3.7 Tipologie di interratori e parametri di distribuzione Modelli Interratori Parametri di distribuzione (m) n° % sul tot profond. media larghezza media d media iniettori iniettori sotto-superficiali (dischi ) iniettori in profondità (ancore) 4 81 2,1 42,6 0,10 0,29 4,20 2,13 0,26 0,87 non previsti dati non pervenuti numero totale modelli 53 27,9 52 190 27,4 Di.Re.Zo. 51 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio Tabella 3.8 Tipologie di getto irrigatore e parametri di distribuzione Getto distributore Modelli Parametri di distribuzione (m) gittata media n° % sul tot non previsto 76 40,0 getto con rotazione idraulica 55 28,9 54,36 getto fisso 41 21,6 51,15 getto con rotazione manuale 18 9,5 52,86 numero totale modelli 190 Tabella 3.9 Tipologie di barra distributrice rasoterra e parametri di distribuzione Modelli Barre distributrici rasoterra n° % sul tot non previste 141 74,2 tubi flessibilii 8 tubi rigidi Parametri di distribuzione (m) h dal suolo larghezza media d media tubi 4,2 0,12 5,70 0,56 1 0,5 0,25 9,00 0,75 dati non pervenuti 40 21,1 numero totale modelli 190 3.3.4 Dispositivi di regolazione della dose e della portata di distribuzione I dispositivi di regolazione della dose sono ritenuti dalle ditte organi non fondamentali nella realizzazione dei sistemi di distribuzione come dimostra la Figura 3.4 che vede la preponderanza dei modelli, esattamente 150, con nessun tipo di regolazione e 11 modelli che montano sistemi di valvole manuali che poco hanno a che vedere con il concetto di regolazione dinamica della dose. Solamente 17 modelli montano sistemi effettivamente progettati per regolare la dose. Non è stato riscontrato alcun modello ove siano applicati sistemi di regolazione della portata per modulare la quantità distribuita ad ettaro. Di norma l'esecutore dello spandimento non conosce in tempo reale la quantità di refluo che sta distribuendo e il relativo potere fertilizzante. Di.Re.Zo. 52 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio non previsti 79% con distributore rotativo idraulico con valvole ad azionam manuale 6% dati non pervenuti 6% 9% Fig. 3.4 Dispositivi di regolazione della dose 3.3.5 Dispositivi di agitazione I dispositivi di agitazione sono pure considerati poco fondamentali nella progettazione e costruzione dei carribotte come dimostra la Tabella 3.10. Si vede, inoltre, che la maggior parte dei modelli, 146, non presenta nessun tipo di agitatore del refluo nella fase di distribuzione e scarico. Per i carribotte a pompa attiva, in 8 modelli è prevista la possibilità di ottenere un ricircolo del liquame tramite la pompa. Sistemi a miscelazione attiva, per entrambe le categorie di spandiliquame, sono poco usati: solo in 7 modelli. Tabella 3.10 Sistemi di agitazione adottati nelle due categorie di spandiliquame Tipo di agitatore Tipologia di spandiliquame pompa attiva 7 compressore n° % sul tot 139 146 76,8 a ricircolo 8 0 8 4,2 a miscelazione attiva 3 4 7 3,7 dati non pervenuti 6 23 29 15,3 numero totale modelli 24 166 190 non previsto Di.Re.Zo. 53 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio 3.3.6 Organi di triturazione-filtraggio Gli organi di triturazione-filtraggio non sono stati approfonditi nell'analisi perché: non presenti su listini; poco considerati dai costruttori durante le interviste; raramente indicati nei depliant pubblicitari. Nei pochi casi trovati si tratta comunque di modelli a coltelli rotanti che vengono generalmente importati da ditte estere specializzate nel settore. 3.3.7 Sospensioni Le sospensioni sono utilizzate soprattutto con l’intento di assicurare una buona tenuta in strada del rimorchio; particolare attenzione viene data ai sistemi di sospensione sui carribotte di maggior peso e dimensioni. Si osserva che al crescere del peso medio per assale e del numero medio di ruote, i costruttori preferiscono montare sospensioni più funzionali (cantilever) e sofisticate, addirittura con l’impiego di specifici impianti idraulici o pneumatici, (torpress idraulici e pneumatici). Per i modelli monoasse o biasse vengono preferiti sistemi più semplici (balestra e bilancere) oppure non viene usato alcun sistema di sospensione (Tab. 3.11) Tabella 3.11 Tipologia di sospensioni e corrispondente massa media per asse Sospensioni Modelli n° massa media per asse kg 4643 nessuna 43 balestra 103 5241 bilancere 20 5944 cantilever torpress numero totale modelli 12 12 190 5959 6273 3.3.8 Pneumatici I pneumatici in uso sugli spandiliquame sono per la maggior parte di tipo convenzionale e con larghezza compresa tra 10 e 15 pollici (Tab. 3.12). La relazione del tipo di carcassa con la larghezza e la massa media dello spandiliquame a pieno carico, mette in evidenza che i pneumatici vengono installati senza una precisa valutazione dei pesi gravanti sulle ruote e, quindi, non viene considerato neanche il problema del calpestamento del carrobotte sul terreno. Di.Re.Zo. 54 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio Tabella 3.12 Tipo di carcassa dei pneumatici in relazione alla larghezza dei pneumatici e alla massa media del carrobotte a pieno carico Pneumatici Tipo di carcassa convenzion. radiale n° % sul tot 95 9 104 54,7 9259 9721 20 7 27 14,2 8294 11068 9 10 19 10,0 10050 9727 40 21,1 larghezza (10-15 pollici) peso medio carro a p.c. (kg) larghezza (16-30 pollici) peso medio carro a p.c. (kg) larghezza (31-45 pollici) peso medio carro a p.c. (kg) dati non indicati numero totale modelli 124 26 190 E’ interessante, perciò, notare (Tab. 3.13), anche se confermato da pochi dati, che i pneumatici dei carribotte sono tarati su pressioni elevate, da traino stradale. Se l’obiettivo è quello di evitare un eccessivo danneggiamento del terreno, occorre utilizzare pneumatici a larga sezione e operare con pressioni di gonfiaggio comprese tra 1 e 2 bar. Rimane comunque il problema, soprattutto per i serbatoi cilindrici in pressione, del montaggio di pneumatici larghi perché l’ingombro della macchina diventa eccessivo ed esce dalla sagoma ammessa dal Nuovo Codice della Strada. Tabella 3.13 Pressione di gonfiaggio dei pneumatici Pressione media di gonfiaggio n° pressione < di 4 bar 10 pressione tra 5-7,5 bar 23 dati non indicati 157 numero totale modelli 190 3.3.9 Costo degli spandiliquame Si riporta, infine, un prospetto di prezzi medi unitari riferiti al singolo m3 di capacità (Tab. 3.14). Si nota, in generale, che il costo medio dei modelli con pompa Di.Re.Zo. 55 3 - Caratteristiche degli spandiliquame in commercio attiva è maggiore rispetto ai corrispondenti modelli a compressore; osservando, però, i prezzi al m3, queste sensibili differenze si assottigliano, considerando i valori massimi, passando dai modelli monoasse ai modelli triasse. I modelli a pompa attiva di maggiore capacità possono, quindi, risultare competitivi con quelli a compressore. Comparando, invece, i prezzi al m3 con la capacità totale (Fig. 3.5) non emergono delle precise linee di tendenza del mercato se non un lieve decremento con l’aumentare del volume trasportato. E’ da notare, invece, l’elevato numero di modelli con bassa capacità venduti in Italia. Tabella 3.14 Prezzi medi totali e unitari per tipologia di spandiliquame Tipologia di spandiliquame Modelli Prezzi medi x (000) 3 n° £ medie £ min £ max £/m con compressore 1 asse con compressore 2 assi 98 47 13.116 34.806 5.600 18.000 25.000 54.700 3.707 3.947 con compressore 3 assi con pompa attiva 1 asse 21 17 55.402 17.183 38.000 11.670 62.000 26.646 3.830 4.829 con pompa attiva 2 assi con pompa attiva 3 assi media tra tutti i modelli numero totale modelli 6 1 45.435 67.000 25.516 41.870 67.000 49.000 67.000 3.862 3.829 4.001 190 8.000 7.000 R 2 = 0.136 6.000 Lire/m3 (x000) 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 linea di ten denza C apac ità (m 3 ) Fig. 3.5 Andamento del prezzo del carrobo tte per m 3 di capacità Di.Re.Zo. 56 4 - La valutazione delle prestazioni degli spandiliquame 4. LA VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI DEGLI SPANDILIQUAME (Dott. Andrea Guidetti, Dott. Andrea Veneri, Ing. Luca Pedrazzi) In questo capitolo verranno analizzate le prestazioni di alcuni spandiliquame, dal punto di vista della qualità del lavoro eseguito, tramite prove sperimentali di campo relative all'uniformità di distribuzione di diversi tipi di macchine dotate di organi distributori diversi. Le prove di campo sull’uniformità di distribuzione sono state effettuate prevalentemente in Lombardia usando macchine e organi di distribuzione normalmente utilizzati ed individuati come rappresentativi nel panorama regionale e nazionale. 4.1 CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLE MACCHINE PROVATE Alla sperimentazione sono stati interessati alcuni modelli di macchine con 9 diverse tipologie di organi di distribuzione per un totale di 12 prove di campo. Le tipologie di macchine distributrici sperimentate, sono state: spandiliquame trainato con sistema di pompaggio in depressione; spandiliquame trainato con sistema di pompaggio attivo; sistema ombelicale semovente (rotolone semovente); Gli organi di distribuzione impiegati sono stati: distributori superficiali (piatto deviatore, getto irroratore, barra con deflettori); distributori sotto-superficiali (interratori per prati); distributori profondi (interratori per suoli arabili). La distribuzione superficiale con spandiliquame ha visto coinvolte 5 macchine con due tipologie di organi distributori: piatto deviatore tradizionale e sopraelevato. Il piatto deviatore tradizionale era formato da una superficie semicircolare pressoché orizzontale, con un’angolazione tra la sezione della bocca d’uscita e il piatto di 70 °. Il piatto deviatore sopraelevato aveva, invece, la superficie infrangente posizionata a circa 2 m dal suolo la quale comportava la formazione, durante lo spandimento, di una lama liquida verticale. Le prove sono state eseguite con liquame suino e bovino con contenuti di s.s. variabili fra l’1 e il 9%. I carribotte durante le prove hanno mantenuto una velocità di avanzamento costante. Di.Re.Zo. 57 4 - La valutazione delle prestazioni degli spandiliquame La distribuzione superficiale con rotolone semovente ha visto impiegati due metodi: barra con deflettori; getto irrigatore basso. Per l’esecuzione di queste due prove è stato usato un sistema ombelicale semovente. A causa dell’eccessiva larghezza di lavoro del dispositivo è stato modificato lo schema di prova, per cui non è stata misurata la distribuzione longitudinale. La barra distributrice è stata dotata di 7 piccoli deflettori, assimilabili a piatti deviatori, posizionati ad uguale distanza, ad un’altezza di circa 1 m dal suolo. Sono state effettuate due prove con ugelli d’uscita di 18 e 22 mm di diametro utilizzando liquame suino con l'1,5% di s.s. Per l’esecuzione della seconda prova con rotolone è stato impiegato, come organo di distribuzione, un getto irroratore montato su un carrello a quattro ruote trainato dalla tubazione. Il getto irroratore è stato posizionato ad un’altezza di 1,20 m tra la bocca d’uscita e il suolo; la pressione d’esercizio al getto era di 2,2 bar. L’altezza massima di gittata è stata di circa 2,5 m, la gittata è stata di 48 m; la velocità di rientro per entrambe le prove è stata pari a 100 m/ora . La distribuzione sotto-superficiale con spandiliquame è stata eseguita in prova singola utilizzando un organo lavorante con 14 iniettori a dischi per prati dotato anche di rulli terminali per richiudere la fessura formata; la velocità d’avanzamento è stata mantenuta costante e pari a 2 km/h. La distribuzione in profondità con spandiliquame è stata eseguita con due macchine: una con pompa attiva e l'altra con pompa in depressione. Il sistema di distribuzione montato sulla prima macchina era costituito da un interratore a 6 ancore, assimilabile ad un ripuntatore. Le ancore erano distanti 45 cm, con una profondità di lavoro di circa 30 cm. La velocità di avanzamento della macchina è stata mantenuta costante e pari a 1,9 km/h. Le prove di campo sono state eseguite in assenza di vento misurabile. 4.2 METODOLOGIA DI PROVA I rilievi funzionali effettuati sulle macchine hanno riguardato: l’uniformità di distribuzione laterale e longitudinale dei diversi sistemi di distribuzione in relazione alle tipologie di macchine e pompe utilizzate; la velocità d'avanzamento e la dose di liquame distribuita ad ettaro dalle diverse macchine. La determinazione del diagramma di spandimento di sistemi a distribuzione superficiale è stata effettuata nel corso di successive prove adottando una metodologia di prova adattata sulla base del protocollo in studio presso il CONAMA (ora ENAMA) per la certificazione di tutti i sistemi di distribuzione a spaglio, compresi, perciò, gli spandiliquame. Il metodo utilizzato prevede la raccolta durante la distribuzione del prodotto in appositi campionatori, nel nostro caso bacinelle di plastica (dimensioni 35,5x47,5x19 cm) disposte sul campo secondo uno schema standard (Fig. 4.1). Di.Re.Zo. 58 4 - La valutazione delle prestazioni degli spandiliquame Questo schema ha come larghezza quella corrispondente alla gittata della macchina distributrice e si sviluppa su un tracciato lungo 100 m. Ciascuna bacinella è stata distanziata lateralmente dall’altra (0,2-1 m, in relazione alla prova), lasciando uno spazio maggiore per il passaggio delle ruote. Sono state poste (a seconda della prova) due o tre file parallele di bacinelle distanziate 50 m per tre ripetizioni (con ripetizione, quindi, a 0-50-100 m). Il prodotto intercettato dalle bacinelle dopo ogni prova è stato pesato con una bilancia elettronica da campo con scala di lettura 0-10 kg ed intervallo di lettura di 10 g. La misura del refluo contenuto nelle bacinelle lungo le righe dà la distribuzione laterale, mentre la misura lungo le linee dà la distribuzione longitudinale. Durante l'esecuzione delle prove con spandiliquame dotati di interratori, le bacinelle sono state posizionate subito dietro le ruote posteriori facendo avanzare il carrobotte in modo da effettuare ugualmente una prova dinamica ma evitando il passaggio del carro sulle bacinelle. A causa dell’eccessiva larghezza di lavoro dei sistemi di distribuzione ombelicali è stato modificato lo schema standard, per cui è stata posata una sola fila di bacinelle distanziate lateralmente di 1 m. Perciò, nelle due prove corrispondenti, non è stata misurata la distribuzione longitudinale. Tutte le prove con spandiliquame sono state eseguite lasciando uno spazio di avvio, di circa 20 m, prima del punto di partenza delle misurazioni, per assicurare che lo spandimento raggiungesse il regime normale di distribuzione. La dose distribuita ad ettaro è stata calcolata rapportando la media della quantità di prodotto, raccolto nelle bacinelle, alla superficie di 1 ettaro, tramite semplice proporzione. Si è utilizzato questo procedimento anche sulla base di esperienze olandesi: queste mostrano, infatti, che esiste una buona correlazione tra tasso d’applicazione calcolato e teorico (Huijsamns, 1997) Di.Re.Zo. 59 4 - La valutazione delle prestazioni degli spandiliquame Riga 1m Settore 1 Riga Riga 2m 3m Riga 50m Settore 2 Riga Riga 51m 52m Riga 100m Settore 3 Riga Riga 101m 102m Linea… DISTRIBUZIO N E LO N GITUDIN ALE Linea… Linea... 0,2-1m DISTRIBUZIONE LATERALE 0,475m Passaggio 1m 0,375m ruote Larghezza di gittata F ig. 4.1A Direzione di lavoro Schema standard della disposizione delle bacinelle durante le prove di campo 4.3 ELABORAZIONE DEI RISULTATI La posizione delle singole bacinelle dietro la macchina consente di determinare il diagramma di distribuzione laterale, mentre la posizione delle bacinelle lungo la linea di avanzamento determina il diagramma di distribuzione longitudinale (Fig. 4.1A e B). I dati dei quantitativi di liquame raccolti da ciascuna bacinella sono stati usati per calcolare le medie, le deviazioni standard e i coefficienti di variazione (CV) per ogni riga laterale e linea longitudinale. L’uniformità di distribuzione è descritta dal CV della distribuzione ed è indicata come ottimale una distribuzione che ottiene un valore laterale e longitudinale del CV minore del 15 % . Il CV è definito come: CV = 100% x 1 n Σ(x-x) 2 dove: CV x coefficiente di variazione (%) media del liquame raccolto (kg) Di.Re.Zo. 60 4 - La valutazione delle prestazioni degli spandiliquame x liquame raccolto nelle bacinelle (kg) La distribuzione per ogni prova è descritta con grafici che rappresentano il contenuto e la posizione di ogni singola bacinella e la distribuzione media percentuale per singola bacinella; i grafici interessano la distribuzione media totale per singola riga (distribuzione laterale) e per singola linea (distribuzione longitudinale). Solo per i sistemi di distribuzione superficiale è stato simulato il diagramma risultante dalla sovrapposizione progressiva di due passate attraverso l’uso di un software, realizzato appositamente e denominato “analisi per lo spandimento ottimale” (ASO). Il programma ricerca la larghezza di lavoro che ottimizza il CV. Per uniformare i risultati si è ipotizzato uno spandimento con sovrapposizione del tipo andata-andata con ritorno a vuoto (Fig 4.2). I risultati di queste elaborazioni sono rappresentati in modo discreto con istogrammi; sull’asse delle ascisse vengono riportate le larghezze di lavoro sovrapposte in modo da ottenere la larghezza di lavoro che ottimizza il CV. La non sovrapposizione delle passate significa che la larghezza di gittata è uguale alla larghezza di lavoro (Fig 4.2). Q u a ntità di liqu a m e L a rgh ezza d i g ittata + A nd ata A nd ata 60 50 CV % 40 30 20 M iglior C .V . e larg h. d i la vo ro risp o nd ente 10 0 0 2 ,6 3 ,9 5 ,2 6 ,5 7 ,8 9 ,1 1 0,4 L argh ezza di la voro ( ) Fig. 4.2 Sovrapposizione delle passate e determinazione del miglior CV. Di.Re.Zo. 61 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione 5. PROVE IN CAMPO DI SPANDILIQUAME DOTATI DI ORGANI DI DISTRIBUZIONE DIVERSI (Dott. Andrea Guidetti, Dott. Andrea Veneri, Ing. Luca Pedrazzi) Per una veloce e chiara valutazione dei risultati delle prove vengono considerati tutti i CV e le prove vengono rappresentate in modo simile riportando i grafici medi delle distribuzioni laterali e, per alcune prove, anche quelli longitudinali. 5.1 DISTRIBUZIONE SUPERFICIALE CON SPANDILIQUAME Questa prova è stata eseguita utilizzando 5 carribotte differenti con due tipologie di piatto deviatore. Il carrobotte trainato A, con sistema di pompaggio a compressore e capacità di 12 m3, è stato dotato di piatto deviatore tradizionale con un’angolazione fra la bocca d’uscita e la superficie frangente di 70 °. Una rappresentazione generale dell'andamento della prova è rappresentata in Figura 5.1A. Il diagramma di distribuzione laterale vede due picchi laterali elevati e una marcata depressione centrale (Fig. 5.2). La larghezza di gittata è risultata di 7,5 m con un corrispondente CV laterale sulla gittata del 41,1%. Dal diagramma successivo si vede che, anche sovrapponendo due passate, non si riesce a migliorare il valore del CV. Un limite riscontrato in questa prova è costituito dal basso numero di bacinelle impiegate, perciò i risultati indicano solo una tendenza di massima. La distribuzione longitudinale della prova indica un CV del 18% con un netto calo della distribuzione nel settore 3 (Fig. 5.3). La dose media si mantiene pressochè stabile nei primi due settori mentre presenta differenze sensibili, passando dal settore 2 al settore 3 con una variazione in percentuale del 25%. La distribuzione longitudinale è poco uniforme; infatti il CV è superiore al limite consigliato, anche se di poco ma comporta comunque una elevata differenza nel tasso di applicazione. Di.Re.Zo. 62 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Linea 1 Linea 2 111 91 95 119 105 87 100 122 134 49 46 53 68 62 56 56 82 71 Legenda Linea 3 68 63 66 59 57 56 67 91 81 Linea 4 117 91 103 79 93 100 115 138 122 Linea 5 155 209 182 175 183 201 162 67 93 1 2 50 51 52 m 101 102 m 3m 100 >145 % 130-145 % 115-130 % 85-115 % 70-85 % 55- 70 % <55 % Fig. 5.1 Distribuzione spaziale dei 3 settori di campionamento (prova con Carrobotte A) Di.Re.Zo. 63 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione laterale Percentuale della distribuzione media per riga 180 160 140 120 100 media % 80 60 40 20 0 -3 -1,5 0 1,5 3 m media +15% media -15% linea di tendenza Sovrapposizione progressiva di due distribuzioni 100 90 80 70 60 CV (%) 50 40 30 20 10 0 0 media pesi grammi dev. stand. grammi CV later. % Fig. 5.2 2,8 4,3 5,7 larghezza di lavoro (m) 1417,3 531,4 41,1 7,1 8,5 3 dose med m /ha liquame suino s.s.% 9,9 84,0 0,99 Distribuzione laterale con piatto deviatore tradizionale (prova con carrobotte A, con pompa vuoto, 05/11/97) Di.Re.Zo. 64 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione longitudinale Percentuale della distribuzione media per linea media % 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 1m 2m 3m 50m 51m 52m media +15% media -15% Dosi medie per linea m3/ha: 89,6 94,4 87,9 CV longitud. Fig. 5.3 % 86,2 93,7 95,2 100m 101m 102m linea di tendenza 79,4 63,2 66,4 18,0 Distribuzione longitudinale con piatto deviatore tradizionale (prova con carro A con pompa vuoto, 05/11/97) Il carrobotte trainato B, con organo di pompaggio a compressore e capacità di 10 m3, durante la prova è stato dotato di piatto deviatore tradizionale con un’angolazione fra la bocca d’uscita e la superficie del piatto di 60°. Una rappresentazione generale dell'andamento della prova, in cui è stato utilizzato liquame suino con l'1.8% di s.s., rappresentata in Figura 5.4A. Il diagramma medio di distribuzione laterale presenta una difformità dello spandimento passando dalle bacinelle centrali alle laterali, come indicato in Figura 5.5. E’ stata ottenuta una larghezza di gittata di 8.5 m con un corrispondente CV laterale sulla gittata totale di 31,1%. Il diagramma successivo indica che si può ottenere un CV minore, intorno al 28%, sovrapponendo due passate successive, nel senso di marcia andataandata, mantenendo una larghezza di lavoro di circa 7,5 m. Resta comunque il fatto che la distribuzione è sbilanciata sul lato sinistro della macchina, rispetto alla direzione di avanzamento. Spiegazioni di tale andamento possono essere ricercate nelle caratteristiche tecniche del piatto deviatore. Di.Re.Zo. 65 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione La distribuzione longitudinale della prova indica un CV del 21,4% con un progressivo calo della distribuzione nei settori 2 e 3 (Fig. 5.6). La dose media, con valori di 42,9 m3, 35,7 m3 e 30,3 m3, diminuisce quasi proporzionalmente nei tre settori, con una variazione percentuale del 37%, passando dal settore 1 al settore 3. Sia la distribuzione laterale sia quella longitudinale non sono uniformi perché si ottengono CV troppo elevati. Linea 1 78 95,9 111 108 105 99,8 Linea 2 78 102 48,6 71,4 48,7 85,5 Linea 3 61,5 92,1 60 87,2 160 101 Legenda Linea 4 159 89,6 116 121 119 106 Linea 5 144 129 221 155 91,2 106 Linea 6 79,5 90,8 42,9 57,5 75,4 101 2m 50 51m 100 1 >145 % 130-145 % 115-130 % 85-115 % 70-85 % 55- 70 % <55 % 101m Fig. 5.4 Distribuzione spaziale dei 3 settori di campionamento (prova con carrobotte B) Di.Re.Zo. 66 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione laterale Percentuale della distribuzione media per riga 160 140 120 100 media % 80 60 40 20 0 -3,9 -2,6 -1,3 0 1,3 2,6 m media +15% media -15% linea di tendenza Sovrapposizione progressiva di due distribuzioni 60 50 40 CV (%) 30 20 10 0 0 2,6 3,9 5,2 6,5 7,8 9,1 larghezza di lavoro (m) media pesi dev. stand. CV later. Fig. 5.5 grammi grammi % 3 m /ha dose med liquame suino s.s.% 612,5 154,0 31,1 36,3 1,8 Distribuzione laterale con piatto deviatore tradizionale (prova con carrobotte B con pompa vuoto, 08/05/97) Di.Re.Zo. 67 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione longitudinale Percentuale della distribuzione media per linea media % 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 1m 2m 3m 50m 51m media +15% media -15% Dosi medie per linea m3/ha: 39,5 46,4 CV longitud. Fig. 5.6. 41,5 29,9 % 52m 100m 101m 102m linea di tendenza 37,7 22,9 21,4 Distribuzione longitudinale con piatto deviatore tradizionale (prova con carrobotte B con pompa vuoto, 08/05/97) Il carrobotte trainato C, con sistema attivo di pompaggio (pompa a lobi) e con capacità di 11,5 m3, durante la prova è stato dotato di piatto deviatore verticale sopraelevato realizzato dal contoterzista proprietario del carrobotte, con lo scopo di diminuire gli odori durante lo spandimento. E’ stato utilizzato liquame suino con un contenuto di s.s. dello 0,99%. Una rappresentazione generale dell'andamento della prova è riportata in Figura 5.7. Il diagramma medio di distribuzione laterale è caratterizzato da una zona centrale con valori elevatissimi di refluo pari al 320% della media, come indicato in Figura 5.8. La larghezza di gittata è stata di 10 m con un corrispondente CV laterale, molto elevato, di 94,4%. Ciò a causa soprattutto della sproporzionata quantità di refluo che viene distribuita nella zona centrale. Eseguendo un calcolo della quantità di azoto totale (NTK) si nota una zona centrale di circa 3 m con una quantità media distribuita pari a 287 kg/ha di N mentre, mediamente, le zone laterali hanno ricevuto 55 kg/ha di N. Di.Re.Zo. 68 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Il diagramma successivo mostra che si può migliorare il CV a scapito della larghezza di lavoro. Infatti si può ottenere un CV intorno al 51%, sovrapponendo due passate successive con una larghezza di lavoro di circa 5,7 m. Il valore è troppo elevato e la larghezza di lavoro è troppo ridotta. La distribuzione longitudinale dell’intera prova indica un CV pari al 4,8% con una distribuzione media quasi uniforme fra i tre settori. Questo è confermato dal fatto che le dosi medie distribuite lungo la linea sono abbastanza omogenee e con valori tutti compresi tra + 15% e –15% rispetto alla media (Fig. 5.9). Il tasso di applicazione medio per i tre settori è rispettivamente di 57,8 m3 , 60,5 m3 e 59,7 m3. Questi valori confermano che l’uniformità di distribuzione longitudinale è soprattutto influenzata dal sistema di pompaggio; infatti la pompa a lobi, se mantenuta a regime di giri costante, distribuisce in modo pressoché uniforme durante tutto il tragitto dello spandimento. Linea 1 22 12 24 14 16 28 11 16 22 90 91 77 90 76 92 98 102 101 46 47 88 77 78 98 86 87 75 Linea 2 Legenda Linea 3 Linea 4 Linea 5 Linea 6 Linea 7 344 352 336 336 306 301 331 306 298 92 92 75 51 85 61 54 62 87 76 66 38 54 76 57 67 57 61 30 40 63 78 64 62 54 69 56 1 2 3m 50 51 52 m 100 101 >145 % 130-145 % 115-130 % 85-115 % 70-85 % 55- 70 % <55 % 102 m Fig. 5.7 Distribuzione spaziale dei 3 settori di campionamento (prova con carrobotte C) Di.Re.Zo. 69 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione laterale media % Percentuale della distribuzione media per riga 340 320 300 280 260 240 220 200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 -4,3 -2,8 -1,4 0 1,4 2,8 4,3 m media +15% media -15% linea di tendenza Sovrapposizione progressiva di due distribuzioni 120 110 100 90 80 70 CV (%) 60 50 40 30 20 10 0 0 2,8 4,3 5,7 7,1 8,5 9,9 11,4 larghezza di lavoro (m) media pesi grammi dev. stand. grammi CV later. % Fig. 5.8 3 dose med m /ha liquame suino s.s.% 1000,5 934,1 94,3 Distribuzione laterale con piatto deviatore sopraelevato (prova con carrobotte C con pompa attiva, 05/11/97) Di.Re.Zo. 59,3 0,99 70 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione longitudinale media % Percentuale della distribuzione media per linea 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 1m 2m 3m 50m 51m 52m media +15% media -15% 100m 101m 102m linea di tendenza Dosi medie per linea m3/ha: 59,1 55,5 58,8 CV longitud. Fig. 5.9 % 56,4 64,5 60,4 59,1 57,5 63,1 4,8 Distribuzione longitudinale con piatto deviatore tradizionale (prova con carro C con pompa attiva, 05/11/97) Il carrobotte trainato D, con pompa a lobi e capacità di 15 m3, durante la prova è stato dotato di piatto deviatore verticale sopraelevato costruito dalla medesima ditta produttrice del carro. E’ stato usato liquame bovino con un contenuto di s.s. del 9,3%. Una rappresentazione generale dell'andamento della prova è rappresentata in Figura 5.10. Il diagramma medio di distribuzione laterale vede una difformità in alcuni punti come indicato in Figura 5.11. La larghezza di gittata è stata di 13,5 m con un corrispondente CV laterale di 28,6%. Dal diagramma di Figura 5.11 si vede che si possono ottenere dei CV minori sovrapponendo due passate successive. Infatti, il CV sovrapposto è del 16% per una larghezza di lavoro di circa 6,5 m. Il piatto deviatore verticale è più funzionale rispetto a quello provato precedentemente se ci si riferisce alla larghezza di lavoro indicata dalla casa. La distribuzione longitudinale della prova indica un CV pari al 16,0% con una distribuzione abbastanza uniforme all’interno dei tre settori ma difforme fra i tre Di.Re.Zo. 71 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione settori (Fig. 5.12). All’interno dei settori le dosi medie distribuite lungo la linea sono fra loro abbastanza omogenee (escluso il primo settore). Il tasso di applicazione medio per i tre settori è rispettivamente di 74,5 m3 , 51,3 m3 e 63,9 m3 . Questa difformità è spiegabile dal fatto che non è stato mantenuto costante il regime di giri della pompa a lobi durante la prova, causa errore umano. Questo conferma che l’uniformità di distribuzione longitudinale è soprattutto influenzata dalla pompa a lobi che, se mantenuta a regime di giri costante, distribuisce in modo pressoché uniforme durante tutto il percorso dello spandimento. La distribuzione laterale e longitudinale non presentano CV inferiori al 15% ma, considerando l’elevato contenuto di s.s. del liquame utilizzato, questo tipo di distribuzione risulta migliore rispetto ai modelli considerati precedentemente. Linea 1 129 97,4 92,4 122 0 0 Linea 2 85,4 81,9 94,7 108 89,6 196 Linea 3 93,2 114 67,6 85,5 96,1 93,3 Linea 4 103 99,6 105 120 93,3 94,2 Linea 5 122 77,5 175 131 152 125 Linea 6 94,9 117 104 93,8 75,8 94,2 Linea 7 161 108 125 128 114 118 Linea 8 53,5 84,1 75,5 74,8 88,7 64,4 Linea 9 73,3 137 93,6 121 77,6 75,5 Linea 10 85,4 84,1 67,6 15,4 113 39,2 100 101 m Legenda 1 2m 50 51 m >145 % 130-145 % 115-130 % 85-115 % 70-85 % 55- 70 % <55 % Fig. 5.10 Distribuzione spaziale dei 3 settori di campionamento (prova con carrobotte D) Di.Re.Zo. 72 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione laterale Percentuale della distribuzione media per riga 160 140 120 100 media % 80 60 40 20 0 -5,2 -3,9 -2,6 -1,3 0 1,3 2,6 3,9 5,2 6,5 m media +15% media -15% linea di tendenza Sovrapposizione progressiva di due distribuzioni 50 45 40 35 30 CV (%) 25 20 15 10 5 0 0 2,6 3,9 5,2 6,5 7,8 9,1 10,4 11,7 13 14,3 larghezza di lavoro (m) media pesi grammi dev. stand. grammi CV later. % 3 dose med m /ha liquame bovino s.s.% 1066,2 187,9 28,6 63,2 9,3 Fig. 5.11 Distribuzione laterale con piatto deviatore tradizionale (prova con carrobotte D con pompa attiva, 08/05/98) Di.Re.Zo. 73 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione longitudinale media % Percentuale della distribuzione media per linea 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 1m 2m 3m 50m 51m media +15% media -15% 52m 100m 101m 102m linea di tendenza Dosi medie per linea m3/ha: 68,7 80,4 CV longitud. Fig. 5.12 52,6 49,9 % 64,2 63,6 27,5 Distribuzione longitudinale con piatto deviatore tradizionale (prova con carro D con pompa attiva, 08/05/98) Il carrobotte trainato E, con sistema di pompaggio a compressore da 12.000 l/min. e capacità del serbatoio di 14 m3, è stato testato in 4 serie di prove con lo scopo di confermare alcuni risultati ottenuti precedentemente. Per questo si è scelto di operare con il sistema di distribuzione più comune: il piatto deviatore. Sono stati costruiti ad hoc tre tipi di piatto deviatore con la medesima angolazione di 60 ° fra foro d’uscita e superficie infrangente del piatto, ma con diverso diametro del foro: 60, 80, 100 mm. Le quattro prove possono essere, tuttavia, raggruppate in due serie di test per: a- ricercare l'influenza della larghezza di lavoro sull'uniformità di distribuzione (2 prove) b- verificare gli andamenti longitudinali di distribuzione con carrobotte in depressione (2 prove) Di.Re.Zo. 74 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Prove a Nelle prime due prove si è operato con il medesimo piatto deviatore con ugello da 80 mm (Fig 5.13A e B); variando l'angolazione del piatto deviatore con il terreno si sono ottenute due differenti larghezze di lavoro: 6 m e 9 m. Il diagramma medio laterale vede una difformità dello spandimento più accentuata nella parte sinistra riscontrabile in entrambe le prove. I corrispondenti C.V. laterali sono elevati ma simili e confrontabili fra loro (rispettivamente 43% e 38,4%) (Fig. 5.14). Tale andamento può essere dovuto a difetti di costruzione del piatto deviatore. La distribuzione longitudinale della prova indica che i due C.V. (rispettivamente 7,5% e 11,8%) sono simili e confrontabili fra loro (Fig. 5.15); la dose media diminuisce quasi proporzionalmente nei tre settori con variazioni percentuali più accentuate nella seconda prova in cui la larghezza di lavoro era maggiore. Sia la distribuzione laterale sia quella longitudinale non sono, quindi, uniformi perché si ottengono C.V. troppo elevati. L'utilizzo di un diverso numero di bacinelle, 7 nella prima prova e 10 nella seconda, non ha comportato significative differenze fra i risultanti C.V. In definitiva si può affermare che la larghezza di lavoro non influenza l'uniformità di distribuzione che viene invece condizionata maggiormente dall'organo distributore e dalla sua costruzione. Di.Re.Zo. 75 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione 41 12 12 40 3 34 2 140 146 143 138 175 136 3 105 128 136 79 135 126 4 147 146 145 150 131 151 5 105 102 104 97 112 111 6 82 89 84 103 85 125 1 Legenda 7 79 77 76 93 58 17 Linee Direzione d’avanzamento 1 62 9 166 185 0 0 2 183 140 122 129 146 187 3 96 151 102 92 155 151 4 104 139 85 86 157 132 5 120 135 108 113 105 109 6 86 84 80 75 121 99 99 86 79 76 93 76 8 112 92 106 68 69 76 9 107 98 107 115 68 68 10 31 67 45 60 72 67 2m 50 51 m 100 101 m 7 1 >145 % 130-145 % 115-130 % 85-115 % 70-85 % 55- 70 % <55 % Fig. 5.13 Prove a: quadro parallelo con 7 e 10 bacinelle (prova con carrobotte E) Di.Re.Zo. 76 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione laterale Percentuale della distribuzione media per riga grammi Larghezza di lavoro 6 m (n°7 bacinelle) 3000 2750 2500 2250 2000 1750 1500 1250 1000 750 500 250 0 2,5 2 CV later. % dose med 98,2 1,5 0 m 43,0 3 m /ha media +15% 1,5 2 2,5 media pesi grammi dev. stand. grammi 1655,7 673,3 media -15% linea di tendenza grammi Larghezza di lavoro 9 m (n°10 bacinelle) 3000 2750 2500 2250 2000 1750 1500 1250 1000 750 500 250 0 -3,75 -3 -2,25 -1,5 0 1,5 2,25 3 3,75 4,5 m CV later. % dose med 104,3 Fig. 5.14 38,4 3 m /ha media pesi grammi 1759 dev. stand. grammi 449,0 Distribuzione laterale con piatto deviatore tradizionale (prova parallela con carrobotte E con compressore, 07/06/99) Di.Re.Zo. 77 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Distribuzione longitudinale Percentuale della distribuzione media per settore Larghezza di lavoro 6 m 120 media % 100 80 60 40 20 0 settore 1 < 50m > settore 2 Dosi m3/ha: 104,3 CV longitud. < 50m > 97,7 % settore 3 92,5 7,5 Percentuale della distribuzione media per settore Larghezza di lavoro 9 m 120 media % 100 80 60 40 20 0 settore 1 < 50m > Dosi m3/ha: 118,9 CV longitud. Fig. 5.15 settore 2 103,6 % 11,8 < 50m > settore 3 90,5 linea di tendenza Distribuzione longitudinale con piatto deviatore tradizionale (prova con carrobotte E con compressore 07/06/99) Di.Re.Zo. 78 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Prove b Sono state eseguite due ulteriori prove sul carro spandiliquame E dotato di compressore, con l’intento di verificare se esiste, in queste tipologie di carri, una flessione longitudinale sull’uniformità di distribuzione e ricercare le motivazioni di tale evento. Le prove sono state eseguite utilizzando uno schema di raccolta dati diverso da quello normalmente utilizzato; in particolare si è deciso di operare con due sole file di bacinelle disposte a lato del carro, come è indicato nel capitolo di materiali e metodi. Inoltre sono stati utilizzati due piatti deviatori appositamente realizzati: uno con diametro dell'ugello d'uscita di 60 mm, ed un secondo con diametro di 100 mm. Le prove sono state eseguite svuotando totalmente la botte durante un percorso di 130 m; le velocità di avanzamento durante le due prove sono state di 1,1 e 2,8 km/h rispettivamente. I risultati ottenuti mostrano che cambiando il diametro dell'ugello, in modo crescente da 60 a 100mm, si riesce a evidenziare maggiormente la flessione longitudinale nella distribuzione di liquame (Fig. 5.16). Il parametro che maggiormente influenza la omogeneità di distribuzione longitudinale è, quindi, la velocità di svuotamento della botte in pressione. Infatti al variare del diametro dell'ugello di uscita varia la velocità di svuotamento che fa variare i rapporti ariarefluo all'interno della botte con il conseguente calo di pressione. Questo calo influenza la distribuzione longitudinale; infatti se si analizzano i grafici (Fig 5.16) si può apprezzare come nel secondo caso, con diametro d'uscita da 100 mm, la flessione longitudinale sia maggiormente pronunciata rispetto all'ugello da 60 mm. Calcolando la regressione lineare dei dati raccolti nei due casi, si evidenzia come il coefficiente angolare della retta differisce di quasi un ordine di grandezza. In conclusione appare possibile affermare che si può ottenere una buona omogeneità longitudinale di spandimento del liquame anche con un compressore, purché lo stesso sia dimensionato in modo ottimale al volume della botte. E' ipotizzabile, inoltre, che l’usura del compressore causi un'accentuazione del fenomeno di flessione; per contro l’usura nelle macchine con pompa attiva non ha effetto sulla uniformità longitudinale, ma solo sulla portata. Se si considera che molti agricoltori utilizzano il sistema di distribuzione a "gomito" (getto diretto) le anomalie di spandimento longitudinale risultano accentuate, proprio per l'elevato diametro d'uscita del sistema a gomito e la conseguente maggior portata di scarico. Si può affermare, ancora, che la semplificazione effettuata nello schema generale, che analizza i dati longitudinali dividendo il percorso longitudinale in tre settori, rispecchiano, in linea di massima, l'andamento della distribuzione longitudinale della macchina. Tale conclusione è valida solo nel caso in cui il percorso di prova abbia caratteristiche omogenee, ed il carrobotte o la trattrice non presentino anomalie di funzionamento. Di.Re.Zo. 79 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi di distribuzione Piatto deviatore con diametro d'uscita di 60 mm 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 bacinelle Linea di tendenza y = -2,2443x + 2553,3 Piatto deviatore con diametro d'uscita di 100 mm 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 bacinelle y = -12,035x + 2237,2 Fig. 5.16 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 Linea di tendenza Distribuzione longitudinale media delle Prove b Di.Re.Zo. 80 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti 5.2 DISTRIBUZIONE SUPERFICIALE CON SISTEMA OMBELICALE SEMOVENTE Questa prova è stata eseguita utilizzando 2 rotoloni semoventi con due differenti sistemi di distribuzione. I rotoloni sono macchine progettate e usate soprattutto per l’irrigazione a pioggia. In alcune zone, tuttavia, vengono utilizzate anche per la distribuzione di liquami. In questo caso, per il corretto funzionamento dell’impianto, i reflui devono avere contenuti di sostanza secca ridotti. Come è stato detto, per queste macchine sono state svolte prove tendenti a verificare l’uniformità di distribuzione laterale ma non è stata eseguita alcuna prova di distribuzione longitudinale. Il rotolone semovente A, con pompa centrifuga; è dotato di organo di distribuzione a doppia ala in alluminio di diametro 100 mm, montata ad un’altezza dal suolo di circa 1 m, con una lunghezza totale di 27,5 m. La barra distributrice è munita di sette piccoli deflettori, in corrispondenza degli ugelli, per rompere “la vena” di liquami in uscita. Sono state eseguite due ripetizioni per valutare l’influenza sull’uniformità di distribuzione di due tipi di ugello con diametro: 18 e 22 mm. E’ stato utilizzato liquame suino con un contenuto di s.s. pari all’ 1,1%. A titolo esemplificativo, considerati gli andamenti simili riscontrati nel corso delle due prove, in questa sezione vengono riportati solo i grafici della prima prova effettuata con ugelli di 18 mm. Il diagramma di distribuzione medio laterale è poco omogeneo e mostra variazioni di distribuzione anche da un metro all’altro; nella zona centrale è stata raccolta, mediamente, la maggior quantità di refluo, come risulta dalla Figura 5.17. La larghezza totale di gittata è stata di 44 m, con un CV laterale sulla gittata del 51%. Dal diagramma di sovrapposizione di due passate si può notare che le combinazioni larghezza massima e CV sono molte ma nessuna consente di ottenere un CV minore del 15%. Questa prova è stata anche influenzata dal vento e ciò spiega perché la distribuzione ha andamento ellittico e non circolare. Di.Re.Zo. 81 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti Distribuzione laterale media % Percentuale della distribuzione media per bacinella 260 240 220 200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 -26 -24 -22 -20 -18 -16 -14 -12 -10 -8 -6 -4 -2 1 3 5 7 9 11 13 15 17 m media +15% media -15% linea di tendenza Sovrapposizione progressiva di due distribuzioni 80 70 60 50 CV (%) 40 30 20 10 0 1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 larghezza di lavoro (m) media pesi grammi dev. stand. grammi CV later. % Fig. 5.17 4056,0 2070,0 51,0 3 dose med m /ha liquame suino s.s.% 240,6 1,1 Distribuzione laterale con ala dotata di deflettori (prova con sist. ombelicale semovente A, 19/03/97) Di.Re.Zo. 82 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti Il rotolone semovente B, con pompa centrifuga è dotato di distributore a getto irrigatore con ugello di diametro 32 mm. Il getto irrigatore è montato su un carrello con 4 ruote ad un’altezza di 1,2 m. Non è stata eseguita alcuna prova di verifica della distribuzione longitudinale. E’ stato utilizzato liquame suino con un contenuto di s.s. pari allo 0,8% (Fig. 5.18A). Il diagramma medio laterale rappresenta circa la metà della distribuzione totale; la larghezza di gittata, infatti, è stata di 48 m ma per problemi operativi è stata campionata solo la distribuzione destra nel senso dell’avanzamento, perciò il centro della distribuzione effettiva è variato tra ± 1 m (Fig. 5.18B). Dal primo istogramma si nota una tendenza alla diminuzione del contenuto di refluo per bacinella passando dalla fascia centrale a quella laterale. Questo significa che, ipotizzando di riportare lo stesso diagramma sulla parte sinistra si può affermare che la fascia centrale riceva mediamente più prodotto rispetto a quella laterale. Si nota anche un calo visibile rispetto alla media nella fascia compresa fra 19 e 24 metri. Il CV della larghezza di gittata campionata è stato del 25,3%. Dal diagramma di sovrapposizione di due passate si vede inoltre che solo con larghezze di lavoro inferiori ai 5 m si ottengono CV minori del 15%; al 24° metro si ottiene un CV di circa 25%. L’uniformità di distribuzione laterale si attesta su valori simili a quelli trovati mediamente dai piatti deviatori. E’ da notare, con sistema ombelicale semovente, la grande quantità di refluo distribuito per unità di superficie perciò, considerando che gli spandimenti sono disomogenei, si ottiene una distribuzione molto squilibrata di elementi nutritivi. Di.Re.Zo. 83 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti Distribuzione laterale Percentuale della distribuzione media per bacinella 180 160 140 120 media % 100 80 60 40 20 0 -1 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 m media +15% media -15% linea di tendenza Sovrapposizione progressiva di due distribuzioni 50 45 40 35 30 CV (%) 25 20 15 10 5 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 larghezza di lavoro (m) media pesi dev. stand. CV later. Fig. 5.18. grammi grammi % 4182,2 1058,7 25,3 3 dose med m /ha liquame suino s.s. % 248,0 0,8 Distribuzione laterale con getto irrigatore basso (prova con sist. ombelicale semovente B, 11/12/98) Di.Re.Zo. 84 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti 5.3 DISTRIBUZIONE SOTTO-SUPERFICIALE CON SPANDILIQUAME Questa prova è stata eseguita utilizzando uno spandiliquame con un organo di distribuzione per prati che immette il liquame a pochi centimetri di profondità, tramite speciali iniettori. Questo dispositivo, in uso soprattutto nel nord Europa, è stato studiato per sostituire quelli superficiali per evitare un eccessivo imbrattamento del foraggio, per limitare gli aerosol durante la distribuzione e per avere una maggiore efficienza produttiva (Balsari, 1995). Il carrobotte trainato F, con pompa a lobi; è stato dotato di sistema ad iniezione per prati è costituito da 14 assolcatori a dischi e di tubi iniettori, sistemati posteriormente ai dischi, che immettono il liquame a pochi cm di profondità (5-10 cm). La prova è stata effettuata con il sistema di distribuzione sollevato da terra raccogliendo il liquame fuoriuscito da due iniettori contigui in una sola bacinella. Lo schema generale della prova è indicato in Figura 5.19. La capacità totale del carrobotte è di 11 m3; esso è stato riempito totalmente per l’effettuazione della prova. Il diagramma medio laterale presenta una buona omogeneità di distribuzione, con tutte le coppie di iniettori che distribuiscono all’interno del campo compreso fra ± 15% del valor medio, come indicato in Figura 5.20. La larghezza totale di lavoro corrisponde alla larghezza della barra sulla quale sono montati gli organi distributori, ovvero 4 m, con un corrispondente CV laterale del 12,5%. Il tasso di applicazione non porta a eccessive differenze tra dose massima e minima. La distribuzione longitudinale presenta un CV del 6,5% con una uniforme quantità distribuita all’interno e tra i settori (Fig. 5.21). Distribuzione laterale e longitudinale sono quindi sostanzialmente uniformi perché i valori del CV sono sempre inferiori al limite del 15%. Di.Re.Zo. 85 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti Linea 1 106 115 99 116 112 107 104 101 107 Linea 2 110 120 109 118 112 106 103 123 128 Legenda Linea 3 116 112 98 117 108 110 110 117 132 Linea 4 73 94 102 75 89 95 103 89 82 Linea 5 104 92 103 116 101 91 97 97 102 Linea 6 97 79 98 77 86 93 86 86 72 Linea 7 94 88 91 80 91 98 97 1 2 51 52 m 3m 50 100 86 77 101 102 m >145 % 130-145 % 115-130 % 85-115 % 70-85 % 55- 70 % <55 % Fig. 5.19 Distribuzione nei 3 settori di campionamento (prova con carrobotte da prato F) Distribuzione laterale Percentuale della distribuzione media per riga 180 160 140 120 media % 100 80 60 40 20 0 1+2 3+4 5+6 7+8 iniettori media +15% media pesi dev. stand. CV later. Fig. 5.20 grammi grammi % 1958,7 211,1 12,5 9+10 11+12 13+14 media -15% linea di tendenza m 3/ha 98,5 dose med liquame suino s.s. % n.p. Distribuzione laterale con iniettori sottosuperficiali da prato (prova con carrobotte F con pompa attiva, 12/06/98) Di.Re.Zo. 86 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti Distribuzione longitudinale media % Percentuale della distribuzione media per linea 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 1m 2m 3m 50m 51m 52m media +15% media -15% Dosi medie per linea m3/ha: 97,9 96,1 102 CV longitud. Fig. 5.21 % 91,1 102 109,2 100m 101m 102m linea di tendenza 102,7 99,7 86,1 6,5 Distrib. longitudinale con iniettori sottosuperficiali da prato (prova con carrobotte F con pompa attiva, 12/06/98) 5.4 DISTRIBUZIONE IN PROFONDITÀ CON SPANDILIQUAME Questa prova è stata effettuata utilizzando uno spandiliquame con un organo di distribuzione ad “ancore”. Questi attrezzi, usati su seminativi, iniettano il liquame ad una profondità variabile tra i 25 ed i 40 cm riducendo le emissioni di ammoniaca e odori in atmosfera. La prova è stata effettuata in modo dinamico e con il sistema di distribuzione sollevato da terra per raccogliere nelle bacinelle il liquame fuoriuscito dai singoli iniettori. Il carrobotte trainato G, con pompa a lobi, è dotato di ripuntatore a 6 àncore per l’iniezione in profondità modificato direttamente dal contoterzista proprietario del carro. Lo schema generale della prova è indicato in Fig. 5.22. Di.Re.Zo. 87 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti La capacità totale del carrobotte è di 11 m3; esso è stato riempito totalmente per l’esecuzione della prova. La larghezza della barra, sulla quale sono montati gli organi distributori, era di 2,40 m. La distribuzione media laterale ha visto un CV del 17,5%, come indicato in Figura 5.23A. Il tasso di applicazione indica differenze maggiori di 30 m3/ha tra dose massima e minima. La distribuzione longitudinale ha ottenuto un CV di 4,4% (Fig 5.24) con una quantità distribuita, all’interno e tra i settori, pressochè costante e compresa nel campo fra ±15% rispetto al valor medio. La distribuzione laterale non è uniforme, anche se il CV è molto vicino al limite consigliato; l’elevata differenza tra quantità distribuite indica che occorre migliorare il sistema di distribuzione. La distribuzione longitudinale è, invece, uniforme e determina contenute differenze del tasso di applicazione; questo dimostra nuovamente il ruolo del sistema di pompaggio sull’uniformità di distribuzione longitudinale. 116 117 118 117 128 121 80 82 75 75 71 75 92 67 84 102 93 90 118 107 94 99 103 95 Linea 5 97 118 135 112 120 129 Linea 6 97 109 94 95 85 89 2m 50 51m 100 101m Linea 1 Linea 2 Linea 3 Linea 4 1 Legenda >145 % 130-145 % 115-130 % 85-115 % 70-85 % 55- 70 % <55 % Fig. 5.22 Distribuzione nei 3 settori di campionamento (carrobotte per terre arabili G) Di.Re.Zo. 88 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti Distribuzione laterale Percentuale della distribuzione media per riga 180 160 140 120 media % 100 80 60 40 20 0 1 2 3 4 5 6 iniettori media +15% media pesi dev. stand. CV later. Fig. 5.23 grammi grammi % 3566,2 557,4 17,5 media -15% linea di tendenza 3 dose med m /ha 78,5 liquame suino s.s.% n.p. Distribuzione laterale con iniettori profondi da seminativi (prova con carro G con pompa attiva, 12/06/98) Di.Re.Zo. 89 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti Distribuzione longitudinale media % Percentuale della distribuzione media per linea 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 1m 2m 3m 50m 51m 52m media +15% media -15% 100m 101m 102m linea di tendenza Dosi medie per linea m3/ha: 164,8 158,1 CV longitud. Fig. 5.24 % 180,8 166,7 160,7 169,9 4,4 Distrib. longitudinale con iniettori profondi da suoli arabili (prova con carrobotte G con pompa attiva, 12/06/98) 5.5 INDICAZIONI OPERATIVE CONSEGUENTI ALLE PROVE SPERIMENTALI Uniformità di distribuzione laterale: non è influenzata dal tipo di gruppo di pompaggio ma dall’organo di distribuzione, come si è potuto osservare dai risultati delle prove effettuate. Infatti, risulta di fondamentale importanza per l’uniformità di distribuzione, con carribotte a più iniettori, la presenza di un ripartitore di flusso che garantisca l’erogazione della medesima quantità di liquame ai diversi elementi distributori (Guidetti A., Huijsamns J.F.M., 1998). Piatto deviatore inclinato o sopraelevato: in nessun caso assicura una distribuzione laterale con un CV inferiore al 15%. Si tratta del dispositivo di distribuzione più utilizzato grazie soprattutto al suo basso costo, al ridotto ingombro e manutenzione, al basso impiego di potenza, che richiede rispetto agli altri dispositivi. L’impiego del piatto deviatore comporta, tuttavia, una serie di problemi legati sia alla Di.Re.Zo. 90 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti difficoltà per l'operatore nel determinare la larghezza di lavoro ottimale, sia alla elevata emissione di odori molesti e di ammoniaca che si registra nel corso della distribuzione. In ogni caso si ha bassa efficienza nella fertilizzazione organica. In particolare, per definire la corretta larghezza di lavoro risulta necessario conoscere la forma del diagramma di distribuzione (prove di uniformità). Sovrapponendo due diagrammi contigui si individua la larghezza che consente di raggiungere una buona uniformità di distribuzione laterale. A ciò si aggiunge il fatto che il diagramma di distribuzione risulta essere influenzato in maniera determinante dalla pressione di esercizio dello spandiliquame e dalle caratteristiche fisiche del liquame, oltre che da fattori di regolazione intrinseca quali l'inclinazione dell'erogatore rispetto alla superficie del terreno e l'eventuale presenza di vento. Teoricamente, quindi, il diagramma di distribuzione dovrebbe essere determinato di volta in volta. A seguito di tale difficoltà operativa sono da preferire attrezzature di distribuzione in banda che hanno una larghezza di lavoro costante (es. interratori, barra distributrice superficiale). L'impiego del piatto deviatore, quindi, è eventualmente accettabile nella sola concimazione di fondo nella quale l'uniformità di distribuzione del liquame ha importanza relativa, in quanto intervengono le successive lavorazioni del terreno che provocano un notevole rimescolamento del suolo. Al fine di contenere l'emissione di odori molesti nella fase di distribuzione risulta, comunque, necessario contenere la polverizzazione del liquame riducendo sia la pressione di esercizio (consigliati 0,2-0,3 bar) sia il tempo necessario affinché questo raggiunga il terreno, limitando l'inclinazione del piatto deviatore del getto (l'angolo compreso fra l'asse orizzontale del tubo erogatore e la superficie del piatto stesso deve risultare maggiore di 120°). Per poter utilizzare questo dispositivo è importante eseguire prontamente, nella stessa giornata, l’aratura per evitare problemi di emissioni in atmosfera. Distributore ombelicale semovente: presenta valori elevati di CV; se vengono muniti di sistemi a barra, opportunamente tarati, migliorano le loro prestazioni. Sono comunque molto utili per distribuire liquami con bassi contenuti di sostanza secca . Alcuni vantaggi di queste macchine rispetto al tradizionale carrobotte sono costituiti da: ottime capacità di lavoro con limitato impiego di manodopera; ridotto compattamento del terreno; fertirrigazione o distribuzione su colture in atto; ammortamento delle attrezzature anche per la funzione di impianto di irrigazione; Questa attrezzatura può raggiungere uniformità di distribuzione paragonabili a quelle dei carribotte. Gli svantaggi di queste macchine sono soprattutto legati agli aspetti ambientali: dispersioni di ammoniaca e di composti maleodoranti in atmosfera; possibilità di spandimento anche durante condizioni meteorologiche avverse o in periodi di divieto; Di.Re.Zo. 91 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti - possibilità di spandimento di elevati quantitativi di refluo per unità di superficie; Inoltre, essi sono adatti ad operare su appezzamenti di adeguate dimensioni e con forma pressochè rettangolare. Iniettore per prati: assicura buone distribuzioni laterali e longitudinali purchè montato su carrobotte dotato di ripartitore di flusso e di pompa a lobi. E’ una attrezzatura utile ed idonea per prati in quanto consente di evitare imbrattamenti al foraggio ma non può essere impiegata su suolo nudo perché richiede sforzi di trazione elevati oltre a necessitare una superficie del suolo particolarmente uniforme. Interratore in profondità: presenta CV laterali migliori rispetto ai sistemi di distribuzione superficiale. L’interramento è una ottima soluzione su terreni che presentano un elevato rischio di ruscellamento, per evitare perdite di nutrienti in corsi d’acqua superficiali. Questa attrezzatura, inoltre, limita le perdite di ammoniaca in atmosfera, ottimizzando, quindi, l’efficienza della concimazione organica. L’interramento permette, anche, di spandere in situazioni particolari quali la vicinanza di abitazioni ecc. Tuttavia, si è osservato che, con l’attrezzatura provata, è bene non approfondire troppo l’organo lavorante (sono sufficienti 15-20 cm). In caso di un nuovo acquisto, è meglio indirizzarsi verso modelli che prevedono una minore profondità di interramento dei liquami distribuiti su più organi lavoranti dotati di denti elastici che effettuano lavorazioni assimilabili ad una energica erpicatura. Uniformità di distribuzione longitudinale: non si riscontrano differenze tra i diversi sistemi distributivi per quanto riguarda l’uniformità di distribuzione longitudinale Questa è, invece, influenzata dal sistema di pompaggio. Dalla sperimentazione è, infatti, emerso come con i carribotte dotati di compressore ci sia difformità di distribuzione lungo i tre settori longitudinali di controllo. Le pompe attive, invece, assicurano una uniforme distribuzione longitudinale ma dipendono per questo dal numero di giri della p.d.p.. Questo può essere un difetto, se cambia la velocità d’avanzamento lungo il tragitto, ma anche un pregio se lo si utilizzasse come mezzo per modulare la quantità distribuita variando il numero di giri della pompa. Dall'elaborazione dei dati appare anche possibile affermare che si può ottenere una buona omogeneità longitudinale di distribuzione dei liquami sia con una pompa attiva sia con un compressore, purché quest’ultimo sia dimensionato correttamente. Tuttavia, per dimensionare adeguatamente le pompe in rapporto ai volumi dei serbatoi occorrerebbero dei dispositivi di pompaggio molto potenti e di elevato costo. Conclusioni alla sperimentazione: da un punto più squisitamente operativo, osservando il comportamento di agricoltori e contoterzisti è emerso che la determinazione della dose da distribuire non risulta correlata alle esigenze delle Di.Re.Zo. 92 5 - Prove in campo di alcuni spandiliquame con diversi organi lavoranti colture in quanto non viene determinata l’entità degli elementi nutritivi contenuti nel liquame. Con alcuni tipi di distributori, ciò si è tradotto in una eccedenza di elementi nutritivi. Ad esempio, nella sperimentazione con rotolone semovente, si è calcolata una differenza nel quantitativo di N totale apportato al suolo maggiore di 700 kg a distanza di pochi metri. Per gli agricoltori è di fondamentale importanza la scelta di un adeguato organo di distribuzione che possa essere funzionale alle esigenze aziendali ma allo stesso tempo non causi problemi. L’agricoltore, o il contoterzista per lui, dovrebbe utilizzare sistemi di distribuzione adatti alla propria realtà (clima, pedologia, ubicazione appezzamenti) e conoscerne l’effettiva funzionalità e potenzialità d’uso. Il metodo sperimentale, utilizzato per valutare l’uniformità di distribuzione, nell’ambito di questo ciclo di prove, è semplice e facilmente attuabile. Esso ha permesso di valutare in modo generale e specifico le diverse attrezzature provate dal punto di vista sia meccanico sia funzionale, tuttavia, per conoscere i reali effetti agronomici delle diverse modalità di spandimento dei liquami bisognerebbe operare in maniera diversa. Ad esempio, si potrebbe, in ulteriori sperimentazioni, definire la larghezza di lavoro alla quale non si risente l’influenza dell’uniformità di distribuzione sulle coltivazioni. Questa larghezza andrebbe definita per singola coltura e per stadio vegetativo. Infatti, colture come il mais, che sono estremamente versatili, modificano, fin dalle prime fasi di vita, lo sviluppo dell’apparato radicale in funzione delle esigenze idriche e nutritive senza accusare riduzioni di produzione, tollerando rilevanti difformità di distribuzione limitate, però, alla larghezza tra le file. Si tratta, però, di prove complesse non certo alla portata del singolo agricoltore e che richiedono una raccolta sistematica di dati da elaborare in modo idoneo. In ogni caso su questo metodo di prova vi è la pesante influenza del tipo di suolo per cui i risultati diventano poco estrapolabili a tutte le diverse realtà lombarde. Di.Re.Zo. 93 6 - La collaborazione con le aziende 6. LA COLLABORAZIONE CON LE AZIENDE (Ing. Luca Pedrazzi, Dott. Andrea Guidetti) Nell’ambito del progetto era prevista anche una attività di collaborazione con alcune ditte costruttrici di spandiliquame presenti sul territorio regionale per verificare l’applicabilità di nuove tecnologie alle macchine attualmente prodotte e di migliorare le prestazioni di quelle esistenti. In particolare, ci si è posto l’obbiettivo di: migliorare l’efficienza del piatto deviatore, strumento diffuso ma poco conosciuto; collaborare allo sviluppo di una macchina spandiliquame in grado di migliorare l’efficienza di distribuzione longitudinale e trasversale. 6.1 SVILUPPO DEL PIATTO DEVIATORE Il piatto deviatore viene montato sulla stragrande maggioranza dei carribotte, perché consente di contenere al minimo i tempi di spandimento, nell’ipotesi che l’uniformità di distribuzione sia buona. Questa attrezzatura, inoltre, costa poco, presenta un ingombro ridotto e richiede bassa manutenzione. I risultati delle prove di campo hanno, invece, evidenziato che i piatti deviatori in commercio sono caratterizzati da pessime prestazioni in termini di uniformità di distribuzione e, pertanto, si è deciso di collaborare con una ditta costruttrice per studiare possibili miglioramenti dei dispositivi utilizzati correntemente sulla base delle seguenti caratteristiche: • forma del piatto; • inclinazione dell’ugello rispetto all’orizzontale; • inclinazione relativa fra piatto ed ugello; • inclinazione del piatto sull’orizzontale; • sezione di uscita dell’ugello. Per quanto riguarda lo studio della migliore forma ci si è basati sulle conoscenze disponibili, evitando forme che prevedessero la presenza di spigoli che costituiscono punti di discontinuità nella distribuzione del flusso sul piatto (es. fig. 6.1). Dalle prove eseguite si è potuto comprendere come il piatto deviatore possieda caratteristiche intrinseche che non rendono migliorabile oltre un certo limite, il diagramma di distribuzione. Inoltre, non è eliminabile la eccessiva polverizzazione del liquame che favorisce la diffusione degli odori, rendendo problematico l’utilizzo del piatto deviatore nelle zone prossime alle abitazioni. Di.Re.Zo. 94 6 - La collaborazione con le aziende Punto critico Piatto deviatore Piatto deviatore Flusso del liquame Ugello Ugello Flusso del liquame Punto critico (a) (b) Fig. 6.1 Linee di flusso del liquame in uscita dall’ugello al variare della forma del piatto deviatore 6.2 SVILUPPO DI UNA MACCHINA SPANDILIQUAME INNOVATIVA Grazie alla collaborazione con il CONAMA (ora ENAMA), è stato possibile realizzare anche in Italia una macchina dotata di soluzioni costruttive moderne che consentano di raggiunge gli obiettivi di minor compattamento del terreno; maggiore regolarità nella distribuzione laterale e longitudinale. Ciò utilizzando pneumatici a larga sezione, pompe attive a regime di rotazione variabile per regolare la portata in relazione ai fabbisogni delle colture, e interratori di nuova concezione (fig. 6.2). I pneumatici adottati presentano una larghezza dell’impronta a terra di 750 mm e una pressione di esercizio di 1.5 – 1.75 bar. Non è stato, tuttavia, possibile adottare un sistema auto gonfiante in grado di regolare in modo automatico la pressione secondo il livello di riempimento dello spandiliquame e le condizioni del terreno. Attraverso prove in capo sull’efficienza di distribuzione della macchina è stato verificato l’effetto dell’uso della pompa a lobi e dell’interratore. I risultati ottenuti hanno mostrato che la pompa a lobi permette una buona regolarità di distribuzione longitudinale ed un elevato controllo della portata ma deve essere protetta dai corpi estranei quali sassi, spaghi ecc. Pertanto, è stato provato l’inserimento dei seguenti dispositivi di protezione: decantatore con griglia; decantatore con trituratore. Il decantatore con griglia è semplice, molto economico e facile da costruire, ma si è rivelato assolutamente inaffidabile a causa dei frequenti interventi di manutenzione necessari. E’stato, quindi, provato un sistema combinato attivo di triturazionedecantazione del tipo in uso nei paesi del nord Europa. Per assicurare, inoltre, una distribuzione trasversale ottimale è stato montato sulla conduttura di scarico, un distributore rotativo che permettesse una regolare Di.Re.Zo. 95 6 - La collaborazione con le aziende ripartizione della portata di liquame ai singoli tubi erogatori e quindi agli interratori. L’efficienza di distribuzione longitudinale e trasversale ottenuta attraverso gli accorgimenti tecnici adottati è risultata quindi apprezzabile (per gli approfondimenti tecnici di questo sistema consultare le prove effettuate al Capitolo 5.3, carrobotte F). In conclusione, la collaborazione con le aziende costruttrici di spandiliquame è stata positiva perchè ha dimostrato che è possibile a parità di costi realizzare carri spandiliquame più efficienti. Per quanto attiene l’introduzione di nuove tecnologie nel settore la strada per perfezionare le macchine è ancora lunga ma è sicuramente quella giusta per l’agricoltura moderna, sempre più ecocompatibile. Fig. 6.2 Foto della macchina sperimentale durante la prova con interratore da prati. Di.Re.Zo. 96 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami 7. I CANTIERI DI TRASPORTO E I COSTI DI DISTRIBUZIONE DEI LIQUAMI (Giorgio Provolo) Al momento della scelta del sistema di distribuzione dei reflui zootecnici, oltre alla conoscenza della uniformità di distribuzione trasversale e longitudinale, è di primaria importanza pratica determinare la capacità di lavoro del cantiere di spandimento. Infatti, è necessario distribuire i reflui tempestivamente in periodi di tempo a volte molto ristretti e in cui l'operazione di liquamazione si sovrappone ad altre (lavorazione del terreno, preparazione del letto di semina, ecc.), caratterizzate spesso da problemi di maggior urgenza. D'altra parte, il sovradimensionamento dei cantieri, conseguentemente ai tempi ristretti di spandimento, comporta una bassa utilizzazione annua delle macchine e, quindi, costi di gestione elevati. 7.1 LA DISTRIBUZIONE CON CARRIBOTTE La valutazione della capacità di lavoro di attrezzature per la distribuzione del liquame (carribotte), trainati da trattrice, che effettuano sia il trasporto, sia lo spandimento può essere effettuata distinguendo le varie fasi dell'operazione: - carico: include le fasi di posizionamento del rimorchio, attacco del tubo pescante o sua immissione nella vasca di prelievo, carico del liquame, distacco o rimozione del tubo pescante. I tempi necessari per completare questa operazione dipendono dal tipo di attrezzatura utilizzata e dalla presenza di meccanismi agevolatori, nonché dalla difficoltà di raggiungimento del punto di prelievo. Nelle condizioni ottimali il tempo dell'intera operazione si avvicina a quello necessario per il riempimento del serbatoio (qualche minuto). Nelle situazioni meno ottimizzate, in cui l'operatore deve collegare e scollegare manualmente il tubo di prelievo e in caso di accesso difficoltoso si devono aumentare i tempi per questa operazione di 5 -10 minuti; - trasferimento in campo: questo tragitto comprende un tratto da percorrere in prossimità del punto di prelievo e un tratto su strada poderale; a volte si utilizza una strada comunale per poi percorrere un altro tratto di strada poderale onde raggiungere l'appezzamento su cui si deve distribuire il refluo. E' evidente che i tempi di percorrenza dipendono dalla distanza dei vari tratti e dalla velocità media che viene mantenuta nei diversi tipi di strada. Il livello di dettaglio a cui Di.Re.Zo. 97 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami trasferimento in campo tempo (minuti) - si può arrivare dipende dalla precisione della valutazione che si intende ottenere. A titolo esemplificativo, si può considerare che generalmente il mezzo deve percorrere un tratto di almeno 200 m a velocità ridotta in uscita dall'azienda e un pari percorso per entrare nell'appezzamento prima di iniziare la distribuzione. Il percorso rimanente può essere effettuato a velocità più elevata. Se si considera, una velocità ridotta di 5 km/h e una velocità per il trasferimento di 10 km/h, si ottengono i tempi di percorrenza in funzione della distanza riportati nel grafico di figura 7.1. Come si può notare i tempi minimi in questa ipotesi, non scendono sotto i 5 minuti e salgono a circa 15 minuti nel caso di distanze dell'ordine di 2 km; spandimento: una volta raggiunto l'appezzamento, l'operazione di spandimento è influenzata dalle caratteristiche del carrobotte e, in particolare, dalla portata di scarico e dalla capienza del serbatoio. Infatti, a meno di non utilizzare carribotte in grado di variare la portata di scarico, la dose distribuita viene ottenuta variando la velocità di avanzamento. Ne deriva che il tempo di scarico è un valore pressoché costante per ogni carrobotte (se non ci sono sistemi di regolazione) e può variare fra 2 e 4 minuti per 10 m3 di liquame; 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 0 1 2 3 4 distanza (km) Fig. 7.1 Relazione fra tempo impiegato per raggiungere il campo e distanza da percorrere - rientro in azienda: il percorso di ritorno ha le stesse caratteristiche di quello all'andata, ma, tenendo conto che il rimorchio è vuoto, il percorso su strada può essere effettuato a velocità medie superiori. Se, si mantengono i dati dell'ipotesi fatta per i tempi di andata, variando la velocità di trasferimento da 10 a 15 km/h, si ottiene il grafico di figura 7.2. Anche in questo caso i tempi minimi non scendono sotto i 5 minuti in quanto Di.Re.Zo. 98 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami vanno considerati i tratti da percorrere a bassa velocità (ingresso e uscita dall'azienda e dal campo); ritorno in azienda 16 tempo (minuti) 14 12 10 8 6 4 2 0 0 1 2 3 4 distanza (km) Fig. 7.2 Relazione fra tempo impiegato per il ritorno al centro aziendale e distanza da percorrere - - capacità giornaliera di lavoro: la determinazione del tempo per svolgere la singola operazione di distribuzione e la conoscenza della capacità del carrobotte consentono di determinare la capacità di lavoro giornaliera della macchina. Tenendo conto, infatti, delle ore di lavoro utili (normalmente si considerano 8 ore a cui vanno aggiunti i tempi per manutenzioni, rifornimenti, riparazioni), diventa immediato calcolare il numero di spandimenti che si possono effettuare e, quindi, i volumi di refluo distribuiti nella giornata; giorni utili nel periodo di distribuzione: una volta determinata la capacità giornaliera di lavoro è possibile estenderla al periodo utile di spandimento per verificare se il cantiere è in grado di distribuire la quantità di refluo programmata. A questo proposito è necessario tener conto che al di là di altre considerazioni sulla transitabilità dei terreni, non è possibile, per legge, distribuire nei giorni di pioggia e in quelli immediatamente successivi. La tabella 7.1, riporta, a titolo di esempio, il numero di giorni di pioggia rilevati a Milano Linate. E' da ribadire che per poter effettuare realmente uno spandimento agronomicamente corretto devono essere verificate anche altre condizioni. Di.Re.Zo. 99 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami Tab. 7.1 - Numero medio di giorni di pioggia rilevati a Milano Linate nei diversi mesi dell’anno Gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic 8.9 8.4 10.2 12.1 13.5 11 8.3 7.7 8.3 12.0 10.8 9.6 Esempio di valutazione della coerenza del cantiere Dall'analisi della situazione di un'azienda e del relativo calendario di distribuzione, si evidenzia che i mesi che richiedono i maggiori volumi di spandimento sono: marzo (896 m3), ottobre (945 m3) e novembre (772 m3). L'azienda dispone di un carrobotte da 10 m3 e la distanza media dei terreni è di 2,1 km. Considerando: tempo di carico = 5 minuti tempo di trasferimento in campo (da grafico)= 15 minuti tempo di svuotamento = 3 minuti tempo di ritorno = 11,6 minuti Il tempo totale per spandimento è di 34,6 minuti. In 8 ore si possono effettuare (8 h . 60/34,6) = 14 distribuzioni pari a 140 m3. Questo comporta, quindi, che i giorni disponibili devono essere: marzo (896/140)= 6,4 giorni ottobre (945/140)=6,75 giorni novembre (772/140) = 5,5 giorni. Quindi si individua il cantiere di spandimento adeguato alle esigenze dell'azienda 7.2 LE PROVE SPERIMENTALI La metodologia descritta nell’esempio citato in precedenza presuppone la conoscenza delle caratteristiche operative del cantiere di lavoro da utilizzare. Molto spesso queste caratteristiche sono legate a specifiche condizioni aziendali e non è semplice disporre di dati generalizzabili. Inoltre, risulta interessante poter mettere a confronto le caratteristiche operative di diversi cantieri di lavoro, in modo da poter fornire anche elementi di scelta tra diverse soluzioni. Con questa finalità sono stati effettuati rilievi di diversi sistemi di spandimento e di trasporto dei reflui adottati da aziende reali. Di.Re.Zo. 100 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami 7.3 MATERIALI E METODI I rilievi in azienda hanno riguardato i seguenti cantieri di lavoro: 1. Autocisterna con distribuzione diretta in campo (“gomito” laterale); 2. Carrobotte con piatto deviatore; 3. Carrobotte con interratore; 4. Carrobotte con interratore rifornito in campo da autocisterna; 5. Sistema di fertirrigazione (rotolone) alimentato da tubazione fissa; 6. Sistema di fertirrigazione (rotolone) alimentato da cisterna mobile a bordo campo. Le caratteristiche dei cantieri esaminati sono riportate in tabella 7.2 Tabella 7.2 - Cantieri utilizzati per la valutazione delle caratteristiche operative dei cantieri di lavoro Cantiere 1 - Carrobotte 5 m3 con piatto deviatore 2 - Carrobotte 10 m3 con piatto deviatore 3 - Carrobotte 15 m3 con piatto deviatore 4 - Carrobotte 5 m3 con interratore 5 - Carrobotte 10 m3 con interratore 6 - Carrobotte 15 m3 con interratore 7 - Carrobotte 5 m3 con piatto deviatore con camion 20 m3 8 - Carrobotte 10 m3 con piatto deviatore con camion 20 m3 9 - Carrobotte 15 m3 con piatto deviatore con camion 20 m3 10 - Carrobotte 5 m3 con interratore con camion 20 m3 11 - Carrobotte 10 m3 con interratore con camion 20 m3 12 - Carrobotte 15 m3 con interratore con camion 20 m3 13 - Carrobotte 5 m3 con piatto deviatore con camion 30 m3 14 - Carrobotte 10 m3 con piatto deviatore con camion 30 m3 15 - Carrobotte 15 m3 con piatto deviatore con camion 30 m3 16 - Carrobotte 5 m3 con interratore con camion 30 m3 17 - Carrobotte 10 m3 con interratore con camion 30 m3 18 - Carrobotte 15 m3 con interratore con camion 30 m3 19 - Camion 20 m3 con distribuzione diretta 20 - Camion 30 m3 con distribuzione diretta 21 - Rotolone con alimentazione fissa 22 - Rotolone con vasca e camion da 20 m3 23 - Rotolone con vasca e camion da 30 m3 Di.Re.Zo. Abbreviazione CB 5 pd CB 10 pd CB 15 pd CB 5 in CB 10 in CB 15 in CB 5 pd + c 20 CB 10 pd + c 20 CB 15 pd + c 20 CB 5 in + c 20 CB 10 in + c 20 CB 15 in + c 20 CB 5 pd + c 30 CB 10 pd + c 30 CB 15 pd + c 30 CB 5 in + c 30 CB 10 in + c 30 CB 15 in + c 30 C 20 C 30 R fisso R + C 20 R + C 30 101 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami Il rilievo è stato effettuato seguendo le normali operazioni di trasporto e spandimento effettuate nelle diverse aziende e registrando i tempi costituenti le diverse fasi. Questo ha consentito di definire i tempi elementari da inserire in un modello che ha permesso di simulare le prestazioni di cantieri di lavoro anche diversi da quelli rilevati e con situazioni differenti, in termini di distanze da percorrere e dosi di spandimento. Questo modello è in grado di calcolare, sulla base dei tempi elementari assegnati a ciascun cantiere, la capacità di lavoro operativa in funzione di alcuni parametri evidenziati in tab. 7.3. Tabella 7.3 - Parametri di input utilizzati come variabili nel modello Parametro Valori utilizzati dose da distribuire 25 - 50 - 100 - 200 m3/ha lunghezza degli appezzamenti 50 - 100 - 200 - 300 m distanza da percorrere su strada asfaltata 0,5 - 1 - 3 - 5 - 10 km L'utilizzo del modello ha permesso anche di effettuare un'analisi di sensibilità per evidenziare gli aspetti dell'organizzazione del sistema di trasporto e distribuzione che più incidono sulla capacità di lavoro. I valori dei parametri variabili del modello utilizzati nelle simulazioni sono riportati in tab. 7.3. La distanza da percorrere su strada sterrata, pur essendo una variabile del modello realizzato, è stata mantenuta costante (300 m). I tempi dedicati ad alcune operazioni sono stati considerati costanti per un certo cantiere: si tratta dei tempi di manovra e carico, e tempi di posizionamento in campo. E' evidente che queste operazioni possono richiedere tempi diversi a seconda delle modalità di accesso al punto di prelievo e al campo, tuttavia si è ritenuto di mantenere costanti questi valori, utilizzando i dati medi rilevati, per rendere più agevole la comparazione dei diversi cantieri di trasporto e distribuzione. I tempi di trasferimento, invece, sono stati considerati variabili in funzione della distanza da percorrere nelle diverse condizioni. Una considerazione a parte deve essere fatta per la fase di distribuzione vera e propria: il tempo di svuotamento dipende, infatti, unicamente dalla portata di erogazione e dalla capacità del serbatoio. In pratica, però, il tempo di distribuzione può essere influenzato dalla lunghezza degli appezzamenti o, meglio, dal numero e, quindi, dai tempi necessari per effettuare le svolte a fondo campo. Il numero di svolte dipende, oltre che dalla lunghezza degli appezzamenti, anche dal percorso che viene coperto con un carico, che è in relazione alla larghezza di lavoro e dipende dalla dose distribuita. Pertanto, fissata la dose da distribuire e le Di.Re.Zo. 102 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami caratteristiche di lavoro della macchina (larghezza di lavoro e portata di erogazione) è possibile risalire sia alla velocità di avanzamento, sia al numero di svolte necessario per distribuire ogni carico, in relazione alla lunghezza degli appezzamenti. 7.4 RISULTATI Dall'analisi dei rilievi effettuati sono stati ottenuti i valori per le singole operazioni dei diversi cantieri di lavoro ipotizzati che sono riportati, a titolo esemplificativo, in tab. 7.4. Tabella 7.4 – I cantieri utilizzati per la valutazione delle caratteristiche operative dei cantieri di lavoro. Unità misura Tipo cantiere (1=rotolone =altri) Numero addetti Camion capacita di carico (Camion) Posizionamento Portata carico Uscita Trasporto su strada asfaltata pieno Trasporto su strada sterrata pieno Posizionamento in campo Portata di scarico Uscita dal campo Trasporto su strada asfaltata vuoto Trasporto su strada sterrata vuoto Botte capacita di carico (Botte) larghezza di lavoro lunghezza coperta (rotoloni) Posizionamento Portata carico Uscita 0 di Carrobotte con Carrobotte con piatto deviatore interratore più camion più camion 0 0 n 2 2 m3 s m3/s s a km/h 20 102 0.18 120 42 20 102 0.18 120 42 a km/h 20 20 s m3/s s a km/h 20 0.12 20 50 20 0.12 20 50 a km/h 20 20 10 8 0 0 0.12 0 10 2 0 0 0.12 0 m3 m m s m3/s s Di.Re.Zo. 103 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami Trasporto su strada asfaltata pieno Trasporto su strada sterrata pieno Posizionamento in campo Portata di scarico Svolta Uscita dal campo Trasporto su strada asfaltata vuoto Trasporto su strada sterrata vuoto a km/h 0 0 a km/h 0 0 s m3/s s s a km/h 120 0.070 11 120 0 120 0.035 37 120 0 a km/h 0 0 I risultati ottenuti dall'utilizzo del modello con i dati descritti sono stati riportati in tabelle nelle quali le prestazioni dei cantieri sono espresse come tempo necessario (h/ha) per eseguire le operazioni di distribuzione sulla superficie di un ettaro in relazione alla: variazione di dose di liquame distribuito, distanza di trasporto e lunghezza dei campi. Un esempio di risultati conseguiti è riportato in tab. 7.5. Al fine di rendere più immediata la comprensione delle differenze tra i diversi cantieri ipotizzati, alcuni dei risultati tabellari sono stati riportati in forma grafica, confrontando alcune condizioni di distribuzione. Tabella 7.5 - Risultati delle elaborazioni relative ai cantieri di lavoro esaminati nel caso di una dose di distribuzione pari a 25 m3/ha e una lunghezza degli appezzamenti di 300 m, per diverse distanze di trasferimento. Dose da distribuire (m3/ha) Distanza degli appezzamenti dalla vasca di stoccaggio (km) Lunghezza degli appezzamenti (m) Cantiere 1 - Carrobotte 5 m3 con piatto deviatore 2 - Carrobotte 10 m3 con piatto deviatore 3 - Carrobotte 15 m3 con piatto deviatore 4 - Carrobotte 5 m3 con interratore 5 - Carrobotte 10 m3 con interratore 6 - Carrobotte 15 m3 con interratore 7 - Carrobotte 5 m3 con piatto deviatore con camion 20 m3 8 - Carrobotte 10 m3 con piatto deviatore con camion 20 m3 9 - Carrobotte 15 m3 con piatto deviatore con camion 20 m3 Di.Re.Zo. 25 0.5 25 1 25 3 25 5 25 10 300 t lavoro (h/ha) 1.18 0.71 0.55 1.44 0.96 0.81 0.49 300 300 300 300 1.39 0.82 0.62 1.65 1.06 0.88 0.49 2.23 1.23 0.90 2.48 1.48 1.16 0.49 3.07 1.65 1.18 3.32 1.90 1.44 0.50 5.17 2.70 1.88 5.42 2.95 2.14 0.77 0.33 0.33 0.39 0.50 0.77 0.28 0.28 0.39 0.50 0.77 104 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami 10 - Carrobotte 5 m3 con interratore con camion 20 m3 11 - Carrobotte 10 m3 con interratore con camion 20 m3 12 - Carrobotte 15 m3 con interratore con camion 20 m3 13 - Carrobotte 5 m3 con piatto deviatore con camion 30 m3 14 - Carrobotte 10 m3 con piatto deviatore con camion 30 m3 15 - Carrobotte 15 m3 con piatto deviatore con camion 30 m3 16 - Carrobotte 5 m3 con interratore con camion 30 m3 17 - Carrobotte 10 m3 con interratore con camion 30 m3 18 - Carrobotte 15 m3 con interratore con camion 30 m3 19 - Camion 20 m3 con distribuzione diretta 20 - Camion 30 m3 con distribuzione diretta 21 - Rotolone con alimentazione fissa 22 - Rotolone con vasca e camion da 20 m3 23 - Rotolone con vasca e camion da 30 m3 0.74 0.74 0.74 0.74 0.77 0.58 0.58 0.58 0.58 0.77 0.54 0.54 0.54 0.54 0.77 0.49 0.49 0.49 0.49 0.55 0.33 0.33 0.33 0.36 0.55 0.28 0.28 0.29 0.36 0.55 0.74 0.74 0.74 0.74 0.74 0.58 0.58 0.58 0.58 0.58 0.54 0.54 0.54 0.54 0.55 0.37 0.30 0.83 0.83 0.83 0.4 0.32 0.83 0.83 0.83 0.51 0.40 0.83 0.83 0.83 0.62 0.47 0.83 0.83 0.83 0.9 0.65 0.83 0.83 0.83 7.5 COMMENTI E CRITERI DI SCELTA DEL CANTIERE 7.5.1 Capacità di lavoro in funzione della distanza Il tempo richiesto per distribuire i liquami su un ettaro di terreno è, per quasi tutti cantieri, notevolmente influenzato dalla distanza di trasporto. Questo è ben riscontrabile sia dalla figura 7.3, che riporta una visione comparativa di tutti i cantieri esaminati, mentre le figure 7.4, 7.5, 7.6 evidenziano con maggior dettaglio il confronto più specifico tra alcuni cantieri. In particolare, l'effetto dovuto all’incremento del tempo necessario per coprire un ettaro in relazione all'aumento della distanza percorsa è molto marcato in quei cantieri dove la velocità di trasporto è inferiore (carribotte) con un aumento di circa 4 volte del tempo necessario quando le distanze passano da 0,5 a 10 km , mentre risulta più contenuto nel caso di trasporto con autocisterna, dove aumenta di poco più di 2 volte. Il trasporto con conduttura fissa, ovviamente, non risente della distanza di trasporto per quanto attiene ai tempi di lavoro. Di.Re.Zo. 105 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami Le prestazioni dei singoli cantieri, basati su carribotte, caratterizzati da diverse capacità e organi di distribuzione, presentano tempi di lavoro sempre superiori a quelli degli altri cantieri. La figura 7.5 mette in evidenza come, escludendo le distanze di trasporto inferiori al km, la capacità del carrobotte dà luogo a differenze più marcate rispetto a quelle tra carribotte della stessa capacità ma con diversi organi di distribuzione; per quanto riguarda un confronto fra gli organi di distribuzione, piatto deviatore e interratori si equivalgono come tempi totali, leggermente più lenta è la sola distribuzione effettuata con interratori. E' da notare in figura 7.6 l'andamento discontinuo dei tempi richiesti da alcuni cantieri che prevedono il trasporto con autocisterna e la distribuzione con carrobotte. Questo è dovuto al fatto che mentre per brevi distanze di trasporto il fattore limitante è costituito dalla capacità in fase di distribuzione del carrobotte, per distanze superiori il trasporto con autocisterna rallenta le operazioni di distribuzione e il carrobotte deve rimanere fermo ad aspettare il rifornimento. Se si considerano diverse dimensioni dei campi, ed in particolare la diversa lunghezza degli appezzamenti, gli andamenti generali, in figura 7.7 e 7.8, sono molto simili 7.5.2 Capacità di lavoro in funzione della dose distribuita I risultati ottenuti, riportati graficamente nelle figure precedentemente citate (7.3, 7.4, 7.5, 7.6), consentono anche di confrontare i tempi richiesti in relazione alla dose distribuita. In particolare i grafici "a)" si riferiscono a distribuzioni con una dose di 25 m3/ha, mentre i grafici "b)" a dosi di 100 m3/ha. Un'idea delle differenze nei tempi di lavoro indotte dalla diversa dose applicata è ricavabile da tutte le figure; dall'esame generale delle stesse si può notare come i tempi richiesti aumentino dell'ordine di 4 volte, quasi proporzionalmente con l'aumento della dose da distribuire. Questo effetto è leggermente maggiore per i cantieri in cui il tempo di trasporto ha una incidenza superiore sul tempo totale. 7.5.3 Capacità di lavoro in funzione della lunghezza degli appezzamenti Le figure 7.7 e 7.8 a e b riportano un confronto tra i tempi di lavoro richiesti dai diversi cantieri di distribuzione al variare della lunghezza degli appezzamenti. I tempi, come ovvio, sono più elevati quando gli appezzamenti sono di lunghezza limitata in quanto aumentano alcuni tempi accessori (svolte, posizionamenti). E' da notare come queste differenze siano molto più marcate alla dose di distribuzione inferiore, dove l'incidenza dei suddetti tempi è maggiore. Una differenza significativa è riscontrabile in Fig 7.7 dove i rotoloni fissi dimezzano i tempi richiesti passando da 100 m a 300 m di lunghezza degli appezzamenti. Di.Re.Zo. 106 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami CB 5 pd confronto tra i cantieri CB 10 pd CB 15 pd 6 CB 5 in CB 10 in dose 25 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m 5 CB 15 in CB 5 pd + C 20 CB 10 pd + C 20 CB 15 pd + C 20 tempi (h/ha) 4 CB 5 in + C 20 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 3 CB 5 pd + C 30 CB 10 pd + C30 CB 15 pd + C 30 2 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 1 CB 15 in + C 30 C 20 C 30 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) R fisso R + C 20 R + C 30 a) CB 5 pd confronto tra i cantieri CB 10 pd CB 15 pd CB 5 in 25 CB 10 in dose 100 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m CB 15 in CB 5 pd + C 20 20 CB 10 pd + C 20 tempi (h/ha) CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 15 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 CB 5 pd + C 30 CB 10 pd + C30 10 CB 15 pd + C 30 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 5 CB 15 in + C 30 C 20 C 30 0 R fisso 0 2 4 6 8 distanza (km) 10 12 R + C 20 R + C 30 b) Fig.7.3 – Relazione fra distanza da percorrere e tempo di spandimento per ettaro per diversi cantieri nel caso di dosi di spandimento di liquame di 25 a) e 100 b) m3/ha ma con uguale lunghezza degli appezzamenti (vedere legenda a fianco e confrontare la tabella 7.2 per la spiegazione dei simboli). Di.Re.Zo. 107 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami confronto camion rotolone 1 dose 25 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m 0,9 0,8 tempi (h/ha) C 20 0,7 C 30 R fisso 0,6 R + C 20 R + C 30 0,5 0,4 0,3 0,2 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) a) confronto camion rotolone 4 dose 100 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m 3,5 3 tempi (h/ha) C 20 2,5 C 30 R fisso 2 R + C 20 R + C 30 1,5 1 0,5 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) b) Fig. 7.4 – Relazione fra distanza da percorrere e tempo di spandimento per ettaro per i soli cantieri basati su autocisterna e rotolone nel caso di dosi di spandimento di liquame di 25, a) e 100, b) m3/ha ma con uguale lunghezza degli appezzamenti (vedere legenda a fianco e confrontare la tabella 7.2 per la spiegazione dei simboli). Di.Re.Zo. 108 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami confronto carribotte 6 dose 25 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m 5 CB 5 pd CB 10 pd CB 15 pd tempi (h/ha) 4 CB 5 in 3 CB 10 in 2 CB 15 in 1 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) a) confronto carribotte 25 dose 100 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m CB 5 pd 20 CB 10 pd tempi (h/ha) CB 15 pd 15 CB 5 in CB 10 in 10 CB 15 in 5 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) b) Fig. 7.5 - Relazione fra distanza da percorrere e tempo di spandimento per ettaro per i soli cantieri basati su carribotte nel caso di dosi di spandimento di liquame di 25, a) e 100, b) m3/ha ma con uguale lunghezza degli appezzamenti (vedere legenda a fianco e confrontare la tabella 7.2 per la spiegazione dei simboli). Di.Re.Zo. 109 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami confronto carribotte + autocisterna CB 5 pd + C 20 0,9 dose 25 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m 0,8 CB 10 pd + C 20 CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 tempi (h/ha) 0,7 CB 10 in + C 20 0,6 CB 15 in + C 20 CB 5 pd + C 30 0,5 CB 10 pd + C30 0,4 CB 15 pd + C 30 0,3 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 0,2 0 2 4 6 8 10 12 CB 15 in + C 30 distanza (km) a) confronto carribotte + autocisterna CB 5 pd + C 20 3,5 dose 100 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m 3 CB 10 pd + C 20 CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 tempi (h/ha) 2,5 CB 10 in + C 20 2 CB 15 in + C 20 CB 5 pd + C 30 1,5 CB 10 pd + C30 1 CB 15 pd + C 30 0,5 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 0 0 2 4 6 8 10 12 CB 15 in + C 30 distanza (km) b) Fig. 7.6 – Relazione fra distanza da percorrere e tempo di spandimento per ettaro per ettaro per cantieri basati sull’uso di carribotte riforniti da autocisterna nel caso di dosi di spandimento di liquame di 25, a) e 100, b) m3/ha ma con uguale lunghezza degli appezzamenti autocisterne (vedere legenda a fianco e confrontare la tabella 7.2 per la spiegazione dei simboli). a) Di.Re.Zo. 110 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami CB 5 pd confronto tra i cantieri CB 10 pd CB 15 pd 7 CB 5 in dose 25 m3/ha lunghezza appezzamenti 100m CB 10 in CB 15 in 6 CB 5 pd + C 20 CB 10 pd + C 20 tempi (h/ha) 5 CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 4 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 CB 5 pd + C 30 3 CB 10 pd + C30 CB 15 pd + C 30 CB 5 in + C 30 2 CB 10 in + C 30 CB 15 in + C 30 1 C 20 C 30 R fisso 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) R + C 20 R + C 30 a) CB 5 pd confronto tra i cantieri CB 10 pd CB 15 pd CB 5 in 6 dose 25 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m CB 10 in CB 15 in 5 CB 5 pd + C 20 CB 10 pd + C 20 CB 15 pd + C 20 tempi (h/ha) 4 CB 5 in + C 20 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 3 CB 5 pd + C 30 CB 10 pd + C30 CB 15 pd + C 30 2 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 CB 15 in + C 30 1 C 20 C 30 0 0 2 4 6 8 distanza (km) 10 12 R fisso R + C 20 R + C 30 b) Fig. 7.7 - Relazione fra distanza da percorrere e tempo di spandimento per ettaro per diversi cantieri operanti con la medesima dose di 25 m3/ha ma con differente lunghezza degli appezzamenti: a) = 100 m e b) = 300 m (vedere legenda a fianco e confrontare la tabella 7.2 per la spiegazione dei simboli). Di.Re.Zo. 111 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami confronto tra i cantieri CB 5 pd CB 10 pd CB 15 pd CB 5 in CB 10 in CB 15 in CB 5 pd + C 20 CB 10 pd + C 20 CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 25 dose 100 m3/ha lunghezza appezzamenti 100m tempi (h/ha) 20 15 10 5 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) CB 5 pd + C 30 CB 10 pd + C30 CB 15 pd + C 30 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 CB 15 in + C 30 C 20 C 30 R fisso R + C 20 R + C 30 a) confronto tra i cantieri CB 5 pd CB 10 pd CB 15 pd CB 5 in CB 10 in CB 15 in CB 5 pd + C 20 CB 10 pd + C 20 CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 25 dose 100 m3/ha lunghezza appezzamenti 300m tempi (h/ha) 20 15 10 5 0 0 2 4 6 8 distanza (km) 10 12 CB 5 pd + C 30 CB 10 pd + C30 CB 15 pd + C 30 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 CB 15 in + C 30 C 20 C 30 R fisso R + C 20 R + C 30 b) Fig. 7.8 - Relazione fra distanza da percorrere e tempo di spandimento per ettaro per diversi cantieri operanti con la medesima dose di 100 m3/ha ma con differente lunghezza degli appezzamenti: a) = 100 m e b) = 300 m (vedere legenda a fianco e confrontare la tabella 7.2 per la spiegazione dei simboli). Di.Re.Zo. 112 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami 7.6 COSTI DI UTILIZZO DEI CANTIERI DI LAVORO 7.6.1 Metodologia utilizzata La valutazione dei costi dei cantieri di distribuzione è stata effettuata seguendo la metodologia proposta da Airoldi (1993) che prevede il calcolo dei costi in base al valore a nuovo delle macchine, del coefficiente di utilizzazione della potenza e dell'utilizzo annuo. Un esempio di disaggregazione dei costi utilizzati per ogni cantiere preso in considerazione è riportato in tabella 7.6. Sulla base di detta metodologia sono stati calcolati i costi orari dei cantieri, escludendo quelli della manodopera, facendo riferimento all’utilizzo medio annuo delle attrezzature. Tali valori sono stati poi utilizzati per calcolare i costi ad ettaro dei cantieri, moltiplicando il costo orario per il tempo necessario per unità di superficie ed aggiungendo il costo della manodopera in relazione all'effettivo impiego determinato in base alla simulazione. 7.6.2 Risultati ottenuti I risultati ottenuti sono riportati nei grafici delle figure 7.10, 7.11, 7.12, 7.13, dai quali è possibile confrontare i costi ad ettaro in relazione alla dose distribuita e al cantiere utilizzato, in funzione della distanza. Dalla figura 7.10, A e B, che mette a confronto tutti i cantieri, si può notare come quelli a basso investimento iniziale, come i carribotte, risultino i più convenienti quando le distanze da percorrere sono limitate. Aumentando la distanza, però, queste attrezzature, in particolare quelle di minore capacità, incrementano il loro costo d’uso in misura maggiore rispetto a quelle che, pur avendo un costo di acquisto superiore, hanno più elevata capacità di lavoro. La convenienza di alcuni cantieri rispetto ad altri varia, quindi, in funzione della distanza, ma anche della dose distribuita. Infatti, confrontando gli andamenti dei costi con dosi di 25m3/ha e di 100 m3/ha, si può notare che aumentando la dose si riduce la distanza di trasporto alla quale diventa conveniente passare a un cantiere di capacità di lavoro superiore. Questo andamento viene confermato dai grafici delle figure 7.11, 7.12, e 7.13 che mostrano i confronti tra gruppi di cantieri. In questi grafici, vengono presi in considerazione i singoli cantieri separarti facendo variare la dose distribuita da 25 a 100 m3/ha ma mantenendo costante la lunghezza degli appezzamenti, 300m. Di.Re.Zo. 113 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami Una maggiore convenienza su distanze superiori ai 3-5 km, a seconda dei casi, si evince comunque per i cantieri accoppiati camion+carrobotte e camion+rotolone; per le aziende accorpate è sicuramente più conveniente, già da distanze superiori ad 1 km, il rotolone fisso. In termini generali, è da mettere in evidenza l'elevato costo dell'operazione di spandimento che può variare da meno di 50.000 Lire/ha nel caso di appezzamenti vicini e con dose di 25 m3/ha a più di un milione per ettaro se si utilizza un cantiere a bassa capacità per appezzamenti molto distanti. Di.Re.Zo. 114 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami Tab. 7.6 - Esempio di determinazione del costo di spandimento dei liquami basato sull’utilizzo di trattore più carrobotte pd Trattrice+carrobotte piatto deviatore Spandiliquame capacita' spandiliquame (m3) massa (t) Pieno carico (t) Costo (kL) 10 3.782 13.782 37333.3 Trattrice potenza (kW) potenza (CV) massa (t) costo (kL) 62 84.32 3.40504 79092.16 COSTO DI UTILIZZO DEL TRATTORE ------------------------------------------- -----------------Valore iniziale (kL) 79092.16 potenza (CV) 84.32 Coeff utilizzazione 25.0% Utilizzazione (h/a) 1500 Costo (kL/h) 19.10659684 ------------------------------------------- -----------------Durata (anni) 5 Tasso deprezzamento 22.9% Durata (anni) 5 anno util 5 tasso 3.0% Gasolio (L/l) 800 Olio (L/kg) 6000 Consumo gas (l/h) 5.293188 Consumo olio (kg/h) 0.05293188 ------------------------------------------- -----------------Utilizzazione (h) 7500 Valore finale (kL) 21489.29169 Q dep (kL/a) 11520.57366 Q i (kL/a) 1486.425394 Q as (kL/a) 520.00688 Q r (kL/a) 395.4608 Combustibile (kL/a) 6351.8256 Lubrificante (kL/a) 476.38692 Manutenzione (kL/a) 7909.216 Costo mac (kL/a) 28659.89526 ------------------------------------------- -----------------Kf (kL/h) 9.281644491 Combustibile (kL/h) 4.2345504 Lubrificante (kL/h) 0.31759128 Manutenzione (kL/h) 5.272810667 Costo trattr (kL/h) 19.10659684 COSTO DI UTILIZZO DELLO SPANDILIQUAME ------------------ ----------------------------------------------vita utile h 10000 Valore iniziale (kL) 37333.3 Valore finale (kL) 5558.342558 I (kL) 633.8666388 Qr (kL) 3177.495744 Qm (kL) 1119.999 Qa (kL) 476.6243616 Utiliz anno (h/a) 1500 r 0.17 vita ut (a) 10 i 0.02955665 Costo tot spa(kL/h) 3.60532383 Manodopera Costo tot spandi Costo trattr (kL/h) (kL/h) (kL/h) 3.60532383 19.10659684 Co TOT (kL/h) 22.71192067 Di.Re.Zo. 115 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami tutti i cantieri dose 25 m3/ha, lunghezza appezzamenti 300m produttività cantiere (L/ha) 300000 200000 100000 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) CB 5 pd CB 10 pd CB 15 pd CB 5 in CB 10 in CB 15 in CB 5 pd + C 20 CB 10 pd + C 20 CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 CB 5 pd + C 30 CB 10 pd + C30 CB 15 pd + C 30 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 CB 15 in + C 30 C 20 R fisso R + C 20 R + C 30 a) tutti i cantieri dose 100 m 3/ha, lunghezza appezzam enti 300m 1100000 produttività cantiere (L/ha) 1000000 900000 800000 700000 600000 500000 400000 300000 200000 100000 0 0 2 4 6 8 distanza (km ) 10 12 CB 5 pd CB 10 pd CB 15 pd CB 5 in CB 10 in CB 15 in CB 5 pd + C 20 CB 10 pd + C 20 CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 CB 5 pd + C 30 CB 10 pd + C30 CB 15 pd + C 30 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 CB 15 in + C 30 C 20 R fisso R + C 20 R + C 30 b) Fig. 7.10 – Andamento dei costi di distribuzione per ettaro in relazione alla distanza da percorrere per diversi cantieri (vedere legenda a fianco e confrontare la tabella 7.5 per la spiegazione dei simboli) nel caso di dosi di spandimento di liquame di 25, a) e 100, b) m3/ha ma con uguale lunghezza degli appezzamenti. Di.Re.Zo. 116 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami carribotte + camion dose 25 m3/ha, lunghezza appezzamenti 300m 200000 CB 5 pd + C 20 produttività cantiere (L/ha) CB 10 pd + C 20 CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 100000 CB 5 pd + C 30 CB 10 pd + C30 CB 15 pd + C 30 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 CB 15 in + C 30 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) a) c a rribotte + c a mion dose 100 m3/ha, lunghezza appezzamenti 300m 600000 CB 5 pd + C 20 CB 10 pd + C 20 produttività cantiere (L/ha) 500000 CB 15 pd + C 20 CB 5 in + C 20 400000 CB 10 in + C 20 CB 15 in + C 20 300000 CB 5 pd + C 30 CB 10 pd + C30 CB 15 pd + C 30 200000 CB 5 in + C 30 CB 10 in + C 30 100000 CB 15 in + C 30 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) b) Fig. 7.11 - Andamento dei costi di distribuzione per ettaro in relazione alla distanza da percorrere per cantieri basati sull’uso di carribotte riforniti da autocisterne (vedere legenda a fianco confrontare la tabella 7.5 per la spiegazione dei simboli) nel caso di dosi di spandimento di liquame di 25, a) e 100, b) m3/ha ma con uguale lunghezza degli appezzamenti. Di.Re.Zo. 117 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami confronto carribotte dose 25 m3/ha, lunghezza appezzamenti 300m 300000 produttività cantiere (L/ha) 250000 CB 5 pd CB 10 pd 200000 CB 15 pd CB 5 in 150000 CB 10 in CB 15 in 100000 50000 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) a) confronto carribotte dose 100 m3/ha, lunghezza appezzamenti 300m 1200000 produttività cantiere (L/ha) 1000000 CB 5 pd CB 10 pd 800000 CB 15 pd CB 5 in 600000 CB 10 in CB 15 in 400000 200000 0 0 2 4 6 8 10 12 distanza (km) b) Fig. 7.12 - Andamento dei costi di distribuzione per ettaro in relazione alla distanza da percorrere, per cantieri basati sui soli carribotte (vedere legenda a fianco e confrontare la tabella 7.5 per la spiegazione dei simboli) nel caso di dosi di spandimento di liquame di 25, a) e 100, b) m3/ha ma con uguale lunghezza degli appezzamenti. Di.Re.Zo. 118 7 - I cantieri di trasporto ed i costi di distribuzione dei liquami camion e rotolone dose 25 m3/ha, lunghezza appezzamenti 300m 160000 produttività cantiere (L/ha) 140000 120000 R fisso 100000 R + C 20 80000 R + C 30 60000 C 20 40000 20000 0 0 2 4 6 distanza (km) 8 10 12 a) camion e rotolone dose 100 m3/ha, lunghezza appezzamenti 300m 450000 produttività cantiere (L/ha) 400000 350000 300000 R fisso 250000 R + C 20 200000 R + C 30 C 20 150000 100000 50000 0 0 2 4 6 distanza (km) 8 10 12 b) Fig. 7.13 - Andamento dei costi di distribuzione per ettaro in relazione alla distanza da percorrere, per cantieri basati sull’uso di autocisterne che riforniscono rotoloni (vedere legenda a fianco e confrontare la tabella 7.5 per la spiegazione dei simboli) nel caso di dosi di spandimento di liquame di 25, a) e 100, b) m3/ha ma con uguale lunghezza degli appezzamenti Di.Re.Zo. 119 8 - Criteri di scelta di macchine ed impianti spandiliquame e dei relativi organi di distribuzione 8. CRITERI DI SCELTA DI MACCHINE E IMPIANTI SPANDILIQUAME E DEI RELATIVI ORGANI DI DISTRIBUZIONE (Dott. Andrea Guidetti, Dott. Andrea Veneri) 8.1 SCELTA DELLE MACCHINE La scelta della macchina più idonea per ogni singola esigenza aziendale è di certo un fatto soggettivo in cui entrano, però, rilevanti fattori tecnici. Considerando quest’ultimo aspetto, si possono tracciare indirizzi e prefigurare orientamenti per una scelta adeguata alla luce delle conoscenze nate da questo lavoro ed acquisite dalla ricca analisi bibliografica condotta nel settore. Sicuramente, come da anni avviene negli altri paesi europei, la distribuzione dei reflui zootecnici deve essere considerata una tecnica di fertilizzazione organica dei terreni, dimenticando il sorpassato concetto di smaltimento. Solo con questa mentalità è possibile sfruttare al meglio i concetti di utilizzo agronomico dei reflui nel rispetto dell'ambiente che da anni si stanno portando avanti. In quest'ottica, fertilizzazione (o concimazione) organica, e scelta della macchina devono considerare in primo luogo: le colture, con la loro capacità di utilizzazione dei nutrienti contenuti nei liquami, il calendario di distribuzione, che condiziona l'efficienza nell’utilizzazione dei liquami, la vicinanza delle abitazioni e l’esigenza di ridurre le emissioni gassose in atmosfera, che condiziona la scelta dell’organo di distribuzione, la distanza di trasporto e il tipo di percorso, che condiziona il volume del carrobotte e le sue dimensioni trasversali ecc. In linea generale tutte le colture si avvantaggiano della fertilizzazione con reflui zootecnici, compreso le leguminose azotofissatrici. Infatti studi dell'istituto di Agronomia dell'Università di Milano su ripetute liquamazioni dell'erba medica mostrano come distribuzioni oculate possano consentire di ottenere una crescita e una produzione quali-quantitativa simile a quella del testimone senza creare problemi (es. sviluppo di infestanti) sulla coltura stessa (Maggiore et al., 1998). Si può affermare, inoltre, che è possibile, secondo altre esperienze e su diverse colture, mantenere le medesime coltivazioni e produzioni con il normale utilizzo dei reflui zootecnici senza l'utilizzo di alcun concime chimico (Balsari et al., 1999). Ne sono esempio le sempre più numerose aziende agricole lombarde che han creduto in questi concetti e da anni ottengono un cospicuo risparmio non utilizzando concimi di sintesi. Di.Re.Zo. 120 8 - Criteri di scelta di macchine ed impianti spandiliquame e dei relativi organi di distribuzione L’efficienza della concimazione organica è tanto maggiore quanto più si fanno coincidere gli apporti di liquame alle fasi di maggiore utilizzazione da parte delle colture e di maggiore attività microbica della microflora del terreno. In pratica, le liquamazioni effettuate in vicinanza dell'impianto o della fase di maggiore sviluppo vegetativo della coltura presentano una efficienza maggiore; quelle effettuate con largo anticipo danno luogo a risultati decisamente peggiori dal punto di vista agronomico e ambientale (Vedi Tab. 8.1). Operativamente, la fase in cui la distribuzione è più agevole, ma spesso meno efficiente, è quella della preparazione del terreno, ovvero in assenza di coltura; la distribuzione in post-emergenza che sarebbe da preferire, è più difficoltosa e richiede il ricorso a mezzi e tecniche adeguati. Dopo alcuni aspetti agronomici di base è utile esaminare i criteri di scelta, dal punto di vista meccanico e funzionale, delle macchine su ruota, o carribotte spandiliquame classici e delle macchine per la distribuzione tramite condutture o sistemi ombelicali. Di.Re.Zo. 121 8 - Criteri di scelta di macchine ed impianti spandiliquame e dei relativi organi di distribuzione Tab 8.1 Influenza delle colture e delle epoche di distribuzione sull'efficienza delle concimazioni con reflui zootecnici (Fonte C.R.P.A.) Colture Mais e sorgo Cereali autunno vernini (es. orzo, frumento) Erbai autunno-primaverili (es. loiessa, orzosilo) Secondi raccolti (es. mais trinciato) Colture primaverili-estive (es. colza, girasole) Prati graminacee o misti Erba medica Bietola Vigneti, frutteti e pioppeti Epoche Stagione pre-aratura terreno nudo pre-semina copertura fertirrigazione pre-aratura pre-semina copertura levata pre-aratura pre-semina copertura levata pre-semina copertura fertirrigazione pre-semina copertura fertirrigazione impianto autunnale impianto primaverile ripresa vegetativa tagli primaverili tagli estivi e autunnali autunno precoce impianto tagli primaverili ultimo anno pre-aratura pre-semina avvio vegetativo formazione legno estate o inizio autunno autunno primavera primavera estate estate o inizio autunno autunno autunno, inverno inizio primavera estate o inizio autunno autunno autunno primavera primavera, estate estate estate primavera primavera estate autunno primavera primavera primavera estate, autunno autunno primavera primavera primavera autunno inizio primavera primavera autunno Efficienza BASSA BASSA ALTA ALTA MEDIA BASSA BASSA MEDIA ALTA BASSA BASSA MEDIA ALTA ALTA ALTA MEDIA ALTA ALTA MEDIA BASSA MEDIA ALTA ALTA MEDIA BASSA BASSA MEDIA ALTA BASSA ALTA MEDIA BASSA Carribotte spandiliquame • La dimensione del serbatoio degli spandiliquame dipende dalla quantità di refluo da distribuire, dalla distanza degli appezzamenti dal punto di approvigionamento e dal numero di giorni utili per la distribuzione. Data la tendenza in atto a realizzare allevamenti di dimensioni maggiori gestiti con un minor numero di addetti e/o di affidare l’operazione di spandimento a Di.Re.Zo. 122 8 - Criteri di scelta di macchine ed impianti spandiliquame e dei relativi organi di distribuzione • • • • • contoterzisti, si comprendono, almeno in parte, le motivazioni che stanno alla base della scelta di carribotte con serbatoi sempre più grandi. Come conseguenza di ciò, una attenzione particolare va riservata al calpestamento del suolo causato da queste macchine. Bisogna tenere presente, inoltre, che alcuni valori, come il massimo carico per assale per il trasporto su strada, sono vincolati per legge e viene consigliato, perciò, di non superare le 6 t per singolo asse. Per ottenere una migliore ridistribuzione dei pesi gravanti sugli assali è preferibile scegliere modelli dotati di idonee sospensioni. Alcune tipologie di sospensioni sono più efficienti di altre per questo scopo. I torpress idraulici montati su modelli pluriasse, migliorano la distribuzione dei pesi in campo limitando il compattamento dovuto al sovraccarico di un solo asse rispetto all’altro (Vedi Cap. 2.1). Pneumatici: sempre più attenzione viene spesa dai tecnici, per limitare il calpestamento del terreno da parte delle nuove e più pesanti macchine, tra le quali i carribotte, che causano notevoli danni, anche perché vengono utilizzati spesso in stagioniin cui i terreni presentano elevato contenuto di umidità. I pneumatici in uso sugli spandiliquame sono per la maggior parte di tipo convenzionale e con larghezza compresa tra 10 e 15 pollici, il che non permette di ridurre il carico specifico sul terreno. Questo, in particolare, risulta proporzionale e in genere di poco superiore, alla pressione di gonfiaggio dei pneumatici stessi che è di 4-5 bar. Per evitare un eccessivo danneggiamento del terreno occorre, invece, utilizzare pneumatici con sezione larga e operare con pressioni di gonfiaggio comprese tra 1 e 2 bar (Tab. 8.2); sarebbe auspicabile utilizzare pneumatici autogonfianti per modulare la pressione in fase di trasporto ed in fase di distribuzione, in relazione al carico. Tipo di pompa: le pompe attive assicurano le migliori prestazioni per quel che riguarda l'uniformità di distribuzione longitudinale (CV < 15%), tuttavia si possono riscontrare risultati accettabili anche con pompe a compressore purchè opportunamente dimensionate in funzione del volume dei serbatoi e degli organi di distribuzione (vedere Cap 5.1). Regolazione della dose: molto spesso l'agricoltore non sa e non riesce ad erogare esattamente la dose desiderata in relazione ai fabbisogni colturali. Perciò, anche in vista di una corretta distribuzione dal punto di vista agronomico ed ambientale, stanno assumendo sempre maggiore importanza i sistemi di controllo automatico della portata per la regolazione della dose distribuita ad ettaro. Attualmente, in Italia sono presenti solo pochi esempi di macchine con tali caratteristiche. Attrezzature per triturazione-filtraggio: per evitare occlusioni sta diventando sempre più importante il loro impiego, sul refluo in entrata, soprattutto per salvaguardare le pompe attive. Agitatori: sono importanti per evitare sedimentazione del refluo nella botte e per ottenere distribuzioni uniformi soprattutto se si impiegano attrezzature Di.Re.Zo. 123 8 - Criteri di scelta di macchine ed impianti spandiliquame e dei relativi organi di distribuzione quali tubi rasoterra e tubi per interramento con diametri ridotti (Vedere Cap. 2.1). Tabella 8.2 Attitudine alla transitabilità su suolo in funzione della pressione di esercizio di pneumatici di medie dimensioni (da Balsari e Airoldi, 1995) Pressione interna dei pneumatici Attitudine transitabilità appezzamenti inferiore a 1 bar molto buona da 1 a 1.5 bar buona da 1,5 a 2 bar soddisfacente oltre 2 bar insoddisfacente Sistemi di distribuzione a tubazione fissa o mobile o ombelicali (semoventi o trainati) Questi sistemi presentano alcuni vantaggi, rispetto al tradizionale carrobotte, così sintetizzabili (Vedere Cap 2.2): • ottime capacità di lavoro con limitato impiego di manodopera; • ridotto o nullo compattamento del terreno; • distribuzione del refluo tal quale o tramite fertirrigazione su colture in atto, con maggiore efficienza dei liquami; • ammortamento, più rapido o meno gravoso, delle attrezzature, se utilizzate anche come impianto di irrigazione; • il sistema dotato di getto, se ben tarato, presenta una uniformità di distribuzione laterale simile a quella riscontrata per i piatti deviatori; s • si può ottenere una buona uniformità di distribuzione utilizzando le barre con ali distributrici. Tuttavia non mancano gli svantaggi legati soprattutto agli aspetti ambientali: • più elevate dispersioni di ammoniaca e di composti maleodoranti in atmosfera; • possibilità di spandimento anche durante condizioni meteorologiche avverse o in periodi di divieto; • possibile spandimento di elevate quantità di refluo per unità di superficie. In genere, questi sistemi, per operare correttamente, richiedono appezzamenti di adeguate dimensioni e con forma pressochè rettangolare. E' possibile, però, abbinare carribotte e sistemi di distribuzione fissi o ombelicali per sfruttare le caratteristiche positive di entrambi. Nel caso di carribotte, per minimizzare i costi e attuare un buon lavoro agronomico, occorre separare la fase di trasporto da quella di distribuzione in Di.Re.Zo. 124 8 - Criteri di scelta di macchine ed impianti spandiliquame e dei relativi organi di distribuzione campo. In pratica, per ottimizzare la distribuzione occorrerebbe realizzare stoccaggi temporanei mobili in prossimità degli appezzamenti in modo da operare in campo con macchine trainate o semoventi ad elevata capacità e con pneumatici adatti (bassa pressione, alta galleggiabilità) effettuando il trasporto su strada con autocisterne caratterizzate da elevate capacità e velocità di avanzamento. In alternativa al carrobotte si possono utilizzare i sistemi ombelicali, semoventi o meno, dotati di barre con elevata larghezza di lavoro. A causa degli alti investimenti, queste ultime soluzioni, risultano tuttavia proponibili solo per aziende di grandi dimensioni e per imprese di contoterzismo che possono ammortizzare le attrezzature grazie al numero elevato di giorni in cui è possibile effettuare la distribuzione in campo dei liquami. 8.2 SCELTA DELLE ATTREZZATURE E DEGLI ORGANI DI DISTRIBUZIONE La scelta delle attrezzature e degli organi di distribuzione deve avvenire all’interno di un quadro di rispetto di parametri agro-ambientali quali: • bassa emissione di ammoniaca e di odori in atmosfera; • uniformità di distribuzione (CV < 15%); • ridotto calpestamento del suolo; • velocità, economicità ed efficacia della distribuzione. A tale riguardo, sulla base delle esperienze effettuate durante le prove in campo, è possibile fornire alcune indicazioni pratiche per migliorare, le prestazioni in fase di distribuzione: • Coefficienti di variazione: le prove effettuate hanno mostrato che la maggiore uniformità di distribuzione trasversale con i più bassi CV è ottenuta dai sistemi in banda (con interratori o barre di vario tipo). E' necessario, tuttavia, per ottenere CV minori del 15% utilizzare ripartitori rotativi di portata che inviano una quantità uniforme di liquame ai tubi adduttori. • Interratori: quelli in commercio, sono assimilabili a dei ripuntatori che iniettano una quantità elevata di liquame per metro lineare di solco. Tale soluzione presenta il grosso inconveniente di posizionare il liquame ad una profondità (mediamente 30 cm) superiore a quella ritenuta ottimale e di richiedere elevate forze di trazione. Le soluzioni tecniche su cui puntare devono essere basate su organi interratori costituiti da semplici coltivatori, a denti rigidi o elastici, disposti su più ordini, che richiedono minori sforzi di traino, permettendo di avanzare ad una maggiore velocità (Vedi Par. 2.1.3 b). I principali inconvenienti dell'interramento diretto dei liquami sono: il ristretto periodo utile di accesso ai campi e i maggiori costi di gestione dell'operazione (almeno il 10-15%). Questi ultimi sono dovuti al più alto costo di acquisto del Di.Re.Zo. 125 8 - Criteri di scelta di macchine ed impianti spandiliquame e dei relativi organi di distribuzione • • mezzo, alla maggiore potenza richiesta alla trattrice e, soprattutto, alla minore capacità oraria di lavoro causata da tempi di distribuzione più lunghi. Distribuzione rasoterra: costituisce un'alternativa all’interramento diretto. Le attrezzature che distribuiscono i liquami il più vicino possibile al terreno consentono di ridurre al massimo gli odori e le emissioni di ammoniaca in fase di distribuzione. I sistemi di distribuzione consigliati sono costituiti da una barra che, tramite tubi flessibili, posti ad una distanza inferiore al metro, deposita il liquame a pochi cm di distanza dal suolo. Queste barre sono caratterizzate da una larghezza di lavoro superiore a quella del piatto deviatore (generalmente > 10m) e da una migliore funzionalità perché non si hanno perdite di composti maleodoranti durante la fase di distribuzione. Le capacità orarie di lavoro sono superiori rispetto all'interramento diretto e paragonabili a quelle del piatto deviatore. E' opportuno dotare i carribotte che montano queste barre, di sistemi di triturazione-filtraggio e ripartizione di portata per evitare intasamenti (Vedere Par. 2.1.3 b). E' consigliabile, inoltre, incorporare il liquame nel suolo entro 3-6 ore dallo spandimento per evitare alte perdite di ammoniaca. Piatto deviatore: in nessuna prova si è ottenuta una distribuzione laterale con un CV inferiore al 15%. Tuttavia, si tratta del dispositivo di distribuzione di gran lunga oggi più utilizzato grazie, soprattutto al suo basso costo, al ridotto ingombro e alla bassa manutenzione che richiede. Il suo impiego è, però, problematico nel senso che non rispetta le esigenze di una regolare distribuzione e comporta rilevanti perdite in atmosfera di nutrienti (Vedere Cap 5.5). E' consigliabile perciò utilizzare, al posto del piatto deviatore, le attrezzature di distribuzione descritte in precedenza. Il piatto deviatore può essere utilizzato nella sola concimazione di fondo nella quale l'uniformità di distribuzione del liquame ha importanza minore, in quanto intervengono successive lavorazioni del terreno da effettuarsi prontamente, nella stessa giornata. Restano comunque i problemi della distribuzione dei reflui con piatto deviatore vicino ad abitazioni od a strade ad elevata viabilità a causa delle elevate emissioni di odori o aerosol. La collaborazione con alcune ditte ha consentito di migliorare decisamente le prestazioni di questi dispositivi e, soprattutto, ha permesso di far comprendere ai tecnici operanti nelle ditte stesse, su quali elementi agire per regolarli e/o tararli. Di.Re.Zo. 126 9 - Verifiche periodiche e taratura degli spandiliquame 9. VERIFICHE PERIODICHE E TARATURA DEGLI SPANDILIQUAME 9.1 GENERALITA' Sui carribotte è sempre consigliabile effettuare, oltre ai controlli obbligatori effettuati dagli uffici preposti per la circolazione stradale, anche dei controlli facoltativi che consentono di eseguire al meglio l'operazione di distribuzione dei reflui zootecnici. In periodi di minor lavoro, come durante l'inverno, è possibile effettuare una taratura del carrobotte seguendo suggerimenti e schede applicative proposte di seguito E' consigliabile effettuare una verifica delle funzionalità del carrobotte almeno una volta all'anno. 9.2 PARAMETRI DA VALUTARE E LIMITI DI ACCETTABILITÀ 9.2.1 Verifiche obbligatorie sugli spandiliquame Ogni quattro anni di utilizzo è obbligatorio far controllare i carribotte utilizzati per la circolazione su strada da parte della Motorizzazione Civile. I controlli riguardano la funzionalità delle valvole di sicurezza (se in presenza di modelli con serbatoio in pressione), il controllo degli organi frenanti e dei dispositivi di illuminazione. 9.2.2 Verifiche facoltative e manutenzione degli spandiliquame a) Valvole di sicurezza, manometro e tubazioni Per i modelli di spandiliquame con serbatoio in pressione è necessario, periodicamente, controllare le valvole di sicurezza. Il costruttore è tenuto ad apporre un manometro in posizione visibile ed è obbligato ad indicare i valori di pressione minima e massima; usualmente i valori indicati sono rispettivamente -0.5 bar e 1 bar . Raggiungendo tali valori di pressione, controllabili con il manometro, le valvole di sicurezza ben funzionanti devono entrare in funzione (“sfiatare”). E’ necessario, inoltre, che alla pressione massima di esercizio le tubazioni presenti sulla macchina ed i relativi raccordi e guarnizioni siano perfettamente a tenuta per evitare perdite di liquame durante gli spostamenti su strada. Di.Re.Zo. 127 9 - Verifiche periodiche e taratura degli spandiliquame b) Pulizia serbatoio Su modelli di spandiliquame con depressore e in minor misura su quelli con pompe attive, si verificano spesso depositi di materiale sul fondo della cisterna, dovuti ad una pessima miscelazione del liquame durante la fase di distribuzione. E' necessario, su serbatoi dotati di oblò, ispezionare la cisterna e pulire con raschiatori il fondo della stessa; questo per poter sfruttare il volume del serbatoio permettendo di caricare la massima quantità di liquame nelle successive distribuzioni. c) Attrezzature di distribuzione E' sempre necessario valutare visivamente la stabilità e l’assetto degli organi di distribuzione a barra in condizioni operative, prima, cioè, di iniziare il lavoro. Per tarature più accurate su sistemi a piatto deviatore o ad interratori, dopo aver posto il serbatoio su una superficie piana, è sufficiente valutare l'orizzontalità con una livella a bolla; per la verifica delle attrezzature dotate di erogatori spaziati, tipo barre o ali distributrici, si misura, con un metro rigido, la distanza esistente fra la barra ed il terreno, che deve essere la medesima in tutti i punti. Anche piccole differenze in prova statica vengono poi amplificate durante la fase di lavoro creando notevoli disformità di distribuzione. Per quanto riguarda i diversi tubi adduttori è necessario verificare visivamente la pulizia degli stessi. Per una reale e corretta misura dell'uniformità di distribuzione è comunque utile operare secondo quanto descritto nel paragrafo successivo. d) Uniformità diagramma di distribuzione Obiettivo della prova è quello di verificare se è possibile ottenere una sufficiente uniformità di distribuzione trasversale impiegando l'organo di distribuzione applicato al carrobotte aziendale. Tale verifica, in particolare, dovrà essere effettuata su tutta la larghezza di distribuzione, adoperando il liquame normalmente prodotto in azienda. Il liquame erogato dagli ugelli dovrà essere raccolto in almeno 10 contenitori (es. bacinelle o secchielli delle medesime dimensioni) disposti lungo tutta la larghezza di distribuzione. La prova, per essere significativa, dovrà essere effettuata in condizioni dinamiche, cioè con la macchina in movimento. Ogni elemento captatore dovrà essere posizionato sul terreno in modo orizzontale e non dovrà sporgere dalla superficie del terreno di più di 20 cm. La superficie di raccolta deve essere minore ad 1 m2 e facilmente calcolabile. Il contenitore deve raccogliere tutto il liquido evitando la fuoriuscita di spruzzi. E' possibile condurre la prova effettuando tre ripetizioni per poi ottenere l'andamento medio della distribuzione. Per questo si può utilizzare lo schema di calcolo indicato nella Scheda 4 in appendice. Va da sé che, in questo caso, la prova risulta più onerosa perché occorre disporre di più bacinelle (almeno 30) che vanno poste all'inizio, al centro e al termine del percorso presunto di distribuzione. Di.Re.Zo. 128 9 - Verifiche periodiche e taratura degli spandiliquame Ciò consente, però, di determinare anche l'uniformità di distribuzione longitudinale. 9.3 SCHEDE PRATICHE DI RILIEVO PER CARRIBOTTE E SISTEMI OMBELICALI In appendice vengono riportate, inoltre, alcune schede operative la cui compilazione consente di conoscere alcuni parametri operativi del proprio cantiere di distribuzione liquami. Le schede servono per calcolare: 1 Quantità di liquame distribuita ad ettaro (Schede 1A e 1B): si calcola la quantità di liquame all'ettaro (in m3/ha) per carribotte spandiliquame conoscendo l'area di distribuzione e la capacità del serbatoio, mentre per rotoloni semoventi, oltre all'area di distribuzione occorre conoscere l'abbassamento orario della vasca di stoccaggio. 2 Velocità di avanzamento per distribuire una prefissata quantità di liquame (Schede 2A e 2B): si calcola la velocità di avanzamento (in km/ora) del carrobotte conoscendo le quantità da distribuire, il tempo di svuotamento medio e la larghezza di lavoro, mentre per i rotoloni conoscendo le quantità da distribuire, occorre determinare la quantità oraria distribuita e la larghezza di lavoro. 3 Calcolo numero di carribotte per ettaro necessari in base alla quantità d'azoto presente nei liquami (Scheda 3): si calcola il numero di botti per ettaro conoscendo la capacità del serbatoio e la quantità d'azoto media presente nei liquami aziendali. 4 Valutazione dell'uniformità di distribuzione (Scheda 4): si stima l'uniformità di distribuzione trasversale e longitudinale del carrobotte attraverso una semplice prova dinamica da realizzare in azienda. Di.Re.Zo. 129 10 - Situazione attuale e tendenze 10. SITUAZIONE ATTUALE E TENDENZE (Prof. Franco Sangiorgi) 10.1 COMMENTI SULL’INDUSTRIA DELLE MACCHINE Dall’indagine statistico-conoscitiva riportata nel paragrafo 3, emerge che le aziende medio-piccole produttrici di carribotte sono molto legate al territorio, con produzioni tradizionali e senza una precisa progettualità verso scelte innovative. Infatti le soluzioni tecniche introdotte sono spesso frutto di copiatura di soluzioni proposte da altre ditte. La conseguenza di questo è la immobilità del mercato che propone modelli e soluzioni già in circolo da anni senza innovazioni radicali, ciò che a sua volta non stimola ulteriori innovazioni. Le nostre ditte, inoltre, non si sono ancora confrontate con la concorrenza internazionale e, quindi, con scelte di tipo qualitativo e di tipo tecnologico. Emerge, infatti, una generale e diffusa carenza di informazione, da parte sia del costruttore sia dell’operatore, sui concetti legati alla distribuzione del liquame per uso agronomico. In particolare, si è accertato come la definizione della larghezza di lavoro non sia determinata dal diagramma di distribuzione della macchina ma dalla gittata massima, ignorandone la conseguenza sulla qualità del lavoro. Progettazione e costruzione degli spandiliquame, infatti, dovrebbero sempre più considerare oltre ai soliti parametri fisico-meccanici (capacità, portata delle pompe ecc.) anche parametri di tipo prestazionale come, a esempio, uniformità di distribuzione e possibilità di regolazione della dose distribuita. Una ulteriore scelta, strettamente dipendente dalla necessità di procedere all’uniforme distribuzione degli elementi nutritivi, può essere quella di dotare le macchine di dispositivi di agitazione del refluo nel serbatoio, soprattutto se lo spandiliquame deve compiere lunghi tragitti o se deve sostare carico per lungo tempo. Come è emerso dall’indagine, i dispositivi di agitazione sono ritenuti dalle ditte organi non fondamentali degli spandiliquame. Inoltre, importante per l’uniformità di distribuzione, degli spandiliquame dotati di organi di distribuzione a bande o di assolcatori, è la presenza di un ripartitore di portata che garantisca la immissione della medesima quantità di liquame ai diversi tubi. Sui modelli dotati di sistema di pompaggio attivo, di primaria importanza è anche il sistema di triturazione a monte della pompa (filtro attivo) per evitare frequenti interventi manutentivi. Ciò perchè la pompa, movimentando direttamente il liquame, si usura facilmente. Se l’industria italiana continuerà ad operare con i criteri attuali non avrà grandi margini di sviluppo nel momento in cui verranno applicate normative più Di.Re.Zo. 130 10 - Situazione attuale e tendenze restrittive, riguardo quantità e modalità di distribuzione, per un’agricoltura ambientalmente sostenibile e di precisione. 10.2 COMMENTI ALLA LEGISLAZIONE ATTUALE SUGLI SPANDILIQUAME Le ditte per compiere uno sforzo verso l’innovazione ed iniziare ad investire nella ricerca applicata dovrebbero, tuttavia, essere supportate da una legislazione meno restrittiva che permetta loro di costruire modelli innovativi, idonei ad affrontare le nuove sfide che avvengono su scala europea. In questo modo i nostri costruttori si potrebbero parificare ai loro concorrenti d’oltralpe e, senza spese aggiuntive, potrebbero diventare competitivi e vendere le loro macchine anche all’estero. Infatti, attualmente le ditte che producono macchine che rispettano i canoni qualitativi precedentemente precisati devono trovare sbocchi commerciali all’estero. In particolare, i punti della legislazione italiana che penalizzano maggiormente i nostri costruttori, sono quelli relativi alla regolamentazione sui pesi massimi trasportabili per assale e sulla sagoma delle macchine spandiliquame. Per la verità, anche a livello europeo non esiste una legislazione unica e sarebbe quindi auspicabile che si operi in tale senso. 10.3 SVILUPPI FUTURI Occorre anzitutto ricordare che qualsiasi metodo di gestione dei liquami non può prescindere dalla necessità di realizzare sistemi di stabulazione che comportino il minor livello possibile di diluizione dei reflui. Allo stato attuale, infatti, il livello di diluizione è tale da rendere economicamente non giustificabile l’uso agronomico dei reflui zootecnici e ciò in parte spiega i problemi ambientali connessi con la loro gestione. La maggiore sensibilità che si riscontra attualmente da parte degli allevatori e degli amministratori pubblici sulle tematiche dell’inquinamento dovuto a un uso disinvolto delle risorse, specialmente chimiche, ha portato ad una maggior coscienza ambientale. Per questo, si stanno facendo strada alternative supportate, per favorirne la diffusione, da ingenti contributi pubblici (si pensi a esempio all'ex programma CE 2078 Misura A1, ora Misura F, Azione 1 del piano di sviluppo rurale regionale). Tali nuove pratiche richiedono, però, l’uso di macchine appropriate. La tecnologia esistente è inadeguata a fornire le risposte richieste dall’agronomia e dalla legislazione vigente sulla protezione dell’ambiente. Anzi, la sua evoluzione presenta addirittura aspetti negativi: si pensi, ad esempio, alla risposta data all’aumento della capacità di carico e della contemporanea necessità di limitare sagoma e carico per assale che ha comportato l’adozione, sui carribotte più grandi, Di.Re.Zo. 131 10 - Situazione attuale e tendenze di carrelli a 3 assi sterzanti che provocano forti danni al terreno specie al momento della sterzatura. Lo sviluppo tecnologico dei carribotte passa attraverso il loro arricchimento in termini di servomeccanismi, elettronica, informatica. Attraverso l’elettronica la tecnologia diventa “intelligente” e può comunicare. Al contrario di ciò che è avvenuto fino ad ora in cui l’essere umano agisce da ponte di collegamento fra gestione aziendale e unità mobile, è possibile integrare la tecnologia direttamente nella gestione. In definitiva, occorre investire in questo settore allo scopo di adeguarlo ai tempi intervenendo sui diversi aspetti così come era stato preconizzato nel Progetto SWAMP finanziato dall’U.E. e come ora si sta facendo nell’ambito del Progetto Reflui finanziato dal MURST tramite il CNR. 10.3.1 Adeguamento del sistema di trasporto Se è ineluttabile la necessità di incrementare i volumi trasportati dai carrobotte è evidentemente necessario intervenire a livello legislativo (possibilmente in ambito europeo) per modificare sia la legge sugli ingombri sia quella sul carico massimo per assale. L’aumento dei volumi e la conseguente necessità di ridurre le tare fanno sì che si debbano sviluppare maggiormente i serbatoi realizzati con materiali non tradizionali (ad esempio, vetroresina), più leggeri e sagomabili di quelli in acciaio. Ciò è impedito dall’attuale legislazione che considera solo, per l’omologazione su strada, quelli in acciaio, per problemi di sicurezza. L’adozione di pneumatici a bassissima pressione deve diventare obbligatoria per limitare i danni al terreno cosi’ come gli assali a carreggiata regolabile. Tutto ciò, da noi, non è neppure considerato. 10.3.2 Adeguamento dei dispositivi di distribuzione Tali dispositivi devono consentire di spandere il refluo in maniera realmente uniforme, limitando al massimo il contatto del refluo stesso con l’aria allo scopo di ridurre le emissioni di ammoniaca e di odori in genere. Per questo motivo, andrebbero banditi i sistemi a piatto deviatore e, ancor più, quelli a getto. Da sviluppare e adattare alle diversissime esigenze dell’agricoltura, a causa della variabilità dei suoli, sono gli organi per l’interramento dei reflui, finora concepiti solo con l’obiettivo di immettere la massima quantità di liquame per unità di superficie. Se si pensa che in un ambiente pedoclimatico piuttosto omogeneo quale e’ quello olandese è disponibile in commercio non meno di una dozzina di diversi organi assolcatori mentre in Italia non si va aldilà di un paio di tipi si comprende l’importanza di sviluppare queste componenti. Di.Re.Zo. 132 10 - Situazione attuale e tendenze In ogni caso, qualunque sia l’attrezzatura scelta, questa deve garantire una distribuzione uniforme del refluo e consentire di definire la migliore distanza fra due passate contigue. Infatti, allo stato attuale delle cose, si registra una modesta qualità nella distribuzione che si ripercuote sulla scarsa uniformità (mediamente CV > 50%). 10.3.3 Introduzione di nuovi sistemi di gestione aziendale La gestione dei reflui va impostata, per problemi di salvaguardia ambientale, su piani di concimazione “dinamici” che adattano continuamente (e su base annuale) le quantità di refluo e di eventuale concime da distribuire in relazione all’andamento climatico e a quello produttivo. I piani di concimazione dovrebbero costituire parti di un software più complesso in grado di dialogare, a esempio a mezzo di una smart-card, con il carrobotte o l’attrezzatura di distribuzione. 10.3.4 Introduzione di dispositivi elettronici di comando su carribotte Anche se non si tratta di attrezzature, va da se’ che un sistema di ricevimento dati deve essere a sua volta accoppiato a un sistema elettronico di comando degli organi operatori della macchina su cui viene installato. Un sistema di gestione della macchina in grado di regolare la distribuzione del refluo in base alle informazioni ricevute da un apposito software e’ stato presentato nel 1999 all’EIMA. Il principale componente di questa macchina e’ costituito dal variatore di velocità cui viene accoppiata la pompa di distribuzione a lobi. In questo caso, il controllo della quantità distribuita è funzione della sola velocità di avanzamento. L’ulteriore evoluzione, poi, è costituita dall’inserimento di sensori in grado di misurare on-line le caratteristiche dei liquami da distribuire. In questo caso e’ possibile, agendo in continuo sull’apertura o chiusura delle valvole di distribuzione o sul regime di rotazione della pompa, regolare la quantità di refluo distribuita in relazione a quanto stabilito dal software. Sperimentazioni in tal senso sono state effettuate nell’ambito del progetto SWAMP e altre sono in corso nell’ambito del Progetto Reflui del CNR. 10.3.5 Introduzione di sistemi di controllo da parte di autorità esterne Una volta definita la quantità di refluo e di nutrienti da distribuire per unita’ di superficie e’ possibile ottenere una informazione utile per la valutazione del ruolo inquinante giocato dallo spandimento dei reflui zootecnici. Tuttavia, dal punto di vista del controllo (anche di tipo aziendale) sarebbe utile ottenere ulteriori Di.Re.Zo. 133 10 - Situazione attuale e tendenze informazioni quali a esempio la georeferenziazione dello spandimento, le date e l'ammontare di refluo distribuito ecc. si tratta di informazioni che possono essere ottenute con l’inserimento di un GPS e di opportuni sensori di movimento dei carribotte. Anche in questo caso e’ in corso una sperimentazione nell’ambito del Progetto Reflui del CNR. Di.Re.Zo. 134 11 - Conclusioni 11. CONCLUSIONI Il progetto DI.RE.ZO (DIstribuzione REflui ZOotecnici) finanziato dalla Regione Lombardia, Direzione Generale Agricoltura, Sviluppo delle Imprese Agricole e dei Servizi di Supporto a conclusione delle attività di sperimentazione di campo e di elaborazione dei dati rilevati ha consentito di meglio inquadrare l’importante problema della fase di spandimento dei reflui zootecnici. Si tratta di una fase trascurata dalle normative pur essendo direttamente coinvolta nel problema dell’inquinamento diffuso, a cui concorre perlopiù l’attività agricola. Proprio per quanto attiene l’aspetto legislativo, le attività svolte hanno permesso di evidenziare come sia necessario fornire specifiche molto dettagliate sulle regolarità di distribuzione degli spandiliquame (il CV longitudinale e trasversale deve essere inferiore al 15%), sulle dosi da distribuire, sul loro controllo e sulla possibilità di procedere a verifiche periodiche di queste macchine. Quest’ultimo punto, in particolare, è stato sviluppato proprio nell’ottica di fornire agli agricoltori uno strumento semplice per valutare in azienda la qualità del lavoro di macchine che non devono più essere considerate come semplici contenitori mobili o apparati distributori. L’aspetto ambientale connesso con lo spandimento dei liquami è sicuramente molto importante perché rimanda a due aspetti in parte già citati: le dosi da distribuire e le modalità di distribuzione. Infatti, mentre per quanto attiene al controllo delle dosi è necessario far ricorso a dispositivi elettronici più o meno complessi, per quanto attiene alla distribuzione il problema è, invece, quello di dotare le macchine di opportuni strumenti, per l’iniezione nel suolo o per lo spandimento rasoterra, in grado di ridurre al minimo le perdite di ammoniaca e la diffusione degli odori, con grandi vantaggi dal punto di vista agronomico. Importante è, però, anche l’aspetto legato alla organizzazione dei cantieri di spandimento che devono essere coerenti con la struttura dell’azienda agricola. La parte dedicata a questo settore è importante perché consente a tecnici e imprenditori agricoli di individuare le soluzioni più idonee per raggiungere il miglior equilibrio fra quantità di reflui da spandere, tempi disponibili per lo spandimento e costi. Tali soluzioni sono peraltro importanti anche per la definizione dei cantieri prevista nella redazione dei PUA. Certamente tutto quanto sopra indicato deve tradursi in una sorta di normativa regionale, se non nazionale, a cui dovrebbero far riferimento sia gli agricoltori, sia soprattutto i costruttori. Questi ultimi, infatti, e l’inchiesta fatta lo ha dimostrato ampiamente, tendono ad essere molto “conservatori” presentando ai propri clienti materiali assolutamente obsoleti ed evitando di investire nello sviluppo di nuove macchine. Di.Re.Zo. 135 11 - Conclusioni D’altro canto perché investire nello sviluppo di nuovi modelli se non vi sono esigenze di mercato specifiche? Eppure la sperimentazione di campo ha indicato chiaramente la via da percorrere in quanto è necessario per prima cosa regolarizzare la distribuzione agendo sui coefficienti di variazione longitudinale e trasversale (introducendo, per il primo, pompe attive e per il secondo inserendo degli organi ripartitori per favorire la distribuzione omogenea) e successivamente dotare la macchina di organi distributori adatti per ciascun tipo di terreno e condizione del campo (che non possono essere costituiti, come ora accade, da iniettori capaci di immettere grandi quantità di liquame ad elevata profondità) e organizzare lo spandimento in modo da regolarizzare opportunamente le quantità di refluo da spandere intervenendo sui diversi passaggi di andata e ritorno. Certamente la nuova impostazione delle macchine e dei cantieri comporta la necessità di intervenire a livello finanziario allo scopo di favorire lo sviluppo della tecnologia. La gestione dei reflui non è solo riconducibile alla costruzione di vasche e, anzi, senza un idoneo sistema di distribuzione a valle si rischia di vanificare gli sforzi economici sostenuti per realizzare le vasche stesse. E’ evidente, peraltro, che le “sofisticazioni” richieste comportano, rispetto alla situazione attuale, maggiori costi. E’ pertanto opportuno prevedere uno specifico piano di supporto finanziario alle imprese che intendono dotarsi delle nuove tecnologie di spandimento. Qui si apre, però, anche il problema della ricerca e dello sviluppo futuro del settore. Per quanto attiene alla ricerca, in attesa di disporre dei risultati che matureranno nell’ambito del Progetto Reflui del CNR, giunto al secondo dei tre anni previsti, è comunque opportuno continuare il monitoraggio dei sistemi di distribuzione adottati nelle aziende agricole e dai contoterzisti, allo scopo di meglio valutarne l’efficacia in termini sia agronomici sia ambientali ma è anche opportuno procedere a una “massiccia” opera di certificazione delle macchine in commercio per favorire la diffusione solo di tecnologie approvate. Si tratta di una strada lunga ma percorribile che chiama in causa, però, anche l’Amministrazione Regionale per gli adempimenti normativi necessari e senza i quali gli sforzi compiuti resterebbero vani e quelli da compiere, inutili. Di.Re.Zo. 136 12 - Bibliografia 12. BIBLIOGRAFIA 1. AA.VV. (1992). La circolazione stradale delle macchine agricole, CONAMA. 2. AA.VV. (1992). Reflui zootecnici: come gestirli. Possibili soluzioni, indicazioni operative. 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Airoldi G., Provolo G. (1991). La scelta dei cantieri di trasporto e distribuzione dei liquami. Professioneallevatore, n°1 pp 73-80. 12. Balsari P., Airoldi G. (1991). Analisi della funzionalità e delle modalità operative degli spandiliquame. Seminario A.I.G.R. atti, pp 381-393. Di.Re.Zo. 137 12 - Bibliografia 13. Balsari P. Airoldi G. (1993). Studio e realizzazione di uno spandiliquame in grado di assicurare una distribuzione uniforme e nel rispetto dell'ambiente. Atti del convegno nazionale A.I.G.R. 14. Balsari P. Airoldi G. (1995). Liquami zootecnici, soluzioni per spanderli e interrarli. Dossier distribuzione liquami, Macchine & motori agricoli n° 11, pp 42-52 15. Balsari P., Airoldi G. (1991). La distribuzione in campo di letame e liquami. Terra e Vita n° 21, pp 63-66. 16. Balsari P., Airoldi G. (1995). Dossier distribuzione liquami. Macchine & motori agricoli n°11 pp 42-47. 17. Belan J., Cemagref Rennes (1992). Aspersion du lisier; défauts des buses d'aspersion du lisier face à des exigences agronomiques et d'environnement. Cemagref, Btmea n° 65. 18. Bonazzi G., Cortellini L., Piccinini S. (1994). Presenza di rame e zinco nei liquami suinicoli e rischio di contaminazione dei suoli. L'informatore agrario n° 36 pp 55-59. 19. Brodie H.L (1991): et al. Calibrating manure spreader . Fact sheet n°419. 20. Carlson G. (1993). Nutrient utilization of slurry by using different application strategies and tecniques. Swedish institute of agricultural engeneering. 21. D.L.G. (1989). Disciplinare di prova per costruttori di spandiliquame. Paper n° 3, pp 234-235. 22. Dugoni F., Veneri A. (1998). Dispense del corso di aggiornamento per periti agrari. Atti presso Istituto Superiore Lattiero Caseario di Mantova. 23. Gazzetta Ufficiale Della Repubblica Italiana n° 298 28/10/82, n° 152 04/06/83, n°167 19/06/84, n°178 30/07/85. 24. Giardini L., (1986, riv. 1992). Agronomia generale, Patron Editore, pp 366397. 25. Guidetti A., Huijsmans J.F.M. (1998). Evenness of slurry distribution: field trials in The Netherlands and Italy. Imag-dlo report n° 93-98 Wageningen (Nl). Di.Re.Zo. 138 12 - Bibliografia 26. Guidetti A., Veneri A.(2000). Caratteristiche costruttive degli spandiliquame fabbricati in Italia. L'informatore Agrario n° 4, pp 83-86. 27. Guidetti A., Veneri A., Pedrazzi L., Sangiorgi F. (2000) Prove di spandiliquame con organi lavoranti diversi. L'informatore agrario n°7, pp 7376. 28. Hol J.M.G., et al. (1997). Reduction of ammonia emission by new slurry application techniques on grassland. C.A.B. International. 29. Huijsmans J.F.M et al. (1998). Evaluation of the slurry distirbution by a new slurry applicator. EurAgEng Oslo 98, paper 98-c-51. 30. Huijsmans J.F.M. (1997). Blocage prevention. SWAMP report, Imag-dlo ,nota v 97-62. 31. Huijsmans J.F.M., Hendriks J.G.L. (1992). Slurry distribution of spreaders and injectors. International Conferences of Agricolture Engeneering. 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RINGRAZIAMENTI Si ringraziano per la collaborazione: • l’Azienda di contoterzismo Pizzati Mario e figli, di Bagnolo San Vito, Mantova; • l’Azienda di contoterzismo Guerra Orlis e figli, di Campagnola Emilia, Reggio Emilia; • l’Azienda di contoterzismo Nora Aimone e figli, di Curtatone, Mantova; • l’Azienda agricola Benetti Giovanni, di Marcaria, Mantova; • l’Azienda agricola Gandini, di Pandino, Cremona; • l’Azienda agricola Sturla Enrico, di Acquanegra sul Chiese, Mantova; • l’Azienda agricola Bertia-Cortenuova, di Viadana, Mantova; • l'Azienda agricola Cerchie, di Curtatone, Mantova; • la Ditta Bossini f.lli, di Carpenedolo, Brescia; • la Ditta ICAR di Bazzoli, di Guidizzolo, Mantova; • la Ditta Cremonesi Francesco, di Albignano d'Adda, Milano. • I tecnici e gli operatori dell'I.S.L.C. ed in particolare Lucio Loatelli e Vincenzo Glingani Di.Re.Zo. 140 APPENDICE Di.Re.Zo. 141 Scheda 1A. Quantità di liquame distribuita ad ettaro Carrobotte spandiliquame 1) Descrizione della macchina Costruttore ___________________ Modello ___________________ Tipo di sistema di pompaggio A- compressore pompa attiva _________________m3 Capacità serbatoio 2) Caratteristiche operative B- Larghezza di lavoro ________________m C- Lunghezza percorso effettuato a totale svuotamento della botte ________________m 3) Calcoli D- Superficie interessata alla distribuzione 2 (BxC) ___________________m Quantità di liquame distribuita ad ettaro ( 10.000 x A ) _________________m3/ha (D) Di.Re.Zo. 142 Scheda 1B. Quantità di liquame distribuita ad ettaro Rotolone semovente (o altri sistemi ombelicali) 1) Descrizione della macchina Costruttore ___________________ Modello ___________________ Tipo di sistema di pompaggio centrifugo elicoidale Portata sistema di distribuzione _______________l/min 2) Caratteristiche del sistema di stoccaggio A- Area vasca B- Abbassamento livello in 1 ora di funzionamento dell'impianto __________________m 2 (misurato a mezzo di asta graduata fissa e indicatore di lettura galleggiante) __________________cm 3) Caratteristiche operative del sistema di distribuzione C- Larghezza di gittata __________________m D- Velocità di avanzamento del sistema di distribuzione _______________m/ora 4) Calcoli E- Superficie interessata alla distribuzione (CxD) F- __________________m Quantità oraria distribuita (AxB) ( 100 ) 2 3 _______________m /ora Quantità di liquame distribuita ad ettaro ( F x 10.000 ) 3 (E) ________________m /ha Di.Re.Zo. 143 Scheda 2A. Velocità da mantenere per distribuire una quantità di liquame prefissata Carrobotte spandiliquame 1) Descrizione della macchina A- Costruttore Modello Tipo di sistema di pompaggio Capacità serbatoio ___________________ ___________________ compressore pompa attiva ________________m3 2) Caratteristiche operative BCD- Larghezza di lavoro Tempo (minuti) svuotamento medio a giri motore costanti (es 540) Quantità di liquame da distribuire ________________m ________________min ______________m3/ha 3) Calcoli E- Lunghezza percorso da effettuare ( 10.000 x A ) (BxD) ________________m Velocità della trattrice (da mantenere costante durante il percorso) ( E x 0,06 ) ______________km/ora (C) Di.Re.Zo. 144 Scheda 2B Velocità da mantenere per distribuire una prefissata quantità di liquame Rotolone semovente (o altri sistemi ombelicali) 1) Descrizione della macchina Costruttore Modello Tipo di sistema di pompaggio ___________________ ___________________ centrifugo elicoidale 2) Caratteristiche operative del sistema di distribuzione ABC- Quantità oraria distribuita (vedi scheda 1B punto F) Larghezza di gittata Quantità di liquame da distribuire ______________m3/ora __________________m _______________m3/ha 3) Calcoli Velocità d'avanzamento della macchina ( A x 10.000 ) ( B x C) _____________m/ora oppure ( A x 10) ( B x C) ____________km/ora Di.Re.Zo. 145 Scheda 3. Calcolo numero di carribotte/ha necessari in base alla quantità di azoto totale presente nei liquami E' necessario prelevare un campione di liquame dal vascone di accumulo ed analizzarlo con sistema speditivo (kit analitico) o inviarlo ad un laboratorio di analisi per determinare la quantità d'azoto totale. Per una migliore rappresentatività del campione di liquame, occorre prelevare almeno 1 sottocampione da 1/2 litro ogni 1000 m3 di vasca con apposito tubo campionatore. Tutti i sottocampioni vanno poi mescolati in un secchio e da questo prelevato il campione da 1/2 litro da presentare al laboratorio di analisi o da analizzare in situ (come contenitore si può usare una bottiglietta d'acqua di plastica vuota) La quantità di azoto da distribuire in relazione alla coltura va spesso frazionata in più distribuzioni e, pertanto, ci si limiterà a considerare la quantità distribuita in un certo periodo dell'anno. Questo calcolo si riferisce all'N presente in vasca escluse perciò le perdite nelle successive fasi. 1) Calcolo quantità d'azoto totale presente in una botte AB- Capacità serbatoio Azoto totale dal certificato d'analisi o da lettura diretta C- kg di azoto in una botte (A x B) ______________m3 ______________g/kg o (kg/m3) ______________kg 2) Calcolo numero di carribotte distribuibili ad ettaro Azoto (N) da distribuire (kg/ha) D- 100; 120; 150; … Numero di botti all'ettaro distribuibili ( D ) ( C ) ___________n°botti/ha Di.Re.Zo. 146 Scheda 4. Calcolo uniformità di distribuzione Materiale occorrente: - bacinelle o secchielli in plastica uguali (con area facilmente calcolabile) - cilindro graduato da min. 2 litri Interrare le bacinelle o i secchielli fino ad un'altezza da terra al max di 20 cm mantenendoli in posizione verticale. La quantità va letta sul cilindro (g o ml) versando singolarmente il contenuto di ogni bacinella. Inserire i dati (g o ml) nello schema sotto. E' consigliabile utilizzare 10 bacinelle (minimo 7) per calcolare la distribuzione laterale ed effettuare almeno 3 prove ripetute (minimo 2) come indicato nel seguente schema: colonna1 colonna2 colonna3 colonna4 Media 3 prove _____g _____g _____g _____g _____g _____g _____g _____g _____g _____g Prova 1 Prova 2 Prova 3 Bacinella 1 Bacinella 2 Bacinella 3 Bacinella 4 Bacinella 5 Bacinella 6 Bacinella 7 Bacinella 8 Bacinella 9 Bacinella 10 _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ _____ (prova1 + prova2 + prova3) 3 (Somma colonna media 3 prove) A- Media colonna 4 B- Variazione del +/- 15% dalla media __________g ( A x 0,15) C- Intervallo di variazione (A-B e B+A) _____g (n° bacinelle utilizzate) __________g Per valutare sinteticamente l'uniformità di distribuzione (variazione minore del 15%) le singole quantità medie (colonna 4) devono essere comprese nell'intervallo di variazione C Per approfondimenti: Con CV = CV 100% x 1 n Σ ( x - x )2 coefficiente di variazione (%) x media dei pesi netti del liquame raccolto (kg) x peso netto del liquame raccolto nelle bacinelle (kg) Per ottenere una buona uniformità di distribuzione il CV deve essere minore del 15% Di.Re.Zo. 147