MERCOLEDÌ 30 GIUGNO 2004
LA REPUBBLICA 37
DIARIO
DI
CENTO ANNI FA SCOMPARIVA THEODOR HERZL
Q
uando nel 1896 Theodor
Herzl, fondatore del sionismo politico, pubblicò Der
Judenstaat (Lo Stato ebraico) ritenne di aver gettato le premesse
per la soluzione del “problema
ebraico” che aveva assillato l’Europa sin dall’espulsione dalla Giudea/Palestina degli ebrei ad opera
dei romani nel primo e nel secondo secolo. Herzl era profondamente preoccupato per l’ondata
di antisemitismo scatenatasi
in Francia in seguito all’affare
Dreyfuss («A
morte gli ebrei!»
urlava la folla
per le strade di
Parigi) e dai pogrom che periodicamente si abbattevano sull’impero russo
ed era giunto alla conclusione
che gli ebrei non
potevano più
considerarsi al sicuro in Europa: la
società cristiana inevitabilmente
avrebbe degradato, ucciso o scacciato gli ebrei. Al pari di molti intellettuali ebrei europei della finde-siécle, anche Herzl sentiva che
quella tragica fatalità — l’Olocausto — stava per abbattersi su di loro.
La salvezza poteva trovarsi nella
creazione di uno “Stato ebraico”
sovrano, nel quale gli ebrei sarebbero emigrati in massa. Egli procedette dunque a radunare attorno a
sé i gruppi sionisti che già esistevano in embrione in Europa e diede
vita all’ “Organizzazione Sionista”
che mezzo secolo dopo fondò lo
Stato di Israele. Herzl morì, in miseria e in solitudine, nel 1904, ma
nel 1897, sullo sfondo della riunione del primo congresso sionista a
Basilea, in Svizzera, dove l’Organizzazione Sionista fu fondata e
dove si decise che suo obiettivo
doveva essere la fondazione di uno
Stato, egli così annotò nel suo diario: «A Basilea ho fondato lo Stato
ebraico... forse tra cinque anni, sicuramente tra cinquanta, tutti se
ne renderanno conto». Sbagliò di
un anno soltanto: Israele fu fondato il 14 maggio 1948.
Herzl aveva sperato di fondare
uno Stato ebraico grazie a un’opera di patrocinio, quantunque lautamente ripagata, dall’Impero Ottomano, che all’epoca governava
la Palestina, o con un’azione di forza maggiore da parte delle Grandi
Potenze — Gran Bretagna, Germania, Francia — che avrebbero piegato i turchi al loro volere. Herzl
pose fine al lavoro dei “sionisti pratici” che comperavano appezzamenti di terreno in Palestina, un
acro qui e un acro là, e inviavano in
quella terra sterile dei gruppetti di
coloni a fondare dei piccoli insediamenti ebraici in mezzo alla poco accogliente popolazione indigena araba. Il sistema era troppo
modesto e troppo lento, dichiarò.
Gli ebrei europei avevano bisogno
di un rifugio sicuro molto più rapidamente. Lo Stato doveva essere
istituito immediatamente, non
tramite un lento processo evolutivo.
Come poi risultò, Herzl aveva
avuto torto e ragione al tempo
stesso: la fondazione di uno stato
ebraico richiese effettivamente
delle sanzioni internazionali e aiuto — prima da parte dell’impero
inglese con la dichiarazione di
Balfour del 1917 e il successivo
mandato, in seguito dalla comunità internazionale tutta, tramite
la risoluzione 181 del 29 novembre
1947 dell’assemblea generale delle Nazioni Unite (che raccomandò
la creazione di uno Stato ebraico e
di uno Stato arabo palestinese in
una Palestina ripartita). E senza alcun dubbio nel corso dei decenni il
contributo finanziario, politico e
militare occidentale — essenzialmente americano, ma anche talora francese e tedesco — contribuì a
garantire l’esistenza di Israele nel
tempo. Herzl però si era sbagliato
in merito al significato del Sioni-
Il profeta
del sionismo
morì in
miseria e solo
nel 1904
può per legge essere un cittadino a
tutti gli effetti), la sua libertà politica, l’uguaglianza tra i sessi (nella
confinante Arabia Saudita le donne non possono guidare la macchina né votare), la libertà sessuale (in Egitto gli omosessuali vanno
in prigione). Da questo punto di vista, per come la vedono Hamas o la
Jihad islamica, Israele pur non facendo nulla, semplicemente essendo ciò che è, costituisce una
grave minaccia
per i loro costumi e per il loro
stile di vita.
Questo ci porta all’errore di
previsione più
importante
commesso da
Herzl, quello del
“problema arabo” di Israele.
Herzl aveva vissuto in un’epoca
anteriore alla
nascita dei movimenti nazionalisti del Terzo
Mondo, e anteriore alla nascita del
nazionalismo arabo. In realtà
Herzl travisò la natura del nazionalismo moderno — che colloca
l’auto-determinazione nazionale
(anche se quell’auto-determinazione è spesso incarnata da governi dispotici) al di sopra di tutto il resto (benefici materiali, arricchimento culturale), e soprattutto
aborre il dominio da parte di estranei — e non previde l’esplosione
demografica che la combinazione
di scienza occidentale, interessi
politici e proibizioni islamiche
concernenti il controllo delle nascite avrebbe portato nel mondo
arabo islamico. Quando Herzl nel
1898 aveva visitato la Palestina, il
paese era abitato da circa mezzo
milione di arabi e circa 50.000
ebrei. Oggi esso conta oltre quattro
milioni di arabi (insieme a cinque
milioni di ebrei, gran parte dei
quali sono immigrati dall’Europa,
dall’Asia e dal Nord Africa). Questi
arabi insultano Israele e inneggiano alla sua fine, come del resto fa
gran parte del circostante mondo
arabo, che continua a confutare la
legittimità stessa del Sionismo e di
Israele.
Nei suoi scritti Herzl diede scarsa importanza al “problema arabo”: anzi, pare che non lo considerasse affatto un problema. Diede
per scontato che provocare lo spostamento di una popolazione dalla Palestina alla Cisgiordania o alla
Siria non avrebbe dato adito ad alcun grande problema o trauma: gli
arabi si sarebbero semplicemente
spostati da una zona della loro
«patria» araba ad un’altra. Inoltre
Herzl mancò completamente di
considerare la reazione alla nascita in mezzo a loro di uno Stato
ebraico da parte delle circostanti
società arabe (in Siria, in Egitto e in
Iraq).
Il che ci riporta alle origine stesse del sionismo: Herzl aveva auspicato la nascita di uno Stato ebraico
che potesse costituire un rifugio sicuro per le comunità ebraiche perseguitate e minacciate in tutto il
mondo. In una parola aveva sperato di salvarle. Ma paradossalmente il conflitto arabo-israeliano e,
più recentemente e specificatamente, l’attuale guerra israelo-palestinese ha innescato in Europa
una nuova ondata di antisemitismo, quantunque questa volta
non sia più caldeggiata dai cristiani, ma dalle comunità musulmane
del continente. Al tempo stesso il
Sionismo, pur creando la più potente comunità ebraica della Storia, ha creato uno Stato che è il più
vulnerabile e minacciato del mondo. In effetti, l’odio incessante del
mondo arabo musulmano per
Israele, nonché gli sforzi islamici
(vedi Iran) per entrare in possesso
di armi di distruzione di massa,
mettono a repentaglio l’esistenza
stessa di Israele. Herzl, senza dubbio, avrebbe apprezzato l’ironia e
la tristezza di una simile evoluzione.
Traduzione di Anna Bissanti
Ecco quello
che lui
previde e ciò
che è stato
realizzato
SIONISMO
Le radici dello Stato ebraico
BENNY MORRIS
smo pratico. Senza dubbio fu l’emergente rete di insediamenti e di
infrastrutture ebraiche di autogoverno e di autodifesa ad aprire la
strada sia alla vittoria di Israele nei
confronti degli aggressori palestinesi e degli eserciti arabi stranieri
nel 1948, sia la tempestiva trasformazione da comunità di minoranza a entità statale vera e propria.
In che cos’altro sbagliò il Profeta del Sionismo? Beh, se Herzl fosse vissuto fino al 2004 non sarebbe
stato in grado di colloquiare con
quasi nessun israeliano. Soltanto
una esigua minoranza di loro, in-
fatti, conosce il tedesco o il francese, le lingue parlate da Herzl. Non
parlava l’ebraico (o Yddish), non
avrebbe mai immaginato che l’ebraico sarebbe stato resuscitato e
sarebbe stato comunemente parlato, e che la cultura israeliana, con
tutta la sua profusione di scrittori,
artisti, scienziati e studiosi, sarebbe stata una cultura ebraica. Ma di
fatto in relazione alla forma di governo presagita ciò che pensò fu
più giusto che sbagliato. È vero, liberale illuminato e non credente,
egli si era augurato di escludere la
religione dal regno della politica e
aveva auspicato e predetto una separazione assoluta tra Stato e Sinagoga, come nella Francia repubblicana. Herzl si sarebbe senza
dubbio sbalordito di assistere alla
nascita in Israele di forti partiti religiosi, guidati da rabbini superstiziosi e ignoranti. Ma, detto ciò,
Israele non è una teocrazia: era e rimane una rigogliosa democrazia
di più fazioni, con una pletora di
partiti laici dominanti. Forse, per
quanto sbalordito, Herzl ciò non di
meno si sarebbe sentito a casa sua.
Herzl, specialmente nel suo secondo libro, Altneuland (La terra
vecchia e nuova) del 1902, un racconto utopista ambientato in Palestina nel 1923, aveva presagito
l’affermarsi dello stato ebraico come l’ultimo avamposto europeo in
Medio Oriente. E Israele era e rimane proprio questo. Ecco perché
Israele è così profondamente
odiato dal mondo islamico che lo
circonda: il mondo arabo considera Israele un alieno, un innesto europeo nel cuore del mondo arabo,
e aborre i valori che esso incarna,
l’apertura intellettuale, la (relativa) tolleranza del prossimo (nella
vicina Giordania, un ebreo non
AMOS OZ
SIONISMO.
NONNO spasimava per la
terra d’Israele costruita dal
deserto, per la Galilea e le
valli, per Sharon e Ghilead e Ghilboa e i monti di Samaria e quelli di Edom, «avanti Giordano, avanti
scorri, le tue onde tuonano», versava i soldi al Fondo
nazionale, pagava la decima sionista, divorava avidamente ogni brandello di notizia che veniva dalla
Palestina, accoglieva con entusiasmo appassionato i discorsi di Jabotinsky quando questi passava
ogni tanto per la Vilna ebraica e trascinava gli animi.
Nonno ebbe sempre piena fiducia della politica nazionalista, fiera e ignara del compromesso di Zeev
Jabotinsky, e si considerava un sionista militante.
Con ciò, per quanto la terra di Vilna ormai bruciasse
sotto i piedi suoi e di tutta la sua famiglia, era ancora
propenso – o forse lo era la nonna Shlomit – a cercare una patria nuova che fosse un po’ meno esotica della Palestina e un po’ più europea della Vilna su cui stava calando la tenebra.
“
“
Giovanni Damiani
FUCKSIMILE
romanzo
Giovanni Tranchida Editore
in libreria
www.tranchida.it
DIARIO
38 LA REPUBBLICA
LE TAPPE
PRINCIPALI
THEODOR HERZL 1896
Nel 1896 pubblica “Lo Stato ebraico”,
l’anno successivo convoca a Basilea il
Primo Congresso sionista. Nel diario
scrive: “A Basilea Ho fondato lo Stato
ebraico…”
TEL AVIV 1909
La costruzione della “prima città ebraica”,
a nord di Jaffa, è descritta da scrittori
come Shmuel Yosef Agnon o Shmuel
Yshar. Nel 1909 è fondato a Degania il
primo kibbutz
MERCOLEDÌ 30 GIUGNO 2004
LA DICHIARAZIONE BALFOUR 1917
Balfour, ministro degli Esteri britannico,
riconosce agli ebrei il diritto di una “casa in
Palestina”. Alla conferenza di San Remo
(1920) la Gran Bretagna ottiene il mandato
di governo sulla Palestina
INTERVISTA AD ABRAHAM B. YEHOSHUA/ CHE COSA RESTA DEL SIONISMO
SE UN POPOLO CORRE
VERSO UN’UTOPIA
ALBERTO STABILE
I LIBRI
THEODOR
HERZL
Lo stato
ebraico,
Il melangolo
1992
MICHAEL
BRENNER
Breve storia
del sionismo,
Laterza 2003
ABRAHAM B.
YEHOSHUA
Antisemitismo
e sionismo.
Una
discussione,
Einaudi 2004
BENNY
MORRIS
1948. Israele e
Palestina tra
guerra e pace,
Rizzoli 2004
ELI
BARNAVI
Storia
d’Israele,
Bompiani
2002
ALAIN
GRESH
Israele,
Palestina. La
verità su un
conflitto,
Einaudi 2004
ZEEV
STERNHELL
Nascita di
Israele. Miti,
storia,
contraddizioni
Baldini
Castoldi Dalai
2002
MICHAEL
WALZER
Esodo e
rivoluzione,
Feltrinelli
2004
HANNAH
ARENDT
Ebraismo e
modernità,
Feltrinelli 2001
DAVID BEN
GURION
Il sionismo,
Luni 2000
Israele: la
grande sfida,
Mondadori
1967
CLAUDE
KLEIN
Israele, Giunti
2000
Gerusalemme
ento anni dopo la morte di
Theodor Herzl, si può dire
che il suo programma abbia
raggiunto il suo scopo: lo Stato d’Israele esiste.
Abraham B. Yehoshua, il sionismo ha ancora un ruolo da svolgere?
«Solo per il fatto che abbiamo la
Legge del Ritorno. Questo paese deve rimanere un punto di attrazione
per gli ebrei di tutto il
mondo affinché
possano normalizzare la loro esistenza».
Se dovesse dare
uno sguardo critico
al sionismo, in
quanto strumento
politico per la creazione dello Stato
Ebraico, quali errori
potrebbe trovare e
correggere?
«Direi che l’errore
non è del sionismo,
bensì del Popolo
Ebraico. Sionismo è
solo il nome della
medicina. Il problema è il paziente. Il
sionismo è solo l’idea su come restituire la normalità al popolo. Naturalmente vedo alcuni errori commessi dalla leadership del Movimento
sionista. Ad esempio, vedo un errore in quanto accadde negli anni ’20
del secolo scorso: volevano costruire anche una nuova società ed hanno concentrato troppa attenzione
sulla natura del futuro Stato, senza
preoccuparsi del fatto che era necessario portare quanti più ebrei
fosse possibile. Quando la sinistra,
negli anni ’20 parlava della creazione di uno Stato che fosse socialista
provocò una forma di riluttanza
nella piccola borghesia, negli ebrei
della Diaspora, che erano soprattutto commercianti e che si spaventarono all’idea di venire in Eretz
Israel e di perdere i loro soldi, assoggettandosi ad un regime socialista. Così è stata perduta l’occasione
di farli venire al più presto».
Non pensa che l’aver sin dall’inizio ignorato le aspirazioni nazionali della popolazione araba, che a
quel tempo abitava nella regione,
abbia portato la leadership sionista a scegliere la via del confronto
militare, che dura tuttora, invece
che quella di un processo politico
con l’obiettivo di arrivare ad un accordo?
«Ritengo che fino al 1948 non vi
fosse scelta. Gli arabi erano contro e
questo è naturale, ogni altra popolazione sarebbe stata contro l’immigrazione degli ebrei. Soprattutto
se si paragonano i numeri della popolazione araba e di quella ebraica
nel 1917, al momento della Dichiarazione Balfour. Il numero degli
arabi in Palestina era di 550.000,
mentre quello degli ebrei nel mondo era di 18 milioni. Quindi si sono
detti che se agli ebrei fosse stato
permesso di venire liberamente,
immediatamente li avrebbero superati di numero, assicurandosi il
controllo di tutto il territorio. La loro opposizione era quindi naturale.
Il problema con gli arabi ed i palestinesi era che essi erano decisi a
combattere e non hanno accettato
compromessi fino a quando non è
stato troppo tardi. I sionisti hanno
offerto molti compromessi, all’inizio, soprattutto perché negli anni
’20 pensavano: “Dov’è il problema?
Verremo qui, saremo sei-sette milioni, daremo immediatamente la
cittadinanza a tutti gli arabi” e, nel-
C
‘‘
,,
NOMI
Sionismo è solo il nome della
medicina. Il problema è come il
paziente la prende. Il sionismo
restituisce normalità a un popolo
la visione herzeliana dello Stato
Ebraico, non ci sarebbero stati più
problemi. Penso che i sionisti non
abbiano visto il problema arabo
perché da un lato pensavano che in
ogni caso sarebbe stato risolto dal
loro numero sovrastante, e dall’altro, se l’avessero visto, sarebbero
giunti alla conclusione che avrebbero dovuto ritirarsi. Quindi hanno
preferito chiudere gli occhi. Dopo il
’48, dopo la fondazione dello Stato,
non penso che gli arabi fossero disposti al compromesso. L’errore
più grave è stato commesso dopo il
’67, la Guerra dei Sei Giorni, ma
questo non ha nulla a che fare con il
Sionismo. Si tratta della politica
dello Stato d’Israele».
Nella dottrina revisionista di
Vladimir Jabotinsky, però, vi era
l’idea di questo confronto nelle relazioni fra lo Stato Ebraico e gli ara-
bi: Jabotinsky parla di una «muraglia di ferro».
«Certo, questa era la sua idea, in
quanto leader, ma non ha nulla che
fare con il sionismo. Prima di tutto
non è mai stato il leader perché si è
sempre trovato all’opposizione,
ma ha avvertito che il confronto ci
sarebbe stato e che bisognava prepararvisi, perché, a suo parere, non
vi era altra scelta. Comprendendo
l’opposizione degli arabi, i leader
della comunità ebraica in Palestina
pensavano all’inevitabilità del confronto e tentavano di posporlo, perché si rendevano conto di non essere sufficientemente forti e di dipendere dagli inglesi. Se qui non fossero arrivati gli inglesi, anche il sionismo non avrebbe potuto arrivarci.
Gli arabi li avrebbero respinti immediatamente».
Non crede che la barriera difen-
siva che si sta costruendo ora sia la
realizzazione concreta della «muraglia di ferro» auspicata da Jabotinsky ottant’anni fa?
«No, la muraglia difensiva era
una metafora di come gli ebrei
avrebbero dovuto porsi e resistere
di fronte agli arabi, ma dopo avere
dato loro tutti i diritti. Jabotinsky
vedeva un popolo di 18 milioni di
persone, non ha visto l’Olocausto
(morì nel 1940). Pensava che milioni di ebrei sarebbero
venuti, gli arabi sarebbero stati all’opposizione, e noi
avremmo dovuto
porci nei loro confronti come una muraglia di ferro, ma alla fine gli arabi avrebbero avuto pieni diritti di cittadinanza.
Quello che è successo, in primo luogo, è
che gli ebrei non sono venuti, poi c’è stato l’Olocausto e
quindi i termini del
problema sono cambiati: nel senso che
non potevamo più
superare numericamente gli arabi e
quindi non potevamo dare la cittadinanza alla maggioranza degli arabi che erano qui. I
fatti di oggi sono in parte conseguenza dell’occupazione e degli errori commessi da Israele. Se la barriera fosse sulle linee del ‘67, sarebbe una buona cosa, sia per noi che
per i palestinesi, perché ridurrebbe
il terrorismo».
Non pensa che il sionismo abbia
fallito laddove predicava la pace
tra Israele e i suoi vicini arabi?
«Vorrei essere chiaro. Il sionismo
è solo il fatto di portare qui il Popolo Ebraico. Quello che gli ebrei
avrebbero fatto qui è un’altra cosa.
Ogni paese ha i suoi partiti, le sue
ideologie e le sue numerose concezioni della politica. Ciò non ha nulla a che fare con il sionismo. Il sionismo dice semplicemente che si deve normalizzare la situazione degli
ebrei, portando il popolo a vivere
EXODUS
1947. La nave
Exodus con
4500 ebrei a
bordo fermata
ad Haifa dagli
inglesi.
A sinistra, in
un kibbutz nel
1935, dopo il
lavoro si fa
musica
sul suo territorio. Le altre cose sono
politica, ideologia ed esistono in
ogni altro paese del mondo».
Che cosa risponde a quegli intellettuali e politici, come Abraham
Burg, che lo scorso anno ha proclamato in un suo articolo la morte del
sionismo a causa della decadenza
morale della classe politica israeliana?
«L’ho incontrato e gli ho detto
che non aveva capito cos’era il sionismo. Non ha capito ed ha parlato
solo delle sue frustrazioni politiche,
ha criticato lo Stato ed il governo di
Israele, pensando di parlare di sionismo. E’ come se in Italia qualcuno
criticasse la politica di Berlusconi,
affermando che perciò l’Italia è
morta. O che il Risorgimento ha fallito perché Berlusconi sta facendo
questa o quella cosa. O che l’unità
d’Italia è stata una tragedia, perché
HANNAH ARENDT
THEODOR HERZL E L’AFFARE DREYFUS
Il movimento sionista ha
avuto origine da due
tipiche ideologie politiche
europee del XIX secolo,
il socialismo e il
nazionalismo
Ripensare il sionismo
1945
GERSHOM SHOLEM
Ero entrato già da quattro
anni nel campo sionista,
spinto dalla coscienza
dell’autoinganno in cui
vivevano la mia famiglia e
il suo ambiente
Walter Benjamin. Storia di
un’amicizia (1975)
COSÌ L’EUROPA NAPOLEONICA
CREÒ L’EBREO COME DIVERSO
YORAM HAZONY
T
heodor Herzl si ripropose di farsi un
nome come artefice della civiltà tedesca e figlio dell'Austria tedesca. In
questo egli trovò una vocazione nobile,
esaltante, interessante, alla quale avrebbe probabilmente dedicato la sua vita intera se non avesse compreso quello che
tutto il mondo avrebbe capito cinquanta
anni dopo: che la libertà non aveva portato gli ebrei europei all'inizio di una nuova
vita, ma alla sua fine. A mano a mano che
negli anni seguenti si andò dipanando lo
scandalo Dreyfus, Herzl vide confermata
la sua intuizione iniziale: l'ufficiale di artiglieria ebreo era di fatto innocente. La colpa, piuttosto, era da imputare all'accordo
concluso con Napoleone (che, in occasione dell’emancipazione degli ebrei in
Francia, non accettava la loro esistenza
quale nazione, n.d.r.), che aveva escluso
l'eventualità di una nuova identità per gli
appartenenti all'antico popolo ebraico.
Gli ebrei d'Europa si erano battuti quasi cento anni per essere in grado di rispettare quell'accordo. Eppure, nonostante
tutti i miglioramenti che avevano apportato al loro comportamento e ai loro principi, l'accordo di emancipazione non era
stato rispettato. Così scrisse in proposito
Herzl: «Dreyfus è soltanto un'astrazione
ora. Egli è l'ebreo in una società moderna
che ha cercato di adattarsi al suo ambiente, che ne parla la lingua, ne ha fatti suoi i
pensieri, ne cuce i simboli alla propria tunica - e a cui quei gradi sono stati strappati con la forza. Dreyfus rappresenta una
posizione per la quale si è combattuto, per
la quale ancora si combatte e - non illudiamoci - che è andata sprecata».
La soluzione di Herzl fu quella di un «ritorno all'ebraismo», di reclamare quello
che Napoleone aveva strappato agli ebrei
DIARIO
MERCOLEDÌ 30 GIUGNO 2004
IL MASSACRO DI HEBRON 1929
Gli eventi dell’agosto 1929 segnano una
svolta nei rapporti tra ebrei e arabi in
Palestina. Nei tumulti cadono 133 ebrei, di
cui 60 nella sola Hebron. Tra gli arabi i
morti sono 116, circa 100 i feriti
LA REPUBBLICA 39
IL KING DAVID HOTEL 1946
Il 22 luglio un’organizzazione clandestina
di estrema destra guidata da Menahem
Begin, bombarda il King David Hotel di
Gerusalemme occupato dai britannici. Le
vittime tra ebrei, inglesi e arabi sono 91
LO STATO DI ISRAELE 1948
Dopo la risoluzione Onu del 1947 che
sancisce cisce la spartizione della
Palestina in due stati, il 14 maggio del ’48
Israele dichiara l’indipendenza. Gli Stati
della Lega araba lo attaccano
NASCE UN CENTRO DI RICERCHE SULLA STORIA DEL SIONISMO
QUELLA SCOMMESSA
CHIAMATA ISRAELE
MAOZ AZARYAHU
L
a storia del sionismo è racsua cultura popolare e nelle sue
chiusa al meglio nelle foto e
consuetudini di vita quotidiane.
nelle lettere che docuOltre alla documentazione,
mentano i suoi primi succesai libri e alle conferenze, il nosi, la creazione di una nuostro centro vuole rafforzare
va vita ebraica nella vecgli ideali e le idee che hanchia patria ebraica. I mano reso il sionismo un sitrimoni e le escursioni, i
mile straordinario succesbagni in mare e i bambini a
so. Poiché lo Stato ebraico è
scuola dimostrano la misuora diventato l'ebreo tra le
ra in cui il Sionismo ruppe gli
nazioni, poiché la calunnia
usuali schemi della vita ordinaha ora preso il sopravvento sul
ria. Lo stesso vale per le lettere,
dibattito sincero, e poiché la venelle quali la gente si raccontò
rità ha ceduto il passo all'odio e
gioie e dolori, penall'invidia, il compito
sieri e aspirazioni. Il
del Metom si è fatto
sionismo riguarda
quanto mai urgente.
GLI AUTORI
LE IMMAGINI
una visione e il sucIl centro di docuMaoz Azaryahu insegna geoL’idea sionista di Theodor
cesso del sionismo è
mentazione è stato
grafia culturale all’Università
Herzl si è concretizzata nel
quanto mai evidenfondato per aiutare e
di Haifa. Benny Morris è promovimento sionista e nel
te nella creazione di
difendere le premesfessore di Storia all’Università
lungo processo di emigrauna nuova vita
se culturali di un
di Beer’sheva e autore di nuzione, insediamento, coloebraica in Israele.
Israele sovrano, libemerosi saggi tra cui il celebre
nizzazione della Palestina
In anni recenti,
ro e democratico e
Vittime (Rizzoli), Il brano di
da parte degli ebrei, nei deoltre alla spietata
punta a enfatizzare i
Yoram Hazony è tratto da The
cenni che hanno preceducampagna militareprincipi morali della
Jewish State/The Struggle for
to la creazione dello stato
terroristica contro
nazione ebraica e delIsrael’s Soul. Il testo del Sillabad’Israele nel 1948. Un’epodi esso, è la legittila democrazia israerio di Amos Oz è tratto da Una
pea che ha trovato tanti
mità stessa di Israeliana: suo scopo è
storia d’amore e di tenebra,
narratori non solo con la
le ad essersi venuta a
quello di influenzare
pubblicato da Feltrinelli.
parola scritta, ma anche attrovare sotto attacun dibattito essenAbraham B. Yehoshua, è uno
traverso l’immagine fotoco ideologico. Quezialmente dominato
dei più noti scrittori israeliani.
grafica
sto attacco assume
da distorsioni spesso
molteplici forme,
molto ciniche della
ma essenzialmente
realtà e dai falsi presi presenta con pretesti ipocriti e
in Sicilia c’è la mafia. Ho detto e rireligiosi, che non vorrebbero nempiù grandi avventure del ventesupposti dell'antisionismo e dei
PROFETA
Theodor
moraleggianti che hanno scarsa
cliché ipermoraleggianti che
petuto che il sionismo non è una
meno che l’esercito si ritirasse da
simo secolo: il ritorno degli ebrei
Herzl
attinenza con la realtà e che
politica, bensì la cura ad una certa
Gaza. Che cosa ne pensa?
nella Storia non più come vittiperpetuano gli antichi stereotipi
assieme ai
spesso smentiscono addirittura
malattia ebraica. Ciò che gli ebrei
«Lo Stato non è religioso, lo Stato
me - ruolo che era diventato loro
antisemiti e i pregiudizi antifigli Hans,
la Storia. Questo attacco è stato
israeliani.
fanno con lo Stato è una questione
è guidato dal parlamento, che può
consueto - bensì come nazione
Trude e
una sorpresa per coloro che sotNella sua autobiografia Georaperta. Una volta le cose vanno codecidere. Nel parlamento vi sono,
indipendente, libera e democraPauline nel
tovalutano la misura dell'odio
sì una volta cosà. Sharon ha messo
ovviamente persone religiose, che
tica.
ge Steiner annotò che «Israele è
suo studio di
indirizzato contro lo Stato ebraiun miracolo fondamentale: la
gli insediamenti a Gaza ed ora li tohanno opinioni diverse l’una dalMetom non si interessa alla
Vienna. Nella
co. Questa situazione ha indotto
sua creazione, il modo in cui reglie. Si tratta di scelte politiche che
l’altra. Lo Stato deve essere governostalgia per i tempi andati, ma
copertina
un gruppo di intellettuali israenon hanno nulla a che vedere con il
nato dal popolo e non da Dio, o da
dà una riposta alla necessità di
siste contro ogni scommessa miHerzl in
liani a fondare Metom, un centro
litare e geopolitica, i suoi successionismo».
una qualsiasi altra autorità, se non
comprendere da una nuova proviaggio verso
indipendente di ricerca e docusi civili, annientano qualsiasi raNonostante che l’esistenza dello
dalla volontà del popolo stesso.
spettiva la storia collettiva del
la Palestina
mentazione dedito allo studio
Stato d’Israele sia un fatto compiuQuesto è quello che succede in ogni
sionismo, una storia che è ancogionevole aspettativa». Scopo
nel 1898
della dimensione culturale del
principale di Metom è anche
to, la profonda natura religiosa di
altro paese democratico del mondo
ra in corso di evoluzione. In
sionismo, con un'attenzione
quello di attirare l'attenzione sul
questo tipo di stato sembra non rie noi facciamo parte di questa cateebraico Metom significa unità,
particolare alla cultura popolare
spondere alle esigenze di una sogoria. Quindi, coloro che si opponforza. L'idea che sta dietro quevero Israele: al contrario di
e ai modelli della vita contempoquanto si pensa comunemente
cietà moderna, multietnica e mulgono al ritiro da Gaza, parlano come
sto centro è abbastanza sempliranea. La priorità assoluta del
in Europa, Israele non è un semtireligiosa. Lei stesso nel suo ultii coloni francesi in Algeria, che ance: attirare l'attenzione su quello
Metom è la documentazione:
mo libro si augura che Israele posche lì si opposero. Non c’entra con
che con ogni probabilità è il sucplice aspetto del conflitto ebraisuo scopo è quello di raccogliere
co-arabo. Al contrario: il conflitsa diventare in futuro una società
il sionismo. E se il governo francese
cesso più grande del sionismo,
e rendere accessibili le foto e le
to non è che un aspetto, quanpiù aperta. Oggi però sembra accaha imposto l’evacuazione ai coloni
l'aver fatto nascere e sviluppare
lettere della gente comune, la cui
dere l’opposto, con la crescente
francesi in Algeria, questo è ciò che
uno stile di vita precipuamente
tunque molto importante, di
vita entrò a far parte di una delle
Israele. Il vero Israele è un paese
pressione dei partiti nazionalisti e
faremo noi con i nostri coloni».
israeliano, che si manifesta nella
nel quale l'aspettativa di vita è tra
le più alte al mondo. Sebbene
fondato da rifugiati e tuttora imPHILIP ROTH
pegnato in una battaglia per la
Donne in visita alla
propria esistenza, Israele si è cotomba di Theodor
stituito quale isola di ricchezza e
Herzl a Gerusalemme
di libertà in un oceano di povertà
e di oppressione. E' una società
dinamica e aperta. Circondato
da dittature ostili, Israele è una
democrazia viva, nella quale domina il rispetto della legge. E infine, cosa di non poco conto,
Israele rappresenta anche la
continuità ebraica in termini di
cultura ebraica condivisa e di
sempre più forti sostenitori dei movimenfiorente lezione ebraica.
Operazione Shylock
Metom è stato fondato a partiti socialisti che promettevano di portare la
1993
re dalla semplice consideraziolibertà spogliando i tedeschi - e tutti gli alne che il sionismo e i suoi suctri popoli - dei loro interessi e dei loro socessi rappresentano una delle
gni, proprio come gli ebrei erano stati priLEO STRAUSS
più grandi vittorie del ventesimo
vati dei loro. Herzl, che a sua volta aveva
secolo. La rivoluzione sionista
accarezzato questi stessi concetti, fu tra i
riuscì laddove molte altre rivoluprimi a mettere in guardia che il sogno di
zioni avevano miseramente falcon la forza della spada: la loro identità di
far inaridire gli Stati e le nazioni si basava
lito: trasformare una visione
popolo, il sogno di ricostruire un loro Stasu una visione alterata della realtà. «Poprofetica in un aspetto più che
to. Questo è il significato di quelle che fortremmo dire... che non si dovrebbero
incontrovertibile della vita quose sono le parole più celebri de Lo Stato
creare nuove distinzioni tra i popoli, che
tidiana. Il paradosso è che il sucEbraico, che oggi afferriamo così prontadovremmo cercare di non erigere nuove
cesso di una visione implica che
mente e che suonarono come una vera
barriere, bensì di far scomparire quelle
essa, prima o poi, diventi obsoleempietà alle orecchie degli ebrei suoi conche già vi sono. Ritengo che chi pensa in
ta. I fondatori del Metom sostentemporanei: «Noi siamo un popolo, un
questo modo è un affascinante sentimengono che un secolo dopo la morsolo popolo». Gran parte degli ebrei cui
tale, ma l'idea di patria continuerà a
te di Herzl, colui che ebbe la vierano dirette quelle parole si rifiutarono
espandersi, ben dopo che la polvere delle
sione del sionismo, è tornato il
categoricamente di ascoltarle, risponloro ossa sarà stata soffiata via senza che
Gerusalemme e Atene
momento di ribadire le idee e i
dendo alla crescente marea dell'antisene rimanga più traccia».
1967
valori che fecero di esso un simimitismo con la decisione di diventare
(traduzione di Anna Bissanti)
le successo fenomenale.
(traduzione di Anna Bissanti)
Il sionismo fu una
grandissima forza, ma dopo
essere riuscito a ridare la
salute agli ebrei
si è tragicamente
rovinato la sua
Quegli Ebrei europei che si
rendevano conto che
l’assimilazione non
risolveva il problema
ebraico, si rivolsero al
sionismo politico
I LIBRI
ROSELLINA
BALBI
Hatikvà. Il
ritorno degli
ebrei nella terra
promessa,
Laterza 1983
DAVID J.
GOLDBERG
Verso la terra
promessa.
Storia del
pensiero
sionista, Il
Mulino 1999
DAVID
BIDUSSA
Il sionismo
politico,
Unicopli 1993
MARTIN
BUBER
Sion: la storia
di un’idea,
Marietti 1987
SAUL
BELLOW
Gerusalemme
andata e
ritorno, Rizzoli
1977
AMOS OZ
In terra
d’Israele,
Marietti 1992
FRANCESCA
CERNIA
SLOVIN
In principio...
Dove
affondano
le radici
d’Israele,
Marsilio 2003
ANTONIO
MOSCATO
Israele senza
confini: politica
estera e territori
occupati,
Sapere 2000,
1984
ABBA EBAN
Storia del
popolo
ebraico,
Mondadori
1971
URI
AVNERY
Israele senza
sionisti: una
proposta per la
pace nel Medio
Oriente,
Laterza 1970
RENATO
SEGRE
Israele e il
sionismo, Ed.
Nuova Milano
1979
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