5 - DALL’8 SETTEMBRE 1 9 4 3 ALLA LIBERAZIONE I - TEMPI DI GUERRA Il drammatico periodo storico, che va dall’8 Settembre 1943 alla Liberazione, ci è descritto in un diario di un personaggio carmignanese sul quale ci soffermeremo maggiormente più avanti: Giuseppe Monegato, all’epoca “portinaro” ed infermiere della cartiera di Carmignano. “Il diario - ha scritto la nipote dell’artista Annalisa Verza - è un documento prezioso sotto diversi punti di vista... il diario ci parla di ciò che Carmignano stava attraversando in quel periodo travagliato offrendo, tra l’altro, un importante squarcio di storia locale, la storia con la ‘s‘ minuscola che Monegato registra puntigliosamente e commenta dal punto di vista dei civili delle campagne, con tutte le perplessità, le violenze subìte, il freddo e la fame patiti, interrogandosi con angoscia e cercando sempre di isolare la propaganda della stampa del tempo dai suoi propri valori e dalla sua personale valutazione dei fatti.” 1 “In questo momento sono le ore 22 di questo famoso mercoledì 8 Settembre ’43. Alle ore 18,30 ho aperto segretamente la radio ed ho ascoltato Staz. Londra. Alle 18,38 ho appreso della resa incondizionata dell’Italia ‘il cui governo’ - diceva la radio – ‘(Re e Badoglio) riconosciuta l’inutilità di un’ulteriore resistenza contro la strapotenza degli alleati, accetta la resa senza condizioni’. Ascolto ancora ma non capisco più niente, poi chiudo e chiamo per telefono il Cav. Vian nostro direttore e glielo comunico. Non lo sapeva – temendo che fosse un gioco della propaganda nemica, mi consigliò di non parlare con nessuno e di stare in ascolto. Gli inglesi dicono di stare armati e di aiutar loro a cacciare i tedeschi che qui abbondano e sono agguerriti più che mai... La resa non è incondizionata, bensì a patto di aiutar loro a continuar la guerra voltandosi contro i sia pur barbari ma sempre alleati e traditi... a che scopo ? Forse per far un piacere agli inglesi ? O agli americani ? In causa dei loro spaventosi bombardamenti non son forse periti, senza alcuna colpa, migliaia di mamme – padri – figlioli e uomini del nostro povero popolo ?... Cacciateli voi i tedeschi ! Dopo averlo detto al Cav. Vian, trovo qui fuori dalla portineria Anacleto Cervato e glielo dico – e se ne gioisce perché si crede che per noi la guerra sia finita... 1 GIUSEPPE MONEGATO – Un Viaggio negli Inferi, a cura di A. VERZA, AdArte Ed., Torino 2006, pag. 44 e segg. 748 Il giorno 10 settembre son venuti qui (in cartiera) il Maresciallo dei Carabinieri (parteggiante per i tedeschi) e il sig. Gardin, impiegato comunale, a dirci: ‘entro Oggi arriveranno i tedeschi per occupare il paese’. Non ho visto nessuno. Che importanza può avere Carmignano ? ” Effettivamente i militari germanici sarebbero arrivati veramente in paese, in dicembre, installando il loro Comando presso il palazzo Candiani vicino alla chiesa e sistemando, più tardi, nelle Scuole Elementari, un Corso di Allievi Ufficiali germanici, come vedremo, ed infine, in case private, altri soldati tedeschi. Alla fine del corso, il comando tedesco organizzava una festa grandiosa, dando fondo alla gran quantità di generi alimentari conservati nella “cambusa” della falegnameria di Pietro Mella (ora Cassa di Risparmio) e ordinando alla panetteria Galzignato un’infinità di focacce. Per i carmignanesi, alla sera al Cinema Vittoria, proiezione del film “Il Barone di Manchausem”, a colori. Ritorniamo al diario di Monegato: “I campi di concentramento di prigionieri in Italia sono stati svuotati... molti sono stati ripescati dai tedeschi; son treni e treni che filano per la via più dritta che porta in Germania. Qui, tra Fontaniva e Carmignano, uno di questi treni s’è fermato... i detenuti ruppero le porte e fuggirono, una buona parte, gli altri invece sono stati fermati dalle scariche dei fucili mitragliatori dei tedeschi. Tra i fuggitivi ce n’erano di tutti i colori: neri, rossi, bianchi, indiani, australiani, inglesi e italiani. I mezzi di trasporto son barbari: vagoni bestiame, manca presto l’aria per il respiro necessario... Ah ! la guerra ! ‘Guai ai vinti’. - Ottobre 1943 – Rodolfo Graziani e compagnia... vogliono ricostruir l’Esercito – Esercito Repubblicano con capo Mussolini (liberato dai Tedeschi) – ‘Roba da matti’. Chi andrà a farsi scannare in una guerra che abbiamo già perduta ? e inoltre dopo l’esempio scandaloso avuto dall’alto ? - Maggio 1944 – Mussolini ha dato un mese di tempo agli sbandati per rientrare nelle rispettive sedi o presentarsi a qualche comando Repubblicano. In questo mese... articoli nei giornali; minacce di fucilazioni ai disertori, renitenti, sbandati, tutto ciò non ha valso che poco. Chi sta con i ribelli sulle montagne, chi sta molto guardingo a casa sua, sempre pronto a svignarsela qualora apparisse in vista qualche sospetto ‘pescatore’, chi cambia di residenza andando a stabilirsi presso parenti lontani, chi si dà al contrabbando di tabacco, di carne bovina o di altro, perfino del sale da cucina di cui è difficile molto a trovarne, nonché della farina, del burro e di grassi. I prezzi di questi generi vanno centuplicandosi di valore: un copertone di bicicletta vien pagato anche 1,500 lire; il burro a 300 lire il kg, ma a Roma fu pagato anche a mille lire... tutto questo commercio vien chiamato mercato nero... 749 Ecco per ogni persona ‘l’occorrente’ per un mese (con il sistema delle tessere vigente) : Burro 50 grammi – Grassi 45 gr. – Pasta o riso 3 kg – Pane (nero) 2,5 kg – Olio 90 grammi – Sale 200 gr. Ma questa assegnazione (per pulcini) non ci arriva ogni mese. Per esempio l’olio capita magari ogni tre mesi... In campagna c’è sempre il modo per arrangiarsi (a sbarcar lunario) in qualche maniera: un po’ di terra (l’orticello), qualche coniglio, qualche gallina o qualche uovo, tutta roba che sfugge al controllo e ci permette di tirare innanzi. Ho dato L. 1.170 per kg. 3,9 di formaggio proprio in questi giorni. Anch’io dunque favoreggio il mercato nero, ma una cosa è farlo per mangiare, un’altra quella per guadagnare somme favolose... Quell’antipatico che predica alla radio le sanzioni contro l’acquisto illecito, illecitamente compra anche lui, perché altrimenti sarebbe morto (di fame) da un pezzo... - 15 luglio 1944 (dopo il Processo di Verona e la fucilazione dei gerarchi ‘traditori’, tra i quali Galeazzo Ciano, genero di Mussolini). Gli Angloamericani, dopo la Sicilia, sono penetrati in Calabria, Lucania, Puglia, Campania... ora sono in Toscana, Umbria, Marche... Quasi ogni giorno si dà l’allarme (segnale di un’incursione aerea angloamericana) anche qui a Carmignano (sono proprio io che suono la sirena); da oggi il segnale è cambiato; prima dovevo suonare 6 fischi di 15 secondi l’uno, con altrettanti intervalli di 15”, ora invece (il numero dei suoni rimanendo invariato), la durata di questi è di 5 secondi ed il segnale del cessato allarme è di un minuto, anziché due. I combattimenti sono accaniti ed i tedeschi, con quei pochissimi repubblicani, si mantengono costantemente in difensiva. Molti di questi pochissimi si sono presentati per cause tutt’altro che ideali: bisogni familiari, impossibilità di fare il contrario, paura, opportunismo... - Nel mese scorso... sbarco degli Angloamericani in Normandia (6 giugno)... - 16 luglio 1944, ore 18 – Ho appreso da Radio Londra che i tedeschi hanno perduta Arezzo in Italia e Crodmo in Polonia... Bombardamenti : Che ne dire della nostra Milano, della nostra Padova, della nostra Treviso specialmente ? (5 – 10.000 morti; sarà questo il modo di fare la guerra ?) Al sibilo della sirena, immediatamente si inizia lo sfollamento. La gente che dorme vestita, per non dover perder tempo al momento del bisogno, rigurgita nelle vie principali, chi in bicicletta (la quale sarà tenuta sempre in efficienza nonostante la penuria delle gomme pneumatiche), con sopra almeno tre persone, chi in macchina (sibben di queste non se ne veda una di giorno) e con 750 qualunque mezzo, chi poveretti a piedi e fra questi molte donne con un bambino o due in braccio ed altri attaccati alle sottane...” 2 - 20 luglio 1944 : Son frequenti i casi in cui, spacciantesi per Tedeschi, per Repubblicani o per patrioti (ribelli), portino via Tizio o Caio, oppure entrino in qualche casa dove portino via bestiame e tutto ciò che trovano: davanti al fucile mitragliatore non si può ragionare e neppure scherzare. Oggi ho suonato l’allarme tre volte. - 24 luglio 1944 : Stanotte ho dormito poco; cominciando da mezzanotte è stata tutta una successione di scoppi più o meno lontani: i patrioti (partigiani) facevano saltare i binari delle ferrovie. - Alle ore 5,30 una detonazione fortissima ci ha fatto balzare dal letto. Ho saputo più tardi trattarsi della Polveriera di Rossano Veneto: una parte di essa è esplosa per opera dei partigiani. - 25 luglio 1944 – Anche stanotte è venuto il solito aereo per portar viveri e munizioni ai partigiani. - 25 luglio, ore 17,30 – Alle ore 16 di oggi son venuti qui in Cartiera quattro militi fascisti, tra i quali il vicecomandante della ‘Muti’, per dire al Direttore Cav. Vian che è anche podestà, che da oggi in avanti il coprifuoco sarà alle ore 21, sicché alle nove, anzi alle otto perché l’ora è anticipata legalmente. In questa stagione è ancora chiaro, quasi giorno. Che fregatura ! Il sig. Baldo Giuseppe (capo sala allestimento), proprietario del locale Cinema, ha voluto assicurarsi dai Carabinieri per vedere se poteva... dare uno spettacolo di beneficenza ‘pro profughi’. Ha avuto conferma sulla possibilità. Aperta la sala, in un attimo piena: film ‘Guerra di donne’. Io mi ero mosso da casa per fare quattro passi. Non ero tanto distante dal cinema quando vidi una macchina con fanali accesi (ore 21). Sei o sette repubblichini, armati fino ai denti, avevano bloccato le porte per esaminare gli incartamenti di tutti gli uomini. E’ nato un fracasso, ma i più pronti di spirito poterono fuggire (da una porta che dà sulle scale esterne) con un salto che in condizioni normali non si sarebbe fatto nemmeno per sogno, fra questi Gildo Toniolo mio amico. A quanto sembra, son venuti pel coprifuoco re per portar via 4 o 5 di cui avevano la lista dei nomi... la macchina passò per di qui (per la cartiera) sparando un colpo di fucile (così. per bravura). Portati via il figlio di Pegoraro Eugenio (nostro fuochista) e Marinello Umberto... sono stati portati a Grantorto (al comando della Brigata Nera)... - 31 luglio 1944 – Retata a Grantorto... 2 Io personalmente (A. G.), nell’estate del ’44 avevo pochi mesi; mio fratello quasi tre anni; se c’era tempo, la mamma ci portava in mezzo ai campi, nei fossi di scolo asciutti; ma se non poteva abbandonare il negozio di generi alimentari in via Cartiera, ci metteva dentro ad un grosso armadio, ipotetica protezione contro il crollo del tetto della casa. 751 - 16 agosto 1944 – Sparatoria dei repubblicani della ‘Muti’ al bacino di Carmignano. - Oggi son venuti qui dei tedeschi e sgombrate subito le scuole, vi alloggeranno. Sembrano allievi ufficiali e saranno 3 o 400. - 17 agosto 1944 – Alle ore 19 quattro aeroplani britannici hanno sorvolato il tratto Cartiera – Stazione Ferroviaria, girando e rigirando con aggressive evoluzioni... hanno mitragliato un treno alla stazione, ferendo chi gravemente e chi leggermente. Ne ho medicato uno – gli altri furono trasportati d’urgenza a Cittadella. Hanno sparato poco, ma oltremodo giusto. Vedere che buchi nella locomotiva. Guai se si accorgevano che le scuole erano zeppe di tedeschi. - Oggi i tedeschi hanno impiccato tre italiani a Padova, per rappresaglia all’uccisione di un Colonnello repubblicano. Questa sera altri sette saranno fucilati. - Anche qui si vive nel terrore adesso: speriamo che i partigiani di questi paraggi non commettano fesserie, perché saremmo fritti. Che cosa succederebbe se venisse ucciso qualche tedesco, di quelli che abbiamo qui specialmente ?” Nell’agosto del 1944, il podestà Vian aveva ricevuto ordine dal Prefetto di Padova di sgomberare gli Uffici Municipali, la Casa del Fascio, la sede della Telve, le Scuole Elementari del centro e la Scuola di Avviamento professionale per mettere tutti questi locali a disposizione delle Autorità Militari Germaniche che requisirono anche altre abitazioni del centro del paese. Provvisoriamente, la sede municipale fu trasferita in una sala dell’Asilo e l’Ufficio Postale (che si trovava nel palazzo municipale, entrando a destra) fu sistemato addirittura in una casa della cartiera di Via Roma (ora Sartore) allora abitata dalla famiglia di Giovanni Gatti la cui moglie, Palmira Tasca, era ufficiale postale. Il 21 agosto del ’44 il podestà pubblicava un “AVVISO IMPORTANTE”: “ 1 – Oscuramento – D’ordine del locale Comando Germanico, all’inizio del Crepuscolo le case devono essere, senza alcuna eccezione, totalmente oscurate. In caso contrario, sarà sparato contro le case o camere non completamente oscurate. 2 – Sorveglianza dei prezzi – Ai soldati devono essere vendute cibarie, frutta, bibite e altra merce allo stesso prezzo che viene provvista la popolazione civile. Ogni aumento di prezzo sarà punito con misure severissime che saranno prese dal Comando Germanico. 3 - Limitazione di Transito – Il Viale della Vittoria, la Piazza delle Scuole e la Piazza Centrale saranno accessibili alla popolazione civile soltanto per assoluto bisogno di transito. La popolazione potrà pertanto servirsi della Via Quartiere…” 3 3 ASCC, b. 600. 752 Dieci giorni dopo “Bepi” Monegato, nel suo citato diario, annotava: “- 31 agosto 1944, ore 14 – Bombardamento del Ponte di Fontaniva. Alle ore 10,30 circa è stato bombardato il ponte di Fontaniva da parte di apparecchi britannici o angloamericani: saran cadute una ventina di bombe di grosso calibro. Molte di queste l’hanno sbagliato, le altre l’hanno colpito in modo irrimediabile: circa otto navate del ponte carrozabile (ponte vecchio) sono letteralmente assenti, assieme a quattro di quel di ferro su cui scorrevano i treni... le bombe sono state sganciate a ‘grappoli’, le case tremarono... le donne hanno perduto zoccoli da per tutto. Alle 12,30 andai anch’io , assieme a Bepi Cervato, a vedere il disastro. Non potemmo avvicinarci perché avvertiti di bombe ancora inesplose... Il nostro gran ponte giace contorto, mutilato e parzialmente assente. Una montagna di ferraglia e di legname agonizzante manda un grido... - 22 Settembre – alle ore 11,45 – 11,55 hanno bombardato nuovamente il Ponte del Brenta; l’hanno colpito tanto in pieno che questa volta non potran riparare più niente. Abbiamo avuto paura che bombardassero anche la Cartiera. - 26 settembre 1944, ore 20 – Alle ore 15 circa bombardamento (è il quarto in pochi giorni; non hanno preso la passerella del Brenta (linea ferroviaria sul letto del fiume al posto del ponte). Saranno stati 18 o 16 aerei; non fui avvisato, ma suonai l’allarme per istinto... hanno preso il Brenta per un poligono di tiro. - 12 ottobre 1944 – Fra un allarme e l’altro sto lavorando a ‘ l’atleta ’. - 16 novembre 1944 – Oggi le bombe alleate hanno cancellato di nuovo la Passerella”. Proprio in questo periodo si inserisce, in mezzo a tanta paura, un atto eroico compiuto da un giovane studente carmignanese; il fatto ci è stato raccontato dalla coprotagonista dell’episodio, Adelia Mella, l’8 aprile 2002, durante le lezioni dell’Università degli Anziani a Carmignano: “Durante l’ultima guerra mondiale, dopo il bombardamento angloamericano del 31 agosto 1944 che aveva distrutto il ponte sul Brenta a Fontaniva, i Tedeschi (con gli uomini reclutati dalla TODT abituati a scavare trincee , bunker e buche anticarro) avevano fatto scendere la ferrovia sul greto del fiume, con le rotaie e le traversine (poggianti su plinti di cemento) che sfioravano l’acqua corrente. Iniziato l’anno scolastico 1944-45, io frequentavo la terza media a Cittadella con due compagne di classe e quattro compagni di Carmignano; un’altra quindicina di ragazzi carmignanesi frequentavano la prima e la seconda media. Fin dal 19 ottobre 1944, i nostri genitori avevano inviato al Provveditore agli Studi di Padova una lettera per richiedere l’istituzione di una sezione 753 staccata della scuola cittadellese a Camazzole, frazione di Carmignano, località più sicura, ma non avevano ottenuto nulla. Noi allora studenti continuavamo a recarci a Cittadella attraversando il Brenta sulla strada ferrata di fortuna (saltando da una traversina all’altra) sotto la quale rumoreggiavano le onde brentane delle quali io avevo un’immensa paura. Un mio compagno si prestava generosamente a far passare la mia bicicletta, dopo aver fatto passare la sua, sull’altra sponda. Un giorno, proprio mentre eravamo in mezzo al Brenta, suonò la sirena dell’allarme: stavano per arrivare i cacciabombardieri alleati che miravano la stazione dei treni, ma anche l’artigianale ferrovia sul fiume. Quando sentii il rumore degli aerei, fui bloccata dalla paura e, inginocchiatami, mi aggrappai al binario, senza avere la forza di fare un passo. Il mio compagno, dopo aver scaraventato sulla ghiaia la mia bici, ritornò velocemente verso me e, sorreggendomi, riuscì a convincermi a rialzarmi e ad affrettarmi verso la sponda di Fontaniva. Durante l’ultimo tratto di passerella, persi pure una scarpa, imbrigliatasi tra la rotaia ed una traversina. Incosciente, feci notare la cosa al mio amico il quale, sprezzante del pericolo, ritornò a recuperarla; poi, insieme, riuscimmo a raggiungere la riva e a buttarci a terra, cercando di ripararci dal bombardamento appena iniziato. Vedemmo e sentimmo scoppiare vicino a noi, con immenso fragore, alcune bombe che per miracolo non ci colpirono; ricevemmo solo alcune sassate, ma per fortuna non sulla testa. Gli altri ragazzi , intanto, avevano trovato riparo, alcuni dentro dei tombini di cemento altri dentro delle buche nell’alveo del Brenta. Alla fine del bombardamento, ci alzammo, ma non vedemmo più la mia bicicletta che trovammo più in là, essendo stata spostata e quasi distrutta da una bomba. A proposito, quello che restava della mia bici, il manubrio e poco altro, fu poi raccolto dal padre della mia amica Wally Rasotto e trasportato a Padova dal Provveditore agli Studi, come testimonianza del pericolo che noi studenti correvamo quotidianamente. Il signor provveditore decise allora di istituire, a Carmignano, una sezione staccata della Scuola Media di Cittadella, sezione che però cominciò a funzionare, nell’ex Casa del Fascio di Carmignano (ora Biblioteca Comunale) solo dopo le vacanze di Natale del 1944, ai primi di gennaio del 1945. Ritornando a quell’episodio drammatico, per me indimenticabile, è giusto che tutti conoscano il nome di quell’eroico ragazzo che mi salvò la vita : Giovanni Galzignato, un caro compagno, purtroppo poi prematuramente scomparso, che molti ricorderanno anche come regista e attore del gruppo teatrale sorto all’inizio degli anni Cinquanta nel patronato parrocchiale ‘San Carlo’ di Carmignano.” 754 II - LA RESISTENZA A CARMIGNANO La “Relazione sulla costituzione della II^ BRIGATA DAMIANO CHIESA” ci informa: “Quando, dopo l’8 settembre ’43, sfuggiti alla prigionia tedesca, giungemmo alle nostre case e dovemmo assistere al repentino stanziamento del nemico nel nostro territorio, un fremito di sdegno corse nei nostri cuori e subito noi soldati e Ufficiali, sia pur sottovoce, ci scambiammo l’idea della riscossa. Abbiamo osato immediatamente formulare disegni, piani di sabotaggio. Qualcuno era riuscito a portare a casa il fucile, chi la rivoltella... Eravamo riusciti, nella fine del 1943, a formare a S. Pietro in Gù un piccolo gruppo di uomini decisi e volonterosi e già in possesso di un certo numero di armi. Si poteva passare all’azione... L’ing. Giacomo Prandina ci mise a contatto, nel Febbraio del 1944, con l’Avvocato Sabbadin, organizzatore della I^ Brigata Damiano Chiesa, che agiva nella zona di Cittadella, e con il Comando Militare Provinciale di Vicenza che poi divenne il Comando della Divisione ‘Vicenza’... Venne organizzata la II^ Brigata D. Chiesa... che venne costituita nel Marzo 1944 e comprese i seguenti paesi: S. Pietro in Gù (residenza del Comando), Monticello – Cavazzale –Sandrigo – Bressanvido – Pozzoleone - Carmignano di Brenta – Grantorto – Quinto - Bolzano Vic. - Poianella... Obbiettivi importanti si presentavano i ponti sui Fiumi Tesina e Brenta, la ferrovia Vicenza – Treviso e la Strada Provinciale... L’organico della Brigata comprendeva 150 uomini, al Comando del Cap. Bressan Gaetano (nome di battaglia NINO), che vi rimase fino al 16 maggio ’44 quando, essendo egli passato al servizio della Divisione ‘Vicenza’, venne sostituito dal S. Tenente Bordignon Sebastiano (NEI) che tenne il Comando fino alla Liberazione. Gli uomini erano in realtà pochi, ma erano i migliori, senza paura e tentennamenti... Guadagnammo altri amici, procedendo sempre con le debite cautele, per non assumere tra le file elementi sospetti oppure inattivi... A Settembre 1944 potevamo contare 250 uomini ed alla vigilia della Liberazione 350... Per le armi, dovemmo aspettare gli aviolanci, giacché il rifornimento mediante azione a mano armata contro il nemico era ancora prematuro e assai pericoloso per la popolazione che sarebbe stata oggetto di rappresaglia. Gli aviolanci cominciarono nel luglio 1944 e furono quattro: 1° lancio il 9 luglio 1944 – il 2° il 20 luglio – il 3° il 25 luglio – il 4° il 10 ottobre 1944. A fine Luglio potemmo armare i nostri uomini. 755 Avevamo: Luglio 1944 Armi rifornite dagli Alleati STEN * MOSCHETTI 91 n. 135 – colpi 50.000 Aprile 1955 dopo azioni a mano armata n. 165 colpi 80.000 n. 50 “ 2.000 150 “ 10.000 FUCILI MITRAGL. BREDA 2 “ 2.000 2 “ 2.000 PISTOLE Calibro 9 25 50 “ 10.000 BOMBE A MANO MITRA BERRETTA MITRAGLIATRICI BREDA PESANTI “ 700 n. 1.250 - - ESPLOSIVO con materiale da sabotaggio quintali 40 n. 2000 n. 20 colpi 5.000 n. 4 “ 12.000 - *Pistole mitragliatrici inglesi a canna corta AZIONI : La Brigata ha svolto soprattutto azioni di sabotaggio contro vie e mezzi di comunicazioni; in più colpi di mano per aumentare l’armamento... La notte dal 23 al 24 luglio 1944, essendo venuti a conoscenza che doveva passare sulla linea Vicenza – Treviso un treno carico di materiale bellico, si pensò di far saltare la linea. Fu scelto come più conveniente il tronco su Carmignano di Brenta e fu dato ordine al Comandante del Gruppo Sabotatori della suddetta località di agire verso le ore 24. La linea venne interrotta su sei punti. Il colpo non presentò difficoltà, giacché la sorveglianza non era ancora iniziata. La linea rimase inattiva per tre giorni... Ricca di risultati e rischiosa fu l’azione della notte dall’8 al 9 novembre 1944: a S. Pietro in Gù si effettuarono 28 interruzioni sulla linea Vicenza – Treviso; a Carmignano 10 interruzioni sulla linea Carmignano – Padova... La linea ferroviaria Vicenza – Treviso fu interrotta più volte nel gennaio 1945.” 4 4 Archivio dell’Istituto Veneto per la Storia nell’Età Contemporanea (presso il Palazzo Universitario del Bo’) di Padova, b. 61. 756 Per l’intera storia della Seconda Brigata “Damiano Chiesa” rinviamo all’opera del prof. Guerrino Citton 5 che utilizziamo ora per capire meglio la situazione carmignanese: “Particolarmente importante (per gli ‘aviolanci’) fu la località ‘Biasia’ dove si rifugiò anche il Sabadin quando fu costretto a darsi alla macchia. I Biasia vengono ricordati anche perché diedero ospitalità alla Missione Icaro... La radiotrasmittente, inizialmente sistemata presso Biasia Luigi (al ‘Formigaro’ di Barche), fu portata successivamente in casa di Biasia Giacomo a Grantorto, dove sembrava essere più sicura, dato che Giacomo era anche il podestà del paese e quindi destava meno sospetti. La famiglia di Giacomo ospitò pure Fiammetta, un’agente segreto paracadutata a Carmignano di Brenta (a Spessa) e portata dall’ing. G. B. Comacchio sul palo della sua bicicletta a Grantorto. Ernesto Biasia, figlio di Luigi, fu un attivo partigiano, entrato fra i primi nella Resistenza, in collegamento continuo con Prandina e con l’ing. Cristiano Rigon di Carmignano, altra colonna della Resistenza locale, alla cui cattura sembra abbia contribuito un certo Curami, che Vasco Baggio ipotizza aderente alla polizia segreta fascista... Curami era un tipo losco, stabilitosi in una casa sulle rive del Brenta (Fattoria Giaretta negli anni ’50 – ’60, ora in riva al ‘Laghetto Giaretta’ in Carmignano), un doppiogiochista che frequentava, con la massima sicurezza e disinvoltura, partigiani, tedeschi e fascisti.” 6 La situazione politica continuava ad essere precaria, con un governo “repubblicano” che non era in grado di tenere sotto controllo le azioni partigiane. Si ricorreva allora alla minaccia di morte, come si può vedere in un volantino conservato nell’archivio storico comunale di Carmignano. 5 G. CITTON, Le tre Brigate Partigiane “Damiano Chiesa”, Tip. Bertato, Villa del Conte 2006, pp. 365-466, con relativa bibliografia. 6 A Carmignano circolavano voci secondo le quali dietro l’arresto dell’ing. Rigon ci fosse lo zampino di Curami, non solo: qualcuno ipotizzava un suo coinvolgimento con l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti, dopo il quale egli si sarebbe rifugiato a Carmignano. Su questo personaggio, la cui moglie, bellissima, si faceva vedere raramente in paese (ma quando arrivava, in calesse, sembrava una diva del cinema !), cfr. la testimonianza di Alfeo Zancan, detto “Celo Pajaro”, concessa allo stesso prof. Citton il 14 dicembre 2004: “Primo Curami, il doppiogiochista”, alle pp. 406-407 del libro citato. 757 758 Ritorniamo alle azioni registrate nella citata Relazione della Brigata, con il commento del prof. Citton: “Nella notte dal 26 al 27 agosto 1944, a Lisiera e a Carmignano, fu interrotta la linea ferroviaria Vicenza – Treviso in sei punti... Dal 29 al 30 agosto a Carmignano fu danneggiata la medesima linea in due punti. Queste azioni portarono ad un rafforzamento della sorveglianza delle linee ferroviarie da parte dei nazifascisti che impiegarono allo scopo molte delle loro forze presenti in territorio... Nella notte dall’8 al 9 novembre a S. Pietro in gù si effettuarono 28 interruzioni sulla Vicenza – Treviso. A Carmignano le interruzioni sulla linea Carmignano – Piazzola – Padova furono 10. Nella notte dal 28 al 29 novembre fu deragliato un treno carico di carbone a Lisiera e nella notte successiva, a Carmignano, una locomotiva con tre vagoni precipitò nella scarpata. Così pure a S. Pietro in Gù dal 4 al 5 dicembre e sulla passerella di Fontaniva dal 5 al 6 dicembre furono fatti deragliare due treni merci. Tra le azioni militari compiute dagli alleati va segnalato il mitragliamento della stazione ferroviaria di Carmignano avvenuto il 17 agosto 1944. 759 La notizia venne riportata dai notiziari della Guardia Nazionale Repubblicana: ‘Carmignano di Brenta. 17 agosto 1944, ore 10 : mitragliamento sulla stazione ferroviaria; danni al materiale e 8 morti fra i militari germanici, 2 feriti civili’.” 7 Casa di fronte alla fornace Domeniconi bombardata nel 1944 Gli atti di sabotaggio trovano esatto riscontro nei comunicati che il comune di Carmignano trasmetteva al prefetto di Padova. 7 G. CITTON, Le tre Brigate... cit., pp. 378-387. 760 761 762 Riportiamo ora due testimonianze raccolte a Carmignano dal prof. Guerrino Citton nel mese di luglio 2004, la prima è della signora Cattani in Cattapan: “Mio marito, Antonio Cattapan, era il capo dei partigiani della seconda Brigata ‘Damiano Chiesa’ di Carmignano di Brenta. La sua attività riguardava soprattutto la propaganda, ma si impegnò pure nelle azioni di sabotaggio che gli venivano commissionate. Per il suo impegno patriottico, era costantemente ricercato e così, quando un suo amico venne a sapere che stava per essere arrestato, lo consigliò caldamente di scappare e di nascondersi. Visse alla macchia per ben otto mesi, spostandosi in continuazione per paura di essere preso. Era una persona onesta e al termine delle operazioni ricevette il certificato di patriota rilasciato dal gen. H. R. Alexander e controfirmato dal comandante la Brigata, Sebastiano Bordignon (‘Nei’). In esso si fa accenno alla sua attività di sabotaggio...” 8 Le azioni di sabotaggio compiute da Antonio Cattapan ci sono state confermate in un’intervista personalmente concessaci 9 dall’unico “partigiano del nostro territorio con grado di ufficiale”, Lino Sartori di Pozzoleone, (ex tenente del Corpo di Fanteria Motorizzato, con sede a Vicenza), che collaborò con l’ing. Prandina, Nino Bressan (‘comandante autoritario’), Nani Berto e altri: “Antonio Cattapan cercava di ritardare i treni in transito sulle ferrovie Carmignano – Piazzola e Vicenza – Treviso, con raffiche di pistola mitragliatrice, con bombette a mano, matite esplosive e pacchi di tritolo. Si trattava di azioni di disturbo, ma efficaci e Antonio sparava contro i treni senza paura, sempre deciso...” La sorella di Antonio, Antonietta Cattapan, è stata una “staffetta partigiana” coraggiosa e audace come il fratello. Intervistata alcuni anni fa, ricordava solo di aver aiutato il fratello ricercato a nascondersi, lungo il Brenta a Carturo. Molto lucida la testimonianza della signora Pia Stocco, altra staffetta partigiana riconosciuta, che agiva in incognito, senza rivelare le sue azioni nemmeno ai famigliari: “Entrai nel movimento cospirativo invitata da un amico e fui subito contenta della scelta fatta, perché sentivo di fare qualcosa di utile per me stessa e per la mia patria. Qui, in casa mia (difronte alla barchessa Ovest del palazzo municipale), si trovava inizialmente il comando tedesco, trasferitosi successivamente dai signori Candiani (ad ovest della chiesa). Io ed i miei dormivamo tutti in una stanza, in quanto il resto della casa era stato requisito dal comando tedesco. Tenevamo un negozio (ora filiale della Banca Popolare di Marostica) che era 8 Idem, p. 388. All’intervista, avvenuta in casa di Lino un anno prima della sua morte, era presente anche la signora Giovanna Favaro, vedova di Filippo Cattapan, figlio di Antonio. Lino Sartori è autore di un romanzo storico, “Il dono di una bambola” dedicato a sua figlia, ora signora Faccen, residente a Carmignano. 9 763 sempre aperto, sia di giorno che di notte perché c’era un continuo andirivieni di ordini e contrordini. Nessuno in casa sapeva che io ero staffetta partigiana, neppure mio padre. Il mio compito consisteva principalmente nel portare gli ordini che ricevevo da don Giuseppe Belluzzo, parroco del paese, a Nani Berto a San Pietro in Gù. (Bisogna sapere che don Giuseppe ospitava in canonica, a suo personale rischio e pericolo, un ufficiale americano che era in comunicazione, tramite radio, con i suoi superiori. Dobbiamo soprattutto a questo ufficiale se non fummo mai bombardati. Noi eravamo infatti sotto tiro... nelle scuole elementari qui vicine si teneva un corso per sottufficiali tedeschi che ogni giorno facevano le esercitazioni). Quando don Giuseppe pronunciava la frase ‘Martin pianta il palo’, sapevo immediatamente cosa dovevo fare. Prendevo la bicicletta e correvo verso il ponte di Fontaniva per avvisare gli operai della TODT del prossimo bombardamento. Si cercava in tal modo di salvare quante più vite possibile. Come staffetta, ero sempre in giro, anche se non andavo mai oltre Pozzoleone. I biglietti che dovevo consegnare li mettevo tra i capelli che poi annodavo stretti stretti. A mio papà dicevo che andavo a scuola di musica... ero anche un po’ incosciente; con i tedeschi in casa e con una mitragliatrice ben piazzata in municipio qui innanzi, avevo il coraggio di ascoltare nella mia stanza Fiorello La Guardia che trasmetteva da Radio Londra... Anche il cappellano don Pio Meneguzzo, fidando nel suo abito talare, portava ordini come una normale staffetta... Fra i tanti da me conosciuti, un ricordo particolare va a Cristiano Rigon, una degnissima persona, morto in Germania dove lo inviarono dopo il suo arresto. Era stato uno dei primi partigiani. Io l’ho visto partire dal paese su un carro da fieno. Sembra sia stato tradito da una soffiata di un tale di cui si fidava forse troppo.. Non tutti i partigiani, bisogna riconoscerlo, onorarono debitamente la causa. Alcuni stavano seduti su due sedie. In paese girava poi un tizio di nome Curami, stabilitosi sulle rive del Brenta (nel dopoguerra Azienda Agricola Giaretta) che nessuno sapeva esattamente da dove venisse... Si intruffolava dappertutto ed aveva rapporti con tedeschi, fascisti ed anche con qualche ‘partigiano’ che può aver parlato tradendo, anche involontariamente, Rigon...” 10 Il ruolo svolto dal rev. arciprete don Giuseppe Belluzzo (già convinto sostenitore del regime fascista) durante la Resistenza ci è stato confermato anche da Lino Sartori, nella citata intervista a casa sua a Pozzoleone. Per quanto riguarda Cristiano Rigon, siamo in attesa sia dell’intervista concessa per il libro “Carmignano nel Novecento” e sia del libro del prof. 10 G. CITTON, Le tre Brigate Partigiane cit., pp. 404-406. Per Primo Curami, nato a Salò (BS) nel 1898 e trasferitosi a Carmignano nel 1940, cfr. la testimonianza di Alfeo Zancan (‘Celo Pajaro’), pp. 406-407. 764 Guerrino Citton il quale, in anticipo, ci ha eccezionalmente fatto vedere un documento inedito nel quale un certo A. A. di Grantorto dichiarava, con “atto di Notorietà” del 12 giugno 1945, di aver dato alloggio “al prigioniero di guerra Alleato Inglese, Makeibe Frank, già catturato dai tedeschi ed evaso dal campo di concentramento prigionieri di guerra di Treviso l’8 settembre 1943... il Makeibe Frank lasciò volontariamente la casa dell’A. il giorno 16 dicembre 1943, partendo in tale data alla volta di Venezia per raggiungere il sommergibile che lo portò in Inghilterra. Da Grantorto a Venezia venne accompagnato, con altri tre compagni, dai Signori Biasia Ernesto di Luigi, del vicino Comune di Gazzo Padovano e Rigon Cristiano di Giovanni del vicino Comune di Carmignano di Brenta.” 11 Proprio il giorno seguente Cristiano Rigon sarebbe stato arrestato nella sua casa di Spessa. Il dott. Fernando Rigon ha già dedicato allo zio Cristiano un opuscolo commemorativo (Biblos, Cittadella 1999). 11 Il prof. Citton ha in particolare approfondito la fase della ritirata dei soldati tedeschi nel suo libro di imminente pubblicazione dal titolo “Unità Tedesche in ritirata”, con la descrizione, ben documentata, degli scontri avvenuti con le truppe americane nel nostro territorio (Carturo, Grantorto, S. Pietro in Gu’ e Carmignano. 765 766 Fu probabilmente Cristiano, universitario nella Padova del prof. Concetto Marchesi (nome prestigioso dell’antifascismo italiano), a “contagiare” il padre Giovanni con le sue idee “sovversive”: Giovanni Rigon del fu Cristiano, Podestà di Carmignano, il 10 maggio 1940, poiché “assumeva un atteggiamento ostile al Regime” fascista, fu “destituito dalla carica e diffidato”.12 Ed il sindaco Leonzio Cè, nel 1946, avrebbe confermato l’impegno antifascista del Rigon in una attestazione (per la “candidatura elettorale”) in occasione delle prime elezioni amministrative libere, dopo il ventennio fascista, nell’immediato dopoguerra. Per quanto riguarda lo spirito di collaborazione tra i partigiani carmignanesi, la dott. Francesca Maistrello ha scritto: “Le due formazioni, la ‘Damiano Chiesa’ e la ‘Sabatucci’, pur appartenendo ad ideologie diverse, di fatto collaboravano, come risulta anche dalle testimonianze dei loro appartenenti, e furono sempre in collegamento fra loro, attivando rapporti di collaborazione che culminarono il più delle volte 12 Archivio Centrale dello Stato, Roma, Pubblica Sicurezza, b. 54, citato in G. CIOTTA – S. ZOLETTO, Antifascisti Padovani, Neri Pozza Ed., Vicenza 1999, p. 131. 767 nell’elaborazione di strategie operative comuni, nell’unico intento di liberare il paese dai nazifascisti... ma gli Alleati preferivano rifornire di armi le formazioni non comuniste. Il sig. Ovidio Fabris, membro della Brigata Garibaldi, ci racconta che, per ricevere le armi dagli alleati, oltre alla tessera della sudetta Brigata, dovevano possedere anche quella della Damiano Chiesa.” 13 Fra le altre cose, lo stesso Ovidio dichiarò all’allora laureanda Francesca Maistrello: “A Carmignano, mio cognato (Aldo Cortese) aveva già iniziato ad avere i primi contati con Emilio Pegoraro, che era a capo della Brigata Garibaldi di Fontaniva e, assieme ad un gruppetto di 10 persone, costituimmo la Brigata Garibaldi di Carmignano, con a capo Aldo Cortese il quale partecipò anche al CLN locale. Il punto d’incontro era a casa mia, era molto pericoloso girare per le vie di Carmignano, c’erano molti tedeschi e repubblichini, io fortunatamente avevo il lasciapassare perché facevo parte dela Todt (genio civile dell’esercito tedesco che gestiva il ripristino delle linee elettriche interrotte da sabotaggi e la ricostruzione della passerella di Fontaniva continuamente bersagliata dagli americani ecc.). Potevamo contare inoltre sull’aiuto di qualche infiltrato tra le file del nemico (le brigate nere), in questo modo riuscivamo sempre a precederlo prima di essere magari catturati; la nostra campagna ed il nostro Brenta erano i nostri nascondigli. Verso il 1944, tramite l’iscrizione alla Damiano Chiesa, riuscimmo anche noi ad avere le armi fornite dagli alleati; i lanci venivano compiuti nella zona della Montagnola, al di là della ferrovia, nella campagna di Biasia a S. Pietro in Gù...” A proposito di un particolare “aviolancio” e dei partigiani carmignanesi, Giovanni Battista Comacchio ricorda: “Il 14 luglio 1944, Lorenzo (capo della missione alleata ICARO, che avrebbe continuato la missione “M. R. S.” - Marini Rocco Service dopo l’arresto dei fratelli Rocco, poi liberati) e Danilo (sabotatore ed istruttore) mi chiedono di andare a Carmignano di Brenta con un compagno fidato per una missione speciale, delicata, a sera tardi. A sera inoltrata siamo sul posto in aperta campagna (a Spessa), per ricevere un’agente dell’Intelligence Service. L’aereo arriva, accendiamo le luci, ci riconosce, si fa riconoscere ma, dopo alcuni giri sopra Vicenza, se ne va. All’alba ce ne torniamo a casa. Il 16 notte siamo di nuovo sul posto; stesse luci, stessi segnali. L’aereo arriva, ci fa il segnale di riconoscimento, fa alcune virate attorno a Vicenza, sgancia qualche bombetta come diversivo, ritorna, in fretta apre la botola, la signorina si lancia con il paracadute e scende senza problemi, ma finisce in un fosso pieno d’acqua (forse la Roggia Grimana). La ricuperiamo tutta fradicia e, sulla canna della 13 F. MAISTRELLO, “Il Comune di Carmignano di Brenta nel secondo dopoguerra : Aspetti amministrativi e sociali, tesi di laurea, relatore prof. F. Agostini, Università di Padova, Facoltà di Scienze Politiche, a. a. 2001-2002. 768 mia bicicletta, la porto a Grantorto in casa Biasia. Sarà ospite della signorina Franca per qualche giorno...14 Il 31 ottobre 1944, a S. Pietro in Gù, ci incontriamo con Pietro Contro ed altri dell’organizzazione... vado verso la casa dell’ing. Prandina, ma appena entrati nel cortile ci accorgiamo che ci sono alcuni brigatisti venuti ad arrestarlo... NANI (Berto) mi ha sistemato presso la famiglia Magrin. Sono rilassato e disteso, vado in osteria a giocare a carte, a Carmignano di Brenta con Don Giuseppe Ballardin a farmi le foto per i documenti (falsi naturalmente) che mi faranno qui a S. Pietro in Gu, porto il bestiame al pascolo... Danilo mi racconta che la missione ICARO era stata catturata al completo... Che sia stato l’intervento dell’agente inglese che avevamo ricevuto con l’aviolancio nella notte del 16 luglio a Carmignano di Brenta ? Correvano voci che fosse diventata l’amica di un alto comandante tedesco... Decido di andarmene... Passo dai Ballardin i quali mi accolgono senza nessuna titubanza (Don Giuseppe, uno dei figli, mio compagno di scuola, è in Seminario). La casa sorge isolata in aperta campagna, a mezzo chilometro dalla statale, e c’è quasi sempre una fitta nebbia che copre tutto e tutti... Domenica 17 dicembre... la sera, Rino Ballardin vuole portarmi al cinema, ma non mi diverto, non sono tranquillo chiuso lì dentro. In questi giorni vengono a trovarmi Mario Chilò, un mio compagno di liceo, Grattapan (= Cattapan), Giaretta, Gallio e altri: ma allora si sa in giro che sono qui dai Ballardin ? La cosa non mi piace per niente ( e io credevo di aver fatto perdere a tutti le mie tracce !)... E’ venuto a pranzo dai Ballardin un tedesco di 59 anni che fa il taglialegna; sembra molto buono, e loro si fidano. Da dove viene, e perché ? La permanente e fitta nebbia mi tranquillizza un po’.” 15 Il 9 dicembre 1944, dopo aver mitragliato la stazione ferroviaria di Carmignano (che avrebbe resistito fino al 17 febbraio 1945), un “caccia” americano toccava con un ala un albero e perdeva quota; cercò di riprenderla con una manovra che solo in parte gli riuscì; arrivato in località Prae, vicino alla casa di Beato Carolo, il pilota decise di lanciarsi con il paracadute che però non si aprì ed il giovane americano cadde e morì sul colpo. Purtroppo l’aviatore americano fu privato di alcune cose prima che arrivassero le autorità che decisero dapprima di portarlo al cimitero di Carmignano, dove fu vegliato dalla signorina Enza Gava. Il giovane si chiamava Charles Dehemer , aveva 27 anni. 14 Per Fiammetta cfr. la testimonianza di Ermes Farina, in G. CITTON, Le tre Brigate Partigiane cit., “Descrizione di un lancio particolare, pp. 381-82. 15 G. B. COMACCHIO, 1943 – 1945 – Diario di un Partigiano Brigata ‘Martiri del Grappa’, Tip. Graphic Centre, Molvena (VI) 1999, pp. 31, 50-51 e 57. 769 I primi ad accorrere sul luogo dell’incidente furono i carmignanesi G. B., B. C., D. P. e D. D. e la ragazzina Vally Rasotto. Arrivarono poi anche due militi della MUTI di Grantorto uno dei quali, (come pure un carmignanese) in preda a raptus, prese a calci il cadavere del pilota americano. G. B. prese l’orologio ed un anello del pilota, ma dovette fare una ricevuta ai partigiani di Schiavon e Mason, anche loro giunti sul luogo dell’incidente. D. D. riuscì a portarsi via la canna della mitragliatrice. Il corpo fu trasportato con un carro agricolo da Giovanni Battistella a Grantorto, sede del comando delle Brigate Nere e poi sepolto nel cimitero. Finita la guerra, i famigliari di Charles vennero a riprendersi le sue povere spoglie; si seppe allora che il pilota americano era un amico di Pio Botton (figlio di Ernesto del fu Pio senior); la famiglia Botton era infatti emigrata negli Stati Uniti, nell’Ohio, nel primo dopoguerra. La mamma del pilota volle anche conoscere la Enza Gava per ringraziarla per quel suo gesto umano. Purtroppo anche a Carmignano si registrarono alcune vittime dei bombardamenti alleati, tra le quali quella del quindicenne Antonio Tessari, di Spessa: “mentre sul verde prato accudiva al lavoro, infame mitragliamento nemico stroncava la sua esistenza”, recita la sua epigrafe del 10 settembre 1944. Negli ultimi giorni di guerra (dal 22 al 29 aprile), ricorda mons. Belluzzo nella sua Cronistoria, “Campese Luigi Florindo fu ucciso sulla porta di casa, Busatta Pietro di Luigi, in seguito a ferita data a brucciapello in casa propria, perché non aveva una bicicletta, il 28 sera moriva mentre si cercava l’intervento medico.” Pietro Ballardin, mentre rientrava dal suo giro della raccolta del latte, fu scambiato per un partigiano; un Tedesco in ritirata gli sparò, ma colpì un platano, un secondo tiro di fucile però lo colpì ferendolo gravemente alla testa. Anche Antonio Agostini, in via Ospitale, fu ferito al fianco sinistro da un tedesco in ritirata. Medicato dal medico di Grantorto, prima di essere trasportato all’ospedale di S. Bortolo, fu ricoverato al Seminario Vescovile di Vicenza in una specie di Pronto Soccorso, (con tre soldati tedeschi anch’essi feriti), dove egli comunicò a don Giuseppe Ballardin che suo fratello Pietro era stato gravemente ferito. Don Giuseppe si recò subito, a piedi, a Carmignano e fece ricoverare immediatamente Pietro a Vicenza con una jeep americana. L’interessante libro del vicentino Luca Valente ci riporta agli ultimi dieci giorni della guerra, il titolo è eloquente: “Dieci giorni di guerra - 22 aprile – 2 maggio 1945 : la ritirata e l’inseguimento degli Alleati in Veneto e Trentino”; ma il punto di vista non è quello dei partigiani, bensì quello degli alleati in avanzata e dei tedeschi in fuga. 770 Dopo aver raccontato le vicende di un gruppo di sbandati a Gazzo e lo “scontro notturno a San Pietro in Gu” fra tedeschi e americani, si passa alla battaglia di domenica 29 aprile 1945 a Grantorto: “Dopo uno scontro accanito (è il colonnello americano Avery Cochran che scrive) durato oltre un’ora, il nemico fu contenuto e vennero presi 125 prigionieri; il tenente Powers, della Compagnia E, rimase ferito. Mentre tentavamo di riprendere i contatti con le unità avanzate che erano state separate, la formazione fu aggredita alle spalle da una compagnia germanica di paracadutisti. Dopo essersi schierati e aver allestito frettolosamente delle posizioni, seguirono due ore di duri combattimenti, al termine dei quali il fanatico attacco tedesco fu respinto, con una stima di 80 nemici uccisi, feriti o catturati... Anche il 3° battaglione, in avanguardia sul Brenta, ha il suo bel daffare per respingere i contrattacchi tedeschi, decisi a non lasciarsi intrappolare. La colonna ha preso numerosi prigionieri, che vengono ammassati in una sorta di prigione di fortuna allestita frettolosamente nelle vicinanze, tra Carmignano e Ospitale di Brenta, non essendoci autocarri a disposizione per condurli in un’area controllata. Molti però approfittano della confusione per fuggire dall’edificio, cosicché il sergente maggiore del battaglione li fa trasferire al secondo piano e posiziona attorno al perimetro tre mitragliatrici. In quei frangenti truppe tedesche lanciano un forte contrattacco da sudest che isola e circonda l’intero corpo di guardia. I tedeschi attaccano furiosamente i veicoli di coda della colonna americana con i Panzerfaust e bersagliano con proiettili perforanti anche l’edificio adibito a prigione, dove sono asserragliati sia gli americani sia i loro camerati; questi ultimi ne approfittano per tagliare definitivamente la corda... Nelle ore successive, mentre il 2° battaglione riprende il controllo di San Pietro in Gu, dove si posiziona il posto di Comando tattico del 350° fanteria, la situazione raggiunge una relativa calma anche nell’area a ridosso del Brenta...” 16 Le testimonianze più significative degli ultimi giorni di guerra sono state raccolte dal prof. Guerrino Citton e stanno per essere pubblicate nel libro dal titolo “Unità Tedesche in ritirata”, al quale rinviamo per la comprensione degli eventi di fine aprile ’45 : “Testimonianza di Giovanni Marsetti, San Pietro in Gu, 29 dicembre 2006 16 L. VALENTE, Dieci giorni di Guerra : 22 aprile – 2 maggio 1945, Cierre Ed., Vicenza 2006, pp. 313-315. 771 Mio zio, Maino Luigi, partigiano della II^ Brigata ‘Damiano Chiesa’, morì nello scontro con in Tedeschi avvenuto lungo la ferrovia, in prossimità del passaggio a livello per Barche e Gazzo, nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1945. Da quanto ho appreso da uno dei partecipanti all’azione, ora deceduto, i partigiani avevano notato un gruppo di persone avanzare lungo la ferrovia. Pensando si trattasse di Americani (un camion americano era transitato poco prima in direzione di Carmignano di Brenta), si fecero loro incontro e, quando si accorsero che non erano alleati ma Tedeschi, non fecero più in tempo ad evitare il combattimento. Ne nacque una sparatoria furibonda, nella quale mio zio fu letteralmente crivellato di colpi… La prima fase della battaglia di San Pietro in Gu si svolse dalle ore 23.00 alle 24.00 e i Tedeschi riuscirono a sfondare e a passare con il loro calabrone ‘cacciacarri’… Per passare, i Tedeschi si sono serviti, come scudi umani, degli Americani catturati nel cortile della stazione ferroviaria… La seconda fase della battaglia si svolse verso Spessa di Carmignano di Brenta, dopo la mezzanotte. Cacciacarri pesante “Nashorn” (“Rinoceronte”) (g. c. Giovanni Pilotto) Testimonianza di Antonio Pertile, Carmignano di Brenta, 2 agosto 2006 Abitavo allora in via Colombare di Carmignano di Brenta. La sera del 28 aprile si presentarono da noi due tedeschi, di cui uno era armato e provvisto di 772 bandiera bianca e ci chiesero dove fosse San Pietro in Gu. Mio padre, con cenni della mano, riuscì a spiegare loro la direzione che dovevano prendere. Essi allora si incamminarono per la strada giusta. Pensammo subito che chiedessero di San Pietro in Gu perché era la sede di un gruppo di carristi. Quello però che neppure noi sapevamo era che gli stessi carristi avevano lasciato quella sera il paese, diretti a nord, e che subito dopo vi erano giunti gli Americani. Nella notte successiva un campo attiguo alla nostra casa venne invaso da molti mezzi meccanici, fra cui un ciongolato. Resisi conto di aver sbagliato direzione, i Tedeschi impiegarono circa un’ora ad uscire dal campo; il loro disorientamento era dovuto al fatto che, giunti dalla località Montagnola di Grantorto, presso casa Ometto, invece di prendere la strada che conduceva al passaggio a livello, erano entrati per errore nella nostra proprietà. Ripresa quindi la strada giusta, superarono il passaggio a livello. Poco dopo sentimmo ben distinti i rumori di una battaglia in corso e vedemmo il cielo solcato da grappoli di pallottole traccianti. Evidentemente i Tedeschi che ci avevano chiesto la strada, invece di puntare dritti verso nord, avevano piegato per San Pietro in Gu ed erano venuti a contatto con gli Americani. Testimonianza di Dina Cunico, Spessa di Carmignano, 23 gennaio 2007 Sono originaria di Asiago. Nel 1939 mi sono trasferita con la famiglia in Libia da dove ritornai sul finire del 1942. Da allora, abitiamo a Spessa. Durante l’occupazione tedesca, Villa Spessa era adibita a deposito di macchine e di pezzi di ricambio. Custode del magazzino era un maresciallo tedesco che era stato degradato. Ricordo benissimo che nelle prime ore del giorno 29 aprile ci fu uno scontro con mezzi pesanti tra una unità tedesca in ritirata e gli Americani che avanzavano da San Pietro in Gu. Evidentemente i Tedeschi cercavano di sfuggire all’accerchiamento, ma furono intercettati da mezzi corazzati americani. La battaglia fu violenta e si svolse lungo la vecchia Postumia, là dove ha inizio la strada per Spessa, a metà strada tra Carmignano e San Pietro in Gu. Secondo quanto venni a sapere, il numero dei morti fu elevato. Testimonianza di Ovidio Luisotto, Carmignano di Brenta, 1 settembre 2008 Sono della classe 1935. Avevo quindi 10 anni quando si svolse la ritirata tedesca. La notte tra il 28 e il 29 aprile 1945, cinque o sei camion tedeschi, provenendo dalla stazione ferroviaria di Carmignano, (dove probabilmente erano giunti risalendo lo stradone di Grantorto), avanzavano lungo la Postumia Vecchia con l’evidente intento di deviare, all’altezza dello stradone detto 773 ‘Cerato’, per Spessa e Pozzoleone. Oltre ad un notevole quantitativo di armi, i veicoli portavano fusti di benzina ed un carico di zucchero. All’altezza della deviazione per Spessa, un carro armato americano in movimento da San Pietro in Gu verso il Brenta, li scorse ed aprì il fuoco. Lo scontro fu violento. Le pallottole traccianti illuminavano a giorno il cielo. Si temeva che la nostra casa venisse, quantomeno, bruciata. Tutti i Tedeschi furono uccisi e i loro corpi, smembrati dalle cannonate americane, furono disseminati sulla strada e sul campo di frumento adiacente. Ricordo al riguardo che in giugno, al tempo della mietitura, trovammo sul campo parti di cadaveri in decomposizione. In particolare, la parte superiore del tronco di un soldato fu scagliata su uno dei rami del platano esistente ancor oggi sull’angolo della strada. La camicia che copriva quella povera carne rimase per ben tre anni appesa ai rami, sbattuta dal vento e dalla pioggia. Sembrava veramente uno spettro. Dopo lo scontro, la nostra casa fu adibita a sede di comando, mentre circa 200 Americani circondavano l’intera zona, temendo la presenza di sbandati tedeschi. Il carro armato, protagonista diretto dello scontro, dopo essersi girato nel cortile di casa, se ne andò il giorno successivo.” (Aggiungiamo che alcuni soldati morti tedeschi furono completamente spogliati e lasciati in mutande. Arrivata una jeep americana, un militare coprì un soldato tedesco ignudo con una tela, ma poco dopo anche questa caritatevole coperta sparì) Lo stesso prof. Citton ci segnala che, la sera del 28 aprile, a transitare sulla Vecchia Provinciale, diretto al Ponte di Fontaniva, era il 350° Reggimento della 88^ Divisione di Fanteria americana che, dopo gli scontri citati ed un altro dopo la stazione ferroviaria di Carmignano, raggiunse il suo obiettivo, liberando la Destra Brenta dove operava la Seconda Brigata partigiana ‘Damiano Chiesa’. Il mattino seguente, 29 aprile, transitava lungo lo stesso tragitto, la Task Force George, della 91^ Divisione di Fanteria americana. Era stata formata ad Orti, con il compito preciso di prendere Vicenza. Caduta la città in mano alleata, alle ore 5 del 29 aprile era partita con l’obiettivo di creare una testa di ponte sul Brenta, per consentire il passaggio del 361° Reggimento Fanteria, sempre della 91^ Divisione americana. Tale reggimento transitò per Carmignano e passò il Brenta verso le ore 11. “Testimonianza di Albino Zurlo, Carmignano di Brenta, 2 settembre 2008 774 Quando si verificò lo scontro di Spessa, avevo circa 20 anni. Lunedì 30 aprile ricordo di essere andato con mio padre Luigi, stradino comunale, assieme al becchino del paese, a raccogliere le salme dei soldati tedeschi sparse qua e là. Mentre io accudivo l’asina, il babbo e il necroforo sistemavano i morti sulla carretta che aveva le ruote di legno. Percorremmo la strada Cimitero – Spessa parecchie volte, in quanto i corpi da caricare erano molti. Complessivamente ritengo siano stati una sessantina. In cimitero li deponemmo in una fossa comune che si trovava attigua alla cappella di Giovanni Rigon. Il luogo fu poi delimitato da quattro cippi uniti fra loro da catenelle. Per quanto riguarda i fatti di Carmignano, non va dimenticata la presenza nel territorio del comune di due ufficiali americani incaricati di tenere, via radio, i contatti con i propri connazionali e di dare le coordinate ai piloti dei bombardieri alleati che, con frequenza sempre maggiore, colpivano il ponte di Fontaniva e gli obbiettivi strategici più importanti. Il primo ufficiale aveva la sua sede in canonica, ospite di don Giuseppe Belluzzo, come mi ha raccontato, nel luglio 2004, Pia Stocco, valente staffetta partigiana. Il secondo abitava in un bunker che si era costruito lui stesso (ma qualcuno afferma che esistesse già) presso la proprietà Prosdocimi. Testimonianza di Luigi Sarzo, Carmignano di Brenta, 4 ottobre 2008 (Dopo l’8 Settembre). Erano tempi duri; lavoravo, come mezzadro con i miei fratelli, ben 70 campi di proprietà della famiglia Prosdocimi ed abitavamo vicino alla ferrovia di Camerini, in contrada Ospitale. In seguito, per evitare possibili conseguenze negative dei sempre più frequenti bombardamenti aerei alla linea ferroviaria e al ponte bdi Fontaniva, ci spostammo a Grantorto, ospiti di Giacomo Biasia, nella cui casa vissi fino all’arrivo degli Americani. Durante la mia attività lavorativa, feci la conoscenza di un nuovo abitante della zona. Si trattava di un maggiore americano che era stato paracadutato non lontano dai Prosdocimi, presso l’odierna cava ‘Meneghini’. Qui aveva costruito un bunker in cui teneva tutti i suoi strumenti e, soprattutto, una radio ricetrasmittente con cui comunicava con i suoi e dava le coordinate ai piloti alleati… Egli ci diceva, con assoluta precisione, dove avrebbero bombardato e quando. Evidentemente non aveva scelto a caso la località dove costruirsi il rifugio; ritengo che i comandanti partigiani sapessero tutto di lui e di quello che faceva. Treminata la guerra, il bunker è rimasto lì, in mezzo ai campi, per molti anni, finché un giorno i ‘Meneghini’ non lo hanno distrutto per dar corso agli scavi del bacino (anche qui ci sono differenti opinioni nell’individuare il luogo esatto del bunker). 775 Il 350° Reggimento dell’88^ Divisione americana fu impegnato anche nei combattimenti di Grantorto dove il II° Battaglione, che era avanzato in direzione del Brenta, si scontrò con la colonna tedesca… Dopo una dura battaglia di oltre un’ora, il nemico fu messo in rotta e furono fatti 125 prigionieri… La notte dal 28 al 29 aprile - ha scritto il sindaco di Grantorto Alessandro Zucchi all’indomani della Liberazione – il territorio del Comune si è trasformato in un vero campo di battaglia, per il sopraggiungere delle prime truppe americane liberatrici. Avvennero dei combattimenti nel piazzale della Chiesa, nei pressi del Cimitero, in Via Vittorio Emanuele II° e lungo la strada provinciale Grantorto – Carmignano. In tale combattimento sono rimasti morti n. 32 Tedeschi ed un solo alleato… Le truppe liberatrici occuparono completamente il paese alle ore 6 del mattino del 29 ed alle ore 9 cessarono le sparatorie… Jeep americana in via Roma il 29 aprile 1945 (g. c. Biblioteca Civica di Carmignano) SCONTRO DI CARMIGNANO DI BRENTA Testimonianza di Balin Giovanni , Carmignano, 8 giugno 2006 Sono nato nel 1926 e dunque, all’epoca dei fatti, avevo 19 anni. Nel 1937 mio padre si trasferì da Fratte di Fontaniva a Carmignano, in via Ospitale, ora S. Pietro in Brenta, non lontano dal fiume e al confine con i comuni di Grantorto e Fontaniva. La sera del 28 aprile, gli Americani raggiunsero il Brenta seguendo la linea ferroviaria e la statale, allora provinciale Cittadella – 776 Vicenza. Lo scopo di questa venuta fu ben presto chiaro a tutti: tagliare la strada ai Tedeschi in ritirata e costringerli alla resa. Lo scontro, durato ore ed ore, fu inevitabile. Una mitragliatrice, piazzata tra la famiglia dei fratelli De Marchi e quella dei fratelli Manfio, continuò a sparare per tutta la notte. Anche la nostra casa fu crivellata di colpi e, la mattina del 29 aprile, vidi morti ovunque, in particolare nei pressi della famiglia Rachela, dove una volta c’era il passaggio a livello. Testimonianza di mons. Giuseppe Gallinaro, Carmignano , 4 luglio 2006 Fra i ricordi relativi alla guerra, mi sono rimasti impressi in modo particolare l’arrivo degli Americani a Vicenza e la benedizione delle salme dei caduti tedeschi negli scontri di San Pietro in Gu e Carmignano di Brenta. Ricordo molto bene che lunedì 30 volli recarmi a Carmignano per avere notizie della mia famiglia e che quando giunsi a S. Pietro in Gu incontrai un carro agricolo, condotto da buoi, pieno zeppo di Tedeschi morti. Il conducente era lo stradino comunale il quale mi pregò di impartire la benedizione alle salme, pio ufficio che subito adempii. La stessa benedizione impartii a Carmignano ai morti che erano stati raccolti qua e là e che stavano per essere condotti in cimitero, nella fossa comune. Notai in particolare che un Tedesco aveva nel taschino della giacca un rosario…” Sentiamo ora le sensazioni di “Bepi” Monegato in quegli ultimissimi giorni di guerra: “La Germania è vinta da un pezzo; eppure anche negli ultimi momenti veder passare una compagnia di tedeschi armati ed equipaggiati, nel suo comportamento rigido, fiero, disciplinato e cantando, nessuno direbbe che quella gente sta perdendo la guerra ! Son riuscito ad isolare uno di loro, un giorno dell’altra settimana... assicurato che io gli parlavo in buona fede... mi disse: ‘Io avere piacere – finire guerra, perché casa moglie, bambini, mamma vecchia aspettano’ e si dileguò per paura d’essersi imbrogliato sul mio conto e d’esser tradito’. Siamo tutti uguali ! Molti sono quelli che vengono disarmati anche qui, in provinciale, ma purtroppo molti ancora si fanno prima uccidere ed in questo tempo sparano giusto... Sono feroci ed inferociti vieppiù dalla condotta dei partigiani che sparano loro alle spalle ! Trovo giusto in questo caso che ci siano i partigiani (cosiddetti patrioti), ma la condotta di questi non sempre è frutto di buona ed intelligente organizzazione... Noi qui siamo ancora invasi dai tedeschi – naturalmente sarà ancora per poco. - 28 aprile 1945 – Stamattina ho visto una ritirata che dava il senso vero della disfatta... ore 14,10 – Continua la ‘Caporetto’: chi con cavalli, con asini, con biciclette, a piedi... Passano e rubano e vogliono con violenza soltanto le biciclette che trovano e in qualche caso hanno anche ucciso qualcuno perché non voleva cedere il velocipide. Tranne questi incidenti, non fanno male a nessuno, se non sono provocati, ma diventano ciecamente feroci quando 777 qualcuno cerca di metterli in pericolo o maltrattarli, allora bruciano tutte le case ed uccidono tutti gli uomini e donne che trovano; a molti paesi succede tutto ciò. Son convinto che ben pochi arriveranno in Germania e questi saranno seminudi ed affamati... - Notte agitata del 28 – 29 Aprile 1945. Scaramucce e fucilate, bombe e raffiche di mitra, tedeschi mimetizzati, strade quasi deserte, il tuono dei cannoni sempre più vicini, platani delle strade minati, intese di partigiani... Cominciava ormai l’alba ed un carro armato (tedesco) parte per andare verso la stazione. Poveracci ! Dove andate ? Fuggite a Nord e non verso la morte ! E’ già a metà strada di Via Margherita e vien fuori Carletto Cervato, io lo chiamo invitandolo imperiosamente di rientrare, al che lui subito ubbidisce; appena in tempo a sparire che quelli del carro armato voltano verso di noi la mitragliera pesante con una raffica tremenda... avevano paura che Carletto fosse un partigiano. Altre squadre di tedeschi mimetizzati passano strisciando i muri... - Domenica mattina 29 aprile 1945 : Due ore fa sono arrivati gli americani. Ci sembra un sogno... - Ore 12,40 : i tedeschi fanno resistenza sul Brenta ? Ma come ? Ci giunge notizia che hanno ucciso tre partigiani di Fontaniva che conosco bene ( si tratta di Galdino Velo, Pietro Campesan e Antonio Luigi Velo, ai quali è dedicata una lapide sull’argine del Brenta, poco prima del nuovo ponte, sulla destra)... - 30 Aprile : Son entrati gli americani in Cartiera, con molte macchine; tutta una ragnatela di fili telefonici e telegrafici. Esercito superlusso: hanno tutto ciò che si possa immaginare, gradiscono solo qualche uovo o latte fresco. Hanno tante sigarette e fumiamo anche noi. Sembra l’esercito del silenzio. Partigiani con fascia tricolore e mitra o moschetto arieggiano da liberatori, allora potrei fare il liberatore anch’io. Ieri pomeriggio io e Romano Toniolo abbiamo fatto un giro per la Provinciale; che spettacolo macabro: dietro i platani, qua e là tedeschi squartati, ancora con le armi in pugno... Qui è tutto un ronzio di cicogne (aerei da ricognizione che precedevano l’avanzata degli alleati) e stanotte i cannoni americani, piazzati qui da Cervato, sparavano. Dove ? In tanta mortificazione, passavano stanotte colonne interminabili di prigionieri tedeschi disarmati e guidati da americani. Il carro armato di ieri notte è rotto dalle cannonate americane ed i suoi uomini sono andati in briciole...” 17 Prima di essere distrutto nella battaglia che si svolse all’incrocio per Spessa presso i Lazzaretti e i Luisotto, un “panzer” tedesco era riuscito a centrare qualche casa carmiganese ed il pollaio del “campanaro” Gino Parise. Un proiettile entrò nella camera del cappellano fermandosi sulla testiera del letto, ma per fortuna don Giovanni Servani si era già nascosto nel campanile della 17 G. MONEGATO... cit., pp. 68-69 778 chiesa (vecchia) ed in una stanza adiacente dove avevano trovato rifugio anche il parroco Belluzzo con sua sorella, Giovanni Dalla Bona e Cesare Milan (con sua mamma Ginevra); questi ultimi due erano appena rientrati da una spedizione notturna in via Provinciale, dove avevano l’intenzione di spostare i cartelli che indicavano le direzioni: una sventagliata di mitraglia li aveva dissuasi e costretti a buttarsi in mezzo all’erba della campagna. Al mattino del 29, lo spettacolo di morti e feriti, soprattutto tedeschi, ma anche americani, restò impresso nella memoria di tanti nostri concittadini. Giovanni Dalla Bona aveva allora 18 anni ed era stato assunto nell’ufficio “annonario” comunale qualche tempo prima; siccome i prigionieri tedeschi, che si erano arresi dopo la battaglia notturna, erano numerosi, alcuni furono portati sul piazzale del Municipio, gli altri si diressero, a piedi e scortati dai partigiani, verso Vicenza: Ovidio Galzignato, cugino del partigiano Lino, ingaggiò anche “Giovannin” Dalla Bona nella scorta armata fino alla periferia della città berica dove i camion americani caricavano solo i feriti. L’ingresso degli americani in Carmignano avvenne quindi da S. Pietro in Gu’: mentre le truppe, ben equipaggiate, si dirigevano verso Fontaniva, una prima jeep proveniente dalla strada provinciale (S. P. 29) arrivò sulla piazza della vecchia chiesa dove fu avvistata per primo da Gino Parise che chiamò subito l’arciprete Belluzzo il quale uscì con in mano una bandierina tricolore per salutare i militari. Rassicurati, i soldati alleati entrarono in paese ed il parroco, essendo domenica, si apprestò a dir messa nella vecchia chiesa. Alle ore 11 furono scattate almeno tre foto, conservate nell’archivio privato di Giovanni Cè. Gruppo di “Garibaldini” carmignanesi fotografati davanti alla macelleria “Fiore”, alle ore 11 del 29 aprile 1945, come annotava Giovanni Cè sul retro della foto 779 Poche ore prima, proprio difronte alla farmacia, l’allora dodicenne Vally Rasotto di Paolo fu protagonista di un piccolo gesto di fratellanza: un soldato tedesco era stato ferito da un “cecchino”, un certo M…, ed era stato portato nella casa dell’Aurora Fusco (ora condominio Facco). Venutolo a sapere, la ragazzina corse a casa e prese un bicchierino di grappa per offrirlo al militare ferito e sanguinante. Riportiamo ora i nomi dei “Partigiani” carmignanesi quali appaiono in un foglio sparso del 1945 conservato nell’archivio storico del Comune di Carmignano. L’elenco è stato aggiornato con quanto riportato nel citato libro di Guerrino Citton: “PARTIGIANI della ‘Seconda Brigata Damiano Chiesa’ (In cima alla lista è doveroso mettere il ‘martire’ della Resistenza carmignanese RIGON CRISTIANO di Giovanni) - CURAMI Primo fu Giuseppe - CATTAPAN Antonio di Antonio – PEDRON Antonio di Girolamo – ZAMPIERI Giuseppe fu Luigi – ZAMPIERI Alessandro fu Luigi – VOLPATO Giovanni fu Francesco – MENEGHETTI Adelino di Giuseppe – RIGONI Umberto di Giovanni – BALLARDIN Pietro di Bortolo – FACCHINELLO Rino di Giacinto PARTIGIANI della III e V Compagnia del I° ‘B. T. G. Stella’ della ‘Brigata Garibaldi ‘F. Sabatucci’: CORTESE Aldo di Marco – CORTESE Giacomo di Marco – CORTESE Francesco fu Giacomo – RAMBALDI Armando di Michele – MURARO Giovanni di Luigi – FABRIS Ovilio di Luigi – CASAROTTO Alessio fu Elia – GALZIGNATO Lino di Emilio – CARON Antonio fu Remigio PATRIOTI : NAPOLITANO Pasquale di Vincenzo – CATTAPAN Antonietta di Antonio – STOCCO Pia di Luciano – ZAMPIERI Teresina fu Luigi – GALLIO Umberto di Ermenegildo – PERUZZO Albino di Vincenzo – BATTISTELLA Virginio di Antonio – DALLA BONA Giacomo fu Pietro – TESSARI Aldo di Giuseppe – TESSARI Giuseppe fu Pietro – TESSARI Lino di Giuseppe – BARCO Antonio di Giuseppe – CUNICO Antonio di Andrea – CARLESSO Vittorio CHILO’ Mario - PIVA Elsa - TOFFANIN Luigi CATTANI Antonio – FABRIS Elisa di Luigi – FABRIS Severino di Luigi – GIARETTA Antonio di Innocente – GALZIGNATO Ovidio di Giuseppe – LAGO Antonio fu Luigi – PERUZZO Maurizio di Vincenzo – ROZZANIGO Severino di Basilio – STRADA Jole - ZECCHIN Ezio fu Carlo ”. 780 781 Tessera del partigiano Giuseppe Zanonato, padre del nostro concittadino Mario Zanonato 782 Pubblichiamo ora un profilo del partigiano camazzolese Antonio Pedron (definito, come vedremo, da un giornalista del 1946 “il superbo comandante dei partigiani”) a cura del figlio Gianfranco: 783 784 785 III - IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE Il mese di aprile del 1945 è così commentato dal parroco don Giuseppe Belluzzo: “Mese durissimo e doloroso. Le bande nere si scagliano sul popolo inerme nei modi più inumani e brutali… Ai banditi di Mussolini si aggiungono i tedeschi, degni loro camerati. Invadono le famiglie, asportano quanto capita loro sotto mano: biciclette, cavalli, asini, oggetti di valore. Specialmente l’ultima settimana è stata terrorizzante: Campese Luigi Florindo ucciso sulla porta di casa, Ballardin Pietro ferito gravemente, Busatta Pietro di Luigi, in seguito a ferita data a bruciapelo in casa propria perché non aveva una bicicletta, il 28 sera moriva mentre si cercava un medico. La notte tra il 28 ed il 29: un vero inferno. Ebbero luogo combattimenti nelle zone periferiche del paese e specialmente attorno alla Chiesa ed alla casa canonica… Al mattino, la battaglia infuria… Finalmente, (dopo i primi carri armati entrati in territorio di Carmignano verso l’una di notte e che dovettero sostenere tutto il peso della lotta), giunse, accolta entusiasticamente dai primi coraggiosi, la fanteria inglese, armata fino ai denti, che riuscì a domare le resistenze nemiche sulla Via Provinciale e nel caseggiato di Via Ospitale. Siamo liberi. Siamo salvi, Grazie al Signore e grazie alle truppe degli alleati…” 18 Il 30 aprile 1945, il “Comitato di Liberazione Nazionale di Carmignano di Brenta” su mandato conferito dal “Governo Democratico Italiano al Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia” decretava: “Il C. L. N. assume funzioni di Giunta Popolare di Amministrazione ed è composto come segue: Rambaldi Armando – Costa Antonio – Cè Giovanni – Sommacal Mario – Cattapan Antonio – Cortese Aldo – Lunardi Cristiano – Gori Gino – Costacurta Luigi – Basso Giacomo – Sabadin Napoleone. Il Sindaco del Comune è designato nella persona del Sig. Bovo Giacomo… Tutte le forze armate del Regime nazifascista sono sciolte. Gli appartenenti alle disciolte forze armate del passato regime sono tenute, sotto pena di morte, a presentarsi per la consegna immediata delle armi e dell’equipaggiamento al Comando del Corpo Volontari della Libertà avente sede nella caserma dei carabinieri… Il sindaco del Comune ed il C.L.N. cureranno il più rigoroso mantenimento della sicurezza e dell’ordine pubblico. Una Commissione di Giustizia è istituita presso questa Giunta Popolare di Amministrazione per assicurare la rapida epurazione della vita locale dai residuati del passato regime di corruzione e di tradimento, per la punizione esemplare dei criminali di guerra e di quanti si sono resi complici delle barbarie e dell’oppressione nemica…” 19 18 G. BELLUZZO, Cronistoria Parrocchiale, pagina citata dalla F. Maistrello nella sua tesi cit. “Il Comune di Carmignano...” 19 Archivio Privato cav. G. Cè. 786 787 Il cav. Giovanni Cè, in un’intervista concessa alla dott. Francesca Maistrello il 10 marzo 2002, ha dichiarato: “Fui incaricato a dattiloscrivere il proclama e il giorno 29 aprile 1945 mi recai alle Colombare a sud del paese, dove c’era la tipografia di Galzignato sfollato dal centro del paese, per farlo stampare. Ormai la liberazione era nell’aria e, in questo vuoto di potere in cui le autorità del vecchio regime erano state esautorate, bisognava predisporre le cose secondo le indicazioni dei comandi partigiani. L’organizzazione di tutto questo fu affidata alle poche persone colte del paese, fra le quali Mario Sommacal (comandante del Corpo Volontari della Libertà, all’epoca studente di Medicina a Padova dove conobbe il rettore dell’università Concetto Marchesi, che raggiunse poi in montagna nelle brigate partigiane). Il 30 di aprile il proclama venne reso pubblico e affisso in tutte le strade del paese.” 788 Il 19 maggio il C. L. N. proclamava la nuova Amministrazione Comunale (Sindaco e Giunta). 789 Il 26 maggio 1945 si insediava la nuova Giunta Municipale per l’amministrazione del comune. A Carmignano non fu identificato alcun “criminale di guerra”, ma il C. L. N. locale scatenò una frettolosa “caccia alle streghe” che lo portò a commettere degli abusi, ben documentati: “Considerata la urgente necessità di epurare la vita interna della locale Cartiera da elementi notoriamente fascisti o propagandisti e sostenitori del nazifascismo; ritenuto necessario di sentire il parere di ogni singolo dipendente della Fabbrica circa le decisioni di licenziamento o sospensione già a carico di impiegati ed operai”, il C. L. N. indiceva un “plebiscito” per confermare o meno il provvedimento già deciso dal Comitato locale che organizzò la votazione in cartiera nei giorni 22 e 23 maggio. L’urna contenente le schede fu trasportata in municipio per il conteggio dei voti. Lo spoglio fu eseguito da sette scrutatori tra i quali il sindaco Bovo ed il vicesindaco Angelo Calzolato. L’esito della votazione sanzionava il licenziamento di 12 dipendenti della cartiera, tecnici, impiegati, ma anche qualche operaio e la sospensione di otto operai e di due impiegati. La decisione costituiva un fatto grave che colpiva gli interessi dello stesso stabilimento, come faceva presente il direttore della cartiera Angelo Vian in un rapporto inviato al prefetto di Padova il 16 giugno 1945: “Il Comitato di Liberazione Nazionale, subito dopo la partenza delle truppe della V Armata Americana, ha presentato al Direttore della Cartiera una lista di persone, chiedendo se la loro assenza dal lavoro poteva nuocere all’andamento dello stabilimento; nella lista figuravano 11 dipendenti, oltre il Direttore stesso. Il Direttore ha risposto che alcuni di questi dipendenti, essendo capi reparto, la loro assenza avrebbe indubbiamente danneggiato l’andamento del lavoro… Il 5 maggio gli 11 dipendenti ricevevano da questo C.L.N. l’ordine di fermo in casa. Il 16 maggio il C.L.N. presentò alla Direzione della Cartiera la lista di 9 dipendenti che il Comitato aveva licenziato e di altri 12 che erano stati colpiti da una sospensione dal lavoro di giorni 30. Questo C.L.N. ha indetto, per il giorno 22 e 23 maggio un plebiscito a schede segrete fra gli operai ed impiegati della Cartiera: ad ogni dipendente venne consegnata una scheda contenente i nomi di 22 condannati; accanto ad ogni nome il dipendente doveva scrivere le parole ‘licenziato’, ‘sospeso’, ‘libero’, a seconda delle intenzioni del votante. Venne data facoltà ai votanti di aggiungere altri nomi, secondo il loro desiderio… I licenziati, che nella prima lista erano 9, colla votazione salirono a 12; i sospesi scesero da 12 a 10. 790 Il giorno 23 stesso, il C.N.L. presentava la lista dei nominativi da assumere in sostituzione dei licenziati. La Cartiera ha dovuto assumere tre impiegati e sei operai manovali comuni… Il Comitato presentò, il giorno 29 maggio, alla Cartiera, due avvisi da affiggere nello stabilimento… subito ritirati dallo stesso C.N.L. (perché basati su erronea interpretazione dell’Ordinanza Generale n° 35 dell’A.M.G. che prescriveva la possibilità di ‘Epurazione’ per le industrie ‘di interesse nazionale’)…Il 4 giugno, d’ordine del C.L.N., tutti gli impiegati ed operai ‘sospesi’ hanno potuto riprendere il lavoro. Lo stesso giorno, alle ore 11, il Presidente del C.L.N. in persona si è presentato in Cartiera ed ha comunicato al Direttore che il Comitato, dopo maturo esame, aveva deciso di annullare i risultati della votazione e di considerare valide soltanto le due liste (licenziati e sospesi) del giorno 6 maggio. Considerato che il giorno precedente il Prefetto di Padova aveva avuto una conferenza coi componenti del Comitato, durante la quale era stato esaminato il caso dell’epurazione dei dipendenti della Cartiera, è lecito supporre che tale decisione provenisse da ordini o da consigli del Prefetto stesso… Alle ore 22 dello stesso giorno il Presidente del C.N.L., accompagnato dai membri del Comitato e da numerosi partigiani, si fece ricevere dal Direttore per comunicargli che egli, di fronte ad un’insurrezione di partigiani ed anche di operai della Cartiera, si trovava costretto ad annullare la decisione comunicata al mattino ed a riconfermare la validità della seconda lista, quella cioè che era la conseguenza della votazione segreta indetta fra operai ed impiegati… La mattina del 14 giugno irruppe nello stabilimento un gruppo di soldati della Divisione FRIULI di stanza a Vicenza: il tenente Cipriani presentò al Direttore una lista di persone che era incaricato di prelevare. (Si venne poi a sapere che la Divisione ‘Friuli’ era incaricata di operazioni speciali di polizia, di rastrellamento degli ex militari al servizio dell’Esercito Repubblicano e Germanico, di fascisti nascosti ecc., ma non di civili che fossero sospettati più o meno di fascismo). Assieme ai soldati s’incunearono diversi cosiddetti partigiani di Carmignano che fecero suonare la sirena provocando l’uscita nei cortili di tutti gli operai; davanti a tanta folla, e quindi con spettacolo coreografico completo, il Tenente lesse una lista di nomi di persone che doveva portare con sè, della Cartiera: Vian Angelo…In paese vennero uniti a questi un gruppo di altre persone (otto in tutte)…Tutte le persone vennero condotte a Vicenza, da qui rinviate a Schio, da dove sarebbero partite l’indomani per il campo di concentramento loro destinato. Vian soltanto fu rimandato a casa, la sera stessa, con ingiunzione di fermo…” 20 20 ASPd, Commissariato Provinciale per le Sanzioni contro il Fascismo, b. 4/2. 791 Documento conservato presso l’Archivio di Stato di Padova (Commissariato Provinciale per le Sanzioni contro il Fascismo, b. 4/2) 792 Senonché, il prefetto di Padova venne a sapere dell’abuso commesso a Carmignano nei confronti dei dipendenti della cartiera (considerata dai partigiani il “covo dei fascisti”). “Il Prefetto, meravigliatissimo dell’accaduto (senza suo ordine, senza mandato di cattura), provvide perché alla mattina successiva il Comandante del Battaglione Partigiani della zona si recasse a Vicenza per chiarire la situazione e far liberare immediatamente i civili arbitrariamente arrestati. Ciò avveniva regolarmente e nel pomeriggio del giorno 15 gli altri cinque dipendenti ritornarono a Carmignano assieme a qualche altro arrestato del paese.” 21 Nel frattempo il C.L.N. aveva dato alla popolazione una lezione di antifascismo facendo tagliare a zero i capelli di alcune signore e signorine che si erano dimostrate, durante il regime, delle “fascistone sfegatate” ed il “nanetto di Grantorto”, il brigatista nero che tanto aveva spadroneggiato nella nostra zona negli ultimi mesi, fu portato a Carmignano in un carro con la testa infilata dentro una “caponara”. Intanto, il 3 giugno 1945 era arrivato a Carmignano il prefetto di Padova Gavino Sabadin che si incontrò con il sindaco Giacomo Bovo, la Giunta Municipale composta dal vicesindaco Angelo Calzolato, Antonio Bertoluzzo, Antonio Carlesso, Giovanni Rodighiero e Giosuè Natale Sommacal. Presenti anche il comandante dei Carabinieri, l’arciprete Belluzzo, il C. L. N. composto da Armando Rambaldi, Antonio Cattapan, Aldo Cortese e Giuseppe Zampieri, il C. L. N. di S. Pietro in Gu’; c’era anche Antonio Costa: “Il Sindaco espone le necessità più urgenti del paese: ALIMENTAZIONE... MANODOPERA...” Il Prefetto suggeriva: “il C.L.N. raccolga dei fondi dalle ditte maggiormente arricchite col fascismo e con la guerra; con le somme raccolte si potranno far lavorare dei disoccupati nella riparazione delle strade comunali o altri lavori locali indispensabili e di pubblica utilità”. Ma la ditta più florida del paese, la Cartiera di Carmignano, dipendeva da una società svizzera e quindi sarebbe stato problematico intervenire. La ditta Cariolaro si rese disponibile ad installare “una macchina per la fabbricazione della carta che darebbe lavoro a circa una trentina di reduci”, ma tre famiglie che abitavano “nel recinto ove verrà costruita la fabbrica” avrebbero dovuto “sloggiare” e non si sapeva dove trasferirle. Per procurare legna “da assegnare alla popolazione sprovvista di legna da ardere”, si decise di smantellare i “bunker” fatti costruire dai Tedeschi in punti strategici del paese. “L’Eccellenza il Prefetto ha trattato quindi la questione importante della Cartiera. In proposito è del parere di confermare i primi 12 licenziamenti effettuati con plebiscito delle maestranze della Cartiera. In quanto al Direttore della Cartiera, del signor B. e di qualche altro che gli operai dissero che sarebbe 21 Ibidem. 793 bene fossero allontanati, pel momento non è il caso di agire, anzitutto perché bisognerebbe sentire il parere della Direzione Centrale della Cartiera che ha sede in Svizzera. Questo per un certo riguardo agli stranieri e, in secondo luogo, perché la direzione predetta potrebbe offendersi e sia pur temporaneamente far chiudere la Cartiera, con gravi conseguenze pel nostro Comune.” “L’Ecc. il Prefetto ringrazia tutti i presenti e li saluta cordialmente. Rimane nell’aula il C. N. L., per delle modifiche sui nominativi degli amministratori comunali. Dopo qualche discussione ed interrogazione, si addiviene al seguente cambiamento: 1°) Il signor Cè Leonzio viene nominato Sindaco in luogo del signor Bovo Giacomo; 2°) Il signor Bertoluzzo Antonio viene nominato Vice Sindaco... 3°) Vengono nominati membri della Giunta Municipale i signori: Battistella Antonio di Virginio – Carlesso Antonio (confermato) – Gori Gino – Rodighiero Giovanni (confermato).” Leonzio Cè, ex assessore nell’ultima giunta democratica prima del Fascismo, era amico del prefetto Sabadin fin dai tempi delle “Leghe Bianche” cittadellesi; era persona stimata dalla gente e considerato dal parroco Belluzzo “un uomo tutto d’un pezzo, cristiano fervente, sindaco fedelissimo e di totale dedizione pel bene del paese”. La nuova Giunta Municipale, insediatasi il 5 giugno, si mise subito all’opera, deliberando di recuperare il materiale bellico sparso in vari luoghi: “ - che il camion riparato dal meccanico Tonta e consegnato al sig. Cesare Beghetto venga riconsegnato al Municipio e chiuso in ambiente sicuro - che l’auto e la moto in uso ai Partigiani vengano riconsegnate al Municipio e riposte in rimessa - che i due camion in riparazione in Cartiera possibilmente restino in custodia in Cartiera - che tutto il materiale presso il magazzino di Spessa venga con urgenza e con la sorveglianza del Comando dei Carabinieri passato nel magazzino presso il Municipio, ove più facile è la custodia (e non trafugato di notte come avveniva a Spessa) - che tutto il materiale presso terzi, non ancora inventariato... venga immediatamente riconsegnato al Municipio e posto in luogo sicuro”.22 Il 7 luglio 1945, il sindaco Cè si rivolgeva ai carmignanesi ricordando loro la priorità del problema della casa, scagliandosi, come abbiamo visto, contro il male del secolo: il ballo ! Nell’ex colonia elioterapica avrebbero trovato posto ben 34 persone di cinque o sei famiglie, più tardi ridotte a tre sole: Toffanin, Comin e Mariga che che avrebbero poi acquistato l’immobile dal comune. 22 Cfr. F. MAISTRELLO, Il Comune di Carmignano di Brenta... cit., appendice documentaria. 794 Il sindaco Cè dovette occuparsi anche del problema delle “epurazioni” delle persone che erano state denunciate alla “Commissione Provinciale per le Epurazioni contro i Fascisti”.23 Con buon senso e senza desiderio di vendetta, Leonzio Cè intervenne anche per difendere alcune persone che, pur avendo aderito al fascismo e avuto incarichi ad alto livello, verso la fine della guerra si erano smarcati dalla politica “repubblichina”; non si trattava solo di impiegati comunali, ma anche di impiegati della Cartiera. Documento del 30 luglio 1945 conservato presso l’Archivio di Stato di Padova (Commissariato Provinciale per le Sanzioni contro il Fascismo, b. 4/2) 23 Carmignano poteva vantare, durante il ventennio fascista, due “Sciarpe Littorio”, due giovani cioè che aderirono alla Marcia su Roma del 28 ottobre 1922. Cfr. ASPd, Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo – Commissione Provinciale di Epurazione, b. 4/2 e b. 9/Carmignano di Brenta. 795 D’altra parte, anche la Cartiera di Carmignano, con una lettera del 2 agosto 1945, si rivolgeva alla “Commissione di Epurazione” per garantire la legalità degli interventi disciplinari nei confronti dei presunti colpevoli di abuso di potere durante il regime fascista. 796 Poco tempo dopo, anche gli ex “gerarchi fascisti” locali, dopo un breve periodo di sospensione dal lavoro, ripresero la loro posizione sociale in paese. Passata la dittatura, il pericolo numero uno stava ora diventando il “Comunismo”. Il 12 settembre 1946 le piazze principali del paese, ex Vittorio Emanuele III e Umberto I°, sarebbero state dedicate rispettivamente a Guglielmo Marconi e al Popolo. Si salvava il Viale Regina Margherita, designato ormai con la sola Margherita. Solo a Grantorto resistono ancor oggi i toponimi “SabaudoMonarchici” (vie Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, Umberto I, Regina Elena, Principessa Jolanda, Duca degli Abruzzi…). Alcuni simboli del Regime Fascista, come per esempio le scritte sui muri firmate ‘Mussolini’, anche se cancellate, sarebbero periodicamente riemerse. Anche gli stemmi con la bandiera sabauda ed il fascio littorio impressi sulle cassette della posta sarebbe durati a lungo. Ritornando un po’ indietro, un altro problema urgente da risolvere nel dopoguerra era la questione del latte: “un bene - ricorda Francesca Maistrello - di prima necessità prezioso in quanto, oltre ad essere l’alimento principale dei neonati, veniva utilizzato per fare il burro, unico condimento che la popolazione poteva permettersi. La situazione si aggravò anche perché gli agricoltori di Carmignano, oltre a produrre latte per uso locale, dovevano riservarne una quantità per la città di Padova. Nell’agosto del ’45 sorsero dei problemi che impedirono la fornitura di latte in città. Il sindaco Cè si rivolgeva con queste parole all’ Ufficio Provinciale Servizi Agricoltura: ‘Carmignano è industriale e poco agricolo, molte vaccine sono all’alpeggio e le altre sono pregne. Con la siccità in primavera e la grandine dell’8 agosto non c’è fieno ed erba, così che con poche foglie secche si disseca anche il latte. Molti agricoltori saranno costretti a ridurre le vaccine, ripercuotendosi così il danno sul conferimento della carne. Le mamme protestano perché sempre più si riduce la razione del latte’. Il sindaco proponeva la nomina di un controllore di latte, al fine di garantire un severo e regolare controllo. Cè implorava gli agricoltori a consegnare maggiori quantità di latte per uso diretto, anziché consegnarlo alle latterie, considerando questo gesto un saggio dovere civico e umanitario. Le lagnanze e le proteste da parte della popolazione però non si placavano perché, oltre alla mancanza di latte, il prezzo era aumentato di 10 lire. Questo aumento era stato accordato per dare soddisfazione ad una richiesta degli agricoltori, ma gravava direttamente sul consumatore... Il malcontento della popolazione non si placava; il 18 aprile 1946 gli operai organizzarono una dimostrazione davanti al municipio: rivendicavano il fatto che le loro paghe erano troppo basse rispetto all’alto costo dei beni di prima 797 necessità. Il prezzo del latte, nell’aprile del ’46, era infatti stato fissato, a seconda dei redditi familiari, in tre fasce...” 23 Dell’affare si occupava anche la stampa: “CARMIGNANO DI BRENTA – Il Prezzo del Latte A Carmignano si fissa il prezzo del latte a seconda dei redditi familiari ! Il povero (o presunto tale) ha il latte a 21 lire al litro; il ricco (o presunto tale) a 30 lire. Se il concetto uniformatore fosse l’inizio per l’applicazione di un programma politico enunciato e strombazzato, forse niente di male, ma occorrerebbe che la differenza di prezzo andasse a beneficio dei poveri, degli ammalati ecc.; viceversa va nelle tasche dei produttori, mai sazi. Nella categoria dei ricchi sono stati compresi tutti coloro che hanno un reddito controllato, quindi gli impiegati... Quanti e quanti privati molto più ricchi di costoro, aventi un reddito non controllabile, si potrebbero sommare a Carmignano ? ... A Carmignano il latte c’è, abbondantissimo, perché è zona di grande produzione, quindi si applichino i sistemi di altri paesi, dove gente di maggior esperienza ha trovato soluzioni eque e ragionevoli...” 24 Il 17 ottobre 1945, come ci informa il “Gazzettino Agricolo”, erano stati rinnovati i “quadri” della Federazione Provinciale Coltivatori. A livello comunale era stato nominato presidente Sante Busatta e come consiglieri Paolo Carraro, Giovanni Sartore, Domenico Pertile, Aldo Polo, Pietro Gallinaro, Antonio Carlesso e Giuseppe Lago. Altro grave problema del tempo di guerra, ma anche di quello post-bellico era la mancanza di legna per l’inverno. Giuseppe Monegato, nel suo citato diario segnala, in data 8 marzo 1945: “Stamattina, alle ore 10, la popolazione di Carmignano ha dato l’assalto ai platani di via Margherita. Il primo è stato M. S. ; in un’ora sono stati abbattuti quasi tutti – vedere che rivoluzione ! Pazienza per questi che sono un legno buono da bruciare, ma i tigli di Via Roma non dovevano attaccarli, è una vergogna: Tanto era bello questo viale ! Questo fatto è dovuto al gran bisogno di legna.” I tigli della Piazza del Popolo sarebbero stati invece salvati da un provvidenziale intervento di Ovidio Fusco. Il consiglio comunale faceva il punto della situazione il 30 luglio 1945: “In seguito al saltuario abbattimento dei platani delle nostre strade comunali fatto eseguire dai tedeschi per la costruzione dei Buncher (già considerevole patrimonio per il combustibile comunale) ed alla contemporanea requisizione ed abbattimento delle migliori piante private, la popolazione, 23 24 Idem, pp. 71-73 e appendice documentaria. Idem, il ritaglio di giornale non indica la testata, si tratta forse del “Gazzettino” di Padova. 798 totalmente priva di legna ed inasprita dalla esasperante situazione, si abbandonava all’assalto della rimanenza dei platani nelle varie strade comunali, cosicché in due giorni (chi aveva più forza vinceva!) le strade rimanevano pulite. Per fortuna nessuna lotta fra gli aggressori né alcun ferimento nella mischia. Nella lunga strada di Spessa e Pozzoleone, i tedeschi... imposero il raduno (della legna) nella Piazza del Municipio, da dove furono da essi stessi e complici venduti a loro agio. Per 20 anni non vi sarà alcuna pianta da sfruttare, mentre necessita la ripopolazione delle piante stesse per l’ombreggiatura e per il combustibile necessario... Non è da escludere che la popolazione, in qualche notte, possa eventualmente anche assalire i platani della strada provinciale. Tabella delle piante distrutte: Via Spessa – Pozzoleone n. 392 platani – Via Camazzole – Cimitero n. 22 – Villa Breda – Tunnel n. 29 – Da Villa Breda – Latteria n. 12 – Via Margherita n. 44 – Via Chiesa – Capitello n. 47 – Via Grimana – Capitello n. 6 – Via Zanchetta n. 30 – Stradone Cerato n. 250 platani – Via Roma n. 76 tigli – Via Chiesa n. 13 tigli. Totale n. 980. Diametro medio delle piante cm. 38 – altezza media delle stesse m. 5,50 circa.” 25 Un bunker tedesco resistette almeno fino all’agosto del 1945, si tratta di quello che era stato costruito, con grande quantità di legname e di terra, nell’attuale area dell’Unità Sanitaria Locale (ex via Ronchi ora via Ugo Foscolo). Il comune chiese allora consiglio sul da farsi all’Ufficio Provinciale Combustibili Solidi di Padova: “Si comunica che il signor STOCCO Bernardo di qui non permette la demolizione di un Bunker situato nella sua proprietà perché esige che coloro che ricuperano il legname abbiano anche a sistemare e livellare il terreno. Per la sistemazione del terreno vi è un lavoro rilevante e pel quale le spese del legname non bastano a compensarlo. Si aggiunge che questo legname è soltanto il residuo di tutto il già considerevole patrimonio comunale e perciò l’ultima risorsa di qualche quintale da assegnare alla popolazione...” 26 Altri bunker erano stati costruiti a nord del palazzo municipale, vicino al cimitero, in via Zanchetta, ad Ospitale nei campi di Prosdocimi e alla Montagnola. Alla fine della guerra, il numero delle famiglie povere del paese erano diminuite di poco: nel 1944 le famiglie iscritte nella lista dei poveri erano 107 e comprendevano 437 persone; nel 1945 le famiglie indigenti erano 97, per un totale di 379 individui. 25 26 Documento pubblicato in appendice da F. Maistrello cit. Ibidem. 799 Fin dal febbraio del 1945 era stata nominata a Carmignano una Consulta Comunale per affrontare i problemi economici; ne facevano parte: per il Lavoro Industriale Antonio Lepscky, Gino Gori e Girolamo Benincà; per l’Agricoltura Silvio Vezzaro, Agostino Zanato e Augusto Ferraro, per l’Artigianato Gaetano Serafin e per i Coltivatori Diretti Giovanni Pertile. Un articolo del 2 luglio 1945 apparso sul GIORNALE DELLE VENEZIE (Quotidiano del Comitato di Liberazione Nazionale Regionale Veneto) ci conferma che a Camazzole le brigate nere si accanirono contro alcuni sacerdoti ed altri anti-fascisti, provocando la reazione di un gruppo di “fuori-legge” che si opposero all’ingiustizia e che a fine guerra si ritrovarono per ricordare quei fatti, alla presenza del “superbo comandante dei partigiani” camazzolesi Antonio Pedron di Girolamo, classe 1911. “Partigiani a banchetto a Camazzole – Nella chiesetta di Camazzole, che tante lagrime e preghiere ha raccolto per i “fuori legge”, (domenica 1° luglio 1945) i giovani hanno ricevuto la Santissima Comunione, seguiti da qualche partigiano di bianco pelo e da un diciottenne (Rino Facchinello) che si accostava per la prima volta, cieco, avendo offerto alla Patria, nell’ora della sua redenzione, il lume del suo sguardo. Il Vicario di Fontaniva (don Pietro Nichele) ha ricordato Giacomo Prandina (eroe della Resistenza di S. Pietro in Gu’), suscitando la generale commozione. Al banchetto, che si è svolto in quella sala dell’asilo che fu sede d’inquisizione fascista (colla presenza delle solite maschere accusatrici), il patriota don Camilotto, parroco di Pozzoleone ha ricordato le ore passate in quella stessa sala, con altri partigiani, mentre il comandante Pedron, legato dietro la lavagna, scontava il castigo dei suoi ‘capricci’… L’arciprete di Friola, altro patriota in lista della brigata nera come don Camilotto, inizia in dò minore e in un crescendo che elettrizza trova il finale coronato dall’applauso generale. Anche il cappellano di Fontaniva (don Emilio Grendene), l’amico di scuola di Giacomo Prandina, ha il suo sfogo oratorio. La botte che ha fasciata la sua gravidanza dal tricolore sta versando in bottiglie e boccali la sua allegria e a questa s’ispira il dott. Candiani il quale invita i presenti a vedere nell’italico vessillo l’ideale di ieri, di oggi e di domani; ideale che non dovrà venire offuscato dalla lotta di partito. Anche Pedron - il superbo comandante dei partigiani - viene invitato a parlare…” 800 IV - LA RICOSTRUZIONE Un primo segnale di rinnovamento e di volontà di ricostruzione morale del tessuto sociale carmignanese è rappresentato dal “Congresso Eucaristico Intervicariale” organizzato a Carmignano il 22 luglio 1945, con una partecipazione di popolo che sarebbe stata superata solo nei giorni dell’inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale nell’ottobre del 1946. 801 802 803 Foto scattate durante il Congresso Eucaristico Intervicariale del 1945 (g. c. famiglia Sani) 804 Tutto sommato, i danni materiali causati dai bombardamenti alleati su Carmignano erano gravi ma non catastrofici: le zone più colpite erano state via Provinciale ed il quartiere di Ospitale. In totale i “Danni di Guerra per offese aeree” coinvolsero 46 fabbricati, dei quali 5 furono completamente distrutti (stazione e magazzino della ferrovia Vicenza – Treviso, magazzino della stazione della linea Carmignano – Piazzola, le case dei fratelli Peruzzo e di Gaetano Orsato) 16 edifici furono semidistrutti o gravemente danneggiati (tra i quali la casa e la segheria di Luigi Costacurta, la scuola elementare di Ospitale, le case di Giuseppe Zanon, Giovanni Ceroni, Luigi Menegolo, Napoleone Sabadin, Bortolo Gallinaro, Antonio Zecchini e la stazione “Camerini”); 25 case furono solo “danneggiate”.27 Per questa relativa “fortuna” carmignanese, il parroco aveva organizzato il 24 maggio 1945, un pellegrinaggio di ringraziamento a Monte Berico (via Barche – Lanzè – Quinto – Bertesina) dove giunsero, a piedi (i pochi che avevano la bicicletta la tenevano per mano), più di 1.300 pellegrini. Nell’omelia l’arciprete don Belluzzo ringraziava la Madonna e ricordava che Carmignano aveva subìto 219 bombardamenti aerei. Un grande problema che la comunità carmignanese dovette affrontare nell’immediato dopoguerra fu la disoccupazione. Ricorriamo ancora una volta alla tesi di laurea di Francesca Maistrello per inquadrare la situazione: “La situazione dei disoccupati, redatta il 15 settembre 1945, era la seguente: 60 operai comuni dell’industria; 30 operai e operaie dell’agricoltura; 80 manovali e 2 fuochisti. Gli operai specializzati non occupavano le file dei disoccupati in quanto erano in grado di trovarsi da sé il lavoro... Tutti avevano come massima aspirazione il posto in cartiera, anche perché nell’agricoltura poche erano le ditte che avevano possibilità di assumere, per dipiù nessuno era interessato a questo tipo di occupazione. Essendo il numero dei manovali molto elevato, il sindaco chiedeva alla Camera di Commercio che questi potessero essere impiegati per lavori governativi a Padova o per la ricostruzione del ponte sul Brenta (a Fontaniva) o sulla locale ferrovia. Col finire dell’anno la situazione non migliorava. Nel febbraio del ’46 il sindaco scriveva : ‘Sovraccarichi di disoccupati, abbiamo esperito tutte le pratiche per cercare di occupare almeno i più bisognosi a mezzo della ditta Finesso (subentrata a Camerini) per ghiaia sul Brenta, a mezzo dell’intervento del Genio Civile per la chiusura delle trincee tedesche, a mezzo prefettura per il nuovo ponte sul Brenta, a mezzo emigrazione, ma tutto risponde negativamente e la situazione si manifesta sempre più preoccupante.. 27 Ibidem. 805 La cartiera era l’unica industria in grado di assumere manodopera, grazie all’installazione di una nuova macchina (5 disoccupati vennero assunti in cartiera, 2 nella cooperativa edile e altri presso gli enti locali)... Si cercava di sollecitare la giunta comunale a snellire le pratiche burocratiche per la concessione edilizia dei lavori da parte della ditta Cariolaro, per la costruzione di un capannone per la produzione della carta. La nuova cartiera avrebbe potuto dare lavoro a circa 30 disoccupati. Nel giugno 1945 la giunta municipale diede il benestare per l’inizio dei lavori dello stabilimento in via Margherita... Il 9 agosto 1946, ‘Visto che il problema della disoccupazione resta sempre grave... non aprendosi fonti di lavoro capaci di assorbire la manodopera... il comune deve fare qualcosa, anche con scarse disponibilità finanziarie per assicurare il pane ai capi di famiglia più bisognosi...’. Il Consiglio approvò l’assunzione di 6 – 7 disoccupati fra i più bisognosi da adibire a lavori di sistemazione dei terreni comunali per l’irrigazione... L’11 novembre 1946 il consiglio comunale deliberò l’esecuzione di lavori di pubblica utilità ... si decise di rettificare la strada che portava al cimitero e di ampliarlo... di bonificare dei terreni comunali... e di progettare la costruzione di case popolari, per un importo previsto di 500.000 lire cofinanziata anche dallo stato...” 28 Eppure, la ripresa sociale ed economica del paese, nonostante le difficoltà, si avvertiva proprio nel ’46. Durante l’ultimo anno di guerra era sorta la camiceria EDGA, di Edgardo Galloni il quale aveva installato il suo laboratorio nell’ex falegnameria di Pietro Mella (ora sede della Cassa di Risparmio). Il 20 ottobre 1945: “Vista la domanda presentata dalla ditta Galloni, per l’acquisto di un appezzamento di terreno comunale per la costruzione di un laboratorio e casa di abitazione; si premette che attualmente il laboratorio a tipo industriale per confezione biancheria, ove trovano lavoro continuativo circa 50 operaie è insediato in locali di privati e al più presto devono essere sgomberati. Con la nuova costruzione potranno essere occupate circa 80 operaie, con un sensibile beneficio per il paese. Constatato che il terreno da alienare si trova nella zona destinata alle costruzioni private, ritenuto il prezzo vantaggioso, la Giunta delibera all’unanimità di approvare la vendita dell’appezzamento di terreno”.29 Un altro segnale positivo veniva da un’attività piccola ma destinata a futuri successi: durante la guerra, la signora Olga Cariolaro Caron, con l’aiuto del cognato Antonio Caron, imparò a fare il sapone dalla signora Regina (Rina) Munaretto Golin specialista in materia; l’elemento fondamentale era abbondante: il grasso animale (sego di bue, sugna) che i macellai scartavano e mettevano in commercio a buon mercato, nel nostro caso le macellerie dei 28 29 F. MAISTRELLO, Il Comune di Carmignano... cit., pp. 75-81. Idem, p. 77. 806 fratelli Zanandrea di via Cartiera e di Pozzoleone. Il fratello di Olga, Vittorio Cariolaro, predispose gli stampi di legno adatti dove far colare il grasso sciolto. Il sapone fatto in casa non era raro nel nostro paese, ma la signora Olga, per arrotondare il bilancio, ebbe l’idea di rivendere, in bottiglie da litro, la varechina che acquistava in grosse taniche e che le serviva nella preparazione del sapone. Ritornato a casa dalla guerra, il marito Giovanni Caron studiò un procedimento più sofisticato di saponificazione, aggiungendo alla gamma di prodotti messi in commercio la soda Solvay e la liscivia; il pacco di quest’ultimo prodotto conteneva anche una molletta da biancheria. Proprio qui, in via Roma, sarebbe nata più tardi una delle più importanti realtà commerciali che si sarebbe poi diramata nei vari negozi di profumeria “Prodet” e nella realizzazione del primo supermercato moderno della nostra zona: “Futura – la città degli Acquisti”. Il clima di speranza nella ricostruzione fu turbato, il 25 gennaio 1946, da un grave fatto di cronaca, ben documentato nell’archivio riservato del maresciallo dei carabinieri della stazione dell’arma di Carmignano. L’avvenimento, sconvolgente, era terminato in tragedia, come riportato da tutti i giornali veneti. Il signor Pasquale Paganini aveva ricevuto una lettera minatoria con la quale dei fuorilegge anonimi richiedevano una somma in danaro da consegnarsi la notte tra il 24 ed il 25 gennaio 1946; il luogo dell’appuntamento era il ponte sulla Roggia Grimana della Ferrovia Camerini, in via Ospitale. Invece del possidente i ricattatori trovavano ad attenderli una pattuglia di carabinieri comandati dal maresciallo Rosario Napoli che intimò agli sconosciuti di gettare le armi; ne seguì invece una sparatoria e proprio il comandante della stazione dei carabinieri di Carmignano rimase ucciso. La notizia fu data da L’ORA DEL POPOLO di Padova il 29 gennaio 1946: “Maresciallo dei Carabinieri ucciso da ricattatori. Il maresciallo Rosario Napoli… in seguito ad un appostamento effettuato con alcuni militi per scoprire gli autori di una lettera minatoria inviata all’agricoltore P… di Carmignano di Brenta, veniva proditoriamente ucciso da alcuni malfattori che gli sparavano contro alcune raffiche di mitra.” Sabato 2 febbraio 1946: “Lassassino del maresciallo Napoli non rimarrà impunito… Numerosi arresti… uno deglim assassini era stato rintracciato, ferito, a S. Pietro in Gù. Il malfattore è riuscito a far perdere le sue tracce, nonostante sia rimasto ferito… E’ stato proceduto al sequestro ad un vero e proprio arsenale di armi, tra cui fucili, mitra, pistole e proiettili…” L’ORA DEL POPOLO di venerdì 8 febbraio 1946: “Gli assassini del maresciallo Napoli arrestati ieri a Cittadella Nel corso di un’operazione di rastrellamento nelle campagne del Cittadellese, il tenente Fabris, con un pattuglione scelto di carabinieri (tra i quali l’appuntato Stocco) ha tratto ieri in arresto l’assassino del maresciallo Napoli, unitamente a due complici. 807 L’assassino, identificato per G… B… di 21 anni da Carmignano e i complici A… B… e G… S…, entrambi di 19 anni, sono stati sottratti a stento alla folla inferocita. I malfattori saranno tradotti a Padova.” Sabato 9 febbraio: “Tre ricattatori – Tardo pentimento e confessione di chi uccise il maresciallo Napoli – Le indagini condotte con intelligente abilità e con rara perizia dal ten. Lorenzo Fabris, comandante la tenenza dei Carabinieri di Padova e dal maresciallo maggiore Antonio Tuveri, con l’ausilio del brigadiere Volpin, sono state coronate da completo successo. L’ucciso era miracolosamente sopravissuto alla deportazione ed all’aspro tormento di 20 mesi trascorsi nei campi di concentramento tedeschi, reo di aver amato la Patria. Autore della lettera minatoria è risultato B… A… d’anni 20, bracciante, disoccupato, nato a Grantorto e residente a Carmignano. Particolare curioso: alcuni giorni fa l’assassino … si è recato da un sacerdote a Vicenza a confessare il delitto commesso…” A proposito di questa ultima osservazione del corrispondente dell’ORA DEL POPOLO, ricordiamo che alcuni carmignanesi confermano che il giovane si è recato a Vicenza per confessarsi, mentre un amico del presunto “assassino” ha dichiarato a sua figlia (E… A…) che il ricercato (ex chierichetto in parrocchia) gli aveva confidato di essere andato a confessarsi dal cappellano don Giovanni Servani il quale non aveva potuto concedergli l’assoluzione e gli aveva consigliato di costituirsi ai carabinieri e di pagare il suo debito verso la Giustizia. Alla fine del processo, due imputati furono condannati all’ergastolo, mentre gli altri complici, anche se implicati, riuscirono a dimostrare la loro estraneità alla sparatoria notturna che aveva causato la morte del maresciallo Napoli. Sul fatto ritorneremo più avanti, nel capitolo degli Anni Sessanta. Il maresciallo Rosario Napoli ucciso nel 1945 a Carmignano (Archivio della Stazione dei Carabinieri di Carmignano di Brenta) 808 La salma del maresciallo Napoli all’uscita della chiesa del Torresino di Cittadella, dov’era stata celebrata la cerimonia funebre La salma del maresciallo Napoli, scortata dai militari, passa davanti al duomo di Cittadella 809 La processione funebre si avvia verso il cimitero di Cittadella (foto gentilmente tratte dall’Archivio della Stazione dei Carabinieri di Carmignano di Brenta) Il 1945 si era concluso con una festa di due giorni dedicata l’8 dicembre (Immacolata Concezione) ai “Reduci” della guerra, con messa solenne, ed il giorno seguente, domenica 9 dicembre 1945, con la “Ufficiatura solenne per i soldati caduti in guerra e in prigionia, della parrocchia”. 810 Anche su questo argomento i ricordi e le esperienze, anche tragiche, come quella dei campi di concentramento in Germania, sono ben documentati negli archivi privati di alcune famiglie carmignanesi. Una mamma che continuava a sperare nel ritorno di suo figlio primogenito era la signora Teresa Orsato in Zanollo la quale, da quando il suo Igino era stato arrestato a Cittadella nel 1944 (avendo voluto aspettare il suo capitano invece di andarsene) e deportato in Germania, con qualunque tempo, anche con la neve, partiva con i zoccoli di legno dalla sua abitazione (ricavata nell’ala est del palazzo municipale) e andava lungo la “Strada Tedesca” perché, arrivando dalla Germania, suo figlio avrebbe dovuto percorrere senz’altro quella strada. La storia di una lettera scritta da un internato moribondo nel 1944 è stata completamente svelata solo nel 1986 dal reduce Alessandro Campesan, che tutti conosciamo come ex bidello, buono e gentile, delle Scuole Elementari e poi, fino alla morte come collaboratore dell’Associazione Combattenti e Reduci, sempre pronto a distribuire alle scolaresche le bandierine tricolori per la cerimonia del IV Novembre. Un giorno “Sandro” incontrò al cimitero di Carmignano “l’alpino” carmignanese Mario Zanonato al quale lasciamo la parola: “Sapendo che mio zio Giovanni era morto in un campo di concentramento in Germania nel 1944, Alessandro mi rivelò una storia incredibile. Era il settembre del ’44 e mio zio stava per morire; rendendosi conto di essere arrivato alla fine, chiese ad Alessandro di scrivere per lui una lettera per la famiglia, ma arrivato alle ultime parole egli morì. Campesan allora, per chiudere la lettera, aggiunse una sua preghiera. Alessandro avrebbe dovuto portare la lettera ai famigliari dello Zanonato, una volta finita la prigionia, ma anche lui si trovò ad un passo dalla morte e allora la diede ad un ufficiale di Vicenza, il capitano Rossi, incaricandolo a fare quello che forse lui non era più in grado di compiere. Ristabilitosi, alla fine della guerra Alessandro tornò in patria e si recò dagli Zanonato per raccontare la triste fine del loro caro. Passarono gli anni ed il Campesan, appassionato allevatore di canarini, partecipò, nel 1986, ad una esposizione di uccelli a Vicenza dove vinse il primo premio per il miglior canarino in mostra. Quando andò a ritirare il premio, riconobbe subito chi stava per consegnarglielo, anche se erano passati 42 anni: era il capitano Rossi il quale gli confidò di avere ancora lui quella lettera che non aveva mai portato alla famiglia Zanonato.” Dopo la morte di Alessandro, sua figlia Gianna ha donato gentilmente a Mario Zanonato quella carta ingiallita, ma tanto preziosa anche per noi. 811 812 813 Ritorniamo ai problemi che si dovettero affrontare negli anni del secondo dopoguerra. In mancanza di un moderno “Piano Regolatore”, (che avrebbe visto la luce solo nel 1956), in materia edilizia ci si affidava al buon senso e alle proposte della Giunta o di qualche consigliere. L’ex sindaco Giacomo Bovo, per esempio, nel ’46 scriveva al sindaco Cè: “Carissimo Amico, E’ notorio che il Comune di Carmignano non può più soddisfare le domande per costruzione di nuove case di abitazione nel nuovo Quartiere che si va formando nella zona a nord delle Scuole, e ciò per mancanza di terreno (comunale). Il Comune può soddisfare tali nuove domande solo assegnando dei lotti di terreno in Via Boschi... Io credo che si debba cercare e di fare di tutto perché il paese trovi il suo sviluppo intorno al suo centro naturale che è rappresentato dal suo magnifico Tempio (sacro) e dalle non meno splendide Piazze. Ora come ora, questo non si può ottenere per mancanza di aree fabbricabili. Veramente Carmignano la sua area fabbricabile l’avrebbe a lato della nuova ‘Via Martiri della Liberazione’, ma per il momento a tale zona non si può fare assegnamento per gli alti prezzi richiesti dai proprietari frontisti. Prossimamente andrà in discussione al Parlamento il PIANO FANFANI per incrementare le costruzioni edilizie e quindi sarà probabile che anche quì da noi possano sorgere dei belli nuovi fabbricati... creando quell’agglomerato urbano degno dell’avvenire di Carmignano, mentre in Via Boschi potranno continuare a sorgere quelle piccole casette, come ne sono sorte diverse quest’anno... Il Comune dovrebbe trovare il terreno occorrente... sito a nord delle costruende Case Popolari- Casa Galloni e a queste parallelo, di proprietà del Sig. Giachin Luigi (che dovrebbe essere compensato con una permuta di terreno di proprietà del Comune in Via Boschi)...” Il settimanale cattolico LA VERITA’ del 20 gennaio 1946 pubblicava: “Dalla Diocesi – Carmignano di Brenta – Fervore di attività al Patronato San Carlo – A Dio piacendo, superate non poche difficoltà, anche da noi hanno ormai vita rigogliosa le provvide Organizzazioni A.S.C.I. (Associazione Scoutistica Cattolica Italiana), C. S. I. (Centro Sportivo Italiano), A.C.L.I. (Associazione Cattolica Lavoratori Italiani), ecc. Prima a sorgere in ordine di tempo è l’A. S. C. I. Dopo lunga e tenace preparazione, il Riparto S. Martino fece la solenne promessa il 4 Novembre 1945. L’inno degli Scouts è divenuto famigliare tra i ragazzi della Parrocchia. Ora gli Esploratori sono seriamente impegnati per una soda preparazione alle ‘Gare di S. Giorgio’. Viene poi la sezione del C. S. I. Essa, intendendo di fare dello sport una moderna forma di apostolato, ha voluto creare una squadra di giovani calciatori (tra i quali il futuro giocatore della Fiorentina, della Juventus 814 e della Nazionale Sergio Cervato), la LAMPO (organizzata dall’instancabile Dino Caretta, futuro sacerdote) che ha già conquistato il favore del pubblico… Segue l’A.C.L.I. Dopo di aver preso contatto con i lavoratori, ha aperto in decorosa sede il ‘Segretariato del Popolo’ ed ha organizzato due corsi di scuola per lavoratori e adulti: a) corso di disegno professionale per artigiani; b) corso di scuola elementare per coloro che sono sprovvisti di licenza elementare…L’Ufficio Buona Stampa distribuisce ogni domenica libri di amena lettura a quanti li richiedono e diffonde “la Verità”, “il Vittorioso”, “Alba”. E non dimentichiamo la ‘Filodrammatica Carlo Goldoni’ che ha avuto campo di far valere le sue buone doti e di rallegrare più di una serata…” L’avvenimento clou del ’46, per Carmignano, fu l’inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale. Leggiamo nel “Gazzettino”: “Carmignano ha vissuto tre giorni di Feste: Sabato 5 Ottobre – giornata di preparazione preceduta da un triduo di predicazione. Nella serata vi fu l’alzabandiera del nostro Gruppo Scoutistico attendatosi nei tappeti erbosi adiacenti alle Scuole Medie. A sera sparo di mortaretti, fuochi artificiali, musiche, concorso di pubblico ai baracconi del Piazzale G. Marconi, bandiere e festoni. Domenica 6 Ottobre: alle ore 8,30 tutto il popolo si è ammassato sul Piazzale dell’asilo infantile per ricevere S. E. il Vescovo di Vicenza. In massa il popolo si è recato alla nuova chiesa dove l’alto prelato ha benedetto la casa canonica ed il nuovo tempio. Nel pomeriggio fu impartita la Santa Cresima a circa 500 bambini. Tutto il centro del paese era addobbato, illuminato e messo a festa. Alla sera i fuochi d’artificio si alternavano al suono della Banda: si calcola che nei due grandi Piazzali, del Popolo e G. Marconi, vi fossero diecimila persone. Mai Carmignano ha visto una festa simile. Lunedì 7 Ottobre: alle ore 9 è arrivato S. E. Mons. Lucato, Vescovo di Derna, che ha somministrato la Prima Comunione a numerosi fanciulli e fanciulle. Nel pomeriggio, dopo le sacre funzioni, vi furono numerosi attraentissimi giuochi popolari e alla sera ripetizione di fuochi d’artificio e programma musicale.” 815 816 Foto scattate durante l’inaugurazione della nuova chiesa di Carmignano il 6 ottobre 1946 (g. c. famiglia Sani); tra la folla due scout ed un suonatore di basso della banda musicale 817 Durante l’inaugurazione della nuova chiesa di Carmignano nell’ottobre del 1946, il maestro Cesare Milan dirige il coro parrocchiale(di soli uomini) sulla tribuna absidale di destra (ancora senza balaustra) che si affaccia sull’altare; all’armonium Bortolo Bevardo (g. c. Cesare Milan) La tribuna della chiesa dotata di balaustra con l’organo De Lorenzi installato nel 1947 (g. c. Cesare Milan) Nel 1947 anche la facciata della chiesa viene gradualmente completata. 818 819 Per quanto concerne lo sport, la gloriosa squadra di calcio CARMENTA, sorta nel 1924, aveva ripreso l’attività calcistica, ma presso il patronato parrocchiale era intanto sorta anche un’altra squadra, la mitica “Lampo”. 820 821 Anche la Banda della Cartiera aveva ripreso i suoi programmi musicali sotto la direzione di un maestro carmignanese, Giuseppe Bovo, autore anche di alcune composizioni tra le quali il nostalgico valzer sinfonico “Viole Nere” composto in ricordo del nipote Guido Bovo, il giovane poeta carmignanese morto nel 1945. Partitura per cornetta del valzer sinfonico “Viole Nere” del maestro Giuseppe Bovo 822 A partire dal 1946, i sacerdoti carmignanesi dal pulpito, nelle imminenze di importanti tornate elettorali, avrebbero apertamente invitato i fedeli a non votare per i partiti “atei” social-comunisti, scomunicati anche dal Vaticano: era l’inizio, come vedremo, del successo della Democrazia Cristiana, basato sulla forza morale della sua dottrina, efficacemente espressa politicamente dallo slogan propagandistico “Nel segreto della cabina (elettorale) Dio ti vede – Stalin No ! ” Vignetta tratta dal libro del prof. Egidio Ceccato “Camposampiero 1866 – 1966”, (Signum Ed. 1988, p. 440) Il 7 marzo 1946 si svolsero le elezioni amministrative: la Democrazia Cristiana ottenne il 57 % dei voti, la lista di sinistra “Repubblica – Lavoro” raggiunse il 31 % e i Liberali ottennero il 12 %. I candidati più votati furono: DEMOCRAZIA CRISTIANA : Cè Leonzio voti 1.312 – Gallinaro Bortolo 1.290 – Carlesso Antonio - 1.273 – Marsilio Bernardo - 1.258 – Sommacal Antonietta 1.257 – Cristofari Bortolo 1.241 – Basso Pietro 1.240 – Sommacal Azalea 1.100 SOCIAL-COMUNISTI : Golin Italo voti 713 – Bertoluzzo Antonio 708 – Gori Gino 685 – Ongaro Silvio 683 LIBERALI : Basso Evelino 310 - Bovo Giacomo 279 – Bovo Giuseppe 207 823 La composizione del nuovo Consiglio Comunale, insediatosi il 10 marzo, vedeva la presenza di ben 16 consiglieri democristiani (Basso Pietro, Busatta Sante, Carlesso Antonio, Carolo Emilio, Cè Leonzio, Celi Ferruccio, Chilò Mario, Costa Antonio, Cristofari Bortolo, Gallinaro Bortolo, Lunardi Cristiano, Marsilio Bernardo, Polo Aldo, Sommacal Antonietta, Sommacal Azalea, Terzo Angelo) e di quattro rappresentanti dei social-comunisti (Bertoluzzo, Golin, Gori, Ongaro). Tra i vecchi leaders politici Bortolo Gallinaro, classe 1868, ultimo sindaco democratico prima del Fascismo, e Leonzio Cè ex popolare all’inizio degli anni Venti; c’erano poi alcune novità: due donne, la prof. Antonietta Sommacal e la cugina Azalea, lo studente universitario Mario Chilò, due operai della cartiera (Angelo Terzo e Cristiano Lunardi), un impiegato, Antonio Costa, un falegname, Bernardo Marsilio di Camazzole e, tra le file dell’opposizione, oltre all’operaio della cartiera Gino Gori, un muratore (Antonio Bertoluzzo), un fornaio (Silvio Ongaro) ed il negoziante di generi alimentari Italo Golin. Leonzio Cè fu riconfermato sindaco dal Consiglio Comunale con 15 voti su 20, ma nell’estate la maggioranza dei consiglieri democristiani (agricoltori) pretesero di avere un loro rappresentante a capo del comune.30 Per non creare divisioni interne, Leonzio Cè dette le dimissioni il 26 agosto 1946 favorendo l’elezione di Bortolo Cristofari che sarà riconfermato sindaco nelle elezioni del 1951 e del 1956. Il 20 ottobre 1946, “La Verità” dava ai carmignanesi un triste annuncio: “E’ MORTO L’ING. RIGON – E’ pervenuta la notizia della morte avvenuta in prigionia in Germania, ad Ellwangen am Jagst – Wurtemberg, dell’ing. Rigon Cristiano di Giovanni, della classe 1917, Sotto Tenente del Genio Ferrovieri. Il decesso è avvenuto il 17 febbraio 1945. L’ing. Rigon era stato inviato in Germania quale internato politico. Bravissimo giovane, estimato da quanti lo conobbero per le sue non comuni doti di intelligenza, bontà, rettitudine e amor patrio. Il Sindaco, a nome di tutta la cittadinanza, ha inviato alla desolata famiglia Rigon la seguente lettera che tutto dice : ‘E’ col cuore veramente commosso che ho appreso la notizia della dipartita dell’amatissimo Cristiano. Tutto Carmignano è in lutto, è chino dinanzi all’Eroe che si è immolato per un grande ideale d’amore all’Italia... La bella figura dello scomparso sarà sempre presente fra noi e ci servirà di sprone per la rinascita della nostra Patria... Bortolo Cristofari.’ La commemorazione si tenne nella nuova chiesa di Carmignano di Brenta domenica 13 ottobre 1946.” 30 Anche per questo periodo abbiamo a disposizione la documentata tesi di laurea della dott. Francesca MAISTRELLO: Il Comune di Carmignano... cit., con appendice documentaria. 824 Anche il GAZZETTINO del 17 ottobre 1946 ricordava: “Imponente è riuscita la commemorazione funebre del compianto Dott. Ing. Cristiano Rigon... Il chiarissimo Prof. Lanfranco Zancan, docente all’Università di Padova, ha commemorato, sul piazzale antistante il nuovo Tempio, la bella figura dello scomparso...”. A dimostrazione della volontà di superare le difficoltà conseguenti alla guerra, il 17 novembre 1946 fu istituito il mercato settimanale del sabato, con deliberazione del Consiglio Comunale approvata all’unanimità dai 15 consiglieri che avevano “l’intenzione di favorire con ogni mezzo l’affluenza delle merci e dei prodotti” nella piazza di Carmignano. 825 Delibera dell’istituzione del mercato settimanale, che comincerà a tenersi nel 1947-48 Anche gli spettacoli cinematografici riprendevano slancio dopo l’acquisto dal comune, deciso dalla Giunta il primo febbraio 1947, del “Cinema Teatro Vittoria” da parte dei figli di Giuseppe Baldo, Livio e Fulvio. 826 Il cinema-teatro “Vittoria” dei fratelli Baldo in una foto degli anni ’50 (g. c. Franca Baldo) Ai primi di ottobre del 1948, Luigi Dal Cason del fu Giuseppe iniziava “la sua piccola attività di ambulante, con oggetti da BAZAR e filati, con banco mobile, sul mercato locale.” In questo periodo nacquero anche i primi negozi dotati di vetrine: un negozio di scarpe, uno di mobili, un bazar, il negozio di stoffe della ditta cittadellese “Tessuti e Confezioni Emilio Pozzato”, non lontano dall’ancora esistente negozio di filati dei “Casseari”, risalente al 1912 e gestito dal 1939 da Serafino Dorigatto e dalla moglie Nelda Marcolan. L’ANNUARIO GENERALE D’ITALIA del 1947 registrava questa situazione a Carmignano (che possiamo confrontare con quella del 1928, integrata con dati in nostro possesso): - SCUOLE : Elementari – Ginnasio governativo per le prime tre classi e Avviamento Professionale di Tipo Industriale - ALBERGHI : Golin Umberto (Ospitale, ora Rigon), Luraschi (Provinciale), Todescato (poi Albergo Roma e Birreria alla Scaletta), Barausse (ex Cariolaro, poi Benetti ora Zenit) – Lunardi Giacomina (poi Ciro, Moretto, ora “Terzo Tempo”) - CAFFETTIERI : Bettinardi Aldo (poi Bar Centrale, Pegaso), Bar Tripoli (Franceschi), Peruzzo Vincenzo - GENERI ALIMENTARI : Cariolaro Ferruccio, Biffanti Amalia, Golin Italo, Todescato Angelo, Bettinardi Aldo - LATTERIE : Rigon Fratelli, Damini, Tondin (Appio Erfolti) - BURRO E FORMAGGI (negoziante-grossista): S. A. Damini (ex Gamba, poi Bonotto) 827 - BURRO E FORMAGGI (produttori) : Forte Fratelli, Rigon Guido, Cooperativa Sant’Anna, Latteria Camazzole - AZIENDE AGRICOLE : Paganini Antonio, Traverso Gregorio, Luisotto Fratelli, Rigon Giovanni, Rigoni Giovanni, Forte Fratelli - MACELLERIE : Golin Amedeo, Cariolaro Ferruccio - PANETTIERI : Società Anonima Galzignato, Ceroni Giovanni e Figli, Ongaro Umberto, Golin Garibaldi (Vittorio) - MOLINI : Battocchio Luigi e Fratelli, Bianchi Gaetano - UOVA E POLLAMI (Negoziante ed esportatore): Miotello Fratelli - AUTORIMESSE-AUTONOLEGGIO : Tonta Albino - TREBBIATRICI (Noleggio) : Rizzetto Giuseppe, Sartore Antonio, Girardello Fratelli - ASSICURAZIONI (Agenti) : Moro Lodovico, Bovo Giacomo - BANCHE : Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (succursale) - CARTA E CARTIERE : Cartiera di Carmignano, Manifattura Sacchi Ditta Elino Cariolaro - LEGNAMI : Costacurta Luigi, Società Autonoma Industria e Commercio (Botton) - COSTRUZIONI EDILI : Cooperativa di Lavoro Edile - CALCE : E. G. M. Domeniconi - ARMI E MUNIZIONI (Negoziante): Stocco Luciano - CAPPELLAI : Stocco Luciano - MERCERIE : Stocco Luciano, Dorigato Serafino - OROLOGIAI : Perin Pietro – (“Dore” Missaggia solo riparatore) - TIPOGRAFIA : Galzignato Silvio - FOTOGRAFI : Lino Fusco - MEDIATORI : Stocco Giuseppe, Vezzaro Giovanni, Caron Gino, Peruzzo Vincenzo - FABBRI : Zecchini Giacomo, Giacchin Antonio, Cariolaro Cristiano - FALEGNAMI : Serafin Gaetano, Toniolo Secondo (“carradore”), Mella Pietro. La novità più bella del dopoguerra è stato il “Lido di Carmignano”, così descritto dal corrispondente del “Gazzettino” Attilio Graziani il 4 giugno 1946: “Divagazione Balneare sulle Rive del Medoaco – A Carmignano di Brenta, il fiume si ampia in una distesa chiara, solare. E’ dove il Brenta raggiunge la sua larghezza maggiore, popolando le opposte sponde di paesi e di villaggi. Nel candore del vasto greto, esso si ramifica in rivoli e in torrentelli, ma vi è un punto in cui forma un ampio specchio coronato di alberi e vicino vi è un laghetto ‘artificiale’, ma sempre un laghetto (frutto delle escavazioni del conte Camerini prima e di Finesso dopo). 828 Vi fu un tempo in cui queste stazioni balneari all’acqua dolce (a Campo San Martino per esempio), le stazioni balneari del popolo, funzionavano come spiagge sul serio. Non vi mancavano i posti di ristoro, le bancarelle delle bibite, i fotografi ambulanti, dalla consegna in 5 minuti, pronti a ritrarvi le apollinee forme celate solo dal costume da bagno. E a volte l’inganno riusciva così bene che dietro la fotografia (3 copie 5 lire) avreste potuto scrivere: Ricordo di Riccione. Tutto vi era per l’illusione della spiaggia, con uno sforzo di buona volontà, vi avreste trovato anche l’aria jodica (anzi, le nostre mamme ne erano convinte). Ed erano questi siti, per tanta gente, piccoli paradisi terrestri in cui tutto era possibile fuorché, ben inteso, il peccato del serpente e del pomo. Le spiagge proletarie del Brenta sono ora in rinascenza. Vi è fervore d’iniziative per renderle più ospitali e festose: a Carmignano, per dirla con una parola di moda, vi hanno creato perfino un ‘Dancing’. Ma la migliore attrattiva sarà il sole di luglio. Allora, come fedeli innamorati, torneranno al fiume gli antichi assidui del Brenta e con essi i nuovi che assidui diverranno. E l’onda chiara li accoglierà in un vivido fremito di gioia canora.” Foto del Lido di Carmignano negli anni Cinquanta gentilmente tratte dall’archivio della famiglia Sani 829 830 831 Al fiume Brenta il poeta carmignanese Pino Cervato, (figlio di carrettiere e nipote di quel Donato Cervato che aveva ottenuto l’autorizzazuione di raccogliere sassi in Brenta nel 1893), ha dedicato una bella poesia: IL MIO FIUME “ Sono andato a ritroso lungo il mio fiume ! Luglio camminava davanti a me e davanti a te correva un bambino. Sassi bianchi come reliquie, come arena, sogno o ferite. L’acqua scorreva pura come due lacrime, azzurra come due occhi. L’acqua ero io ed io ero quel fiume ! Ho sentito i sassi bruciare i miei piedi. Ho sentito il tuo silenzio venire da lontano. Il mio fiume non ha voce come il mare, non ha suoni, non ha conchiglie. Il mio fiume ha ferite profonde come solchi di carri; grida profonde che scendono giù fino al cuore, come ricordi o come rimorsi. Ha fruste che percuotono l’aria e che rimbalzano rabbiose sul dorso nudo dell’uomo e del cavallo. Ha mani enormi, il mio fiume ! Mani lavate dal sole. Ha un pianto antico, dimenticato nelle sue orbite vaste, dal gioco lontano del sole di un bambino.” 32 32 Poesia tratta da “Cappello Giallo”, a cura di don Giuseppe Marzaccan, Tonezza (VI) 1982. 832 833 Il bacino di Carmignano degli anni Cinquanta e Sessanta, qui sopra la riva est delle “Albare” Il nuovo bacino di Carmignano o laghetto di Giaretta negli anni Settanta (g. c. Roberto Dall’Armi) 834 L’inviato del “Gazzettino”, il 2 luglio 1946, commentava favorevolmente la festa organizzata a Piazzola sul Brenta per i 35 anni della Ferrovia Camerini, il cui progetto prevedeva ancora il prolungamento a S. Pietro in Gù e poi a Sandrigo e Thiene. Ma Vicenza insorgeva:“Padova vuole aggregarsi Thiene, la Val D’Astico e gli Altipiani – Mai non fia ! E tanto ci si oppose e si arrangiò che il progetto cadde; si ringraziano i Berici ! ”. Come magra consolazione, la stazione terminale della Camerini a Ospitale di Carmignano fu raccordata alla stazione delle Ferrovie dello Stato. Ma almeno in un’occasione, il trenino di Camerini aveva tradito un personaggio importante di Carmignano il quale, guarda caso, nel lontano 25 gennaio del 1922 aveva votato, in Consiglio Comnunale, a favore di un contributo alla costruenda Ferrovia Camerini; quel signore era diventato, nel 1946, sindaco di Carmignano di Brenta e, appunto in vista delle elezioni politiche e del referendum del 2 giugno 1946, si era recato in prefettura a Padova per ritirare personalmente il materiale elettorale, ma, avendo perso molto tempo nell’ufficio competente, dovette correre in fretta alla stazione della Ferrovia Camerini di Borgo Magno, ma lasciamo la parola all’inviato del Gazzettino. 835 836 La consultazione del 2 giugno 1946 è stata uno dei fatti più importanti del secondo dopoguerra a livello nazionale. Nonostante il sospetto di brogli, alla fine la Repubblica prevalse sulla Monarchia con poco meno di due milioni di voti (12.717.923 contro 10.719.284). Alle prime elezioni libere dopo il fascismo, per l’elezione dei seggi per l’Assemblea Costituente, la Democrazia Cristiana ottenne 207 seggi, i Socialisti 115, i Comunisti 104, i Liberali 41, ma la vera rivelazione furono i 30 seggi ottenuti dal Movimento dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. Vediamo ora i risultati elettorali di alcuni comuni del nostro territorio del Referendum Repubblica / Monarchia: CARMIGNANO FONTANIVA GRANTORTO S. PIETRO IN GU Voti voti voti MONARCHIA 1.415 (63 %) 1.454 (53,3 %) 1.191 (77 %) REPUBBLICA 832 1.272 495 voti 869 (55,8 %) 690 A Tombolo i voti per la Monarchia raggiunsero il 77,7 %, a S. Giorgio in Bosco il 76,2 %, a S. Martino di Lupari il 74,7 %, I 2.247 elettori carmignanesi votarono, per le politiche, per questi partiti: DEMOCRAZIA CRISTIANA voti 1.453 (64,6 %) PARTITO COMUNISTA “ 113 (5 %) PARTITO SOCIALISTA UNITARIO “ 558 (24,8 %) U.D.N.(Unione Democratica Nazionale) ” 123 (5,5 %) PARTITO D’AZIONE “ 17 PARTITO REPUBBLICANO “ 10 UOMO QUALUNQUE “ 54 837 Il 9 agosto 1946 il Consiglio Comunale di Carmignano affrontava il problema del possibile acquisto della vecchia chiesa da parte del comune. La discussione fu molto accesa e alla fine l’ordine del giorno fu rinviato specialmente per la forte opposizione di alcuni consiglieri. Il paese si spaccò in due: la maggior parte della gente era contraria alla demolizione della vecchia arcipretale, mentre i “modernisti” accettavano la proposta del parroco Belluzzo di concentrare le forze nella costruzione della nuova chiesa. La settecentesca chiesa di S. Maria di Carmignano sarebbe stata venduta al comune solo il I° febbraio 1947, per un milione e trecentomila lire; se ne sarebbero ricavate quattro abitazioni popolari “per famiglie senza tetto”. La canonica e la casa adiacente furono cedute a Cesare Beghetto e a Giuseppe Dalla Bona. Il materiale da costruzione proveniente dalla quasi completa demolizione del tempio sarebbe stato riutilizzato “per l’erigenda casa del medico e per la costruzione di loculi al Cimitero”. Un altro vantaggio sarebbe stato “l’impiego della mano d’opera disoccupata, con relativo profitto”. Da una montagnola di macerie trasportate vicino al vecchio municipio, Giovanni Maccagnan, figlio dell’allora segretario comunale, estrasse una malinconica testa d’angelo. Testa di angelo della vecchia chiesa parrocchiale di Carmignano (g. c. Giovanni Maccagnan – foto di Renato Terzo) 838 Un segnale che si era ritornati alla normalità nella vita sociale era stata la ripresa dell’attività venatoria, senonché molti cacciatori, durante la guerra, avevano dovuto consegnare ai carabinieri le loro “armi”. Ecco allora che il presidente della Sezione Cacciatori di Carmignano, Francesco Prosdocimi, comunicava la possibilità di acquistare dei “fucili recuperati”. 839 Nel 1948 si era costituivo a Carmignano, per merito di alcuni ex combattenti (Cunico, Cervato, Rodighiero e i Pertile), il “Gruppo Alpini”. L’idea nacque durante un “filò”. Nella zona della cartiera, giovani ed anziani si incontravano, come prima della guerra, nei cortili delle case dei Cervato e dei “Rondon” (Golin); l’allora giovanissimo Virginio Cervato andava volentieri con quel gruppo di amici, tra i quali c’erano Evandro, Aldo e Carlo Cervato, Lino Dal Broi ecc.. Tra gli anziani c’era Bepi Cervato, che aveva fatto la guerra in Albania, il quale propose a Virginio di organizzare, nella trattoria “Da Tripoli”, un incontro di tutti gli ex Alpini del paese. Virginio era un po’ restìo perché aveva partecipato alla cena dei Combattenti del 4 Novembre 1946 durante la quale lui e Bepi Frigo furono quasi insultati per aver, per così dire, “perso la guerra” che gli anziani “avevano vinto del 1918”. Nel 1947, Virginio, su invito di due suoi amici friulani, aveva partecipato al I° Raduno degli Alpini di Pordenone; ne era ritornato entusiasta e aveva riferito la sua esperienza a Giuseppe Cervato il quale lo convinse a ritentare la formazione di un gruppo di ex Alpini a Carmignano. Virginio lavorava in cartiera dove contattò il sig. Antonio Lepscky, classe 1900, che aveva combattuto nel 1917, con il grado di sergente degli Alpini, sul Monte Grappa dove venne ferito. Antonio trovò l’appoggio del reverendo parroco don Giuseppe Belluzzo, anche lui ex alpino, tenente cappellano militare, che aveva partecipato (come il fratello Antonio poi parroco di Tezze sul Brenta), alla Grande Guerra ed era stato ferito sul Pasubio. Il primo gruppo carmignanese era formato da una ventina di alpini tra i quali anche Andrea Cunico classe 1887, i fratelli Antonio ed Ernesto Rodighiero, Giovanni Pertile classe 1894, Domenico Pertile, Andrea Dellai, Paolo Carraro ed il “mitico” Bernardo Stocco, detto “il Barba” che trasmise al figlio Bortolo e ai suoi nipoti la passione degli Alpini. Alfiere del gruppo lo stesso Virginio il quale, domenica 3 ottobre 1948, si recò in bicicletta con il nuovo gagliardetto a Bassano per partecipare all’inaugurazione del nuovo Ponte in Legno, ricostruito dopo essere stato distrutto dai partigiani durante la Resistenza. Domenica 10 ottobre 1948 ci fu la benedizione ufficiale del gagliardetto del nuovo Gruppo Alpini; alla cerimonia parteciparono il prefetto di Padova comm. Dal Cortivo, il sig. Milan della sezione di Vicenza, il rev. padre Faccin tenente cappellano degli Alpini, autorità locali e rappresentanti di altri gruppi combattentistici; madrina la maestra Palmira Maccagnan. L’anno seguente si organizzava una “grande festa alpina” così ricordata dal parroco don Giuseppe Belluzzo: “Grandiosa Festa Alpina – Intervennero Sua Eccellenza il prefetto di Padova ed il Questore, il prof. Zancan delegato del sindaco di Padova, il molto Rev. Padre Faccin e tanti ex ufficiali Alpini e Alpini veci e bocia. 840 Fecero servizio festante la Fanfara di Cereda (Cornedo Vicentino) e i Coristi di Valdagno. Parlarono L’Arciprete ‘vecio ufficiale alpino’, Antonio Lepscky, pure ufficiale alpino (i due promotori del Gruppo di Carmignano), il Padre Faccin Cappellano degli Alpini ed il Capitano degli Alpini e grande animatore sig. Milan di Vicenza.” 33 Festa degli Alpini a Carmignano nel 1949 Nel 1948 era stato solennemente inaugurato il nuovo Ponte di Fontaniva, benedetto dal vescovo di Vicenza mons. Zinato. Presenti alla cerimonia anche il gruppo degli Scout di Carmignano. Inaugurazione del ponte ferroviario di Fontaniva (g. c. Marino Bevardo) 33 G. BELLUZZO, Cronistoria Parrocchiale. 841 842 Foto dei lavori di costruzione del ponte di Fontaniva (g. c. famiglia Sani) 843 L’Associazione Scout aveva iniziato i campeggi estivi fin dal 1946. 1946: partenza degli scout per il campeggio a Campo Silvano. Al centro don Dino Caretta; secondo da destra il “capo” Umberto Busatta 1945: giovanissimo esploratore Tiziano Toniolo durante la cerimonia della promessa scout 844 845 846 847 848 849 Pagine tratte dal libro “…e lungo i nostri passi… l’avventura continua…” pubblicato nel 2005 a cura della comunità capi AGESCI – Gruppo scout Carmignano 1 La cambusa degli esploratori era sempre ben provvista grazie alle abbondanti provviste di generi alimentari prelevati nella sede UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) di Vicenza. Il ricorso a questo ente benefico di assistenza americano non sarebbe finito nell’immediato dopoguerra: la Giunta Municipale di Carmignano, infatti, nella seduta del 7 gennaio 1950, discuteva anche dell’acquisto di “lanati UNRRA”. Anche la colonia parrocchiale in Brenta fece a tempo ad essere provvista di generi alimentari UNRRA. Fin dal 1948 era organizzata in zona “Curami”, alla quale si accedeva tramite un ponticello di legno dall’argine di ritiro di Contrà Maglio, ed usufruiva dell’ospitalità di una casa colonica privata ivi esistente. Un foglietto sparso, conservato in archivio parrocchiale, contiene il regolamento dell’istituzione parrocchiale: 850 “COLONIA FLUVIALE – GOLENA DEL BRENTA – 1 9 4 8 1 – La Colonia Fluviale avrà luogo in Golena del Brenta, nei pressi della casa colonica CURAMI. Il luogo è dotato di buona sabbia, con acqua vicina e non pericolosa. In caso di cattivo tempo è assicurato buon rifugio. 2 – Avrà inizio il 19 luglio del corrente anno e sarà aperta dalle ore 14 alle 18 di tutti i pomeriggi, fatta eccezione dei giorni festivi. 3 – Si ricevono i fanciulli e le fanciulle dai 6 ai 14 anni. 4 - I partecipanti saranno sotto la custodia di addetti alla sorveglianza. E perché i genitori siano sicuri che i figlioli non si sono portati in altri luoghi, ognuno sarà munito di cartoncino-calendario sul quale i sorveglianti metteranno la loro firma ogni giorno che saranno presenti. 1 – Nei giorni festivi la Colonia non sarà aperta. 2 – Tutti devono avere un costume decente. 3 – Nessuno può entrare nel recinto riservato senza un permesso. Il territorio GOLENA è stato concesso dal Magistrato delle Acque ad uso esclusivo della Colonia di Carmignano di Brenta. 4 – Per quanto riguarda l’uso della sabbia, sole, acqua, si starà rigidamente alle prescrizioni mediche. Carmignano di Brenta, 17 luglio 1948 LA DIREZIONE ” Ma era opportuno trovare altre soluzione e quindi il Consiglio Comunale prendeva l’iniziativa: “L’Amministrazione Comunale è d’avviso di far costruire, in luogo adatto di proprietà demaniale e previa autorizzazione del Genio Civile, due spaziosi locali. I lavori si eseguirebbero nella stagione invernale, in modo da dar lavoro ai disoccupati bisognosi. Il fabbricato verrebbe costruito con blocchi di ghiaia e cemento che si possono fare sul posto, per modo che la spesa verrebbe di molto ridotta. Per la costruzione dei due locali, con una superficie coperta di circa 50 mq con soletta di cemento, verrebbe a costare circa 200.000 Lire. Tutta la mano d’opera per la preparazione dei blocchi e muratura verrebbe assorbita dai disoccupati nella stagione invernale...” 34 Contemporaneamente, per le famiglie che preferivano mandare i figli in montagna, la parrocchia aveva organizzato, nel 1947, anche una colonia montana a Enego, presso la casa Caregnato e, dal 1949, a Roana, presso le locali scuole elementari, sotto la direzione della signora Iolanda Marchiori. Le tariffe del 1949 erano 10.000 lire per il soggiorno in montagna a Roana (il 13 luglio partì una corriera con 55 bambini) e di sole 500 lire per l’intera stagione in Brenta da Curami alla quale parteciparono più di 250 ragazzi. 34 S. ZONTA – M. BIZZOTTO, Il fiume Brenta e le sue rive... cit., citazione della Delibera Comunale n° 37 del 1948. 851 La Voce dei Berici del 25 giugno 1950 Con delibera della Giunta Comunale n. 14 del 10 giugno 1950, si approvava: “1 – La costruzione di un locale per l’esercizio di una Colonia fluviale in alveo del Brenta, come da progetto del Tecnico Comunale Ing. Francesco Piantavigna. 2 – L’esecuzione del lavoro viene affidato, a cottimo fiduciario, alla locale Cooperativa Edile sotto la direzione e sorveglianza del Tecnico Comunale. 852 3 – al finanziamento viene provveduto con apposito stanziamento da farsi sul bilancio 1951...” 35 Costo previsto L. 320.000. L’inaugurazione della nuova colonia in Brenta, il 2 luglio 1950, fu annunciata dal “Gazzettino” di Padova, la “Colonia Goretti, perché ultimata il dì della santificazione della prima Santa del nostro secolo... il fabbricato si compone di una bella sala di 5 metri per 8 e di altra sala adibita a cucina di m 5 per 5. E’ bene arieggiata, con l’impianto di pompa per l’acqua potabile, servizi igienici e annessi. Tutto in solida muratira e dove i bimbi troveranno sicuro asilo per eventuali intemperie e per buon esito della cura”.36 La colonia fu benedetta dal dinamico cappellano don Giovanni Servani. Durante la cerimonia di inaugurazione, il sindaco Bortolo Cristofari ricordava che i ragazzi, oltre a frequentare la colonia a scopo elioterapico, rinvigorendo il loro fisico, avrebbero nello stesso tempo ricevuto “nozioni di educazione e di istruzione civile e religiosa, indispensabili per la formazione di buoni cittadini.” La nuova struttura permetteva l’estensione del periodo di cura e dell’orario quotidiano, essendo possibile l’attività ricreativa anche in caso di brutto tempo. Questo è il regolamento datato 25 giugno 1951: “Colonia Diurna ‘S. Maria Goretti’ 1 - Da lunedì 25 c. m. è aperta la Colonia ‘S. M. Goretti’, in zona del Brenta riservata solo per la Colonia (migliaia di metri quadrati con cartelli indicanti la ‘zona riservata’ e accesso al fiume Brenta in un’ansa anch’essa riservata). 2 - Vi possono partecipare i bambini e le bambine, fino ai 14 anni, che si siano regolarmente iscritti. L’iscrizione è obbligatoria per la cura antitifica e per essere compresi nella Assicurazione. 3 - C’è posto anche per i più grandi, purché avvertano la Direzione e stiano alle norme generali della disciplina. 4 - Orario: Dalle 8,30 alle 18,30. Oppure: dalle 14 alle 18,30. 5 - Norme principali : Rispettare l’orario – non entrare od uscire a piacimento – rispetto e cura delle cose, del fabbricato e delle piante. COSTUME SUFFICIENTE e stare nella zona assegnata. 6 - La cucina della Colonia fornisce, per L. 80, una minestra con brodo di carne, oppure una pastasciutta. Riscalda gratuitamente i cibi o le bevande portati da casa. Fornisce, pure dietro pagamento, bibite d qualità diverse. 7 - A capo della Colonia è la DIRETTRICE : diplomata e regolarmente approvata, come esigono le regole ministeriali per le Colonie.” 37 35 Idem, Delibera n. 14 del 10 giugno 1950. Il Gazzettino, 5 luglio 1950. 37 S. ZONTA – M. BIZZOTTO, Il fiume Brenta... cit. 36 853 Colonia parrocchiale S. Maria Goretti, in Brenta da Curami; sulle sedie a sdraio Ilario e Teresa Baldo (g. c. Zita Bevardo) La prima direttrice è stata Adriana Bortoli, poi Germana Bevardo. Vicedirettore per tutta la durata della colonia Ilario Baldo. Tra le “vigilatrici” ricordiamo Teresa Baldo, Pina Dan, Giuliana Bortoli... La Colonia in Brenta è stato un primo esempio di collaborazione integrata fra Parrocchia e Comune nel campo ricreativo-sociale, come lo era il Patronato S. Carlo. Nel 1970-71, dopo la costruzione del Centro Giovanile, l’accordo tra le due istituzioni si estenderà alla gestione del nuovo campo sportivo affidato all’A. C. Carmenta e ai campi di atletica e di basket (ora di Skate-board), facendo risparmiare al comune la costruzione di un proprio Centro Sportivo. Scelta ogni tanto contestata, per ovvie ragioni. Dal 1952, le colonie montana e fluviale erano gestite dalla “Pia Opera di S. Vincenzo”. L’esperienza della colonia in montagna si sarebbe protratta, con qualche cambiamento di luogo e di gestione, fino ai nostri giorni, mentre quella del Brenta si sarebbe interrotta all’inizio agli anni Sessanta. 854 Verso la fine del ’48, l’amministrazione comunale favorì la costruzione di un nuovo opificio del settore cartario, prima permutando con la parrocchia del terreno comunale con altrettanto della prebenda parrocchiale e poi, il 7 novembre, vendendo a prezzo ragionevole il fondo in via Martiri alla società anonima “Ondulato Veneto” (con sede in Treviso, poi SIVEA, ora SMURFIT) del quale parleremo più avanti. “Il 19 marzo 1949 - annotava il parroco di Camazzole don Gaetano Lobba - fu inaugurato il nuovo organo della ditta Zarantonello di Cornedo Vicentino. Commovente anche in questa occasione il modo in cui le famiglie hanno risposto con offerte generose; in un anno si sono raccolte L. 800.000, quante bastarono a coprire la spesa. Degno di memoria in questo anno 1949 il passaggio della Madonna Pellegrina nei giorni 1 e 2 settembre, suscitando grande entusiasmo fra la gente e lasciando graditissima memoria.” Il 28 agosto 1949, il Consiglio Comunale di Carmignano, deliberava all’unanimità: “- Conscio del suo delicato incarico di rappresentare una popolazione CRISTIANA E CATTOLICA ; - del dovere d’interpretare i sentimenti profondamente religiosi e le tradizionali millenarie prove di attaccamento alla Fede ereditata dagli avi nostri; - riconoscendo nella Fede Religiosa il centro insostituibile del vivere morale e sociale e la sicura trincea contro l’insurrezione di ideologie antisociali ed antiumane, che condurrebbero le generazioni all’abbruttimento ed alla privazione di ogni sana energia e di ogni nobile azione ; - nella sicurezza che anche le Autorità non devono disinteressarsi del fattore religioso che conforta, civilizza e dà benessere alla nostra popolazione ; - nella imminente circostanza della venuta nel nostro paese della MADONNA PELLEGRINA , festeggiando la Diletta Madre, - fa richiamo solenne ad un rinnovamento di Fede e di vita cristiana ; - su iniziativa spontanea degli Amministratori , IL CONSIGLIO COMUNALE autorizza il Sindaco a fare pubblicamente l’Atto di Consacrazione di questo Comune al Cuore Immacolato di Maria affinché, con la Sua alta protezione, ci salvi da ogni pericolo presente e futuro, preservi il nostro buon popolo da ogni deviazione funesta e rinsaldi ed avvii al bene tutti i figli della nostra Patria, vincolandoci nella fraternità di Cristo, unico Salvatore e unico Principe della pace eterna.” Il 9 luglio 1949 la Giunta approvava la costruzione di quattro alloggi popolari ricavati dal complesso della vecchia chiesa di Carmignano. 855 All’inizio di dicembre del 1949 veniva installato il nuovo impianto di illuminazione elettrica sulla strada “che dal paese conduce alla Nazionale Postumia 53 ed alle due stazioni ferroviarie. Il transito vi è forte perché l’industre Carmignano ha operai risiedenti in tutte le frazioni. L’amministrazione ha attuato un impianto con paloni in legno per la linea, in cemento per le lampade, palloncini diffusori di luce... Speriamo – commentava il corrispondente del GAZZETTINO - che possano eliminare lucerne, candele e lumi ad olio fra non molto tempo. La società erogatrice sa benissimo che detta arteria è la unica che si presti alle nuove costruzioni e grave sarebbe non provvedere.” 38 Si sarebbe però dovuto aspettare più di due anni per veder costruita la prima serie di case popolari, denominate “Case Fanfani”, sul nuovo Viale Martiri della Liberazione dopo l’approvazione (17 novembre 1951) del “progetto di finanziamenti per la costruzione di fabbricati di civile abitazione, secondo la Legge Tupini 2 luglio 1949, n. 408 ”. Per la seconda tranche di case popolari, quelle di Via Vegri, la Giunta Municipale, nella seduta del 10 dicembre 1956 deliberava la “cessione di terreno all’Opera Pia Istituto Case Popolari di Padova per la costruzione di alloggi popolari”. Nel 1946 era stata ripresa l’esperienza, cara all’allora sindaco Leonzio Cè, della “Scuola di Disegno” già sperimentata negli anni 1928 – 1930. Ben più importante il “Corso di Avviamento Professionale” iniziato il primo dicembre 1947. Ai dieci studenti che frequentavano l’Avviamento di Piazzola sul Brenta, si aggiungevano altri ragazzi che non se l’erano sentita di partire al mattino presto con il treno di Camerini e ritornare a casa la sera tardi da Piazzola. La proposta fu fatta agli studenti carmignanesi (tra i quali Lino Baldo, Ennio Ongaro e Franco Golin) dal futuro direttore del nostro Avviamento Professionale, prof. Radames Scrobogna, che sarebbe rimasto alla guida della scuola fino alla riforma della Scuola Media Unica. La aule scolastiche erano situate nella barchessa Ovest del palazzo municipale ed un laboratorio fu ricavato nell’ala Est dopo lo spostamento della caserma dei Carabinieri in via Verdi nel 1957. 38 Il Gazzettino dell’11 dicembre 1949. 856 L’avviamento professionale nell’ala ovest del palazzo municipale di Carmignano (g. c. fam. Sani) 857 L’affitto della Caserma dei Carabinieri era ancora pagato dalla Provincia, negli anni 1944-45 dalla “cessata Guardia Repubblicana” di Padova. Il comune avrebbe voluto occupare tutti i locali del palazzo, anche per risolvere il problema degli alloggi, ancora urgente nel 1947, ma un contratto d’affitto fu stipulato fino al 30 giugno 1948. Il 23 giugno 1949, l’amministrazione comunale carmignanese comunicava alla Deputazione Provinciale di Padova che “il fabbricato Municipale, adibito a Caserma dei Carabinieri” era “inadatto all’uso perché oltremodo vetusto” e comportava una continua spesa ordinaria di manutenzione. Il comune proponeva la costruzione in luogo adatto e centrale di un nuovo fabbricato da adibirsi a caserma, in tal modo “avrebbe il vantaggio di avere i locali liberi e potrebbe adibirli ad altri usi, come abitazioni private (qui vi è massima penuria di alloggi) e Uffici Pubblici (Collocamento, Imposte di Consumo, Ambulatorio Medico Comunale, Maternità Infanzia…)” La caserma, costruita nel 1950-51, non fu destinata al suo scopo: essendo ancora urgente il problema della casa, il comune decise di destinarne i locali ad uso abitativo. Nell’immobile trovarono posto cinque famiglie. Il 28 maggio 1957 il Consiglio Comunale approvava “il progetto per lavori di sistemazione dell’immobile di Via Verdi (di proprietà comunale) a Caserma dei Carabinieri, redatto dal tecnico comunale in data 16 aprile 1957, nel quale è prevista una spesa di L. 1.440.000 e che ha ottenuto il benestare del Competente Comando del Gruppo dei Carabinieri di Padova” deliberando di “stipulare con la Banca Antoniana di Padova una operazione di credito di L. 1.500.000…” Il palazzo di Via Verdi è stato recentemente restaurato e la nuova sede dei Carabinieri inaugurata il 9 maggio 2009, come vedremo. Il 30 agosto 1947 la giunta municipale aveva deciso un “progetto di finanziamento per la costruzione di case popolari”, essendo stata coperta metà della spesa per l’acquisto del terreno da parte dell’INA – CASA, ed il 10 luglio 1948 prendeva in esame la concessione per la costruzione di un chiosco davanti al piazzale della chiesa al fruttivendolo Luigi Muraro (“Bagigi”). Più importante la decisione del 9 luglio 1949, ribadita il 2 agosto, di costruire i citati alloggi popolari nell’edificio della vecchia chiesa parrocchiale, di ampliare, qualche mese dopo, la Piazza Marconi e di restaurare la scuola comunale di Ospitale danneggiata dalla guerra. All’inizio del 1950 si progettava l’ampliamento della via Roma e la sua asfaltatura fino al centro. Il Viale Margherita sarebbe stato asfaltato in settembre, mentre le strade di Camazzole, del Quartiere (via prolungata fino allo sbocco in via Martiri) e di Ospitale avrebbero dovuto aspettare il 1954 e Spessa il 1956. 858 Il “Gazzettino” del 21 giugno 1950 annunciava: “Si è chiuso con successo, come l’anno scorso, il Corso di Avviamento a tipo Industriale, Scuola che iniziasse al lavoro dei ragazzi, sgrezzandoli e scaltrendoli per quell’attività professionale cui maggiormente sono inclinati, per temperamento e attitudine. Il corso di avviamento , in un paese che vanta industrie, bravi artigiani, negozi commerciali ecc., li porta a un livello tale per cui riscuotono l’attenzione dei datori di lavoro. E l’esposizione dei lavori fatta in un’aula ha dimostrato che i giovani sanno fare anche pregevoli attrezzi di lavoro, confezioni, ricami e moltissimi bei disegni. Moltissimi i visitatori, le autorità, gli esponenti della cartiera, il parroco, operai e modesti lavoratori; c’erano tutti gli insegnanti, dal direttore Otmarich Andrea, Zupicich Caterina per le Lettere, Tammo Francesco per la Matematica, Tornabuoni Amelia per le Lingue, Gabelli Luisa (una mezza colonna della scuola) per il Disegno femminile ed Economia domestica, Bianchi Bianca per il Lavoro femminile, Alfieri Luigi per quello maschile e qualche altro... Fra qualche anno avremo così l’operaio finito, istruito e all’altezza dei meriti di questo industre paese. Ammirato, fra i tanti lavori, il tavolino d’ufficio regalato al Sindaco che della scuola s’è sempre benevolmente interessato.” Ma se i giovani trovavano facilmente un inserimento nelle industrie locali, le persone di una certa età avevano più difficoltà a trovare lavoro, ma non restavano inattive, come si può dedurre da un articolo del Gazzettino del 4 agosto 1950: “Ricavano pane dai sassi del Brenta”: “Lungo le rive del Brenta (da Carmignano a Piazzola) è tutto un fervore di una operosità instancabile che nessuno immagina; nessuno vede qui, per le strade strette e nascoste, l’andare e venire di innumerevoli carretti trainati da asini, cavalli, muli o mucche, quando il sole di mezzogiorno sferza rabbiosamente le nude brughiere o quando la stanchezza e il sonno piegano il nostro capo. A centinaia scendono al Brenta, gli uomini dalle facce aduste e dai dorsi neri come quelli dei negri e stanno lunghe ore curvi sul greto del fiume... Sorgono lungo le rive, a decine e decine, piccole cooperative composte di 4 o 5 ragazzi o uomini concordi e decisi a vincere la miseria, vincendo la terra più dura e infeconda. Minuscoli gruppi di esseri umani nei quali palpita una sola anima, che trasformano in un magico tocco i sassi in pane... provvedendo in parte alle necessità della propria famiglia; con questa ghiaia e sabbia, strappate all’alveo del Brenta, essi sostengono la vita di teneri bimbi, ridanno ai loro volti il bel rosa della salute e alle loro gole squilli di gioia quando i padri, che hanno scavato tutto il giorno nel letto del fiume, possonom prendersi il lusso di ritornare a casa con un’anguria sotto il braccio o procurare il flacone di sciroppo o un bicchiere di vino ai vecchiotti che ormai non possono più affrontare la dura fatica degli scavatori di ghiaia. 859 Quando non sa più dove sbattere la testa per trovare lavoro, questa gente non si rassegna all’ozio improduttivo... ma anche qualche capitalista ha messo gli occhi sul Brenta; in detta zona si possono contare ben quattro escavatori meccanici, due dei quali danno in media 15 metri cubi di ghiaia e gli altri, di cui uno presso il Ponte sul Brenta a Fontaniva e l’altro presso Carturo, dai 500 ai mille quintali di ghiaia al giorno, occupando una cinquantina di operai.” I due ponti di Fontaniva visti dalla destra Brenta negli anni ’40 (g. c. famiglia Talin) Squadra di operai badilanti sulla caricatrice a tazze a Friola (g. c. fratelli Tellatin) 860 Nella foto sopra, carrettieri e carriolante in un quadro di Roberto Rigon; al centro, caricatrice a tazze con Alfredo Vendramin e Sergio Toaldo al lavoro; sotto, “pacara” della ditta Tellatin (g. c. fratelli Tellatin) 861 V - UN ARTISTA AUTODIDATTA : GIUSEPPE MONEGATO Conosciamo già questo personaggio attraverso il suo diario più volte citato. Nato a Fontaniva nel 1903 in una famiglia contadina, infermiere a Galliera e poi a Saccasessola (Venezia), “portinaro” della Cartiera di Carmignano dal 13 febbraio 1941 fino all’inizio degli anni Sessanta. Essendo stato scritto e pubblicato molto su questo artista autodidatta, rinviando all’esauriente volume del 2006 curato dalla nipote Annalisa Verza, cercheremo ora di aggiungere solo qualche altra testimonianza della sua opera, partendo da una lettera inedita scritta sul retro di una foto: “Fontaniva, 20 Aprile 1941 (XIX) - La fotografia, di cui il presente ingrandimento, fu fatta a Saccasessola (Venezia), Sanatorio I.N.F.P.S. – II° Reparto... nell’ agosto 1940 (XVIII). Ivi feci l’infermiere per quasi 9 mesi, precisamente dal I maggio del 1940 al 22 febbraio 1941. Il discorso del Duce l’ho udito a Saccasessola (Dopolavoro) e mi suona ancora alle orecchie le parole: ‘Popolo italiano ! – Corri all’armi’. Questa guerra, di cui il Duce in quel giorno diede l’annuncio, continua ancora... vittoriosa, ma fino alla vittoria finale continuerà ? – C’è d’aver paura ! ! Ora faccio il portinaio alla Cartiera di Carmignano di Brenta, dando un addio a Saccasessola Veneziana, alle sue tribolazioni ed ai suoi pensosi ricordi. G. Monegato.” 862 Lettera autografa di Giuseppe Monegato del 20 aprile 1941 (collezione privata) 863 E’ stato il grande poeta e scrittore cittadellese Bino Rebellato a lanciare per primo il nostro Monegato nel campo dell’arte. Nel 1953 l’opera di “Bepi” si afferma a livello nazionale con le mostre dei manzoniani personaggi ed episodi dei “Promessi Sposi” esposti prima a Cittadella e a Bologna nel 1952 e poi a Bergamo, Lecco e Milano nell’anno successivo. Alfredo Ferruzza, nel settimanale OGGI del 2 aprile 1953, sapeva cogliere l’essenziale dell’arte di Giuseppe Monegato in un articolo dal quale stralciamo: “Ha scolpito I Promessi Sposi - Giuseppe Monegato ha modellato in creta personaggi e scene del romanzo – ... la poco notorietà di questo intraprendente artista deriva dal fatto che egli, per la prima volta, affronta, in un grande centro qualificato come Milano, il giudizio del pubblico, dopo una breve comparsa in una cittadina di provincia del Veneto. Forse si sorprenderà lui stesso nel sentirsi definire un artista... Quei personaggi... accompagnati ogni giorno dalle rive del lago di Lecco fino a Milano o al territorio della Repubblica di San Marco, gli tolsero la pace e nella sua fantasia andavano prendendo forma ed aspetto così chiari, stagliati e precisi da tradursi finalmente in alcune composizioni, affidate alla terracotta... Per tre anni continuò nella sua fatica, senza interruzioni né soste e, alla fine, l’intera opera risultò di ben 90 pezzi, tanti da occupare l’intero perimetro della vastissima sagrestia della Madonna delle Grazie, a Milano, dove da alcuni giorni sono esposti. L’idea di portare a Milano una collezione del genere venne a un domenicano, padre Angelico Bregola. Questi si trovava, nell’ottobre 1952, a Fontaniva quando in una mostra artigiana (a Cittadella) vide l’opera del Monegato che in quell’occasione era stato premiato di medaglia d’oro. Il frate ne restò sorpreso e volle conoscere l’autore... Schernendosi quando questi gli propose di allestire una mostra a Milano... il Monegato abbozzò una definizione di se stesso sulla falsariga dei personaggi manzoniani: - ‘Sono un tonto come Renzo, un semplice come Lucia, un titubante come don Abbondio e, alle volte, un rabbioso come don Rodrigo’. Di queste sfumature del suo temperamento le terracotte riferiscono soprattutto l’ultima, per via di una insistente irrequietezza che si nota nelle sue figure, negli sfondi, in tutti i particolari delle scene rappresentate. La materia è presa d’impeto, tormentata, scavata e sminuzzata fino a sfiorare i limiti del grottesco e a suscitare, nello spettatore, sensazioni violente... L’illustrazione dei ‘Promessi Sposi’ del Monegato... ripete dal romanzo più i motivi e i toni della durezza e della desolazione che non gli altri, più autentici e veri, della speranza e della distensione. C’è insomma, in tutta la narrazione plastica, molto fato e poca Provvidenza. I tratti sono sempre marcati e anche Lucia e la madre di Cecilia, con difficoltà, si riescono a scorgere pacate e gentili. 864 In compenso, i diversi bozzetti sono pieni di una ricca forza espressiva, forse da intendere più dal punto di vista fisico che spirituale. Si è detto, anche, della mostra come di una rappresentazione ‘a fumetti’ de ‘I Promessi Sposi’, ma la definizione è, tutto sommato, superficiale e approssimativa perché Monegato, ch’è un autodidatta, rivela sempre una mano felice e una spontaneità che nulla hanno da spartire con la comune produzione di certi mestieranti.” 865 866 867 Per quanto riguarda il suo “Viaggio negli inferi” è sempre valido quanto scritto da Bino Rebellato nel 1956: “Confermiamo la nostra stima e ammirazione per l’operoso e geniale portiere della cartiera di Carmignano, per l’uomo e per l’artista: per l’uomo che sa vivere la sua vita indipendentemente da ogni interesse speculativo e da ogni mania esibizionistica, e per l’artista che, dominando la creta e imprimendole il soffio del suo spirito, ha saputo darci un segno della sua personalità. Però le difficoltà, talvolta, gli aguzzano il cervello, gli accendono la fantasia; e liberandosi dal testo, egli passa a interpretazioni e invenzioni personali, come nella rappresentazione della fame o della malefica forza che muove la turba dei ladri, curvi e tremanti sotto una lunga ossuta e adunca mano; o di una formidabile volontà di autodifesa; o del mistero della musica. Queste illustrazioni dell’Inferno compongono, sì, un racconto che ha un suo ritmo, una sua misura, e danno una visione episodica e una didascalia esatta della prima Cantica; ma, per i limiti stessi del mezzo espressivo, isolano le figure e le staccano dalla grandiosità dell’ambiente in cui esse vivono e respirano.” Scultura detta “La Sofferenza” firmata Monegato 868 Casa Monegato di via Roma, costruita nel 1959, in una foto del 1968 e in anni posteriori 869 870 871 Particolari degli affreschi interni alla casa Monegato fotografati da Davide Zanazzi Terminiamo con una originale testimonianza di un caro amico di “Bepi”, il poeta carmignanese Pino Cervato: “Per chi lo incontrava per strada, con quel suo inceder che ti faceva pensare più ad un uomo che andasse che camminasse. Il suo volto scarno. Lo sguardo acuto. Il saluto tra il cenno e il brontolìo. Una capigliatura leonina (un ‘cappellone’ ante litteram, lo avresti detto). La sua figura pesante. Tuuto in lui lo faceva apparire come un uomo riottoso, burbero, riservato, austero. Qualcosa insomma che, incutendo timore o onore, ti faceva sentire lontano. Ma se avevi la fortuna di avvicinarlo, come poi l’ho avuta io, se riuscivi a scostare quella parte di ghiaccio, di aprire la porta per entrare nella casa della sua anima, allora tutto il caldo amore della sua arte, illuminandoti, ti riscaldava... Egli resterà nel cuore di tutti noi, ‘Carmignanesi d’adozione e di fatto’... resterà nel cuore di tutti noi il dono meraviglioso di quei personaggi danteschi che egli ha fatto rinascere con la sua sacra mano d’artista... dalla creta, dall’argilla, dalla terra. Centinaia di figure o gruppi di figure che la sua paziente mano certosina ha costruito in lunghi anni di silenzio. SILENZIO, sì. Perché, nonostante una prima mostra a Milano, una seconda a Cittadella, una 872 terza a Carmignano, tutte e tre AMMIRATISSIME , nonostante così grande successo, le sue miniaturizzate sculture dell’orrore e dello splendore dantesco sono confinate nel Limbo di una soffitta della Villa Municipale, in un riposo che odora di polvere e silenzio. SILENZIO ! E’ con amarezza che ripeto questa parola SILENZIO. Perché questa nostra comunità carmignanese, come del resto un po’ tutte le comunità, quando l’ultimo tocco di campana, quando l’ultima zolla di terra ricopre gli spiriti più belli, le anime più vere dei suoi non pochi concittadini, chiude sempre l’ultima pagina del libro della loro vita con questa fredda, ingiusta parola: SILENZIO...” 873 Da questo ingiusto silenzio, che durava dal dicembre del 1965, la Pro Loco di Carmignano ha cercato di trarre dall’oblio l’opera di Monegato con un progetto di restauro e di allestimento di una mostra permanente dei bozzetti danteschi nel Palazzo Municipale, sulla spinta del presidente delle Pro Loco Astico - Brenta avv. Benetazzo negli anni Settanta. 874 Nel 1986, la Biblioteca Civica ha allestito nell’atrio delle Scuole Medie una “Mostra dei bozzetti in terracotta dell’Inferno Dantesco dello scultore locale Giuseppe Monegato”. La stessa Biblioteca, nel maggio del 2002, ha esposto in Municipio le 40 statuette restaurate da un insegnante della Scuola d’Arte di Nove di Bassano. Ma è indubbio che è stato l’amore della nipote dell’artista, Annalisa Verza, a far risuscitare definitivamente la figura così cara a tutti i carmignaesi con la pubblicazione del volume più volte citato e con la mostra in Palazzo Pretorio a Cittadella dal 22 settembre al 29 ottobre 2007. 875 876