Sacerdoti e coordinatori nella catechesi
Presenze e compiti – Treviso, 14 giugno 2014
Il sacerdote e il coordinatore dei catechisti: presenze e compiti
D. Gerardo Giacometti (Direttore UCD Treviso)
Se il pensiero è sicuramente inefficace senza azione, l'azione senza pensiero lo è altrettanto (ZYGMUNT
BAUMAN, Paura liquida, 2008).
La presenza di numerosi coordinatori che si prendono a cuore la situazione della catechesi nelle nostre
comunità è anzitutto il segno di un’azione che precede la riflessione. Si è colta una esigenza e si è cercato
di rispondervi con sollecitudine, generosità, creatività. Ed oggi abbiamo circa un centinaio di parrocchie che
dispongono di una figura che interviene nell’organizzazione e nella programmazione catechistica.
Ma l’azione è diventata pensiero. Abbiamo
colto un segno importante in relazione alla
promozione di un laicato attivo e partecipe, cui
possano appartenere non solo mansioni
esecutive ma anche scelte responsabili e
condivise. Non si tratta quindi solo di rimedio
alla diminuzione del clero, 1 ma di visione
ecclesiologica e ministeriale: il sogno di una
chiesa dove ciascuno possa esprimere il
proprio dono e tale dono possa riadeguare
l’immagine della Chiesa.
Su questo aspetto già sono intervenuti i
vescovi
italiani
delineando
l’assetto
missionario della parrocchia.
Ma la missionarietà della parrocchia esige che
gli spazi della pastorale si aprano anche a nuove
figure ministeriali, riconoscendo compiti di
responsabilità a tutte le forme di vita cristiana e
a tutti i carismi che lo Spirito suscita. Figure
nuove al servizio della parrocchia missionaria
stanno nascendo e dovranno diffondersi:
nell’ambito catechistico e in quello liturgico,
nell’animazione caritativa e nella pastorale
familiare, ecc. Non si tratta di fare supplenza ai
ministeri ordinati, ma di promuovere la
molteplicità dei doni che il Signore offre e la
varietà dei servizi di cui la Chiesa ha bisogno.
Una comunità con pochi ministeri non può
essere attenta a situazioni tanto diverse e
complesse. Solo con un laicato corresponsabile,
la comunità può diventare effettivamente
missionaria (VMPMC 12).
1
Schema qui sopra in: A. CASTEGNARO [ed.], Preti del Nord-est. Condizioni di vita e problemi di pastorale, Marcianum
Press, Venezia 2006. È evidente che la diminuzione del clero comporterà necessariamente una più attenta
considerazione della corresponsabilità laicale, ma vi è in atto anche una rivalutazione del ruolo dei laici in relazione
alla loro identità e missione nella chiesa.
1
Sacerdoti e coordinatori nella catechesi
Presenze e compiti – Treviso, 14 giugno 2014
La diocesi di Treviso, negli Orientamenti che regolano le nuove collaborazioni pastorali afferma: «Si
dovranno individuare e formare nuove figure ministeriali laicali che consentano alle parrocchie di
mantenere viva la preghiera liturgica quotidiana, l’educazione cristiana dei ragazzi e dei giovani, la carità
verso i deboli». 2
Tra queste figure ministeriali quella del coordinatore dei catechisti è dunque quella che maggiormente si è
affermata, gode di un certo riconoscimento e fa da traino ad altre analoghe presenze. L’azione del
coordinatore, tuttavia, si misura con la realtà del presbitero che, in virtù del suo ministero e della
tradizione che lo accompagna, deve integrare la nuova forma di collaborazione ecclesiale senza abdicare al
proprio compito e senza esasperarne le pretese.
1. Il presbitero in relazione alla catechesi
Abbiamo già avuto modo di recuperare il quadro culturale, pastorale ed esistenziale nel quale oggi si
inserisce la missione del sacerdote. È importante tenerne conto per non perdere il contatto con la realtà. A
questi dati occorre però accostare quelli che ci sono offerti dalla documentazione ecclesiale in relazione
all’intervento del sacerdote nella catechesi.
Questo passaggio diviene particolarmente importante ai fini della nostra ricerca: poiché non esiste
documentazione ecclesiale che precisi il compito del coordinatore, sarà necessario procedere per
“sottrazione”, osservando quali siano le prerogative del presbitero nell’ambito della catechesi e
individuando ambiti di collaborazione. Sembra un’operazione viziata da un certo clericalismo per il quale ai
laici spetterebbe quello che non fanno i preti; in realtà essa intende salvaguardare anche gli stessi laici
rispetto a compiti che qualche volta troppo velocemente vengono loro attribuiti da presbiteri che delegano
le loro responsabilità.
La risposta più completa è contenuta nel Direttorio generale per la catechesi.
DGC 225. Compiti propri del presbitero nella catechesi e, in particolare, del parroco sono:
- suscitare nella comunità cristiana il senso della comune responsabilità verso la catechesi, come
compito che tutti coinvolge, così come la riconoscenza e l'apprezzamento verso i catechisti e la
loro missione;
- curare l'impostazione di fondo della catechesi e la sua adeguata programmazione, facendo
assegnamento sulla partecipazione attiva degli stessi catechisti, e badando che essa sia ben
strutturata e ben orientata;
- suscitare e discernere vocazioni per il servizio catechistico e, come catechista dei catechisti,
badare alla loro formazione, dedicando a questo compito la massima sollecitudine;
- integrare l'azione catechistica nel progetto evangelizzatore della comunità e curare in particolare
il legame fra catechesi, sacramenti e liturgia.
- assicurare il legame della catechesi della sua comunità con i piani pastorali diocesani, aiutando i
catechisti a farsi cooperatori attivi di un progetto diocesano comune.
L'esperienza attesta che la qualità della catechesi di una comunità dipende, in grandissima parte,
dalla presenza e dall'azione del sacerdote.
-
Notiamo i verbi: suscitare, discernere, curare, integrare, assicurare. Sono azioni di promozione e di
supporto di chi invita al cammino, lo guida e lo sostiene. Sono le azioni tipiche del pastore responsabile
della comunità in nome di Cristo che si prende cura del gregge che gli è stato affidato. I catechisti da
soli potrebbero vedere unicamente la programmazione delle loro attività: il prete consente di far posto
2
DIOCESI DI TREVISO, Orientamenti e norme per le collaborazioni pastorali nella diocesi di Treviso, San Liberale, Treviso,
2010, n. 3,5.
2
Sacerdoti e coordinatori nella catechesi
Presenze e compiti – Treviso, 14 giugno 2014
a una sollecitudine dove ognuno si senta a casa, ciascuno riceva quello di cui ha bisogno, tutto
concorra al bene della comunità.
-
Notiamo poi l’orchestrazione dell’intervento sulla base di numerose articolazioni pastorali (catechesi,
sacramenti e liturgia, il progetto di evangelizzazione della comunità, i piani pastorali diocesani) e il
contributo di varie persone (catechisti, comunità). È il “carisma dell’insieme” che si esprime in una
visione e in un’azione più ampia di quello che immediatamente si potrebbe. Un prete, inviato dal
vescovo in una comunità, dice il collegamento con la diocesi, cura la sinergia delle attività sulla base di
una condivisa programmazione, ricorda che il mistero di Cristo si dona mediante esperienze di fede
ascoltata, celebrata, vissuta, condivisa.
-
Infine si noti l’attenzione vocazionale: il presbitero che ha “il carisma della sintesi”, non possiede la
“sintesi dei carismi”; suscita appelli alla corresponsabilità, invita a riconoscere chiamate catechistiche,
sostiene l’adeguata formazione di chi è chiamato. Il catechista non si autopromuove: ha bisogno di
qualcuno che lo riconosca come tale, lo incoraggi, lo prepari.
Nella parrocchia un compito fondamentale nell’opera di formazione è attribuito al parroco e ai
presbiteri suoi collaboratori. E il sacerdote che "chiama" i fedeli al servizio catechistico, li guida
nell’azione e anima il loro cammino di fede. In particolare i sacerdoti sono tenuti a offrire ai
catechisti la loro testimonianza di fede e la loro competenza teologica, a esserne "guida spirituale" e
3
a coordinare la catechesi con gli altri momenti della vita ecclesiale.
-
Un altro aspetto che il Direttorio non segnala ma che appartiene alla tradizione educativa della Chiesa
italiana è la presenza del presbitero tra i ragazzi. È un intervento prezioso che i sacerdoti talvolta sono
tentati di eludere in nome di un’azione che si limita all’aspetto organizzativo e formativo.
Mentre ci misuriamo con le sfide che provengono da un contesto familiare a volte disgregato, la
comunità cristiana continua a custodire le misure di un’esperienza di famiglia ancora possibile e in
grado di affascinare. Lo fa in vario modo. Negli Orientamenti Pastorali del decennio compare la
rivalutazione dell’Oratorio (cf. EVBV 42), quasi a indicarci l’esigenza di una relazione semplice, intensa
e capace di restituire il sapore di casa. Oggi, la mobilità giovanile e la molteplicità delle proposte legate
al tempo libero hanno ridimensionato il primato dell’oratorio. Esso, tuttavia, persiste in forme “meno
strutturate”, come nello spazio aggregativo informale che precede e segue l’ora di catechismo.
Ma lo spazio da solo non basta. Sono importanti la relazioni che in esso si stabiliscono, tra cui quella
con il presbitero il cui celibato e il senso di appartenenza a quel popolo che gli è affidato conferiscono
un valore aggiunto rispetto ad altre presenze. La nostra persona e il nostro modo di accogliere e amare
le persone sono la mediazione umana che permette ai fratelli di fare esperienza della carità pastorale di
Gesù (Regola di vita per il presbiterio diocesano, 28).
Mi basta che siate giovani perché io vi ami assai, diceva don Bosco ai suoi ragazzi. È un amore concreto,
gratuito, libero e soprattutto “percepito” dove la carità pastorale diviene vicinanza, capacità di
relazione semplice e costante, cordialità, comprensione, elementi che costituiscono spesso il passaggio
decisivo per ogni cammino di fede e l’abbandono di devianti percezioni di Dio e della chiesa: Noi non
vogliamo essere temuti, desideriamo essere amati e che abbiate in noi tutta la confidenza (MB 6,320).
Forse non è più possibile che il sacerdote “faccia catechismo” come un tempo, ma la sfida della
relazione rimane tale perché vitale in relazione al ministero stesso.
3
COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, LA CATECHESI E LA CULTURA, La formazione dei catechisti nella comunità
cristiana (1982), 32.
3
Sacerdoti e coordinatori nella catechesi
Presenze e compiti – Treviso, 14 giugno 2014
2. Coordinatori nelle nostre comunità tra realismo e speranza
I compiti del presbitero nella catechesi sono preziosi e stimolanti. Su questo orizzonte cerchiamo di
comprendere il ruolo del coordinatore.4 E forse, il suo primo compito è quello di aiutare i presbiteri a
riconoscere il loro, a percepire la bellezza del ministero sacerdotale, a credere nella irriducibilità del dono
affidato alla loro presenza e, ad aprirsi con fiducia alla stagione della collaborazione contando sulla
disponibilità, la fedeltà, il senso di comunione e di responsabilità ecclesiale dei laici. Non per una questione
di letteratura ecclesiale, ma perché quei laici effettivamente ci sono, sanno infondere coraggio agli stessi
presbiteri, ne comprendono fatiche e speranze e li aiutano ad intercettare l’attesa di chi ancora ha
bisogno della loro cura, del loro consiglio, del loro cuore di pastori.
Il presbitero, tuttavia, per il suo ruolo di guida della comunità e per il discernimento vocazionale che gli
appartiene deve “riconoscere” anche il ruolo del coordinatore, legittimandone la presenza e il servizio,
presso gli altri catechisti e presso la comunità. Non si tratta di una nomina aziendale, ma di una necessaria
considerazione ecclesiale che, pur con gradi differenti di intensità, aiuterà la persona individuata a vivere
adeguatamente il suo compito.
Vi sono poi alcune zone di intervento nelle quali il coordinatore si può muovere con una certa autonomia e
creatività.
A. Il coordinatore nella programmazione catechistica: rigore e vigore delle proposte
Come abbiamo visto, il presbitero rivolge la sua attenzione all’impostazione di fondo della catechesi e
alla sua adeguata programmazione facendo assegnamento sulla partecipazione attiva degli stessi
catechisti. Partecipazione attiva significa creatività, sensibilità pedogogico-didattica, realismo e
apertura a qualche tentativo sperimentale.
Il sacerdote deve accertare che l’articolazione delle proposte sia ben strutturata e ben orientata, ma
questo non significa che sia creata o materialmente organizzata da lui. Il sacerdote può assicurare un
intervento periodico mentre il coordinatore, servendosi degli itinerari diocesani e della loro
assunzione parrocchiale, può autorevolmente sviluppare la programmazione riunendo i catechisti
interessati e interagendo con loro. Il coordinatore conosce gli itinerari, ne comprende il progetto di
fondo, sa articolarli a livello metodologico, sa suggerire e valorizzare ulteriori aperture. E questo
infonde sicurezza anche agli altri catechisti che non dispongono sempre di adeguata formazione.
È uno stile ormai abbastanza diffuso che suscita corresponsabilità e attiva risorse che non possono
appartenere solo al presbitero. Si crea una certa tradizione formativa in cui, se il presbitero è a
garanzia di un certo “rigore”, il coordinatore ha a cuore il suo “vigore”, articolando tutte le risorse
necessarie in un percorso catechistico stimolante e coerente.
B. Il coordinatore come interlocutore della catechesi presso la comunità: verso una pastorale integrata
Altro ambito di azione del coordinatore è in relazione al Consiglio pastorale (parrocchiale o di
collaborazione). Il ruolo è quello di creare collegamento tra l’organismo di partecipazione e la
4
Bisogna fare attenzione anche al senso che si dà al nome “coordinatori”. Vi è un documento della Chiesa che
afferma: «Non è lecito, pertanto, che i fedeli non ordinati assumano, per esempio, la denominazione di “pastore”, di
“cappellano”, di “coordinatore”, “moderatore” o altre denominazioni che potrebbero, comunque, confondere il loro
ruolo con quello del pastore, che è unicamente il Vescovo e il presbitero». CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Istruzione su
alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti, Libreria Editrice Vaticana, Città del
Vaticano, 1997, art. 1 §3. La nota precisa che il problema nasce con le espressioni che indicano un ruolo direttivo di
guida nella comunità che possono mettere in discussione il ruolo del pastore o sostituirsi ad esso.
4
Sacerdoti e coordinatori nella catechesi
Presenze e compiti – Treviso, 14 giugno 2014
catechesi, in modo che le proposte possano essere conosciute, condivise e sostenute. Anche in questo
caso vi è il ruolo determinante del pastore della comunità, attento all’insieme delle sue proposte. A
volte il coordinatore cura l’informazione tra CPP e gruppo catechisti, altre volte sostiene alcune
esigenze dell’una e dell’altra parte. Egli tuttavia potrebbe andar oltre una funzione di “assestamento”
che rischia di opporre le attività catechistiche rispetto a quelle della parrocchia, promuovendo una
“pastorale integrata” che consente di superare alcune separazioni.
- Il coordinatore promuove una catechesi capace di integrare le varie esperienze della fede,
sapendo che ciascuna di esse forma i credenti. Non si tratta solo di valorizzare momenti liturgici o
caritativi all’interno dell’ora di catechismo, ma di fare in modo che ogni espressione di fede della
parrocchia risponda a un’istanza educativa.
La parrocchia, in particolare, vicina al vissuto delle persone e agli ambienti di vita, rappresenta la
comunità educante più completa in ordine alla fede. Mediante l’evangelizzazione e la catechesi, la
liturgia e la preghiera, la vita di comunione nella carità, essa offre gli elementi essenziali del
5
cammino del credente verso la pienezza della vita in Cristo.
Se il presbitero già ricorda tale necessità, il coordinatore ne indica le forme pratiche suggerendo ad
altri operatori pastorali modalità per rispondere efficacemente alle esigenze iniziatiche ed
educative (chiede al gruppo liturgico di coinvolgere i ragazzi in una celebrazione, alla S. Vincenzo di
distribuire alimentari con loro, al CPP di invitarne qualcuno).
- Ma vi è anche uno sguardo più ampio, oltre la propria parrocchia e alle parrocchie collegate. È la
logica della Chiesa locale della quale non è garante solo il pastore, ma anche il catechista in virtù
del mandato ricevuto. E vi è anche un collegamento con il territorio di cui non devono sfuggirci gli
appelli.
La logica “integrativa” non deve reggere solo il rapporto tra le parrocchie, ma ancor prima quello
delle parrocchie con la Chiesa particolare. La parrocchia ha due riferimenti: la diocesi da una parte
e il territorio dall’altra. Il riferimento alla diocesi è primario. In essa l’unico pastore del popolo di
Dio è il vescovo, segno di Cristo pastore. Il parroco lo rende «in certo modo presente» (LG 28) nella
6
parrocchia, nella comunione dell’unico presbiterio.
Il coordinatore è promozione di una nuova consapevolezza ecclesiale e territoriale che alimenta la
comunione tra i discepoli di Cristo e ci rende attenti all’ambiente in cui viviamo, stabilendo legami
di fraternità tra gli uomini.
C. L’animatore come punto di riferimento del gruppo catechisti: dalle informazioni alla cura delle
relazioni e dell’azione formativa.
Il gruppo catechisti, icona visibile della comunità educante, costituisce ormai in numerose comunità
un organismo stabile per la cura e l’organizzazione dell’attività catechistica. In esso il coordinatore si
inserisce in vario modo: a volte assomiglia a una sorta di segretario, mentre si limita a dare
comunicazioni o a elaborare alcuni resoconti. Altre volte gli viene riconosciuta una certa leadership sia
per favorire l’inserimento nel gruppo, sia per mantenere un clima di collaborazione rispettosa della
presenza e dell’apporto di tutti. Vi è tuttavia anche l’esigenza di stabilire una cura dell’azione
formativa. Non è pensabile che il coordinatore faccia fronte a tutte le esigenze della formazione dei
catechisti. Neppure gli compete. Egli però può essere capace di cogliere alcune istanze e di gestirle
5
CEI, Educare alla vita buona del vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020
(2010), 39.
6
CEI, Il volto missionario delle parrocchie, 11.
5
Sacerdoti e coordinatori nella catechesi
Presenze e compiti – Treviso, 14 giugno 2014
tenendo conto di un’adeguata azione di supporto. In particolare deve rendersi conto di quali siano le
esigenze di un catechista, andando oltre a mere richieste operative e comprendendo tutta la ricchezza
dell’azione formativa.7
Forse il coordinatore dev’essere anche promotore di un’azione formativa non solo attenta ai
contenuti, ma anche al metodo.
I metodi possibili al servizio della formazione sono molti. Si vuole ora indicare un modo concreto di
gestire la formazione dei catechisti dell'IC, ma anche ciò che essi stessi sapranno attuare con i
destinatari. Si tratta del modello «laboratorio». Il termine è entrato prepotentemente in questi
ultimi anni nel linguaggio formativo. La caratteristica principale del laboratorio è quella di produrre
facendo, sperimentando, e di assumere l'esistenza e il vissuto dei partecipanti come luogo di
ricerca, di analisi e l'intervento.
8
Non è un compito di poco conto: esso corrisponde ad uno stile che deve interessare anche l’intervento
in un ulteriore ambito.
D. L’animatore come nuova presenza laicale tra i soggetti della catechesi. Dai ragazzi agli adulti.
Capita sovente che le attività della catechesi dei ragazzi, normalmente distribuite in più gruppi,
vengano unificate in corrispondenza di una proposta nella quale interviene uno dei catechisti o, in
caso di necessità, il coordinatore stesso: per competenza, per ascoltare una voce diversa, per
autorevolezza. Il coordinatore può intervenire aiutando i catechisti a superare alcune difficoltà di
gestione del gruppo e, nello stesso tempo, indicando un modello operativo.
L’intervento a volte può interessare gli adulti, frequentemente i genitori dei ragazzi. Qui potrebbe
delinearsi un’occasione per riavviare strade di fede in cui “adulti si prendono a cuore la fede di altri
adulti” e li aiutano a recuperare il loro ruolo di educatori, di credenti, di testimoni. Non si può affidare
tale compito in maniera indiscriminata a tutti i catechisti: il coordinatore potrebbe dare inizio a una
catechesi rivolta non solo ai ragazzi e gestita non solo dai preti. Senza escludere il ruolo del
presbitero, si tratta di creare alcune sinergie, dove proprio il metodo del “laboratorio” cui si è
accennato può venire in aiuto. È lo spostamento dallo stile “conferenza” ad una modalità articolata, in
cui il coordinatore evoca riferimenti, crea legami, favorisce la comunicazione fino a giungere a proporre
alcuni nuclei concettuali più approfonditi.
Chiaramente ciò non avviene in maniera automatica. È indispensabile preparazione catechistica,
capacità di relazione e padronanza di un metodo di lavoro. Ma, dove questo si verifica, oltre qualche
diffidenza iniziale si percepisce maggior attenzione, disponibilità al confronto e condivisione che fa
bene anche a preti e catechisti. Potrebbe essere l’inizio di una percezione differente della Chiesa che ha
cura della fede di tutti e che dal confronto si lascia arricchire.
Questi elementi ci fanno comprendere la presenza di un cantiere. Vi sono le fondamenta e le principali
strutture portanti. Si tratta pazientemente di costruire – con le pietre vive! – l’edificio che ancora una volta
corrisponde alla Chiesa, in questo tempo, con pazienza, realismo, fiducia e un briciolo di audacia.
Don Gerardo Giacometti
7
Ad es. capacità relazionale, capacità di annuncio e narrazione, capacità di educare a leggere i segni di Dio, capacità di
introdurre nella vita comunitaria. Cf. UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, La formazione dei catechisti nella comunità (2006),
50.
8
Cf. UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, La formazione dei catechisti nella comunità (2006), 37.
6
Sacerdoti e coordinatori nella catechesi
Presenze e compiti – Treviso, 14 giugno 2014
14 giugno 2014
7
Scarica

Il coordinatore e il prete 14.6.2014