Il primo pilastro I requisiti patrimoniali minimi La determinazione dei fondi propri Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Il primo pilastro della vigilanza prudenziale fa perno, da un lato, sui «fondi propri» della banca e, dall’altro, sui rischi ai quali la banca è esposta: i fondi propri devono essere di entità tale da fronteggiare gli eventuali rischi in cui incorre la banca Ø L’individuazione dei “fondi propri” è contenuta nelle norme self-executing del CRR, il quale, in linea con le disposizioni di Basilea 3, fissa nuove definizioni di capitale, al fine di migliorare la qualità del patrimonio di vigilanza (PdV) e semplificarne la struttura Ø In base alle nuove definizioni il patrimonio di vigilanza è composto da: § Tier 1 (copertura delle perdite in un’ottica di continuità aziendale, “going concern”), il quale è a sua volto composto da: ü Common equity (capitale primario di classe 1); ü Additional going concern capital (capitale aggiuntivo di classe 1) § Tier 2 (copertura delle perdite in caso di liquidazione, “gone concern capital”) Ø Non vengono più computati gli elementi di qualità più bassa (Tier 3) Ø Nella determinazione sia del patrimonio di base (Tier 1) sia del patrimonio supplementare (Tier 2), acquisiscono grande importanza i principi contabili adottati per tale computo (principi contabili internazionali IAS-IFRS) 16 Il primo pilastro I requisiti patrimoniali minimi La determinazione dei fondi propri Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø In base alle disposizioni del CRR (art. 92) agli enti è richiesto di soddisfare i seguenti requisiti in materia di fondi propri: § un coefficiente di capitale primario di classe 1 pari al 4,5% (CET 1) § un coefficiente di capitale di classe 1 pari al 6% (T1) § un coefficiente di capitale totale (classe 1 + classe 2) pari all’ 8% (TCR) 17 Il primo pilastro I requisiti patrimoniali minimi La determinazione dei fondi propri Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Gli elementi computabili nel capitale primario di classe 1 (CET1) sono : strumenti di capitale che presentino i requisiti di cui all’art. 28 del CRR, sovrapprezzi di emissione relativi agli strumenti di capitale, utili non distribuiti, altre componenti di conto economico complessivo accumulate, altre riserve, fondi per rischi bancari generali (art. 26 CRR) Ø Dal capitale primario di classe 1 devono detrarsi le poste individuate dall’art. 36 del CRR, tra le quali: le perdite relative all’esercizio in corso, i beni immateriali, le attività fiscali differite, gli strumenti del capitale primario di classe 1 detenuti dall’ente direttamente e indirettamente, le attività dei fondi pensione a prestazioni definite nel bilancio dell’ente, ecc. Ø Gli elementi computabili nel capitale aggiuntivo di classe 1 sono gli strumenti di capitale non compresi nel capitale primario di classe 1 e che presentino i requisiti di cui all’art. 52 del CRR e i sovrapprezzi di emissione di tali strumenti, al netto degli elementi indicati dall’art. 56 (tra cui gli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti direttamente o indirettamente dall’ente nonché da altri soggetti del settore finanziario con i quali l’ente ha partecipazioni incrociate) Ø Gli elementi computabili nel capitale di classe 2 (T2) sono (art. 62 CRR): gli strumenti di capitale non compresi nel capitale di classe 1 e i prestiti subordinati che presentino i requisiti di cui all’art. 63, i sovrapprezzi di emissione degli strumenti di capitale di classe 2, al netto degli strumenti di capitale di classe 2 detenuti dall’ente direttamente o indirettamente. Ø I fondi propri di una banca consistono nella somma del suo capitale di classe 1 e 2 (TCR - art. 72 CRR) 18 Il primo pilastro Le diverse configurazioni del rischio Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Il «secondo momento» del primo pilastro è rappresentato dalla individuazione dei rischi ai quali è esposta la banca e dalla determinazione di coefficienti patrimoniali ritenuti capaci di fronteggiare tali rischi Ø Le caratteristiche dell’attività bancaria fanno sì che alcuni momenti del rischio che contraddistingue in generale l’attività di impresa assumano nelle banche aspetti del tutto particolari, consentendo, pertanto, di individuare una molteplicità di rischi bancari. Ø Il nuovo regolamento CRR, cui la Circolare n. 285 fa rinvio per i profili già direttamente regolamentati dallo stesso, individua quattro tipologie di rischio: § il rischio di credito § il rischio di controparte § il rischio di mercato § il rischio operativo Ø Per la neutralizzazione del rischio viene stabilito un coefficiente patrimoniale complessivo ritenuto necessario per far fronte complessivamente a tutti i rischi 19 Il primo pilastro Le diverse configurazioni del rischio: il rischio di credito Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Il rischio di credito è il rischio che la banca corre quando eroga un finanziamento, ossia il rischio che il soggetto finanziato non restituisca in tutto o in parte quanto ricevuto dalla banca Ø Per il calcolo del rischio di credito oltre all’approccio standardardizzato (basato sullo sfruttamento di rating esterni assegnati da agenzie specializzate) è previsto un metodo alternativo: il metodo dei rating interni (Internal Rating Based - IRB) basato su valutazioni interne compiute dalla banca sui debitori. L’utilizzo di tale metodo a fini regolamentari è tuttavia subordinato all’approvazione da parte dell’Autorità di vigilanza. Ø Il metodo standardizzato, che può essere utilizzato da tutte le banche senza alcuna autorizzazione da parte dell’Autorità di vigilanza, affida l’attendibilità della misurazione del rischio alle valutazioni delle agenzie di rating e si basa su due step: § suddivisione delle esposizioni in diverse classi («portafogli») a seconda della natura della controparte ovvero delle caratteristiche del rapporto § applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificata, eventualmente anche in funzione di valutazioni del merito creditizio da parte di un soggetto terzo, a tal fine autorizzato dalla Banca d’Italia 20 Il primo pilastro Le diverse configurazioni del rischio: il rischio di credito Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Il secondo metodo per la misurazione del rischio di credito è fondato su valutazioni condotte esclusivamente all’interno della banca (rating interni) alla stregua dei criteri fissati dal Regolamento CRR (artt. 142 ss.) Ø L’utilizzazione di questo metodo a fini regolamentari è subordinata all’autorizzazione della Banca d’Italia, la quale viene concessa al ricorrere di requisiti minimi organizzativi e quantitativi Ø Le componenti di rischio che devono essere necessariamente tenute presenti dalla banca sono: § la probabilità di default (Probability of Default, PD) § il tasso di perdita in caso di default (Loss Given Default, LGD) § l’esposizione al momento del default (Exposure at Default, EAD) § la scadenza (Maturity, M) 21 Il primo pilastro Le diverse configurazioni del rischio: il rischio di credito Il Primo Pilastro per il rischio di credito Approccio IRB (rating interni) Approccio Standard (rating esterni) Foundation Complessità requisiti crescenti 22 Advanced Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Il primo pilastro Le diverse configurazioni del rischio: il rischio di controparte Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Il rischio di controparte è il rischio che la controparte della banca, in una transazione avente per oggetto strumenti finanziari, risulti inadempiente prima della data prevista per il regolamento, ossia per l’esecuzione del contratto Ø Il rischio di controparte è una specie del rischio di credito, ma a differenza di quest’ultimo non nasce da un contratto a prestazioni corrispettive né da un finanziamento Ø Il regolamento CRR (artt. 274 ss.) disciplina quattro metodi alternativi di calcolo del rischio di controparte: § il metodo del valore di mercato § il metodo dell’esposizione originaria § il metodo standardizzato (utilizzabile solo per il calcolo del valore dell’esposizione per i derivati OTC e per le operazioni con regolamento a lungo termine) § il metodo dei modelli interni (IMM), per il quale è necessaria l’autorizzazione da parte dell’autorità di vigilanza 23 Il primo pilastro Le diverse configurazioni del rischio: il rischio operativo Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Il rischio operativo è il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Ø Rientrano in tale tipologia di rischio, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzione dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali, etc. Ø Nel rischio operativo è anche compreso il rischio legale, mentre non è compreso il rischio reputazionale Ø Sono previsti tre metodi di calcolo del rischio operativo: § metodo base (BIA, Basic Indicator Approach), che correla il rischio operativo al volume dell’operatività della banca § metodo standardizzato (TSA, Traditional Standarised Approach), che determina il rischio applicando al margine di intermediazione coefficienti differenziati per le varie linee di attività § metodi avanzati (AMA, Advanced Measurement Approaches), che determinano il rischio operativo sulla base di un’analisi delle perdite operative subite dalla banca nonché sulla base di dati criteri di scenario raccolti ed elaborati dalla banca stessa Ø Previa autorizzazione delle autorità competenti, le banche possono anche adottare una combinazione di metodi di calcolo del rischio operativo 24 Il primo pilastro Le diverse configurazioni del rischio: il rischio di mercato Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Il rischio di mercato è il rischio rappresentato dalla perdita potenziale conseguente alle variazioni delle variabili di mercato (tassi di interesse, quotazioni azionarie, tassi di cambio…) Ø Anche per il rischio di mercato sono previsti un metodo di calcolo standardardizzato e uno interno basato sul controllo giornaliero del rischio utilizzabile a fini regolamentari solo previa autorizzazione dell’Autorità di vigilanza. Ø A fronte di tali rischi il regolamento CRR impone, per ciascun rischio, una specifica copertura Ø In questa categoria rientrano, tra gli altri, il rischio di tasso di interesse, il rischio di cambio e il rischio di posizione 25 Il primo pilastro Le diverse configurazioni del rischio: il rischio di mercato Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Il rischio di tasso di interesse è collegato al fatto che il valore di mercato di un’attività finanziaria può variare per effetto di variazioni del tasso di interesse Ø Esso prescinde dalle condizioni di solvibilità del debitore ed è legato puramente al valore economico di un’attività finanziaria come valore attuale di un dato flusso di pagamenti. Il rischio di tasso di interesse può essere scomposto in due parti: § rischio di prezzo che riguarda la possibilità che il tasso nel corso del periodo sia maggiore (minore) rispetto al periodo iniziale, determinando una diminuzione (aumento) di prezzo del titolo. Esso fa sì che il valore di mercato di un’attività finanziaria muti nel corso del tempo in relazione alla dinamica dei tassi di interesse: per il bilancio di un intermediario ciò comporta una differenza tra valore di mercato e valore al quale quell’attività è stata acquisita. Ne derivano plus o minusvalenze che devono essere contabilizzate ogni volta che le norme di bilancio o settoriali richiedono il c.d. market-to-market, cioè la valutazione delle attività possedute ai valori di mercato § rischio di reinvestimento, che si collega al fatto che i tassi a cui saranno investiti i flussi di cassa percepiti nel corso della vita dell’attività finanziaria possono essere maggiori (minori) di quelli impliciti nel tasso di rendimento a scadenza, causando un rendimento di periodo maggiore (minore) di quello calcolato ex ante. Esso si manifesta sotto forma di maggiori (o minori) utili collegati del reinvestimento dei flussi di cassa 26 Il primo pilastro Le diverse configurazioni del rischio: il rischio di mercato Diritto delle Banche e dei Mercati Finanziari A.A. 2014/2015 Ø Il rischio di cambio rappresenta il rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere su tutte le posizioni detenute dalla banca indipendentemente dal portafoglio di allocazione. Esso è determinato dalle variazioni dei cambi tra valute Ø Il rischio di posizione esprime il rischio che deriva dall'oscillazione del prezzo dei valori mobiliari per fattori attinenti all'andamento dei mercati e alla situazione della società emittente Ø Il rischio di posizione, calcolato con riferimento al portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza della banca, comprende due distinti elementi: § § il rischio generico, che si riferisce al rischio di perdite causate da un andamento sfavorevole dei prezzi della generalità degli strumenti finanziari negoziati. Ad esempio, per i titoli di debito questo rischio dipende da una avversa variazione del livello dei tassi di interesse; per i titoli di capitale da uno sfavorevole movimento generale del mercato il rischio specifico, che consiste nel rischio di perdite causate da una sfavorevole variazione del prezzo degli strumenti finanziari negoziati dovuta a fattori connessi con la situazione dell'emittente 27