LA CLASSE 4°E E LA PROF.SSA CAIME
PRESENTANO
L’ANALISI E LA RIELABORAZIONE DEL LIBRO:
DEMOCRAZIA
COS’ E’
SCRITTO DA
GIOVANNI SARTORI
PARTE PRIMA: LA TEORIA
I CAPITOLI:
I: DEFINIRE LA DEMOCRAZIA
II: POPOLO E POTERE
III: LA QUESTIONE DEL REALISMO
IV: PERFEZIONISMO ED UTOPIA
V: OPINIONE PUBBLICA E DEMOCRAZIA GOVERNANTE
VI: DEMOCRAZIA VERTICALE
VII: DEMOCRAZIA E NO
PARTE SECONDA: L’ATTUAZIONE
I CAPITOLI:
VIII: DEMOCRAZIA DEGLI ANTICHI E DEMOCRAZIA
DEI MODERNI
X: LIBERTA’ E LEGGE
X: EGUAGLIANZA
XI: LIBERALISMO, DEMOCRAZIA E SOCIALISMO
XII: MERCATO, CAPITALISMO E PIANIFICAZIONE
XIII: CONCLUSIONI
ESPOSIZIONE DEL
LAVORO
TORNA ALL’INDICE
DEFINIRE LA DEMOCRAZIA
capitolo I
Presentazione a cura di
HAAG MARIAGIULIA
MAZZOTTI GIULIA
DEMOCRAZIA
DERIVAZIONE DEL TERMINE
Dal latino tardo: democratia
Dal greco: demokratia (composto da démos =
popolo e del tema di krateo = comandare)
potere (kratos) del popolo (demos)
DEMOCRAZIA
• SIGNIFICATO LETTERALE
Forma di governo in cui il potere viene esercitato dal
popolo, senza intermediari, o tramite
rappresentanti
(definizione dal vocabolario di lingua italiana “Devoto Oli”, edizione
“Le Monnier”)
DEMOCRAZIA
DEFINIZIONE PRESCRITTIVA
• Società libera, non oppressa da un potere politico
decisionale e incontrollato.
• Poliarchia = governo di molti (contrario di un
oligarchia chiusa e ristretta).
• Sistema posto da una deontologia democratica
DEONTOLOGIA
DEMOCRATICA
• Letteralmente “discorso sulla doverosità”.
• Allude a quella dimensione della nostra esistenza
che viene resa, da un punto di vista linguistico,
con un “deve” o un “dovrebbe”.
DEMOCRAZIA
• DEMOCRAZIA POLITICA
• DEMOCRAZIA SOCIALE
• DEMOCRAZIA ECONOMICA
• RAPPORTO FRA ESSE
DEMOCRAZIA POLITICA
• Entità
politica
forma di Stato e di
governo
• Fa perno sull’eguaglianza giuridico–politica
Torna a “democrazia”
DEMOCRAZIA SOCIALE
• Eguaglianza di condizioni. Guidata da uno spirito
egualitario.
• Contrario dell’aristocrazia (struttura verticale).
• Ethos, modo di vivere e convivere come una
generale condizione della società.
• Ethos egualitario= eguaglianza di stima
DEMOCRAZIA SOCIALE
• Prevede una società in cui l’Ethos richiede ai
propri membri di vedersi e trattarsi come
socialmente eguali.
• Insieme delle democrazie primarie.
• Società multi-gruppo.
• Strutturata in gruppi di volontari che si
autogovernano
Infrastruttura di microdemocrazie che supporta
la macro-democrazia
d’insieme Torna a “democrazia”
DEMOCRAZIA ECONOMICA
Eguaglianza economica
Pareggiamento della povertà e
della ricchezza
Benessere
generalizzato
DEMOCRAZIA
INDUSTRIALE
Democrazia nel posto di lavoro e
nell’organizzazione-gestione del lavoro (fabbriche).
Polites (membro della
città politica)
sottenda un membro di
una concreta comunità
economica (lavoratore)
Micro-democrazie nelle quali si dà insieme titolarità
ed esercizio del potere.
Autogoverno del lavoratore nella propria sede di
lavoro, integrato da una democrazia funzionale.
Torna a “domocrazia”
RAPPORTO FRA ESSE
Democrazia politica
Con essa s’intende
sempre la
democrazia in
generale.
• Condizione necessaria
della democrazia sociale
ed economica.
• È completata in senso
politico dalle altre.
•Democrazia politica: Sovraordinata e condizionata.
•Democrazia sociale ed economica: Subordinate e
condizionate.
SINGOLARE O PLURALE?
Esistono democrazie di diverso tipo a seconda della:
• Struttura
(di tipo presidenziale o parlamentare,
proporzionalistico o maggioritario).
• Situazione politica-economica-sociale dello
Stato.
Esiste una teoria centrale o sono solo democrazie
al plurale (alternative/ irriducibili l’una all’altra)?
TEORIA DEL SINGOLARE
Democrazia = tronco dal quale si diramano
molteplici rami.
TEORIA DEL PLURALE
Il tronco non c’è. Le teorie della democrazia
fanno ciascuna albero a sé.
LE TEORIE DELLA
DEMOCRAZIA
= Teoria descrittiva + Teoria prescrittiva
• Teoria partecipativa
• Teoria rappresentativa
Secondo Barry Holden (1974)
• Teoria radicale
• Teoria elitista
• Teoria neo-radicale
• Teoria liberal democratica
• Teoria pluralista
LE TEORIE DELLA
DEMOCRAZIA
Molteplicità di teorie
Teoria d’insieme
Sotto teorie incomplete
Teoria completa
Si rischia di spacciare una parte per il
tutto. (errore della pars pro toto)
DEMOCRAZIE LIBERALI
Teoria della democrazia al singolare
Divisa dalla discontinuità che separa la democrazia
degli antichi da quella dei moderni (che è una
fondamentalmente)
Teoria della democrazia liberale
• descrittiva e prescrittiva
• conversione della teoria in pratica (teoria dello
Stato liberal-democratico)
I TRABOCCHETTI
Semplicismo
L’idea di democrazia deve
essere semplice per essere
compresa da tutti
Semplificare troppo, porta alla cancellazione di
eventuali problemi, non risolvendoli.
In questo modo è come se si aggravassero.
I TRABOCCHETTI
• TERMINOLOGICO
Discutere sulla parola ignorando la cosa
• SEMPLICISMO REALISTICO
Conta più il reale che l’ideale
• SEMPLICISMO PERFEZIONISTICO
Conta più l’ideale che il reale
CONCLUSIONE
È difficile unire gli ideali alla realtà
Sarebbe più costruttivo partire da un’esperienza
democratica in piccolo (micro-democrazia) per poi
passare ad una in grande (democrazia politica
complessa)
TORNA ALL’INDICE
DEMOCRAZIA: COSA E’
CAPITOLO II
POPOLO E POTERE
Damassa e Beghi
DEMOCRAZIA: POTERE POPOLARE
CHE COS’ E’ IL POPOLO?
POPOLO COME:
1. TUTTI
2.
3.
4.
5.
6.
PLURALITA’ APPROSSIMATIVA: I PIU’
POPULACE: PROLETARIATO
TOTALITA’ ORGANICA
PRINCIPIO MAGGIORITARIO ASSOLUTO
PRINCIPIO MAGGIORITARIO TEMPERATO
IL POPOLO
TUTTI
LETTERALMENTE
INTUITIVO:
LA TOTALITA’
MA
TOTALITA’ DEGLI
AVENTI DIRITTO:
LA VERA DEMOCRAZIA
NON ESISTE
I PIU’
NON E’ UN VERO
E PROPRIO
CRITERIO
IMPOSSIBILITA’
DI DETERMINARE
IL POPOLO
MAGGIORITARIO
POPULACE
INADEGUATEZZA DEI TUTTI E DEI PIU’
POPOLO = PROLETARIATO (MODELLO MARXISTA)
MA
ESCLUSIONE DEL
NON - PROLETARIATO
IMMUTABILE!
DIFFICOLTA’
INDIVIDUAZIONE
PROLETARIATO
TOTALITA’ ORGANICA
INACCETTABILE: SI FONDA SULLA CONCEZIONE
ROMANTICA DI VOLK
IMPERSONALE
FLUIRE DELLA
STORIA
ACCORPAMENTO DEL
SINGOLO NEL
POPOLO
TOTALITARISMI
XX SECOLO
PERDITA DIRITTI
PERSONALI
POPOLO MAGGIORITARIO
ASSOLUTO
“I PIU’ CONTANO PER
TUTTI, I MENO PER
NESSUNO”
TEMPERATO
“I PIU’ PREVALGONO
SUI MENO NEL
RISPETTO DEI MENO”
MAGGIORANZA E RISPETTO DELLE
MINORANZE
“Nelle democrazie l’opposizione è un organo della sovranità
popolare altrettanto vitale quanto il governo. Sopprimere
l’opposizione significa sopprimere la sovranità del popolo”
Ferrero
“La prova più sicura per giudicare se un paese è veramente
libero è il quantum di sicurezza di cui godono le minoranze”
Lord Acton
LA DEMOCRAZIA NON E’ MAJORITY RULE
UN 51% IMMOBILIZZATO NON PUO’ INIBIRE UN 49%
IL CONCETTO DI DEMOCRAZIA DEVE APPRODARE
AL PRINCIPIO MAGGIORITARIO TEMPERATO
GOVERNARE NEI LIMITI
RISPETTARE LE MINORANZE
LA SOCIETA’ DI MASSA
STORIA DEL “POPOLO”
GRECIA:
DEMOKRATIA DI ERODOTO: DEMOS COME CITTADINI
DELLA POLIS, COME COMUNITA’ (LA GAMEINSCHAFT
TOENNIESIANA)
MASSA:
DERIVANTE DALLA CADUTA DELLA
PARTIZIONE DEGLI STATI TOMISTICA
COSA CAMBIA TRA
POPOLO E MASSA
 GRANDEZZA:
POLIS  PICCOLA CITTA’ (RUSSEAU)  MEGALOPOLI
SOLITUDINE E
DEPERSONALIZZ.
 ACCELLERAZIONE DEL MOVIMENTO 
MODIFICAZ.
TESSUTI
SOCIALI =
ALIENAZIONE
RAPPORTO MASSA - POLITICA
ALIENAZIONE  UOMO–MASSA
ISOLATO, VULNERABILE, DISPONIBILE
APATIA
MANIPOLAZ.
POLITICA
(ESTREMISMO)
TIPO PSICOLOGICO SOCIETA’ DI MASSA OFFRE
SCARSO SOSTEGNO ALLA LIBERALDEMOCRAZIA
LA TITOLARITA’
SOVRANITA’ POPOLARE NON RISOLVE PROB. ESERCIZIO
MEDIOEVO: POTERE PRINCIPE DA TRASLATIO IMPERII
CONCETTO DI
OMNIS POTESTAS A POPULO
AGGIRATO DALLA FICTIO
DELLE RAPPRESENTANZE
PROBLEMA DIFFICILMENTE RISOLVIBILE
NE’ RAPPRESENTANZA NE ELEZIONE SONO GARANTI
ASSOLUTE DELLA SOVRANITA’ POPOLARE
CERTA SOLO NELLA CITTA’ DI ROUSSEAU,
IRREALIZZABILE QUINDI SU LARGA SCALA
OCCORRE CONSIDERARE LA DEMOCRAZIE COME
PROBLEMA DI TECNICA COSTITUZIONALE
L’ELLITTICITA’ DEL POTERE
POTERE
KRATIA
POPOLO
DEMOS
LA DEMOCRAZIA COME
LEGITTIMITA’
“Government of the people, by the people, for the people”
A. Lincol (Gettysburg, 1863)
TORNA ALL’INDICE
Capitolo IV
PERFEZIONISMO E UTOPIA
“Quel che ha sempre reso lo
Stato un inferno in terra è
proprio il tentativo dell ‘uomo di
trasformarlo nel suo paradiso”
Holderlin
Contessi Carlotta , Fuochi Flavia , Minghetti Simone
Punti affrontati:
4.1_ LA DEONTOLOGIA MALE INTESA
4.2_ DALLA SCIENZA ALL’UTOPIA
4.3_ L’IMPOSSIBILE
4.4_ L’AUTO GOVERNO CHE MAI SARA’
4.5_ LA FUNZIONE DEGLI IDEALI
4.6_ PERICOLO OPPOSTO E ESITO INVERSO
4.7_ PERFIZIONISMO E DEMAGOGIA
(Fuochi)
(Contessi)
(Minghetti)
(Fuochi)
(Contessi)
(Minghetti)
(Fuochi)
4.1 DEONTOLOGIA MALE INTESA
Fuochi
DEONTOLOGIA:
DEONTOS dal greco DOVERE
La deontologia afferma che fini e mezzi sono
strettamente dipendenti gli uni dagli altri (il
che significa che un fine giusto sarà il
risultato dell'utilizzo di giusti mezzi.)
DEONTOLOGIA MALE INTESA
CATTIVO REALISMO
CATTIVO IDEALISMO
PERFEZIONISMO
Modo sbagliato di intendere e impiegare gli ideali
DEMOCRAZIA:
Sovranità popolare
Eguaglianza
Auto governo
Qual è la natura dei tre concetti?
(sovranità popolare, eguaglianza, autogoverno)
DESCRITTIVA
PRESCRITTIVA
DESCRITTIVAMENTE:
Sovranità popolare
Eguaglianza
Principio di
legittimità
Eguali leggi
Eguale voto
L’auto governo
PRESCRITTIVAMENTE
Microdemocrazie
Tali concetti fondano la
deontologia democratica
Che cos’è?
IDEALE:
Di un
individuo o
di un
popolo
Ciò in cui si
crede
Serve a
raggiungere
un fine
Funzione
Il perfezionista che
risolve tutto
fondendo l’ideale
col reale non ha
pienamente il
controllo dei suoi
ideali
4.2
DALLA SCIENZA ALL’UTOPIA
Contessi
Mondo IDEALE
PLATONE
Mondo REALE
Filosofo RE
Uomo contemplativo
MARX
Filosofo rivoluzionario
E’ l’azione rivoluzionaria che rende il reale razionale
Con MARX
città utopica realizzabile
perfezionismo
Con Marx : attivistico
Con Platone: contemplativo
MORO: Dal greco OU = non
TOPOS = luogo
nessun posto
L’UTOPISTA: SA CHE CIÒ IN CUI CREDE NON È
REALIZZABILE
Mannheim : UTOPIA = stato mentale che trascende la realtà in
direzione rivoluzionaria
IDEOLOGIA = stato mentale che trascende la realtà
in direzione conservatrice
IDEOLOGIA
CONSERVATRICE
(propriamente detta)
RIVOLUZIONARIA
(utopia)
DISUOTOPIZZARE L’UTOPIA
Non più inattuabile ma realtà di domani
Mancanza del vocabolo impossibile
Perfezionista
Contemplazione del perfetto
Mancanza dell’ impossibile
4.3 L’IMPOSSIBILE
Minghetti
A priori si può (a volte)
sapere cos’è impossibile
Logica formale:
PRINCIPIO DI NON
CONTRADDIZIONE
Impossibilità
pratica
Sull’utopia è dimostrabile l’irrealizzabilità ex ante
Struttura logica: più di una cosa meno di un altra
Impossibile il più
di due cose
È falso credere che
l’utopico non sia
determinabile ex ante
4.4 PERFEZIONISMO E DEMAGOGIA
Fuochi
UTOPIA : è dimostrabile che è irrealizzabile
Utopia (Marx) = AUTOGOVERNO
Definibile solo in
astratto(governare se
stessi da se)
Intensità : Quanto è forte
Estensione :
spazio: su quanti è forte
tempo: per quanto è forte
Def.:
La intensità di un autogoverno sta in relazione
inversa all’estensione alla quale si applica
1 caso: Autogoverno del despota : intensità massima
estensione minima
2 caso: Polis greca : intensità diminuisce
estensione aumenta
3 caso: grande città : intensità minima
estensione massima
Governo indiretto
(Governato da
rappresentanti)
L’intensità di un autogoverno sta in relazione
inversa alla durata alla quale si applica
Def.:
Quando l’intensità è alto la durata e breve.
es.
comune di Parigi 1871
governo del popolo
La durata fu di due mesi circa
4.5
LA FUNZIONE DEGLI IDEALI
Contessi
IDEALE
Nasce dall’insoddisfazione
del reale
Definito come una
stato di cose
desiderabile che non
coincide mai con la
realtà
Contrasta la realtà
L’ideale, essendo forza d’urto, è destinato a non riuscire
Se realizzabile in parte, l’ideale finale sarà diverso da quello iniziale,
perché modificato.
4.6 PERICOLO OPPOSTO ED ESITO
INVERSO
Minghetti
Il discorso sugli ideali (che nascono dalla insoddisfazione del reale), se
calato in un preciso contesto storico-politico , porta a distinguere fra
Ideale
democratico senza
democrazia
Ideale democratico in
democrazia
L’ideale non combatte più un nemico
ma sostiene la creatura generata
Ma qual è la funzione degli ideali democratici in democrazia?
Una funzione di negazione anche se pur sempre critica, cioè l’ideale
deve spingere il reale”verso il meglio”. Una critica costruttiva dunque,
dove gli ideali non devono reagire contro il reale, ma interagire con il
reale
Un ideale è costruttivo solo se impara
dall’esperienza
In una democrazia che esiste, la ricetta massimalista produce effetti
contrari, per cui si deve invece adottare un’ottica ottimizzante.
Se è vero gli ideali sono
Domande che fronteggiano”resistenze”
Ne deriva che un ideale funziona costruttivamente quando si misura e confronta
con le resistenze in cui si imbatte.
Si ha quindi:
Nella misura nella quale un ideale è convertito in
realtà, nella stessa misura va riproporzionato alla realtà
di “pilotaggio di retroazioni”
Se questa regola è violata, otteniamo esiti inversi.
Ad es. prendiamo il principio “tutto il potere al popolo” dove,
affinché il popolo abbia il potere sul serio, bisogna che ci sia la
condizione che il popolo impedisca qualsiasi potere illimitato e
cioè si abbia il principio “tutto il potere a nessuno” e cioè un’
ottimizzazione degli ideali secondo il “principio del pericolo
opposto”.
Per una democrazia senza più nemici, il vero pericolo non sta
nella concorrenza di contro ideali, ma nel reclamare una “vera
democrazia” capace di scavalcare quella che già esiste.
4.7 PERFIZIONISMO E DEMAGOGIA
Fuochi
In pratica:
PERFEZIONISMO
In teoria:
Errore intellettuale
sviluppato da
intellettuali
=
=
DEONTOLOGIA
Pura e
semplice
convenienza
DEMAGOGIA dal greco
Demos = popolo
Ago = condurre
POLITICAMENTE
Portare il
popolo a …
Assecondare le necessità del popolo a
vantaggio del demagogo
Il demagogo se privato del perfezionismo e
dell’intellettualismo produce meno danno
ANALOGIE
•La democrazia si fonda sulla concorrenza tra partiti
•L’economia di mercato si fonda sulla concorrenza tra produttori
DIFFERENZE
•Concorrenza politica: - è soggetta a un esame meno valido
- non è sottoposta a un controllo legale
•Concorrenza economica : - è soggetta a un esame molto
valido
- Sottoposta a controlli legali
CONCLUSIONI
IL PERFEZIONISMO
Aggiunge credibilità
ALLA DEMAGOGIA
TORNA ALL’INDICE
CAPITOLO V
OPINIONE PUBBLICA E
DEMOCRAZIA GOVERNANTE
Marco Panzavolta & Marco
Gennari
Democrazia è governo del popolo sul popolo
Governata
Governante
Occasioni
elettorali
Nelle quali sono
fondamentali per il
governo le opinioni dei
governanti
Da dove vengono le opinioni?
•Devono essere proprie dei governanti;
•Devono essere formate liberamente;
Perché si dice opinione pubblica?
•perché nasce dal popolo;
•Perché riguarda cose che interessano la
cosa pubblica (bene comune, etc…)
Opinioni dei governati
Devono essere proprie dei governati
Devono essere formate liberamente
È diffusa tra pubblici
Investe materie che
sono di natura
pubblica
Per
questo si
dice
opinione
pubblica
Un governo è basato sul consenso se
nasce dal voto che esprime l’opinione
degli elettori e governa in sintonia con
esso.
Ci sono tre livelli di consenso:
1.Accettazione di valori ultimi;
2.Accettazione delle regole del gioco;
3.Accettazione delle politiche di governo;
3 livelli di consenso
Accettazione di valori
ultimi
Accettazione
delle regole
del gioco
Accettazione
delle politiche di
governo
È a livello di comunità
È a livello di regime
È a livello di
governo
Formazione dell’opinione
Discesa a
cascate
Ribollire dalla base
in su ( bubbling up)
Identificarsi
con gruppi
di
riferimento
Discesa a cascata
5 livelli
1. Elite economiche sociali
Circolano le idee
2. Elite politiche di governo
Si scontrano le idee
3. Rete comunicazione di massa
4. Leader di opinioni locali
5. Demos
Arrivano ai media
Filtro alle
comunicazioni sociali
Le informazioni
arrivano
Ribollire dal basso: maree di opinioni
che si formano dal popolo e che
risalgono la corrente della cascata.
Identificazione in gruppi di
riferimento:opinioni derivano da
gruppi di riferimento (famiglia,
coetanei, identificazioni
religiose,etniche,etc…)
Opinione senza informazione
Per una democrazie realmente efficace:
•Opinione pubblica espressa mediante libere elezioni;
•Opinione pubblica deve essere autonoma
Perché si crei opinione autonoma il pubblico deve
essere informato
Ma la base dei mezzi pubblici è povera e scadente
PROBLEMA DELL’ALTO GRADO DI IGORANZA POLITICA
DEL CITTADINO MEDIO
Problema sempre esistito :
•Un tempo si attribuiva al basso tasso di alfabetizzazione
Rivelatasi accusa inconsistente
L’educazione in
generale non ha
alcun effetto
sull’educazione
politica
(la politica è una materia, chi non se ne interessa non ne
saprà nulla anche se è plurilaureato)
•Oggi vengono messi sotto accusa i processi informativa
per :
Insufficienza quantitativa
(semmai troppa informazione)
tendenziosità
Accusa
debole e
ribaltabile
Accusa fondata
(ma vi è equilibrio,una
tendenziosità viene
neutralizzata da quella
contraria)
Povertà qualitativa
Accusa più seria
Il problema dell’ignoranza del cittadino è tollerabile finché la
pubblica opinione si esprime eleggendo
perché
L’elettorato non decide cosa fare ma solo chi farà
ne deriva
Buono strumento per
controllare i leaders.
La buona qualità
dell’opinione pubblica non
è condizione necessaria
per il funzionamento del
sistema rappresentativo.
Tuttavia se si vuole una democrazia che partecipi allora il
discorso è tutto da rifare …
Quando il cittadino partecipa?
•Il termine partecipazione è un prendere parte in persona
liberamente deciso dalla persona stessa
quindi
È un mettersi in moto da sé e NON essere messo in moto
da altri
•L’efficacia del partecipare di ognuno è in relazione inversa
al numero dei partecipanti:
•Ex: ( 4 partecipanti: il partecipare di ognuno vale ¼)
10000 partecipanti: il partecipare di ognuno vale 1/10000
quindi
Spesso il partecipazionista non si dichiarava tale
DEMOCRAZIA PARTECIPATORIA
Democrazia elettiva
e rappresentativa
Ammette partecipazione
e referendum ma in
subordine e senza
entusiasmo.
Democrazia diretta e
referendaria
Democrazia senza
rappresentanza e che è
tale quando elimina i
rappresentanti
Democrazia Partecipatoria sta a cavallo tra le due:
esalta gli ideali della democrazia diretta ma non la
sostituisce del tutto a quella rappresentativa
Il partecipazionista rifiuta di
considerare la partecipazione
elettorale come partecipazione
autentica
•Votare non è un prendere parte;
•Partecipazione elettorale è solo un
modo di dire in cui il termine
partecipazione non significa nulla.
GLI EFFETTI DI UNA PARTECIPAZIONE DI MASSA
A livello di massa la partecipazione forte
presuppone intensità(sentire intensamente
la politica)
Sequenza virtuosa
INTENSITA’
INTERESSE
ATTENZIONE
INFORMAZIONE
SAPERE
Sequenza perversa
INTENSITA’
ESTREMISMO
L’estremismo può culminare
in un rigido fanatismo che
distruggerebbe la democrazia
(nessuna possibilità di
scambi d’opinione).
DEMOCRAZIA REFERENDARIA
•Democrazia senza rappresentanti e rappresentanza;
•Immediatezza di interazioni, rapporto diretto tra partecipanti
(veri);
•Non vincolata dal numero dei partecipanti che si
autogovernano.
In questo differisce dall’autogoverno che non può oltrepassare
gruppi relativamente piccoli.
Dove vi è
Esempio: assemblea 400/500 persone
ekklesia (Demos) città antica possibilità
di scambio
di opinioni.
Nella democrazia diretta composta da folle oceaniche (di
intere nazioni) le interazioni fra i partecipanti sono impossibili
Necessità di referendum
democrazia referendaria
Democrazia impoverita
Il cittadino si limita ad approvare o
disapprovare alternative
precostituite
Ne derivano tre conseguenze
Conseguenza n°1
Impossibilità di mediazione e compromessi
Democrazia a somma nulla:si vince
tutto o si perde tutto.
•Principio maggioritario
assoluto;
•Violazione diritti delle
minoranze;
•Aggravamento
conflittualità.
Conseguenza n° 2
Più rischi di manipolazione e imbroglio del popolo;
Ma la stessa domanda può cambiare percentuale di
approvazione a seconda di come viene formulata.
Ex: diritto alla vita? 60% SI
diritto all’aborto? 20 % SI
Conseguenza n° 3
I cittadini dovrebbero acquisire non solo una buona
opinione pubblica ( che non hanno) ma cognizione.
La televisione non aiuta.
TORNA ALL’INDICE
Capitolo VI
Democrazia verticale
Minnozzi, Tardozzi e Valorosi
INDICE DEGLI ARGOMENTI
1) Principio maggioritario e comando di minoranza.
2) La tirannide della maggioranza.
3) Elezione, selezione, disselezione.
4) Minoranze ed élites.
5) Da Mosca a Dahl.
6) La legge di ferro dell’oligarchia.
7) La teoria competitiva della democrazia.
8) La critica anti-elitista.
9) Poliarchia selettiva.
PRINCIPIO MAGGIORITARIO E
COMANDO DI MINORANZA
 Dimensione orizzontale della politica
opinione pubblica e democrazia elettorale
 Dimensione verticale della politica
sistema di governo (archia)
L’archia può essere di tipo democratico oppure non democratico. La
differenza viene spiegata dai termini inglesi “rulership” e “leadership”.
• RULERSHIP = comando come imposizione (comandare comandando)
• LEADERSHIP = comando come guida (comandare guidando)
Quindi la democrazia verticale è una leadership.
Ma perché il comando della maggioranza in una democrazia verticale
diventa un comando di un leader (o di una minoranza)?
• Diventa comando di minoranza se per maggioranza si intende
“maggior numero”. Ma “è contrario alla natura delle cose che il
gran numero governi e che il piccolo numero sia governato”.
Rousseau
• Se invece per maggioranza si intende “principio maggioritario”,
allora l’archia si sottopone alla regola maggioritaria e quindi
rimane una democrazia.
La democrazia verticale (cioè l’edificio la cui base è l’elezione e
l’opinione pubblica) si costruisce in 3 stadi:
1. Le maggioranze elettorali eleggono i propri candidati, le minoranze
li perdono.
2. Gli eletti rappresentano una minoranza..
3. Gli eletti eleggono a loro volta un governo e alla fine compare un
primo ministro, un leader.
La democrazia però non viene stravolta.
“Date tutto il potere ai più, opprimeranno i meno. date tutto il potere ai meno,
opprimeranno i più.” Hamilton
LA TIRANNIDE DELLA
MAGGIORANZA
Tocqueville e Mill il problema della democrazia non era posto dai
pochi, ma dai molti: è il problema della tirannide della
maggioranza.
Ci sono 3 contesti in cui questo problema può variare:
1. Contesto costituzionale  violazione dei diritti delle minoranze
2. Contesto elettorale  tirannide dei numeri
3. Contesto sociale  oppressione della società sull’individuo
Contesto costituzionale 
le minoranze vengono distrutte applicando il principio
maggioritario assoluto (tutto il potere ai più).
Contesto elettorale 
in realtà non esiste una tirannide della maggioranza in questo
ambito, perché è una tirannide dei numeri, che sono stati comunque
definiti dalle elezioni (libere).
Contesto sociale 
in questo contesto si può parlare di tirannide del pensiero, imposto
dalla maggioranza. È una tirannide “spirituale” che ha come scopo il
conformismo [ le società in parte impongono una conformità ad
alcuni usi e credenze ].
Le maggioranze elettorali non possono tiranneggiare. Le maggioranze di
massa (definite da “identificati”, in classi, partiti ecc.) sono maggioranze
stabili che hanno più probabilità di poter tiranneggiare. Nelle democrazie
occidentali non esistono maggioranze di massa.
ELEZIONE, SELEZIONE,
DISSELEZIONE
ELEZIONE = da eligere (scegliere non a caso ma selezionando).
• Il principio di maggioranza (diritto della maggioranza di prevalere su
minoranza/e in seguito a elezioni) risale a Locke. Prima il principio
era l’unanimità. Con Locke il diritto di maggioranza è disciplinato e
controllato da un sistema costituzionale.
• L’elezione quindi è uno strumento quantitativo per definire la
maggioranza. Ma dovrebbe essere teso a una selezione qualitativa.
Invece si utilizza il sistema proporzionale che potrebbe sembrare
giusto ed equo, ma esclude la selezione della melior pars, in quanto
tutte le “partes” hanno un po’ di potere e di conseguenza la qualità
viene a mancare (disselezione).
MINORANZE E ELITES
Le minoranze di potere sono minoranze controllanti:
dotate di potere di controllo su un universo di potenziali controllati.
Come identificarle?
Criterio altimetrico: un gruppo è in controllo perché sta “in alto”
Ma nelle democrazie i gruppi di controllo sono tali in quanto riescono
a farsi eleggere
Così si aggiunge un criterio meritocratico: l’altolocato arriva in alto
perchè lo si presume qualificato e capace.
•Dal criterio meritocratico Pareto adotta il termine elite ed elabora la
teoria sulla circolazione delle elites:
“elites al potere cadono se diventano incapaci, e le elites capaci
diventano elites al potere”
Lasswell la rilancia neutralizzata:
elites sono coloro che hanno maggior potere in un gruppo,
elites politica è la classe di potere in alto
In seguito Dahl introduce la ruling elite:
essere elite è soltanto avere potere
torna alla concezione puramente altimetrica
Ma se le minoranze di potere sono definite solo dall’”essere in alto”, il
concetto di elite viene neutralizzato e non si possono più valutare i
potenti in ragione dei loro meriti e demeriti.
DA MOSCA A DAHL
La democrazia è gestita da minoranze al plurale o al singolare?
Secondo Mosca in ogni società esistono due classi:
governanti (meno numerosi) e governati
Tesi è troppo generica che può essere smentita solo dall’esistenza di
sistemi anarchici, privi di comando e verticalità: ma la verticalità è
propria di ogni governo della realtà.
Per Wright Mills gli Stati Uniti sono dominati da un’elite di potere:
accusa il paese di porsi come esempio di poliarchia e pluralismo,
fondando la sua tesi su prove circostanziate.
Per dimostrare l’esistenza di una ruling elite occorre stabilire che per
una serie di decisioni controverse prevale sempre lo stesso gruppo
identificabile come tale
Se questo gruppo varia, non perdura e non prevale
Quindi Mosca e Mills hanno torto:
La democrazia non è sconfitta dall’oligarchia, ma esiste e funziona
come poliarchia
La struttura di potere della democrazia è poliarchia:
La democrazia genera una poliarchia aperta
LA LEGGE DI FERRO
DELL’OLIGARCHIA
Nel 1910 Michels ricava questa legge dallo studio della
socialdemocrazia tedesca:
L’organizzazione snatura la democrazia e la trasforma in oligarchia.
L’organizzazione determina una divisione di ogni partito in una
minoranza che diriga e una maggioranza diretta
Organizzazione più forte = minor grado di democrazia
Il suo problema era quindi l’organizzazione:
il mondo contemporaneo tende sempre a una maggiore e articolata
organizzazione.
Michels studiava i partiti di massa che sono il fenomeno che si avvicina
di più al prototipo ideale di democrazia: le associazioni volontarie
Cerca quindi la democrazia dentro le singole organizzazioni
Ma guardando i rapporti tra le organizzazioni in concorrenza
osserviamo che competono perché la loro forza viene dalla
maggioranza che li segue e competono promettendo benefici e
vantaggi ai governati
Deriva che
La maggioranza disorganizzata dei politicamente inerti è contesa tra
le minoranze attiva politicamente.
Quindi, anche se le minoranze sono organizzate al loro interno in
maniera oligarchica, la loro competizione porta a una democrazia:
Il potere del demos è il potere di essere giudice della sorte dei
competitori.
LA TEORIA COMPETITIVA
DELLA DEMOCRAZIA
Schumpeter = padre della teoria competitiva della democrazia:
“Il metodo democratico è quell’accorgimento istituzionale per arrivare
a decisioni politiche, nel quale alcune persone acquistano potere di
decidere mediante una lotta competitiva per il voto popolare”
Parla di “metodo democratico”, dunque la democrazia strettamente
procedurale:
Democrazia è la serie di effetti secondari e composti che seguono
l’adozione del metodo democratico.
Per arrivare a questo fine occorre il principio delle reazioni previste:
Gli eletti sono condizionati dalle reazioni dei loro elettori rispetto alle
loro decisioni.
Questa “lotta competitiva” produce responsiveness, e questa responsività
fa girare tutta la questione nell’interesse del demos
Demorazia è quindi poliarchia ma non vuole soltanto dire che molti
capi si sostituiscono a uno solo:
Il sistema di capi delle democrazie è una leadership:
Un sistema di capi guidanti che, molte volte, sono anche guidati.
LA CRITICA ANTI-ELITISTA
Inizialmente la teoria di Schumpeter era considerata:
 Un’altra teoria sulla democrazia
 Una teoria contrapposta a quella definita da lui “classica
Dopo la rivoluzione culturale degli anni ’60:
o Schumpeter diventa un elitista al pari di Mosca e Pareto.
o La sua teoria diventa una delle teorie alternative della democrazia
(basata sull’elitismo).
o La teoria partecipazionistica diventa la teoria classica della
democrazia.
CRITICA AGLI ANTI-ELITISTI:
1) Schumpeter non può essere visto come continuatore di Mosca e
Pareto.
2) Tutti e tre non possono essere detti elitisti.
3) Gli anti-elitisti non spiegano quale sarebbe la loro teoria “classica”
della democrazia.
La teoria classica per Schumpeter era ricondotta alla fine a pura e semplice
volontà della maggioranza. La sua teoria è altra nel senso che tramite
questa si arriva alla descrizione di come la democrazia funzioni.
Come si fa a concepirla in alternativa ad un’altra contraria? E quale
sarebbe questa contraria?
Per gli anti-elitisti sarebbe la teoria classica della democrazia.
Classico  riferimento ai Greci. Ma la teoria degli antichi è critica della
democrazia.
Per classico allora si intende Rousseau, James Mill, John Stuart Mill e
G.H.D. Cole. James Mill e Cole si possono subito eliminare.
• Rousseau riteneva che la migliore forma di governo fosse la
repubblica “aristocratica” fondata sulle elezioni. (PERCIO’ E’
UN ELITISTA NON UN ANTI-ELITISTA)
• John Stuart Mill invece era per la democrazia rappresentativa che
doveva selezionare i migliori. (PERCIO’ E’ UN ELITISTA E NON
UN ANTI-ELITISTA)
LA TEORIA DELLA DEMOCRAZIA E’ UNA, NON CE N’E’
UNA CLASSICA E UNA CONTRARIA.
Elitismo è un termine che non si sa bene cosa sia, ma si sa bene a
cosa serve: ad attaccare la selezione travestendola e
denunziandola come discriminazione.
POLIARCHIA SELETTIVA
COME SI DEFINISCE LA DEMOCRAZIA VERTICALE
ASSIOLOGICAMENTE E PRESCRITTIVAMENTE?
• La democrazia verticale è stata costruita o lasciata senza sostegno
di valore. Infatti la libertà politica, che è il valore fondante della
democrazia verticale è diventato un ideale realizzato, mentre
l’eguaglianza, valore fondante della democrazia orizzontale, è in
larga parte ancora da realizzare.
• La libertà quindi non è più un valore. L’eguaglianza invece sì.
• Essa può essere aritmetica (lo stesso a tutti) e proporzionale (lo
stesso agli stessi).
• L’eguaglianza proporzionale può essere un sostegno della
democrazia verticale  il valore si chiama eguaglianza di
opportunità.
• Se abbiamo verticalità è auspicabile che sia “buona”, quindi
selezionata.
• Allora la democrazia verticale è poliarchia selettiva.
(DEFINIZIONE PRESCRITTIVA)
• La democrazia è anche poliarchia elettiva.
(DEFINIZIONE DESCRITTIVA)
TORNA ALL’INDICE
DEMOCRAZIA: COSA E’
Giovanni Sartori
A cura di Boschi Sara e Goretti Chiara
CAPITOLO 7:
DEMOCRAZIA E NO
7.1 Contrari, contraddittori e Gradi
7.2 Assolutismo, Autoritarismo e Autorità
7.3 Totalitarismo
7.4 Dittatura e Autocrazia
7.5 Conclusioni
CONTRARI, CONTRADDITTORII E GRADI
“Ogni determinazione è negazione”
(Spinoza)
Definire
Delimitare, assegnare confini
Determinazione di un concetto a contrario
Cosa è democrazia?
Il contrario o l’opposto di: autoritarismo,
totalitarismo, dittatura o simili.
(definizione ex adverso)
La definizione ex adverso non esclude che tra gli
opposti ci siano termini intermedi (tertium datur):
BELLO----SEMIBELLO-----SEMIBRUTTO----BRUTTO
DEMOCRAZIA
Denota e circoscrive una cosa,
una determinata realtà
Risponde alla domanda: CHE
COS’E’? CHE COSA NON E’
DEMOCRAZIA?
DEMOCRATICO
Connota una proprietà o
attributo di qualcosa:
induce a graduare.
Risponde alla domanda
DEMOCRATICO IN CHE
MISURA? DI QUANTO?
ASSOLUTISMO,
AUTORITARISMO E AUTORITA’.
Opposti di DEMOCRAZIA
Origine greca:
Tirannia,
Origine romana:
Dispotismo
Dittatura
Conio recente:
Totalitarismo,
Autoritarismo
Origine nel XVIII sec
Assolutismo,
Autocrazia
TIRANNIDE
• QUOAD EXERCITIUM: tirannide nel modo di
esercitare il potere
• EX DEFECTU TITULI: tirannide per difetto di
legittimità.
DISPOTISMO
Termine che i greci applicavano ai barbari, ai non-greci.
ASSOLUTISMO
ABSOLUTUS (da ABSOLVERE)
Rende l’idea di essere svincolato da qualcosa
POTESTAS ABSOLUTA:
Potere supremo, sovraordinato
Teoria dell’assolutismo di Bodin (1576)
Sottoponeva il monarca al diritto divino e al diritto
naturale
-solo con Hobbes si arriva ad una idea di monarca
superiore ad ogni legge-
L’assolutismo come potere svincolato da ogni limite si
afferma solo agli inizi del Settecento
ASSOLUTISMO NEL SENSO NEGATIVO DI
POTERE NON CONTROLLATO PER DUE
MOTIVI:
1)Non esistono contropoteri che riescano a contenerlo;
2) Legibus solutus: cioè svincolato da leggi e superiore
alle leggi.
L’ASSOLUTISMO E’ DAVVERO
UN CONTRARIO DI
DEMOCRAZIA?
SI’
IN MODO INDIRETTO
DIVISIONE DEL POTERE E RISPETTO DELLA LEGGE
SONO IDEE PROPRIE DELLO STATO LIBERALCOSTITUZIONALE.
DEMOCRAZIA PURA (né liberale né costituzionale)
PUÒ DIVENTARE ASSOLUTA
“L’ASSOLUTISMO DEMOCRATICO” E’ PLAUSIBILE
La legittimazione democratica limita il potere finché
contrasta un potere autocratico.
Sconfitto il potere contrastante la sovranità popolare può
acquistarne tutti gli attributi
(in altre parole se essa è opposta ad un altro potere è
limitatrice di quest’ultimo, mentre quando il potere
contrastante viene a mancare ridiventa un potere
illimitato).
Il fatto che uno stato sia munito di legittimazione
democratica non è sufficiente per escludere che possa
esercitare un potere assoluto.
La legittimazione democratica attribuisce di per sé al
potere una sanzione assoluta
Assolutismo NON è un valido contrario di democrazia.
AUTORITARISMO
Termine derivante da “autorità”, coniato dal fascismo.
Dopo essere stato inteso come termine apprezzativo,
con la caduta del fascismo e del nazismo diventò un
termine significante “cattiva autorità” (abuso, uso
improprio dell’autorità).
AUTORITA’ E AUTORITARISMO: DUE CONCETTI
ANTITETICI
Autorità:
Da Auctoritas (termine romano), al giorno d’oggi indica
un potere accettato, rispettato, legittimo.
Tra autoritarismo e autorità c’è incompatibilità.
POTERE E AUTORITA’
Potere
Forza sorretta da sanzioni che si
impone dall’alto su chi la subisce.
Autorità
Forza derivata dal riconoscimento,
potere di prestigio.
Una buona democrazia deve trasformare il potere in
autorità.
TOTALITARISMO
Parola coniata dal fascismo, sebbene questo non fu mai
una dittatura totalitaria a differenza dello stalinismo e del
nazismo.
Deriva da totalità
Idea di qualcosa che
abbraccia e pervade
tutto .
Problema dell’applicazione del totalitarismo a tutte le
epoche
Questo concetto se applicato a tutta la storia diventa
distorto.
Definizione di Carr:
Un totalitarismo è la credenza di qualche gruppo
organizzato o istituzione, sia esso una chiesa, il governo
o un partito, di possedere una speciale via di accesso
alla verità.
Si deduce che definire il totalitarismo perdendo di vista
l’idea di totalità è definirlo a vuoto.
“Totalitarismo” comporta il dominio dello Stato sulla vita
extrapolitica dell’uomo.
Totalitarismo come designazione di un sistema politico
che si afferma negli anni tra la prima e la seconda
guerra mondiale (secondo Friedrich).
Le sei caratteristiche del totalitarismo:
1)Ideologia ufficiale;
2)Partito unico di massa controllato da una oligarchia;
3)Monopolio delle armi;
4)Monopolio di tutti gli strumenti di comunicazione;
5)Sistema terroristico di polizia;
6)Economia diretta dal centro;
Le prime cinque caratteristiche non sono un’esclusiva
del totalitarismo. Friedrich risponde a questa obiezione
affermando che le caratteristiche in questione sono da
intendere come una “sindrome”.
La sesta caratteristica è stata aggiunta in seguito perché
Friedrich non la riteneva applicabile alla Germania
nazista.
Fu aggiunta poiché necessaria per comprendere il
totalitarismo comunista.
La completezza di un regime totalitario non è direttamente
proporzionale al terrore.
Un regime totalitario “ben funzionante” è tanto capillare, tanto
invasivo, tanto onnipervadente da non avere bisogno di
terrorizzare.
Chi ha bisogno di incutere timore attraverso la violenza è il
dittatore che è sprovvisto di un apparato burocratico, di partito
unico e fideismo ideologico.
Il terrore è una caratteristica CONTINGENTE e non necessaria al
totalitarismo.
CRITICHE
1) Il totalitarismo (inteso come tipo) è da abolire perché contiene casi diversi
FALSO
Un contenitore non presuppone l’uniformità dei casi contenuti. Per esempio
nessuno ha mai sostenuto che il termine “democrazia” sia da abolire perché
le democrazie non sono uguali.
2) Il totalitarismo è da abolire perché non contiene casi, la casella resta vuota.
FALSO
Se esso viene inteso come tipo ideale allora non è detto che debba contenere
casi concreti (basta pensare al tipo ideale di “anarchia”, usato da tutti senza
che sia mai esistito un sistema politico anarchico).
TOTALITARISMO E’ UN BUON CONTRARIO DI DEMOCRAZIA?
La sostantivazione di totalità non denota nessuna precisa forma di governo.
Un totalitarismo può essere anche oligarchico, sarebbe più corretto dire
“dittatura totalitaria” come contrario.
“Democrazia totalitaria” (termine coniato da de Jouvenel) non è affermazione
paradossale.
La democrazia è regime di “tutti” e come tale è investita di una giurisdizione sul
“tutto”.
DITTATURA E AUTOCRAZIA
Autoritarismo e totalitarismo diventano più precisi e più
contrari di democrazia se trasformati in predicati di
dittatura.
CONCETTO DI DITTATURA
Dictator romano: magistratura straordinaria per emergenze di
guerra strettamente vincolata a sei mesi di durata. Questo
incarico morì definitivamente con Cesare.
“Dittatura” si trasmette come termine positivo (Machiavelli e
Rousseau elogiavano la dittatura romana).
Significato di “dittatura” al giorno d’oggi: forma di Stato e struttura
di potere che ne consente un uso illimitato (assoluto) e
discrezionale (arbitrario). Lo Stato dittatoriale è lo Stato noncostituzionale, Stato nel quale il dittatore scrive una costituzione
che gli consente tutto.
DITTATURA E DITTATURA
Nuemann distingueva così i diversi tipi di dittatura:
1) Dittatura semplice
2) Dittatura cesaristica
3) Dittatura totalitaria
Questa tripartizione è più corretta trasformandola in questa
maniera:
1) Dittatura semplice
2) Dittatura autoritaria
3) Dittatura totalitaria
1) Dittatura semplice: il potere è esercitato mediante i normali
strumenti coercitivi dello Stato impiegati in modo “anormale”.
2) Dittatura autoritaria: il potere dittatoriale si fonda anche sul
partito unico, su un sostegno di massa, su una legittimazione
ideologica.
3) Dittatura totalitaria: gli elementi precedenti sono più intensi,
questo tipo di regime soffoca l’autonomia dei sottosistemi.
Paragonando democrazia e dittatura si ottiene una “buona opposizione”.
Opposizione di tipo strutturale (fondata sull’eterogeneità delle rispettive strutture statali
che limitano e controllano il potere).
Strutture liberal-democratiche
(proprie della democrazia)
Strutture che nulla limitano e
tutto consentono (al dittatore)
Ma fino a che punto una costituzione democratica smette di essere tale?
Data la complessità delle strutture in questione, è chiaro che tra di esse esistono zone di
sovrapposizione
Dittatura è un buon contrario ma non ancora un contraddittorio.
AUTOCRAZIA
Con il concetto di autocrazia arriviamo al contraddittorio di democrazia, inteso come
confine tra democrazia ed altro.
Autocrazia è proclamarsi capo da sé, oppure trovarsi ad essere capo per diritto
ereditario.
Democrazia significa che nessuno si può autoproclamare capo e tantomeno ereditare il
potere.
Contrapposizione democrazia/autocrazia
Principio di investitura e di legittimità del potere.
La prova concreta sono le elezioni (il principio di investitura si ribalta nel suo opposto).
DEMOCRAZIA COME NON “AUTOCRAZIA”
Sistema politico caratterizzato dall’assenza di ogni
potere “ascritto”, o che si impernia su questo principio:
nessuno può detenere a titolo proprio e irrevocabile il
potere.
Il principio democratico si fonda sull’assioma che il
potere dell’uomo sull’uomo può essere attribuito soltanto
dal riconoscimento e dall’investitura altrui.
CONCLUSIONI
DEFINIRE LA DEMOCRAZIA COME NON-AUTOCRAZIA SIGNIFICA
DEFINIRLA AL NEGATIVO.
QUESTO IMPLICA CHE NON SODDISFA IL CAPIRE LA DEMOCRAZIA
NELLA SUA ACCEZIONE AL POSITIVO.
DEFINIRE AL NEGATIVO HA UN LIMITE, CHE VIENE PERO’ COMPENSATO
DA UNA FORZA: “DEMOCRAZIA E’ IL ROVESCIO DI AUTOCRAZIA”,
COMPORTA UNA CARATTERISTICA NECESSARIA, VERA PER
DEFINIZIONE.
SE LA CARATTERISTICA NON-AUTOCRAZIA E’ PRESENTE, C’ E’
DEMOCRAZIA , IN CASO CONTRARIO NO.
LA TEORIA DELLA DEMOCRAZIA E’ COMPLICATA MA IN QUESTO CASO,
E’ SEMPLICE.
A cura di Boschi Sara e Goretti Chiara
TORNA ALL’INDICE
LIBERTA’ E LEGGE
“Democrazia Cosa è” di
Giovanni Sartori
CAPITOLO IX
“ Dove non c’è legge non c’è libertà.”
(Locke)
Lavoro di :
Cusumano Alessandra
Pasi Anna
Temi trattati :
 La libertà politica
 La libertà liberale
 Supremazia della legge e
democrazia in Rousseau
 Libertà e autonomia
 Il diritto dei legislatori
 Legge e diritti
LIBERTA’ POLITICA
Riflessione
morale:
Libertà come
rapporto
Libertà come
affermazione
dell’io
Libertà ultima sta
“in interiore
hominis”
Libertà politica
è in relazione
agli altri
QUINDI DISTINGUIAMO TRA
Libertà
interiore
del volere
(filosofia ed
etica)
Libertà
esteriore
del fare
(politica)
Libertà politica: empirica
specifica
pratica
Libertà politica si applica al rapporto cittadini-stato
dal punto di vista dei cittadini
Hobbes: “libertà propriamente significa
assenza […] di impedimenti esterni”
Locke
(1632-1704)
Libertà metafisica
Libertà empirica
No errore di porre soluzioni filosofiche a problemi pratici
Libertà =
autodeterminazione
(da: “Saggio
sull’intelletto umano”)
Libertà = “non
essere soggetti alla
volubile, incerta,
arbitraria volontà di
un altro uomo”
(da: “Due trattati
sul governo”)
Consideriamo il problema dal punto di vista dello
stato
Se diciamo che lo stato è
“libero di”
Stato tirannico
Priva i sudditi di
ogni libertà
Stato oppressivo
Libertà politica: attribuzione di potere ai poteri minori, libertà
da, condizione di tutte le libertà di, in concreto potere legale,
limitato da leggi
La libertà da è però incompleta
Rossier : 1) indipendenza
2) privacy
3) potere
4) opportunità
Sartori : 1)indipendenza 2)privacy 3)capacità 4)opportunità 5)potere
libertà negative
libertà positive
LIBERTA’ DI
(libertà positive)
Danno il potere di fare, ma
senza
Indipendenza
non c’è conseguenza
Senza diritti non c’è esercizio dei
diritti
La libertà è sempre da affermare
Ma prima bisogna che non ci siano ostacoli all’ affermare
Libertà = libertà di scelta
Libertà negativa è il “sine qua non” di tutte le libertà positive
La libertà effettiva deve essere affermata, legittimata da diritti, leggi
che danno il potere di scegliere
LIBERTA’ LIBERALE
Libertà da = problema
la libertà liberale è la soluzione del
problema elaborata dal liberalismo
Cicerone : “legum servi sumus ut liberi esse
possimus”
(siamo servi delle leggi al fine di
poter essere liberi)
Da: Oratio pro Cluentio, 53
Aristotele: Vivere secondo i dettami della
politeia “non è servitù, ma
salvezza”
Da: Politica, 1310 a
La libertà politica ha il compito di proteggere il
cittadino dall’oppressione
Si esplica
Nella legge e mediante leggi
In concreto ?
La tradizione giuridica dell’Occidente risale ai Romani
Sistema di diritto comune, di “common law”,
riconcepito poi come “rule of law”, regola della
legge, anglosassone
Limite: è un sistema che limita il contenzioso
tra privati ma non mira alla disciplina
dei poteri pubblici
Evoluzione costituzionale della “rule of law”
Potere pubblico può essere controllato e sottoposto
a una legge superiore, la normativa costituzionale
Le idee che, nel mondo reale, garantiscono la libertà
politica, sono di matrice liberale
Perché la soluzione del problema del potere si fonda sul diritto
Il diritto è limite
Prima di tutto limite del potere del popolo
Kelsen : “una democrazia senza quella autolimitazione che
rappresenta il principio della legalità, si autodistrugge”
SUPREMAZIA DELLA LEGGE E
DEMOCRAZIA IN ROUSSEAU
La libertà è fondata dalla legge e nella legge
Periodo storico: 1712-1778
Ci si allontana dal giusnaturalismo, verso il
costituzionalismo
SOMMARIO
Per rendere l’uomo libero
Propone un governo di leggi supreme, lontane
dalla volontà degli uomini
Destinato per sua natura a non realizzarsi mai
Scriveva Rousseau:
• Il problema della politica è “mettere la legge al di
sopra dell’uomo” (Considerazioni sulla Polonia)
• “è soltanto la legge quella cui l’uomo deve la
giustizia e la libertà” (Economia politica)
• “quando la legge è sottomessa agli uomini non
restano che schiavi e padroni” (Lettere dalla Montagna)
• “qual è la forma di governo che per sua natura si
tiene sempre più accosto alla legge?” (Confessioni)
Sostiene che non ci sia
libertà senza leggi;
che un popolo sia libero
solo se ubbidisce a leggi,
non a uomini;
si propone di mettere la
legge al di sopra degli
uomini
Come può un popolo, che non sempre sa vedere il bene,
pur perseguendolo, mettere in atto un sistema legislativo?
In concreto, Rousseau propone
Legiferando il
meno possibile
Infatti osserva
Gli ateniesi persero la loro
democrazia perché ciascuno
proponeva leggi a sua fantasia,
ma è l’antichità delle leggi a
renderle sacrosante
(Discorso sull’Ineguaglianza)
Le leggi di Rousseau sono
Leggi
Poche
Generalissime
Antiche
Immutabili Leggi supreme
“Ci vorrebbero degli Dei per dare delle leggi
agli uomini”
(Contratto Sociale II, 7)
Liberare l’uomo
Governo impersonale
di Leggi
Popolo: giudice e custode, non facitore della legge
In che modo?
Con la volonté générale
COS’E’ LA VOLONTA’ GENERALE?
Da
Didertot:
“la volontà generale
è in ciascun individuo
un atto puro
dell’intendimento che
ragiona nel silenzio
delle passioni”
(Encyclopédie)
Rousseau non accetta
questa definizione
Perché:

Anche nello stato
civile l’uomo deve
consultare la sua
ragione discostandosi
dalle sue passioni

= “assoggettarsi a
una legge di ragione”
 Ma il deposito della
volontà generale non
poteva essere per
Rousseau, “in ciascun
individuo”
Volontà
generale non è
la somma di
volontà
particolari né
una volontà
individuale
privata di ogni
particolarismo
(Contratto Sociale)
Ma è:
Una volontà indistruttibile, non “volente”, che c’è sempre, un
ente di ragione oggettivo.
Che porta in sé le leggi
Prodotte ex ratione
Rousseau percepiva la fine del giusnaturalismo
La sua volontà generale si può
vedere come
“l’ordine di natura” o
“ragione naturale”
espressi da esso
Tenta quindi di mitigare la posizione in una più
soggettiva:
“la volontà generale tende sempre all’utile pubblico”
ma è conteggiabile, è la “somma di differenze di
volontà particolari”
(Contratto Sociale II, 3)
Volontà popolare
Volontà generale
Dovrebbe confluire nella
Consultazioni popolari ad opera di un popolo illuminato
Elementi inconciliabili
La democrazia di Rousseau era davvero
democrazia?
Intende la democrazia come una sottospecie
della Repubblica che conviene agli stati piccoli
popolo
Classe
selezionata di
cittadini,
“patrioti”
Democrazia: legge del
governo della legge
statica, immobile
Lontana da
Demos
(Grecia)
Classe generale
(Hegel)
Rousseau non è
un riformatore
“una volta che i costumi sono stabili e i pregiudizi
radicati, è vana e pericolosa impresa volerli
riformare”
(Contratto Sociale II, 8)
“non bisogna mai toccare un governo stabilito se
non quando diventi in compatibile con il bene
pubblico”
Rousseau:
voleva liberare l’uomo con un
sistema che vincolasse la
legislazione
Si colloca agli antipodi della soluzione liberale
La sua legge del Giusto, superiore
alla volontà umana, non fu mai
(Sartori)
LIBERTA’ E AUTONOMIA
Libertà come autonomia
definizione democratica di libertà:
“maggiore” libertà democratica:
autonomia
Delimitata dalle forze di cui l’individuo dispone
“minore” libertà liberale
Libertà naturale
Libertà civile
Libertà morale
Limitata dalla volontà generale
Rende l’uomo padrone di sè
«L’impulso del solo appetito è servitù;
l’obbedienza alla legge che ci siamo prescritti è libertà».
(dal “Contratto Sociale”)
Non è autonoma dalla volontà generale
Autonomia?
Ha per contrario «l’impulso del solo appetito»
Autonomia qualificata come libertà morale e filosofica.
1. Autonomia da riferire alla sua ipotesi contrattualistica, cioè all’ipotesi di una
stipulazione originaria in cui la posizione di ogni contraente è quella di chi si
sottomette a norme che ha liberamente accettato.
2. Autonomia condizionata alla dimensione cittadina della sua democrazia.
Secondo Rousseau : la democrazia in grande è impossibile
«più lo stato si ingrandisce, più diminuisce la libertà»
Non ha più senso parlare di autonomia quando l’autogoverno
faccia a faccia non è più possibile.
Una volta legittimata la Legge, una volta posta la vera
Legge, libertà è «libertà nella legge».
Principale fonte
dei mali del
genere umano.
L’uomo è libero perché quando governano le Leggi
e non gli altri uomini egli non si dà a nessuno: è
libero perché non è esposto all’arbitrio.
CONCETTO DI LIBERTA’
in Rousseau
Secondo Kant
Bobbio
L’autonomia è la definizione della libertà morale
e della nostra libertà interiore.
Uno stato di autonomia si riferisce alla volontà, dove uno stato di
libertà come non-impedimento si riferisce all’azione.
Libertà del volere = problema interiore
Libertà di fare = problema esteriore
Problema della libertà politica:non
essere impediti nel fare
Quando ci occupiamo di
autonomia (libertà interiore)
combattiamo l’eteronomia
Combattiamo l’oppressione
esteriore
Autonomia e coercizione non si escludono
Dà valore alla persona
Individuo = soggetto attivo
e responsabile
I problemi della libertà
esteriore esulano
dall’autonomia
Autonomia in sede
politica è in senso
traslato
Bobbio:«il concetto di autonomia nell’uso politico indica che le norme
regolanti le azioni dei cittadini devono essere conformi quanto più possibile
ai desideri dei cittadini»
Autonomie
locali
Stati di decentramento politico-amministrativo:
presuppongono una libertà da, dallo Stato centrale
o centralizzatore
La libertà politica muore anche di “vera Libertà”.
Erroneamente legittimata come “Libertà maggiore”
Porta alla conclusione che lo Stato sia la «massima
espressione della libertà» (De Ruggiero)
Libertà da e libertà come autonomia stanno
fra loro come libertà eterogenee
L’autonomia è sacrosanta ma non è libertà dall’oppressione.
IL DIRITTO DEI LEGISLATORI
LEGGI
Sempre da fare e rinnovare
Oggi non siamo liberi perché facitori delle leggi, ma
perché i legislatori che le fanno non sono liberi di
farle a loro arbitrio
CONSEGUENZA
COSTITUZIONALISMO
Costituzionalismo liberale: rifonde e equilibra in sé la legge
come limite e come manifestazione di volontà.
Equilibrio in funzione di com’è fatta la legge
COSA è LEGGE?
Tradizione romanistica: IUS (diritto) si associa con IUSTUM
(giusto)
“Tutta l’autorità politica era espressione
di giustizia[…] il diritto civile fluisce
dalla giustizia”
(Carlyle)
Nella rule of law fino al XIX secolo il
diritto(ius) è tale perché incarna il
giusto(iustum)
Oggi:
IUS
GIUSTIZIA
SISTEMA GIURIDICO
DIRITTI = le specifiche
prerogative dei cittadini
In inglese sono rights il plurale di right, giusto
Legame tra legge diritto e giustizia= costante
DIRITTO
LEGGE:
fino ad un secolo fa non è mai stata solo forma (forma
di legge) ma anche contenuto;

 per millenni si è ritenuto che la legge dovesse
incorporare e esprimere valori di giustizia.
Le leggi sono da fare:non possono essere “fermate” alla
Rousseau.
Il costituzionalismo consente il fare delle leggi trasformando
il parlamento in organo legislativo: facitore di leggi.
Si è governati da leggi soltanto se il legislatore è anch’esso
sottoposto a leggi.
In questo contesto emerge l’idea di:
FORMA di legge
FORMA: rispetto di determinate procedure
Con la FORMA si vuole assicurare il controllo del contenuto
Idea di LEGGE e di DIRITTO come lo IUS IUSTUM
Diritto risolto nella sua forma
La nozione di costituzione diventa
formale
Dagli anni Venti per costituzione si
intende qualsiasi forma che uno
Stato si dà
Allora la “costituzione” non serve più a proteggere la libertà
La soluzione costituzionale del problema
della libertà presuppone:
Rifiuto della definizione
formale
Mantenimento della definizione
garantista
Se alla legge basta la “forma di legge” e se la legalità
sostituisce la legittimità, nulla vieta che il tiranno eserciti il suo
potere in nome della legge.
Il nesso tra libertà e legge perde la sua certezza
Il formalismo giuridico facilita sviluppi degenerativi dei
sistemi legislativi
La rule of law diventa rule of legislators
Il comando del diritto diventa il comando dei
legislatori
«Ci siamo abituati a concepire tutto il diritto
come legge scritta […] il processo legislativo
non fu più ricondotto alla attività teoretica
di esperti, giudici o avvocati, ma piuttosto
alla mera volontà di maggioranze vittoriose
nei corpi legislativi»
(Bruno Leoni)
Una concezione volontaristica della legge si sostituisce alla
ricerca del diritto (produzione giudiziaria del diritto).
In passato il giudice accertava quale fosse la legge in
conformità alle consuetudini,alla lex terrae, ai precedenti
giudiziari
Oggi il rischio è che i legislatori concepiscano le
leggi come comandi, comandino sottoforma di
legge.
La legge risulta così “sciupata” per:
 inflazione delle leggi
 cattiva qualità
 perdita di certezza
 perdita di generalità
Nei sistemi parlamentari di tipo assembleare:
Produzione a catena di leggi nel nome (nella forma) ma nonleggi nella sostanza
CONSEGUENZA
Inflazione di leggi
Svalutazione delle
leggi
Per lungo tempo i legislatori
lasciarono ai giuristi il compito di
elaborare i codici
col tempo
Governare nelle leggi
(nell’ambito delle leggi)
trasformato nel governare
mediante leggi (rischio:
sottrarsi al loro controllo)
Ordinamento giuridico consente
In base a previsioni affidabili,
l’organizzazione di progetti di
vita
Norme che non durano, in
continuo rifacimento rovesciano la
certezza che ci si aspetta dal
diritto
Diventa nemico, non organizza più con
affidabilità il nostro vivere e convivere
La generalità della legge si perde con leggi settoriali e
parziali, che favoriscono alcuni destinatari a danno di altri.
“Una regola generale obbedita da tutti non presuppone,
diversamente da un comando, una persona che ne sia
all’origine. Differisce da un comando anche per la sua generalità
e astrattezza […] tuttavia […] le leggi trapassano gradualmente
in comandi man mano che il loro contenuto diventa più
specifico”.
(Hayek, “The Constitution of Liberty”)
Leggi percepite come comandi, IUSSUM in luogo di IUSTUM
LEGGE E DIRITTI
Libertà è liberarsi dalle leggi?
“Coloro che raziocinano contro le leggi possono ben farlo a
cuor leggero, perché le leggi li circondano, li proteggono e li
conservano in vita; per poco che le leggi accennassero a
cadere tutte, passerebbe loro a un tratto la voglia di
raziocinare e di ciarlare”.
(Croce)
NO
Le libertà in questione non sono interiori ma
rapportuali, libertà tra
La libertà di ognuno deve trovare il suo limite nel rispetto
della libertà altrui
Libertà e legge
indebolite da :
positivismo
giuridico,
legittimità risolta
in legalità,
inflazione delle
leggi e loro cattiva
qualità,perdita di
certezza e
generalità
Premessa importante:
Libertà=Prodotto dei Diritti
Costituzionalismo inglese nasce e si afferma proprio con
questa premessa
Il nostro IUS quindi resta IUSTUM (libertà
nella legge sostenuta da diritti del cittadino,
dell’uomo, e “umani” e dalla sua conformità
a quei diritti).
I diritti sono libertà da convertite in libertà di
Al crescere dei diritti cresce la libertà
politica
Libertà economicosociale
Libertà liberale
Libertà democratica
Bisogna tenere
conto che:
 l’autonomia è una libertà
puramente interiore
 la libertà politica non è
meramente negativa perché si
esplica sempre in un fare
 la libertà da diventa una
serie di poteri di
 è la libertà da che sta dalla
parte dei cittadini.
CONCLUSIONE
Perché libertà e legge siano indissolubili è
necessario un ordine politico non oppressivo,
che allontana il potere politico da quello
personale e lo vincola il più possibile.
 costituzionalismo
 Stato di diritto che sottopone il facitore di
leggi alle leggi che fa.
Le società libere si fondano nella libertà nella
legge e non nella autonomia.
TORNA ALL’INDICE
Capitolo X
“L’uguaglianza”
Andraghetti Riccardo
Venieri Nicolò
Sartori divide il capitolo in sei paragrafi:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Le eguaglianze al singolare
Le eguaglianze al plurale
Eguali opportunità
I criteri dell’eguaglianza
Come massimizzare?
Il calcolo dell’eguaglianza
Le eguaglianze al singolare
•Idea - protesta
•Tawney:
”L’eguaglianza è
difficile perchè ci
chiede di nuotare
contro corrente”
infatti
perchè
Il mondo è diseguale
L’eguaglianza è
simbolo della rivolta
contro:
•Cristallizzazioni
gerarchiche
•Privilegi
•Svantaggi/vantaggi
della nascita
Personaggi del passato
•
Rousseau:
“La forza della legislazione deve
mantenere l’eguaglianza,perché la
forza delle cose tende a distruggerla”
La legislazione deve creare l’eguaglianza tra
individui poiché essi sono diversi per natura
quindi
L’eguaglianza tra uomini è
un problema di giustizia
• Aristotele:
“Ingiustizia è ineguaglianza,
giustizia è eguaglianza”
Le eguaglianze al plurale
Le eguaglianze sono moltissime.
•
•
•
Eguaglianze - libertà
Eguaglianze poi libertà
L’eguaglianza più tranquilla
•
Isonomia = eguali leggi
•
Isegoria = eguale assemblea
Eguaglianza delle condizioni
Eguaglianza del sociale
Eguaglianza di stima
(condizione dell’america
secondo Tocqueville)
(Bryce)
“Il Nuovo Mondo non
aveva un passato
feudale,era nuovo”
•Eguaglianza materiale
è
Eguaglianza economica che si definisce:
•Eguale proprietà
•Eguale nulla tenenza per tutti
Eguali opportunità
La eguaglianza di opportunità è recente
(risale alla rivoluzione francese)
Molti articoli
discutono su
“eguali leggi”
Considerando come
premesse l’isonomia e la
libertà di Rousseau
si ricava
Eguale accesso ai pubblici uffici per merito
di capacità, virtù e intelligenza
Eguale opportunità = eguale accesso
…
Eguale accesso a tutto per tutti per merito ≠ eguali condizioni di partenza
1. Eguale accesso:
eguale carriera(promozione) a eguali capacità
(Meritocrazia)
•Rimuove ostacoli
•Il talento è dato per scontato
•È posto da forme di accesso: diritti, procedure,modalità
•È divieto di discriminazione
•È una aggiunta di libertà(certo)
2. Eguale partenza:
I partenti devono essere in condizioni uguali
•È da fabbricare
•Il talento crea diversità tra chi lo ha e chi no
•È posta da condizioni e circostanze materiali
•Aiutata da discriminazioni
•È libertà(forse)
Eguagliare le partenze è difficile:
•Eguale educazione
però
Il povero è sempre svantaggiato
quindi
•Eguale benessere
Eguaglianza economica
Non si fonde mai con le eguali partenze
perchè
Si divide in positiva(1) e negativa(2):
1. Relativo pareggiamento nell’avere
2. Nulla a nessuno
Eguaglianza economica radicale
Gli strumenti delle eguali
partenze non sono gli
strumenti economici
Richiede lo stato onnipotente
Questo è
ancora più
vero per …
Egualitarismo totale
Che è …
L’intento di renderci identici
nei beni e nell’essere
Sartori ci indica alcuni tipi di eguaglianze
1. Eguaglianza giuridico - politica
2. Eguaglianza sociale
Eguaglianza di opportunità
Eguaglianza economica
3.
Eguale accesso
4.
Eguali partenze
5.
Relativa
6.
Radicale
7. Egualitarismo totale (tutti identici in tutto)
La tabella registra le distinzioni all’interno della eguaglianza di opportunità e dell’eguaglianza economica
e aggiunge una classe residuale che siamo andati facendo.
I criteri di eguaglianza
Aristotele distingue:
Eguaglianza aritmetica
•Lo stesso a tutti
•Eguaglianza sta per identico
•È facile:applicazione automatica
Eguaglianza proporzionale
•Lo stesso agli stessi
•Eguaglianza sta per diverso
•È difficile:ogni volta si deve
decidere
•L’eguale che è giusto:attribuire
a ciascuno ciò che gli spetta
La giustizia fiscale
è proporzionale in
proporzione alla
ricchezza
Dalla giustizia fiscale nascono delle regole:
eguali quote a tutti
1. Lo stesso a tutti:
eguali quote a chi è eguale a) In proporzione
2. Lo stesso agli stessi:
b) Quote diseguali per
differenze rilevanti
c) Quote eguali per meriti
eguali
d) Quote eguali per
bisogni eguali
1. La stessa regola per tutti
Le leggi non generali non
sono più leggi protettive
In tal caso
2. L’eguaglianza proporzionale
”guarda in faccia”
Abbiamo bisogno di
eccezioni e ci occorre
flessibilità
“guai se la legge si commuove”
Bisogna
passare al
criterio
inconveniente
Ma nel criterio lo stesso agli stessi, chi è stesso?
…
Il criterio 2b (quote diseguali alle differenze rilevanti) e il
criterio 2d (a ciascuno secondo i suoi bisogni) sono
caratteristici anche nella società medievale
I bisogni del guerriero sono superiori ai bisogni del contadino
Dalla premessa che qualsiasi regola tratta egualmente
Eguali trattamenti (leggi eguali)
sono
Eguaglianza-libertà
Non producono
Eguali esiti (eguagliamenti in esito)
sono
Dal che deriva
che …
Per essere resi uguali occorrono trattamenti diseguali
quindi
Non più eguali opportunità
Eguaglianza poi libertà
Come massimizzare?
1. Eguaglianza giuridico/politica
2. Eguaglianza sociale
3. Eguale accesso
4. Eguali partenze
5. Eguaglianza economica
L’ordine di queste eguaglianze è più o meno quello del loro susseguirsi storico.
E’ possibile quindi che le eguaglianze più antiche siano la condizione e il
sostegno delle eguaglianze più recenti.
Il fatto che un’eguaglianza sia condizione necessaria di un’altra non vuol
dire che queste, nel loro insieme, siano sommabili.
Alcune eguaglianze possono sommarsi tra loro
ma altre si cancellano e negano a vicenda.
1. Quote uguali a tutti
2. Quote proporzionali alle differenze
3. Quote tanto sproporzionate da neutralizzare le differenze
4. A ciascuno in base alla capacità
5. A ciascuno in base al bisogno
Non esiste un’unica uguaglianza onnicomprensiva
La massimizzazione dell’uguaglianza non si può
ottenere come la somma di tutte le uguaglianze
Maggiore eguaglianza è effettivo
controbilanciamento di disuguaglianze.
Il calcolo dell’eguaglianza
Esistono uguaglianze che negano la libertà
L’unico tipo di uguaglianza “liberticida” è
l’identità (= uguale come identico), ma
non sempre:
Gli uguali trattamenti favoriscono la
libertà, garantendo trattamenti
identici per tutti.
Non negano la libertà
Sono gli esiti identici a togliere la
libertà.
Il rapporto tra libertà e uguaglianza è di tipo procedurale :
Per ottenere l’uguaglianza bisogna prima disporre della
libertà, mentre è impossibile arrivare alla libertà tramite
l’uguaglianza
TORNA ALL’INDICE
NEI SECOLI, IN OGNI PARTE DEL
MONDO, SI E’ COMBATTUTO ED
UCCISO PER LA LIBERTA’, PER LA
DEMOCRAZIA E PER LE
IDEOLOGIE POLITICHE IN
GENERE…
…negli Stati Uniti d’America (1776)
…in Francia (1789)
…in Messico (1910)
…in Ungheria (1956)
…in Germania (1989)
…in Congo(1996)
…ed in migliaia di altri luoghi in
tutte le regioni del pianeta…
…con risultati più o meno
soddisfacenti e positivi per il
popolo…
…proviamo ad analizzare cause e
conseguenze di mille battaglie…
DEMOCRAZIA
COS’ É
UN LIBRO DI
GIOVANNI SARTORI
CAPITOLO 11
11.1 Liberalismo puro e semplice
11.2 Socialismo e socialdemocrazia
11.3 La democrazia liberale
11.4 Libertà ed eguaglianza
11.5 Stato liberale e società democratica
I primi due paragrafi sono a cura di Gregory Mathoux
Il secondo, il terzo, il quarto sono a cura di Alessandro Bizzarro
COME POSSIAMO COMBINARE IL
GRADO DI INIZIATIVA SOCIALE
NECESSARIO AL PROGRESSO CON
IL GRADO DI COESIONE SOCIALE
NECESSARIO ALLA
SOPRAVVIVENZA ?
( BERTRAND RUSSELL )
GREGORY MATHOUX
POLITICA NEL XIX E XX SECOLO
Ci sono quattro correnti principali:
1. Liberalismo
2. Democrazia
3. Socialismo
4. Comunismo
Tutte le ideologie nascono poco dopo la rivoluzione francese (1789), ma solo
una è veramente matura, quella liberale.
Questa sopravvivrà all’eclissi del Terrore, dunque la rivoluzione francese è
preceduta dalla maturazione liberale.
IL LIBERALISMO
E’ stata la dottrina predominante per 4 secoli nell’occidente ma non veniva
chiamata così.
Infatti solo nell’ 800 prende questo nome, liberales viene coniato in Spagna nel
1810.
La costituzione degli Stati Uniti d’America è il
prototipo di tutte le costituzioni liberali, il loro
sistema venne percepito prima come una
repubblica poi come una democrazia.
I Francesi Tocqueville, Montesquieu, Constant
sono gli autori più consistenti di tutto il
pensiero liberale ma il liberalismo francese
venne messo in crisi con la rivoluzione del
1848.
Negli anni 1780/1850 i liberali acquisivano un nome proprio. Coincideva con la
I rivoluzione industriale, con tutte le tensioni e crudeltà che l’hanno caratterizzata.
Nome coniato contemporaneamente al liberalismo
economico, ovvero una società vista come capitalistica e
borghese, guadagnandosi la malevolenza dei proletari.
Si generalizza quindi questa idea, in realtà i
grandi pensatori di stampo liberale non
c’entrano nulla con il mondo dell’economia.
La nascita del liberalismo è quindi costellato da molti eventi sfortunati che lo
porteranno a sottendersi alla parola democrazia.
COS’É IL LIBERALISMO
PURO E SEMPLICE?
• Non è sicuramente economia di mercato
• È invece una teoria sulla libertà individuale e sullo stato costituzionale,
che basa i propri valori sulla difesa della proprietà privata e sulla
libertà di parola.
Oggi sentiamo parlare spesso di “nuovo liberalismo”, ma è
raramente un discendente dell’antenato sul quale si basa. È diventato
quindi solo una etichetta per la maggior parte dei partiti di oggi.
SOCIALISMO
Se il liberalismo fu una rivoluzione matura, certamente non lo fu quella
socialista. I socialismi sono molti e diversi tra loro ma un punto li accomuna:
• È l’avversione e negazione della proprietà privata.
La rivoluzione francese difendeva invece la proprietà privata ritenendola un
diritto inviolabile e sacro.
Inoltre la rivoluzione del 1789 mantenne sempre il
senso di una rivolta contro lo stato, e mal si
addiceva al socialismo che voleva fare dello Stato
strumento di eguaglianza materiale.
La parola socialismo appare infatti per la prima volta nell’ Encyclopédie
Nouvelle di Leroux come una tesi in antitesi all’individualismo.
Si arriva al 1848, anno di grandi
rivoluzioni liberali in Europa.
In Francia a differenza delle altre nazioni
europee la rivoluzione è di stampo
socialista. La cosa spaventò e venne
sconfitta
In questo modo il Socialismo lascia la Francia e si infonda in Germania dove ci
sarà la diffusione dei grandi partiti operai.
I PARTITI OPERAI
• Il primo partito operaio tedesco risale al 1863, fondato da
Lassalle, che Karl Marx detestava.
• Fu seguito nel 1869 dal primo partito Marxista di
Liebknecht e Bebel.
I due partiti si unificano nel 1875
a Gotha dove, per poco,
prevalgono i lassalliani.
Erfurt, 1891, uscì il programma
socialista che rappresentava le
dottrine marxiste ortodosse, e che
stabiliscono cosa sia il socialismo.
Le dottrine socialiste non marxiste restarono minoritarie in Europa, tranne che in
Inghilterra dove il Socialismo non divenne mai Marxista
LA SOCIALDEMOCRAZIA
OGGI coloro che si ritengono
Socialdemocratici sono coloro
che hanno ripudiato la versione
Marxista del socialismo.
IERI la socialdemocrazia era vista come una
cosa unica al socialismo Marxista, tanto che il
partito di Karl Marx portava questo nome e
anche Lenin apparteneva al partito Russo dei
Lavoratori Socialdemocratici.
Erano quindi sinonimi, erano fase di passaggio per il Comunismo.
Poi nel 1918 con la fondazione del Partito Comunista Russo, il socialismo non
comunista resta Marxista, grazie alla lontananza delle loro idee a quelle comuniste,
mentre il comunismo è definito come Leninismo-Stalinismo.
SCHEMA RIASSUNTIVO
Prima appare
la..
LIBERALISMO : COSA
Poi …
( III SECOLI)
Prima appare
la..
SOCIALISMO : PAROLA
PAROLA
Poi …
( II DECENNI)
COSA
ALESSANDRO BIZZARRO
RAPPORTO TRA
LIBERALISMO E
DEMOCRAZIA
-a livello temporalePartendo dalla
DEMOCRAZIA GRECA
Partendo dalla
DEMOCRAZIA MODERNA
DEMOCRAZIA
antica
LIBERALISMO
antico
LIBERALISMO
moderno
DEMOCRAZIA
moderna
I: DEMOCRAZIA ANTICA
Atene VI-V sec a.C.
Seguita poi da altre città greche
Coinvolgimento del popolo nelle discussioni politiche
Inizialmente riguardava un
gruppo ristretto di individui
Poi con Clistene
Riforma anti-oligarchica
Viene coinvolta quasi l’intera popolazione maschile
Primo esempio di partecipazione politica
dei ceti meno abbienti
Esclusi schiavi e
stranieri
II: LIBERALISMO
Ideale politico di inizio ‘800 che vuole fare valere la libertà individuale
Si oppone alle prospettive consuetudinarie
Fornisce una prospettiva diversa a
seconda delle situazioni
Prospettiva che è fornita dalla
volontà della ragione umana
Liberalismo vuole difendere i diritti individuali dall’oppressione
della collettività
Sostegno dello slancio economico
Proprietà privata
Libertà di parola
III: Difficile è la definizione della
DEMOCRAZIA DEI MODERNI
Prende il via e si afferma sulla scia del pensiero liberale
Analisi di Alexis de Tocqueville (1805-1859)
DEMOCRAZIA AMERICANA
sulla
Viaggio negli Usa nel 1831
confrontata con
DEMOCRAZIA FRANCESE
Paese natale del pensatore
Analisi degli obiettivi delle due democrazie e delle possibili degenerazioni
DEMOCRAZIA AMERICANA
Basata sull’eguaglianza sociale
figlia degli ideali liberali
DEMOCRAZIA FRANCESE
Basata sull’eguaglianza socialista
Entrambe cercano
EGUAGLIANZA
Eguaglianza che porta libertà
Democrazia liberale
anti-socialista
Eguaglianza che nega la libertà
Democrazia che
può sfociare nel
Socialismo
Analisi di altri due pensatori dal punto di vista liberale
Hans Kelsen
(1881-1973)
Raymond Aron
(1905-1983)
È a contatto con i totalitarismi
democratici (nazional-socialismo)
Definisce i totalitarismi
analizzando i regimi comunisti
dell’est
Entrambi captano le possibili degenerazioni
della democrazia a contatto con tesi
estremizzate derivanti dal socialismo
LIBERAL DEMOCRAZIA
concilia
Principio di libertà
con
Principio di eguaglianza
I concetti di libertà ed eguaglianza sembrano simili ma in realtà…
Metafora del gomitolo fatto con due fili
Figlio del
LIBERALISMO
Figlio della
DEMOCRAZIA
La coesistenza di queste due ideologie non è dunque così semplice come appare…
Andiamo allora a studiarle più a fondo…
FILO LIBERALE
-Eguali opportunità di diventare ineguali-
Eguaglianza giuridico-politica
Contrario a tutte le egualità elargite dall’alto
Sostiene i tentativi di differenziazione dalla massa
Meritocratico
Può creare aristocrazie qualitative
SLANCIO VERTICALE
FILO DEMOCRATICO
-Diseguali opportunità per diventare eguali-
Vuole elargire dall’alto egualità e benefici
Frena ogni tentativo di differenziazione e vuole porre tutti gli uomini
sullo stesso piano
Mediocre
Non tollera alcun tipo di aristocrazia
ALLARGAMENTO ORIZZONTALE
LA DIFFERENZA
FONDAMENTALE
LIBERALISMO
DEMOCRAZIA
Si basa su:
Singolo Individuo
Intera Società
STATO LIBERALE E
SOCIETA’ DEMOCRATICA
LIBERALISMO
Tecnica dei limiti dei
poteri dello stato
Attento alla forma
dello stato
DEMOCRAZIA
Immissione del potere
popolare nello stato
Attento al contenuto
delle norme statali
Il Liberale e il Democratico
Attento alla democrazia in
senso politico
Attento alla democrazia in senso
economico-sociale
Quindi alla perfetta democrazia liberale servono entrambi, perché
ognuno di essi ha obiettivi complementari all’altro
Un democratico
Un liberale
benessere e coesione sociale
problemi e forme statali e libertà individuale
DEMOCRAZIA per essere valida deve nascere anche con presupposti LIBERALI
ALESSANDRO BIZZARRO & GREGORY MATHOUX 2008
TORNA ALL’INDICE
CAPITOLO 12
MERCATO CAPITALISMO E
PIANIFICAZIONE
A cura di
Alessandro Storace e Giovanni Pierpaoli
PARAGRAFI AFFRONTATI
•
•
•
•
12.1 L’Economia Pianificata
12.2 Mercato e Economia Mista
12.3 Ordine Spontaneo e Mente Invisibile
12.4 La Malvagità del Mercato
12.1. L’ECONOMIA PIANIFICATA
Democrazia
sistema politico
Pianificazione,mercato e capitalismo
sistemi economici
Per quanto le due cose si intreccino fra loro,sistema politico e
sistema economico non sono la stessa cosa. Quindi per capire
meglio come si collegano, è necessario prima differenziarli.
IN ECONOMIA DISTINGUIAMO DUE TIPI DI
PROCEDURE:
Economia pianificata
sistema pianificato
economia di Stato nella
quale il comando del
pianificatore sostituisce
Il mercato.
decide lo Stato
Pianificazione economica
sistemi non pianificati
pianific. limitata
pianific. totale
PIANIFICAZIONE ECONOMICA
•
PIANIFICAZIONE LIMITATA: insieme degli interventi dello Stato che
comincia,al minimo,da interventi mirati,per arrivare,al massimo,ad una
programmazione totale da parte di uno Stato dirigista
il pianificare dello stato è salvato da meccanismi di mercato
la pianificazione è quindi salvata dal mercato
•
PIANIFICAZIONE TOTALE: sistema economico centralizzato in cui
una master mind soppianta il mercato
pianificazione di tipo comunista
PIANIFICAZIONE TOTALE
Questa è la pianificazione di tipo comunista, ma ciò non vuol dire che discenda da una
dottrina comunista che abbia preceduto il fatto, semmai il contrario.
Marx non prefigurò mai un sistema di economia pianificata, si fermò all’abolizione della
proprietà privata. Lasciò due indicazione generiche a riguardo
Autogestione decentrata dei produttori e centralizzazione dei mezzi di produzione
Quando Lenin prese il potere la sua ricetta economica fu il “comunismo di guerra”
Non fu concepita come un economia di emergenza dettata dalle
circostanze. La sua politica di esproprio e eguagliamento delle
paghe era da lui intesa come un “economia naturale”.in seguito al
disastro economico che ne seguì egli ripiegò sulla NEP, la Nuova
Economica.
Alla morte di Lenin il primo piano quinquennale, l’inizia dell’economia pianificata fu
ordinato da Stalin
La pianificazione sovietica è una creatura di Stalin.
Quindi la pianificazione sovietica fu una creazione non prevista.
IL PROBLEMA DEL “CALCOLO ECONOMICO”
• Già nel 1920-22 Ludwig von Mises, economista austriaco, sollevava il
problema del“calcolo economico” osservando che senza calcolo economico
non vi può essere economia, e che la società socialista sopprimendo la
razionalità economica sopprimeva anche l’economia.
• All’inizio degli anni trenta Hayec precisava il punto così: “siccome il
valore economico dei beni è il loro valore di scambio, senza libero scambio
di mercato il calcolo dei costi e dei prezzi diventa impossibile”.
A tale obiezione l’economia marxista non è mai riuscita a rispondere, si
continuò a sostenere che l’economia era “razionale”.
• Joseph Schumpeter,uno fra i maggiori economisti del ventesimo secolo,
affermava che in termini di “logica del modello è innegabile che il modello
socialista si pone su un livello superiore di razionalità”.Egli precisava che il
suo punto valeva soltanto per “possibilità”, possibilità che il socialismo
non fu in grado di realizzare.
Razionalità è un criterio. Per Mises e Hayec, è poi per tutta la scienza
economica mainstream, il criterio di razionalità che fonda un sistema
economico è il calcolo e la minimizzazione dei costi.
E’ VERO O NO ALLORA CHE I COSTI E I PREZZI DECISI SONO
“ARBITRARI”, CIOÉ CHE NON SONO RICAVATI, NE’ RICAVABILI, DA
UNA BASE DI CALCOLO CHE ABBIA SENSO ECONOMICO?
Se è vero, la pianificazione collettivistica non può che essere totalmente
irrazionale. La razionalità è un criterio, nessuna organizzazione, nessun assetto,
è razionale se lo viola.
La verità è che i sistemi nei quali l’economia di mercato funziona sono sistemi
di mercato.
12.2. MERCATO E ECONOMIA MISTA
Nel 1776 Adam Smith, economista e filosofo scozzese vide nei processi
economici l’operare di una “mano invisibile”.
Egli intendeva che il motivo del “guadagno proprio” produceva benefici sociali
non perseguiti dai singoli individui ma risultanti dal meccanismo che essi
attivavano.
Da allora il mercato viene inteso come una mano invisibile variamente corretta,
disturbata o anche contrastata dagli interventi della “mano visibile”, cioè lo
Stato.
MANO INVISIBILE E MANO VISIBILE
Stati e governi sono sempre intervenuti nelle questioni economiche.
Lo stesso laissez faire, principio proprio del liberismo economico, fu il prodotto di
interventi contro impedimenti agli scambi
In molti paesi l’industrializzazione è stata sostenuta da interventi protezionistici;
e gli Stati “liberistici” intervengono nel libero mercato per “liberarlo” da peccati
monopolistici e altri mali.
Ma se la mano invisibile si trova sempre fronteggiata dalla mano visibile, fino a che
punto i sistemi di mercato sono tali? Le risposte sono due:
I sistemi di mercato sono “impuri”
I sistemi di mercato sono
sistemi “misti”
SISTEMA DI MERCATO
Il mercato è caratterizzato da proprietà sistemiche, che “fa sistema”.
Il mercato è un sottosistema
dell’economia nel suo insieme
quindi quando affermiamo che i nostri sono
sistemi di mercato non intendiamo che
sistema economico e sistema di mercato
siano coestensivi.
il secondo è un sottosistema del primo.
Le cose alle quali il mercato non attende
sono molte.
Ci troviamo sempre più esposti a inquinamento e degrado ambientale. Chi paga?
Anche la difesa nazionale è un problema dello Stato al quale il mercato non può
provvedere.
Il mercato è soprattutto il sottosistema del settore produttivo che collega produttori di
beni con consumatori di beni.
CHE GRANDEZZA HA QUESTO SETTORE IN RAPPORTO ALL’INTERO SISTEMA
ECONOMICO?
La risposta dipende dalla distinzione fra produttivo e non produttivo. Ma questa misura
non ci darebbe un “sistema misto”.
E’ peggio se la nozione di “sistema misto” viene derivata dalle impurità, (imperfezioni,
limitazioni, carenze del mercato).
Il mondo reale non è semplice come noi lo immaginiamo nella nostra mente, è
caratterizzato da resistenze
quindi le nostre realizzazioni del mercato
saranno sempre sub-ottimali,e che qualsia
si mercato concreto sarà impuro, cioè non
funzionerà come le nostre semplificazioni
mentali vorrebbero che funzionasse.
Il “mercato reale” non è un “mercato ideale”, ma ciò non vuol dire che il primo sia un
sistema diverso dal secondo. Quindi un sistema non è “misto” perché i meccanismi di
mercato sono soltanto un sottosistema, e nemmeno è lecito, in quanto da deriva da
“impuro”.
SE IL TERMINE “MISTO” HA SIGNIFICATO, ESSO DEVE INDICARE UN TERTIUM
GENIUS TRA MERCATO E QUALCOS’ALTRO. COSA? MISCELA DI MERCATO CON
CHE COSA?
Se il secondo elemento è la proprietà di stato, la proporzione tra privato e pubblico ricade
nell’ambito delle inefficienze del sistema, o delle sue impurità, e non basta a produrre un
sistema sui generis.
Quindi il secondo elemento della miscela è la pianificazione.
Se la pianificazione è totale, allora
il mercato non c’è
Se la pianificazione è limitata, allora
è salvata dai meccanismi di mercato
Una pianificazione di mercato, o un socialismo di mercato, sono pur sempre sottospecie della
specie “mercato”.
Se così non è, arriviamo semplicemente all’ammazzamento del mercato, e ciò provoca
soltanto un morto. Se il morto generi un altro “vivente” resta da dimostrare, e questo ci viene
spiegato meglio da Lindblom (1977), il quale disegna un sistema misto.
LA FORMULA DI LINDBLOM
La formula di Lindblom è market planning
La sovranità del pianificatore sopra il
mercato
Il pianificatore(lo Stato) non elimina e sostituisce il mercato con la propria pianificazione,
ma pianifica il mercato.
Nella formula di Lindblom la produzione è regolata dagli acquisti dello Stato, mentre
nell’economia di mercato è orientata dagli acquisti dei consumatori.
Lo stato comanda comprando, perché è l’unico acquirente di tutti i prodotti finali.
Secondo Lindblom tutta la produzione sarebbe guidata dagli acquisti di un governo che
ha rimpiazzato il consumatore quale sovrano. L’autorità del governo dirigerebbe
l’investimento delle risorse nel processo produttivo comprando o non comprando i
prodotti finali, o comprandone in maggiore o minore quantità.
NON SAREBBE PIU’ SEMPLICE LASCIARE I PRODUTTORI VENDERE
DIRETTAMENTE AI CONSUMATORI?
Il funzionario pubblico vuole prodotti diversi da quelli che i consumatori comprerebbero
se lasciati a se stessi.
Lindblom concede che la sovranità del pianificatore possa portare alla soppressione della
“sovranità del lavoratore”, oltre che del consumatore perché:
• i livelli salariali rifletterebbero le preferenze del pianificatore riguardo ai posti di lavoro.
• potrebbe diventare necessario rendere il lavoro obbligatorio.
La formula della “pianificazione del mercato” fa parte delle teorie del socialismo di
mercato in quanto le imprese private rimangono le unità produttive.
La funzione più importante del mercato, la determinazione dei prezzi, secondo Lindblom,
rimane intatta.
CONFUTAZIONE DELLA FORMULA DI LINDBLOM
Non è affatto certo che quando il pianificatore stanzia maggiori fondi per l’acquisto di un
prodotto esistano subito fabbricanti.
ESEMPIO: Operatori elettronici
poniamo che i pianificatori decidano che
gli utenti li sotto-impiegano, e che ce ne
sono troppi.
Reagendo a minori acquisti e minori fondi, i fabbricanti dovranno cominciare dal ridurre
gli stanziamenti non immediatamente redditizi quali quelli per la ricerca;
Se non saranno i pianificatori a decidere chi debba chiudere i battenti, alla lunga sarà tutto
il complesso dell’industria degli elaboratori a sopravvivere vegetando.
Mettiamo che a dieci anni di distanza i pianificatori si accorgano che i loro elaboratori
siano incapaci di reggere alla concorrenza. POTRANNO PAGARE DI PIU’ PER
ACQUISTARE PIU’ ELABORATORI?
No, visto che il loro è un “sistema chiuso”.
Esempi a parte, è improbabile che con un sistema di sovranità del pianificatore continuino
a verificarsi i miracoli dovuti ai meccanismi di mercato.
Le probabilità sono, dunque, che la sovranità del pianificatore si risolva in un sistema di
collusioni tra compratore pubblico e produttori alla ricerca di modi “privati” di
sopravvivere.
Eliminata la sovranità del consumatore, e con essa la verifica del consumo, al pianificatore
si chiede non solo di non sbagliare mai, ma anche di essere un angelo incorruttibile.
Se il pianificatore non è angelo ed è corruttibile, il sistema è un sistema ottimale che
assegna colossali fortune ai produttori preferiti e ai pianificatori che li preferiscono.
Lindblom ha indirettamente dimostrato non solo che veri e propri sistemi misti non
esistono, ma anche quanto sia difficile progettarli.
L’IDEA CHE I SISTEMI ECONOMICI SIANO DIVERSI SOLTANTO “IN GRADO”, E
CHE QUINDI SI PASSI DA UNO ALL’ALTRO VARIANDO LA MISCELA TRA
MERCATO E PIANIFICAZIONE, E’ UN’IDEA SBAGLIATA CHE CI HA INDOTTO A
SBAGLIARE.
SE NE AVVEDA BENE CHI CERCA DI RTORNARE DALLA PIANIFICAZIONE
COLLETTIVISTICA AL MERCATO, QUEL RITORNONON E’ UNA
RICOMBINAZIONE DELLE MISCELE, MA LA TRASFORMAZIONE IN UN ALTRO
GENERE.
Il mercato e la sua legge della concorrenza vale solo per i “pesci piccoli o medi”, e non
per le multinazionali e i super capitalisti, i quali aggirano il mercato e ammazzano
la concorrenza.
Questa obiezione non tiene conto della distinzione tra:
Concorrenza come struttura
(come regola del gioco)
Concorrenzialità
(come grado di competitività)
Un altro problema è dato dalla sottocompetitività
situazione nella quale non esistono concorrenti in grado di competere
DATO UNO STATO DI SOTTOCOMPETITIVITA’, CHE NE E’ ALLORA DELLA
COMPETIZIONE COME STRUTTURA?
Uno stato di sottocompetitività non toglie che le potenzialità strutturali sussistano.
Non è vero che un monopolista può alzare i prezzi a volontà.
Finché egli opera in un sistema a struttura concorrenziale i suoi prezzi devono pur sempre
impedire al concorrente sottocompetitivo di diventare competitivo. Quindi
la struttura resta operante anche quando i concorrenti non ci sono, ad un passo falso del
monopolista essi spuntano.
Chi sottovaluta il mercato non avverte che il sistema è sorretto non solo dalla
concorrenzialità in atto, ma ancor più dalla propria strutturazione.
12.3. ORDINE SPONTANEO E MENTE
INVISIBILE
Il mercato calcola costi e prezzi in funzione delle preferenze
dei consumatori,ma non solo. Per capire meglio bisogna
rifarsi a Hayek, economista e filosofo austriaco, premio
Nobel per l ‘economia nel 1974, secondo il quale le società
sono tenute assieme da due tipi di ordine, dove ordine
significa che le attività dei loro membri sono
“reciprocamente adattate l’una all’altra”.
NELLE SOCIETA’ CI SONO DUE TIPI DI ORDINE:
• ORGANIZZAZIONE: tipo di ordine raggiunto disponendo le relazioni fra
le parti secondo un piano prestabilito.
Ma nelle società esistono ordini di altro tipo che non sono stati previsti
ma sono il risultato di azioni di individui che non intendevano creare un
tale ordine.(Quindi non è detto che dietro un ordine ci debba essere un
ordinatore).
• ORDINE SPONTANEO: questo tipo di ordine si forma da se,si
autoorganizza.Un esempio è dato dal sistema di mercato che ordina
spontaneamente gli scambi e i reciproci adattamenti fra esseri umani che si
affannano per ottenere cibo,alloggio e,il loro accumulo.
CARATTERISTICHE DOVUTE AGLI ORDINI SPONTANEI
• Il mercato non costa: un sistema basato su feedbacks non richiede ne
consente amministratori.
• Il mercato è enormemente flessibile e in continuo adattamento: non
manifesta resistenze al cambiamento,il mercato non è mai invecchiato.
• Un ordine spontaneo che si auto-organizza è un ordine libero.
L’espressione libero mercato non ha nulla a che vedere con la libertà
dei singoli individui,significa solo che il mercato va lasciato a se stesso,
ai propri meccanismi.
L’ORDINE LIBERO COME SI RAPPORTA ALLA
LIBERTA’ INDIVIDUALE?
Un ordine spontaneo non è coercitivo (atto a costringere) in quanto non è gestito
né da singole persone né da un singolo potere,ma è autoregolato dai propri
feedbacks.
IL SISTEMA DI MERCATO PROMUOVE LA LIBERTA’
INDIVIDUALE?
Il sistema di mercato promuove alternative,che sono il complemento necessario della
libertà di scelta.
Sistemi di mercato
strutture di alternative
consentono e basta,
o incoraggiano l’attuazione,
ma per passare alla realtà
servono condizioni adeguate.
ciò non significa che tutti i
partecipanti a transizioni di
mercato siano egualmente
liberi di scegliere.
Ad esempio, la mia reale libertà di scelta di consumare è una funzione di
quanto è pieno il mio portafoglio.
La riconduzione del mercato a una libertà di scelta è sottoposta a importanti restrizioni e
impedimenti.
PER QUANTO RIGUARDA LA LIBERTA’ DI SCAMBIO?
E vero che le parti di una transazione sono libere di entrarvi o no;ma anche in
questo caso è vero con restrizioni.
Le parti che entrano in un rapporto di scambio non sempre hanno la stessa
“forza”,le loro risorse (economiche o altre) possono essere diseguali
transazioni “libere”,ma condizionate e vincolate da una
inegualgianza delle condizioni di partenza.
Possono definirsi libere quando le parti possono rifiutare lo scambio.
In conclusione il legame tra mercato e libertà individuale è da precisare:
I sistemi di mercato non ostacolano l’esercizio di quel qualsiasi “potere di
libertà” di cui gli individui dispongono,a meno che essi non vietino la libertà di
scelta.
ALTRE PROPRIETA’ DEL SISTEMA DI MERCATO
La teoria delle decisioni è basata sulla perfetta informazione e ritiene che il
responsabile di decisioni sbagliate sia l’imperfetta informazione.
Ma l’economia di mercato è regolata da milioni di decisioni di individui che
sono sicuramente “imperfettamente informati”
Non ha quindi senso imputare decisioni sbagliate all’insufficiente informazione.
Ciò non vuol dire che il mercato operi al “buio”,ma sa quel poco che deve
sapere.
Il mercato sbroglia le informazioni.
La concorrenza di mercato è una procedura di scoperta,e finisce quindi per essere
anche un semplificatore di informazioni. Il mercato oltre a produrre informazione
sottoforma di segnali semplici autentifica o falsifica l’informazione attraverso i
processi di feedback che la producono.
Es. il singolo produttore ha solo bisogno di sapere se un certo prodotto ha
mercato e se gli è possibile produrlo ad un prezzo inferiore o pari a quello di
mercato. Tutto ciò lo scopre provando.
Gli ordini organizzati impongono alti costi di informazione e di
conoscenza,mentre l’ordine di mercato non ha bisogno di essere capito e ha bassi
costi di informazione.
Il mercato non è solo una mano invisibile,è anche una mente invisibile.
RIASSUMENDO
Il mercato:
• è l’unica base per calcolare prezzi e costi.
• non ha costi di gestione.
• è flessibile e sensibile al cambiamento.
• è il complemento della libertà di scelta.
• semplifica enormemente l’informazione.
12.4. LA MALVAGITA’ DEL MERCATO
IL RIFIUTO DEL MERCATO DIPENDE DA DUE ORDINI DI
CONSIDERAZIONI:
La sua opposizione al
progetto egualitario.
La sua concentrazione di
malvagità capitalistica.
MERCATO E PROGETTO EGUALITARIO
La società di mercato non rifiuta l’eguaglianza a favore dell’ineguaglianza,essa
è profondamente eguagliante
Ha affermato l’eguaglianza di opportunità di merito e negato le ineguaglianze
di nascita e di ceto
Ma il mercato rifiuta le eguali partenze e l’eguagliamento materiale,che sono
alla base del progetto egualitario.
Le rifiuta perchè eguali condizioni di partenza richiedono trattamenti
diseguali,regole che favoriscono i peggiori e penalizzano i migliori.
MERCATO
è per una giustizia
proporzionale.
favorisce gli
eguali in bravura.
PROGETTO EGUALITARIO
è per una giustizia
ridistributiva.
favorisce i diseguali.
Il sistema di mercato non è anti-egualitario,ma tale deve
sembrare ai fautori del progetto egualitario.
LA CRUDELTA’ DEL MERCATO
Il mercato è un entità crudele
perché?
la sua legge è quella del successo del
più capace, gli “incapaci” sono espulsi
dalla società di mercato.
La crudeltà del mercato è una crudeltà sociale,una crudeltà collettivistica. Il
mercato è cieco di fronte ai singoli individui,è invece una spietata macchina al
servizio della società, dell’interesse collettivo.
LA “CACCIA AL CAPITALISTA”
La crudeltà del mercato spesso viene attribuita al capitalista.
ma non è così
il capitalista privato è nel mercato,parte del mercato.
(egli è arricchito dalle leggi del mercato, leggi che
possono arricchirlo come rovinarlo).
Il mercato è un ordine spontaneo nato senza essere concepito o disegnato da
nessuno, e tanto meno dai capitalisti.
Il protagonista vero è il mercato, e la crudeltà del mercato non sarà curata
dall’eliminazione del capitalista.
IL MERCATO E’ MALVAGIO PERCHÉ E’ CRUDELMENTE
INDIVIDUO-SERVENTE.
MERCATO CAPITALISMO E
PIANIFICAZIONE
PARTE II
A cura di Giovanni Pierpaoli
VALORE ECONOMICO:
Secondo Marx:
Un prezzo che si colloca tra il prezzo a cui si acquista e il costo al quale
si può produrre.
Valore è valore lavoro:un prezzo da calcolare in rapporto al tempo di lavoro
socialmente necessario al lavoratore per produrre un bene ammettendo
però che non è detto che al lavoratore spettino i frutti integrali del proprio
tempo-lavoro
La sua critica al capitalismo: Nel sistema capitalistico il lavoratore riceve meno di
quello che gli spetterebbe e inoltre il mercato ignora e
stritola i singoli
MERCATO
Marx lo condanna in ragione di un principio
individualistico
Il sistema mercato è formato da individualisti
capitalisti, i quali lo difendono, e da individui singoli
che vengono schiacciati dal mercato in funzione di
un principio collettivistico: il bene collettivo dei
consumatori
Le due parti
Gli individualisti sono coerenti in
partenza poiché pongono
l'interesse personale a motore del
mercato ma quando attaccati dai
collettivisti rispondono che sono
proprio loro a creare i benefici per
i collettivisti
I collettivisti sono coerenti quando attaccano la
<<avidità capitalistica>> ma la loro coerenza
finisce quando la loro “terapia” comincia
Da quando esiste la moneta, esiste il ricco ma solo dal 18° sec. con la nascita della macchina
complessa nasce il capitalismo.
Ma in cosa consiste questo rivoluzione:
Prima: produzione per il consumo
Ricchezza per uso: negli antichi imperi i
poveri lavoravano per i ricchi i quali
trasformavano la loro ricchezza in
palazzi, templi, cattedrali. Cioè in beni
<<a consumo estetico>>. Nelle società
preindustriali l'investimento risulta
secondario, le ruote del commercio
erano: comprare, trasportare, rivendere
Dopo: produzione per la
vendita
Ricchezza per investimento:
l'insediarsi delle macchine
costose che non più aiuta
l'uomo ma lavora per l'uomo
da l'input per la coniazione
della trinità:
capitale
capitalista
capitalismo
In riferimento ad una: ricchezza
per investimento
Ricchezza la quale subisce una rivalutazione
concettuale
Per uso (sempre gradita) consumabile e
quindi non capitale perché non si rigenera
Per investimento: ricchezza destinata all'investimento ,
quindi produzione e profitti destinata a rigenerarsi
Accumulazione di capitale: diventa la
condizione necessari alla crescita
economica, sia
Per una economia collettivistica
Per una economia di mercato
Senza capitale, quindi, non vi può essere né economia industriale né progresso
tecnologico. Ma l'unica variante riferita al capitale risulta essere chi controlla il capitale
STATO
PRIVATI
Proprietà sociale
Proprietà privata
Stati capitalisti: poco e male
capitalizzati poiché le sue risorse
derivano quasi esclusivamente dal
fisco
Stati comunisti: stato proprietario controllore
di tutto il capitale.
In fine tutto verte sul capitalista privato quindi sul concetto di proprietà
PROPRIETÀ
La proprietà non riguarda solo l'aspetto economico, solamente con l'emergere della ricchezza per
investimento la proprietà assume una valenza perlopiù economica; prima, sin dai tempi antichi, possedere
significava accrescere le proprie chance di vita: proprietà era protezione e quindi
<<avere potere>>.
Solo quando il governo delle leggi si afferma sopra il governo degli uomini <<l'avere>> assume
valenza particolarmente economica
Condizioni economiche della democrazia:
1) Condizioni facilitanti della democrazia
2) Rapporto tra mercato e democrazia
Condizioni facilitanti:
Liberalismo: emerge tra il '600-'700 e non da collegarsi ad aspetti economici. Il
liberalismo istituisce lo stato limitato, il controllo del potere e la libertà del cittadino;
ma in quanto status non attende al benessere difatti nasce in società ancora povere
prima della rivoluzione industriale. Non vi sono precondizioni economiche del
liberalismo
Che l'economia sia causante della democrazia è una tesi insostenibile e se
guardiamo ai casi di successo economico e successo democratico se ne ricava
che non vi è nessun rapporto di causalità tra i due fattori il che porta il
ragionamento verso pure e semplici condizioni facilitanti.
Rapporto tra democrazia e mercato
La democrazia presuppone: Politica pacifica

Autonomia della società civile

Valori pluralistici

Fattori culturali (religiosi...)

Oggi democrazia e benessere sono
frequentemente correlate ma questa
associazione non spiega: per spiegare
occorre
una imputazione causale
Il benessere <<facilita>> la democrazia? Il mondo abbonda di sistemi
di mercato senza democrazia invece tutte le democrazie sono al
tempo stesso sistemi di mercato
Il mercato non è condizione facilitante di democrazia
La democrazia postula il
mercato?
Quanto più una democrazia conta sul benessere altrettanto
richiede una economia in crescita ma se ci accontentiamo di
una democrazia austera allora il mercato non è più un sine
qua non
Per quanto sistema politico e sistema economico diventino
interconnessi le due cose non avranno mai un rapporto di
causalità
FINE
GRAZIE DELL’ATTENZIONE
Hanno partecipato tutti gli alunni
della classe 4°E
Professoressa Luisa Caime
Liceo scientifico Alfredo Oriani, Ravenna
2008
Scarica

Classe 4E - Liceo Scientifico "A.Oriani"