UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI FIRENZE in collaborazione col MIDDLEBURY COLLEGE LABORATORIO DI LINGUA LATINA: APPUNTI DI DIDATTICA BREVE 1 Indice Vocali e consonanti Quantità delle vocali Dittonghi Pronuncia del latino Sillabe L’accento Apofonia Rotacismo Dal latino all’italiano Parti del discorso Parti variabili e invariabili Prima declinazione Seconda declinazione Aggettivi della prima classe Terza declinazione Aggettivi della seconda classe Quarta declinazione Quinta declinazione Caratteristiche dei verbi Diatesi attiva Coniugazione mista Forme nominali del verbo Diatesi passiva I gradi di comparazione I numerali Pronomi personali e riflessivi Pronomi e aggettivi possessivi Pronomi e aggettivi dimostrativi Pronomi e aggettivi determinativi Pronomi relativi Pronomi e aggettivi interrogativi Pronomi e aggettivi indefiniti Verbi deponenti Verbi anomali Composti di sum Congiuntivo ottativo Verbi che reggono l’accusativo Dativo Genitivo partitivo Interest e refert Ablativo Ablativo assoluto Gerundio e gerundivo Congiunzioni Proposizioni sostantive Proposizioni relative Proposizioni finali p. 4 p. 4 p. 5 p. 5 p. 6 p. 7 p. 8 p. 8 p. 8 p. 9 p. 11 p. 11 p. 13 p. 16 p. 17 p. 20 p. 24 p. 26 p. 27 p. 29 p. 35 p. 36 p. 38 p. 45 p. 48 p. 51 p. 52 p. 53 p. 54 p. 55 p. 57 p. 58 p. 64 p. 65 p. 66 p. 75 p. 76 p. 79 p. 79 p. 79 p. 79 p. 82 p. 83 p. 86 p. 88 p. 91 p. 92 2 Proposizioni consecutive Proposizioni causali Proposizioni temporali p. 93 p. 93 p. 93 3 . In Latino le vocali sono sei: a, e, i, o, u, y. La i e la u hanno suono consonantico (e per questo sono semivocali o semiconsonanti) in due casi. -all'inizio di parola, se seguite da una vocale: es. Iudex (=il giudice) iacebat (=giaceva). -all'interno della parola, se si trovano tra due vocali: es. Maior (=maggiore); peior (=peggiore); auidus (=avido), euocare (=chiamare). Come si può notare da questi esempi la i consonante si è trasformata nell'italiano in g palatale; la u consonante in V. Il suono consonantico della U oggi è trascritto col segno v/V nella maggior parte dei testi. Le consonanti sono 17, e si possono suddividere in momentanee, continue e doppie (o composte) Le momentanee (dette anche occlusive o mute) sono, come indica il nome, suoni istantanei, non prolungabili a volontà. A loro volta, si possono suddividere secondo il punto di articolazione (gola, labbra, denti) e secondo il grado di sonorità (vibrazione delle corde vocali) in: gutturali (o velari) SORDE c, k, q SONORE g labiali p b dentali t d Le consonanti continue sono quelle il cui suono può essere protratto. Si possono suddividere in: nasali liquide sibilanti SORDE m l s SONORE n r f Sono consonanti doppie (o composte) la x (c+s) e la z (d+s). La quantità delle vocali: Le vocali latine si distinguono non solo per la qualità (o timbro) che le rende diverse l'una dall'altra (a/e/i...), ma anche per la durata di emissione, cioè per la quantità. Ciascuna vocale poteva essere breve oppure lunga, cioè di durata doppia rispetto alla breve. L'italiano ha perso il senso della quantità; tuttavia possiamo averne un'idea se poniamo attenzione alla diversa durata delle vocali accentate in coppie di parole come: pala/palla, nona/nonna. 4 In latino la quantità delle vocali era molto importante dal punto di vista semantico, cioè relativo al significato delle parole: infatti esistono parole diverse per il significato, che in forma, differiscono soltanto per la diversa durata di una vocale: 4 lego= leggo (e breve) lego=inviare (e lunga) I dittonghi Due vocali contigue, pronunciate con un'unica emissione di voce, costituiscono un dittongo. In latino i dittonghi sono: au aurum=l'oro Caesar=Cesare poena=la pena Solo in casi rari erano dittonghi: ei nell'escalmazione: hei! Ui nei pronomi huic (a questo), cui (al quale) e nei composti di quest'ultimo (cuiquam). In altre parole di origine greca o in parole composte le coppie di vocali ae, oe non costituivano dittongo, e si pronunciavano quindi separate. In tali casi, infatti, il fenomeno era segnalato con una dieresi sulla E: poeta, il poeta; poesis=la poesia; aer=l'aria. La pronuncia del latino La pronuncia tradizionalmente usata nelle nostre scuole è quella dell'Alto Medio Evo (III-IV sec. D.C), tramandata dalla Chiesa cattolica nella tradizione liturgica. Si può dire che coincida con la pronuncia dell'italiano, con le seguenti differenze: 1) i dittonghi ae e oe si pronunciano e, a meno che non si tratti di parole di origine greca o composte, sulla cui -e- talvolta è segnata la dieresi 2) Il gruppo ti seguito da vocale si legge di solito zi: silentium (=silenzium), il silenzio. Si legge com'è scritto nei tre casi: -nei nomi di origine greca: Miltiades; Antiochus -quando la i è lunga e accentata: totius (=di tutto), petieram (=avevo chiesto) -quando la t è preceduta da s, t. X: hostia, (=la vittima); muttio (=io brontolo); Sextius, (=Sestio) La lettera h è sempre muta: homo (omo), l'uomo; prohibeo (leggi proibeo) Il gruppo ph che compare solo in parole di origine greca, si legge: f philosophia (leggi filosofia) Il gruppo gl ha sempre suono gutturale, come nell'italiano glicine, glisco (=cresco) La vocale y si legge i: Dionysius (=Dionisius). 5 La divisione in sillabe delle parole latine è simile a quella dell'italiano; ne differisce solo nei 5 seguenti casi: -nelle parole composte la divisione è sempre etimologica, cioè si fa tenendo conto dei componenti. Ab-est (egli è lontano) composto da ab + est; exit (=egli esce) composto da ex + eo; inutilis, inutile composto da in, prefisso di negazione e u-ti-lis, (=utile). -quando si susseguono due o più consonanti, la prima fa sillaba con la vocale precedente: saep-si (io chiusi); cas-tra (l'accampamento); ag-men (la schera) mon-tes (i monti). Se però il gruppo consonantico è formato da da una momentanea (p, b, d, t, c, g) o da una f seguite da liquida (l, r), esso fa parte tutto della sillaba seguente: vo-lu-cris (l'uccello); a-gri-co-la, il contadino. -la u dei gruppi qu- e gu- è sentita come consonante e non fa sillaba a sé: e-qui-ta-tus, (la cavalleria), an-guil-la, (l'anguilla). Le sillabe che terminano con una vocale si dicono aperte; quelle che terminano con una consonante si dicono chiuse. Le sillabe possono essere brevi o lunghe: la conoscenza della loro quantità è essenziale per la retta collocazione dell'accento nelle parole di tre o più sillabe e per la lettura metrica della poesia. Una sillaba può essere lunga per natura o per convenzione (o posizione): è lunga per natura quando comprende una vocale lunga o un dittongo (ae, oe, au); per convenzione quando termina con una consonante. Il vocabolario, in questo caso, indica la quantità naturale delle sillabe. Ricordiamo inoltre che una vocale seguita da altra vocale è breve e che un dittongo è sempre lungo. L'accento: La conoscenza della quantità delle sillabe è indispensabile per una corretta pronuncia del latino, sulle cui parole non sono segnati gli accenti. Le norme dell'accentazione latina sono le seguenti: -una parola bisillabica porta sempre l'accento sulla penultima, indipendentemente dalla quantità, levis (= e breve, leggero) levis (=e lunga, levigato) -una parola di tre o più sillabe porta l'accento sulla penultima, se questa è lunga, sulla terzultima se la penultima è breve: implecto (=intreccio); implico (=avvolgo); accido (cado, i breve); accido (=taglio, i lunga). L'accento latino non risale mai oltre la terzultima sillaba (legge del trisillabismo). Alcune parole monosillabiche non possiedono un accento proprio, ma si appoggiano alla parola che precede, attirandone l'accento sull'ultima sillaba, indipendentemente dalla sua lunghezza. Sono chiamate enclitiche (perché si 'inclinano' sulla parola precedente). Le enclitiche latine sono: le congiunzioni -que, (=e); -ve (=o). i rafforzativi -ce, -pte, -te, -met, -dem; le particelle interrogative -ne, -nam Esistono in latino parole tronche che conservono l'accento sulla sillaba che lo portava prima della caduta della vocale finale: alcuni avverbi, come illic- (=là, illice); posthac (=dopo di che, da6 6 postace); la seconda persona singolare dell'imperativo dei composti di dicere (=dire) e ducere (=condurre). Per esempio: indic (=annuncia, da indice); educe (educ, da educere). Fenomeni fonetici: Trasformazioni delle vocali. Una vocale può subire quattro tipi di mutamento: l'apofonia, la trasformazione in e breve, la sincope e la contrazione. Un dittongo può subire la contrazione; una vocale difficilmente si modifica. 1)APOFONIA, detta anche gradazione vocalica, è un fenomeno comune a tutte le lingue indoeurpee e consiste nella presenza in una stessa radice di vocali diverse per quantità o per qualità. ESEMPIO: in Italiano: Faccio, feci, facile, difficile; in Inglese I drink, I drank, drunk; in tedesco: ich werde (io divento), du wirst (tu diventi), ich wurde (io diventai), geworden (diventato). In latino l'apofonia si presenta nei seguenti aspetti. a breve diventa i breve in sillaba aperta; diventa e breve in sillaba chiusa. Questo fenomeno si verifica soprattutto nel passaggio dal verbo semplice al verbo composto: ad + capio diventa accipio; ex + arceo diventa exerceo (prima e breve) -e breve diventa i breve in sillaba aperta. Il fenomeno si verifica nel passaggio dal verbo semplice al verbo composto, ma anche nelle declinazioni dei nomi: sub + teneo diventa sustineo; flumen al genitivo diventa fluminis; eques fa al genit. equitis. -o breve diventa spesso u breve in sillaba chiusa. Il passaggio si verifica in tutti i nomi della seconda declinazione: lupus, lupum da lupom, etc. E in molti nomi neutri in -us della terza: tempus da tempos (ma genit. Temporis); nella coniugazione del verbo volo: vult da volt, vultis da voltis. 2) Trasformazione in e breve di una vocale breve. Una vocale breve, di solito, si trasforma in e breve davanti a -r, particolarmente dopo che è avvenuto il fenomeno del rotacismo. Nella declinazione dei nomi della terza: scelus, genit. sceleris; genus, genit. generis; cinis, genit. cineris. La vocale breve i diventa e breve in fine di parola: il nominativo-vocativo mare da mari (tema puro); l'imperativo cape da capi. 3) Sincope. Consiste nella caduta di una vocale breve: balineum----balneum; dall'aggettivo validus deriva l'avverbio valde; iuvenis ha come comparativo iunior, perché per sincope della e breve si riduce a iuunior, quindi a iunior. 4) Consiste nella riduzione di due vocali successive in una vocale lunga: Gaius, genit. Gai da Gaii. 7 Trasformazioni delle consonanti: Le più frequenti trasformazioni delle consonanti sono di due tipi: rotacismo e assimilazione. 1) Rotacismo: Consiste nel cambiamento in -r della -s intervocalica. Il fenomeno si verifica tra il IV ed il III secolo a. C. E fu chiamato così da rho, nome greco della lettera r. Si verifica in nomi della 3. declinazione con temi in -s, che escono in -ris al genitivo: flos-floris da flosis; opus, operis (da opesis) etc. Nella coniugazione la desinenza originaria -se si è mutata in -re: ama-re da ama-se, mentre è rimasta nell'infinito del verbo atematico sum, perché non intervocalica: es-se. La rotacizzazione è, invece, regolarmente avvenuta nell'imperfetto e nel futuro di sum: er-am, er-o da: es-o. 2) Assimilazione: la forma di assimilazione più diffusa è la regressiva, che si ha quando la consonante si assimila a quella seguente. L'assimilazione è totale quando la consonante diventa identica a quella che segue: ad + facio----afficio; è parziale quando si adegua alla seguente solo in parte: dal tema leg- di lego abbiamo il supino lec-tum, perché la gutturale sonora è diventata gutturale sorda davanti alla labiale b; viceversa la m davanti a dentale si trasforma nella labialedentale n: eum-dem----eundem. Una dentale cade o si assimila davanti a una s: da mitto, il perfetto è misi (da mit-si); il supino è missum da (mit-sum); dal tema art- abbiamo il nominativo ars (da art-s), ma la declinazione regolare artis, arti, etc. Rara l'assimilazione progressiva: velle da vel-se. Dal latino all'italiano: Le vocali Le vocali toniche, quelle su cui cade l'accento, nel passaggio dal latino all'italiano si sono evolute nel modo che segue: In sillaba aperta: a breve, lunga ---a e breve ---ie e breve, lunga ---e chiusa i breve --- e chiusa i lunga ---i o breve, u breve ---o chiusa u lunga --- u In sillaba chiusa: a breve, lunga ---a e ---e aperta i breve, lunga ---e chiusa 8 o breve, lunga ---o chiusa u breve, lunga ---o Le vocali atone, cioè quelle su cui non cade l'accento, tendono a conservarsi in italiano così9 com'erano in latino. Talvolta, quando sono precedeute e seguite da una sola consonante esse cadono: calidum---caldum PARTI VARIABILI E INVARIABILI DEL DISCORSO: Parte variabili: Gruppi del nome: nome e sostantivo, aggettivo, pronome Parte invariabili: avverbi, preposizioni, congiunzioni, interezioni Le parti variabili hanno tutte in comune la possibilità di essere divise in due parti: il TEMA (che comprende anche la radice) e dà le informazioni semantiche, e la DESINENZA, che è la parte variabile e dà le informazioni grammaticali. Spesso, soprattutto nella declinazione dei nomi, la parte finale del tema e quella iniziale della desinenza hanno subito modificazioni fonetiche tali che non è più possibile distinguerle nettamente: si parlerà allora non di desinenza ma di TERMINAZIONE. La RADICE è l'elemento più semplice, comune a tutte le parole della stessa famiglia, unite in base al senso. Per esempio, la radice teg- ha dato origine a una serie di parole che hanno in comune l'idea di 'coprire'. -al verbo tego, copro -al sostantivo teges, stuoia, coperta -col suffisso- cula e tegula (da tegcula), tegola -col suffisso -tum a tectum, tetto -con apofonia delle vocale radicale: al sostantivo toga, toga (la tipica veste dei Romani) -unito al prefisso de-, che indica negazione, forma il tema deteg- di detego, scopro Il gruppo del nome: numero, genere e caso In latino, come in italiano, i nomi, gli aggettivi e i pronomi hanno due numeri: singolare e plurale. Del duale che esisteva nell'indoeuropeo e che era sopravvissuto, benché poco usato, nel greco, resta in latino solo qualche traccia nel numerale duo (=due), nel pronome aggettivo ambo, entrambi, e nelle opposizioni tra uter, quale (fra due) / quis, quale (fra più di due); alter, altro (fra i due) / alius altro (fra più di due). I generi in latino sono tre: maschile, femminile e neutro, quest'ultimo scomparso in italiano. 9 La caratteristica che distingue maggiormente il latino dall'italiano e dalle lingue romanze (eccetto il rumeno) è il fatto che in latino le parti nominali del discorso hanno desinenze variabili anche in base al caso, cioè alla funzione logica che essi adempiono nella frase. Il latino ha sei casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo. Nominativo, accusativo, e vocativo (corrispondenti a sintagni italiani senza preposiszione) si chiamano casi diretti; genitivo, dativo, e ablativo (corrispondenti a sintagmi italiani con preposizioni) si chiamano casi indiretti. Il latino, come l'indoeuropeo, aveva in origine anche altri due casi che si sono fusi con l'ablativo: il locativo e lo strumentale, salvo forme residue di locativo usate in complementi di stato in luogo. LE DECLINAZIONI I sostantivi latini si suddividono, in base alla lettere finale del loro tema, in cinque gruppi, detti declinazioni. Le trasformazioni avvenute nel corso dell'evoluzione linguistica non permettono più di distinguere nettamente il tema della desinenza in tutta la declinazione: la forma che permette meglio di individuarlo è quella del genitivo plurale, purché si tenga conto del fatto che la desinenza può essere sia -rum che -um. Poiché il caso che è sempre diverso per ciascuna declinazione è il genitivo singolare, da esso in pratica si può individuare la declinazione d'appartenenza di ogni nome: per questo i vocabolari presentano, accanto al nominativo, la terminazione del genitivo singolare. Ci sono, infatti, sostantivi che al nominativo presentano la stessa terminazione pura appartenendo a declinazioni diverse, che sono quindi riconoscibili dal genitivo, come: taurus-i (=toro, 2. declinazione); tempus, -oris (=tempo, 3. declinazione); fructus, -us (= frutto, 4. declinazione). Il nominativo è detto sigmatico se si forma con l'aggiunta al tema della consonante -s; altrimenti èdetto asigmatico. Le categorie di nomi sono sei, che si dividono in cinque declinazioni: 1) temi in -a: Puella-ae genit. Plur. Puella-rum 2) 2. declinazione: temi in -o: animus-i Gentiv. Plurale animo-rum 3) 3. declinazione temi in -i: Animal-animalis, genit. Plur. Animali-um, classis-is classi-um Temi in consonante homo-nis genit. Plur. Homin-um corpus, corpo-ris genit. Plur. Corpo-rum 4) 4 declinazione temi in -u: fructus, us, fructu-um cornus, us, n. Cornu-u 5) temi in -e: res, rei; Genitiv. Plur. re-rum; Dies-ei; Genitiv. Plur. Die-rum. 10 Gli aggettivi si dividono in due classi: nella prima essi seguono per il femminile la prima declinazione, per il maschile e il neutro la seconda; nella seconda classe seguono per i tre generi la terza declinazione. Le cinque declinazioni già nel latino dell'età classica tendevano a ridursi: la quarta tendeva a fondersi con la seconda e la quinta con la terza o con la prima. LA PRIMA DECLINAZIONE I sostantivi della prima declinazione hanno il tema in -a, riconoscibile in tutta la declinazione, eccetto che nel dativo e ablativo plurale il nominativo in -a (asigmatico); il genitivo singolare in -ae. Sono generalmente nomi femminili, pochi i maschili, limitati a nomi di uomini (Sulla=Silla, agricola=contadino) e di fiumi che erano considerati divinità maschili (es. Sequana, m. la Senna); nessuno è neutro. Le terminazioni dei casi della prima declinazione sono. NOMINATIVO Singolare -a (breve) Plurale -ae GENITIVO -ae -arum (a lunga) DATIVO -ae -is (i lunga) ACCUSATIVO -am (a breve) -as (a lunga) VOCATIVO -a (a breve) -ae ABLATIVO -a (a lunga) -is (i lunga) PLURALI NOTEVOLI: Si usano soltanto al plurale (pluralia tantum) alcuni nomi, tutti femminili. Ricordiamo i più frequenti: deliciae -arum la/le delizie divitiae -arum la/le ricchezze epulae -arum il banchetto 11 reliquae -arum i resti Kalendae -arum, le Calende (il 1. del mese). A questi nomi si aggiungono diversi nomi di città: Athenae-arum, Atene Thebae-arum, Tebe Cannae-arum, Canne Alcuni nomi, tutti femminili, al plurale hanno anche, oltre al proprio, un significato diverso: aqua-ae, acqua copia-ae, abbondanza fortuna-ae, fortuna littera-ae, lettera (dell'alfabeto) opera-ae, opera vigilia-ae, veglia aquae-arum, acque minerali o medicinali copiae-arum, milizie, truppe fortunae-arum, ricchezze, beni litterae-arum, lettera (missiva), letteratura opera-arum, operai OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA': I sostantivi dea, filia, liberta prendono nel dativo e ablativo plurale la terminazione -abus pre distinguersi dal dativo e ablativo plurale di deus, filius, libertus. I nomi di città e piccola isola singolari conservano una forma dell'antico caso locativo per esprimere il complemento di stato in luogo Romae, (=a Roma) Mutinae (=a Modena); Bononiae (=a Bologna). Anche militia-ae, il servizio militare, conserva il locativo nell'espressione domi militiaeque, in pace e in guerra. La forma -ae del genitivo singolare è un indebolimento dell'antica forma in -ai, della quale ricorrono esempi nel latino arcaico: aulai, aquai, causai. 12 La forma arcaica di un genitivo singolare in -as è rimasta talvolta nella parola familias, nelle espressioni pater (mater/filius) familias. La terminazione del genitivo plurale -um invece di -arum si trova, soprattutto, in poesia in: -nomi di origine greca indicanti misura: amphorum per amphorarum -patronimici o etnici di origine greca o straniera: Aeneadum per Aeneadarum, da Aeneadae -nomi composti con -cola e -gena: silvicolum per silvicolarum, da silvicola (=abitante delle selve) Nomi greci. Generalmente i nomi greci si sono conformati alla declinazione latina (es. Musa, ae; poeta, ae) ma soprattutto in poesia alcuni di essi, e specialmente nomi propri, talvolta hanno conservato alcune desinenze greche. LA SECONDA DECLINAZIONE I sostantivi della seconda declinazione hanno il tema in -o. Escono tutti al genitivo in -i; per il nominativo invece presentano diverse uscite: -us, -er, -ir, -um. I sostantivi maschili escono prevalentemente in -us (nominativo sigmatico), pochi in -er, pochissimi in -ir. I neutri escono in -um, eccetto tre, che scono in -us: pelagus (= il mare); virus (=il veleno), vulgus (=il volgo). I pochi sostantivi femminili escono tutti in -us. Essi sono: alvus (=il ventre), humus (=la terra), i nomi di pianta (pirus, il pero); i nomi di isola es Cyprus, di regione (Aegyptus, Egitto), alcuni nomi di città e alcuni nomi derivati dal greco es: atomus (=l'atomo). Le terminazioni dei casi della seconda declinazione sono: Singolare NOMINATIVO: -us,-er,-ir,-um (u, e, i, u brevi) Plurale -i, a (i lunga, a breve) GENITIVO: -i (i lunga) -orum (o lunga) DATIVO: -o (lunga) -is (i lunga) ACCUSATIVO: -um (u breve) -os(o lunga), -a (a breve) VOCATIVO: -us,-er,-ir,-um (u, e, i, u brevi) -i, a (i lunga, a breve) ABLATIVO: -o (lunga) -is (i lunga) ESEMPI DI DECLINAZIONE DI UN NOME IN -US 13 Equus, -i, m. (=il cavallo) NOMINATIVO singolare equus plurale equi GENITIVO equi equorum (o lunga) DATIVO equo equis ACCUSATIVO equum equos VOCATIVO eque equi ABLATIVO equo equis ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI NOMI IN -ER NOMINATIVO: Singolare puer Plurale pueri GENITIVO: pueri puerorum DATIVO: puero pueris ACCUSATIVO: puerum pueros VOCATIVO: puer pueri ABLATIVO: puero pueris Seguono la declinazione di puer i sostantivi: vesper, la sera, socer, il suocero; gener, il genero; e tutti i sostantivi (in realtà aggettivi sostantivati) che escono in -fer o -ger come aquilifer, il portabandiera, armiger, lo scudiero. Tutti gli altri sostantivi in -er non presentano nella flessione la -e che precede la -r, come ager. AGER, AGRI, m, Il campo NOMINATIVO: Singolare ager Plurale agri GENITIVO: agri agrorum (o lunga) DATIVO: agro agris ACCUSATIVO: agrum agros 14 VOCATIVO: ager agri ABLATIVO: agro agris Esempi di declinazione di un nome in -IR VIR, VIRI (=l'uomo) NOMINATIVO: Singolare vir Plurale viri GENITIVO: viri virorum (o lunga) DATIVO: viro viris ACCUSATIVO: virum viros (o lunga) VOCATIVO: vir viri ABLATIVO: viro viris ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI UN NOME IN -UM Bellum, belli (=la guerra) Singolare NOMINATIVO: bellum Plurale bella GENITIVO: belli bellorum (o lunga) DATIVO: bello bellis ACCUSATIVO: bellum bella VOCATIVO: bellum bella ABLATIVO: bello bellis PLURALI NOTEVOLI: Si usano solo al plurale (pluralia tantum) arma, -orum, n. le armi cibaria, orum, n. i viveri exta, orum, n. le viscere 15 hiberna, orum, n. l'accampamento invernale liberi, orum, m. i figli PARTICOLARITA': Il genitivo singolare dei nomi uscenti in -ius e -ium può essere contratto in -i (i breve): gladius, gladii e gladi; ingenium, genit. Ingenii, e ingenii, senza che l'accento si sposti. I nomi uscenti in -aius, -eius, -oius, presentano la forma contratta non solo nel genitivo singolare, ma anche nel nominativo, vocativo, dativo e ablativo plurali: plebeius, genit. Sing. plebei; nom. e voc. Plur. plebei; dat. abl. plur. plebeis. I nomi propri uscenti in -ius (i breve) contraggono nel vocativo la forma in -ie in i (i lunga) senza spostamento d'accento: Vergilius, vocat. Vergili. Presentano la stessa particolarità i due nomi genius e filius, vocativo geni e fili. I nomi di origine straniera uscenti in -ius (i lunga) hanno il vocativo non contratto: Darius, vocativo Darie (i lunga) Il sostantivo deus, dio, non ha vocativo singolare e ha nel plurale alcune forme sovrabbondanti. La o del tema della seconda declinazione si conserva nel dativo e ablativo singolare e nel genitivo plurale: in età arcaica e in scrittori arcaicizzanti si trova anche nel nominativo e nell'accusativo singolare (vivos= vivus; vivom=vivum). I nomi propri di città e piccola isola hanno conservato le forme del locativo per esprimere il complemento di stato in luogo: Mediolani (=a Milano) Sami (=a Samo). Così pure il nome comune humus (humi= a terra) e bellum limitatamente all'espressione domi bellique (= in pace e in guerra). Tre nomi neutri, di uso prevalentemente poetico, escono in -us, invece che in -um: -pelagus, mare, usato di solito al singolare -virus, veleno usato al nominativo e accusativo singolare -vulgus, volgo, usato solo al singolare e, talvolta, anche al maschile (accusativo=vulgum). AGGETTIVI DELLA PRIMA CLASSE Gli aggettivi della prima classe seguono per il maschile e il neutro la seconda declinazione, per il femminile la prima. Hanno al nominativo le seguenti terminazioni: per il maschile: -us o -er per il femminile: -a (a breve) per il neutro: -um 16 AGGETTIVI CON DESINENZE PRONOMINALI: Alcuni aggettivi della prima classe differiscono nella declinazione da bonus -a, -um perché in tutti e tre i generi il genitivo singolare ha la terminazione -ius (i lunga) e il dativo -i (i lunga), per influenza della declinazione dei pronomi dimostrativi e indefiniti. Essi sono: Unus, a, um= uno, uno solo solus, a, um= solo, da solo, soltanto nullus a, um= nessuno (aggettivo non pronome) nunnullus, a, um= qualche, qualcuno ullus, ulla, ullum=alcuno, alcuna, nessuno (usato in frase negativa) totus, a, um= tutto, tutto intero alius, a, alius= altro (fra più di due: anche la desinenza -ud del neutro è di origine pronominale) alter, a, alterum= altro (fra due) LA TERZA DECLINAZIONE La terza declinazione comprende due diversi gruppi di nomi: quelli con tema in consonante e quelli con tema in -i. Due soli sostantivi hanno il tema in -u (u breve): grus (=la gru) e sus (=il maiale). Nei nomi maschili e femminili che hanno il tema in vocale o in consonante muta il nominativo è sigmatico (cioè si forma aggiungendo una -s al tema); è asigmatico negli altri nomi o i tutti i neutri (se un neutro ha il nominativo terminante in -s, questa fa parte del tema). Il tema di ciascun sostantivo si riconosce togliendo dal genitivo plurale la desinenza -um. ESEMPI: nom. Sing. Gen. Sing gen.plur. TEMA homo hominis homin-um homin- tempus temporis tempor-um tempor- 17 mons montis montium mont-ium DECLINAZIONE DEI TEMI IN CONSONANTE I temi con tema in consonante hanno nel nominativo singolare una sillaba in meno che nel genitivo, perciò sono detti anche imparisillabi. I nomi neutri differiscono dai precedenti soltanto nell'accusativo e vocativo singolare, che sono uguali al nominativo e, nel nominativo, accusativo e vocativo plurale, la cui terminazione è sempre -a (a breve). NOMINATIVO: Se la parola è già al nominativo cerchi quella direttamente. Se si trova in un altro caso si deve, infatti, procedere in maniera empirica, cioè per tentativi: -togliere la desinenza -provare ad aggiungere al tema che rimane "is" "es" o "e". Se questo tentativo non dà risultato allora si deve provare ad aggiungere una "S". . ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI NOME MASCHILE: Fanno parte di questo gruppo anche alcuni nomi parisillabi che, nonostante le apparenze, hanno il tema in consonante: -accipiter, tris = lo sparviero -canis, is= il cane frater, tris= fratello iuvenis, is= giovane mater, tris=madre pater, tris= padre sedes, is= sede senex, senis= il vecchio vates, vatis= il vate 18 I nomi maschili e femminili di questo gruppo che hanno il tema in consonante muta (p, b, c, g, t, d) hanno il nominativo sigmatico. La -s della desisnenza si aggiunge al tema della labiale (dap-s, dapi-is, banchetto); forma la consonante doppia x nei temi in gutturale (rex, reg-is= re; pax, pac-is, pace). I nomi maschili e femminili col tema in consonante liquida (l,r) e nasale (n) hanno il nominativo asigmatico (consul-is; m. il console; leon-is= il leone) Tutti i nomi neutr hanno il nominativo asigmatico: se esso termina in -s, questa fa parte del tema (os, ossis=osso; corpus-oris= corpo). Parecchi tema in -r in origine avevano il tema in -s, ma subirono in età arcaica il fenomeno del rotacismo: alcuni in tutti i casi, come arbor-oris; albero, altri invece hanno conservato la -s nel nominativo, come munus-eris(=dono). OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA': Seguono la flessione dei temi in -i, con terminazione in -ium nel genitivo plurale, anche i seguenti nomi che, in origine, erano parisillabi: dos-dotis, f. = la dote fraus fraudis, f. = la frode lis, litis, f.=la lite mus, muris,m.=topo faux faucis, f.=la gola glis, gliris, m.=il ghiro nix, nivis, f.=la neve Hanno il genitivo in -ium anche i nomi di popolo in -ates e ites come Arpinates, ium, (=Arpinati); Samnites, ium (=Sanniti). Altri sostantivi hanno indifferentemente il genitivo plurale in -um o in -ium, come: apis, apis, f.=ape mensis, mensis, m.= mese ius, iuris, n.= il diritto panis, is, m.=il pane Conservano le terminazioni originarie in -im all'accusativo e in -i all'ablativo: femminili, dei quali i più frequenti sono: puppis, is, f.= la poppa sitis, is= la sete tussis, is=la tosse tigris, is=la tigre -Tutti i nomi propri geografici col nominativo in -is, come: Neapolis, is, f.=Napoli Hispalis, is f.=Siviglia Tiberis, is, m,= Tevere 19 alcuni nomi ALCUNI NOMI PRESENTANO ANOMALIE NELLA FLESSIONE: -bos, bovis, m e f.=il bue o la mucca ha il genitivo plr. Boum e il dstivo ablativo plur. Bubus o bobus; -caro, f.=carne, forma gli altri casi dal tema carn-: gen. Carnis dat carni -iter, n.,=il viaggio, forma tutti i casi eccetto il nom., acc., voc. Sing. Dal tema itiner-: gen. Itineris dat. Itineri -Iupiter, m.=Giove ha la seguente declinazione: gen. Iovis, dat. Iovi, acc. Iovem, voc. Iuppiter, abl. Iove -nix, f.=neve, forma con gli altri casi dal tema niv-: gen. nivis, dat. Nivi, etc. -senex m. e f.=vecchio/a, forma con gli altri casi dal tema sen-: gen. Senis, dat. Seni etc. -sus, suis m. e f.=maiale ha due forme per il dativo-ablativo plurale: suibus e subus; -vis, f.= la forza manca del genitivo e dativo singolare. La declinazione è la seguente: singolare: nom. e voc. Vis; acc. Vim; abl. vi. Plurale: nom. acc. e voc. Vires, gen. virium, dat. e abl.= viribus. AGGETTIVI DELLA SECONDA CLASSE Gli aggettivi della seconda classe si declinano per tutti e tre i generi come i sostantivi della terza. Hanno quasi tutti il tema in -i e seguono quindi la declinazione dei nomi con tema in vocale; pochi sono gli aggettivi con tema in consonante. Hanno nel nominativo una terminazione (identica per i tre generi), o due terminazioni (una per il maschile e femminile, l'altra per il neutro) o tre terminazioni (una per ciascun genere). Il vocabolario indica per gli aggettivi a tre o due terminazioni il nominativo (il genitivo è uguale al nominativo femminile), per gli aggettivi a una terminazione il nominativo e il genitivo singolare. AGGETTIVI CON TEMA IN VOCALE Gli aggettivi col tema in -i seguono la declinazione dei nomi con tema in vocale: nel maschile e femminile si declinano come civis, con la soloa differenza che il loro ablativo singolare esce in -i, nel neutro si declinano come animal. DECLINAZIONE DI UN AGGETTIVO A TRE TERMINAZIONI Acer, acris, acre=acuto, acre singolare M Nominativo acer F acris N acre plurale M acres F acres Genitivo acris acris acris acrium acrium acrium Dativo acri acri acri acribus acribus acribus Accusativo acrem acrem acre acres Vocativo acer acris acre acres Ablativo acri acri acri acribus acribus 20 acres acres N acria acria acria acribus DECLINAZIONE DI UN AGGETTIVO A DUE TERMINAZIONI: singolare Nominativo m/f omnis n omne plurale m/f omnes n. omnia Genitivo omnis omnis omnium omnium Dativo omni omni omnibus omniibus Accusativo omnem omne omnes omnia Vocativo omins omne omnes omnia Ablativo omni omni omnibus omnibus 21 DECLINAZIONE DI UN AGGETTIVO A UNA TERMINAZIONE Audax, audacis; Audace singolare Nominativo m/f audax n audax plurale m/f audaces n audacia Genitivo audacis audacis audacium audacium Dativo audaci audaci audacibus audacibus Accusativo audacem audax audaces audacia Vocativo audax audax audaces audacia Ablativo audaci audaci audacibus audacibus OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA' Tutti gli aggettivi con tema in vocale escono nell'accusativo plurale sia in -s sia in -is: acres o acris, omnes o omnis, audaces o audacis. Gli aggettivi a tre terminazioni sono di numero limitato: acer, acris, acre alacer, alacris, alacre campester, campestris, campestre 21 celeber, celebris, celebre celer, celeris, celere equester, equestris, equestre paluster, palustris, palustre pedester, pedestris, pedestre puter, putris, putre saluber, salubris, salubre silvester, silvestris, silvestre terrester, terrestris, terrestre volucer, volucris, volucre Appartengono allo stesso gruppo quattro aggettivi che indicano mesi: September, October, November, December. Alcuni di questi aggettivi si trovano usati, oltre che a tre uscite, anche a due: putris, e; salubris, e; silvestris, e; terrestris, e. L'aggettivo celer ha il genitivo plurale in -um: celerum; l'aggettivo volucer ha entrambe le forme del genitivo plurale: volucrium e volucrum (specie in poesia) In poesia è usato l'ablativo singolare in -e e il genitivo plurale in -um per comodità metrica: amne perenne (Ovidio), hominum recentum (Orazio). AGGETTIVI CON TEMA IN CONSANANTE: Gli aggettivi con tema in consonante, di numero limitato e spesso difettivi, si declinano come i sostantivi imparisillabi con tema in consonante (come homo per il maschile e femminile, come genus per il neutro). DECLINAZIONE DI UN AGGETTIVO CON TEMA IN CONSONANTE Vetus, veteris (=vecchio) singolare m/f NOMINATIVO vetus n vetus GENITIVO veteris DATIVO ACCUSATIVO plurale m/f veteres n vetera veteris veterum veterum veteri veteri veteribus veteribus veterem vetus veteres vetera 22 VOCATIVO vetus vetus veteres vetera ABLATIVO vetere vetere veteribus veteribus OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA': Vetus è l'unico aggettivo con tema in consonante usato anche nel neutro. Gli altri sono usati anche solo al maschile e al femminile. Gli aggettivi di questo tipo più frequente sono: compos, itis = padrone dives, itis = ricco immemor, oris = immemore inops, inopis = povero locuples, etis = ricco memor, oris = memore particeps, participis = partecipe sospes, itis = sano e salvo superstes, itis = superstite vetus, veteris = vecchio vigil, vigilis = vigile Alcuni di questi aggettivi, specialmente in poesia, possono avere l'ablativo in -i: locupleti, diviti, etc. DECLINAZIONE DEL PARTICIPIO PRESENTE Il participio presente dei verbi si declina come un aggettivo della seconda classe a una sola terminazione. Si forma aggiungendo al tema del presente le desinenze -ns per il nominativo, -ntis per il genitivo da: laudo: lauda-ns, lauda-ntis, etc.; da moneo: mone-ns, mone-ntis, etc.: da lego: leg-e-ns, leg-e-ntis; etc.; da audio: audio: audi-e-ns, audi-e-ntis; da cupio: cupi-e-ns, cupi-e-ntis. Esempio di declinazione: laudans, laudantis (= che lodano, lodando) singolare Nominativo m/f laudans n laudans plurale m/f laudantes 23 n laudantia Genitivo laudantis laudantis laudantium laudantium Dativo laudanti laudanti laudantibus laudantibus Accusativo laudantem laudans laudantes laudantia Vocativo laudans laudans laudantes laudantia Ablativo laudanti laudanti laudantibus laudantibus Nei participi l'ablativo singolare esce in -i, quando essi sono usati come aggettivi; esce invece in -e, quando sono sostantivati o usati in funzione verbale: ESEMPIO ardenti studio (=con passione aredente) MA: ardente templo (abl. Assoluto), mentre il tempio ardeva a sapienti viro (=da un uomo saggio) MA: a sapiente, dal saggio LA QUARTA DECLINAZIONE Il tema dei nomi della quarta declinazione è in -u; il genitivo in -us. I nomi maschili e femminili hanno il nominativo sigmatico (uscita -us), i neutri asigmatico (uscita in -u). I sostantivi di questa declinazione sono in prevalenza maschili, pochi femminili e altrettanto pochi i neutri. Le terminazioni dei nomi della quarta declinazione sono: Nominativo singolare m/f -us (u breve) plurale m/f -us (u breve) n -ua (u, a brevi) Genitivo -us (u lunga) -uum (u breve) -uum ( 2 u brevi) Dativo -ui (u breve) -ibus (i e u breve) -ibus (i e u brevi) Accusativo -um (u breve) -us (u lunga) -ua (u, a brevi) Vocativo -us (u breve) -us (u lunga) -ua (u, a brevi) Ablativo -u (u lunga) -ibus (i e u breve) -ibus ( i, u brevi) 24 ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI UN NOME MASCHILE: Fructus, fructus (= il frutto) singolare Nominativo m fructu-s plurale fructus Genitivo fructus fructu-um Dativo fructu-i fructibus Accusativo fructu-m fructus Vocativo fructu-s fructus Ablativo fructu fructibus 25 ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI UN NOME NEUTRO Cornu, Cornus, n, (=il corno) singolare Nominativo cornu plurale cornu-a (a breve) Genitivo cornu-s cornu-um (2. u breve) Dativo cornu-i (u) cornibus (i ed u brevi) Accusativo cornu cornu-a (a breve) Vocativo cornu cornu-a (a breve) Ablativo cornu cornibus (i ed u brevi) OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA' I sostantivi della quarta declinazione nella tarda latinità si fusero con quelli della seconda, con cui avevano molte somiglianze. Già in età classica alcuni nomi di pianta, come cornus (= corniolo), 25 laurus (=alloro), quercus (=quercia) oscillavano tra la 2. e la 4. declinazione. Di alcuni sostantivi esiste in età classica anche il genitivo in -i (es. Senati per senatus), il dativo in -u (es. Equitatu per equitatui); in poesia, per ragioni metriche, si può trovare il genitivo plurale contratto (es. Currum per curruum) Il sostantivo domus, ha una declinazione in cui ai casi ablativo singolare (domo, domu o ed u lunga), genitivo plurale (domorum, domuum rispettivamente o ed u del primo genitivo lungo e breve, seconda u del secondo genitivo breve), accusativo plurale (domus, domos, sia u che o entrambe lunghe). Domus, us conserva anche la forma di locativo domi, con funzione di stato in luogo: "in casa", "in patria". Il locativo si trova anche nelle locuzioni domi bellique, domi militiaeque (= in pace e in guerra). LA QUINTA DECLINAZIONE I nomi della quinta declinazione hanno il tema in -e, il genitivo in -ei. Il loro nominativo è sigmatico (-es). I pochi sostantivi di questa declinazione sono tutti femminili, eccetto dies, il giorno e meridies (=il mezzogiorno) che sono maschili. Nel genitivo e dativo singolari la -e è lunga se preceduta da -i, è breve invece se è preceduta da una consonante. Così avremo: aciei, speciei, ma fidei, spei (e di entrambi i genitivi breve). Le terminazioni dei casi della quinta declinazione sono: singolare Nominativo -es (e lunga) plurale -es (e lunga) Genitivo -ei o ei (e lunga o e breve come sopra indicato) -erum (e lunga ed u breve) Dativo -ei o ei (e lunga o e breve come sopra indicato) -ebus (e lunga ed u breve) Accusativo -em (e breve) -es (e lunga) Vocativo -es (e lunga) -es (e lunga) Ablativo -e (e lunga) -ebus (e lunga ed u breve) Nella quinta declinazione i sostantivi res e dies sono gli unici la cui declinazione sia completa. I cinque nomi: acies (=l'acume), spes (=la speranza); species (=l'aspetto); effigies (=l'effigie); facies (=la faccia) hanno del plurale soltanto il nominativo, accusativo e vocativo; tutti gli altri nomi si declinano solo nel singolare. OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA' Il sostantivo dies è, normalmente, maschile. E' femminile invece quando è usato col significato di 'tempo' in generale (exigua dies= un breve periodo di tempo), quando è accompagnato da un aggettivo che significa 'fissato', 'stabilito' (es. Die statuta, indicta, constituta= giorno stabilito, 26 fissato) quando significa 'data' (in epistula dies adscripta= la data indicata nella lettera). CARATTERISTICHE DEI VERBI: Modi finiti (cioè completi, perché coniugabili completamente, anche nel numero e nella persona) -l'indicativo indica il fatto come reale -l'imperativo si usa per esprimere un comando -il congiuntivo denota soprattuttto l'intenzione o la possibilità. Il latino, rispetto all'italiano, ha un modo finito in meno: il condizionale che in latino si esprime spesso col congiuntivo, talvolta con l'indicativo. I modi infiniti (cioè non finiti perché non completi, non coniugabili nella persona e nel numero) sono invece più numerosi che in italiano. Si dividono in nomi verbali e aggettivi verbali. Sono nomi verbali: l'Infinito sostantivo neutro singolare di caso nominativo/accusativo il Gerundio declinazione dell'infinito (dicendi, dicendo, ad dicendum, dicendo = di dire, a dire, per dire) il supino, sostantivo verbale difettivo usato raramente (accusativo: dictum, per dire, ablativo: dictu a dirsi) Sono aggettivi verbali: il participio (dicens = dicente; dicturus = che dirà, dictus, che è stato detto) il gerundivo (dicendus, da dire, che si deve dire) LE CONIUGAZIONI REGOLARI LATINE SONO QUATTRO, distinte in base alla terminazione del tema del presente, che si ottiene togliendo dall'infinito la desinenza -re 1. 2. 3. 4. coniugazione temi in -a- (a lunga) coniugazione temi in -e- (e lunga) coniugazione temi in consonante coniugazione temi in -i- (i lunga) Nella terza coniugazione tra la consonante finale del tema e le desinenze personali che iniziano per consonante si inserisce, per permettere la pronuncia, una vocale, detta vocale tematica. Modi finiti e loro tempi Il latino oppone nettamente il tema del presente (infectum, non compiuto) al tema del perfetto 27 (perfectum, compiuto) -mitt-o -mis-i Il latino ha, inoltre, il tema del supino (missum) da cui derivano alcune forme nominali del verbo. Dai temi del presente e del perfetto derivano: i sei tempi dell'indicativo: Tema del presente − presente − imperfetto − futuro semplice - perfetto -piuccheperfetto -futuro anteriore Presente, imperfetto, futuro semplice e anteriore corrispondono ai tempi italiani che portano lo stesso nome: il piuccheperfetto corrisponde al nostro trapassato prossimo (miseram, avevo mandato); il perfetto corrisponde a tre tempi dell'italiano: il passato prossimo, il passato remoto, e il trapassato remoto (ho mandato, mandai, ebbi mandato). I quattro tempi del congiuntivo: presente: mitt-a-m perfetto mis-eri-m imperfetto: mitt-ere-m piuccheperfetto mis-isse-m Due tempi dell'imperativo: Tema del peresente: presente mitt-e futuro mitt-ito L'italiano non ha l'imperativo futuro, che si dovrà tradurre con un imperativo presente o un indicativo futuro. MODI NON FINITI: I modi non finiti si formano dal tema del presente, del perfetto e del supino. Tema del presente Tema del supino 28 mitt-e-ns miss-us/a/um miss-ur-us/a/um I tempi dell'infinito sono tre: presente: mitt-e-re perfetto: mis-i-sse futuro: miss-ur-us/a/um esse Il gerundio (sostantivo verbale) e il gerundivo (sostantivo verbale) si formano entrambi dal tema del presente: mitt-e-nd-i mitt-e-nd-us/a/um Il supino, sostantivo verbale difettivo, ha solo due forme: supino attivo (accusativo) miss-um= per mandare supino passivo (ablatvo) miss-u= a mandarsi MODI FINITI DEL VERBO Diatesi attiva – L'indicativo Indicativo presente attivo L'indicativo presente attivo si forma aggiungendo al tema del presente le desinenze delle persone: PERSONA prima seconda terza SINGOLARE -o -s -t PLURALE -mus -tis -nt Queste desinenze personali (con la sola alternanza tra -o e -m nella prima persona singolare) sono le stesse per tutti i tempi e modi della forma attiva di tutti i verbi latini, fatta eccezione per il perfetto indicativo e l'imperetivo presente e futuro. La 1. persona singolare ha la desinenza -o nel presente e nei due futuri dell'indicativo; la desinenza 29 -m in tutti gli altri tempi e modi. Tema (+vocale tematica) + desinenze personali 1. coniug 2. coniug. Laudo mone-o lauda-s mone-s lauda-t mone-t lauda-mus mone-mus audi-tis mone-tis lauda-nt mone-nt 3. coniug. leg-o leg-i-s legi-t legi-mus leg-i-tis leg-u-nt 4. coniug. audi-o audi-s audi-t audi-mus audi-tis audi-u-nt Nella prima coniugazione, 1. persona singolare, non è possibile distinguere il tema della desinenza perchè la vocale -a del tema si è contratta con la -o della desinenza: laudo da: lauda-o Nella terza coniugazione, tra il tema e le desinenze personali che iniziano con consonante, si inserisce una vocale detta tematica, che è -u per la terza plurale, i breve per tutte le altre. Nella quarta coniugazione, la vocale -u si inserisce tra tema e desinenza nella terza persona plurale, per analogia con i verbi della terza. INDICATIVO PERFETTO ATTIVO L'indicativo imperfetto attivo si forma aggiungendo al tema del presente il suffisso -ba-, quindi le desinenze personali, che sono le stesse del presente, eccetto che nella prima persona singolare, che esce in -m invece che in -o. Tema (+ e lunga) + ba + desinenze personali 1. coniug. Lauda-ba-m lauda-ba-s lauda-ba-t lauda-ba-mus lauda-ba-tis lauda-ba-nt 2. coniug. mone-ba-m mone-ba-s mone-ba-t mone-ba-mus mone-ba-tis mone-ba-nt 3. coniug. leg-e-ba-m leg-e-ba-s leg-e-ba-t leg-e-ba-mus leg-e-ba-tis leg-e-ba-nt 4. coniug. audi-e-ba-m audi-e-ba-s audi-e-ba-t audi-e-ba-mus audi-e-ba-tis audi-e-ba-nt I verbi della terza coniugazione inseriscono tra l tema e il suffisso caratteristico -ba- la vocale -e- (e lunga); per analogia fanno altrettanto i verbi della quarta. INDICATIVO FUTURO SEMPLICE ATTIVO Coniugazioni: 1. e 2. 30 tema + b (+ vocale tematica) + desinenze personali (1. sing. -o) coniug. Io loderò 2. coniug.io avviserò lauda-b-o lauda-b-i-s lauda-b-i-t lauda-b-i-mus lauda-b-i-tis lauda-b-u-nt mone-b-o mone-b-i-s mone-b-i-t mone-b-i-mus mone-b-i-tis mone-b-u-nt La vocale tematica si inserisce tra la -b- e le desinenze personali che cominciano per consonante. Essa è -i- per tutte le persone, tranne che per la terza plurale, per cui è -uConiugazioni 3. e 4. tema + a/e (lunghe) +desinenze personali (1. sing. -m) 3. coniug. 4. coniug. Io leggerò Io udirò leg-a-m leg-e-s leg-e-t leg-e-mus leg-e-tis leg-e-nt audi-a-m audi-e-s audi-e-t audi-e-mus audi-e-tis audi-e-nt La vocale che si inserisce è -a- per la prima persona, -e- per tutte le altre. INDICATIVO PERFETTO ATTIVO Si forma aggiungendo al tema del perfetto le desinenze personali del perfetto, che sono uguali per tutti i verbi latini, regolari e irregolari PERSONA 1 2 3 SINGOLARE -i -isti -it PLURALE -imus (i breve) -istis -erunt, ere (e lunghe) tema del perfetto + desinenze personali del perfetto 31 1. Coniug Laud-a-vi lauda-v-isti lauda-v-it lauda-v-imus lauda-v-istis lauda-v-erunt 2. Coniug. monu-i monu-isti monu-it monu-imus monu-istis monu-erunt 3. Coniug. leg-i leg-isti leg-it leg-imus leg-istis leg-erunt 4. Coniug. audi-v-i audi-v-isti audi-v-it audi-v-imus audi-v-istis audi-verunt La formazione del perfetto è varia. La maggior parte dei verbi della prima e della quarta coniugazione forma il perfetto aggiungendo al tema del presente il suffisso -v-, quindi desinenze personali. INDICATIVO PIUCCHEPERFETTO ATTIVO tema del perfetto + era + desinenze personali (1. sing. -m) 1. coniug. Io avevo lodato 2. coniug. io avevo avvisato 3. coniug. io avevo letto 4. coniug io avevo udito laudav-era-m laudav-era-s laudav-era-t laudav-era-mus laudaver-era-tis laudaver-era-nt monu-era-m monu-era-s monu-era-t monu-era-mus monu-era-tis monu-era-nt leg-era-m leg-era-s leg-era-t leg-era-mus leg-era-tis leg-era-nt audiv-era-m audiv-era-s audiv-era-t audiv-era-mus audiv-era-tis audiv-era-nt INDICATIVO FUTURO ANTERIORE ATTIVO tema del perfetto + eri + desinenze personali (1. sing. -o) tema del perfetto + eri + desinenze personali (1. sing. -o) 1. coniug. Io avrò laudato 2. coniug Io avrò avvisato 3. coniug Io avrò letto 4. coiug. Io avrò udito laudav-er-o laudav-eri-s laudav-eri-t laudav-eri-mus laudav-eri-nt monu-er-o monu-eri-s monu-eri-t monu-eri-mus monu-eri-nt leg-e-ro leg-eri-s leg-eri-t leg-eri-mus leg-eri-nt audiv-er-o audiv-er-is audiv-eri-t audiv-eri-mus audiv-eri-nt 32 Diatesi attiva: Il congiuntivo Congiuntivo presente attivo tema del presente + a / e + desinenze personali (1. pers. -m) io lodi io ammonisca io legga 1. coniug. 2. coniug. 3. coniug Laude-m mone-a-m leg-a-m laude-s mone-a-s leg-a-s laude-t mone-a-t leg-a-t laude-mus mone-a-mus leg-a-mus laude-nt mone-a-nt leg-e-nt io oda 4. coniug. audi-a-m audi-a-s audi-a-t audi-a-mus audi-a-nt Nella prima coniugazione la vocale aggiunta come suffisso era -e- che si è contratta con la vocale finale del tema -a: laudem da lauda-e-m. Nelle coniugazioni terza e quarta la 1. persona singolare è comune al congiuntivo presente e al futuro semplice, nelle altre forme la vocale del congiuntivo è -a-, quella del futuro è -e-. CONGIUNTIVO IMPERFETTO ATTIVO tema del presente + re + desinenze personali (1. pers. -m) 1. coniug. Io lodassi, io loderei lauda-re-m lauda-re-s lauda-re-t lauda-re-mus lauda-re-tis lauda-re-nt 2. coniug. Io avviserei mone-re-m mone-re-s mone-re-t mone-re-mus mone-re-tis mone-re-nt 3. coniug. Io leggerei leg-e-re-m leg-e-re-s leg-e-re-t leg-e-re-mus leg-e-re-tis leg-e-re-nt 4. coniug Io udirei audi-re-m audi-re-s audi-re-t audi-re-mus audi-re-tis audi-re-nt CONGIUNTIVO PERFETTO ATTIVO Tema del perfetto + eri (e breve) + desinenze personali (1. sing. -m) 1. coniug. Io abbia lodato laudav-eri-m laudav-eri-s laudav-eri-t laudav-eri-mus laudav-eri-tis laudav-eri-nt 2. coniug Io abbia avvisato monu-eri-m monu-eri-s monu-eri-t monu-eri-mus monu-eri-tis monu-eri-nt 3. coniug Io abbia letto leg-eri-m leg-eri-s leg-eri-t leg-eri-mus leg-eri-tis leg-eri-nt 33 4. coniug. Io abbia udito audiv-eri-m audiv-eri-s audiv-eri-t audiv-eri-mus audiv-eri-tis audiv-eri-nt CONGIUNTIVO PIUCCHEPERFETTO ATTIVO Tema del perfetto + isse (e lunga) + desinenze personali (1. pers. sing. -m) 1. coniug. 2. coniug. 2. Io avessi lodato, avrei lodato io avrei ammonito audav-isse-m laudav-isse-s laudav-isse-t laudav-isse-mus laudav-isse-tis laudavi-isse-nt monu-isse-m monu-isse-s monu-isse-t monu-isse-mus monu-isse-tis monui-isse-nt 3. coniug. 4. coniug io avessi letto io avessi udito legi-esse-m legi-esse-s legi-esse-t legi-esse-mus legi-esse-tis legi-esse-nt audiv-isse-m audiv-isse-s audiv-isse-t audiv-isse-mus audiv-isse-tis audiv-isse-nt L'IMPERATIVO Imperativo presente attivo L'imperativo presente ha solo la seconda persona. La seconda persona singolare è ridotta al tema puro; la seconda plurale aggiunge al tema la desinenza -te. 1. Coniug. 2. sing. Lauda 3. plur. Lauda-te 2. Coniug. mone mone-te 3 Coniug. Leg-e (leggi) leg-i-te (leggete) 4. Coniug. audi (ascolta) audi-te (ascoltate) Nella terza coniugazione al tema puro si aggiunge la vocale tematica -e nel singolare, -i nel plurale. I verbi dicere (=dire) e ducere (=condurre), nella seconda persona singolare dell'imperativo presente non hanno la vocale tematica: dic, duc. Il plurale, invece, è regolare. IMPERATIVO FUTURO ATTIVO L'imperativo futuro ha la seconda e la terza persona. 1. coniug. 2. coniug. 2. sing. Lauda-to mone-to 3. sing. Lauda-to mone-to 34 2. plur. Lauda-to-te 3. plur. Lauda-nto mone-to-te mone-nto 3. coniug. 4. coniug. 2. sing. Leg-i-to 3. sing. Leg-i-to audi-to audi-to 2. plur. Leg-i-to-te 3 plur. Leg-u-nto audi-to-te audi-u-nto I verbi memini(= ricordo) e scio(=so) hanno solo l'imperativo futuro e, per di più difettivo: memento(= ricorda) mementote(=ricordate); scito(=sappi), scitote(=sappiate). LA CONIUGAZIONE MISTA I verbi dela coniugazione mista presentano la desinenza -io nella 1. persona singolare, come i verbi della quarta, ma hanno l'infinito in -ere come quelli della terza. Anche le altre forme seguono in parte la terza, in parte la quarta coniugazione: per questo si parla di coniugazione mista. I vocabolari, però, data la desinenza dell'infinito, li registrano come verbi in -io (i breve) della terza coniugazione. In realtà si tratta di verbi che, in origine, appartenevano alla quarta coniugazione, con la vocale tematica in i (i breve) anziché in i (i lunga). La i (i breve), per le normali trasformazioni fonetiche, è diventata e (e breve) in fine di parola e davanti a -r. DIATESI ATTIVA INDICATIVO Presente imperfetto futuro io prendo io prendevo io prenderò capio capis capit capimus capitis capiunt capiebam capiebas capiebat capiebamus capiebatis capiebant capiam capies capiet capiemus capietis capient prefetto piuccheperfetto futuro anteriore 35 Io presi, io ho/ebbi preso io avevo preso io avrò preso cepi cepisti cepit cepimus cepistis ceperunt (-ere) ceperam ceperas ceperat ceperamus ceperatis ceperant cepero ceperis ceperit ceperimus ceperitis ceperint CONGIUNTIVO presente capiam capias capiat capiamus capiatis capiant L'IMPERATIVO imperfetto (prendessi o prenderei) caperem caperes caperet caperemus caperetis caperent presente 2. sing. 3. sing futuro cape (prendi) / 2. plur. 3. plur. perfetto piuccheperfetto (io abbia preso) (ioavessi/avrei preso) ceperim cepissem ceperis cepisses ceperit cepisset ceperimus cepissemus ceperitis cepessetis ceperint cepissent capito (prenderai) capito (prenderai) capite capitote (prenderete) capiunto (prenderanno) LE FORME NOMINALI DEL VERBO PARTICIPIO presente futuro capiens, capientis capturus, -a, -um INFINITO presente perfetto futuro capere cepisse capturus, -a, -um esse GERUNDIO GEN capiendi (di prendere) 36 DAT ACC ABL capiendo (a prendere) ad capiendum (per prendere) capiendo (col prendere) SUPINO captum (per prendere) DIATESI PASSIVA: L'INDICATIVO presente (io sono preso) capior caperis capitur capimur capimini capiuntur imperfetto (io ero preso) capiebar capiebaris capiebatur capiebamur capiebamini capiebantur futuro semplice (sarò preso) capiar capieris capietur capiemur capiemini capientur piuccheperfetto (io ero stato preso) captus, -a, -um eram eras erat capti, ae, a eramus eratis erant perfetto (io fui/sono stato preso) captus,-a,-um sum es est capti, ae, a sumus estis sunt futuro anteriore (io sarò stato preso) captus, -a, -um ero eris erit capti, ae, a erimus eritis erint DIATESI PASSIVA: IL CONGIUNTIVO presente (che io sia preso) imperfetto (che io fossi preso) capiar capiaris capiatur capiamur capiamini capiantur caperer capereris caperetur caperemur caperemini caperentur perfetto (io fui/sono stato preso) piucheperfetto (io ero stato preso) captus, -a, -um sim sis sit capti, ae, a simus sitis sint captus, -a, -um essem esses esset capti, -ae, -a essemus essetis essent 37 DIATESI PASSIVA: LE FORME NOMINALI Participio perfetto captus, -a, -um INFINITO presente (prendere) capere perfetto (essere stato preso) captum, am, captum esse futuro (stare per essere preso) captum iri GERUNDIVO SUPINO (che deve essere preso) (a prendersi) capiendus,-a, -um captu DIATESI PASSIVA: INDICATIVO presente io sono preso imperfetto io ero preso futuro semplice io sarò preso capior caperis capitur capimur capimini capiuntur capiebar capiebaris capiebatur capiebamur capiebamini capiebantur capiar capieris capietur capiemur capiemini capientur perfetto piuccheperfetto futuro anteriore io fui/sono stato preso io ero stato preso io sarò stato preso captus, -a, -um sum es captus, -a, -um eram eras captus, -a, -um ero eris 38 capti, ae, a est sumus estis sunt capti, ae, a erat eramus eratis erant erit capti, -ae, -a erimus eritis erunt NELLA 2. PERSONA SING. DELL'INDIC. PRES. LA I (breve) del tema si è trasformata in E (breve) seguita da -r DIATESI PASSIVA: L'INDICATIVO Indicativo presente passivo Le desinenze personali del passivo, valide per tutti i tempi e modi derivati dal tema del presente, eccetto l'imperativo, sono: PERSONA SINGOLARE PLURALE 1 -(o)r -mur 2 -ris (re) -mini 3 -tur -ntur Tema del presente + desinenze personali passive 1. coniug. Io sono lodato Laudor lauda-ris lauda-tur lauda-mur lauda-mini lauda-ntur 2. coniug. Sono avvisato Moneor mone-ris mone-tur mone-mur mone-mini mone-ntur 3. coniug. Sono letto Lego-r leg-e-ris leg-i-tur leg-i-mur leg-i-mini leg-u-ntur INDICATIVO PERFETTO PASSIVO Tema (+ e lunga) + ba (a lunga) + desinenze personali passive 39 4. coniug. Sono udito audi-or audi-ris audi-tur audi-mur audi-mini audi-u-ntur 1. coniug. Sono lodato lauda-ba-r lauda-ba-ris (re) lauda-ba-tur lauda-ba-mur lauda-ba-mini lauda-ba-ntur 2. coniug. Ero avvisato mone-ba-r mone-ba-ris mone-ba-tur mone-ba-mur mone-ba-mini mone-ba-ntur 3. coniug. Ero letto Leg-e-ba-r leg-e-ba-ris (re) leg-e-ba-tur leg-e-ba-mur leg-e-ba-mini leg-e-ba-ntur 4. coniug. Ero udito Audi-e-ba-r audi-e-ba-ris audi-e-ba-tur audi-e-bamur audi-e-ba-mini audi-e-ba-ntur INDICATIVO FUTURO SEMPLICE PASSIVO Coniug. 1. e 2. Tema + b + vocale tematica + desinenze personali passive 1. coniug. Io sarò lodato Lauda-b-or lauda-b-eris (re) lauda-b-i-tur lauda-b-i-mur lauda-b-i-mini lauda-b-u-ntur 2. coniug. Io sarò avvisato Mone-b-or mone-b-e-ris mone-b-i-tur mone-b-i-mur mone-b-i-mini mone-b-u-ntur 3. e 4. coniug. Tema + a (lunga)/e (lunga) + desinenze passive Sarò letto leg-a-r 3. coniug. 4. coniug. Sarò ascoltato audi-a-r leg-e-ris (-re) audi-e-ris (-re) leg-e-tur audi-e-tur leg-e-mur audi-e-mur leg-e-mini audi-e-mini leg-e-ntur audi-e-ntur 40 INDICATIVO PERFETTO PASSIVO Pefetto, piuccheperfetto e futuro anteriore hanno forma perifrastica, costituita dal participio perfetto unito ad una voce del verbo esse. 1. Coniug. Io sono stato/fui lodato laudatus, -a, -um sum es est laudati, ae, a sumus estis sunt 2. coniug. Io sono stato/fui avvisato monitus, -a, -um 3. coniug. Io sono stato/fui letto lectus, -a, -um sum es est lecti, ae, a 4. coniug Io fui/sono stato udito auditus, a, um sum es est auditi, ae, a moniti, ae, a sumus estis sunt sum es est sumus estis sunt sumus estis sunt INDICATIVO PIUCCHEPERFETTO PASSIVO 1. coniug. Io ero stato lodato 2. coniug. Io ero stato avvisato laudatus, -a, -um eram eras monitus, -a, -um eram eras erat laudati, ae, a erat eramus eratis erant moniti, ae, a 3. coniug. eramus eratis erant 4. coniug. Ero stato letto Ero stato udito lectus, a, um eram auditus, a, um eras eras erat erat 41 eram lecti, ae, a eramus eratis erant auditi, ae, a eramus eratis erant INDICATIVO FUTURO ANTERIORE PASSIVO 1. coniug. Io sarò stato amato Laudatus, a, um Laudati, ae, a 2. coniug. Io sarò stato avvisato ero eris erit erimus eritis erunt Auditus, a, um Auditi, ae, a ero eris erit erimus eritis erunt DIATESI PASSIVA: IL CONGIUNTIVO Congiuntivo presente passivo Tema del presente + a/e (a, e lunghe) + desinenze personali passive 1. coniug. Che io sia lodato Laude-r laude-ris laude-tur laude-mur laude-mini laudentur 2. coniug. che io sia avvisato mone-a-r mone-a-ris mone-a-tur mone-a-mur mone-a-mini mone-a-ntur 3. coniug. io sia letto leg-a-r leg-a-ris leg-a-tur leg-a-mur leg-a-mini leg-a-ntur CONGIUNTIVO IMPERFETTO PASSIVO Tema del presente + re (e lunga) + desinenze personali passive 42 4. coniug. io sia udito audi-a-r audi-a-ris audi-a-tur audi-a-mur audi-a-mur audi-a-ntur 1. coniug. Io fossi o sarei lodato Lauda-re-r lauda-re-ris (-re) lauda-re-tur lauda-re-mur lauda-re-mini lauda-re-ntur 2. coniug. 3. coniug. Io fossi o sarei avvisato Io fossi o sarei letto mone-re-r leg-e-re-r mone-re-ris leg-e-re-ris mone-re-tur leg-e-re-tur mone-re-mur leg-e-re-mur mone-re-mini leg-e-re-mini mone-re-ntur leg-e-re-ntur 3. coniug. che io fossi o sarei letto 4. coniug. che io fossi o sarei ascoltato audi-re-r audi-re-ris audi-re-tur audi-re-mur audi-re-mini audi-re-ntur leg-e-re-r leg-e-re-ris leg-e-re-tur leg-e-re-mur leg-e-re-mini leg-e-re-ntur CONGIUNTIVO PERFETTO PASSIVO 1. coniug. Io sia stato letto laudatus, a, um laudati, ae, a 2. coniug Io sia stato avvisato sim sis sit simus sitis sint 3. coniug. Io sia stato letto monitus, a, um moniti, ae, a sim sis sit simus sitis sint 4. coniug. Io sia stato ascoltato lectus, a, um sim sis sit lecti, ae, a simus sitis sint auditus, a, um sim sis sit auditi, ae, a simus sitis sint CONGIUNTIVO PIUCCHEPERFETTO PASSIVO 1. coniug. Io fossi stato/sarei stato lodato 2. coniug. Io fossi stato/sarei stato avvisato laudatus, a, um monitus, a, um essem 43 essem esses esset laudati, ae, a esses esset moniti, ae, a essemus essetis essent essemus essetis essent 3. coniug. Io fossi stato/sarei stato letto 4. coniug. Io fossi stato/sarei stato ascoltato lectus,a, um essem esses esset auditus, a, um essem esses esset lecti, ae, a essemus essetis essent auditi, ae, a essemus essetis essent DIATESI PASSIVA: L'IMPERATIVO L'imperativo passivo è di uso limitato: si trova soltanto qualche rara volta alla seconda persona singolare del presente, con significato rflessivo: velare = velati inflectere = piegati devolvere = volgiti I GRADI DI COMPARAZIONE I gradi dell'aggettivo qualificativo. Gli aggettivi qualificativi possiedono, come in italiano, tre gradi: 44 -positivo (longus=lungo) -comparativo (di maggioranza: longior=più lungo; di minoranza: minus longus=meno lungo, di eguaglianza: tam longus=tanto lungo). -superlativo (longissimus, lunghissimo, molto lungo, il più lungo). In latino, a differenza dell'italiano, una sola forma indica tanto il superlativo assoluto quanto il superlativo relativo. IL COMPARATIVO DI MAGGIORANZA Canis est velocior quam lupus=Il cane è più veloce del lupo. Il comparativo di maggioranza si forma nel modo seguente: dal genitivo singolare si toglie la terminazione -i o -is e si aggiungono le terminazioni -ior per il maschile e femminile, -ius per il neutro. Esempi: piger,-a,-um fortis, e velox genitivo: pigri genitivo: fortis genitivo: velocis comparativo: pigrior, pigrius comparativo: fortior, ius comparativo: velocior, velocius Il nuovo aggettivo così ottenuto, di grado comparativo, si declina poi come un aggettivo della seconda classe a due terminazioni con tema in consonante. Il comparativo di uguaglianza Canis est tam velox quam lupus = Il cane è tanto veloce quanto il lupo. Il comparativo di uguaglianza si forma con gli avverbi correlativi: tam ... quam = tanto, quanto non minus .... quam = non meno di ita ... ut = così come aeque...ac = ugualmente...che Il comparativo di minoranza Canis minus velox est quam lupus = Il cane è meno veloce del lupo Il comparativo assoluto: Senectus est natura loquacior = La vecchiaia è per natura alquanto loquace IL SUPERLATIVO: 45 Canis velocissimus non est = Il cane non è così velocissimo. Il superlativo si forma aggiungendo al tema dell'aggetivo, ricavato dal genitivo, il suffisso -issimus, a, -um, e declinando come un aggettivo della prima classe Aggettivo Fortis, e velox GENITIVO fort-is veloc-is SUPERLATIVO fort-issimus, -a, -um veloc-issimus, -a, -um Gli aggettivi che, al nominativo singolare escono in -er, siano essi della prima o della seconda classe, formano il superlativo aggiungendo direttamente al nominativo maschile il suffisso: rimus, -rima, -rimum ESEMPIO: Aggettivo Niger, ngra, nigrum superlativo Nigerrimus, a, -um Forme anomale di comparativi e superlativi: I) Sei aggettivi che terminano in -ilis hanno il comparativo regolare, ma formano il superlativo con la terminazione -illimus, a, -um. Essi sono: facilis, difficilis, similis, dissimilis, humilis, gracilis. Esempio: facilis comparativo: facilior, ius superlativo: facillimus, -a, -um II) Tutti gli aggettivi composti con i suffissi -dicus, ficus, -volus formano il comparativo con la terminazione -entior, -ius ed il superlativo con la terminazione -entissimus, -a, -um. Esempi: POSITIVO magnificus maledicus benevolus COMPARATIVO magnificentior, ius maledicentior, ius benevolentior, ius SUPERLATIVO magnificentissimus, a, um maledicentissimus, a, um benevolentissimus, a, um Alcuni aggettivi formano comparativo e superlativo da temi diversi: POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO 46 Bonus,-a,-um melior, -ius Malus, -a, -um optimus, -a, -um peior, -ius pessimus, -a, um Magnus, -a, -um maior, -ius maximus, -a, -um POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO Parvus, -a, -um minor, minus minimus, -a, -um Multus,-a, -um plus (nom. sing.), plures, plura plurimus, -a, -um PARTICOLARITA' L'aggettivo vetus, veteris (=vecchio, antico) non ha il comparativo; il suo superlativo è veterrimus, -a, -um. Gli aggettivi iuvenis (=giovane) e senex (=vecchio) hanno i comparativi divitior e divitissimus, ha anche le forme contratte divitior e ditissimus (dal meno frequente dis, ditis) Alcuni aggettivi mancano sia del comparativo che del superlativo organici. Tra questi, gli aggettivi della prima classe in -eus, -ius, -uus (ma non -quus) e molti aggettivi in -alis, -andus, -aris, -endus, -icus, -idus, -orus, -olus hanno comparativi perifrastici: idoneus compar: magis idoneus superl. maxime idoneus arduus compar. magis arduus superl. maxime arduus I NUMERALI Aggettivi ed avverbi numerali 47 Il latino possiede quattro categorie di numerali: -aggettivi cardinali: indicano una precisa quantità numerica. Rispondono alla domanda: quot (=quanti? di numero) e corrispondono ai cardinali italiani. Esempio: sex (=sei), viginti (=venti), centum (=cento). -aggettivi ordinali: indicano la posizione in una serie. Rispondono alla domanda: quotus, -a, -um? (=in che ordine?), in quale posto? E corrispondono agli ordinali italiani. Esempio: sextus, -a, -um (=sesto) -aggettivi distributivi: indicano la quantità da distribuire a ciascuno o per volta. Rispondono alla domanda: quoteni, -ae, -a? Quanti per ciascuno? Quanti per volta? E non hanno corrispettivo nella lingua italiana, che ne esprime il concetto con perifrasi. Esempio: seni (=sei per volta); viceni (=venti per volta, venti perc ciascuno) -avverbi moltiplicativi: indicano quante si deve ripetere un certo fatto. Rispondono alla domanda: quotiens? (=quante volte?) e non hanno un corrispettivo in italiano. Esempio: sexies, (=sei volte), decies (=dieci volte). I numeri cardinali I numeri cardinali sono: -i primi tre: unus, -a, -um (=uno); duo, duae, duo (=due); tres, tria (=tre). -le centinaia da duceni, -ae, -a (=duecento), fino a nongenti, -ae, -a (=novecento) -il sostantivo numerale milia (=migliaia) Tutti gli altri sono indeclinabili Unus, -a, -um si declina come un aggettivo della prima classe con le terminazioni pronominali nel genitivo e nel dativo: 48 Maschile NOM GEN DAT ACC VOC ABL Femminile unus unius uni unum unus uno Neutro una unius uni unam una una unum unius uni unum unum uno La declinazione di duo, duae, duo è la seguente: Maschile Femminile NOM duo duae GEN duorum duarum DAT duobus duabus ACC duos duas VOC duo duae ABL duobus duabus Neutro duo duorum duobus duo duo duobus Come duo, si declina ambo, -ae, ambo (=ambedue, entrambi) Il genitivo maschile e neutro presenta spesso la forma duum, anziché duorum; frequente è l'accusativo maschile duo e ambo anziché duos e ambos. Tres, tria si declina come un aggetivo della seconda classe: NOM GEN DAT ACC VOC ABL Maschile tres trium tribus tres (tris) tres tribus Femminile tres trium tribus tres (tris) tres tribus Neutro tria trium tribus tria tria tribus Il numero centum è indeclinabile; le altre centinaia sono declinabili come aggettivi della prima classe: dueceni,-ae,-a (=duecento); triceni, -ae, -a (=trecento). Il loro genitivo maschile e neutro esce spesso in -um anziché in -orum. Il numero mille è indeclinabile; è invece declnabile il suo plurale, il sostantivo neutro milia (nom/acc: milia, gen.: milium; dat/abl: milibus) che richiede dopo di sé il genitivo partitivo, come il 49 sostantivo italiano migliaia. Si dirà quindi, ad esempio: mille milites (=mille soldati); duo milia militum (=due migliaia di soldati); mille militum (mille soldati); duorum milium militum (=di due migliaia di soldati). Però, se a milia segue un altro numerale, si potranno avere due costrruzioni, ad esempio: 2500 soldati: duo milia et qunigenti milites o duo milia militum et quingenti. I NUMERI ORDINALI Gli ordinali si declinano come aggettivi della prima classe. Primus significa "il primo" fra tre o più di tre; prior il primo fra due; secundus, -a, -um si usa per indicare il secondo sia tra più di due, mentre alter indica solo il secondo tra due. I NUMERI DISTRIBUTIVI Si declinano come aggettivi della prima classe. Il loro genitivo maschile e neutro può uscire in -um oltre che in -orum. I distributivi si usano nei seguenti casi: -per rispondere alla domanda: quoteni? Quanti per ciascuno? Quanti per volta? ESEMPIO: Consul militibus septenos denarios distribuit. Il console distribuì ai soldati sette denari per ciascuno. GLI AVVERBI NUMERALI Rispondono alla domanda: quotiens? [per] quante volte? I PRONOMI Categorie di pronomi. I pronomi si dividono in sette categorie: -pronomi personali e riflessivi -pronomi possessivi -pronomi dimostrativi -pronomi determinativi -pronomi relativi -pronomi interrogativi -pronomi indefiniti Caratteristiche dei pronomi I pronomi latini si declinano e, eccettuati i personali e riflessivi, che formano una categoria a sé, hanno in comune queste particolarità: 50 1) Sono allo stesso tempo pronomi e aggettivi 2) La loro declinazione presenta alcune caratteristiche comuni: -nom. e acc. neutro sing. in -d (eccetto i possessivi, ipse, -a, -um e hic, haec, hoc, in cui la -d è scomparsa a seguito di trasformazioni fonetiche) -genitivo. Sing. in -ius per tutti e tre i generi (maschile, femminile e neutro eccetto i possessivi) − dativo sing. in -i per tutti e tre i generi (eccetto i possessivi) − sono privi, eccetto meus, del vocativo, sostituito, se necessario, dal nominativo PRONOMI PERSONALI: I pronomi personali di prima e seconda persona hanno la seguente declinazione NOM GEN DAT ACC ABL 1. persona sing Ego mei mihi me nobis plurale nos nostrum nobis nos nobis 2. persona sing. tu tui tibi nobis nobis plurale vos vestrum vobis nobis nobis PER la 3. persona non riflessiva, il latino non ha una forma specifica, ma usa il determinativo Is, ea, id o il dimostrativo: ille, illa, illud. Esiste invece il pronome riflessivo di 3. persona che ha una forma unica per il singolare e il plurale di tutti i generi. La sua declinazione è la seguente: NOM GEN DAT ACC ABL sui sibi se se PARTICOLARITA': Il genitivo dei pronomi di 1. e 2. persona ha due forme: -nostrum e vestrum si usano quando il genitivo è partitivo, cioè corrisponde all'italiano "fra noi", "fra voi": nemo nostrum (=nessuno di noi); optimus vestrum (=il migliore di/fra voi) -in tutti gli altri contesti si usano nostri e vestri: memoria vestri, il ricordo di voi; obliviscitur nostri, si dimentica di noi. Nel complemento di compagnia la preposizione è postposta ed unita come enclitica al pronome: 51 mecum, tecum, nobiscum, vobiscum, secum. PRONOMI E AGGETTIVI POSSESSIVI In latino, come in italiano, aggettivi e pronomi possessivi hanno la stessa forma: meus, -a, -um (=mio) tuus, -a, -um (=tuo) suus,-a, -um (=suo) noster,-a, -um (=nostro) vester, -a, -um (=vostro) suus, -a, -um (=loro) Seguono la declinazione degli aggettivi della 1. classe. I POSSESSIVI di 3. PERSONA NELLE FRASI INDIPENDENTI Se il riferimento è ad un sostantivo che non è il soggetto della proposizione, il latino usa il genitivo del pronome: is, ea, id: eius, suo (di lui/di lei); eorum, loro (di loro/ di essi); earum, loro (di esse). PARTICOLARITA': Si usa suus,-a, -um anche se non si riferisce al soggetto grammaticale, quando: -si riferisce al soggetto logico della frase -si riferisce ad una persona indeterminata -è in unione con i pronomi unusquisque e quisque -si vuol mettere in evidenza il rapporto di possesso -sui può essere anche sostantivo e può indicare i "suoi" (familiari, compagni, seguaci) PRONOMI E AGGETTIVI DIMOSTRATIVI I dimostrativi che possono essere usati sia come pronomi, sia come aggettivi, determinano un essere o una cosa secondo il rapporto di prossimità o lontananza nello spazio, nel tempo o nel discorso. Sono tre: hic, haec, hoc (questo/a) vicinanza a chi emette il messaggio iste, ista, istud (codesto/a) vicinanza a chi riceve il messaggio ille, illa, illud (quello/a) lontananza sia dall'emittente che dal ricevente HIC, HAEC, HOC Singolare NOM GEN DAT m. hic huius huic f. haec huius huic n. hoc huius huic Plurale 52 m. hi horum his f. hae harum his n. haec horum his ACC ABL hunc hanc hoc hac hoc hoc ISTE, ISTA, ISTUD Singolare NOM GEN DAT ACC ABL m. f. n. iste istius isti istum isto ista istius isti istam ista istud istius isti istud isto f. n. illa illius illi illam illa illud illius illi illud illo ILLE, ILLA, ILLUD m. Singolare NOM ille GEN illius DAT illi ACC illum ABL illo Plurale hos his has his haec his m. f. n. isti istae ista istorum -arum -orum istis istis istis istos istas ista istis istis istis Plurale m. f. n. illi illae illa illorum -arum -orum illis illis illis illos illas illa illis illis illis PARTICOLARITA' Il neutro dei dimostrativi può avere funzione di sostantivo (hoc, questa cosa, ciò; illud, quella cosa) nei casi nominativo e accusativo; negli altri casi, come per tutti gli aggettivi sostantivati, si declina in unione con il sostantivo res; hoc (=questa cosa, ciò; huius rei, di questa cosa, di ciò; huic rei, a questa cosa, a ciò). I dimostrativi possono avere valore prolettico, cioè anticipare il contenuto di una proposizione completiva: ES: Omnes hoc requirunt, quando rediturus sis. Questo tutti chiedono: quando tornerai. PRONOMI E AGGETTIVI DETERMINATIVI I pronomi e aggettivi determinativi hanno la funzione di precisare una persona o una cosa, senza collocarla nello spazio e nel tempo. Essi sono: Is, ea, id (=egli, colui, ella, colei, ciò (pronomi); quello (aggettivo) Idem, eadem, idem (=il medesimo, lo stesso) Ipse, ipsa, ipsum (=proprio lui, proprio lei (pronome); in persona, stesso (aggettivo) IS; EA; ID Singolare m. f. n. Plurale 53 m. f. n. NOM GEN DAT ACC ABL is eius ei eum eo ea eius ei eam ea id eius ei id eo ii(ei) eae ea eorum -arum -orum iis(eis) iis(eis) iis(eis) eos eas ea iis(eis) iis(eis) iis(eis) IDEA, EADEM, IDEM Singolare NOM GEN DAT ACC ABL m. f. n. idem eadem idem eiusdem eiusdem eiusdem eidem eidem eidem uendem eandem idem eodem eadem eodem IPSE, IPSA, IPSUM Lo stesso Singolare m. f. NOM ipse ipsa GEN ipsius ipsius DAT ipso ipsa ACC ipsum ipsam ABL ipso ipsa n. ipsum ipsius ipso ipsum ipso Plurale m. f. n. iidem eaedem eadem eorundem earundem eorun eisdem eisdem eisdem eosdem easdem easdem iisdem iisdem isdem Plurale m. f. n. ipsi ipsae ipsa ipsorum-arum -orum ipsis ipsis ipsis ipsos ipsas ipsa ipsis ipsis ipsis Uso di is, ea, id Is, ea, id si usa principalmente: -come pronome anaforico, cioè che fa riferimento ad un essere già citato nel discorso, o conosciuto dal ricevente: in questa funzione è usato come pronome di 3. persona non riflessiva, corrispondente a "egli, lui, ella, lei, ciò, gli, le, lo, la". Il neutro id può richiamare un'intera proposizione. I genitivi eius, eorum, earum, hanno spesso funzione di possesivo di 3. persona non riflessivo. -Come pronome antecedente di un relativo, col significato di "colui, colei, ciò." USO DI Ipse e di Idem Ipse si usa per mettere in risalto il termine a cui si riferisce. Corrisponde all'italiano "stesso", e gli avverbi o locuzioni avverbiali: "in persona", "persino", "proprio", "spontaneamente", "da sé" In funzione di soggetto, ipse può essere usato sia in unione sia in sostituzione di un pronome personale: ES: Ipse dixit (Cic.)= L'ha detto lui 54 Ipse dixi= L'ho detto proprio io Idem serve ad indicare un'identità: corrisponde all'italiano "lo stesso, il medesimo." PRONOME RELATIVO: I pronomi relativi hanno contemporaneamente due funzioni fondamentali: di sostituire un sostantivo e di collegare due proposizioni. Sono tre: -un relativo definito: -qui, quae, quod (che, il quale) -due realtivi-indefiniti: -quicumque, quacumque, quodcumque (chiunque, qualunque, qualunque cosa) -quisquis (m. e f.) quidquid (o quidcquid n.)= chiunque, qualunque cosa QUI, QUAE, QUOD=Che, Il quale, la quale Singolare NOM GEN DAT ACC ABL m. qui cuius cui quem quo f. quae cuius cui quam qua n. quod cuius cui quod quo Plurale m. f. n. qui quae quae quorum quarum quorum quibus quibus quibus quos quas quae quibus quibus quibus OSSERVAZIONI: Il complemento di compagnia è espresso da quocum, quacum, quibuscum più spesso che da cum quo, cum qua, cum quibus. USO DEL PRONOME RELATIVO Il pronome relativo introduce una proposizione subordinata che da esso prende il nome. Esso concorda nel genere e nel numero col sostantivo (o il pronome) cui si riferisce, mentre il caso è determinato dalla funzione logica che svolge nella proposizione relativa. Il pronome relativo spesso è preceduto da un dimostrativo o da determinativo is: questo, di solito, è omesso se è nel medesimo caso: 55 ESEMPIO: Qui (Is, qui) mentiri solet, peiurare consuevit= Chi è solito mentire, si abitua a spergiurare. Ma se ilcaso del determinativo è diverso da quello del relativo, il latino di solito esprime entrambi i pronomi. ESEMPIO: Honestum non dicam eum qui falsum affirmat = Non chiamerò onesto colui che dice il falso. I RELATIVI INDEFINITI Questi pronomi sono relativi per la funzione, indefiniti per il significato. Quicumque, quaecumque, quodcumque = chiunque, qualunque. Si declina come qui, quase, quod, con l'aggiunta del suffisso indeclinabile -cumque. Gentiv. Cuiuscumque, dat. Cuicumque. E' usato di solito come pronome Quisquis (m. e f.) quidquid (n.) chiunque, qualunque. E' formato dal raddoppiamento del pronome indefinito quis, quid. Nella prosa classica è usato esclusivamente nel nominativo singolare, con funzione di pronome e nell'ablativo singolare con funzione di aggettivo. Altri pronomi e aggettivi con funzione relativa: Possono avere funzione relativa anche altri pronomi e aggettivi: -qualis, e (=quale) -quantus, -a, -um (=quanto grande) -quot (indeclinabile) (=quanti, di numero) PRONOMI E AGGETTIVI INTERROGATIVI Pronomi e aggettivi interrogativi servono a introdurre una domanda, sia diretta, sia indiretta. In latino i pronomi-aggettivi interrogativi fondamentali sono due: interrogativo generico: quis, quid (chi?, che cosa?) (pronome) qui, quae, quod (=quale) aggettivo Interrogativo duale: uter, utra, utrum (Chi? Quale dei due?) (aggettivo e pronome) 56 INTERROGATIVI GENERICI Il pronome quis, quid? Chi, che cosa? Singolare NOM GEN m/f quis cuius n. quid cuius DAT ACC ABL cui quem quo cui quid qua re Plurale m/f qui quorum n. quae quarum quibus quem quo quibus quae quibus OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA' Da quis, quid? Con l'aggiunta di prefissi e suffissi, derivano altri pronomi e aggettivi interrogativi: quisnam? Quidnam? (=chi mai? Che cosa mai? Pronome) quinam? Quaenam, quodnam (=quale mai? Aggettivo) ecquis, ecquid? (=forse qualcuno?, forse qualcosa? pronome) numquis, numquid? (=forse qualcuno? Forse qualcosa?) (pronome) numqui, numquae, numquod? (forse qualche?) (aggettivo) L'INTERROGATIVO DUALE: uter, utra, utrum? NOM GEN DAT ACC DAT m. uter utrius utri utrum utro f. utra utrius utri utram utra n. utrum utrius utri utrum utro Si usa come aggettivo e come pronome: -se è seguito da un nome, questo è nello stesso caso di uter -se è seguito da un pronome, questo è di caso genitivo. In altri termini: uter ha funzione di aggettivo quando si accompagna ad un sostantivo; ha funzione di pronome (+ genitivo partitivo) quando si accompagna a un pronome. Altri pronomi e aggettivi con funzione interrogativa: 57 Possono avere funzione interrogativa anche altri pronomi e aggettivi: -qualis, quale? -quantus? quanta? quantum? -quot? -quam multi? Multae? Multa? (quanti, di numero) -quotus, quota? Quotum? Quale? In qual numero? (all'interno di una serie) PRONOMI E AGGETTIVI INDEFINITI In latino i pronomi e gli aggettivi indefiniti sono più numerosi che in italiano, e ognuno di essi esprime una sfumatura particolare di indeterminatezza. Li possiamo suddividere in alcune categorie: -indefiniti semplici quis (pronome) e qui (aggettivo) -indefiniti composti di quis e qui -indefiniti composti di uter -indefiniti negativi -altri indefiniti L'INDEFINITO SEMPLICE QUIS/QUID Il pronome indefinito semplice quis/quid (qualcuno, alcuno, qualcosa) si declina come il pronome interrogativo che ha la stessa forma: l'aggettivo indefinito qui, quae, quod "qualche" si declina come l'aggettivo indefinito qui, quae, quod, "qualche" si declina come l'aggettivo ma, accanto alla forma quae del nominativo singolare femminile e del nominativo e accusativo neutro plurale, usa anche la forma qua (a breve). Il pronome quis/quid e l'aggettivo qui, quae, quod sono enclitici, cioè a differenza del pronome e dell'aggettivo interrogativo, non hanno un accento proprio, ma si appoggiano nella pronuncia alla parola che li precede (e non si trovano mai a inizio di frase). USO DI QUIS E QUI Quis (pronome) e qui (aggettivo) sono gli indefiniti della pura possibilità, perciò si usano quasi esclusivamente in enunciati di valore ipotetico o eventuale e dopo congiunzioni o avverbi come: si, nisi, ne, num, sive, seu, quo, quando INDEFINITI DERIVATI DA QUIS/QUI Di uso più frequente che quis/qui sono i loro composti, formati con l'aggiunta di prefissi o suffissi, che danno a ciascun pronome una diversa sfumatura di significato. Per praticità didattica li divideremo in base al significato in due gruppi: 58 -composti corrispondenti all'italiano "qualcuno, qualche" -composti corrispondenti all'italiano "ciascuno" COMPOSTI DI QUIS/QUI CORRISPONDENTI ALL'ITALIANO "Qualcuno/qualche" Aliquis/Aliquid (=qualcuno, alcuno, qualcosa) Aliqui, aliquae, aliqua, aliquod (aggettivo), qualche La declinazione del pronome è la stessa di quis, fatta eccezione per la forma aliquis del nominativo neutro plurale Singolare NOM GEN DAT ACC ABL m/f aliquis alicuius alicui aliquem aliquo n. aliquid alicuius alicui aliquid aliquo Plurale m/f aliqui aliquorum aliquibus aliquos aliquibus n. aliqua aliquorum aliquibus aliqua aliquibus La declinazione dell'aggettivo aliqui è la stessa del pronome relativo, fatta eccezione per la forma aliqua del nominativo singolare femminile e del nominativo neutro plurale Singolare NOM GEN m aliqui alicuis f n. Plurale aliquae aliquod alicuius alicuius m. f. n. aliqui aliquae aliqua aliquorum / / DAT ACC ABL alicui aliquem aliquo alicui alicui aliquam aliquod aliqua aliquo aliquibus / / aliquos aliquas aliqua aliquibus / / La declinazione dell'aggettivo aliqui è la stessa del pronome relativo, fatta eccezione per la forma aliqua del nominativo singolare femmnile e del nominativo-accusativo neutro plurale. Singolare NOM GEN DAT ACC ABL m. f. aliqui aliquae alicuis alicuius alicui alicui aliquem aliquam aliquo aliqua n. Plurale aliqua alicuius alicui aliquod aliquo m. f. n. aliqui aliquae aliqua aliquorum aliquarum aliquorum aliquibus aliquibus aliquibus aliquos aliquas aliqua aliquibus aliquibus aliquibus 59 Aliquis e l'aggettivo corrispondente indicano una persona o una cosa esistente, ma generica, non individuabile. Si usa, di solito, con frasi positive. OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA' -Aliquis è formato da alius e quis e si declina come quis. Nel dativo singolare alicui, la desinenza -ui è dittongo, quindi costituisce una sillaba sola. -Spesso in neutro aliquid è seguito da un genitivo partitivo. QUIDAM, QUAEDAM, QUIDDAM (Pronome)=un certo, un tale, uno QUIDAM, QUAEDAM, QUODDAM (Aggettivo)=un certo, un tale, un Pronome e aggettivo differiscono soltanto nei casi retti dal neutro singolare (quiddam/quoddam). Si declinano come il pronome relativo con l'aggiunta del suffisso indeclinabile -dam, davanti al quale la nasale -m diventa, per assimilazione, -n. Singolare m. NOM GEN DAT ACC ABL f. n. Plurale quidam quaedam quiddam cuiusdam cuiusdam cuiusdam cuidam cuidam cuidam quendam quendam quandam quodam quadam quodam m. f. n. quidam quaedam quaedam quorundam quarundam quorundam quibusdam quibusdam quibusdam quosdam quasdam quaedam quibusdam quibusdam quibusdam Quidam, sia pronome che aggettivo, designa in maniera indeterminata persone o cose che, se si volesse, potrebbero essere anche nominate. QUISQUAM, QUIDDQUAM (Pronome)= Alcuno, qualcuno, qualcosa Il pronome quisquam è difettivo: ha solo il singolare maschile-femminile; del neutro ha un'unica forma quidquam (o quicquam) per il nominativo-accusativo. Per tutte le forme mancanti (talvolta anche per quelle regolarmente usate) si integra con l'aggettivo ullus, che si declina come un aggettivo della prima classe con le terminazioni pronominali nel genitivo e dativo singolari (ullius, ullli). Singolare NOM m. n. . Plurale quisquam quidquam m. ulli 60 n. ulla GEN DAT ACC ABL cuiusdam cuiusdam cuidam cuidam quemquam quidquam ullo(quoquam) ulla re ullorum ullis ullos ullis ullarum ullis ulla ullis Quisquam e ullus si usano in frasi negative: uniti alla negazione corrispondono spesso all'italiano "nessuno", "niente", "nulla." Quispiam, quidpiam (pronome)= Qualcuno, qualcosa Quispiam, quaepiam, quodpiam (aggettivo)= Qualche Si declinano come quis, quid, mentre il suffisso -piam rimane invariato. Sono di uso non frequente. COMPOSTI DI QUIS/QUI corrispondenti all'italiano: -Quisque, quidque (Pronome)= ciascuno, ognuno, ciascuna cosa -Quisque, quaeque, quodque (Aggettivo)=ciascuno, ogni -Unusquisque, unumquidque (Pronome)=ciascuno, ognuno, ciascuna cosa -Unusquisque, unaqaeque, unumquodque (Aggettivo)= Ciascuno, ogni Quisque ha senso distributivo; non si trova mai all'inizio di una frase, ma si usa soprattutto dopo un pronome o aggettivo riflessivo: ESEMPIO: Sua quisque vitia minuit=Ciascuno minimizza i suoi difetti -Quod cuique obtigit, id quisque teneat=Ciò che ciascuno ha avuto in sorte, se lo tenga. COMPOSTI DI QUIS/QUI corrispondenti all'italiano "chiunque" Il latino possiede due coppie di pronomi e aggettivi indefiniti che significano chiunque, ma con valore non relativo. -quivis, quevis, quidvis (Pronome)=Chiunque/qualunque cosa -quivis, quaevis, qoudvis (Aggettivo)=Qualunque, qualsiasi, qualsivoglia -quilibet, quaelibet, quidlibet (Pronome)=chiunque/qualunque cosa -quilibet, quaelibet, quodlibet (Aggettivo)=qualunque, qualsiasi INDEFINITI COMPOSTI DI UTER 61 Dal pronome interrogativo duale: uter?, utra?, utrum? Quale dei/quale delle, sono derivati alcuni pronomi indefiniti che si referiscono sempre a due persone o a due cose. Essi sono: -uterque, utraque, utrumque=l'uno e l'altro dei due, ognuno dei due. Si declina uter, mentre il suffisso -que rimane invariato: utriusque, utrique, utrumque. Come uter, ha funzione di pronome, se e solo o accompagnato ad un altro pronome (in genitivo partitivo); ha funzione di aggettivo se accompaganto da un nome. Neuter, neutra, neutrum (=né l'uno né l'altro). Si declina come un aggettivo della prima classe, con desinenze pronominali nel genitivo e dativo singolari. Ha funzioni sia di aggettivo che di pronome. PRONOMI E AGGETTIVI NEGATIVI I pronomi e gli aggettivi negativi sono: -nemo (pronome maschile e femminile), nessuno -nihil (pronome neutro), nulla, niente -nullus, a, um (aggettivo), nessuno I pronomi nemo e nihil sono difettivi e suppliscono alla forme mancanti con le forme dell'aggettivo nullus che si declina come un aggettivo della prima classe con desinenze pronominali nel genitivo e nel dativo. Nemo (=nessuno)/Nihil(=niente) NOM GEN DAT ACC ABL nemo nullius nulli nullum nullo nihil nullius rei nulli rei nihil nulla re USO DEI PRONOMI E AGGETTIVI NEGATIVI Nemo, nihil, nullus si usano in frasi in cui non ci sia un'altra negazione. Se la frase è negativa, o di senso negativo, il latino non usa nemo, nihil, nullus, oppure non........ quisquam, non.....quicquam, non....ullus In latino due negazioni si elidono e formano un'affermazione più forte: Intellego neminem te non videsse= Capisco che nessuno c'è che non ti abbia visto. PRONOMI E AGGETTIVI CHE SIGNIFICANO "ALTRO" 62 Il concetto di "altro" si esprime in latino in due modi: -alius, alia, aliud (pron. e aggettivo), un altro, diverso (contrario di idem), altro (fra più di due). Si declina come un aggettivo della prima classe col genitivo alius e il dativo alii (o ali). Spesso, però, per il genitivo si usa, però, alterius (da alter) -alter, altera, alterum, altro fra due (gen. alterius, dat. Alteri). Per il plurale esistono altri due pronomi e aggettivi: -ceteri, ceterae, cetera (=tutti gli altri) -reliqui, reliquae, reliqua (=gli altri, i rimanenti) VERBI DEPONENTI Cosiddetti da parte dei grammatici antichi perché si credeva che in origine avessero entrambe le diatesi, e che poi avessero deposto la forma attiva, mantenendone però il significato. I verbi deponenti hanno le desinenze della forma passiva, pur avendo significato attivo Eesempio: hortor,-aris, horatatus sum,-ari (=esortare) 1. coniugazione vereor, -eris, veritus sum, -eri (=temere) 2. coniugazione loquor, -eris, locutus sum, loqui (=parlare)3. coniugazione metior, -iris, mensus sum, iri (=misurare) 4. coniugazione patior, eris, passus sum, i (=sopportare) comiugazione mista Il verbo orior, eris, ortus sum, oriri (=sorgere, nascere) della 4. coniugazione presenta alcune formule analoghe a quelle dei verbi della coniugazione mista: il presente indicativo orior, oreris, oritur, orimini, oriuntor, le forme del congiuntivo imperfetto oreretur e orerentur (orirentur) e l'imperativo orere. Il participio futuro è oriturus. I verbi deponenti si coniugano esattamente come i passivi delle singole coniugazioni. Tuttavia alcune voci nominali hanno forma e significato attivo: -participio presente = arbitrans = pensante, pensando, che pensa -participio futuro = arbitraturus = che penserà -infinito futuro = arbitraturum, -am, -um esse = stare per pensare -supino in um = arbitratum = per pensare -gerundio = arbitrandi = di pensare; arbitrando = a pensare 63 Hanno invece significato passivo: − supino in -u = arbitratu = a essere pensato − gerundivo arbitrandus, -a, -um = da pensare, che deve essere pensato PER IL PROSPETTO SI GUARDI QUELLI DELLA DIATESI PASSIVA I VERBI ANOMALI Sono chiamati verbi anomali alcuni verbi che, nei tempi e modi derivati dal presente, presentano forme diverse da quelle dei verbi regolari. Essi sono: -sum (=sono) e composti -fero (=porto) e composti -volo (=voglio) e i suoi composti nolo (=non voglio) e malo (=preferisco) -eo (=vado) e composti -fio (=divento, son fatto) -edo (=mangio) Sum, es, fui, esse (=essere) Il verbo sum ha due temi distinti: per il presente (e)s-; e per il perfetto fu- INDICATIVO presente imperfetto futuro semplice Io sono Io ero Io sarò sum es est sumus estis eram eras erat eramus eratis ero eris erit erimus eritis 64 sunt erant erint perfetto piuccheperfetto futuro anteriore Io fui Io ero stato Io sarò stato fui fuisti fuit fuimus fuistis fuerunt CONGIUNTIVO fueram fueras fuerat fueramus fueratis fuerant fuero fueris fuerit fuerimus fueritis fuerint presente imperfetto perfetto piuccheperfetto Io sia Io fossi, Io sarei io sia stato io fossi stato, o sarei stato sim sis sit simus sitis sint essem (forem) esses (fores) esset (foret) essemus essetis essent (forent) fuerim fueris fuerit fuerimus fueritis fuerint fuissem fuisses fuisset fuissemus fuissetis fuissent IMPERATIVO 2. sing 3. sing 2. plur 3. plur presente futuro es (sii tu) esto esto estote sunto este (siate voi) INFINITO presente perfetto futuro esse (essere) essere) fuisse fore oppure futurum, -am, futurum esse(stare per perfetto / futuro futurus, -a, -um (che sarà) PARTICIPIO presente / 65 Il verbo sum non ha participio presente e perfetto, gerundio, gerundivo e supino. Il congiuntivo presente sim ha le desinenze dell'antico ottativo (come in greco la vocale caratteristica è -i). Le forme di congiuntivo imperfetto, forem, fores, foret, foremus, foretis, forent, rarissime in Cicerone sono frequenti invece in tutti gli altri autori. I COMPOSTI DI SUM I composti di sum sono formati tutti, tranne possum, da una preposizione seguita dalle forme del verbo esse. La preposizione conferisce al verbo il suo significato. Ab-sum = essere assente, distare ad-sum=esser presente, assistere de-sum=mancare, venir meno in-sum=esser dentro, esser contenuto ob-sum=opporsi, nuocere pos-sum=potere, essere in grado di prae-sum= essere a capo, comandare pro-sum=giovare sub-sum=sottostare, esser sotto super-sum=essere superstite Mentre sum è difettivo nei participi (ha solo quello futuro), i suoi composti absum e praesum possiedono anche il participio presente: absens, absentis, assente e praesens, praesentis (=presente) Discorso a parte invece occorre fare per prosum e possum. Prosum deriva da prod-, forma originaria della preposizione pro, e dalle voci del verbo sum. Davanti a vocale la preposizione prod- si è conservata nella sua forma integrale; davanti a consonante si è ridotta a pro per la caduta della -d. L'indicativo presente è quindi: pro-sum, prodes, prodest, prosumus, prodestis, prosunt. Il prefisso è prod- nell'indicativo imperfetto e futuro (prodero), nel congiuntivo imperfetto (prod-essem), nell'imperativo (prod-es) e nell'infinito presente (prod-esse); pro- in tutti gli altri tempi e modi. 66 Il verbo possum, invece, è composto di sum solo nei tempi derivati dal presente. Essi sono formati dall'aggettivo pot-(is), capace, potente, e dalle voci di sum. Quando la voce verbale comincia con una s-, la -t di pot- si assimila, e diventa essa pure -s: pt-sum-possum; quando la voce verbale comincia con una vocale, la -t si conserva: pot-es. Il perfetto e tempi derivati provengono dal verbo potere, caduto in disuso nel latino classico, ma che ricomporrà nell'italiano "potere." Dallo stesso verbo deriva il participio presente potens, potentis (=potente) La sua coniugazione è quindi: INDICATIVO presente: possum, potes, potest, possumus, potestis, possunt imperfetto: poteram, poteras, poterat, poteramus, poteratis, poterant futuro semplice: potero, poteris, poterit, poterimus, poteritis, poterunt perfetto: potui, potuisti, potuit, potuimus, potuistis, potuerunt piuccheperfetto: potueram, potueras, potuerat, potueramus, potueratis, potuerant futuro anteriore: potuero, potueris, potuerit, potuerimus, potueritis, potuerint INFINITO: presente: posse passato: potuisse CONGIUNTIVO presente: possim, possis, possit, possimus, possitis, possint imperfetto: possem, posses, posset, possemus, possetis, possent perfetto: potuerim, potueris, potuerit, potuerimus, potueritis, potuerint piuccheperfetto: potuissem, potuisses, potuisset, potuissemus, potuissetis, potuissent Il participio presente potes, potentis, è usato esclusivamente come aggettivo. Fero, fers, tuli, latum, ferre (=portare) Fero è un verbo con tema in consonante (fer-) che, a differenza degli altri verbi della terza coniugazione, ha alcune forme atematiche, cioè prive della vocale tematica tra tema e desinenza. Le forme atematiche si trovano, sia per l'attivo che per il passivo, nell'indicativo presente; infinito presente, imperativo presente e futuro, congiuntivo imperfetto. INDICATIVO PRESENTE IMPERATIVO PRESENTE attivo passivo 2. sing. fer 2. plur. fero feror 67 fer-re ferimini fers fert ferimus fertis ferunt ferris fertur ferimur ferimini feruntur IMPERATIVO FUTURO attivo 2. sing. fer-to 3. sing. fer-to 2. plur. Fer-to-te 3. plur. Ferunto passivo fertor fertor / feruntor CONGIUNTIVO IMPERFETTO attivo passivo ferrem ferres ferret ferreums ferretis ferunt ferrer ferreris ferretur feremur feremini feruntur INFINITO PRESENTE attivo passivo ferre ferri Tutte la altre voci derivate dal tema del presente si coniugano come il verbo lego: Tutte le forme, attive e passive, derivate dal perfetto e dal supino sono regolari. 68 I COMPOSTI DI FERO: Si coniugano come fero Volo, vis, volui, velle (=volere) e i suoi composti Volo (=voglio) e i suoi composti: nolo (=non voglio) e malo (=preferisco) presentano anomalie nella coniugazione dei tempi derivati dal presente. I tre verbi difettivi: mancano del gerundio, del gerundivo, del supino e dei tempi da esso derivati; nolo e malo mancano di alcune persone del futuro. Inoltre solo nolo ha l'imperativo. Dei tre verbi solo il primo si è continuato nell'italiano "voglio". I tempi derivati dal perfetto sono regolari in tutti e tre i verbi. INDICATIVO PRESENTE volo vis vult volumus vultis volunt nolo non vis non vult nolumus non vultis nolunt malo mavis mavult malumus mavultis malunt INDICATIVO IMPERFETTO volebam volebas volebat volebamus volebatis volebant nolebam nolebas nolebat nolebamus nolebatis nolebant malebam malebas malebat malebamus malebatis malebant nolam noles nolet nolemus noletis nolent malebam malebas malebat malebamus malebatis malebant INDICATIVO FUTURO volam voles volet volemus voletis volent 69 CONGIUNTIVO PRESENTE velim velis velit velimus velitis velint nolim nolis nolit nolimus nolitis nolint malim malis malit malimus malitis malint CONGIUNTIVO IMPERFETTO vellem velles vellet vellemus velletis vellent nollem nolles nollet nollemus nolletis nollent mallem malles mallet mallemus malletis mallent IMPERATIVO PRESENTE 2. sing. 3. plur. noli nolite IMPERATIVO FUTURO 2. 3. 4. 3. sing. sing. plur. plur. nolito nolito nolitote nolunto INFINITO PRESENTE velle nolle malle PARTICIPIO PRESENTE volens nolens 70 Volo è caratterizzato dall'alternanza della vocale del tema, che è vol- davanti alle vocali -a, -e, -u; diventa vel- se precede -i, -o, -l; vul se la -l è seguita da altra consonante. La seconda persona vis deriva da un altro tema, vi- che si ritrova nell'aggettivo in-vi-tus (=che non vuole, controvoglia). I congiuntivi velim, nolim, hanno le desinenze in -i dell'antico ottativo (come sim, sis, etc) Nolo deriva da ne + volo – no-volo – nolo Malo deriva da magis + volo – mavolo – malo (voglio piuttosto) EO, IS, II (IVI), ITUM, IRE Le anomalie di eo e composti rigaurdano solo i tempi derivati dal presente. Il tema del verbo , ei-, si presenta ridotto a e- davanti ad a, o, u,; contratto in i (i lunga) davanti a consonante INDICATIVO CONGIUNTIVO: presente imperfetto futuro presente imperfetto eo is it imus itis eunt ibam ibas ibat ibamus ibatis ibant ibo ibis ibit ibimus ibitis ibunt eam eas eat eamus eatis eant irem ires iret iremus iretis irent IMPERATIVO 2. sing 3. sing. 2. plur. Ite 3. plur. presente i futuro ito ito itote Eunto INFINITO PRESENTE INFINITO PASSATO ire ivisse PARTICIPIO PASSATO GERUNDIO 71 iens, euntis GEN DAT ACC ABL eundi eundo ad eundum eundo I tempi derivati dal perfetto e dal supino sono regolari. Il perfetto ivi si riduce quasi sempre a ii. Inoltre si contrae in i davanti a -s: isti; da ivisti; issem da ivissem; isse da ivisse. INDICATIVO perfetto ii (ivi), isti (ivisti), iit (ivit), iimus (ivimus), istis (ivistis), ierunt (iverunt) piuccheperfetto ieram (iveram), ieras (iveras).... futuro anteriore iero (ivero), ieris (iveris).... CONGIUNTIVO perfetto ierim (iverim), ieris (iveris).... piuccheperfetto issem (ivissem), isses (ivisses).... INFINITO perfetto isse (ivisse) futuro iturum, ituram, iturum esse PARTICIPIO futuro iturus, a, um I VERBI QUEO E NEQUEO Sono composti di eo anche i due verbi difettivi: queo, quis, quivi-quire (potere) nequeo, (nequis), nequivi, nequire (non potere) Si usano, soprattutto, nella 1. persona singolare e plurale e nella terza plurale del presente e imperfetto indicativo e congiuntivo. 72 Fio, fis, factus sum, fieri (=divenire, essere fatto, accadere) Il verbo fio, fis, factus sum, fieri ha tre significati fondamentali: -divenire, diventare, in tutte le voci, eccetto il gerundivo (faciendus, da farsi, che si deve fare) e l'infinito futuro passivo (factum iri, che ha il signifiato di 'stare per essere fatto') -essere fatto, in tutte le voci, eccetto il participio futuro (futurus, -a, -um; che sarà) e l'infinito futuro attivo (futurum esse, fore, che ha il significato di 'stare per accadere' o di 'stare per essere'): supplisce in tal caso al passivo il verbo facio. -accadere, avvenire, solo nelle terze persone singolari e talvolta plurali (fit, accade) e nell'infinito futuro attivo. I tempi derivati da presente, che hanno la stessa radice di fui, perfetto del verbo sum, si coniugano come un verbo della 4. coniugazione (ma la -i- che precede la desinenza è sempre lunga, anche davanti a vocale: fio (i lunga). Sono anomale le forme del congiuntivo imperfetto (fierem invece di firem) e dell'infinito presente (fieri invece di fire). Tutto il sistema del perfetto è costituito dal sistema del perfetto passivo di facio. Il participio futuro e l'infinito futuro provengono dalla coniugazione del verbo esse. INDICATIVO presente fio, fis, fit, fimus, fitis, fiunt imperfetto fiebam, fiebas, fiebat, fiebamus, fiebatis, fiebant futuro semplice fia, fies, fiet, fiemus, fietis, fient perfetto factus, -a, -um, sum es est facti, -ae, -a sumus, estis, sunt piuccheperfetto factus, -a, -um eram eras erat facti, -ae, -a erimus, eritis, erant futuro anteriore factus, -a, -um ero, eris, erit facti, factae, facta erimus, eritis, erunt CONGIUNTIVO presente fiam, fias, fiat, fiamus, fiatis, fiant imperfetto fierem, fieres, fieret, fieremus, fieretis, fierent perfetto factus, -a, -um sim, sis, sit facti, -ae, -a simus, sitis, sint piuccheperfetto factus, -a, -um essem, esses, esset facti, -ae, -a essemus, essetis, essent 73 IMPERATIVO presente fi fite futuro fito fitote INFINITO presente fieri perfetto factum, am, um esse opppure fore col significato di 'divenire' factum iri col significato di 'essere fatto' PARTICIPIO presente / perfetto factus, -a, -um futuro futurus, -a, -um GERUNDIVO faciendus, -a, -um I COMPOSTI DI FACIO Per la formazione del passivo, i composti di facio si distinguono in due categorie: -i composti per giustapposizione di un avverbio, o di un elemento nominale, in cui il verbo facio non subisce gradazione vocalica, formano il passivo col verbo fio: calefacio (=compio) satisfacio (=soddisfo) calefio (=sono riscaldato) satisfio (=sono soddisfatto) I composti con preposizione propria o impropria in cui la vocale radicale di -a di facio si trasforma per gradazione vocalica (apofonia) in -i-, formano il passivo regolarmente come i verbi della coniugazione mista: conficio (=compio) conficior (=sono compiuto) deficio (=abbandono) deficior (=sono abbandonato) 74 EDO, is, edi, esum edere (= managiare) INDICATIVO presente attivo edo, edis, est, estis, edunt presente passivo estur oppure editur CONGIUNTIVO imperfetto attivo essem, esses, esset IMPERATIVO presente es, este futuro esto, estote INFINITO presente esse oppure edere Accanto al congiuntivo presente di forma regolare (edam, edas, edat, etc.) ne esiste anche uno con le antiche desinenze dell'ottativo: edim, edis, edit. COSTRUZIONE DEL CONGIUNTIVO OTTATIVO Il congiuntivo ottativo (o desiderativo) esprime: -il desisderio che una cosa si avveri o sia avverata: -ES: Utinam Caius mox perveniat! = Magari Gaio arrivasse presto! -Utinam Caius iam pervenerit! = Magari Gaio fosse già arrivato! oppure il rimpianto per una cosa che non può o che non poté avverarsi: -ES: Utinam Caesar adhuc viveret! = Magari Cesare vivesse ancora! − Utinam Caesar diutius vixesset! Magari Cesare fosse vissuto! I suoi tempi sono: -congiuntivo presente se si desidera (e si ritiene possibile) che una cosa avvenga nel presentefuturo 75 -congiuntivo perfetto se si desidera (e si ritiene possibile) che una cosa sia avvenuta nel passato − congiuntivo imperfetto per il rimpianto di una cosa irrealizzabile nel presente − congiuntivo piuccheperfetto per il rimpianto di una cosa irrealizzata nel passato Spesso, ma non sempre, il congiuntivo ottativo è introdotto dall'avverbio Utinam, "oh, se" "volesse il cielo che" "magari". La negazione è ne ES: Ne domum perveniat! = Magari se non tornasse a casa Il desiderio si può esprimere anche con velim, "vorrei" nolim "non vorrei" malim "preferirei", nel caso che si pensi come realizzabile, e con vellem "vorrei", nollem "non vorrei", mallem "preferirei", nel caso in cui si pensi come non realizzabile. Possiamo osservare che: -se c'è identità di soggetto, il verbo dipendente è di modo infinito; -se i due soggetti sono diversi, si ha di solito il congiuntivo senza ut, presente (o perfetto) in dipendenza dal presente, imperfetto (o piuccheperfetto) in dipendenza dall'imperfetto. ACCUSATIVO CON VERBI DI MOVIMENTO: Moto a luogo: Con i verbi di movimento il complemento che indica il luogo, reale o figurato, dove si va o dove ci si dirige, cioè di moto a luogo, si esprime: con ad + accusativo se si indica l’avvicinamento. ESEMPIO: Die costituta Helvetii ad ripam Rhodani convenerunt= Nel giorno stabilito gli Elvezi arrivarono alla riva del Rodano -con IN + ACC se si indica ingresso. ESEMPIO Domitius in Apuliam peritos regionum mittit =Domizio manda in Puglia uomini esperti delle regioni. 76 -con l’accusativo semplice se il complemento è espresso da un nome proprio di città o piccola isola oppure da domus e rus. MOTO PER LUOGO: Con i verbi il complemento che indica il luogo attraverso cui avviene il movimento o il passaggio, cioè il complemento di moto per luogo, si esprime: -con PER + ACC con tutti i nomi, sia comuni, sia propri Transit per urbem / per Romam / per rus -con l’ablativo semplice (di tipo strumentale) con i nomi che indicano il luogo/mezzo attraverso cui passa (come via, iter, trames, pos, lumen, vadum, terra, mare) ESEMPIO: Catilina Aurelia via profectus est ACCUSATIVO DI ESTENSIONE NEL TEMPO L’accusativo semplice o preceduto da per è il caso dell’estensione non solo nello spazio, ma anche nel tempo, cioè del complemento di tempo continuato. ESEMPIO: Tullus Hostilius, cum triginta et duos regnasset, fulmine ictus cum domo sua arsit= Tullio Ostilio, dopo aver regnato trentadue anni, colpito da un fulmine, arse con la sua casa. IL DATIVO Il dativo è, come l’accusativo, un caso che esprime soprattutto complementi del verbo, necessario per dare senso ad una frase minima completa. Complemento necessario del verbo è il dativo di termine, che indica la persona a cui una cosa è data, detta, inviata o, al contrario, tolta. Complementi liberi sono: -dativo di possesso 77 -dativo d’interesse (svantaggio o vantaggio) -dativo di fine e d’effetto -dativo d’agente -dativo di relazione -dativo etico Dativo con verbi intransitivi Numerosi verbi intransitivi, che esprimono un sentimento o un atteggiamento favorevole o sfavorevole nei confronti di qualcuno, si costruiscono con un complemento in dativo. 1. Dativo latino al quale in italiano corrisponde un complemento di termine Cedo, succubo, adversor, ripugno, resisto, noceo, obtemporo, oboedio, placeo 2) Dativo latino al quale in italiano corrisponde un oggetto diretto adversor =osteggio, contrasto blandior=accarezzo, lusingo, ignosco=perdono, studeo= mi applico, subvenio=soccorro, vengo in aiuto a, suadeo=consiglio. 3) Dativo al quale in italiano corrisponde un complemento introdotto da altre preposizioni assentior=sono d’accordo con, bene (male dico) palro bene (male) di gratulor=mi congratulo, fido, (=ho fiducia in) diffido (=diffido di) confido= confido (anche con ablativo della cosa) DATIVO D'AGENTE Viene definito dativo d'agente il dativo che accompagna di solito la coniugazione passiva e quella perifrasiva passiva. DATIVO DI FINE Il dativo si usa anche con i nomi di cosa per indicare il fine o l'effetto dell'azione del verbo. ESEMPIO: Dies colloquio dictus est ex eo die quintus=Fu fissato per il colloquioil quinto giorno a partire da quello. IL DOPPIO DATIVO Con i verbi esse, dare, tribuere, mittere, ire, venire, relinquere e simili si trova spesso la costruzione del doppio dativo: 78 -un dativo indica la persona a vantaggio (o svantaggio) della quale avviene il fatto; -l'altro dativo esprime, col verbo esse, l'effetto dell'azione, con gli altri verbi il fine dell'azione. ESEMPIO: Magnae nobis est sollecitudini valetudo tua=La tua salute è per me motivo di grande preoccupazione. Tuae res mihi maximae curae sunt=I tuoi affari mi satnno molto a cuore GENITIVO -Genitivo partitivo Il complemento partitivo indica il tutto da cui si prende una parte; in italiano è espresso dalle preposizioni "di, tra, fra", in latino dal genitivo. Esso dipende da: -sostantivi che esprimono un'idea di misura o di quantità -pronomi interrogativi o indefiniti -Quis vestrum illum non oderit?=Chi di voi no lo odierebbe? -Aggettivi di grado comparativo o superlativo Excellentissimi fuerunt Persarum Cyrus et Darius=I più eccellenti fra i Persiani furono Ciro e Dario I verbi interest e refert I verbi impersonali interest e refert (=interessa, importa) hanno una costruzione particolare. La persona cui una cosa importa si esprime: -col genitivo del sostantivo e del pronome di 3. persona -se il pronome è di 1. e 2. persona singolare o plurale, con l'ablativo singolare femminile dell'aggettivo possessivo: mea, tua, nostra, vestra. ESEMPIO: Permagni nostra interest te esse Romae=A noi interessa moltissimo che tu sia a Roma. La cosa che interessa non è mai espressa da un sostantivo, ma da: -un pronome neutro in casa nominativo -un infinito, o una frase infinitiva -una sostantiva introdotta da ut/ne e il congiuntivo o una interrogativa indiretta ABLATIVO L'ablativo ha riunito in sé tre casi della lingua indoeuropea da cui ha avuto origine il latino: 79 -ablativo separativo: o propriamente detto, che indica (come il nome ablativus da ablatum, supino di aufero, porto via, allontanato) il punto di partenza da cui ha origine il fatto espresso dalverbo: complementi di moto da luogo, separazione o allontanamento, provenienza, origine. -ablativo strumentale che indica il mezzo o le circostanze concomitanti con cui si effettua l'azione: complementi di mezzo, causa, relazione, compagnia, modo e simili. -ablativo locativo, che indica il luogo e il tempo dell'azione -ablativo d'agente: si può ricondurre alla funzione di origine o provenienza anche l'ablativo d'agente preceduto dalla preposizione a/ab che esprime la persona (o l'essere animato, il sostantivo astratto personificato, il nome collettivo di persone) da cui è compiuta l'azione espressa da un verbo passivo o da un verbo intransitivo di senso passivo: Nostri ab duce et a Fortuna deserebantur = I nostri erano abbandonati dal loro capo e dalla loro fortuna. Con i nomi di cosa il complemento si esprime con l'ablativo semplice e prende il nome di causa efficiente, rientrando tra i complementi espressi con l'ablativo strumentale Amici officio et fide pariuntur = Gli amici si conquistano con i favori e la fedeltà. Ablativo di comparazione: Il secondo termine di paragone si può esprimere -sempre con quam e il caso del primo termine: Neminem habeo clariorem quam te ipsum = Nessuno giudico più illustre di te viene espressa, si esprime con: -con l'ablativo semplice soltanto se il primo termine è in caso nominativo o accusativo senza preposizione: Nihil in hominum genere rarius perfecto oratore inveniri potest = Nulla nel genere umano si può trovare più raramente che un oratore perfetto. Ricordiamo che un comparativo senza il secondo termine di paragone, né espresso né sottinteso, (comparativo assoluto) indica eccesso o intensità più alta del normale. ES: Senectus est natura loquacior=La vecchiaia è per natura piuttosto loquace -Ablativo strumentale, con i nomi di cosa, animali, astratti ESEMPIO: Cornibus tauri, apri dentibus se tutantur= I tori si difendono con le corna, i cinghiali con i denti -Ablativo sociativo: Il complemento che indica la persona o la cosa in compagnia della quale il soggetto compie l'azione 80 espressa dal verbo si esprime con cum e l'ablativo. Mithridates cum uxore fugit=Mitridate fugge con la moglie -Ablativo di causa: La causa da cui sono provocati lo stato o l'azione espressi dal verbo si esprime in latino con l'ablativo semplice: In culpa sunt qui officia deserunt mollitia animi=Sbagliano coloro che trascurano i loro doveri per debolezza d'animo OSSERVAZIONI E PARTICOLARITA' -La causa impediente, cioè quella che impedisce la realizzazione di un fatto, si esprime con prae e l'ablativo -La causa esterna si esprime anche con ob o propter e l'accusativo -Con i verba affectuum il complemento di causa si può esprimere con l'ablativo semplice in alternativa all'accusativo: -Non dici potest quam flagro desiderio urbis=Non si può dire quanto io arda per il rimpianto della città. -Ablativo di modo: Il complemento di modo si esprime con: -cum + l'ablativo, se è dato da un sostantivo solo. ESEMPIO: Fictas fabulas cum voluptate legimus=Leggiamo con piacere i racconti di fantasia -Ablativo di stato in luogo: Si esprime con: -in + ablativo ES: In Sicilia censeo commorandum=Penso di dovermi fermare in Sicilia -in caso locativo, con i nomi di città e piccola isola singolari della 1. e 2. declinazione ES: Miramur Deli Apollinem, Iunonem Sami, Pergae Dianam ab isto violatos?=Ci meravigliamo che da costui siano stati violati i templi di Apollo a Deli, Giunone a Samo, Diana a Perge? -in ablativo semplice con i nomi di città e piccola isola della 3. declinazione o pluralia tantum della 1. 2. declinazione. -in ablativo semplice con i nomi di città e piccola isola della 3. declinazione 81 -nelle forme del locativo con i nomi domus, humus, rus: domi, humi, ruri -TEMPO DETERMINATO Il complemento di tempo determinato corrisposnde al complemento di stato in luogo e si esprime, come quello, con l'ablativo semplice o introdotto dalla preposizione in: -si usa l'ablativo semplice con i nomi che indicano un periodo di tempo (hora, dies, mensis, annus, tempus, etc.) ES: Anno trecentesimo quinquagesimo fere post Romam conditam Nonis Iuniis soli luna obstitit =Nell'anno 350 dalla fondazione di Roma, alla none di giugno (=il 5 giugno), ci fu un eclissi di sole -si usa in + ablativo con i nomi che indicano un periodo della vita dell'uomo (puerizia, iuventus, senectus, etc.) una carica pubblica (praetura, consolatus), un evento particolare (bellum, pugna, discessus) specie se usati da soli; l'ablativo semplice se sono accompagnati da un aggettivo. ES: Ferunt Graecas litteras M. Catonem in senectute didicisse=Dicono che Marco Catone imparò a leggere le lettere greche nella vecchiaia ABLATIVO ASSOLUTO La costruzione dell'ablativo assoluto consiste in un sintagma di caso ablativo formato da un sostantivo (o da un pronome), che funge da soggetto, accompagnato o da un participio, con funzione di predicato, oppure da un altro sostantivo o aggettivo che fungono da predicato nominale con ellissi del verbo sum (che non ha il participio presente né il participio perfetto). E' una frase a sé stante rispetto alla reggente (absolutus infatti significa sciolto), con valore di proposizione circostanziale implicita. ES: Pontifices et augures Romulo regnante nulli erant=Durante il regno di Romolo (Quando regnava Romolo) non c'earano né pontefici né auguri. Il tempo del participio è: -presente per indicare la contemporaneità col tempo del verbo della reggente -perfetto per l'anteriorità rispetto al tempo del verbo della reggente. L'ablativo assoluto è possibile con i participi presenti di tutti i verbi e con i participi perfetti dei verbi transitivi attivi e intransitivi deponenti. Le sue funzioni sono: -temporale -causale -ipotetica -concessiva -comparativa ipotetica 82 -avversativa USO DEL GERUNDIO E IL GERUNDIVO NELLE PREPOSIZIONI INDIPENDENTI Usi del gerundio Il gerundio si usa per la declinazione dell'infinito nei casi obliqui (genitivo, dativo, ablativo) e nell'accusativo con preposizione: ES: Agendi tempus est (gerundio genitivo)=E' il momento di agire Tempus datur agendo (gerundio dativo, di uso molto raro)=Viene dato tempo per agire Homo natus ad agendum natus est (ger. acc. con preposizione)=L'uomo è nato per agire Nihil agendo homines male agere discunt (gerundio ablativo)=Col non far nulla gli uomini imparano a far male Il gerundio può reggere un complemento oggetto, sia diretto (accusativo), sia indiretto (altro caso). Però, quando il verbo è accompagnato da un complemento oggetto diretto, di regola il gerundio è sostituito dal gerundivo, con le seguenti modalità: -il caso è quello del gerundio -il genere e il numero sono quelli del sostantivo oggetto ES: Necessitas defendendi patriam= (ger. + compl. ogg.) ES: Necessitas defendendae patriae= (Genitivo del gerundivo). La necessità di difendere la patria USI DEL GERUNDIVO Il gerundivo è un aggettivo verbale che indica necessità, e, talvolta, specialmente con verbi di affetto e sensazione, viene usato come un qualsiasi aggettivo in funzione attributiva. NOMINATIVO DEL GERUNDIVO Si usa nella cosiddetta perifrastica passiva, che è formata dal gerundivo unito a una voce del verbo sum ed esprime la necessità o convenienza. Si traduce anche in italiano con una perifrasi, formata con i verbi: dovere, bisognare, esser necessario, essere da. La costruzione è personale: la cosa che si deve fare è soggetto della frase, con cui concorda il predicato costituito dalla forma perifrastica. ES: Caesari omnia uno tempore erant erigenda= da Cesare tutte le cose dovevano essere fatte in un solo tempo 83 Nominativo del gerundio Si usa nella cosiddetta conuigazione perifrastica passiva, che è formata dal gerundivo unito ad una voce del verbo sum ed esprime la necessità o convenienza passiva. Si traduce anche in italiano con una perifrasi, formata con i verbi: dovere, bisognare, esser necessario,, essere da. La costruzione è personale: la cosa che si deve fare è soggetto della frase, con cui si concorda il predicato costituito dalla forma perifrastica. Prendiamo, per esempio, la frase: ES: Caesari omnia uno tempore erant erigenda: signum tuba dandum, ab opere revocandi milites, acies instruenda=Da Cesare in un solo momento erano da farsi (dovevano essere fatte) tutte le cose: era da darsi (doveva essere dato) il segnale con la tromba, erano da richiamare (dovevano essere richiamati) i soldati da lavoro, era da disporsi (doveva essere disposta) la linea di battaglia. -Il complemento d'agente si esprime col dativo (dativo d'agente) PARTICOLARITA' -Il complemento d'agente si trova espresso con a, ab e l'ablativo, quando la presenza di un altro dativo nella frase potrebbe creare ambiguità. Civibus a vobis consulendum est=Voi dovete provvedere ai cittadini. -Se il verbo è intransitivo si può solo usare la forma impersonale ES: Linguae (dat.) moderandum est=Si deve frenare la lingua ACCUSATIVO COL GERUNDIO SEMPLICE Si usa come predicativo del complemento oggetto con verbi come: do, trado, mitto, committo, relinquo, concedo, permitto, sumo, accipio, curo. ES: Antigonus Eumenem mortuum propinquis eius sepeliendum dat=Antigono dà da seppellire il cadavere di Eumene ai suoi parenti RIASSUMENDO: Il gerundivo ha due funzioni diverse: -aggettivo della necessità limitatamente ai casi nominativo e accusativo semplice -declinazione dell'infinito in tutti gli altri casi: genitivo, dativo, accusativo con preposizione, ablativo semplice o con preposizione L'ACCUSATIVO I verbi fugit, fallit, decet, etc. I verbi parzialmente impersonali fugit, fallit, passa inosservato, sfugge; praeterit è ignoto, iuvat 84 (=piace), latet (=rimane nascosto), si completano con un soggetto e con un complemento in accusativo (di relazione) che indica la persona cui si riferisce l'azione del verbo (in italiano espresso con un complemento di termine). Questi verbi hanno anche il paradigma completo, ma con significati diversi: fugio, is, fugi, fugere =evitare, sottrarsi fallo, is, fefelli, falsum, fallere=ingannare praetereo, is, ii, itum, ire=passare oltre, lasciar da parte iuvo, as, iuvi, iutum, are=giovare a, aiutare I verbi decet (=conviene) e dedecet (=non si addice) hanno la costruzione dei precedenti, ma si usano solo nella 3. persona singolare (raramente nella terza plurale) I VERBI miseret, paenitet, piget, pudet, taedet Cinque verbi indicano sentimento si usano soltanto nella terza persona singolare. Essi sono: miseret, miseruit (miseritum est), misereri =avere pietà paenitet, paenituit, paenitere= pentirsi, essere scontento piget, piguit, pigere=rincrescere, provare disgusto pudet, puduit (puditum est), pudere=vergognarsi taedet, pertaesum est, taedere=annoiarsi, essere stanco Con questi verbi il nome della persona che prova il sentimento si esprime con l'accusativo come se il verbo miseret significasse: la misericirdia prende; paenitet, il pentimento prende; taedet, la noia prende ESEMPIO: Eorum nos miseret= Abbiamo pietà di loro Neque eos qui ea fecere pudet aut paenitet=E coloro che fecero ciò non si vergognano o si pentono Fratris me quidem pudet pigetque =Davvero mi vergogno e mi rincresce di mio fratello Eos negotii taedet= Essi sono stanchi dell'inattività SINTASSI DELLA FRASE 85 LE CONGIUNZIONI Le congiunzioni sono parti invariabili del discorso che congiungono tra loro o due elementi di una frase o due frasi. Si dividono in: -Congiunzioni coordinative che collegano due elementi equivalenti dal punto di vista logico -Congiunzioni subordinative che subordinano una frase (dipendente o subordinata) a un'altra frase reggente o sovraordinata Due o più frasi semplici possono essere tra loro legate in modo da formare una frase composta, o periodo. Il legame può avvenire in due modi: -per coordinazione o paratassi, quando le frasi conservano la medesima funzione sintattica ES: Taceo. Satis multa dixi=Taccio. Dissi sufficientemente molte cose -per subordinazione o ipotassi, quando una delle belle frasi viene a dipendere dall'altra, e acquista perciò una funzione diversa dalla reggente: Taceo quia satis multa dixi=Taccio perché dissi sufficientemente molte cose La coordinazione può avvenire in due modi: -per asindeto, quando le frasi sono accostate senza congiunzione (Es: Veni, vidi, vici) -mediante congiunzione: in tal caso i tipi di coordinazione sono vari, secondo il senso e la funzione della congiunzione; avremo quindi la coordinazione copulativa, disgiuntiva, avversativa, dichiarativa, conclusiva. CONGIUNZIONI COORDINATIVE copulative: et, atque, ac, -que (enclitica), etiam, quoque, neque, nec, neve, neu, non. disgiuntive: aut, vel, -ve(enclitica), sive, seu. avversative: sed, verum, at, atqui, autem, vero, tamen, attamen, nihilominus, immo vero, quin etiam, dichiarative: nam, namque, etenin, enim conclusive: igitur, ergo, itaque, quare, quamobrem, quocirca, ideo, proinde correlative: et...te, tum...tum, sive...sive, neque...neque, cum...tum, non solum...sed etiam, non modo...sed etiam. CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE completive: quod, ut, ut non, ut, ne, quominus, quin, 86 finali: ut, quo (davanti a comparativo), ne (affinché non) consecutive: ut, ut non, quin, quod, quoniam, quando, quandoquidem, cum (col congiuntivo), siquidem temporali: cum (con indicativo), dum, donec, quoad, ubi, ubi primum, ut, ut primum, cum primum, simul ac (atque), cum , quotiens, quotiescumque, antequam, priusquam, postquam ipotetiche: si, nisi, ni, si non, sin, sin autem condizionali: dum, dummodo, ne, modo ne concessive: quamquam, quamvis, licet, etsi, tamestis, etiamsi, cum comparative: ut, sicut, velut, tamquam, ac, atque, quam, ut si, quasi, tamquam, si proinde, perinde, ac si, velut si, quasi si LA SUBORDINAZIONE Le funzioni soggetto e oggetto possono essere espresse, oltre che che da un nome e da un pronome, anche da una proposizione subordinata, che prende il nome di proposizione sostantiva, perché adempie alla funzione di un sostantivo, o completiva, perché completa il senso della frase reggente. Si chiamerà, poi, soggettiva se funge da soggetto e oggettiva se funge da oggetto del verbo. -Funzione e forma delle preposizioni completive o sostantive: Osserva le seguenti proposizioni: -Omnibus expedit salvam esse rem publicam=A tutti giova che lo Stato sia salvo Nella prima proposizione il soggetto di expedit non è un nome, ma un'intera proposizione: salvam esse rem publicam; nella seconda l'oggetto di dixit non è un nome, ma la preposizione: se...transisse. Come si è già detto le preposizioni che fungono da soggetto o da oggetto di un verbo si chiamano sostantive o completive: sostantive, perché hanno la funzione di un nome sostantivo, completive perché hanno la funzione di un complemento necessario del verbo: la proposizione, infatti, senza di esse non sarebbe completa. In latino le proposizioni sostantive hanno diverse forme, a seconda del verbo della reggente: -accusativo con l'infinito (infinitive) -congiuntivo introdotto da pronome, aggettivo, avverbio, particella interrogativa (interrogative indirette) -congiuntivo introdotto da ut, negazione ut non (sotsntive dichiarative) -congiuntivo introdotto da ut, negazione ne (sostantive volitive) -congiuntivo introdotto da quin -indicativo introdotto da quod dichiarativo 87 SOSTANTIVE CON L'ACCUSATIVO E L'INFINITO (INFINITIVE) Si chiama infinitiva una proposizione subordinata, con funzione di soggetto o di oggetto, che ha il predicato all'infinito e il soggetto (con i suoi eventuali attributi e predicativi) in accusativo. All'accusativo con l'infinito latino corrisponde generalmente in italiano una proposizione esplicita introdotta dalla congiunzione "che", col verbo all'indicativo o al congiuntivo; ma se il soggetto della reggente e dell'infinitiva coincidono, può corrispondere anche una implicita introdotta da "di" e l'infinito. ES: Ligarius nullo se implicari negotio passus est=Ligario non tollerò di essere coinvolto in alcun impegno Il soggetto dell'infinitiva è normalmente espresso, anche quando coincide con quello della reggente (e in italiano viene di norma sottinteso) I tempi dell'infinito: I tempi dell'infinito sono sempre usati con valore relativo. Essi sono: -il presente che indica contemporaneità rispetto alla reggente -il perfetto che indica anteriorità rispetto alla reggente, qualunque sia il suo tempo -il futuro che indica posteriorità rispetto alla reggente, qualunque sia il suo tempo INFINITIVE SOGGETTIVE Un'infinitiva ha funzione di soggetto con: -locuzioni formate da un aggettivo neutro, un sostantivo, un avverbio, un genitivo di spettanza uniti a una 3. persona del verbo sum come: verum, bonum, honestum, mos, consuetudo, lex, fama est, necesse est; satis est; sapientis est; Un'infinitiva ha funzione di oggettiva con. -i verbi che richiedono un'infinitiva come oggetto sono: -i verbi dicendi, come: dico, adfirmo, admoneo, concedo, confiteor, narro, nego, promitto -i verbi sentiendi, come: animadverto, censeo, cognosco, spero, fido, confido, intellego, memini, puto, scio, nescio -i verbi affectuum, come: admiror, gaudeo, glorior, laetor, queror -alcuni verbi voluntatis, come: cupio, studeo, iubeo, sino, veto, prohibeo 88 SOSTANTIVE COL VERBO AL CONGIUNTIVO -Interrogative indirette Le interrogative indirette sono proposizioni sostantive introdotte da verbi o locuzioni che significano "chiedere, interrogare" ma anche: "sapere, ignorare, conoscere, apprendere, ricordare, capire, aspettare". Le interrogative indirette semplici a risposta aperta sono introdotte dagli stessi pronomi, aggettivi, avverbi interrogativi delle interrogative dirette corrispondenti. -Flaccus quid alii postea facturi essent scire non poterat=Flacco non poteva sapere che cosa gli altri avrebbero poi fatto Le interrogative indirette semplici a risposta chiusa si/no sono introdotte da num, o -ne (enclitico), corrispondenti all'italiano "se" Le interrogative indirette disgiuntive sono introdotte da: -utrum, -ne o nessun elemento nel primo membro -an o -ne nel secondo Sostantive dichiarative (ut/ne non) Sono chiamate sostantive (o completive) dichiarative le preposizioni dipendenti che esprimono un fatto. Sono introdotte da ut (negazione ut non, ut nemo, ut nihil) e hanno il verbo al congiuntivo. In italiano la congiunzione ut si traduce con "che" ed è seguita dal congiuntivo o dall'indicativo, ma se c'è identità di soggetto si può usare anche "di" o "da" e l'infinito. Dipendono da: -verbi impersonali che indicano accadimento, come est, si dà il caso che; fit, accidit, evenit ut, accade, capita che; fieri potest ut, può accadere, è possibile che, e simili: ES: Accidit ut nonnulli milites repentino equitum adventu interciperentur=Accade che alcuni soldati fossero sorpresi dall'arrivo improvviso della cavalleria -verbi che indicano conseguenza o risultato, come: facio, efficio, perficio ut, faccio in modo che; facere non possum ut non=non posso fare a meno di; efficitur ut=risulta, si deduce che -locuzioni impersonali come: relinquitur est ut, extremum est ut, accedit ut (=si aggiunge il fatto che); tantum abest ut=sono lontano da; in eo sum ut=sono sul punto di -locuzioni formate da una 3. persona singolare di sum con un aggettivo neutro o un sostantivo come: verum, iustum, aequum, consuetudo, tempus, modus, consilium, fama Sostantive volitive (ut/ne) Le sostantive volitive completano tutti i verbi che implicano uno scopo da conseguire. Sono introdotte da ut, negazione: ne (quis, ne quid, etc.). In italiano all'ut corrisponde "che" col congiuntivo o "di, a, per" con l'infinito. Hanno il verbo al congiuntivo presente in dipendenza da un tempo principale; imperfetto in dipendenza da un tempo storico. Sono introdotte da: 89 -verbi di "curare, provvedere" e simili come: studeo, nitor, curo, operam do, video, caveo, consulo, provideo ES: cavendum est ne asentatoribus patefaciamus aures: Dobbiamo sate attenti a non dare ascolto agli adulatori -verbi di "esortare, consigliare, ordinare" e simili, come: suadeo, persuadeo, hortor, cogo, impello, impero, praecipio -verbi di "pregare, chiedere, domandare", come: oro, peto, rogo, flagito, postulo -verbi di "ottenere, permettere, concedere" e simili come: adipiscor, assequor, impetro, permitto, concedo -verbi e locuzioni impersonali di necessità o interesse, come: interest, oportet, necesse est, satis ets. ES: Mea interest ut te videam=Mi interessa vederti SOSTANTIVE DIPENDENTI DA VERBA TIMENDI Le sostantive che dipendono da verbi che indicano timore, come: timeo, metuo, vereor, sollicitus sum sono introdotte da: -ne, corrispondente all'italiano "che", se si teme che la cosa avvenga e si desidera che non avvenga ES: Timor inde patres incessit ne rursus coetus occulti fierent= Allora i senatori furono presi dal timore che si facessero di nuovo riunioni segrete -ne non e, più raramente, ut, corrispondenti all'italiano "che non", se si tema che la cosa non avvenga e si desidera che avvenga ES: Intellexi te vereri ne superiores litterae mihi redditae non essent= Ho capito che tu temi che le tue lettere precedenti non mi siano state recapitate Sostantive dichiarative (introdotte da quod) Le sostantive introdotte da quod con l'indicativo dipendono da verbi o da locuzioni di vario tipo: -bene, commode, opportune, fit, accidit, evenit, cadit, quod: fortunatamente, opportunamente ES: Fecisti me pergratum quod librum ad me misisti=Mi hai fatto un gran piacere a mandarmi il libro -accedit=si aggiunge il fatto che, praetereo, praetermitto quod=trascuro, tralascio il fatto che: 90 Praetereo quod uxor eam sibi domum delegit= Tralascio il fatto che la moglie scelse per sé quella casa -verba affectuuum, come: admiror, glorior, laetor, queror. POPOSIZIONI RELATIVE Funzione delle proposizioni relative Le proposizioni relative sono introdotte: -da pronomi relativi, come qui, quae, quod; qualis, quantus, quot -da avverbi relativi, come: ubi, unde, quo, qua -da pronomi o avverbi relativi indefiniti, come: quicumque, quisquis, quotcumque, quotquot, ubicumque. In base alla funzione si possono dividere in due gruppi: -relative attributive (o proprie), se hanno funzione di attributo o apposizione di un nome o di un pronome; -relative avverbiali (dette anche circostanziali o improprie), se hanno funzione di una proposizione avverbiale: finale, consecutiva, causale, etc. Le relative attributive hanno di solito il verbo all'indicativo Particolarità: Nelle relative attributive il verbo può essere al congiuntivo per diversi motivi: -congiuntivo obliquo -congiuntivo potenziale -congiuntivo eventuale -congiuntivo irreale -Costrutto frequente è la prolessi del pronome relativo, cioè l'anticipazione della relativa rispetto alla reggente: -Quod cuique obtigit, id quisque teneat=Ciascuno tenga ciò che gli è toccato Concordanza col pronome relativo Il pronome relativo concorda in genere e numero col termine della reggente cui si riferisce; il caso invece è determinato dalla funzione logica che esso esplica nella frase di cui fa parte: ES: Potuisti populari hanc terram, quae te genuit atque aluit?=Hai vavuto il coraggio di devastare questa terra che ti ha generato e nutrito? 91 -Se il relativo è riferito a più sostantivi di genere diverso: -se sono di essere animati, prevale il maschile -se sono di esseri inanimati, prevale il neutro RELATIVE AVVERBIALI Le realative avverbiali (dette anche 'circostanziali' o 'improprie'), col verbo al congiuntivo, possono fungere da proposizioni avverbiali di ogni tipo -funzione finale ES: Legatos Romam, qui auxilium a senatu peterent, misere=Mandarono a Roma ambasciatori per chiedere aiuto al senato -funzione consecutiva Nulla est tam stulta civitas, quae non imperare malit=Non c'è alcuna città così stolta che non preferisca comandare -funzione causale Miseret tui me, qui hunc tantum hominem facias inimicari tibi=Ho compassione di te che(=poiché) riesci a farti nemico un uomo così potente -funzione ipotetica Haec qui videat, nonne cogatur confiteri deos esse?=Chi vedesse queste cose, non sarebbe costretto ad ammettere che gli dei esistono? -funzione concessiva Es: Ego, qui sero ac leviter Graecas litteras attigissem, tamen Graece locutus sum=Io, sebbene mi sia accostato allo studio delle lettere greche tardi e superficialmente, tuttavia riuscii a parlare in greco PROPOSIZIONI FINALI Le proposizioni finali esprimono il fine per il quale si opera. Le finali affermative sono introdotte da ut (talvolta uti), le negative da ne (ne quis, ne qui, ne ullus, ne umquam, ne usquam). Il verbo è al congiuntivo presente o imperfetto. ES: Hoc idcirco scripsi, ut intellegeres me pro P. Sestio laborare=Ho scritto ciò con questo fine, affinché tu comprendesso che io mi do da fare per Publio Sestio ES: Caesar moenia communuit, ne usquam hostes oppidum adorirentur=Cesare fortificò le mura, affinché i nemici non assalissero la città da nessuna parte 92 Oltre che con ut ed il congiuntivo la finale si può esprimere anche in altri modi: -qui, quae, quod + CONGIUNTIVO -con AD + ACC. del gerundio e del gerundivo -con causa e gratia posposto al genitivo del gerundio o del gerundivo -dopo un verbo di movimento, col supino in -um -dopo un verbo di movimento, col participio futuro PROPOSIZIONI CONSECUTIVE Le proposizioni consecutive indicano la conseguenza di ciò che si dice nella reggente:la introducono ut, in forma affermativa preceduto da avverbi come ita, tam, e ne, ne non in caso negativo. Villa ita completa a militibus est, ut vix triclinium vacaret=La villa fu così invasa da così tanti soldati che a malapena restava vuoto il triclinio PROPOSIZIONI CAUSALI DI FORMA ESPLICITA Sono introdotte da: -quoad, quia, quoniam e l'indicativo Le stesse congiunzioni si costruiscono col congiuntivo quando la causa è soggettiva (congiuntivo obliquo) ES: Vergingetorix proditionis est insimulatus, quod castra propius Romanos movisset= Vercingetorige fu accusato di tradimento perchè aveva portato l'accampamento troppo vicino ai Romani PROPOSIZIONI TEMPORALI Le proposizioni temporali indicano le circostanze di tempo in rapporto alle quali si svolge l'azione della reggente. Possono esprimere fatti contemporanei, anteriori, o posteriori a quelli della reggente. In latino si possono esprimere: -in forma esplicita introdotte da varie congiunzioni, con l'idicativo o il congiuntivo -in forma implicita, col participio congiunto e l'ablativo assoluto 93 TEMPORALI INTRODOTTE DA CUM + CONGIUNTIVO Il cum narrativo o storico, di uso frequentissimo negli scrittori classici, ha il verbo al congiuntivo secondo la consecutio. Il congiuntivo presente o imperfetto (contemporaneità) si traducono in italiano col gerundio semplice e con "mentre/quando" e l'indicativo; il congiuntivo perfetto e piuccheperfetto (anteriorità) si traducono col gerundio composto o con 'dopo che' e l'indicativo ES: In Tusculano cum essem, veni in eius villam=Mentre ero nel mio podere di Tuscolo, mi recai nella sua villa Cum haec Crassus dixxisset, silentium est consecutum=Avendo detto Crasso queste parole, mi recai nella sua villa Temporali implicite Una proposizione temporale può essere espressa in forma esplicita o col participo congiunto o con l'ablativo assoluto 94