Anno XXXIII N.8 Tariffa R.O.C. Poste Italiane SpA Sped. in Abb. post. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 - Comma 1 DCB Genova 8 2014 WWW.DET.IT ELISABETTA CANALIS insieme ad UNICEF per i bimbi siriani RICEVI DIAGNOSI&TERAPIA DIRETTAMENTE SUL TUO PC COMODO VELOCE ECOLOGICO TIMBRO DELLA FARMACIA P uoi ricevere Diagnosi & Terapia comodamente a casa sul tuo computer abbonandoti alla edizione on line. 15 € da versare sul c/c bancario IBAN IT 96 I 03332 01400 000000914279 Indicando chiaramente il tuo indirizzo e-mail. Oppure gratis (sempre nella versione on line) inviandoci per posta o per fax 010-2758074 il tagliando sotto riportato timbrato dalla Tua Farmacia NON PERDERE l’OPPORTUNITÁ Nome.................................................................. Cognome............................................................. Tel....................................................................... E-mail................................................................... 6 Direttore responsabile dr. Piera Piana Autori testi I. Cafiero A. Ferrando P. Santagata F. Vincenzi P. Zucconi A. Zanasi G.Gumari C. Angeloni F. Bernardi C. Borghi A. Ticinesi L. Borghi G. Gasbarrini R. Candrella C. Crotti R. Carbone S. Bortolotti P. Mainardi S. Bornia A. F. De Rose M.V. Brizzi Tessitore 45 SOMMARIO ARTICOLI ELISABETTA CANALIS CON UNICEF: UN AIUTO PER I BIMBI SIRIANI 4 LA VISTA DEL CANE 6 TERZA ETÀ: A TUTTO CIOCCOLATO 9 ARTROSINOVITE DELL'ANCA 12 Ace & Flanaghan IL QUOKKA UN PICCOLO PARENTE DEL CANGURO 14 Impaginazione e grafica L'INSONNIA 16 IPOTIROIDISMO E INTOLLERANZA AL LATTOSIO 19 Centro Medico Ceccardi Srl Via del Colle 108r 16128 Genova tel. 010/2465061 fax 010/2758074 [email protected] PISTACCHI E DIABETE 36 AUMENTATE DEL 75% LE VISITE PER PROBLEMI ALLE UNGHIE 39 VIA I PELI CON UN TOCCO DI LUCE 40 Data di uscita 28 OTTOBRE 2014 MSC CROCIERE E GASLINI: TELEMEDICINA A BORDO 42 IL RUOLO DELL'ASSE INTESTINO-CERVELLO NELLE PATOLOGIE 45 TUMORE ALLA PROSTATA: MIGLIORANO LE CURE 47 Logo e progetto grafico Alessandra Balba Direzione - Amministrazione Stampa MEDIAGRAF S.p.A. Viale della Navigazione Interna, 89 35027 Noventa Padovana (PD) www.mediagrafspa.it Una copia €1,00 Abbonamento annuo singolo €15,00 Abbonamento annuo multiplo ogni 50 copie €699,00 + IVA Registr. Tribunale di Genova N. 42 del XII 1981 Sped in abb.post. Comma 34 art 2 Legge 549/95 Filiale Genova A.N.E.S. Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata “aderente al Sistema confindustriale” CONFINDUSTRIA ISSN 0393-4233 Tiratura di questo numero: 80.000 copie Certificato PEFC Questo prodotto è realizzato con materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-85 www.pefc.it SPECIALE ACQUA, FONTE DI BENESSERE PER MENTE E CORPO 21 RUBRICHE SELEZIONATI PER VOI 10 NATUROPATIA: REATTIVITÀ INDIVIDUALI AGLI ALIMENTI 32 NARRATIVA E PSICHE 50 4 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 UN AIUTO PER I BIMBI SIRIANI UNICEF E lisabetta Canalis, testimonial dell’UNICEF già per la campagna 100%vacciniamoli tutti, è stata in missione in Libano, accompagnata da una delegazione dell’UNICEF Italia. Elisabetta ha visitato i campi profughi siriani nel Sud del Libano. Da quasi due anni c’è un flusso continuo di profughi siriani che scappano dal conflitto, lasciando la casa, gli affetti, il lavoro. È una fuga disperata, bambini, donne, anziani, che arrivano al confine e cercano rifugio in paesi quali Libano, Giordania, Turchia, Iraq, paesi che tra grandi difficoltà continuano ad accoglierli. Le organizzazioni umanitarie, in primis l’UNICEF con l’UNHCR e altre fanno il possibile per fornire servizi (acqua, tende, scuole) e cercare di riportare la normalità, dove la normalità non c’è. A più di 3 anni dal suo inizio, il conflitto in Siria rappresenta una delle più gravi crisi umanitarie al mondo: la vita di oltre 5,7 milioni di bambini ne risulta distrutta, tanto nel paese quanto nella regione, con un’intera generazione a rischio. Quasi 4,3 milioni di bambini risultano colpiti in vario modo dal conflitto all’interno della Siria, più di 1,4 milioni sono ridotti alla condizione di rifugiati nei paesi limitrofi. Dall’inizio delle violenze almeno 10.000 bambini sono stati uccisi, spesso in modo brutale e senza nessuna pietà, diverse miglia sono stati feriti o menomati. Bambini, donne incinte e persino neonati sono stati colpiti in modo deliberato dai cecchini, sono rimasti vittime di torture o esecuzioni sommarie, sono stati violentati - a volte vittime di violenze di gruppo - o DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 La missione di Elisabetta in Libano, tra i bambini profughi siriani è stata un’esperienza importante per tutti. Scrive Elisabetta al ritorno dalla sua missione: “Non dimenticherò mai quei bambini, seduti per terra ma disciplinati, con la curiosità tipica di quell’età di partecipare alle lezioni in classe, organizzate dai volontari, con l’unico obiettivo di avere un'istruzione e, magari un giorno, un lavoro normale che li possa inserire in un tessuto sociale dignitoso. Loro non vogliono rimanere profughi per sempre e non devono”. 5 È fondamentale per l’UNICEF poter contare su persone come lei, sensibili, attente e capaci di far parlare la stampa del dramma vissuto da milioni di persone, di bambini. Ci sono bambini che sono nati nei campi profughi e che non conoscono altra realtà se non quella. L’UNICEF lavora giorno dopo giorno per rendere l’esistenza di questi profughi più sopportabile e auspica ormai da anni una risoluzione politica e diplomatica che permetta ai bambini siriani di tornare nella loro terra e a quelli più piccoli finalmente di conoscerla. Per aiutare i bambini profughi siriani è possibile donare con: - c/c postale 745.000, causale: "Emergenza Siria" - chiamando il Numero Verde UNICEF 800-745 000 - c/c bancario Banca Popolare Etica IBAN IT51 R050 1803 2000 00000510 051 presso i Comitati provinciali e regionali UNICEF - sito www.unicef.it Foto: ©Alessio Romenzi/UNICEF usati come scudi umani, costretti ad avanzare tra le linee nemiche tra carri armati e combattenti, per dissuadere il nemico dall’attacco. Il Libano ospita oltre 1 milione di rifugiati; l'UNICEF porta aiuti e assistenza in 225 zone del paese, dove è concentrato l'86% dei profughi e in cui risiedono i 2/3 della popolazione libanese più povera e vulnerabile del paese; l'UNICEF fornisce assistenza a coloro che sono fuggiti e alle comunità di accoglienza. Foto: ©Rinonapoli/UNICEF 6 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 COME VEDE IL CANE VETERINARIA L'uomo riesce a percepire l'intera gamma dei colori. I cani invece solo i toni del giallo, del blu-viola e del grigio. Essendo la percezione dei colori limitata, per avere informazioni su ciò che li circonda, usano altri indizi come per esempio l'odore. Ilaria CAFIERO Docente di Cromosofia www.cromosofia.com G li antenati dei cani erano predatori che cacciavano animali e per far questo avevano bisogno di vedere la preda da una certa distanza. Erano animali crepuscolari e quindi avevano necessità di una vista ottimale in presenza di poca luce più che in pieno giorno e non avevano reali esigenze di distinguere bene i colori. Il loro occhio si è evoluto di conseguenza, sviluppando le qualità necessarie per la loro sopravvivenza. Nella costruzione dell’occhio canino l’evoluzione sembra essersi orientata verso il sacrificio di una certa definizione dei dettagli a favore di un miglior funzionamento in presenza di poca luce. La pupilla di un cane è infatti molto più grande di quella di un uomo. Questo porta ad un maggior ingresso di luce ma allo stesso tempo ad un accorciamento della distanza massima a cui gli oggetti vengono messi a fuoco. Come negli uomini, anche nei cani ci sono due tipi di fotorecettori: i bastoncelli e i coni; i primi sono specializzati per lavorare in condizioni povere di luce, i secondi si concentrano nella zona centrale della retina e sono deputati alla visione dei colori e alla visione distinta; i cani hanno una più alta percentuali di bastoncelli rispetto l’uomo, ma, essendo i fotorecettori distribuiti in maniera diversa rispetto ai nostri, il cane non solo vede meglio con poca luce ma ha anche una visione DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 periferica più allargata della nostra, questo a scapito della visione a distanza. MA COME DISTINGUONO I COLORI I CANI ? Generalmente si dice che i cani non vedono i colori, ma non è vero che i cani vedono in bianco e nero: percepiscono bene blu e giallo, il resto sono sfumature di questi. Nell'uomo la visione dei colori è definita tricromatica, perché è legata alla presenza sulla retina di tre tipi di fotorecettori (coni): rosso, verde e blu. Grazie a loro, l’uomo riesce a percepire l’intera gamma dei colori. I cani invece non possiedono i coni di tipo verde e pertanto sono capaci di distinguere due colori. Si sente spesso dire che i cani vedono come un essere umano daltonico. In realtà non è proprio così: gli occhi dei cani sono in grado di percepire alcuni colori, e nello specifico i toni del giallo, del blu-viola e del grigio. Nel 1989, i ricercatori Neitz, Geist e Jacobs fecero dei test per definire la visione a colori dei cani: utilizzarono tre cartoncini quadrati di colori diversi posti di fronte al cane. Addestrando il cane a scegliere il cartoncino del colore diverso tra i tre si può scoprire che genere di colori il cane vede. La domanda che però restava era però se il cane sceglieva il cartoncino per il suo colore o per la sua luminosità? Si scoprì utilizzando differenti luminosità per i riquadri che il cane sceglieva in base al colore e non in base ad essa. Attraverso questi studi si suggerì che probabilmente il cane vedeva come una persona a cui manca la percezione della differenza tra il verde e il rosso. Di conseguenza il mondo dei cani consiste dei colori giallo, blu e grigio. Quando un umano vede un oggetto rosso al cane appare come giallo, mentre un oggetto verde appare bianco o a sfumature di grigio. Dato che la percezione dei colori è comunque limitata, per avere informazioni precise su ciò che li circonda i cani usano anche altri indizi, come l’odore, la consistenza, la luminosità e la posizione. I cani guida, ad esempio, non potendo distinguere tra un semaforo verde o rosso, fanno riferimento alla luminosità e alla posizione della luce. Questi segnali, insieme al rumore del traffico, fanno capire al cane quando è il momento giusto per attraversare la strada. Più significativa del colore 7 è per i cani la quantità di contrasto tra l’oggetto e lo sfondo. Le palline arancioni facilmente visibili per gli esseri umani diventano quasi invisibili per i cani quando vengono gettate in un campo erboso. I cani percepiscono l’arancione del giocattolo ed il verde del prato come sfumature simili di giallo. Lanciare un gioco blu in un campo erboso è molto più facile a causa del contrasto tra il blu del giocattolo e il giallo del campo. Tuttavia, i giocattoli che sono viola, blu scuro, rosso e marrone potrebbero funzionare meglio quando si gioca su un tappeto leggermente colorato. I giocattoli da lanciare in aria, sulla base dello stesso principio, devono dunque essere di un colore che contrasti nettamente con il cielo blu. Il cane ha l’olfatto molto più sviluppato della vista, dunque spesso per trovare un giocattolo si affiderà piuttosto al fiuto. In definitiva, dunque, è il profumo di un giocattolo, piuttosto che il suo colore, a rappresentare un’attrattiva potente e a fare la differenza. 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Tra le terapie più innovative che stanno prendendo piede anche in Italia esiste infatti quella del cioccolato, capace di curare non solo stress e ansia ma anche depressione, invecchiamento e smagliature. Se fino a qualche tempo fa il “cibo degli dei”, arrivato nel Belpaese dopo la scoperta dell’America, era stato bandito da ogni tipo di dieta a causa dell’alto numero di calorie e degli effetti negativi sul corpo dovuti al suo consumo eccessivo, oggi il più comune tra i dolci è stato rivalutato fino ad essere considerato un’ottima sostanza nutritiva, che non si limita al solo trattamento, ad esempio, delle labbra come burro di cacao. La cioccolato-terapia trova le sue radici nelle caratteristiche dii base del cacao: le vitamine, i polifenoli (sostanze naturali che producono effetti positivi nel metabolismo), i sali minerali, la caffeina (molto utilizzata nella cura, ad esempio, alla cellulite) e la teobromina. 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U na “piccola” patologia che crea spesso una grande apprensione da parte dei genitori è rappresentata dalla “sinovite transitoria benigna dell’anca", definita anche come "coxalgia (da coxa, che in latino significa anca) benigna". Frequentemente succede che il bambino al mattino si sveglia e invece di camminare zoppica vistosamente o si rifiuta di camminare. Alcuni bambini si lasciano cadere a terra. Ovvia la preoccupazione da parte dei famigliari. Per il resto il bambino appare star bene. In alcuni casi ha avuto la febbre nei giorni precedenti, in altri potrebbe venire. La sinovite dell’anca è una patologia che colpisce prevalentemente i maschi tra i 2 e i 10 anni di età (più frequente sotto ai 5-6 anni). Si manifesta in modo acuto con dolore localizzato all’anca o, qualche volta, a tutto l’arto inferiore senza una sede ben definibile, di grado variabile, qualche volta così intenso da impedire al paziente l’appoggio del piede a terra. Altre volte l’esordio è meno violento e il bambino riferisce dolore ma cammina lo stesso pur zoppicando e limitando la propria attività che lo costringe a zoppicare o limita la funzionalità dell’arto. Non riferisce dolore all’anca. La causa è una infiammazione dell’anca che può precedere seguire o anticipare una infezione virale, quindi l’episodio infettivo può essere contemporaneo ma può essere antecedente o successivo, anche di 15 giorni. Nella maggior parte dei casi è inutile sottoporre, in DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 prima battuta, il bambino ad accertamenti ematochimici e radiologici. Gli esami del sangue sono infatti sempre negativi o con minime alterazioni aspecifiche (aumento della VES e dei globuli bianchi di lieve entità), mentre l’esame radiologico è negativo. Solo l’ecografia dell’anca può rilevare un modesto versamento nella capsula articolare. In genere in pochi giorni, 2-4 in media, la situazione si risolve e non lascia alcuna conseguenza anche se, in alcuni bambini, può ripetersi. La terapia consiste nel riposo, e se il dolore è molto intenso, nella somministrazione di farmaci antidolorifici (vanno bene gli stessi farmaci che si usano per la febbre: il paracetamolo e l’ibuprofene). CHE FARE? Può essere l’occasione per “godervi” vostro figlio leggendogli o leggendo insieme a lui qualche libro o di giocare con lui (giochi calmi e tranquilli, non a pallone o a fare salti sul letto) o di guardare, insieme, qualche programma televisivo “controllato” o meglio qualche video cassetta o di giocare insieme con qualche video gioco Se, però, i sintomi persistessero per più giorni, oltre 5-7, è opportuno ricorrere alla consulenza ortopedica e ad eventuali esami per escludere altre cause. Cause più rare, soprattutto all’inizio della deambulazione, tra 1 anno e 1 anno e mezzo-2, di zoppia che raccontate possono far sorridere ma che, al momento, appaiono piccole 13 tragedie sono: t “sassolino nella scarpa” (sic!). Se vostro figlio sta bene seduto o in braccio e appena viene messo in piedi si mette a piangere o si affloscia per terra pensate alla possibilità di un qualche oggetto nella scarpa t “pseudoparalisi”: il bambino non muove la gamba, non vuole più mettere il piede per terra e si rifiuta di camminare. Può avvenire perché il bambino ha avuto un piccolo trauma o una minima distorsione. Esistono altre cause di zoppia che il pediatra valuterà in base alla durata della zoppia, all’età del bambino e al ripetersi della sintomatologia 5 0 7 2 8 6 7 , $/ $& ' )$ $ s #ON &INOCCHIO 0%2 ,%,)-).!:)/.% $%) '!3 s #ON 4HE 6ERDE 0%2 ), #/.42/,,/ $%, 0%3/ #/20/2%/ s #ON &%2-%.4) ,!44)#) 2))(57$ /$1&,2 s 0%2 &!6/2)2% ), 3/34%'./ -%4!"/,)#/ s #/-02%33! !, ')/2./ s 2),!3#)/ 02/,5.'!4/ NA;AF9 9DD9 LM9 K9DML= K]_ma[a Yf[`] km ^Y[]Zggc 3K\WR *DUGD ¼ 6&2172 ¼ 14 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 UN PICCOLO PARENTE DEL CANGURO: IL QUOKKA Dott.ssa FEDERICA VINCENZI Laureata in legge [email protected] ATTUALITÀ M i piacciono molto gli animali, ma alcuni suscitano più simpatia di altri. Non tutti vorrebbero, infatti, come animale da compagnia una specie di roditore. Subito ci viene in mente il topo, forse, ma vi ricrederete dopo aver sentito parlare del Quokka. Questo simpatico animaletto è di origine australiana: vive in una ristretta area territoriale nel sudovest del continente australiano. È una specie protetta e addirittura in alcune isole dell’Australia è rarissimo da vedere in natura. È famoso e facilmente riconoscibile, perché il suo piccolo musino ha sempre l’espressione sorridente e per questo suscita la simpatia di grandi e piccini. Le sue dimensioni sono simili a quelle di un gatto, ma è un marsupiale – come i canguri-, erbivoro e si muove e si nutre sostanzialmente di notte. La sua denominazione scientifica sarebbe in realtà Setonix brachyurus e deve il suo nome a Jean René Constant Quoy (1790-1896). Questo zoologo e naturalista francese, insieme al collega Joseph Paul Gaimard, a bordo del vascello Coquille, durante la circumnavigazione del globo avvenuta fra il 1822 ed il 1825, scoprirono l’esistenza di molte specie animali che ribattezzarono con i loro nomi (Quokka sembra infatti derivare proprio da Quoy e Quoya). Il quokka è stato uno dei primi mammiferi australiani visto dagli europei. Nel 1696 Willem de Vlamingh, esploratore olandese e capitano della marina, esplorando la costa sudoccidentale dell’Australia nel XVII secolo, battezzò l’Isola di Rottnest in questo modo (letteralmente, “nido di ratti”), perché disse di aver scorto nella boscaglia un ratto, che altri non era se non il quokka. Se sapesse che noi uomini l’abbiamo scambiato per un topo, un roditore, sarebbe sicuramente offeso, poiché egli invece è un parente dei canguri ! Il quokka è abbastanza piccolo come dimensioni: il suo peso varia tra i 2.5 chili e i 5 degli esemplari più grandi ed arriva ad essere lungo fino ad un massimo di 54 cm. Somiglia molto, nei movimenti saltellati e nelle pose ad un canguro un po’ goffo, ma la sua forma e struttura fisica gli consentono di arrampicarsi raggiungendo la sommità di piccoli alberi e arbusti. La sua alimentazione consiste principalmente in graminacee e fogliame, che condivide con gli altri membri delle grandi comunità di suoi simili: si spostano infatti in grandi gruppi dove il cibo è più disponibile. Ultimamente però molti turisti DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 soprattutto sull’isola di Rottnest, sicuramente benintenzionati, hanno dato da mangiare agli esemplari di quokka presenti del pane ed altri cibi inappropriati che hanno causato la morte di diversi esemplari. Motivo per cui è stato severamente proibito di dar mangiare agli animali della fauna di questa bellissima isola australiana - che si trova a circa 19 km ad ovest al largo della costa, poco più a sud rispetto a Perth - che conta la presenza di 140 specie animali indigene. Nonostante le buone intenzioni dei turisti è stato vietato di dare agli animali dell’isola del cibo inappropriato, rispetto alla loro tipica alimentazione naturale. Nel caso in cui un turista sia colto sul fatto, cercando di nutrire un quokka o di maneggiarlo in qualunque modo, gli verrà inflitta una multa di 100 dollari australiani, che possono raggiungere i 1000 dollari se l’animale viene ferito o ucciso. Queste misure sono state adottate, poiché il quokka non è intimorito dall’uomo, ma anzi spesso gli va incontro saltellando e all’uomo viene d’istinto cercare di accarezzare la sua morbida pelliccia. Tuttavia, il quokka è stato inserito nel ventaglio di razza vulnerabili e quindi che necessitano di maggiore protezione. È infatti minacciato da predatori introdotti dall’uomo, come le volpi, e necessita perciò di aree a fitta vegetazione per poter trovare rifugio. Lo sviluppo agricolo ed il forte disboscamento, però, hanno complicato la situazione, contribuendo al declino di questa specie. Anche la presenza di cani, gatti e dingo, sempre introdotti dall’uomo, ha peggiorato le cose. 15 Quindi è sempre valido il monito di non dar da mangiare agli animali, anche se lo vorremmo, soprattutto i bambini. Nonostante tutte le buone intenzioni che possiamo avere, non è affatto detto che un innocente pezzo di pane faccia bene ad un animale che solitamente è abituato a nutrirsi di altro. Potremmo fare lo stesso discorso anche per i nostri pet, cani, gatti, criceti e volatili vari: per scongiurare, malattie o obesità legate ad una scorretta alimentazione, abituiamoci a seguire sempre le indicazioni del nostro veterinario di fiducia, senza cadere vittime della gola o del classico “ma che male vuoi che gli faccia, dopo tutto è un animale” e non facciamo assaggiare ai nostri amici animali i cibi che siamo abituati a mangiare noi. Semplice, efficace e pratico! Cercasi agenti per le zone libere. 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I l sonno è una delle attività che da sempre hanno affascinato l'uomo per un insieme di fenomeni quasi misteriosi, alcuni non ancora del tutto chiariti, che accadono nel corpo e nella mente del dormiente. Tuttavia non tutti di notte dormono piacevolmente: c’è anche chi , suo malgrado, veglia in quanto il suo sonno è disturbato. L’insonnia, il più conosciuto, e anche più diffuso, dei disturbi del sonno, rientra tra le dissonie e come tale riguarda i tempi e la qualità stessa del sonno. Ai fini terapeutici è importante sapere di che tipo di insonnia si soffre, dal momento che si riscontra una insonnia iniziale che riguarda l’addormentamento tardivo, solitamente dopo 30 minuti dal coricamento, un’insonnia di mantenimento che fa riferimento alle interruzioni di sonno nel corso della notte (risvegli notturni) ed infine un insonnia detta terminale, caratterizzata da risveglio precoce con difficoltà di riaddormentamento prima dell’ora prestabilita. Il procedimento diagnostico, che consentirà poi di predisporre una specifica terapia ad personam, una volta stabilito il tipo di insonnia in relazione al periodo in cui tale difficoltà si manifesta, passa a distinguere un’insonnia transitoria, che si manifesta occasionalmente (come ad esempio l’insonnia da altitudine, dovuta ad un temporaneo soggiorno ad alta quota) da un’insonnia persistente, caratterizzata da episodi frequenti (tre volte alla settimana) che durano per più di un mese. È importante anche, ai fini di un intervento terapeutico, riuscire ad individuare le possibili cause dell’insonnia che, molto schematicamente, possono DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 riferirsi ad una patologia organica internistica (come ad esempio certe sindromi dolorose tipo l’ulcera, l’asma bronchiale, le cardiopatie, l’artrite e altre condizioni mediche generali), all’uso e all’abuso di sostanze tossiche psicoattive (in particolare alcol, caffeina, nicotina e certi psicofarmaci), oppure ad una neuropatologia o ad una psicopatologia (solitamente disturbi d’ansia, dell’umore, dell’“adattamento” o malattie mentali). In tutti questi casi viene diagnosticata un’insonnia secondaria che orienta il trattamento verso il disturbo principale di cui l’insonnia è la diretta conseguenza. Ci sono poi certe insonnie, caratterizzate da sonno inquieto con frequenti risvegli e incubi, sonno non soddisfacente con sensazione di stanchezza o risveglio difficile e lungo di origine geopatica, dovute a fenomeni dinamici provenienti dall’ambiente circostante o dal sottosuolo (come fili di alta tensione, centrali elettriche, corsi d’acqua sotterranei, radiazioni elettromagnetiche, nodi di Hartmann, in generale campi energetici negativi, campi magnetici dei telefoni cellulari) che in luna crescente ed in luna piena evidenziano il loro massimo grado di influenza. Infatti le radiazioni interferiscono con le onde alfa e le onde delta. Le insonnie primarie, apparentemente non collegate a disturbi organici o mentali, sono dovute prevalentemente a fattori esperienziali o psicofisiologici (abitudini erronee incompatibili col sonno, pregiudizi dovuti a disinformazione, convinzioni soggettive disfunzionali, inadeguato controllo del sistema sonno-veglia, eccessiva attivazione fisiologica). Come per ogni psicopatologia, anche per l’insonnia è necessaria una accurata valutazione prima di procedere ad uno specifico intervento psicoterapico, sintomatologico ed eziologico. La valutazione comporta una serie di colloqui clinici in cui si raccolgono informazioni sui sintomi lamentati dal paziente, sulla storia di tali sintomi (inizio, decorso, peggioramenti o miglioramenti), sulla storia del paziente e di altri suoi disturbi e sulle abitudini igienico- 17 alimentari (farmaci compresi) che possono causare o mantenere l’insonnia. A volte viene sentita anche la persona che vive con il paziente in quanto è da considerare clinicamente la tendenza a sovrastimare il disturbo lamentato, tanto che mentre “l’insonne” riferisce di non dormire, il convivente, quale osservatore esterno, solitamente più attendibile, può ridimensionare il disturbo. Tipico a questo riguardo il caso della insonnia da errata percezione del sonno, in cui si manifesta una notevole discrepanza fra le valutazioni del sonno soggettive ed oggettive. In neuropsicologia comportamentale ci si serve pure di “diari del sonno”, per monitorare informazioni che spesso passano inosservate dallo stesso paziente. Infine anche l’insonnia, come tanti altri disturbi del sonno, oggi può essere risolta con interventi mirati tramite efficaci tecniche psicoterapiche su ciò che causa e sostiene l'insonnia, non necessariamente facendo ricorso a farmaci. MiglioCres® è distribuito da F&F srl - 031/525522 - mail: [email protected] - www.fefsrl.eu Stress, cambi di stagione, inquinamento, trattamenti estetici e squilibri alimentari e/o ormonali, minacciano la salute dei tuoi capelli? Dalla natura, MiglioCres® è la risposta per avere: CAPELLI FORTI grazie all’estratto di Miglio. CAPELLI FOLTI con l’estratto di Serenoa Repens che aiuta a prevenire il diradamento. 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Lo studio ha valutato la dose efficace dell’ormone tiroideo in pazienti ipotiroidei con concomitante intolleranza al lattosio. “E’ noto da tempo che in persone ipotiroidee con patologie gastrointestinali (morbo celiaco, infezione da Helicobacter pylori, gastriti croniche, parassitosi intestinali) – afferma Marco Centanni – sia necessario un a aumento della dose di levotiroxina per garantire il raggiungimento dell’obiettivo terapeutico. Questo studio dimostra che la dose di levotiroxina deve essere aumentata di circa un terzo rispetto alla dose ottimale, anche in pazienti intolleranti al lattosio che non seguono una dieta priva di latte e suoi derivati.” a “Oggi questo problema, ancora molto dibattuto - prosegue lo specialista - è superato dalla ni disponibilità di nuove formulazioni di levotiroxina in capsule molli o in soluzione liquida, totalmente prive di lattosio. Queste nuove preparazioni, sembrano inoltre to garantire un migliore assorbimento dell’ormone per la loro superiore solubilità e quindi un più facile raggiungimento della dose minima efficace della tiroxina”. L’intolleranza acquisita al lattosio, che non va confusa con l’allergia alle proteine del latte, è l’incapacità di digerire il principale zucchero del latte, a causa di un deficit dell’enzima lattasi. L’attività di questo enzima,, massimale alla nascita, decresce col progredire dell’età tanto che solo il 30% delle persone è in grado di digerire totalmente il lattosio in età adulta. Le variazioni geografiche sono ampie: si va da quasi il 100% di intolleranti nelle popolazioni dell’Estremo Oriente al 5% della popolazione britannica, al 40% della popolazione italiana, secondo uno studio di Angelo Franzè e Anna Bertelè, pubblicato sulla rivista della Società Italiana di Medicina Generale. I sintomi tipici dell’intolleranza al lattosio sono di tipo gastrointestinale, come dolori addominali, meteorismo e flatulenze, diarrea, nausea e vomito, ma talvolta si associano anche sintomi extraintestinali. Tuttavia la genericità e spesso l’assenza di sintomi fanno si che il 75% degli intolleranti al lattosio non sappia di esserlo. Il lattosio è presente nel latte e nei suoi derivati in percentuale variabile (panna, formaggi, burro e yogurt), ma come ingrediente è quasi ubiquitario: lo si ritrova in quantità variabili in quasi tutti i prodotti da forno, nelle salse, nei cibi pronti, nei salumi. Inoltre, in caso di intolleranza, i medicinali sono gli ultimi a cui si pensa ma il lattosio è presente, come eccipiente, in molti farmaci tra i quali alcune preparazioni in compresse di ormone tiroideo. 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DT & DIAGNOSI & TERAPIA SPECIALE ACQUA, FONTE DI BENESSERE PER MENTE E CORPO IL NOSTRO CORPO E' COSTITUITO PER IL 70% DI ACQUA 22 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 L’assunzione di un’acqua minerale ricca di calcio contribuisce al mantenimento di uno stato di salute ottimale delle ossa Un ottimale bilancio idrico è essenziale per il corretto funzionamento del cervello Un bene prezioso che non va sprecato! ACQUA, SALUTE E BENESSERE I nutrizionisti dedicano sempre maggiore attenzione al tema dell’apporto idrico con la dieta. L’acqua infatti è un alimento essenziale che ha un ruolo primario e insostituibile nell’idratazione dell’organismo, contribuendo al mantenimento dello stato di benessere. Del resto è ormai ampiamente riconosciuto il ruolo che l’acqua ricopre anche per quanto riguarda l’apporto di sostanze utili per l’organismo, grazie alla sua elevata biodisponibilità, cioè la quantità di elementi presenti in essa che vengono assimilati dall’organismo, primo tra tutti il calcio. "Le acque minerali contenenti almeno 300 milligrammi di calcio per litro e povere di sodio devono essere considerate come una vera e propria fonte alimentare di calcio" spiega Alessandro Zanasi, direttore del Museo Nazionale della Risorsa idrica e delle Acque minerali, Pneumologo ACQUA, SALUTE E BENESSERE DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 23 ossalico al calcio ancora prima che giunga nel tratto gastrointestinale riducendo significativamente la sua assimilazione e quindi la sua presenza nelle urine, per cui non vi è rischio aumentato di calcoli. E’ quindi importante il momento dell’assunzione del calcio, che deve avvenire durante i pasti". LA MENTE È BRILLANTE SE VIENE IDRATATA Considerando che il nostro cervello è costituito per l’85% di acqua e che in esso circolano circa 1400 litri di sangue nel corso delle 24 ore, risulta facile comprendere quanto il perseguimento di un ottimale bilancio idrico sia essenziale per il corretto funzionamento di questo organo vitale. Grazie al suo contenuto liquido, infatti, il cervello amplifica la propria conduttività elettrica e permette alle correnti elettriche (attraverso le quali avvengono le connessioni tra le varie aree del cervello e tra queste e il resto del corpo) di propagarsi a elevata velocità e in maniera fluida e continua. "Numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione diretta tra il grado di disidratazione e i livelli di efficienza cerebrale e performance intellettiva" commenta Zanasi. "Le prime avvisaglie arrivano già per valori di disidratazione intorno al 2%, con insorgenza di cefalee, senso di stanchezza, iniziale compromissione dell’attenzione e della concentrazione, riduzione della capacità e accuratezza nell’eseguire compiti, anche semplici. Si osservano anche rallentamenti nel tempo di reazione, riduzione delle capacità viso-motorie, della capacitò di svolgere correttamente calcoli aritmetici e diminuzione della memoria a breve e lungo termine". Il rapporto tra acqua e cervello è evidenziato anche da un recente studio britannico, secondo il quale bere acqua minerale ricca di silicio può rallentare il declino cognitivo. presso il Dipartimento ad Attività Integrata CardioToraco-Vascolare del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna. "Uno studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato come l’assunzione di un’acqua minerale ricca di calcio contribuisce al mantenimento di uno stato di salute ottimale delle ossa". Va inoltre sfatato il mito che le acque ricche di calcio favoriscano la calcolosi renale. "Il calcare aggredisce i nostri elettrodomestici ma non il nostro organismo" prosegue Zanasi. "Sono numerosi gli studi che hanno evidenziato come un elevato apporto di calcio non si accompagni a un aumento del rischio di calcolosi renale. Anzi, alcuni studi hanno dimostrato che le persone che introducono poco calcio sono particolarmente esposte alla formazione di calcoli renali. Una maggiore disponibilità di calcio nella dieta lega l’acido UN BENE PREZIOSO CHE NON VA SPRECATO Si chiama impronta idrica l'acqua utilizzata durante il ciclo di lavorazione e la commercializzazione dei beni che ogni giorno consumiamo, acquistiamo e utilizziamo, dal cibo ai vestiti, da un’automobile a un computer. C'è una parte di impronta idrica che viene chiamata “verde”, e rappresenta l'acqua piovana evaporata durante le fasi di produzione; l'impronta idrica “blu”, ovvero l'acqua utilizzata che non torna al corso d'acqua da cui proviene; e quella “grigia”, che rappresenta il volume di acqua che viene inquinata per produrre un bene. Per esempio, per produrre una tazza di caffè ci vogliono 140 litri di acqua, per un chilo di carne 24 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 rossa occorrono oltre 15mila litri d'acqua. Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences sottolinea come la produzione agricola sia responsabile del 92% dei consumi globali, quella industriale del 4,4% e quella domestica del 3,6%. E gli italiani sono tra i maggiori consumatori di acqua nel mondo. Secondo la ricerca Water footprints of nations ( Unesco 2007), ogni italiano consuma 2.332 metri cubi d’acqua all’anno, al livello di Spagna e Grecia. Solo gli Stati Uniti ne consumano di più (2.483 metri cubi). La media mondiale è 1.243, mentre nella maggior parte dei paesi poveri i consumi scendono sotto i mille metri cubi. "La crisi dell’acqua, provocata dall’eccessivo utilizzo in agricoltura, è prevista attorno all’anno 2030. Dobbiamo impegnarci per trovare un sistema sostenibile per evitare che in futuro possa mancare questo elemento cos prezioso per la vita dell’umanità e della Terra" conclude Zanasi. IL FINGERPRINT DELL’ACQUA Tratto dall’intervento di Giovanni GUMARI Benaquam Repubblica di San Marino Ogni acqua presente sul pianeta ha una sua impronta, il “fingerprint”, che dipende principalmente dalla sua mineralizzazione. Questa a sua volta è condizionata dal ciclo idrologico, cioè dal lungo e travagliato viaggio che ogni goccia d’acqua compie nei diversi strati naturali e nelle diverse condizioni in cui si viene a trovare. L’acqua costituisce il liquido più diffuso e la sostanza più importante sulla Terra e influisce sulla nostra vita in molti modi. L’irraggiamento solare provoca l’evaporazione dell’acqua nell’aria da fiumi, laghi e oceani. ACQUA, SALUTE E BENESSERE Questo vapore acqueo innalzandosi si raffredda e condensa formando goccioline di acqua raccolte in nuvole. Quando le gocce sono abbastanza grosse, cadono sulla terra sotto forma di pioggia. In parte quest’acqua “precipita” evapora nuovamente e ritorna nell’aria, in parte viene utilizzata dalle piante, ma la quantità più cospicua filtra attraverso il terreno o si riversa nei fiumi sfociando infine nei mari. L’intero ciclo ricomincia quindi da capo. Nel ciclo dell’acqua, una parte dell’acqua piovana e fluviale penetra nel sottosuolo infiltrandosi, molto lentamente, tra la roccia e la sabbia o all’interno di questi materiali, fino ad incontrare uno strato impermeabile contro il quale una parte dell’acqua si blocca dando origine ad un deposito sotterraneo, ovvero una falda acquifera. Nel caso in cui l’acqua infiltratasi nel sottosuolo riemerga naturalmente siamo di fronte ad una sorgente. Se tale sorgente si trova ad alta quota, quindi l’acqua fuoriesce dopo un percorso limitato nel sottosuolo, è molto simile all’acqua piovana cioè quasi priva di Sali minerali, è oligominerale, si dice. Se emerge invece dopo un lungo tratto, porta con sé sali disciolti lungo il percorso e che dipendono dalle rocce che ha attraversato: sali di calcio, ferro, manganese, magnesio, sodio e altri minerali. Diventa così appunto un’acqua minerale con varie caratteristiche. A volte lungo il suo viaggio incontra anche l’anidride carbonica proveniente dal sottosuolo; questo gas viene incorporato e l’acqua diventa così minerale gassata. L’acqua che utilizziamo non è quindi una molecola inerte. Le acque minerali presenti sulla superficie e nel sottosuolo della Terra sono praticamente tutte ACQUA, SALUTE E BENESSERE DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 25 diverse, ma tutte sono da considerare “minerali”, In funzione del loro corredo genetico sono più o meno mineralizzato e presentano caratteristiche tali da conferire reazioni diverse all’organismo con cui vengono a contatto sia sotto forma alimentare che mezzo terapeutico o ludico ricreativo. Tutte le acque vengono classificate in funzione del loro contenuto in sali disciolti, residuo e durezza. Si intende per “durezza” la quantità di sali di calcio e magnesio disciolti nell’acqua. Poiché la durezza influenza sia la destinazione dell’acqua che la sua gestione, si usa precisare una “durezza permanente” una “durezza temporanea” e una “durezza totale”. Adulti sani regolano l’equilibrio idrico con precisione, mentre bambini piccoli e anziani sono i soggetti più a rischio di disidratazione. La disidratazione può influire sullo stato della coscienza, indurre incoerenza nel discorso, debolezza, ipotonia dei globi oculari, ipotensione ortostatica e tachicardia. Tra gli Studiosi la discussione sui fabbisogni individuali è ampiamente aperta. Si è ormai ampiamente dimostrato che la disidratazione cronica o acuta sia causa di importanti eventi avversi sulla salute; non vi è invece ancora un chiaro consenso sugli effetti terapeutici di una elevata assunzione di fluidi. L’ACQUA COME ALIMENTO L’IMPORTANZA DELL’ACQUA NELLA DIETA DEL BAMBINO Tratto dall’intervento di Cristina Angeloni Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita, Università di Bologna L’acqua è un nutriente essenziale eppure è spesso ignorata nelle indagini dietetiche e negli studi di nutrizione. Sebbene l’acqua sia ubiquitaria in alimenti e bevande, l’attenzione è spesso focalizzata sui minerali in essa contenuti o sul potere calorico delle bevande piuttosto che sull’acqua per se stessa. La quantità di acqua di cui ha bisogno l’organismo dipende dalle funzioni che svolge e dalla regolazione dell’equilibrio idrico giornaliero. L’acqua ha numerosi ruoli nell’organismo: è materiale da costruzione, solvente per le reazioni biologiche, trasporta nutrienti e prodotti di scarto, è fondamentale nella termoregolazione e funge da lubrificante e ammortizzatore. L’equilibrio idrico è regolato molto finemente e le minime modifiche di osmolarità del plasma sono i fattori che innescano questi meccanismi osmotici. Tratto dall’intervento di Filippo BERNARDI Dipartimento Materno-Infantile, Università di Bologna I vantaggi dovuti all’impiego delle acque oligominerali in ambito pediatrico sono stati documentati da numerose evidenze, soprattutto per quanto concerne la ricostituzione del latte formulato e la diluizione del latte vaccino intero. Inoltre l’impiego di un’acqua minerale oligominerale nell’alimentazione del neonato e del bambino comporta indiscussi e comprovati vantaggi tra cui anche quelli di ordine igienico-sanitario nei confronti dell’acqua potabile di acquedotto. A partire dal 1 gennaio 2006, le acque minerali naturali devono, al momento del confezionamento, essere conformi ai limiti di concentrazione massimi stabiliti dalla direttiva comunitaria dove sono elencate 16 componenti naturalmente presenti nelle acque minerali naturali e i rispettivi limiti massimi il cui superamento può presentare un rischio per la salute. 26 6 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 L’IDRATAZIONE NELLA TERZA ETÀ Tratto dall’intervento di C. BORGHI U.O. di Medicina Interna DIMEC – Università di Bologna L’acqua presente nell’organismo umano diminuisce gradualmente con l’avanzare dell’età tanto che nell’uomo adulto rappresenta circa il 60% del peso corporeo, prevalentemente collocata a livello intracellulare. Nell’anziano si ha un’ulteriore riduzione della quantità di acqua totale corporea, sia come valore assoluto sia come frazione percentuale. L’introduzione di acqua avviene essenzialmente con le bevande e gli alimenti molti dei quali ne presentano una discreta quantità; dall’ossidazione dei nutrienti l’organismo ricava inoltre circa 300 ml di acqua al giorno. L’eliminazione dell’acqua avviene invece con il sudore, le urine, le feci e, naturalmente, la respirazione. L’equilibrio idroelettrolitico è regolato dall’attività combinata di numerosi ormoni quali la vasopressina (antidiuretico) che riduce drasticamente la diuresi aumentando il riassorbimento di acqua del 9099% a livello del filtrato glomerulare, l’aldosterone che favorisce il riassorbimento tubolare dello jone sodio in cambio dello jone potassio e idrogeno, il sistema renina-angiotensina che si attiva quando si ha una riduzione del volume plasmatico, il fattore natriuretico atriale che interviene in caso di aumento del volume plasmatico promuovendo l’escrezione di sodio ed acqua attraverso il rene, infine il centro ipotalamico della sede funge da centro regolatore. E’ caratteristica comune, con l’avanzare dell’età, una diminuzione dello stimolo della sete alla quale si associa una risposta ormonale alla disidratazione (come la liberazione di ormone antidiuretico) ACQUA, SALUTE E BENESSERE insufficiente con conseguente frequente pericolo di andare incontro ad una condizione di disidratazione soprattutto quando si va incontro ad una malattia. Un bilancio idrico negativo (nel quale le uscite sono superiori alle entrate) può essere infatti indotto da qualsiasi patologia acuta o cronica che possa portare ad un inadeguato apporto o ad una perdita di liquidi. Una banale sindrome febbrile, un’immobilizzazione totale anche temporanea o più severe patologie croniche a carico dell’apparato gastrointestinale (con vomito persistente, diarrea, comportamento anoressico o malassorbimento) o malattie metaboliche in grado di influenzare l’equilibrio acido-base quali il diabete mellito o una nefropatia o bronco-pneumopatia possono alterare il fragile equilibrio idrico presente nella terza età. Da ultimo, ma non meno importante, è bene ricordare che il bilancio idrico deve essere sempre valutato con particolare attenzione nei soggetti anziani che assumono farmaci, anche in maniera intercorrente e per comuni patologie, come i lassativi per la stipsi e sempre quando in terapia cronica con farmaci essenziali e salvavita ma in grado di interferire con i sistemi ormonali sopra citati, primi fra tutti i diuretici. CALCOLOSI RENALE: COSA BERE Tratto dall’intervento di Andrea TICINESI, Loris BORGHI Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale Università di Parma La nefrolitiasi è una patologia ad alta prevalenza nella popolazione generale in continuo aumento. Si stima che il 13% dei maschi e il 7% delle femmine sperimenterà un episodio di colica renale nella vita. ACQUA, SALUTE E BENESSERE Dopo il primo episodio di colica il tasso di recidiva a 5 anni è molto elevato, attorno al 35-50%. La forma di calcolosi più frequente è quella calcica idiopatica (75% dei casi) seguita da quella di acido urico. La formazione dei calcoli è stata tradizionalmente messa in relazione allo squilibrio tra escrezione urinaria di sostanze prolitogene (calcio ossalato, acido urico, fosforo) e sostanze antilitogene (citrato di magnesio e potassio) oltre che il pH urinario che, a determinati valori, può favorire la precipitazione dei vari tipi di cristalli. Un basso volume urinario, conseguenza di un’insufficiente idratazione è inoltre riconosciuto come un fattore di rischio di estrema importanza in quanto urine concentrate possono favorire la precipitazione dei sali litogeni. Quindi l’aumento dei consumi di liquidi è raccomandato come misura preventiva della calcolosi renale sin dai tempi antichi. In realtà in letteratura sono presenti pochissimi studi epidemiologici e clinici che abbiano investigato approfonditamente il ruolo dell’idratazione. Di fatto un solo studio randomizzato controllato ha mostrato chiaramente che il mantenimento del volume urinario > 21-24 h è utile per prevenire la recidiva di calcolosi calcica in pazienti al primo episodio, seguiti prospetticamente per 5 anni (tasso di recidiva 12%vs27% p= 0,008). Il fluido ideale per aumentare l’idratazione e quindi il volume urinario nella calcolosi è indubbiamente l’acqua, tuttavia in letteratura non c’è consenso su quale sia il tipo di acqua più indicato. Le acque minerali ad elevata durezza possono determinare un aumento del pH urinario e dell’escrezione del citrato, ma anche un aumento dell’escrezione di calcio considerato il principale fattore prolitogeno. Le acque oligominerali non si accompagnano agli stessi effetti, tuttavia ci sono dati epidemiologici che indicano come il consumo di acque a bassa durezza possono favorire l’insorgenza di calcolosi. DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 27 E’ plausibile che ogni tipo di acqua induca fini modificazioni del microambiente urinario che si riflettono in modo diverso sulla litogenesi anche in relazione alla dieta del soggetto che la assume. Anche sull’effetto delle altre bevande non c’è consenso in letteratura. Se da un lato i succhi di frutta hanno in genere un effetto protettivo, dall’altro il caffè, il te, la birra, la soda, la cola e gli sport drinks sono talvolta indicati come prolitogeni, potendo determinare un incremento dell’ossaluria e della calciuria. Al giorno d’oggi quindi la prescrizione di fluidoterapia nella prevenzione della calcolosi renale deve considerare attentamente il tipo di calcolosi, la dieta del soggetto e lo stile di vita. La valutazione di questi aspetti porta il clinico a una prescrizione personalizzata del tipo di fluidi anche in considerazione del fatto che le evidenze in letteratura sono contraddittorie. Ulteriori studi sono necessari per esplorare gli effetti delle varie bevande e dei diversi tipi di acqua sulla litogenesi. GLI EFFETTI DELLE ACQUE MINERALI SULL’APPARATO GASTROENTERICO Tratto dall’intervento di Giovanni GASBARRINI Presidente Fondazione Ricerca in Medicina Onlus Ordinario di Medicina Interna e Gastroenterologia Roma Da alcuni anni a questa parte si sono modificate le conoscenze sull’assorbimento intestinale. In particolare mentre un tempo si riteneva che questo avvenisse essenzialmente per via transepiteliale, oggi si sa che tale processo si giova anche della vita delle giunzioni terminali una volta considerate impenetrabili che viene modulata 28 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 a seconda delle sostanze da assorbire e della eventuale patologia presente, dalle caratteristiche della “permeabilità di membrana”. Per quanto riguarda l’acqua invece, e già alcune nostre ricerche sperimentali lo hanno dimostrato, il processo di assorbimento avviene attraverso entrambe le vie e le modalità. Naturalmente però l’entità di questi fenomeni è condizionata dal contenuto dei liquidi. Pertanto non per tutte le acque minerali questo processo si svolge nella stessa maniera. Ad esempio, per quelle ricche di calcio, vi è una fondamentale importanza dei cosiddetti fenomeni di pinocistosi nei processi di passaggio attraverso le membrane e nella penetrazione cellulare. Il tutto, tra l’altro, sotto il controllo ionico. Inoltre a seconda delle varie situazioni pato-fisiologiche vi possono essere differenti e rallentati tempi di transito oro-ciecale e ciò avviene, ad esempio, nella stipsi. Un’altra situazione particolare è quella della sindrome dispeptica con iperacidità gastrica in cui i tempi di svuotamento della colecisti con quadri di ipotonia ed ipocinesia vescicolare. Infine un ruolo fondamentale nel condizionare l’assorbimento e la permeabilità della mucosa intestinale ad esso correlata è svolto dal Microbiota intestinale, vale a dire l’insieme del chilo e mezzo di miliari di germi contenuti nell’intestino tenue provvisto di almeno 3.300.000 geni che controllano almeno 25.000 attività chimicometaboliche. Riprendendo precedenti lavori, anche della nostra Scuola, sull’effetto dell’acqua Uliveto alcalina e ricca di calcio, abbiamo valutato l’attività di tale acqua su quelle che sono le due condizioni più frequenti nella patologia digestiva funzionale umana: la dispepsia e la stipsi. I risultati sono stati quelli di un significativo effetto sulla normalizzazione dei vari parametri. ACQUA, SALUTE E BENESSERE OSTEOPOROSI: IL RUOLO DELLE ACQUE CALCICHE Tratto dall’intervento di Renata CAUDRELLA Maria Cecilia Hospital GVM care & research Bologna L’osteoporosi viene definita come una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea e del rischio di frattura. Numerosi fattori (genetici, attività fisica, nutrizione) contribuiscono al raggiungimento di una condizione di salute ottimale per l’osso. Il trattamento dell’osteoporosi non si basa solo sull’impiego di farmaci ma include quasi sempre l’associazione di sali di calcio e di vitamina D. Numerosi studi osservazionali, trials clinici controllati randomizzati prospettici ed una serie di meta-analisi dimostrano che la supplementazione con calcio e vitamina D riduce il rischio di fratture. Il legame tra l’apporto di calcio e l’osteoporosi deriva da stati osservazionali i quali hanno dimostrato che un inadeguato apporto di calcio con la dieta limita: 1. il raggiungimento del picco di massa ossea in età adoloscenziale; 2. ne impedisce il mantenimento in età adulta; 3. favorisce l’insorgenza di osteoporosi in età post-menopausale e senile. La terapia con supplementi di calcio è risultata efficace sia nel ridurre la perdita di massa ossea nelle donne in età post-menopausale sia nella diminuzione del rischio di nuove fratture in donne con pregresse fratture vertebrali. L’uso separato o in associazione di calcio e di vitamina D è stato peraltro associato alla comparsa di effetti collaterali importanti quali calcificazioni vascolari, ipercalcermia, insufficienza renale, calcolosi renale, più di recente sono stati ACQUA, SALUTE E BENESSERE segnalati casi di milk-alkali syndrome e aumento del rischio cardiovascolare, in particolare dell’infarto del miocardio. Gli studi epidemiologici indicano che l’apporto alimentare di calcio è inferiore a quello consigliato nella NIH Consensus Statement per mantenere una condizione ottimale dell’osso. Numerosi lavori hanno dimostrato che il calcio introdotto con l’alimentazione e quindi anche con l’acqua presenta una maggiore sicurezza rispetto ai supplementi di calcio. L’uso di acque minerali ricche di calcio sembra offrire un’interessante ed efficace alternativa all’apporto di calcio che deriva dal consumo di latte e derivati caseari in quanto presentano un’analoga e forse migliore biodisponibilità del calcio. L’uso di acque ricche di calcio può quindi fornire un utile apporto supplementare di calcio quando siano presenti condizioni che suggeriscono una limitazione dell’apporto di latticini (ipercolesterolemia, obesità, aterosclerosi con presenza di placche vascolari, intolleranza al lattosio). Viceversa non si devono consigliare acque ad elevato contenuto di calcio nel momento in cui i pazienti assumono bifosfonati per via orale, in quanto ne riducono l’assorbimento intestinale. TERME, RAPPORTO TRA ACQUA E SALUTE Cristiano CROTTI Fondazione Benefattori Cremaschi Onlus; Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Studi Milano, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Centro di Ricerche in Bioclimatologia Medica, Medicina Termale, Complementare e Scienze del Benessere, Milan, Italy Sorgenti minerali e fanghi termali sono stati usati per lenire e guarire vari disturbi fin dall'antichità. DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 29 Ciò costituisce la base della terapia termale. Per oltre 5000 anni la terapia termale è stata utilizzata per rilassarsi, far rivivere e ripristinare il benessere. Secondo De Vierville, il termine "spa" è entrato nel linguaggio comune traendo origine da una parola belga "Espa" che significa "fontana". Un’altra ipotesi è che derivi dal verbo latino "Spagere" che significa "disperdere,cospargere, inumidire". Altri Autori affermano possa proviene dalle parole romane " Sanus per aquam " che significa "salute attraverso l'acqua". Climatoterapia, talassoterapia, balneoterapia, elioterapica, idroterapia, fangoterapia e crenoterapia costituiscono diverse forme di terapia termale. La Climatoterapia è la tecnica che sfrutta le proprietà atmosferiche per curare alcune malattie. La Talassoterapia (dalla parola thalassa greca, che significa " mare " e " therapiea " che significa " guarigione") è un trattamento termale basato su un'antica credenza nelle proprietà curative naturali dell’acqua di mare. Oggi la talassoterapia è usata come trattamento alternativo per alcune patologie cutanee ed è diventato una popolare attrazione turistica anche per il relax psicofisico e antiaging. La balneoterapia (dal latino: Balneum, vasca da bagno) si riferisce all'uso medico dell’acqua rispetto al suo uso ricreativo. Quando si utilizzano argille medicinali si parla di fangoterapia. Crenoterapia è la combinazione di acqua termale, vapore e fanghi somministrati con mezzi e metodi specifici. L’idroterapia prevede l'utilizzo di acqua in tutte le sue forme (sia per uso idropinico che per bagni o 30 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 lavaggi) per aiutare il processo di guarigione. È difficile individuare l'origine esatta dei primi trattamenti termali. Trattati storici riferiscono del loro uso dagli antichi Greci, Babilonesi e mesopotamici. Omero e altri autori classici riferiscono che i Greci usufruivano di una varietà di bagni sociali già nel 500 aC. I Romani sono considerati i responsabili della diffusione della terapia termale in numerosi parti del mondo allora conosciuto. Durante l'impero romano vennero censite 1.352 fontane Pubbliche e 962 bagni pubblici disponibili per i cittadini di Roma. I soldati romani venivano ricompensati con periodi alle terme e con bagni caldi in modo da recuperare la migliore condizione fisica dopo i lunghi periodi passati in campagna militare. Nel corso dei secoli l'interesse per l'uso dell’acqua come risorsa curativa ha conosciuto alti e bassi e diverse diffusioni negli Stati. In ambito strettamente medico si registrano diverse opinioni da molto entusiaste a estremamente critiche. Oggi, la terapia termale sta ricevendo rinnovata attenzione da molte specialità mediche. Tuttavia, l'esatto potenziale terapeutico della terapia termale resta ancora in gran parte sconosciuto. Diversi studi controllati e randomizzati e revisioni sistematiche hanno valutato gli effetti della terapia termale come singola terapia medica o complementare ad altre terapie. Recentemente, il concetto di terapia termale sta cambiando. C'è un emergere delle cosiddette “medical spa” (Medi-spa). Esso incorpora terapia termale tradizionale con misure mediche moderne. Anche se i medical spa sono noti come detto fin dai tempi antichi per trattare un'ampia varietà di disturbi, il moderno concetto di spa medica combina relax con procedure mediche ACQUA, SALUTE E BENESSERE propriamente dette. Tale connotazione non sempre risulta favorevole alla definizione di medicina termale intesa come complementare ai trattamenti medici; ma deve essere intesa come stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia. In conclusione sebbene l’uso dell’idroterapia stia conoscendo una diffusione sempre maggiore, molti paesi europei stanno incontrando alcune difficoltà nella valutazione dell’efficacia dei trattamenti idroterapici e, per questa ragione, nella promozione del loro uso appropriato. Inoltre, il finanziamento delle terapie da parte dei responsabili della pubblica amministrazione richiede che vengano fornite prove sempre più chiare. Di fatto, a causa della loro mancanza, le autorità competenti hanno alcune difficoltà nel decidere se finanziare o no tali terapie. Talora anche per i consumatori è difficile ottenere pareri e indicazioni sulle modalità e i tempi di utilizzo dell'idroterapia. Infine, per l’autorità sanitaria locale non è facile individuare professionisti qualificati che somministrino tali terapie. L’estrema varietà di queste terapie aggrava questi problemi. Del resto, non è soltanto l'Europa a dover far fronte a queste criticità. I governi e le autorità sanitarie in Russia, America Latina, Cina, Estremo Oriente e Nord Africa affrontano problematiche analoghe: infatti negli ultimi anni, in queste aree geografiche, si è verificato un considerevole incremento del ricorso alla medicina complementare e all’idroterapia. STOP ai pidocchi! www.briefing.eu Médic M édic A Aid id pettine elettronico anti pediculosi pediculosi è un pettine specifico per l’eliminazione l’eliminazio indolore dei pidocchi e delle lendini. lendini. È un’ottima un’ottim alternativa alla scelta di prodotti prodotti chimici, c completamente innocua, rapida ed rapida e d efficace. Médic Aid Médic A i pettine elettronico permette d dii e eliminare limin facilmente i pidocchi e le uova uova (lendini); (le al primo contatto con un pidocchio, pidocchi i denti del pettine emettono impulsi impulsi e elettrici innocui per l’uomo ma ffatali atali per pe questo parassita. 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Anassagora (475 a.C.) sosteneva che l’uomo, attraverso il cibo assorbiva dei “principi generativi" necessari al funzionamento del corpo umano, quest’osservazione fu la prima intuizione dell’esistenza dei principi nutritivi e della biochimica. Successivamente, Galeno (131-210 d.C.) introdusse alcune formule per la cura di malati che manifestavano reazioni avverse agli alimenti. Porfirio (232 - 305 d. C.) racconta nella “Vita di Pitagora” che il matematico ammoniva i suoi DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 discepoli a non mangiare fave e ad escluderle dalla dieta. Dei periodi successivi si conosce ben poco e poco è stato documentato, fino agli studi e sperimentazioni di Theophrast Bombast von Hohenheim (detto Paracelso) (1493-1541 d.C.), medico, naturalista e filosofo svizzero. Paracelso, vissuto in un’epoca cruciale e di notevoli cambiamenti nella storia del mondo occidentale, quando il Rinascimento iniziava a collocare l’uomo al centro di ogni interesse, studiò i segreti dell’uomo in rapporto al cosmo e fu il creatore della filosofia dell’uomo integrale, latente in ogni persona. Scrisse undici trattati sull’origine, le cause, i segni e la cura delle singole malattie. Egli attribuiva a cinque cause principali l’insorgenza della malattia: Ens Astrale, Ens Venenale, Ens Naturale, Ens Spirituale, Ens Deale. Per restare nel tema delle tossine secondo Paracelso l’Ens Venenale è causata dalle impurità. Infatti, Paracelso descrive che vi sono impurità che entrano nel nostro corpo sotto forma di cibo solido e che non seguono il naturale processo di estromissione dal sistema che seguono le parti non utilizzabili dal processo individuale. Lo stesso può avvenire anche per i cibi liquidi, per ciò che è inalato con l'aria che respiriamo, ciò che è assorbito dalla pelle. Possiamo definire Paracelso il padre, oltre che della farmacologia, anche il precursore del concetto di intolleranze alimentari e reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche. Lo sviluppo delle conoscenze sulle intolleranze alimentari va di pari passo con le conoscenze più generali dell'allergia e dell'immunologia che si sviluppò alla fine dell'Ottocento, con lo studio delle malattie infettive e delle relative vaccinazioni. La correlazione tra cibo e salute ricompare nella medicina, soprattutto nell'area anglosassone, con la pubblicazione di F.W. HareThe Food factor in disease, del 1905, in cui sostiene l’ipotesi che molte malattie potevano essere causate dalla presenza di intolleranze alimentari. Nel 1906 fu utilizzata per la prima volta la parola allergia dal pediatra viennese Von Pirquet, definendola: un'alterata capacità acquisita e specifica dell'organismo a reagire a sostanze estranee presenti nei tessuti cutanei. Descrivendo le ipersensibilità (allergie) ai vaccini dei virus, ai pollini, alla polvere ecc., ma nulla dal punto di vista alimentare. Nel 1922 W.R. Shannon pubblicò su riviste di pediatria alcuni casi di manifestazioni neuropatiche, compresa l'epilessia, in bambini che presentavano intolleranze alimentari. Nel 1925 W.W. Duke pubblicò le casistiche su casi di asma e riniti causate da intolleranze alimentari, e sempre nel 1925 G. Piness e H. Miller pubblicarono altri studi su casistiche pediatriche legate alle intolleranze alimentari. 33 Nel 1926 Albert Rowe, pubblicò le sue prime osservazioni sulle diete ad eliminazione come terapia per le allergie alimentari. Nel 1951 fu introdotto il termine di Ecologia Clinica usato per la prima volta dal Dott. Theron G. Randolph nel suo libro “Food Allergy”. L'ipotesi di Randolph era quella di evidenziare come, accanto ai classici processi allergici, ci potesse essere tutta una serie di fenomeni che non rientravano nel meccanismo tradizionale allergico-immunologico, ma che era legato a fenomeni di "intolleranza"; tali fenomeni si manifestavano con delle vere e proprie assuefazioni a sostanze comuni quali gli alimenti. Nel 1964 Il Dr. George J. Goodheart Jr. osservò la relazione tra l’assunzione di determinati cibi e la variazione della risposta della forza muscolare, sviluppando i test kinesiologici. Nel 1991, l'allergologo Allen P. Kaplan descriveva la differenza tra le allergie tradizionali e le intolleranze alimentari, evidenziando che in queste manifestazioni cliniche non si rilevava una produzione di immunoglobuline di tipo E (IgE), da questa osservazione prende origine la definizione di intolleranze alimentari, meglio definite: allergie non allergiche. Quindi, l’intolleranza alimentare si può definire: reazione tossica all'ingestione di un determinato cibo non mediata da sistemi immunitari. Nel 1993, l’Accademia Americana di Allergologia (AAAA) classifica le reazioni avverse ai cibi come: t reazioni allergiche propriamente dette dovute a meccanismi immunologici e doseindipendenti (mediate dalle IgE ed IgG); t pseudoallergie da deficit enzimatici (es. deficit di lattasi con intolleranza al latte, favismo); t reazioni pseudoallergiche dovute a meccanismi extra-immunologici e dosedipendenti (farmaci e alimenti liberatori di istamina), reazioni tossiche agli alimenti, ossia avvelenamento da funghi, da botulino; t intolleranze, in cui eliminando completamente un alimento, si verifica la scomparsa del sintomo. Nel 1995 l’EAACI (European Academy of Allergy and Clinical Immunology), per evitare equivoci di definizione e terminologia tra le allergie e le intolleranze alimentari, propose un grafico e glossario dal nome: Position Paper Adverse Reactions to Food, classificazione delle reazioni avverse da ingestione di alimenti. Il termine intolleranze alimentari è usato negli ultimi decenni impropriamente, già l’EAACI nel 1995 classificava con tale termine le reazioni allergiche agli alimenti non immuno-mediate e derivanti da un deficit enzimatico. Sempre di più negli ultimi anni, anche per gli effetti indotti dalla globalizzazione, sono stati inseriti nell’alimentazione sostanze e alimenti nuovi che spesso l’organismo umano non riconosce, pertanto, non essendo dotato 7° SALONE DELL’INDUSTRIA FARMACEUTICA 21 | 22 | 23 NOVEMBRE 2014 napoli mostra d’oltremare ingresso viale kennedy REATTIVITÀ AGLI ALIMENTI di sistemi enzimatici specifici, non possono essere correttamente metabolizzati dal sistema digestivo, assimilati ed eliminati. Poiché, gli alimenti spesso per problemi legati alla produzione, coltivazione, conservazione e dispensazione subiscono trattamenti chimici con diserbanti, disinfestanti, conservanti, antiossidanti, lievitanti, stabilizzanti, coloranti, aromatizzanti il problema si complica, in quanto difronte ad una reattività seguita all’ingestione di un alimento, è necessario discernere la componente che ha indotto la risposta reattiva. Come proposto dall’EAACI (European Academy of Allergy and Clinical Immunology), descritto nel grafico rivisto e modificato (Allergie, intolleranze e reattività individuale), tutte le manifestazioni non rientranti nelle risposte tossiche o non tossiche possono essere definite: reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche. Possiamo concludere che le reattività individuali, possono derivare da varie cause, si manifestano in seguito ad un meccanismo di accumulo di tossine o metaboli, provocando una reazione tossica all'ingestione di un cibo o sostanze non dovuta a fenomeni immunitari. Si manifestano su organi e apparati a carattere soggettivo spesso confondendosi e associandosi ad altre sindromi rendendo difficile la reale interpretazione dei sintomi. Le reattività individuali possono insorgere da DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 35 cause esterne o interne all’organismo, e si verificano in seguito all’azione di agenti: infettivi (batteri, virus), chimici (additivi, conservanti, farmaci), fisici (traumi, meteoropatie), ormonali (menopausa, malattie), intestinali (alterazioni della flora batterica, infiammazione della mucosa), psichici (ansia, stress, conflitti), ambientali (inquinamento, rumori, geopatie e metereopatie). Mentre l’allergia alimentare può essere diagnosticata con relativa facilità, quando la reazione non è mediata da un meccanismo immunologico, ma da reattività individuale, la diagnosi si presenta più complessa, nonostante sia più frequente dell’allergia (solo il 5 % delle reazioni avverse agli alimenti possono essere definite di natura allergica). Le casistiche fanno rilevare che l’individuo adulto percepisce le reazioni avverse agli alimenti come il principale problema della propria salute, tanto che circa un terzo della popolazione americana tende a modificare la propria alimentazione nella convinzione di avere un’allergia alimentare, atteggiamento condiviso anche in altri paesi: in Inghilterra (20% della popolazione) e in Olanda (10% della popolazione). In Italia il fenomeno è in continuo aumento e sempre una maggiore parte della popolazione viene interessata da problematiche relative alle reattività individuali. 36 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 PISTACCHI E DIABETE SALUTE I pistacchi possono contribuire alla salute del cuore negli adulti affetti da diabete di tipo 2. Alcuni test sullo stress dimostrano che i vasi sanguigni sono più rilassati e aperti. I benefici di includere pistacchi in una dieta sana si estendono anche agli adulti affetti da diabete di tipo 2, secondo quanto dimostra l’ultimo studio della Pennsylvania State University, pubblicato online sulla rivista dell’ American Heart Association e promosso da American Pistachio Growers, l’associazione che rappresenta i coltivatori di pistacchio USA. “La ricchezza in fibre dei pistacchi, unita alla composizione salutare in acidi grassi e alla presenza consistente di antiossidanti, apre prospettive interessanti per il loro utilizzo anche nella dieta dei soggetti maggiormente a rischio cardiovascolare.” - afferma il professor Giorgio Donegani, presidente della Fondazione Italiana per l’Educazione Alimentare – “Il vantaggio per questi soggetti non è solo nel poter contare sull'efficace azione protettiva dei pistacchi, ma anche nel poter migliorare la gradevolezza della dieta con l'introduzione di un ingrediente tanto gustoso quanto versatile in cucina”. Un gruppo di adulti con il diabete di tipo 2 ben controllato e per il resto in salute, ha partecipato ad uno studio clinico e ha mostrato una risposta più positiva allo stress seguendo una dieta che conteneva pistacchi, rispetto a chi seguiva una dieta standard a basso contenuto di grassi. La dieta sana, che includeva due porzioni di pistacchi al giorno, ha ridotto significativamente la resistenza periferica vascolare, aumentato la risposta cardiaca e migliorato alcuni parametri della frequenza cardiaca, oltre a ridurre la pressione massima sanguigna. La dottoressa Sheila G. DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 West, professoressa di salute biocomportamentale e scienze nutrizionali alla Pennsylvania State University, a capo della ricerca, e i suoi colleghi, hanno riportato risultati e benefici simili in uno studio fra adulti con valori di colesterolo LDL e stress elevati, pubblicato due anni fa. Sempre di più è dimostrato che i pistacchi, sia salati che non, contribuiscono ad una dieta sana per il cuore in gruppi ad alto rischio. I pistacchi sono ricchi di grassi buoni, fibre, potassio e magnesio. Nello studio della Pennsylvania State University, sono state messe a confronto una dieta di controllo a basso livello di grassi contenente snack ad alto contenuto di carboidrati (27% di grassi e 7% di grassi saturi) e una dieta con un moderato contenuto di grassi (33% di grassi e 7% di grassi saturi) dove il 20% delle calorie era fornito dai pistacchi. Le porzioni di pistacchi salati erano uguali a quelle dei pistacchi non salati. Tutti i pasti erano somministrati ai 30 partecipanti, in egual numero uomini e donne, tra i 40 e i 74 anni. I livelli delle calorie per i soggetti erano basati sull’equazione Harris-Benedict in modo che calorie e peso corporeo non cambiassero nel corso dello studio. Due settimane di dieta occidentale tipica hanno preceduto la prima dieta test. I partecipanti avevano interrotto tutti gli integratori alimentari almeno due settimane prima dell’inizio dello studio. A questi individui è stata poi sottoposta ciascuna dieta test per quattro settimane, intervallata da due settimane di pausa, in un ordine casuale e controbilanciato. Alla fine di ogni periodo di dieta, comprese le settimane di pausa, i partecipanti si sottoponevano a un controllo. I ricercatori hanno misurato la pressione sanguigna e la resistenza vascolare periferica complessiva, a riposo e sotto stress: quest’ultimo veniva prodotto chiedendo di tenere in mano del ghiaccio per più di due minuti e risolvere un quesito matematico complesso. “Dopo la dieta dei pistacchi, i vasi sanguigni rimanevano più rilassati e aperti nei momenti di stress” ha confermato la dottoressa West, aggiungendo: “la dieta dei pistacchi ha ridotto l’impatto dello stress sul fisico.” La pressione sanguigna nelle 24 ore si è notevolmente abbassata con la dieta dei pistacchi rispetto alla dieta di controllo, più significativamente durante le ore di sonno. Secondo la dottoressa Kathryn Sauder, una ricercatrice che ha condotto le misurazioni: “Questa scoperta è molto importante perché gli individui che non mostrano un calo nella pressione sanguigna durante il sonno sono più esposti al rischio di complicazioni cardiovascolari”. La dottoressa West ha infine concluso: “Una dieta con un moderato apporto di grassi contenente pistacchi può essere un intervento efficace per ridurre i rischi cardiovascolari in persone con il diabete di tipo 2”. I partecipanti alla ricerca erano diabetici ma non obesi, con una pressione sanguigna normale e una moderata dislipidemia. Tuttavia, c’è spazio per il miglioramento anche in casi di diabetici in peggiori condizioni di salute. I risultati di questo studio suggeriscono che una dieta bilanciata che contenga pistacchi può aggiungersi agli effetti protettivi delle medicine in persone con diabete di tipo 2. I ricercatori suggeriscono che studi futuri dovrebbero coinvolgere campioni più vasti, includendo test ambulatoriali della pressione sanguigna come riferimento primario, e consigliano poi di testare l’efficacia del consumo di pistacchi sui fattori di rischio cardiovascolari in una situazione di vita normale. Lo studio è stato supportato da American Pistachio Growers, 37 Fresno, California, con il supporto parziale del National Institutes of Health-supported Clinical Research Center della Pennsylvania State University. AMERICAN PISTACHIO GROWERS American Pistachio Growers è un’associazione volontaria del settore agricolo che rappresenta più di 550 membri tra i quali coltivatori di pistacchio, addetti alla lavorazione e partner del settore in California, Arizona e New Messico. APG è governata da un consiglio di amministrazione democraticamente eletto ed è finanziata interamente da produttori e operatori indipendenti con l'obiettivo comune di promuovere le proprietà nutrizionali dei pistacchi americani. Gli Stati Uniti sono al primo posto nella produzione mondiale di pistacchio dal 2008. I pistacchi americani sono lo “Snack Ufficiale” della squadra di water polo statunitense, dello snowboarder freeride e “2013 National Geographic Adventurer of the Year” Jeremy Jones, del campione inglese di ciclismo Mark Cavendish e di Miss California. Per maggiori informazioni: www.AmericanPistachios.it I PISTACCHI I pistacchi sono ricchi di nutrienti e un pieno di antiossidanti, vitamine, proteine e fibre. Una porzione di circa 30 g di pistacchi corrisponde a 49 pistacchi, che è il più alto numero di unità a porzione in confronto a qualsiasi altro tipo di frutta secca a guscio. Sono privi di colesterolo e contengono solo 1,5 grammi di grassi saturi e di 12,5 grammi di grassi per porzione, la maggior parte dei quali deriva da grassi monoinsaturi e grassi polinsaturi. Inoltre, i pistacchi sono una fonte di potassio, 300 mg, e fibra 3g, per porzione. La natura sa come aiutarci a “rimettere in moto” l’intestino. wellcare.it INFORMAZIONE PUBBLICITARIA NUOVO DALLA RICERCA “L’OROLOGIO DELLA NOTTE” MELATONINA /¶RUPRQH QDWXUDOH FKH SURPXRYH LO VRQQR IDYRUHQGR XQ ULSRVR GL TXDOLWj : Liberati dalla “morsa” della stitichezza. Dall’evoluzione di un’originale ricetta nascono le nuove minicompresse Elisir Ambrosiano le 20 buone erbe, un vero toccasana per combattere la stitichezza. Elisir Ambrosiano le 20 buone erbe è anche in forma liquida, per chi ha problemi di deglutizione, in un pratico flaconcino “mini-formato” buono da bere dopo i pasti che, oltre ad aiutare la regolarità intestinale, favorisce la digestione. e avete difficoltà a prendere sonno e il riposo notturno fa a “pugni” con il vostro cuscino non preoccupatevi. La ricerca scientifica ha individuato nella carenza di Melatonina, sostanza ormonale prodotta di notte da una ghiandola del cervello, una delle cause alla base di questo problema di cui soffre circa un terzo della popolazione italiana. La vita stressante e le preoccupazioni di tutti i giorni, l’abuso di farmaci, la menopausa e per chi viaggia i continui cambi di fuso orario, sono alcune delle ragioni o stili di vita che sempre più frequentemente causano disordini nel ritmo sonno/veglia. L’assunzione di 1 mg di Melatonina, meglio ancora se potenziata con estratti vegetali specifici, contribuisce alla riduzione del tempo richiesto per prendere sonno e, quando serve, ad alleviare gli effetti del jet-lag: non a caso è stato coniato un detto, “una bella dormita e sorridi alla vita”. Oggi in Farmacia c’è .VSK 4LSH[VUPUH, Melatonina 1 mg in compresse a due strati effetto fast e slow release “rapido e lento rilascio”. L’originale formulazione è arricchita con estratti secchi di Griffonia, Melissa e Avena, utili per favorire il rilassamento, il benessere mentale e il normale tono dell’umore. A soli € 3,80 Elisir Ambrosiano le 20 buone erbe, effetto natura. BENTORNATA REGOLARITÀ! anche Idealei casa. fuor l 60 m .VSK 4LSH[VUPUH (MMYVU[H SH ]P[H JVU ZLYLUP[n Chiedi l’originale al Farmacista. Notte dopo notte, .VSK 4LSH[VUPUH ti aiuterà a riposare bene e a lasciarti alle spalle la sensazione di tensione dovuta alla stanchezza. DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 39 AUMENTATE DEL 75% LE VISITE PER PROBLEMI ALLE UNGHIE NEWS La moda le mette in primo piano e cresce l’attenzione per questa parte del corpo nel passato ignorata N egli ultimi 3 anni si registra un aumento del 75% della richiesta di visite dermatologiche per problemi alle unghie, spiega Antonino Di Pietro, Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, e il motivo di tale fenomeno è certamente legato all’importanza che la moda attribuisce a questo distretto cutaneo trasformato in strumento di bellezza e seduzione. In condizioni fisiologiche, le unghie appaiono sane, forti e brillanti e leggermente elastiche, prosegue il dermatologo, mentre un loro aspetto compromesso o una particolare fragilità sono da interpretare come i primi segnali d'allarme. L’aspetto delle unghie, la loro struttura, forma e colore sono importanti indicatori dello stato di salute di una persona. Le patologie ungueali sono numerose. Funghi e batteri possono penetrare nella lamina ugueale attraverso indebolimenti, taglietti e abrasioni che danno origine a pericolose infezioni. Osservando i miei dati, negli ultimi tre anni le infezioni unguealilii sono quasi raddoppiate e tale aumento appare in netta crescita.. sii Ma le unghie possono presentarsi alterate anche a causa di malattiee ereditarie, farmaci, agenti chimicii o, come spesso avviene per le o unghie dei piedi, dal traumatismo o indotto dalle calzature, soprattutto in chi porta tacchi alti. Per le donne, anche un uso eccessivo di smalti e gel per ricostruzioni può essere la causa di un deterioramento, soprattutto se vengono utilizzati materiali scadenti e di dubbia provenienza. Ma spesso il problema non è tanto il processo di applicazione, quanto quello di rimozione del prodotto, che avviene con solventi aggressivi o addirittura raschiando il dorso dell’unghia, continua Di Pietro. La percentuale di successo delle terapie ungueali è spesso collegata con la tempestività dell’intervento medico. E’ necessario che il paziente si rivolga a dermatologi esperti e tecnologie mediche all'avanguardia per gli interventi terapeutici più appropriati", conclude l’esperto che ha inaugurato il primo Ambulatorio per il Benessere e la Cura delle Unghie (A.B.C. Unghie) presso l’Istituto Dermoclinico Vita Cutis all’interno della Clinica Sant’Ambrogio di Milano. (www.istitutodermoclinico.com) 40 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 VIA I PELI CON UN TOCCO DI LUCE ESTETICA CERETTA, CREMA, STRISCE, RASOIO... ADDIO!!! Intervista al Dr. Goisis sulla depilazione definitiva, un trattamento estetico molto richiesto dalle donne. A CURA DI STEFANIA BORTOLOTTI I ncisivo e mirato. Il laser è lo strumento più efficace per l’epilazione, uno dei gesti più comuni delle donne. Ceretta, crema, pinzette, epilatore. Pure il rasoio. In un attimo i peli superflui se ne vanno, ma per ricrescere dopo poco tempo. Accanto alle metodiche di depilazione temporanea, si può affrontare il problema in modo più “radicale” con una soluzione definitiva che non sempre viene presa in considerazione: il laser o la luce pulsata. Per entrambe, è comunque importante rivolgersi ad un Centro di Medicina Estetica: un dermatologo valuterà, in base alla pelle, intensità e numero di trattamenti a cui sottoporsi. Solo il medico, infatti, è in grado di valutare con quali modalità trattare i peli dopo aver esaminato la situazione. Ma il laser o luce pulsata, funzionano? Vanno bene per tutti i tipi di peli? Per rispondere a questi dubbi, ne parliamo con il Dottor Mario Goisis, Direttore Scientifico di Doctor’s Equipe, un team di professionisti in Medicina Estetica. Dottor Goisis, può spiegare qual è la differenza tra luce pulsata e laser? Sostanzialmente il principio è uguale. La differenza è che la luce pulsata, essendo intermittente, è più delicata. Una metodica indicata sulle parti più delicate del corpo, come ascelle e inguine, oppure per eliminare i baffetti del viso. Come funzionano queste tecniche? Sono dolorose? La luce “lavora” sul pelo con il principio della fototermolisi selettiva: emette una luce policromatica che viene assorbita dalla melanina contenuta nel fusto del pelo (quella che dà il colore scuro) e trasmessa, sotto forma DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 di calore, al bulbo: le cellule germinative vengono danneggiate e questo impedisce la ricrescita del pelo. Per azione dell’impulso luminoso i peli si riducono progressivamente di numero e di spessore e nell’arco di 4/6 sedute si vedono i risultati. Il trattamento non è doloroso, ma un po’ di fastidio lo dà e si manifesta con una sensazione di pizzicore. Abbiamo parlato di 4/6 sedute, può chiarire il motivo? La necessità di sottoporsi a più sedute nella stessa zona da epilare è dovuta al fatto che la luce pulsata può intervenire solo sui peli in fase di crescita (anagen), mentre non riesce a fare nulla su peli in fase di riposo (telogen). I follicoli dei peli presenti in una determinata zona, possono trovarsi in fasi diverse e intervenire in tempi differenti significa raggiungere tutti i peli nella fase anagen. Perché è importante rivolgersi ad un Centro di Medicina Estetica? Proprio le caratteristiche degli strumenti usati, i trattamenti che si effettuano in uno studio medico possono risultare più efficaci e rapidi rispetto a quelli che si fanno a casa o dall’estetista. La scelta e l’impiego di tali apparecchiature è appannaggio esclusivo del medico, la cui competenza nell’utilizzo e nella gestione degli effetti indesiderati non può e non deve essere sostituita dal “fai-date” o da altre figure professionali meno qualificate. L’epilazione è davvero definitiva? Dipende: il risultato migliore si ottiene con i peli scuri. Se i peli sono castani chiari, occorrono più sedute e in alcuni casi potrebbe servire un trattamento di richiamo ogni anno. Se i peli sono molto chiari (non c’è melanina) laser e luce pulsata non hanno effetto. 41 Dottor Goisis, c’è qualche controindicazione al trattamento? Quando è meglio stare attente? Il trattamento con la luce pulsata è controindicato in persone in terapia con farmaci fotosensibilizzanti, cortisonici, anticoagulanti e in soggetti che sviluppano cicatrici ipertrofiche o che hanno forti disturbi ormonali. Non vi sono studi scientifici che provino eventuali danni per il feto in donne in gravidanza: per massima sicurezza ne è sconsigliata l’applicazione. Se si è abbronzati o di fototipo molto scuro è meglio non sottoporsi a questa tecnica. Gli impulsi luminosi “attaccano” la melanina del pelo: la pelle deve essere sufficientemente chiara per non diventare un “falso” bersaglio per la luce pulsata e quindi potrebbero comparire bruciature o macchie scure. Un occhio di riguardo va riservato in presenza di nei che vanno sempre protetti. 42 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 TELEMEDICINA A BORDO DELLE NAVI MSC Crociere insieme a Ist. G. GASLINI NEWS MSC CROCIERE PORTA PER LA PRIMA VOLTA AL MONDO LA TELEMEDICINA PEDIATRICA A BORDO DELLE NAVI Consentirà di curare i piccoli crocieristi a distanza, grazie al supporto da terra dell’Istituto pediatrico Giannina Gaslini, centro di eccellenza a livello internazionale M SC Crociere è la prima compagnia al mondo ad offrire ai passeggeri il servizio di telemedicina pediatrica a bordo delle navi da crociera e per farlo ha scelto l’Istituto Giannina Gaslini di Genova, un vero e proprio centro di eccellenza in campo internazionale per la pediatria. Il progetto, presentato a Genova dal CEO di MSC Crociere Gianni Onorato e dal Direttore Generale dell’Istituto Giannina Gaslini Paolo Petralia, prevede l’utilizzo di un sistema tecnologico innovativo di trasmissione di immagini e dati per consentire ai medici a bordo di tutte le navi della flotta una sempre migliore cura dei bambini, grazie al supporto offerto da terra dal personale esperto e specializzato dell’Istituto G. Gaslini. MSC Crociere è la prima Compagnia al mondo ad offrire questo servizio, dando la possibilità di consultare uno specialista pediatra 24 ore su 24, per sette giorni su sette: con il nuovo servizio di telemedicina pediatrica i medici a bordo delle navi di Msc Crociere possono scegliere di consultare un pediatra a qualsiasi ora del giorno o della notte per avere una “second opinion” di uno specialista o, previo appuntamento, per effettuare vere e proprie prestazioni a distanza come la telediagnosi, la teleradiologia, il telemonitoraggio. “Con questo progetto - afferma il CEO di MSC Crociere Gianni DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 Onorato - la Compagnia rafforza ulteriormente le misure a tutela della sicurezza e della salute dei suoi viaggiatori, riservando un’attenzione particolare nei confronti dei più piccoli, che più di altre categorie necessitano di assistenza e terapie diverse da quelle riservate ad altre classi di età. Siamo felici di questa collaborazione, che renderà sempre più a misura di famiglia le nostre 'family cruises', data la crescente presenza a bordo, in particolare sulle crociere estive nel Mediterraneo, del target under 18. La telemedicina pediatrica si va ad aggiungere ad altri servizi già attivi sulle navi quali quelli di teleconsulto e teleradiologia, per una vacanza in crociera dove sarà possibile reagire a tutte le necessità”. Un’innovazione in grado di migliorare ulteriormente le risposte mediche a bordo, attraverso funzioni diagnostiche e terapeutiche una volta possibili solo sulla terraferma. Il collegamento avverrà tramite comunicazioni satellitari e sarà disponibile quindi in tutti gli itinerari MSC Crociere in qualsiasi zona del mondo. “La competenza dei nostri specialisti viene messa a disposizione anche fuori dai confini del Gaslini – spiega il Direttore Generale del Gaslini, Paolo Petralia – e permetterà ai medici di bordo di poter confermare le proprie diagnosi e terapie avvalendosi di un sistema di trasmissione di immagini e dati a distanza di avanguardia. Tutto ciò conferma la prospettiva dell’impegno del Gaslini per offrire le migliori cure in ogni dove, sviluppando contestualmente le più avanzate ed efficienti modalità assistenziali e di information tecnology”. La parte tecnologica di questo progetto è stata curata Stretta di mano fra il CEO di MSC Crociere Gianni Onorato e il Direttore Generale dell’Istituto Giannina Gaslini Paolo Petralia. Sotto La nave MSC Crociere "SINFONIA" 43 da Carestream, azienda multinazionale leader nei sistemi di imaging diagnostico, che ha messo a punto in partnership con l’Istituto Gaslini, la piattaforma per abilitare la richiesta di teleconsulto - in modo semplice e da qualsiasi punto remoto permettendo quindi ai medici dell'ospedale pediatrico di procedere rapidamente con la refertazione e la diagnosi dei casi. Dalla richiesta di consulto alla risposta, il processo è dunque interamente informatizzato, rispettando i più elevati standard di sicurezza. NO E TISO COR N NE® EF FE ID O ILE CON CALM TTO RAP :VZ[HUaH *VU[LU\[V CORTISONE 0 PARABENI 0 PROFUMI 0 NICKEL TESTED* € 14,80 € 9,50 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 45 IL RUOLO DELL'ASSE INTESTINO-CERVELLO NELLE PATOLOGIE SALUTE Dott Paolo MAINARDI Neurochimico Centro Nutraceutica Applicata Dott.ssa Silvia BORNIA Biologa nutrizionista Centro Linea Rapallo Genova U n'evidenza banale del collegamento intestinocervello è quella nutrizionale. Alcuni importanti neurotrasmettitori, molecole indispensabili al cervello per il suo funzionamento, sono sintetizzati a partire da aminoacidi essenziali, derivabili esclusivamente dalla dieta, e assorbiti attraverso la barriera intestinale. In caso di disbiosi intestinale, ossia alterazione della flora intestinale, essi vengono distrutti prima dell'assorbimento con conseguente riduzione della possibilita' di essere captati nel cervello e trasformati in neurotrasmettitori. Un esempio può essere la serotonina cerebrale che è sintetizzata unicamente dal triptofano, aminoacido essenziale che deriva dalla a demolizione delle proteine della dieta. Il triptofano viene captato dal cervello. Quindi una riduzione della capacità dell’intestino di assorbirlo comporta una minore formazione di serotonina. o Ecco perchè è importantissimo avere una flora intestinale ben funzionante; quando la flora intestinale è in disbiosi, ossia alterata, il triptofano viene decarbossilato eccessivamente a indolo e scatolo e quindi si riduce la disponibilità di serotonina cerebrale. e Una banale disbiosi intestinale puo essere la causa di gravi sintomatologie. Il manifestarsi della patologia si verifica quando la disbiosi inetstinale diventa cronica, in quanto non si riescono a ripristinare le condizioni iniziali... Da qui si capisce come la capacità dell’intestino di assorbire sia fondamentale per il corretto funzionamento del cervello. La flora intestinale può essere considerata come un organo funzionale del nostro corpo. L’infiammazione intestinale puo migrare su altri organi. Un'infiammazione periferica come quella intestinale può provocare un'infiammazione cerebrale; intestino e cervello comunicano tra di loro grazie a molecole che si chiamano citochine. Recenti lavori mostrano come l’infiammazione intestinale e quindi cerebrale sia la causa di diverse patologie, patologie neurologiche comportamentali e tumori. L’infiammazione cerebrale è riportata essere la causa di epilessia, depressione, sclerosi multipla, Parkinson, Alzheimer, autismo. Quindi ridurre una infiammazione intestinale, anche 46 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 con una “semplice” dieta, può ridurre sintomi di patologie apparentemente distanti tra loro. Si consiglia una dieta ad alto contenuto di frutta e verdura: questi sono alimenti ricchi in fibre digeribili, fermentano nel colon e qui producono acidi grassi a catena corta che sono l'alimento principale della cellula intestinale. La dieta deve essere ricca in grassi vegetali buoni essenzialmente olio extravergine di oliva e proteine non infiammanti quali quelle del pesce e dei legumi. Si cerca di tenere sotto controllo l'utilizzo dei carboidrati ASSE INTESTINO-CERVELLO ad alto indice glicemico prediligendo cereali in chicco a basso indice glicemico I carboidrati semplici e raffinati contengono solfiti e danneggiano l’ intestino mentre i grassi poli insaturi hanno una azione protettiva intestinale; anche i trigliceridi soprattutto quelli a catena media stimolano la produzione di muco e quindi proteggono l’intestino É infatti riduttivo dividere gli alimenti in carboidrati proteine grassi dato che all’interno di ciascuna categoria possiamo identificare nutrienti benefici, nocivi o indifferenti per il nostro intestino. Dunque …..Amiamo il nostro inetstino e prendiamocene cura…… Il prendere in considerazione gli assi comunicativi del sistema complesso del corpo umano, mette in evidenza come le malattie non siano tanto dovute alla esposizione a nuovi agenti patogeni, quanto alla diminuita capacità di riparare i danni che questi, continuamente, ci arrecano. I processi endogeni di auto-riparazione partono principalmente dall’intestino: mantenerlo efficiente rappresenta la maggiore forma di prevenzione. In sintesi: t il corpo umano possiede potenti meccanismi di auto riparazione e di difesa t il modo migliore per ripristinare lo stato di salute è potenziarli t potenziare l'intestino: disinfiammarlo è la migliore terapia per una enorme varietà di sintomi e patologie che dipendono da vulnerabilità differenti anche sulla base della genetica. FLUSSO MESTRUALE ABBONDANTE? È IMPORTANTE SAPERE CHE… P er far fronte alla quantità di ferro che si perde ogni mese attraverso le mestruazioni, è necessario assumerne di più ogni giorno. E considerando che l’intestino assorbe, mediamente, solo il 10% del ferro alimentare ingerito, viene facile pensare alla necessità non solo di consumare cibi ricchi di questo minerale ma anche di preferire quelli che lo apportano in una forma più propensa all’assorbimento. È anche importante preoccuparsi di assumere quei nutrienti che incrementano l’assorbimento del ferro così come limitare l’assunzione di quelli che lo ostacolano ulteriormente. Ecco alcuni consigli alimentari per consentire che una buona parte del ferro ingerito venga assorbito. Consumare alimenti di origine animale, soprattutto carni rosse, siccome apportano ferro facilmente assorbibile. Concedersi della carne di fegato, in quanto è ricca di rame che contribuisce alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo oltre a migliorare l’assorbimento del ferro. Nello scegliere i vegetali, preferire quelli a foglia larga e di colore verde scuro: sono ricchi di acido folico, che contribuisce alla formazione dei globuli rossi, le cellule del sangue che utilizzano il ferro per trasportare l’ossigeno nell’organismo. Consumare agrumi in concomitanza dei pasti: sono ricchi di vitamina C, che incrementa l’assorbimento del ferro attraverso l’intestino. Limitare invece il consumo di latticini e caffè, siccome rappresentano un ostacolo per l’assorbimento del ferro a livello intestinale. Prenditi cura di te stessa con sane e corrette abitudini alimentari e qualche piccola accortezza… DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 47 AUMENTANO I CASI DI TUMORE ALLA PROSTATA MA MIGLIORANO LE CURE SALUTE Dr. Aldo Franco De Rose Andrologo Centro Medicina Ceccardi Genova Arriva anche il farmaco che “distrugge” le Metastasi delle ossa e allunga la vita I l tumore della prostata è in aumento ma si muore di meno. Ecco allora i numeri. Nel mondo un milione di persone è colpito da questo tumore, in Europa si registrano 214 casi ogni 1000 uomini, con un aumento costante del 2.5% annuo. In Italia, nel 2012, sono state registrati 48.000 nuove diagnosi rispetto alle 36000 degli anni precedenti. La buona notizia però è che la mortalità per tumore della prostata è in diminuzione con una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi pari al 91%. E questo perché si interviene e più precocemente con le tecniche chirurgiche e radioterapiche, ma soprattutto perché sono in aumento le terapie per combattere le recidive locali e “annientare” le metastasi a distanza che, nel 18-28 % dei casi di tumore prostatico, nonostante la diagnosi precoce, rappresentano ancora il primo segno di neoplasia mentre nel 47% sarebbero conseguenti ai trattamenti. Per questo oggi il tumore della prostata non deve fare più paura e, soprattutto quello con metastasi, deve essere considerato come una qualsiasi malattia cronica, al pari del diabete, ipertensione, cardiopatia e non come un pericoloso e preoccupante stadio terminale. In pratica uno scenario futuro che hanno bene illustrato David Crawford e Thomas Flaig, ricercatori del Cancer Center dell' Università del Colorado e pubblicato sulla rivista Oncology, mediante una revisione dei nuovi progressi farmacologici riguardante proprio il cancro prostatico metastatizzato. Da qualche mese, anche in Italia, è disponibile un farmaco innovativo. Si tratta dello XOfigo* il radionuclide 223, la cui somministrazione è indicata proprio quando sono presenti le metastasi in uno o più punti delle ossa, responsabili del dolore. Il radionuclide deve essere iniettato per via endovenosa una volta ogni 28 giorni, per 6 mesi. Il meccanismo del radionuclide è molto particolare: iniettato per via endovenosa si inserisce nel metabolismo più attivo dell’osso, legandosi quindi alle metastasi ossee che vengono successivamente distrutte. Infatti le radiazioni alfa hanno un raggio di azione molto corto, 100 micron, pari a dieci diametri cellulari; questo consentirebbe di liberare una TUMORE PROSTATA grossa energia che provoca una doppia rottura del DNA, e non una, come le altre radiazioni, con il risultato di una maggiore efficacia nella distruzione delle cellule tumorali e un risparmio delle cellule circostanti e sane del midollo osseo. Il risultato più immediato è la remissione del dolore, con notevole sollievo da parte del paziente e, clinicamente, da minimi effetti collaterali sul midollo, mentre dall’analisi dei dati degli studi, a cui hanno partecipato anche dei centri italiani ( IRST Meldola, Milano (Niguarda), Torino (Candiolo), Bergamo (Papa Giovanni XXIII), Reggio Emilia) si è evidenziato principalmente un aumento della sopravvivenza rispetto al placebo, dopo fallimento della chemioterapia: 48% di sopravvivenza in più rispetto al placebo a 18 mesi e 30% in più a 36 mesi. Il trattamento con questo nuovo farmaco è dunque riservato a tutte le persone con dolore da metastasi ossee, il principale bersaglio del tumore, utilizzando come indice di efficacia le variazioni al ribasso della fosfatasi alcalina e non del PSA . Inoltre il farmaco può essere somministrato anche nella insufficienza epatica e renale, essendo eliminato con le feci. In pratica si tratta di un farmaco con tre importanti azioni: distruzione delle metastasi ossee , remissione del dolore e allungamento della vita con una migliore qualità della sopravvivenza. Gli effetti indesiderati più comuni, associati alla somministrazione del radio-223 sono stati considerati di grado leggero e moderato, uguali o maggiori del 10%: diarrea, nausea, vomito e trombocitopenia. Le anomalie ematologiche di laboratorio più comuni (uguali o maggiori del 5%) sono state anemia, trombocitopenia e neutropenia. “Certamente i benefici in termini di qualità di vita e sopravvivenza globale osservati con il radio-223 rappresentano un grande progresso: infatti nei pazienti affetti da CRPC le metastasi ossee possono essere dolorose e condurre alla morte”, ha dichiarato Christopher Parker, oncologo al Royal Marsden Hospital e all’Institute of Cancer Research di Londra, e coordinatore dello studio ALSYMPCA. “Questi dati, che dimostrano una sopravvivenza globale significativamente incrementata, indipendentemente dal precedente trattamento con chemioterapia, accrescono le nostre conoscenze sul potenziale utilizzo e sul beneficio del radio-223 in questi pazienti.” Lo studio ALSYMPCA è uno studio di fase III, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, internazionale, che ha confrontato il radio-223 dicloruro vs placebo in pazienti con CRPC, metastasi ossee sintomatiche e senza metastasi viscerali. Nello studio sono stati arruolati 921 pazienti in più di 100 centri in 19 paesi. I pazienti sono stati stratificati per un precedente o nessun trattamento con docetaxel prima della partecipazione allo studio. Il trattamento in studio prevedeva fino a sei somministrazioni endovenose di radio-223 o placebo, separate da un intervallo di quattro settimane, e la migliore terapia standard. I risultati sono stati: remissione della sintomatologia dolorosa e una maggiore sopravvivenza rispetto al placebo. Il Costo delle Biopsie Prostatiche in Italia Ogni anno in Italia vengono effettuate circa 100.000 biopsie della prostata per un costo di 100 milioni ma per fortuna i nuovi casi di tumore sono solo 36 mila. Nel 2012 però, secondo fonti urologiche degli andrologi (SIU), è stato osservato un aumento, 42.000 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 49 casi, e un ulteriore e moderato aumento è previsto anche per i prossimi decenni con 50.000 nuovi casi nel 2020 e 60.000 nel 2030”. Dall’analisi di questi numeri si evidenzia certamente un uso eccessivo della biopsia a fronte di una positività del 40%. In pratica una conferma al fatto che il test del PSA ha dei limiti proprio per la scarsa specificità. Da qui la necessità di ricercare altri elementi più affidabili. E si chiama proPSA il nuovo marker che, in presenza di PSA elevato (> 2,5 ng/ml per i 50-65enni e > 4 ng/ml per età superiori), consentirebbe di limitare il numero di biopsie prostatiche. Sembra infatti che il nuovo marcatore, eseguibile con un semplice prelievo di sangue, sia in grado di ipotizzare la presenza del tumore, permettendo di selezionare i pazienti da sottoporre a biopsia che, a oggi, rimane la sola in grado di accertare il tumore . Il proPSA è una frazione della molecola del PSA che, raffrontato con un calcolo matematico al PSA totale e libero, consente di calcolare l’indice di salute prostatica, PHI , acronimo inglese di Prostate Health Index. Percentuali comprese tra 0 e 22 escluderebbero il tumore, quelle >di 45 presentano una alta probabilità di tumore, mentre esiste una zona grigia, compresa tra 23 e 44 in cui è prevalente il giudizio dell’urologo, dopo visita ed indagini diagnostiche. Altro marcatore del tumore prostatico è il PCA3: si tratta di un test genetico specifico, che si dosa su un campione urinario dopo massaggio prostatico e consente di escludere la ripetizione della biopsia. Al momento entrambi i test non sono però rimborsati dal SSN e il costo all’utente si aggira sui 200 euro. Forse la rimborsabilità di questi nuovi marcatori potrebbe consentire un notevole risparmio rispetto alle biopsie. 50 DIAGNOSI&TERAPIA OTTOBRE 2014 MARIA VITTORIA BRIZZI TESSITORE Medico Dott. in Medicina e Chirurgia Dott. in Lingue e Letterature Straniere Prof. in Materie Letterarie Tel. 019 802713 Cell. 340 8042542 - 348 3225941 www.medicinaedialogo.com NARRATIVA E PSICHE H o appena letto l’ultimo libro di Antonietta Cavallero, pittrice e scrittrice. Lo scorro nuovamente nei punti che ho sottolineato. Indugio ancora come se mi dispiacesse lasciarlo. Mi succede sempre alla fine di una lettura. Ci si affeziona ai personaggi e agli autori. Mi soffermo sul volto femminile stampato in copertina. La didascalia dice che è un particolare di Sant’Anna con la Madonna, il bambino e San Giovannino, di Leonardo – Londra, National Gallery. Il viso femminile riprodotto ha un sorriso dolce, contenuto, quasi impercettibile. Mi ricorda subito quello della Gioconda, naturalmente. É della stessa mano, colto dallo stesso pittore, attento anche all’animo femminile. L’autrice donna, moglie e madre non avrebbe potuto scegliere illustrazione più femminile. Il libro si intitola “A piedi scalzi”. L. EDITRICE Savona 2008; la protagonista è Sara. L’azione c’è ma non è questa che voglio sottolineare. Gli avvenimenti, la trama ci sono sempre, in qualsiasi romanzo di qualsivoglia autore. In questo, appena letto, ho colto anche, profonda, la storia della psiche o mente, pensiero, anima: la parte più nascosta ma la più raffinata dell’essere umano. La più difficile da esprimere. Con stupore sono entrata, io donna, nel personaggio di Sara riuscendo a percepire ciò che l’autrice voleva ed è riuscita a trasmettere. Esce il vero senso del vissuto, la nostalgia per un tempo passato. Il dolore, anche. Ma non platealmente urlato. É come nascosto dietro a un velo e, d’improvviso, alla mente mi giunge l’immagine di quadri impressionisti sui quali sembra, sovente, sparsa una leggera nebbiolina. Per non portare in primo piano, urlato, un sentimento che, pudico, rimane nel nostro profondo. STANCHEZZA, AFFATICAMENTO? Potresti avere una carenza di ferro! diarrea? stitichezza? IL FERRO SENZA DISTURBI!* 1 compressa al giorno, anche a digiuno. Integratore alimentare a base di Ferro pirofosfato microincapsulato (SunActive Fe®), Vitamina C, Rame e Acido folico. Componenti approvati FDA. Il SunActiveFe® contenuto in Folisid Forte® non irrita lo stomaco ed è inodore e insapore. Tutti i consigli per te su www.folisid.it - [email protected] * L’espressione si riferisce al SunActiveFe® contenuto in Folisid Forte®