LA COSTITUZIONE
ITALIANA
Progetto POF “Disegniamo la Costituzione”.
“Questa carta che stiamo per darci è, essa
stessa, un inno di speranza e di fede.
Infondato è ogni timore che sarà facilmente
divelta, sommersa, e che sparirà presto. No;
abbiamo la certezza che durerà a lungo, e
forse non finirà mai, ma si verrà completando
ed adattando alle esigenze dell’esperienza
storica”
Meuccio Ruini,
Presidente della Commissione per la Costituzione,
22/12/1947
Un po’ di storia…
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Nel 1848 il re del regno di Sardegna, Carlo Alberto
di Savoia, concede lo Statuto Albertino
Il 14 marzo 1861, dopo l’unificazione dell’Italia, il
primo parlamento italiano proclamò a Torino la
nascita del Regno d’Italia
Durante il periodo fascista (1922-1943) lo Statuto
albertino non fu rispettato, le camere furono
soppresse e sostituite da una Camera dei fasci e
delle corporazioni, formata da consiglieri nominati
da Mussolini
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Dopo la seconda guerra mondiale, il 2 giugno
1946, il popolo italiano, chiamato a scegliere
che forma dare allo Stato attraverso un
referendum tra monarchia e Repubblica,
scelse la Repubblica.
Lo stesso giorno si elesse anche
un’Assemblea costituente incaricata di
preparare una nuova Carta costituzionale in
sostituzione dello Statuto Albertino.
All’interno dell’assemblea venne nominata
una “Commissione per la Costituzione”,
composta da 75 membri appartenenti a tutte
le forze politiche.
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Finiti i lavori della Commissione dei 75,
l’Assemblea approvò definitivamente il testo
della nuova Costituzione il 22 dicembre 1947
Essa fu firmata e promulgata dall’allora capo
provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, il 27
dicembre 1947 ed entrò in vigore il
1° gennaio 1948
La Costituzione è…
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La legge fondamentale dello Stato
Contiene le norme fondamentali che
riguardano i diritti e i doveri dei cittadini e
l’organizzazione della nostra Repubblica
Comprende 139 articoli e 18 disposizioni
transitorie e finali
I primi 12 articoli contengono i “Principi
fondamentali”, che individuano i valori
generali, basilari, cui si ispira la Repubblica
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Può essere divisa in due parti:
Prima parte, “Diritti e doveri dei cittadini” (artt.
13-54), che riguarda i rapporti civili (libertà dei
cittadini, 13-28), etico-sociali (la famiglia, la salute,
l’istruzione, 29-34), economici (il lavoro, 35-47) e
politici (il voto, i partiti, l’accesso alle cariche e ai
pubblici uffici, i doveri verso lo Stato, 48-54)
Seconda parte, “Ordinamento della Repubblica”
(artt. 55-139), che definisce l’organizzazione dello
Stato (Presidente della Repubblica, Parlamento,
Governo, Pubblica Amministrazione, Magistratura,
Regioni, Province, Comuni, ecc.)
Caratteristiche della nostra
Costituzione
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Rigida: non può essere mutata attraverso
una semplice legge ordinaria
Lunga: regola in modo preciso e dettagliato i
principi fondamentali della convivenza civile
Garantista: è molto attenta alle garanzie a cui
hanno diritto i cittadini
La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La
Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova
bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo
spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una
delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una
malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della
politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia
storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che
traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva
e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde
altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino ipaurito domanda ad un
marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora
il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegiare il compagno. Dice: «Beppe,
Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne
importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.
È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di
libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono... Il
mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che
occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come
l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel
senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io
auguro a voi giovani di non sentire mai.
E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di
riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare
mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio
contributo alla vita politica...
Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla
vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica;
rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi
nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto,
un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi. In questa
Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori,
le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere
intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane...
Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a
questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete
vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame
nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di
Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia
potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una
carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila
morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra
Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove
furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un
italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero,
perché li è nata la nostra Costituzione.
Piero Calamandrei (1889-1956), Testo del discorso agli studenti milanesi (1955)
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