w w w. fa s h i o n d i s t r i c t. i t Ecco come il poeta Fernando Balsamo racconta metaforicamente la pittura di Francesco Mignacca, in arte “Spiga”, il suo lavoro e il suo essere artista come scelta di vita nella realtà contemporanea. Francesco Mignacca, in arte “Spiga” Come una “Spiga” di grano. Non ricordo il momento preciso in cui divenni ciò che sono. Ma ricordo come. Ricordo il vento, le sue carezze e i suoi spintoni, il suo brusio e le urla, la sua imponenza e la sua dolcezza. Ricordo i miei compagni, ne ricordo molti come me, intorno a me, davanti a me, dappertutto. Tutti simili. Forse, tutti uguali. Ricordo la pioggia, a volte, e le nuvole grigie. Ricordo che io solo, o forse pochi altri, sentimmo la tormenta arrivare. La avvertii più che sentirla, perché come tutti ero assuefatto, rintontito, da quel vento perenne, ritmico, incessante. Però la avvertii. Ricordo che intorno a me nessun altro sembrava turbato, tutto era per loro com’era sempre stato. Ricordo che montava la paura in me; il timore del futuro divenne timore del presente e nel presente, lo ricordo bene, la paura si tramutò presto in irrequietezza ed infine, in rabbia. Non comprendevo l’inerzia della folla intorno a me. Non ne comprendevo i silenzi. Sembravano tutti dormire pur essendo svegli, sembravano non avere alcuna capacità di reazione, alcuna capacità di emozione. Ricordo di aver udito il vento ridere, di me, di noi. Ricordo di averlo udito e di essere rabbrividito. Ma ancora quel ghigno nessun altro lo vide. Ed allora capii. Era stato il gioco del vento, era quello il piano del vento nel tempo. Ci aveva anestetizzati, lentamente, cantando canzoni su melodie diaboliche, raccontando fiabe che non avremmo potuto comprendere, facendo danze e giochi che non avrebbero divertito neanche i praticanti. Il vento ci aveva educato all’ignavia. Ma io non potevo, io non avrei ceduto. Sebbene ricordi che per un po’ avevo cercato di confondermi con i miei simili, sebbene avessi quasi desiderato provare quel senso di abbandono che li faceva apparire come tronchi in preda alla placida corrente dello Stige, ebbene no, volevo oppormi. E mi opposi. Ricordo di aver sentito premere su di me quel vento sempre più forte, ricordo di aver visto le schiene dei miei simili piegarsi sotto quella spinta. Così feci anch’io, mi piegai, ma nel senso opposto, sferzato dalla tramontana puntavo deciso verso nord. Ricordo di aver provato freddo e dolore - e posso dirvi di provarlo ancora - ma non ho smesso di oppormi alla tormenta. Io credo in chi si oppone alla tormenta, io sostengo, come posso, chi si oppone alla tormenta. Ricordo di aver visto altri, così pochi però, fare come me, imitandomi o di loro iniziativa, non saprei. Ma così pochi… Così ho vissuto, così vivo, un po’ diverso ma per scelta. Se volete vedermi sono quello piegato, sì, ma controvento. E se non servirà a fermare la bufera, almeno avrò tentato, a modo mio, non importa se invano, in fondo sono solo una Spiga di grano. Fernando Balsamo