ILARIA PACINI - GLORIA PIZZILLI
L’atto di vestirsi permette di scegliere la propria “pelle” giornaliera, è un momento importante della giornata
che il bambino ha diritto a condividere con il genitore. Il bambino, infatti, sente molto presto l’esigenza di
scegliere il proprio abbigliamento: sa esattamente cosa preferisce sentirsi addosso e quale immagine di sé
desidera comunicare.
L’abito fa il monaco, da sempre. Vestire è un atto di comunicazione da non sottovalutare, anche nella prima
infanzia.
Spesso i genitori hanno la tendenza a impedire questa forma di espressione del bambino, lo ritengono incapace di scegliere e temono il giudizio altrui, di fronte alle scelte di “cattivo gusto”e mal abbinate che il bambino
può fare.
Per questo, anche se il piccolo può iniziare ad esprimere le proprie preferenze non appena è in grado di parlare (dai 18 mesi circa), questo non avviene e la capacità di giudizio e la creatività del bambino non vengono
rispettate. Inoltre, la maggioranza delle linee di abbigliamento per bambini in commercio propongono motivi
che hanno la caratteristica di comunicare con i genitori, più che con i destinatari ultimi, ovvero i bambini.
Loghi, scritte e numeri spopolano sulle magliette dei più piccoli, anche se con questi non hanno niente a che
fare. Al bambino la scrittura non comunica ancora niente, frasi come “fashion girl” e “street boy”, non hanno
alcun significato, non rappresentano alcuna attrattiva, sono completamente prive di senso.
Di quale umore sono oggi? Di che colore mi sento? Quale animale sono?
Il bambino non si pone queste domande, ma di certo ne conosce istintivamente le risposte.
Tutti i bambini amano giocare, e impegnerebbero in questa attività ogni momento, ogni rito quotidiano: il
bambino che veste APAPA ha la possibilità di “giocare” con l’abbigliamento, di esprimere la propria creatività e la voglia di esistere anche tramite gli indumenti.
0 – 12 mesi: il bambino non ha la percezione del proprio aspetto fisico, non è ancora in grado di riconoscere
la propria immagine allo specchio.
Ciò che piace al neonato è sentirsi bene, stare comodo, avere la possibilità di muoversi liberamente.
Rendere sereno e in armonia con sé stesso un neonato significa eliminare le possibili fonti di frustrazione
derivanti dall’abbigliamento: etichette, tessuti scomodi, modelli che impediscano il movimento.
12 – 36 mesi: il bambino sa parlare, è capace di esprimere i propri gusti, di sfogliare un libro illustrato, di
giocare interpretando un ruolo.
I bambini di questa età si identificano col mondo animale e vegetale: animali, domestici e selvatici, alberi,
fiori e frutta sono tutti soggetti graditi ai piccoli in età prescolare.
3 – 6 anni: il bambino si confronta con la prima forma di istruzione scolastica, diventa autonomo. A questa
età comincia la ricerca di modelli di paragone, entra nel meccanismo dell’appartenenza ad un gruppo.
Cartoni animati, figurine, gadget venduti in edicola dettano il gusto predominante dei futuri scolari.
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0 - 12 mesi
Attenzione
Capi
al comfort e alle esigenze
-
comodi, differenziati tra maschio e
componibili
vità del gioco
Tessuti
-
Tessuti
morbdi, naturali
morbidi, naturali
-
Colori
tenui
non invasiva
Colori
decisi
tenui in abbinamento
a colori più decisi
Grafica
Capi
femmina, versatili e nel rispetto dell’atti
-
morbifi, naturali
Colori
unisex
comodi
motorie
Tessuti
3 - 6 anni
12 - 36 mesi
-
Grafica
semplice, ma appariscente
ispirata al mondo vegetale e animale
Grafica
complessa
tentativo di creare
un
“fenomeno”
Lo scopo del progetto è quello di creare una linea di abbigliamento che rispetti le esigenze del bambino e,
contemporaneamente, sia fresca e accattivante.
Ciò che ci proponiamo è di offrire ai genitori una serie di capi allegri e divertenti con cui sbizzarrirsi insieme
ai propri piccoli, regalando ai bambini comodità, piena libertà di movimento e, soprattutto la possibilità di
scegliersi un’immagine che li rappresenti.
ILARIA PACINI - GLORIA PIZZILLI
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